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Autore: Martiverse    06/10/2016    0 recensioni
Raccolta di brevi storie Akuroku per celebrare il mese di Halloween.
➀ “Noi siamo migliori amici…” non c’era ironia nella sua voce, né alcun senso di minaccia... come se l’averlo quasi ucciso rientrasse nelle occupazioni di routine giornaliere. [...]
➁ “Sei qui da solo?” chiese, affabile ed indagatore come il migliore dei lupi cattivi.
Roxas annuì scuotendo la testa un po’ troppo forte, senza perdere il suo sorriso alticcio. [...]
➂ Il cerone bianco, le lacrime disegnate sul volto... sembrava una bambola di porcellana venuta male. [...]
➃ “Sono davvero la cosa più importante nella tua vita?” chiese Roxas.
Conosceva la risposta a memoria, sperava solo che per una volta Axel dicesse di no. [...]
➄ In realtà trovava pietoso il sottomettersi fin da subito, dando una conferma elargita della dipendenza dal suo fascino [...]
➅ Rosso gelido, come la luce accesa del pronto soccorso.[...]
➆ L’aveva assassinato con il proprio amore e condannato con la sua disattenzione. Se solo l’avesse amato di più! Se solo l’avesse amato di meno…[...]
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Axel, Roxas
Note: AU, Lemon, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Nessun gioco, Contesto generale/vago
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Le bien qui fait mal 2 akuroku
NOT MY HAPPY ENDING
Raccolta Akuroku, 30 minuti massimo, canzoni casuali

