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Autore: Steffa    08/05/2009    3 recensioni
"Noi siamo su una sottile linea di confine, visitiamo il regno dei morti e portiamo scompiglio nel mondo dei vivi.
E' il nostro modo per poterci sentire ancora caldi, esistenti, per rivendicare il posto che ci spetta;
ci aggrappiamo a tutto ciò come farebbe una falena che inevitabilmente vola incontro alla fiamma di una torcia.
Ma tu non ti brucerai, Alphonse, perchè ci sarò io a tirarti indietro, ti guiderò attraverso i secoli per ogni via, ti proteggerò dagli uomini, dal sole, dal fuoco ed anche da quei dei fasulli.
...E la farò ritornare da noi, avrai la possibilità di abbracciare di nuovo nostra madre, perchè ora so che è tempo."

Un mondo molto simile all'Amestris originale, ma con qualche esserino dai denti a punta in più.
Ci sarà come pairing principale un EdxRoy... Perchè ho scoperto che mi piace far soffrire Roy... XD
Spero possa piacervi!
Genere: Dark, Thriller, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Roy Mustang, Un pò tutti
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Blood's District


Playing with fire



La prima parola che riuscì a pensare fu: opprimente.
Anche in seguito, se ci avesse pensato, non avrebbe potuto scegliere termine più appropriato.
Era come se un peso gli comprimesse il petto, rendendogli il respiro faticoso e lento; il buio che lo circondava gli impediva di percepire anche un minimo contorno di luce o colore; il silenzio assoluto gli si ammassava nelle orecchie facendogli avvertire un inesistente fischio continuo e fastidioso.
Tentava di ricordare, ma d’un tratto si accorse di non sapere neppure che cosa esattamente avrebbe dovuto ricordare.
Il suo nome forse.
Un qualche avvenimento recente o passato?
Vuoto totale.
Se solo si fosse ricordato come avrebbe dovuto fare, si sarebbe messo ad urlare, ma non aveva alcun punto di riferimento, dove stavano le labbra.
Era perso in quel Nulla assoluto in cui anch’egli s’annullava, niente era e niente sarebbe stato.
Il panico stava insinuandosi lentamente in ogni singola fibra vuota del suo essere, eppure non l’aveva più quell’essere.
Che ne era stato del mondo concreto e razionale su cui aveva sempre poggiato i piedi e contro il quale aveva più e più volte sbattuto il capo?
Sparito, probabilmente insieme a tutto il resto.
Un suono cristallino s’espanse per ogni dove in quel Nulla, un trillare di campanelli che gli avrebbe fatto accapponare la pelle per la paura e l’eccitazione, se solo si fosse ricordato dove fosse precisamente.
Sopra, sotto, destra, sinistra.
Il ridondare di quel suono gli donò sparuti sprazzi di consapevolezza, un minimo senso dell’orientamento.
Una risata, ecco quello che era.
E quella voce, era solamente quella che gli faceva percorrere tali brividi lungo il corpo del quale prendeva coscienza lentamente, come un neonato che imparava a vivere nel mondo.
“Roy.”
Quella sola parola rimbombò a lungo, o forse lo fece solamente nella sua mente, non seppe spiegarselo.
Il suo nome, certo, ora lo sapeva.
Che altro mancava?
Tutti i ricordi gli vorticarono nella mente d’un tratto, come se un fiume in piena avesse valicato la debole diga della sua mente umana, sommergendolo per qualche istante.
Aprì di scatto le palpebre, aggrappandosi con tutte le sue forze alle lenzuola candide del letto sul quale giaceva, annaspando alla ricerca di aria.
Se non si fosse sentito tanto debole, probabilmente sarebbe balzato a sedere, accorgendosi di avere nuovamente il suo corpo, ogni membra al posto che le spettava.
La testa gli sembrava riempita di mattoni pesanti mentre una dolorosa fitta si generava da una tempia per raggiungere l’altra.
Si lasciò sfuggire un lamento roco e sommesso quando decise di allentare la presa delle dita sulle lenzuola, per portarsi poi una mano davanti al viso, stropicciandosi le palpebre e massaggiando una tempia con un grugnito.
Un incubo, nient’altro che uno stupido sogno.
SI vergognò un poco per il sollievo che tale pensiero gli donava.
