[E buona seeeeera. Ho notato che gli ultimi due capitoli non sono
andati granchè...chiedo venia,ma in effetti non ne ero
così sicura. Comunque qui abbiamo un capitolo piuttosto triste
come potete leggere dal titolo,con finale ancora peggiore...si lo
so,sono una persona orribile. Comunque la big family entrerà in
gioco per la prima volta e ne vedremo di tutti i colori. E
poi...NOOOOO!!! Niente spoiler,i'm sorry! Ma se volete sapere qualcosa
dovrete leggere! Come al solito apprezzerei sapere cosa ne pensate e
niente....ENJOOOOOOOOOOOOOOOOOYYYYYYY!!!!!]
CAPITOLO 19 - PANICO
Erano passati pochi minuti da quando Derek era scappato
via più che arrabbiato. Non potevo dargli torto. Io non facevo altro
che passeggiare e passeggiare nervosa in casa di mio nonno. Passavo
dalla cucina al salone per poi tornare indietro e ricominciare. Man
mano che camminavo mi strofinavo il polso che Derek aveva stretto
ringhiandomi di non toccarlo. Non era il polso offeso dalla presa di
zia Louise,eppure mi doleva come se fosse rotto. Anche se lo avevo
guardato e riguardato,non c'erano lesioni ne lividi evidenti. La
stretta di Derek era stata dura e ferma,ma anche se era arrabbiato
non mi aveva fatto male. Eppure quella strana sensazione di malessere
era irradiata proprio da quel punto,risaliva il braccio e mi si
stampava nella testa. Chiusi gli occhi e feci un bel respiro. Daniel
era al terzo piano con i miei genitori e quelli di Mark. Erano usciti
tutti a fare la spesa per quella che doveva essere la festa di
bentornato più grande e pomposa della storia. O almeno della storia
di quella famiglia. Ecco perchè non li avevamo trovati a casa poco
prima.
Matt era ancora sul divano con le mani fra i capelli a
torturarsi.
“Ti
rendi conto di cosa gli ho detto? Di cosa ho fatto...”
pensai ricordandomi le sue parole.
“Matt
non hai colpe. Hai solo detto quello che pensavi. Alla fine sei stato
il più sincero di noi....”
era stata la mia risposta.
Matt mi aveva guardato facendomi un sorriso che non
pensava affatto di volermi rivolgere. Alla fine era più una smorfia
insofferente.
Il nonno invece si era chiuso nella sua camera. Vedendo
andare via Derek,non aveva saputo cosa fare. Aveva sbuffato e si era
chiuso nella stanza.
“Codardo...”
fu la prima cosa che pensai.
Era ingiusto da parte mia,eppure era quello che pensavo.
Aveva scagliato la pietra e nascosto la mano. Ma non c'era poi molto
che poteva fare rispetto a noi. Anche se alla fine lui avrebbe forse
avuto più possibilità rispetto a noi.
“Certo,sempre
se avesse VOLUTO...”
continuai a tormentarmi.
No. Se c'era una persona che poteva riportarlo lì,quella
ero io. Mi avrebbe ascoltata,o forse no,ma non provarci affatto non
era un opzione.
Era inutile stare lì a rimuginare,dovevo andare da lui.
Presi un bel respiro e recuperai il mio giacchetto dall'appendi abiti
insieme alla mia fedele borsa.
“Dove
stai andando?”
mi chiese Matt guardandomi dal salone.
Non si era alzato,non aveva mosso un muscolo. Mi
guardava come un'anima in pena,ma sapevo che non mi avrebbe fermata.
Non glielo avrei permesso.
Entrai nel salone e lo guardai con decisione.
“Vado
a cercarlo.”
risposi.
Matt scosse la testa chiudendo gli occhi.
“Ti
metterai a correre per tutta la città? Non sai dov'è...”
mi disse lui alzandosi con una stanchezza quasi dolorosa.
“Devo
fare qualcosa Matt! Non possiamo lasciarlo così.”
dissi io non ammettendo repliche.
“Allora
vengo anche io.”
mi disse “Non
lo troverai mai da sola.”.
Io sbuffai. Matt non capiva,non era stato lui a
ferirlo,ma io. Se avessi detto qualcosa in quel momento. Se non mi
fossi fatta fermare da Daniel,forse Derek sarebbe stato ancora lì
con noi.
“Matt...”
provai a fermarlo.
“Non
ci provare,Sofia.”
mi bloccò lui “Devo
esserci anche io. E lo sai bene.”.
“Fa
come ti pare.”
risposi secca.