 
...ma c'è ancora qualcuno di vivo nella sezione KH di EFP o...? @__@
 

2 Le Bien Qui Fait Mal (Mozart Opera Rock)
 
Dal primo momento in cui l’aveva visto, aveva capito che quello era il suo obbiettivo della serata.
La sua testa bionda era sbucata tra una miriade di altri ragazzini impegnati a divincolarsi sulle note di musica tecno. I capelli aurei come fili d’oro gli si erano tutti incollati alla fronte sudata mentre muoveva la testa in su e in giù, alzando le braccia a ritmo di musica come se fosse in uno stato di trance.
Axel aveva ancora una dozzina di pasticche di acidi in tasca e le altre erano state distribuite con parsimonia tra la folla in cambio del denaro frusciante che gli gonfiava le tasche dei pantaloni.
Afferrò un drink abbandonato sul bancone del bar e lo sorseggiò come se fosse il suo, sentendo l’alcol bruciargli la gola in modo piacevole e rinvigorente.
Adorava il modo attillato con cui i giovinastri si conciavano per andare in discoteca. Esponevano il loro sedere in jeans troppo bassi e boxer troppo alti, ed era come se stessero implorando di essere toccati! Continuando a fissare il biondino non avrebbe avuto solo le tasche gonfie, nei pantaloni…
Posò il bicchiere sentendosi assetato e si immerse tra la folla, sinuoso come uno squalo in un banco di pesci.
Tutto attorno a lui era in perpetuo movimento, un enorme animale simbionte dalle mille braccia. La testa bionda compariva e spariva a tratti, a volte coperta da qualcuno di più alto, a volte illuminata dalle luci stroboscopiche.
Quando lo raggiunse il ragazzino continuò a ballare, il cappuccio della felpa smanicata che gli rimbalzava sulla schiena e la zip che calava a forza di scossoni, rivelando il petto immaturo sotto di essa.
“Hey” Axel si chinò di fronte a lui, schioccandogli le dita davanti agli occhi “Balli bene. Come ti chiami, ragazzino?”
Il ragazzino si fermò e lo squadro senza alcuna traccia di confusione nei suoi occhi. Doveva essere già brillo se non mostrava neanche un minimo di remora rispetto ad uno sconosciuto che si avvicinava cominciando a fare domande casuali.
Anche troppa fortuna…
“Umh, Roxas” sorrise il ragazzino. Le sue guance era tinte d’un rossore ubriaco terribilmente carino e ad Axel venne immediatamente voglia di afferrargli la testa e spingerla tra le proprie gambe.
“Sei qui da solo?” chiese, affabile ed indagatore come il migliore dei lupi cattivi.
Roxas annuì scuotendo la testa un po’ troppo forte, senza perdere il suo sorriso alticcio.
“Tu invece?” chiese ridendo.
“Sono da solo…”
Roxas rise e si attaccò al braccio di Axel, neanche avesse detto la cosa più divertente del mondo!
“Volevo sapere il tuo nome” esclamò.
Axel strinse quel braccio fine con il proprio, serrando la presa sulla propria preda. Ora che era caduto nella sua rete non l’avrebbe lasciato per niente al mondo.
“Mi chiamo Axel” rispose rifilandogli un sorriso ferino.
Se c’era una cosa che adorava era spacciare le droghe per conto degli Oblivion, il sabato sera in discoteca. Tanti ragazzini con documenti falsi, di quelli che piacevano proprio a lui, tutti con i sensi inibiti da questo o quell’altro intruglio. Se non erano abbastanza fuori di loro poteva sempre regalare una dose qua e là, perché Marluxia gliel’aveva detto: “Incentivare i nuovi clienti è come guadagnare.”
Pensandoci adesso la miglior scelta della sua vita era stata tradire l’Organizzazione ed attaccarsi agli Oblivion…erano molto più tranquilli e permissivi per quanto riguardava lo svago sul lavoro.
Roxas ondeggiò un attimo e si portò la mano libera alle tempie, l’altra la strinse con più forza sul braccio di Axel e sembrò sul punto di cadere.
“Non mi sento tanto bene…” biascicò “…puoi…puoi portarmi in bagno?”
Qualcuno lassù deve volermi bene. Axel ghignò e trascinò via Roxas a braccetto, cercando di farsi strada tra la folla.
Spinse la porta del bagno con una mano e poi lo accompagnò in uno dei cubicoli.
La serratura scattò alle sue spalle, segnando l’occupato.
Vieni Cappuccetto Rosso, passiamo dal bosco…
Roxas aveva le labbra rosse ed il viso pallido, sembrava accusare male i colpi dell’alcol. Forse di lì a poco avrebbe potuto vomitare, ma l’ultima cosa che Axel voleva fare quella sera era reggere i capelli di uno stupido ragazzino troppo sbronzo.
Decise che doveva far alla svelta quindi gli piantò una mano sotto al collo e lo spinse contro la parete sudicia del bagno, affondando con voracità la lingua nella sua bocca.
“Cos…” mormorò Roxas piegando la testa indietro e trovando il muro a bruciargli la ritirata. Piantò entrambe le mani contro la maglietta di Axel e cercò di spingerlo indietro, poi l’ubriachezza ebbe la meglio e quelle stesse mani tirarono lo spacciatore in avanti.
Anche se era su di giri il ragazzino sapeva baciare proprio bene. Axel riusciva a sentire il calore della sua lingua e se ne beava da morire, ringraziando mentalmente tutti gli stupefacenti e gli alcolici della terra. L’eccitazione che aveva cercato di contenere fino a quel momento divampò in lui come una fiamma, pompando il suo sangue più in fretta ed accorciandogli il fiato.
Più che affondava con la lingua nella sua gola, più che avrebbe voluto slacciarsi i pantaloni e vedere quant’altro di lui sarebbe riuscito ad ficcargli in bocca.
Strinse una mano tra i capelli di Roxas e li strattonò violentemente all’indietro, facendogli rovesciare il collo con un singulto lascivo. Voleva divorarlo, assaggiare ogni singolo centimetro della sua pelle. Solo il pensiero di potersi approfittare di lui in modo così bieco gli dava una scossa al basso ventre. Morse la sua giugulare e di nuovo gli catturò le labbra, facendosi sempre più vorace.
Quando sentì l’erezione del ragazzino premergli contro la gamba Axel sorrise, crogiolandosi nel proprio potere.
…poi sentì la pressione solida salire di scatto e premersi contro il suo petto. Non fece neanche in tempo a capire che cosa non andava…
Roxas gli strinse una mano tra i capelli come lui aveva fatto, strattonandogli la testa per tirarlo più in basso.
“L’Organizzazione ti manda i suoi saluti” gli sussurrò ad un orecchio, più lucido che mai, premendo sul grilletto della pistola.
La serratura del bagno passò da rossa a verde e Roxas si lavò le mani dal sangue nel lavandino, sorridendosi allo specchio.
Dal primo momento in cui l’aveva visto, aveva capito che quello era il suo obbiettivo della serata.



   
 
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