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Autore: Nami93_Calypso    06/10/2016    3 recensioni
MazeRunnerAU
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Immaginate di svegliarvi al buio, non vedete niente ma percepite che la stanza si muove verso l’alto, forse è un ascensore.
Non sapete come siete arrivati lì e, soprattutto, perchè. Ma, cosa ancor più inquietante, non ricordate nulla: chi siete, quanti anni avete, da dove venite, qual è il vostro aspetto fisico. Ricordate unicamente il vostro nome.
Quando finalmente la stanza si ferma degli adolescenti vi danno il benvenuto nella Radura, il posto in cui loro vivono e hanno creato una società dopo esser giunti lì esattamente come voi, con quell’ascensore e senza ricordi.
Vi guardate intorno e l’unica cosa che vedete sono alte mura di cemento che circondano l’intera Radura.
È quello che è successo ai protagonisti di questa storia.
Chi sono?
Come sono arrivati lì?
Li ha mandati qualcuno?
Perchè non ricordano nulla?
Riusciranno ad andarsene?
Genere: Avventura, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: ASL, Mugiwara, Nefertari Bibi, Trafalgar Law, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I radurai

La prima notte per Bibi non fu affatto facile.
In primo luogo era andata a dormire prima del tramonto e perciò aveva sentito tutti i movimenti degli altri Radurai che cenavano e passavano la serata. A un certo punto, nello stordimento del dormiveglia, aveva sentito un potentissimo rombo, come di pietra che sfrega su altra pietra. A notte fonda, poi, sentiva lamenti e rumori metallici. Tutto ciò la terrorizzava ma vedendo le sue due compagne di stanza che dormivano serene decise che era tutto nella norma, per quanto quei rumori potessero essere normali. In aggiunta i suoi sogni furono costellati da immagini sbiadite e sfocate con sagome colorate su sfondo bianco.
Al mattino, quando Nami andò a svegliarla, era ancora un po’ intontita seppur sicuramente più riposata del giorno prima.
-Forza pigrona- le disse togliendole le coperte di dosso –Vuoi farti una doccia prima del tour?-
Bibi realizzò che il giorno prima era talmente stravolta da non essere nemmeno riuscita a farci una doccia perciò seguì Nami nei bagni all’interno dell’edificio in cui si trovavano che, da quanto aveva capito Bibi, si chiamava Casolare.
Ora che ci pensava si sentiva davvero sporca, appiccicaticcia per il sudore e piena di polvere della Scatola.
Quando entrarono in bagno prese subito a spogliarsi, impaziente di liberarsi di quegli abiti logori, mentre Nami le indicava dove trovare asciugamani e dei vestiti puliti.
-Forse ti staranno un po’ grandi ma…- la rossa si interruppe quando l’altra si fu tolta la camicia rimanendo in canottiera.
Quella, stranita dal suo improvviso silenzio, si voltò a guardarla –Nami, tutto b…- prima ancora che potesse finire di parlare quella le andò in contro e con un gesto brusco le afferrò il polso sinistro sollevandolo così da stenderle il braccio.
-Cos’è questo?- le domandò, un misto di sorpresa e allarme nella voce.
Bibi seguì lo sguardo dell’altra ragazza fino al punto che stava fissando sul suo avambraccio.
Lì, con inchiostro blu, capeggiava un po’ sbavata una semplice parola: “Codice”.
-Io..Non…- Bibi era confusa quanto lei. Non aveva idea di cosa fosse, chi l’avesse scritto e quale fosse il suo significato.
Di nuovo quel mal di testa pulsante giunse a farle compagnia.
La rossa si inumidì un dito con la saliva per poi passarlo sull’ultima lettera.
-Non è un tatuaggio- sentenziò vedendo che l’inchiostro non era indelebile sulla pelle.
Le lasciò andare il polso e la fissò, con durezza.
-Lo hai scritto tu?- le chiese.
Bibi continuò a fissarsi il braccio, stranita. Non poteva affermare con certezza che fosse la sua calligrafia ma qualcosa le diceva di sì.
-Io… Credo di sì- rispose, riportando lo sguardo sull’altra.
-Qui nella Radura?- proseguì quella.
-No, di sicuro no-
-Nella Scatola quando ti sei svegliata?-
-No, nemmeno-
Ci fu un attimo di silenzio prima che Nami afferrasse la turchina per le spalle e la fissasse negli occhi.