Mentre mi voltavo mi accorsi dei quello stupido Clown
sulla parete. Mi ci avvicinai e gli puntai il dito contro. Sapevo
bene che il nonno era in ascolto e che poteva vedermi attraverso
quell'affare.
“E
se avessi un minimo di buon senso verresti anche tu.”
dissi decisa e arrabbiata.
Matt mi guardò confuso. Poi realizzò che non era
davvero il Clown il mio interlocutore e scosse la testa.
“Andiamo.”
disse prendendomi per il braccio.
Non mi aspettavo di certo che alle mie parole il nonno
sarebbe scattato sull'attenti,ma speravo che le mie parole avessero
fatto breccia,almeno un po'.
La porta di casa si spalancò prima che potessimo
aprirla e Mark la oltrepassò,guardandoci.
“Andiamo?”
ci disse senza battere ciglio.
“Non
verrai con noi Mark.”
disse Matt spingendolo via per poter uscire dalla porta.
“Certo
che verrò con voi. Derek è mio cugino.”
disse alzando le sopracciglia sorpreso.
Era come se Derek lo fosse davvero per lui,un cugino.
Mark lo aveva preso davvero in simpatia,anche se alla fine era quello
che ci aveva passato meno tempo.
“Ma
che stai dicendo?”
disse Matt socchiudendo gli occhi come se Mark gli avesse detto una
stupidaggine.
“Piantala
Matt.”
gli dissi io.
Mark fece un sorriso compiaciuto e quasi di vittoria
verso Matt.
“Sbrighiamoci
ad andare a recuperarlo o si perderà la festa.”
disse lui scostandosi per lasciarci passare.
“Si,come
se avesse voglia di festeggiare...come se tutti noi avessimo voglia
di festeggiare.”
pensai io sospirando.
Eravamo ormai sul pianerottolo,quando un ruggito arrivò
dall'esterno. Un grido che non avevo mai sentito. Quasi straziante
che mi fece attorcigliare lo stomaco. Con gli occhi sbarrati guardai
Matt e Mark che sembrarono allarmati più di me.
“Che
cos'è stato?”
chiesi con voce tremante.
La porta della camera del nonno si spalancò con un
sonoro botto quando la porta colpì il muro. Il nonno era fuori e ci
guardava con aria più che allarmata.
“Era
Derek.”
disse unendosi a noi e sbattendosi la porta di casa alle spalle
“Dobbiamo
muoverci.”
aggiunse mentre i suoi occhi diventavano rossi.
Non li avevo mai visti e ne rimasi shoccata. I suoi
occhi non diventavano mai rossi. Non li aveva mai mostrati neanche
nei momenti peggiori. Neanche quando Alex mi aveva quasi uccisa.
Anche in quell'occasione era intervenuto senza mai essere nulla più
di un umano. Ora che ci pensavo,avevo mai visto il nonno perdere la
pazienza e trasformarsi? No.
Adesso si che ero preoccupata.
Dalle scale scesero i miei zii e seguiti da Daniel e i
miei genitori.
“Papà!”
gridò zio Phill.
“Ho
sentito Phill.”
rispose lui alla voce allarmata del figlio maggiore.
“Che
succede? Volete spiegare anche a me?”
chiesi io afferrando il braccio di mio nonno.
Lui voltò lo sguardo verso di me.
“Qualcuno
ha attaccato Derek,Sofia.”
fu Mark a parlare richiamando la mia attenzione.
Il panico. Il puro panico mi percorse e mollai la presa
sul braccio di mio nonno.
In un istante mi ritrovai a correre in strada con i miei
parenti tutt'intorno. Daniel e Matt al mio fianco,i miei genitori
dietro di noi e Mark e la sua famiglia correvano davanti. Zia Mel era
rimasta a casa con i cuccioli.
Il nonno era avanti a tutti. Nonostante la sua
età,correva sciolto e senza fatica come se avesse vent'anni.
“Matt...che
significa che qualcuno ha attaccato Derek?”
ricominciai con le domande.
Mi ero fatta una mezza idea,ma non volevo darle ascolto.
Avevo bisogno che qualcuno mi rassicurasse,ma era una cosa fuori
discussione. Tutta la mia famiglia era diretta verso quel grido
straziante che avevamo sentito poco prima. Non poteva che essere
qualcosa di grave.
“Dio,Sofia.”
mi gridò Matt “Sta
morendo! Smettila di chiedere e corri.”.
Mi si gelò il sangue nelle vene e mi bloccai
all'istante rischiando che mio padre mi venisse addosso.
“Sta
morendo! Smettila di chiedere e corri...Sta morendo! Smettila di
chieder...Sta morendo! Smettila di...Sta morendo...”
la mia mente era entrata in un loop terrificante.