Non era più un marmocchio, in fondo, le storie di paura non avevano più presa su di lui.
“Suvvia, potrei ritenerla un’offesa, Taisa.”
Sobbalzò tra le lenzuola quando quella voce gli risuonò nella mente quasi come se fosse la propria, amalgamandosi con i suoi pensieri a tal punto da fargli dubitare d’averla udita veramente.
Che diavolo gli stava succedendo, era ridotto a tal punto da aver ceduto alle allucinazioni?
“Sinceramente non scommetterei sulla tua salute mentale, ma avrai una spiegazione a tempo debito.” lo derise ancora.
Non gli era nuova quella voce e nell’ascoltarla si ricordò il corpo che l’accompagnava.
Lunghi e fini capelli, biondi come il grano maturo, al posto delle iridi un paio di laghi color dell’ambra più pura, sempre illuminati da uno scintillio provocante e divertito, quasi come se avesse compreso la Verità della vita e la trovasse al pari di un’enorme presa in giro.
La pelle serica e bianca come l’avorio, fredda più del ghiaccio, le labbra un poco sottili ed eleganti, spesso disegnate in un ghigno, derisorio o malizioso.
Poi ricordò quello scintillio rossastro che aveva quasi eclissato il dorato delle iridi, la fitta di dolore che gli avevano procurato le sue candide e letali zanne.
Eppure era sopravvissuto, gli aveva fatto bere il suo sangue.
Trattenne un singulto di nausea a quel ricordo, mentre gli sovvenivano alla memoria i vecchi racconti di paura che venivano narrati ai bambini per impaurirli.
Quel ragazzo era un vampiro, aveva sentito il rumore del suo sangue che veniva succhiato via dalle sue vene, era l’essere più spaventoso che avesse mai incontrato in tutta la sua vita.
Le storie parlavano chiaro e se avesse voluto seguirle alla lettera, anche lui sarebbe dovuto diventare un vampiro.
Si rigirò a fatica tra le lenzuola, assumendo una posizione fetale raccogliendo le gambe al petto e tenendosi il capo tra le mani.
“Cosa diavolo succede?” domandò in un bisbiglio, se alla voce che aveva nella sua mente o a nessuno in particolare, poco importava.
Ma quella voce non gli rispose, era svanita.
Possibile che se la fosse immaginata di sana pianta?
Se così fosse, allora sarebbe stato uno dei primi sintomi della sua follia.
“Certo che siete rumorosi in qualsiasi occasione, voi mortali.” borbottò una voce femminile.
Roy sbarrò gli occhi per la sorpresa, cercandone la proprietaria e trovandola in una giovane ragazza, non potava avere più di diciotto anni, poggiata con una spalla allo stipite della porta e con le braccia incrociate al petto.
Non gli fu difficile studiarne la figura, sebbene la stanza in cui si trovava fosse immersa in una cupa penombra.
La giovane aveva lunghi capelli d’un chiaro biondo ed un paio di lucenti occhi azzurri, la pelle era pallida ed a prima vista liscia, la corporatura snella e slanciata.
Era vestita in maniera semplice, ma certamente presentava un’eleganza nel portamento che qualunque ragazza avrebbe invidiato.
Il viso, in quel momento, era atteggiato in una lieve smorfia annoiata, mentre le iridi celesti non abbandonavano nemmeno per un istante le sue.
“Edward è a caccia, mi ha chiesto di vegliare sul tuo sonno.” rispose ad una muta domanda con tono lieve e pacato.
E lui, che cosa avrebbe dovuto risponderle: che voleva solamente mettere quanta più distanza possibile tra sé e quel posto infernale?
Optò per qualcosa di più diplomatico, mentre lentamente si tirava a sedere, passandosi una mano tra la chioma d’ebano per ravvivarla all’indietro.
“Ti ringrazio.” la scrutò quindi con diffidenza. “Io sono…”
“Roy Mustang.” concluse per lui la ragazza, sembrò quasi che le avesse sputate quelle due parole, era disprezzo quello nella sua voce?
Roy tentò di celare la propria sorpresa accennando un sorriso educato.
“Onorato che una così graziosa fanciulla conosca il mio nome. Posso sapere il tuo?”
La ragazza inarcò un sopracciglio elegantemente e a Roy sembrò che lo stesse studiando, come se volesse scoprire se fosse stato degno di conoscerlo.
