Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: metaldolphin    05/10/2016    6 recensioni
Eccomi di nuovo qui, questa volta con una vicenda di ambientazione un po' diversa per i nostri pirati preferiti.
Tra mari sconosciuti e lo spazio profondo, si troveranno ad affrontare una minaccia inattesa, portatrice di dolore per un intero popolo.
Non è il seguito di una serie anime o del recente film in CG: l'equipaggio dell'Arcadia è quello tradizionale e il Capitano forse è più vicino a quello scostante e duro di Endless Odyssey, ma non è ambientata in quel contesto... è più una vicenda indipendente, se mi fate passare il concetto.
Per chi mi segue dai tempi di One Piece: no, non mi sono sbagliata di fandom, anche se il primo capitolo potrebbe dare una diversa impressione...
Ci tengo a precisare che non è un crossover con Dr. Who, anche se ho preso a prestito il termine "balena astrale" e anche se le creature a cui si fa riferimento hanno punti in comune, differiscono da quelle presentate nella famosa serie di sci-fi.
Per chi mi voglia seguire, e li ringrazio sin da adesso, non resta allora che "tuffarci" in questa nuova storia! ^_^
Genere: Azione, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dottor Zero, Harlock, Miime, Nuovo personaggio, Yuki
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Kei non aveva ricavato nulla dalle chiacchiere degli altri avventori ed ebbe la sensazione che il Capitano le avesse affidato una zona troppo tranquilla perché potesse scoprire qualcosa. Con il nervoso che tornava a far capolino nella sua mente, attivò il comunicatore per chiamarlo e protestare, ma fu preceduta.
-Kei, mi senti?- era la voce profonda e pacata di Harlock.
-Ti ascolto. Cosa c'è?
-Trovato nulla?
-No. Qui c'è anche troppa calma. Voi?
-Sembra che Lou abbia scoperto qualcosa, ci stiamo dirigendo verso il settore nove.
-Vi raggiungo.
Lo scambio di battute era stato piatto e rapido. Consultò la mappa virtuale che appariva a richiesta all'utente che desiderava consultarla e si diresse verso il settore nove. Lei era al primo, quindi se fosse andata a piedi ci avrebbe impiegato almeno mezz'ora e aveva una certa urgenza di raggiungere gli altri, così fermò un robomezzo e gli indicò la destinazione. In cinque minuti raggiunse la sua meta e vide che Harlock aveva già raggiunto Lou assieme ad un altro uomo della ciurma, Will.
A passo svelto attraversò la strada e li affiancò. -Cosa abbiamo?
Lou era un uomo alto e magro come un chiodo, dalla pelle chiara e il volto coperto da efelidi che accompagnavano i capelli rossi tenuti corti sotto la bandana nera. La cosa più viva di lui erano i vivaci occhi verdi degni di un leprecauno. Rispose con l'accento distinto che tanto divertiva Kei quando lo sentiva parlare tra gli altri pirati di abitudini ben più rozze: -So di un gruppo di ricercatori che si sono scontrati con un ciurma di pirati che avevano ucciso un esemplare giovane di balena astrale, una specie rarissima e poco conosciuta, presente in questo settore. Hanno perso una nave e molti membri del team di ricerca, nel tentativo di salvare l'animale.
Non c'era dubbio che fosse la pista giusta.
-Dove possiamo trovarli?- chiese il Capitano.
Lou indicò la campagna che si apriva ai lati della strada una ventina di metri dalle ultime costruzioni di quella periferia. -Hanno una sede a otto chilometri da qui. Un paio d'ore a piedi, dato che i robomezzi non escono dalle città: c'è il rischio che investano gli animali e qui ogni singolo coniglio è importante affinché l'equilibro venga rispettato.
Harlock li sorprese quando disse: -Will, attendi qui Luc e poi raggiungeteci. Andremo avanti noi. Ci terremo comunque in contatto.