Mio padre mi aveva preso per le spalle cercando di
scuotermi.
“Porca
miseria,Matt. Non così!”
gli disse arrabbiato.
Vidi il nonno seguito dai miei zii e mia madre correre
via verso il bosco. Ma erano figure appannate,lontane e sfocate.
Vidi Matt dire qualcosa a nostro padre e ricominciare a
correre seguito da Daniel. Mark era ancora lì con noi. Mi parlava ma
sembrava tutto ovattato.
“Sta
morendo...Derek...Sta morendo...”
continuavo a pensare.
Con gli occhi sbarrati guardavo la strada davanti a noi.
Papà si mise davanti a me scuotendomi,ma le sue parole non mi
arrivavano. Il panico mi aveva catturata come una mosca su una
ragnatela,e non riuscivo ad uscirne. Fu Mark a salvarmi. Mi diede uno
schiaffo non troppo forte e io sobbalzai.
Gli occhi gonfi e rossi.
“Che
cosa fai?”
disse mio padre allontanandolo.
“Sofia!
Non è questo il momento di bloccarsi! Sei l'unica che può
salvarlo,quindi datti una mossa!”
mi urlò contro Mark.
Lo guardavo e le sue parole sostituirono quella nenia
terrificante che mi vorticava nella testa.
“Figliola,Mark
ha ragione...”
disse papà guardando il bosco con l'ansia di voler riprendere a
correre.
Feci un cenno senza dire nulla e ricominciammo a
correre. Mark era al mio fianco e papà ci precedeva.
Il fiato cominciò a mancarmi quando arrivammo ai primi
alberi,ma non potevo fermarmi. Spinsi via la stanchezza e aumentai il
passo,per quel che potevo. Ovviamente mio padre e mio fratello non
erano affatto stanchi.
Entrammo finalmente nel bosco e in un istante. Sentimmo
un boato assordante. Degli alberi più avanti caddero al suolo con un
rumore terribile. E il panico riprese a divorarmi piano piano.
Alla fine arrivammo in una specie di radura,oltre il
centro del bosco. La prima cosa che notai furono delle grosse macchie
di sangue sparse sulla neve.
“No,no
dai! Ti prego Derek!”
pensai in preda al terrore.
Vidi poi zia Charlotte ferma in mezzo alla radura. Ci
avvicinammo rallentando il passo. Daniel era con lei e tutti e due
guardavano davanti a loro. Mi avvicinai cercando di capire meglio.
Zio Phill era in ginocchio per terra vicino ad un corpo.
Mio padre si avvicinò spedito e si inginocchiò con
lui. Mise una mano sul torace dell'uomo a terra.
Avevo il fiato corto,ma non per la corsa. Cercavo di
ricordarmi cosa indossasse Derek,per capire se quello fosse il suo
corpo. Zio Phill era davanti e gli copriva il volto,e io stavo
impazzendo. Feci per avvicinarmi e Mark mi prese per mano.
Sentii le lacrime che spingevano per uscire e riversarsi
sulle guance. Lo guardai mentre mi accompagnava lì. Il suo volto non
mostrava nessun tipo di emozione,solo una profonda concentrazione.
Come me aveva paura di avvicinarsi,ma cercò di infondermi forza.
A passo lento e incerto arrivammo lì. Mio padre mi
guardò triste e scosse la testa.
Zio Phill si scostò e il cuore mi si fermò.
“E'
Seth...”
disse mio padre.
Era Seth. Lì disteso,freddo come la neve che lo
circondava. Le mie lacrime finalmente ruppero la resistenza dei miei
occhi e si versarono copiose. Caddi al suo fianco. Gli sfiorai una
mano,gli accarezzai il braccio. Non si muoveva.
“Seth..?”
dissi mentre sentivo la gola bruciare “Seth!
Seth! Svegliati! SETH!”
gli urlai mentre in preda al panico lo scuotevo.
Mio padre mi prese le mani e io mi divincolai
gridandogli di lasciarmi stare. Singhiozzavo piegata sul corpo ormai
senza vita dell'uomo con cui ero cresciuta. Piangevo con un dolore
terribile che mi toglieva il fiato. Quell'uomo aveva passato con me
interi pomeriggi,senza mai stufarsi di quella rompiscatole che gli
girava sempre intorno. Sempre con il sorriso sulle labbra ad
ascoltarmi mentre mi lamentavo dei litigi con Matt o dei brutti voti
a scuola. Era con me quando scappavo di casa per rifugiarmi nel
bosco. Mi aveva insegnato a pattinare sul ghiaccio e a riconoscere le
piante curative che crescevano nella foresta. Era il mio fianco
giorno e notte insieme a Matt pregando che sopravvivessi dopo che
Alex mi aveva attaccata. Era la mia famiglia,e l'ultima cosa che
avevamo fatto insieme era allenarci su quel ghiaccio che era il
palcoscenico delle mie solite acrobazie.