-Bibi, ti ricordi quando lo hai scritto e, soprattutto, perché?-
Quella scosse il capo, decisa. Si sentiva sotto accusa e la cosa la irritava non poco.
-Ascolta, se hai un qualche minimo ricordo devi parlarcene, ok?- proseguì Nami.
-Ok- rispose semplicemente l’altra sostenendo il suo sguardo.
La rossa la lasciò andare, sospirando.
Si spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio prima di avviarsi verso la porta.
-Ora devo fare delle cose. Tu intanto lavati e poi raggiungici in cucina-
-Va bene- ribattè Bibi che, non appena l’altra fu uscita dal bagno, tornò a fissare quella singola parola.
“Codice”.
Più lo fissava più il mal di testa aumentava.
Cosa voleva dire? Perché l’aveva scritto?
Ci rimuginò su per tutto il tempo della doccia ma non le venne in mente nulla.
Intanto Nami si era diretta a passo di carica in cucina dove trovò a un tavolo Law, Zoro, Kidd, Sabo, Rufy e Ace.
-Dobbiamo parlare- esordì senza troppe cerimonie prendendo posto a un estremo della panca di fianco ad Ace intentò a ingozzarsi di panini dolci.
-Se parti così di prima mattina iniziamo bene- sentenziò Zoro sbadigliando sonoramente.
La ragazza lo ignorò e si rivolse a Law, alla destra del verde.
-La Fagiolina, ha una scritta sul braccio-
Sentendo quelle parole tutti ebbero una reazione. Ace e Rufy smisero di ingozzarsi, Law portò il suo sguardo su Nami e così anche Zoro. Sabo si sporse per sentire meglio e Kidd mise giù la sua forchetta ma senza guardarli.
-Cosa c’era scritto?- chiese subito Sabo.
-“Codice”- rispose l’altra.
Per un attimo calò il silenzio.
-Non ricorda nulla?- domandò Law.
La rossa scosse la testa desolata di non aver una risposta soddisfacente.
-Ti è sembrata sincera?- domandò di nuovo puntando i suoi occhi glaciali in quelli della ragazza.
Non era una domanda strana, non per Law. Tutti sapevano quanto lui fosse diffidente, ed era un bene. Non credeva ciecamente a tutto quello che vedeva e sentiva, non prima di averci meditato a lungo in cerca di una spiegazione plausibile.
-Sì- rispose la rossa, sicura, sostenendo lo sguardo –È ancora molto confusa e sembra fidarsi di me, non avrebbe motivo di mentirmi-
-Io l’ho vista- se ne uscì all’improvviso Kidd che fino a quel momento se ne era stato immobile.
-Dove?- domandò innocentemente Rufy che, nel frattempo, era tornato a mangiare.
-Nella Mutazione- rispose, facendo passare i suoi occhi d’ambra sui presenti.
Sabo e Ace si lasciarono sfuggire un sospiro, come a dire “ecco, ci risiamo”.
-È dalla loro parte- continuò, cercando di ignorarli -È una traditrice!- proseguì, sbattendo un pugno sul tavolo.
-Kidd, non…- cercò di calmarlo Zoro, per evitare anche che alzasse la voce più del dovuto.
-Vi dico che non c’è da fidarsi- lo interruppe quello -È arrivata qui, solo quattro mesi dopo l’ultima ragazza, con una scritta sul braccio. Due stranezze in una persona sola, mi sembra sufficiente. Senza contare che io l’ho vista- concluse, sicuro delle sue congetture.
I presenti rimasero in silenzio. Tutti sapevano che in parte aveva ragione: non capitavano spesso dei cambiamenti in quel luogo, per di più tutti insieme. Ma da lì a dichiarare che quella ragazza fosse contro di loro nessuno se la sentiva di affermarlo.
-Kidd- parlò Law con il suo solito tono piatto e calmo –Tieniti le tue considerazioni per te-
Non voleva certo che si mettesse a seminare il panico per la Radura.
In risposta quello battè la mano a palmo aperto sul tavolo di legno duro e si alzò dal suo posto per chinarsi verso il moro trovandosi con il viso a pochi centimetri dal suo.
-Solo perché tu hai paura, stupida faccia di caspio- masticò tra i denti, gli occhi ridotti a fessure –Non significa che io me ne starò fermo mentre andiamo incontro a chissà cosa-
Zoro e Sabo si alzarono subito per intervenire, il verde aveva anche già appoggiato una mano sulla spalla del rosso, ma non fu necessario. Appena finito di parlare quello si alzò e uscì dalla cucina.