Si incamminarono di buon passo nella direzione indicata da Lou. Per Kei fu un'esperienza rilassante al punto che il sorriso non le abbandonò le labbra per tutto il tragitto. Dopo la pioggia programmata, la luce del sole, convogliata da appositi riflettori, accendeva di mille riflessi le foglie bagnate degli alberi e l'aria odorava di erba umida. Era un'esperienza che, sebbene fosse condotta in un l'ambiente artificiale, non era loro consueta. Il Capitano non mancò di notare l'aria allegra del suo secondo ufficiale e per un attimo soltanto si immaginò a con lei a trascorrere un pomeriggio lontano dai pericoli e dai problemi quotidiani. Si riscosse da quel pensiero strano e si chiese da dove potesse arrivare un desiderio simile... La guardò di nuovo, senza farsi notare troppo, e la stretta allo stomaco di giorni prima, di quando le aveva messo la collana la sera di quella festa, lo prese nuovamente. I capelli biondi sembravano risplendere alla luce calda di quella stella gialla e le incorniciavano il volto dalla pelle chiara che sfoggiava le gote già arrossate dal calore e dal sole. Avrebbe voluto prenderle la mano, ma non lo fece. Si rinchiuse ancor più in se stesso, trincerandosi dietro il senso del dovere e di tutte le responsabilità, dimenticando la sua giovane età e la normalità che avrebbe meritato. Non poteva permettersi di pensare ad altro, l'Arcadia e il suo equipaggio dipendevano da lui.

La costruzione bassa era immersa nella vegetazione. Il tetto era sormontato da antenne per le comunicazioni interstellari e due mezzi erano parcheggiati negli appositi spazi.
La porta era aperta su una specie di reception deserta e dietro il bancone si apriva una porta che conduceva nel resto dell'edificio, probabilmente uffici e laboratori.
Un video che copriva la parete di destra era sintonizzato su un canale tematico dedito a presentare le meraviglie naturali della Galassia, mentre quella opposta era dipinta a vivaci colori da una mano non troppo esperta e rappresentava un fantasioso fondale marino.
-C'è nessuno?- chiese energico Lou, dopo aver scambiato un'occhiata.
Dalla porta socchiusa posta dietro al bancone, uscì una graziosa ragazza di certo più giovane di Kei.
-Scusate l'attesa, ma abbiamo....- la voce, partita con entusiasmo, terminò la frase con disappunto, per lasciarla incompiuta.
-Fuori di qui.- aggiunse subito dopo, chiaramente contrariata dalle loro piratesche insegne.
-Abbiamo bisogno di parlare con un responsabile...- cominciò a dire Harlock con un tono che non ammetteva repliche.
-Con voi non parlerà proprio nessuno invece. Fuori di qui!- replicò, infervorandosi lei.
Harlock le voltò le spalle e disse ai suoi: -Andiamo, riporteremo le sirene al pianeta delle balene astrali per conto nostro.
Lou e Kei lo seguirono senza dire una parola, ma a quell'ultima affermazione, lei li fermò.
-Aspettate! Cosa sapete sul pianeta delle balene?
I pirati si voltarono a guardarla: la prima barriera era stata infranta.

Mezz'ora dopo, stavano discutendo in una saletta privata. La diffidenza da entrambe le parti era palpabile. I due membri dell'Associazione che si erano presentati come i responsabili del progetto di ricerca, un uomo e una donna, non vedevano di buon occhio pirati che portavano le stesse insegne di coloro con cui si erano duramente scontrati, e quelli dell'Arcadia non volevano esporsi troppo su ciò che sapevano.
Harlock, rimasto in piedi, le braccia incrociate al petto, stava in silenzio, austero come sempre. L'uomo che aveva preso il posto del responsabile che si era occupato dell'organizzazione, perito nello scontro nello spazio, stava convincendosi a dare loro la fiducia che chiedevano, convinto della loro sincerità in merito dalle parole di Kei, che aveva esposto a grandi linee la loro esperienza.
-Se ciò che dite è vero, il problema è più grande di quel che credevamo. Non sappiamo molto delle balene astrali: è una specie unica nel suo genere, scoperta da meno di un anno e ancora oggetto di accese discussioni con gli esperti. Vi spiego: non dovrebbero nemmeno esistere.
I pirati lo fissarono attenti. Pur avendo visto le cose più strane, lo spazio continuava a stupirli nella varietà di forme che lo abitavano. Quando avevano sentito di quegli esseri da Leelaine, il dubbio sulla loro effettiva esistenza, condotta a quel modo, era comunque rimasto: la cultura della sirena sembrava basata su miti e credenze difficilmente verificabili, così avevano preso quelle immagini mentali per un qualcosa di fantasioso. E nonostante Harlock avesse ricevuto quelle immagini del pianeta visto dall'alto, aveva pensato a falsi ricordi costruiti sul trauma del rapimento che aveva condotto Leelaine al di fuori del suo elemento, stralci visti dall'astronave.