Adesso era lì,ricoperto di sangue. Gli occhi chiusi e
la bocca semi aperta,con rivoli di sangue che scendevano lungo la
gola. E non riuscivo a staccarmi da lui. Sentii zio Phill alzarsi e
spostarsi. Un altro boato giunse dalla foresta,più avanti a dove
eravamo noi.
Alla fine mio padre riuscì a stringermi tra le sue
braccia. Tenevo gli occhi chiusi,non riuscivo a guardare Seth.
“Seth...”
continuai a dire il suo nome ancora e ancora nella mia mente.
“Sofia...”
mi richiamò mio padre “Lo
so. So come ti senti. Ma dobbiamo andare...”
mi disse prendendomi il viso tra le mani “Derek
è ancora da qualche parte in questo bosco...”.
Aprii gli occhi e incrociai le iridi verdi di mio padre.
I suoi occhi erano tristi e dispiaciuti,ma mostravano anche una forte
determinazione.
“Sofia...”
mi richiamò mia madre.
Annuii alzandomi e facendomi aiutare da mio padre.
Tentai invano di asciugarmi le lacrime con le maniche del
ghiacchetto,ma il mio sguardo continuava a posarsi su Seth.
“Non
c'è più...Seth è....”
non ci riuscivo.
Non riuscivo a dirlo,tantomeno a pensarlo,eppure era lì
per terra davanti a me.
Un ruggito mi fece sobbalzare.
“Franz!”
disse mia zia Charlotte cominciando a correre verso la sorgente del
boato.
“Aspetta
Charlotte!”
gli urlò rincorrendola e sparendo tra gli alberi zio Phill.
Mark rimase interdetto. Vedevo la sua voglia di
corrergli dietro,ma mi guardava e aspettava.
Quasi con rabbia mi strofinai gli occhi.
“Smettetela!
Basta,non scendete più!”
parlavo con le mie lacrime.
Riuscii a calmarmi quel po' che mi serviva.
Guardai ancora Seth. Mi chinai verso di lui prendendogli
una mano. Me la portai alla guancia.
“Pagheranno...”
gli dissi con voce spezzata e piena di collera.
Avvicinai le mie labbra alla sua fronte e gli lasciai un
bacio.
Così come faceva lui quando ero piccola e dovevo
tornare a casa dopo aver passato con lui i miei pomeriggi.
Mi rialzai e guardai mio padre.
“Non
possiamo lasciarlo così...”
dissi a malincuore.
“Me
ne occuperò io.”
disse mia madre “Dopodiché
vi raggiungerò. Tranquilla.”
mi carezzò la guancia regalandomi un sorriso.
Annuii,spostando un ultima volta gli occhi su Seth. Poi
mi voltai e cominciai a correre insieme a mio padre e Mark.
Il cuore mi martellava in petto e da come i due lupi al
mio fianco mi guardavano,lo sentivano benissimo.
Corremmo ancora per un po',quando ci dovemmo fermare per
forza per evitare che qualcosa ci venisse addosso.
“Phill!”
sentii mio padre fermarsi e correre verso mio zio.
Era stato lanciato via. Mark ovviamente si bloccò,guardò
nella direzione da cui era arrivato suo padre e cominciò a correre.
“Mark!
Aspetta!” gli urlai io.
Ma era decisamente troppo veloce per me. Passando
attraverso la fitta vegetazione che era parte di quella zona del
bosco,arrivai dove la lotta si stava svolgendo.
Non
capivo cosa stava succedendo. Mark si era lanciato contro l'uomo che
teneva sua madre per la gola. Mamma e Matt combattevano contro una
donna dai lunghi capelli corvini. E il nonno.
Lui combatteva contro un essere...
“Che
cavolo è quello?”
mi chiesi notando la bestia dagli enormi denti affilati che lottava
eretta sulle zampe posteriori.
Ero completamente impazzita?
“Zio
Chaz....zia Louise....ma che?”
mi chiesi senza notare di aver aperto bocca.
I due lottavano contro mio fratello,contro mia madre e
mia zia. I loro colpi erano precisi e il loro obbiettivo era
evidente. Lottavano per uccidere. Sentii le lacrime minacciare di
nuovo di scendere. Il mio petto si alzava e si abbassava
spasmodicamente e portai automaticamente una mano al petto. Strinsi
forte il tessuto della giacca in quel punto. Era panico. Lo conoscevo
bene,ma non potevo farmi prendere così.