Sabo fissò Law, attento.
Da quando Kidd aveva subito la Mutazione non era più stato lo stesso, nessuno lo era dopo. Era già abbastanza difficile da sopportare, figuriamoci quando quello che subisce la Mutazione e cambia atteggiamento è il tuo migliore amico. Era questo che era successo a Law e Kidd. Difficilmente, in mezzo a tutta quella paura e confusione, si creavano legami solidi e loro due ci erano riusciti. Ma era andato tutto in frantumi.
I pensieri del biondo furono interrotti dall’arrivo di una nuova voce a lui sconosciuta, la voce di una ragazza.
-Buon giorno a tutti-
Distratto dai suoi pensieri si voltò per vedere la nuova arrivata.
Si trovò di fronte una ragazza dai capelli azzurri e la pelle candida come la neve che li osservava chiaramente in imbarazzo e con gli occhi ancora pieni di confusione e tante domande. Vedendola lì, all’apparenza tanto fragile da ricordargli un bambola di porcellana, non potè non pensare che sembrasse totalmente innocua. Come poteva comportare una minaccia per loro?
-Tu devi essere Bibi-chan!- un ragazzo biondo con le sopracciglia a ricciolo arrivò tutto esaltato al loro tavolo portando con sé dei piatti stracolmi di cibo, ma prima che potesse raggiungere l’interessata delle sue attenzioni Nami lo intercettò prendendolo per un orecchio.
-Sanji-kun! Ti avevo detto di non spaventare la pive!-
-Oh, hai ragione Nami-swan!-
Durante quello scambio di battute Rufy approfittò della distrazione del cuoco per rubare dell’altro cibo dai piatti che aveva con sé e ne diede un po’ anche ad Ace.
-Ah no!- fece Sabo intercettando il cibo destinato al ragazzo lentigginoso al suo fianco che lo guardò a metà tra il deluso e l’arrabbiato.
-Noi dobbiamo andare- aggiunse alzandosi dal tavolo e guardando l’orologio nero e sottile che aveva al polso.
-Caspio, hai ragione!- rispose il moro guardando l’ora a sua volta, dimentico del torto appena subito.
-Buona fortuna!- urlò loro Nami, mentre si allontanavano, lasciando finalmente andare Sanji.
-Grazie!- fece Ace voltandosi mentre Sabo alzò semplicemente una mano in segno di saluto.
-Ah!- aggiunse Ace, dopo pochi metri –Benvenuta, Fagio!- poi uscì dalla cucina.
Tutti fissarono Bibi, come se si aspettassero qualcosa da lei. Quella rimase interdetta ma prima che potesse chiedere spiegazioni Nami rise e la prese per un polso facendola sedere accanto a sé nei posti lasciati vuoti.
-Non preoccuparti, sempre il nostro gergo-
-Senti, Fagio-
Bibi, che ormai stava capendo un po’ il senso di quelle bizzarre parole, si girò verso il ragazzo moro che l’aveva chiamata.
-Fa’ colazione, quando hai finito ci vediamo fuori per il tour- aggiunse alzandosi e uscendo anche lui dall’edificio.
-Tieni, mia adorata- fece il cuoco lasciando un piatto davanti alla turchina.
-Cuoco, ho fame- si intromise Zoro senza nemmeno guardarlo.
-Tu hai già avuto la tua razione, marimo- si scaldò il biondo guardandolo con ira.
Bibi, invitata dal buon profumo proveniente dal piatto, iniziò a mangiare, osservando le varie persone presenti nella stanza e pensando a ciò che le aveva detto il moro.
-Ma esattamente- si rivolse a Nami –In cosa consiste il tour?-
-Ah il tour!- si intromise un ragazzo dai capelli mori e ricci e il naso lungo che si era avvicinato al tavolo insieme a Rebecca –Che gran esperienza! Peccato per Law che io sapessi già tutto!- fece con aria saputa.
-Davvero???- gli domandò Rufy, incredulo –Quindi tu ricordi qualcosa!-
Usop lo guardò, incerto se convenisse proseguire o meno quella farsa.
-Smettetela, per favore- li placò Nami –O le metterete solo maggior confusione-
-Durante il tour Law ti spiegherà dove siamo e cosa facciamo- le spiegò brevemente Rebecca.