L'uomo, che si era presentato come Marc, spiegò loro ciò che sapevano su quelle fantastiche creature: -Gran parte dei dati sono andati persi con la perdita della Free Keiko, la nostra nave di ricerca. Non sappiamo dove stesse andando quel branco, quando quei pirati le hanno attaccate, non sappiamo nemmeno da dove venissero... Però devono essere creature straordinarie, era la prima volta che le intercettavamo, dopo la loro casuale scoperta di una nostra navetta, sempre nello stesso settore di spazio.
-Ma come fanno a sopravvivere nel vuoto interplanetario?- Kei era curiosa su quella che, giustamente, sentiva essere una specie davvero unica.
Marc la guardò e disse: -Crediamo che riescano a creare, chissà come, un autonomo campo gravitazionale o a deformare quello dei pianeti tra cui transitano... Fatto sta che riescono a sfuggire dalla gravità planetaria per lanciarsi nello spazio e a muoversi come fa una qualsiasi astronave. Il tutto portandosi dietro tonnellate d'acqua sufficienti per il viaggio. Di una cosa siamo certi: partono solo i maschi adulti e tornano indietro solo maschi adulti con i giovani. E non risentono delle radiazioni letali delle stelle, né del vento stellare o di tutto ciò che ucciderebbe noi in un solo istante. Non avevamo i mezzi adatti a seguirli, così ci è rimasta ignota la loro meta.
Harlock intervenne: -Coincide con quanto ci ha detto Leelaine. Le loro femmine non sono in grado di seguirli, così i maschi partono dall'oceano del pianeta che condividono con le sirene, vanno a riprodursi e poi tornano indietro, portandosi dietro i giovani ormai svezzati. A volte, nei loro viaggi portano con sé le sirene, credo che per il loro popolo sia una prova di passaggio alla maturità, o qualcosa di simile. Credevano che fossero le balene astrali che tornavano, quando hanno visto le sagome delle astronavi dei pirati che hanno portato la distruzione alla loro popolazione.
-In effetti hanno dimensioni tali che potrebbero benissimo essere scambiate per astronavi.- convenne la donna, parlando per la prima volta dal momento in cui si era presentata con il nome di Sarah. -E per certi versi lo sono davvero, se trasportano nella loro bolla oceanica quelle sirene...
Era stupefacente: le immagini prese dai ricercatori mostravano esseri immensi, dalla forma affusolata, che solo lontanamente ricordavano i cetacei terrestri da cui prendevano il nome. Erano chiari e risaltavano nel nero dello spazio con l'aspetto traslucido e lievemente deformante che donava loro la bolla d'acqua che le avvolgeva. Il branco si muoveva maestoso, spinto da una forza sconosciuta, violando tutte le leggi della fisica e della biologia conosciute fino a quel momento.
-Sono bellissime...- si lasciò sfuggire in un soffio Kei e Harlock pensò che avesse ragione.
Marc annuì, avvicinandola. -Ha ragione, miss Kei. Non è stato mai scoperto nulla di così grandioso ed unico.
Capitan Harlock socchiuse l'occhio, infastidito dal tono che quell'uomo aveva usato con Kei. Spense il video tridimensionale e chiese: -Come ci muoviamo adesso? È di fondamentale importanza trovare il pianeta d'origine delle sirene, i miei uomini stanno lavorando per rintracciare quei pirati che hanno saccheggiato il loro pianeta ed ho promesso a Leelaine di riportarla alle sue acque. Dateci le coordinate galattiche in cui avete trovato le balene astrali.
L'altro uomo lo fissò duramente. -Credete che ci fideremo di voi così facilmente, in base a un raccontino su fantomatiche sirene, così potrete fare come i vostri colleghi e uccidere le balene, come se nulla fosse? Io, e Sarah verremo con voi.
Iniziò così una sfida a due tra Harlock e il responsabile dei ricercatori ed era chiaro che ciascuno aveva le sue buone ragioni per restare della propria idea.
-Non prendo nessuno a bordo, a meno che non sia io a deciderlo.- commentò gelido il pirata.
-Allora scordatevi pure le coordinate. Cercatevi le balene, la galassia non è poi tanto grande!- esclamò Marc con tono ironico, sottolineando la frase con un gesto della mano.
Kei allora si accostò al Capitano e gli posò una mano sull'avambraccio, nel tentativo di calmarlo: -Dobbiamo collaborare...- gli mormorò con tono conciliante. La guardò brevemente, poi annuì: -Hai ragione..- le disse, quindi si voltò a fissare l'altro e acconsentì.