Seguii la lotta cercando di capire cosa fare.
“E'
Derek! Sta morendo!”
mi vennero in mente le parole di Matt.
Sentii un ruggito sofferente e mi voltai. Erano tutti
trasformati e zio Phill aveva azzannato Mark al braccio.
Come due furie sbucarono da dietro le mie spalle mio
padre e zio Phill,che liberarono Mark dalla sua presa e si
scagliarono contro il nemico.
Mark era rimasto a terra tenendosi il braccio. Senza
pensarci mi intromisi nel campo di battaglia e lo afferrai per il
braccio sano. Lo trascinai via,dietro un albero massiccio.
“Mark!
E' tutto okay,non ti preoccupare. Ci penso io!”
gli dissi cominciando a trafficare con la borsa.
“Vattene
Sofia!”
mi disse con voce aggravata dalla trasformazione.
I suoi occhi gialli di lupo attraversati da gocce di
sangue. Si rialzò e ricominciò a combattere. Le mie mani ricaddero
nella borsa.
“Sono
inutile...che cosa dovrei fare?”
mi chiesi,avvertendo la paura farmi tremare.
Non potevo essere d'aiuto.
“No.”
mi dissi decisa rialzandomi.
Cominciai a correre ai lati della battaglia,nel bosco,da
cui provenivano ruggiti e boati. Dovetti fermarmi per evitare di
cadere su mio padre che era stato scagliato nella mia direzione. Lo
vidi rialzarsi,ma non prestò attenzione a me. Ghignava.
“E'
tutto quello che sei capace di fare Chaz? Non credevo fossi una tale
schiappa!”
ruggì mentre si lanciava di nuovo verso il suo avversario.
Con il fiato corto ripresi a correre. Scavalcai delle
radici enormi e attraversai dei rovi graffiandomi i vestiti.
“Dove
sei?”
domandai al vento.
Derek doveva essere nei paraggi,per forza. Non poteva
essere altrimenti. Non volevo che fosse altrimenti.
Mi abbassai per schivare un ramo basso e misi i piedi su
una radice che mi fece scivolare. Caddi,ma mi rialzai velocemente.
“Dove
sei!??”
continuai a pensare.
I ruggiti si intensificarono. Vidi a qualche metro di
distanza il nonno combattere con la grossa bestia. Chi diavolo era? E
perchè il nonno si ostinava a restare della sua solita forma? Perchè
non si trasformava? Ripresi a muovermi,portandomi di nuovo la mano al
petto e stringendo forte. Non mi sentivo bene per niente. Pensavo di
stare per morire. Ma non dovevo arrendermi.
“Dove
sei,Derek??”
alzai la voce dando sfogo ai miei pensieri.
Mi fermai sentendo un lieve gemito. Mi voltai da ogni
parte per vedere da dove provenisse. Ma non vedevo nulla. Non potevo
essermelo immaginato. Mi voltai per ricominciare a correre e lo
sentii di nuovo.
“A
destra Sofia!” sentii come una
voce familiare nella mia testa.
Avrei giurato fosse quella di Seth,ma sapevo che non
poteva essere così.
Ripresi a correre verso quella direzione. I rovi erano
davvero fitti e mi feci male attraversandoli,ma non mi importava.
Scostai l'ultimo cespuglio imprecando e mi bloccai. Ai
piedi di un enorme quercia c'era Derek. Gli occhi chiusi. Accasciato
semi seduto ai piedi dell'albero. Non c'era aria per me in quel
momento che potesse riempire i miei polmoni. Inspiravo,ma era come se
l'ossigeno non passasse. Mi avvicinai cauta e con una lentezza
esasperante. La mano sempre arpionata al mio petto,che si alzava e si
abbassava famelico di aria.
Con pochi passi fui vicino a lui.
“Respira?”
mi chiesi.
Ma i miei occhi guardavano le sue ferite. Guardavano la
bocca chiusa rigata ai lati da rivoli di sangue secco che era colato
fino al collo. E la mia mente non poté non associarlo a Seth. Le
lacrime caddero copiose,senza il minimo preavviso. Mi avvicinai di
più. Un braccio era piegato sul fianco e ricadeva debolmente in
mezzo alle sue gambe. E il torace...
“RESPIRA?”
mi chiese ancora la mia testa.
Mi lasciai cadere sulle ginocchia. Non respirava.
“No...no...no!”
pensai.
Derek era morto? Le mie labbra tremarono.
“D-Derek...”
e singhiozzai.
Chiusi gli occhi.