-Bene così- fece la rossa alzandosi –Avanti, andate a lavorare, sfaticati-
-Non prendo ordini da una pive- fece Zoro che, nonostante tutto, si era alzato anche lui.
-Sì certo- lo canzonò Nami dandogli un pugno sulla spalla mentre si avviavano all’uscita.
-È meglio se andiamo anche noi- fece Rebecca, facendo segno a Usop e Rufy di imitarla.
-Buona fortuna!- fece il nasone a Bibi prima di uscire.
Rimasta sola al tavolo Bibi consumò rapidamente la sua colazione. Il suo spavento iniziale si era un po’ placato vedendo come le persone in quel posto si comportavano pacificamente. E ora che il timore l’aveva abbandonata la curiosità si era impadronita di lei.
Bevve un bicchiere di succo per mandar giù la colazione e uscì all’aperto.
Si guardò intorno, osservando nuovamente il luogo in cui si trovava. Le mura svettavano alte tutto intorno, il campo era pieno di ragazzi che si dirigevano in luoghi diversi, probabilmente pronti a iniziare le loro attività. Si accorse che erano tutti ragazzi, vide solo Rebecca allontanarsi verso la fattoria e gli orti insieme a Usop. Erano tutti adolescenti, non c’erano adulti né bambini. Tutti tra i 14 e 18 anni. Con una fitta di mal di testa si rese conto di non ricordare quanti anni avesse lei. La cosa le mise stranamente tristezza. Ripensò a Nami e Rebecca: probabilmente la rossa era più grande tra le due. Era anche più grande di lei?
Scosse la testa nel tentativo di scacciare quei pensieri. C’erano cose più importanti a cui pensare, per esempio capire dove era e perché.
Cercò con lo sguardo nella folla alla ricerca del ragazzo alto e moro, la prima persona che aveva visto in quel luogo. Lo individuò proprio di fronte a sé dall’altra parte della Radura, all’ombra del muro, che parlava con un ragazzo dai capelli rossi.
La turchina si diresse nella loro direzione osservandoli. Si accorse che il ragazzo rosso era quello che il giorno prima, appena arrivata, l’aveva guardata male. Un senso di irritazione si impossessò di lei.
Avvicinandosi ancor di più si rese conto che i due parlavano animatamente: i visi a pochi centimetri, gli occhi del moro ridotti a fessure, la sua bocca quasi non si apriva come se stesse parlando a denti stretti. Il rosso, invece, parlava più animatamente, la collera era percepibile in ogni suo movimento e il suo sguardo traboccava rancore.
A qualche metro da loro la ragazza si fermò, decidendo che fosse meglio non intromettersi.
Il rosso si stava sbracciando e indicava l’edificio alle spalle della ragazza. Tra un gesto e l’altro si voltò e la vide. Il suo sguardo si indurì fissandosi su di lei e un campanello di allarme si accese nella ragazza.
Il ragazzo andò verso di lei, minaccioso, con il moro alle calcagna che lo richiamava.
Bibi fece un passo indietro, spaventata, ma poi si fermò. Cosa voleva? Lei non lo conosceva nemmeno, che motivo aveva di comportarsi in quel modo? Rimase ferma al suo posto e ricambiò lo sguardo, irritata da quel comportamento.
Quando le fu arrivato di fianco si voltò e scandì le sue parole.
-Ti tengo d’occhio, Fagio-
Detto ciò la sorpassò e se ne andò.
Bibi non disse una parola e gli regalò un’occhiata di puro disprezzo mentre la sorpassava.
-Lascialo stare-
Era stato il moro a parlare mentre si calava un cappello maculato sul capo.
-Dai andiamo- si mise a camminare facendole cenno di seguirlo –Inizia il tuor-




Angolo di Calypso
Hola!
In questo capitolo vediamo i radurai (non tutti), nel prossimo avremo maggiori informazioni sulla Radura.
Se chi non conosce Maze Runner non capisce alcune cose (tipo cosa sia la Mutazione che qui è citata) non preoccupatevi, è tutto regolare. man mano avremo tutte le risposte alle nostre domande :)
Ringrazio tutti coloro che hanno letto, hanno deciso di seguire la storia o hanno recensito il primo capitolo. sono contenta che l'inizio vi sembri promettente, spero di non deludervi :)
Alla prossima!
   
 
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