-D'accordo, ma una volta a bordo dovrete sottostare alle mie regole.- precisò con durezza.
-Sta bene.- confermò il ricercatore altrettanto fermo, poi chiese: -Quanto tempo abbiamo per prepararci?
-Non posso darvi più di quattro ore. Ci vediamo all'hangar numero quarantadue, non tardate.
-Ci saremo.- affermò Marc.
Si separarono presi gli ultimi accordi, Lou sarebbe rimasto con i due per assicurarsi che arrivassero davvero alle navette, così Harlock e Kei si incamminarono sulla strada del ritorno. Avevano comunicato agli altri che non li avevano ancora raggiunti di tornare agli Space Wolf, così avrebbero perso meno tempo.
Visibilmente irritato, Harlock camminava a passo svelto, costringendo Kei a trotterellargli accanto per non rimanere indietro. Per un attimo aveva pensato di godersi quella passeggiata con lui in quel contesto a loro estraneo, ma aveva perso ben presto quella speranza ed era rimasta muta cercando di tenere il passo. Dopo la prima mezz'ora di tragitto il cielo tornò ad offuscarsi e la solita voce femminile annunciò da lì a cinque minuti un nuovo fenomeno temporalesco programmato. Puntuali, le prime gocce li sorpresero che erano a più di un'ora di cammino dalla meta e solo in quel momento Harlock sembrò accorgersi di Kei che stava bagnandosi al suo fianco. Tirò sulla testa il corto lembo che gli cadeva sulle spalle, trasformandolo così in una specie di cappuccio, poi ne sollevò l'orlo a lei più vicino, invitandola a ripararsi.
Dopo un istante di esitazione Kei si rifugiò in quel provvidenziale riparo e sentì il braccio di lui sulla spalla, in un gesto che rendeva più semplice camminare fianco a fianco e sincronizzare il passo. La ragazza non disse nulla, ma lui poté sentirne l'umidità che già portava con sé bagnargli il fianco e la sua mente volò a qualche giorno prima, a quando aveva dovuto rianimarla a bordo dell'Arcadia. L'aveva fatto istintivamente e naturalmente in quella situazione d'emergenza non si era soffermato a quel contatto così intimo che era quello tra le loro labbra e delle sue mani su di lei. Il bisogno di riprovare quella sensazione in maniera diversa e più profonda si era presentato non appena aveva percepito il calore e la morbidezza della donna. Senza rendersene conto strinse più forte quella spalla esile e lei sussultò appena, sorpresa da quel comportamento così inusuale del suo Capitano, solitamente sempre così freddo e scostante. Avrebbe voluto vederlo in volto, ma da sotto quella piacevole copertura non era possibile; d'altro canto forse era meglio così, sentiva le guance in fiamme e farsi vedere in quello stato sarebbe stato ancor più imbarazzante.
La pioggia durò quasi un'ora, poi gradatamente cessò e, anche se Kei mise fuori la testa, il  Capitano, ancora immerso nei suoi pensieri, non allentò la stretta subito.
La ragazza non disse nulla, rimase a bearsi di quel contatto non previsto e non richiesto, fino a che non incespicò e solo allora Harlock sembrò rendersi conto della situazione. Abbassò brevemente lo sguardo sul suo viso e con un movimento un po' esitante la lasciò andare, per poi abbassare quello strano cappuccio e tornare a chiudersi in se stesso. La città era ormai in vista, doveva rientrare nel suo ruolo e si rimproverò quel momento di debolezza con Kei. Cosa gli era preso? Pensare di baciarla, di sentire il suo sapore autentico, senza la salsedine e la paura di perderla di mezzo? Tenerla vicino per stringerla più forte? Erano errori che non avrebbe dovuto ripetere... se non voleva deviare dalle sue responsabilità, avrebbe dovuto fare più attenzione.

Gli Space Wolf decollarono in perfetta formazione. I due ricercatori avevano preso posto un po' nervosamente nelle navette di Lou e Kei. La quale, dopo la passeggiata sotto la pioggia, protetta da lui e dal mantello che le dava un senso indescrivibile di sicurezza, ringraziò il mutismo che aveva preso Sarah, dato dalla paura di quel volo nello spazio fatto su navette apparentemente così fragili ... almeno poteva riflettere tranquilla su quel comportamento così singolare del suo Capitano.
   
 
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