“Winry.” disse infine.
“Winry e basta?” domandò ancora.
“Sì.” rispose lapidaria lei, assottigliando lo sguardo, quasi volesse sfidarlo a contraddirla.
“Ok, ok.” borbottò Roy scuotendo il capo. “E’ un piacere conoscerti.”
Un sibilo fuoriuscì dalle labbra semischiuse della giovane, facendo scorrere un brivido lungo la schiena del moro, che indietreggiò impercettibilmente.
“Stai scherzando con il fuoco, Mustang.” le sue parole sembravano esattamente di minaccia.
L’uomo non riuscì a trattenere un sorrisetto.
“Io ci gioco tutti i giorni col fuoco.” ribatté con un principio di strafottenza.
“Oh, è vero, il grande Flame Alchemist.” ridacchiò di rimando Winry, chiaro segno di derisione nei confronti dell’altro.
Ma la voce proveniva da dietro le spalle di Roy, che voltandosi con uno scatto, la ritrovò seduta elegantemente sul bordo del letto, le gambe accavallate con leggerezza l’una sull’altra e in una mano stringeva i suoi guanti alchemici.
“Come diavolo…?” esclamò lui, tastandosi la tasca dei pantaloni dove, ne era sicuro, fino a pochi attimi prima vi erano i guanti.
La ragazza rise leggermente, osservando i guanti e poi spostando le iridi celesti sull’uomo.
“Attento, da oggi potresti finire scottato.” bisbigliò mentre un ghigno divertito le ridisegnava le labbra fini, facendo spuntare i candidi canini.
Un momento dopo, dalla mano sul cui palmo giacevano i guanti, divampò una fiamma azzurrognola che in breve tempo attecchì sul tessuto bianco e lo consumò.
In pochi secondi i suoi preziosi guanti si erano trasformati in un misero cumuletto di cenere nera, che la ragazza lasciò cadere a terra sotto lo sguardo sbigottito di Roy.
La sua pelle non aveva per nulla risentito di quella strana fiamma che era riuscita a consumare ciò che aveva di più prezioso in quegli istanti e che avrebbe potuto tirarlo fuori da quella situazione.
“Erano ignifughi…” mormorò appena, impossibilitato a trovare qualcosa di più intelligente da dire.
“Io te lo avevo detto..” fece Winry con aria saccente, pareva soddisfatta della piega che stavano prendendo gli eventi.
“Che cosa sei?” domandò quindi diretto il moro, arretrando per quanto possibile sul letto.
“Credevo l’avessi già compreso. Lo scambio equivalente c’è stato e cono più che certa che Edward non abbia rinunciato a qualche chiacchiera durante la caccia.” ribatté la bionda, portando una mano a districare distrattamente la coda di capelli.
“Vampiri.” mormorò Roy incredulo.
La ragazza annuì con fare teatralmente grave, spostando poi le mani dietro di sé sul letto, per farle da appoggio, tirando indietro la schiena ed il capo per osservare il soffitto.
Il moro non seppe a che cosa dovesse cedere, se al terrore che era più che naturale provasse, o alla curiosità insana che aveva cominciato a roderlo.
Voleva sapere di più, voleva conoscere ogni cosa di quell’angelo maligno che aveva monopolizzato i suoi pensieri.
“Quando siete diventati così?” riuscì infine a lasciar spazio alla domanda.
Winry parve sorpresa per le sue parole, si era aspettata una crisi di nervi, qualche preghiera e supplica, urla e tentativi di fuga.
Quell’uomo, invece, se ne restava seduto sul letto ad attendere pazientemente che lei, una vampira, gli rispondesse.
Emise uno sbuffo divertito, prima di cominciare a parlare.
“Secondo il poco che Edward ha voluto raccontarmi, sono stata l’ultima tra noi ad essere trasformata.
“Io, Edward ed Alphonse siamo nati in un paese tranquillo, Resembool. Correva l’anno 1388.”
Nell’udire l’anno di nascita di quei ragazzi, Roy non poté trattenersi dal sobbalzare sorpreso e con un breve calcolo, non s’impedì un’esclamazione.
“Avete più di 530 anni!”
La vampira gli scoccò un’occhiata sbieca, lasciando sottintendere parole di rimprovero per averla interrotta e ciò bastò a farlo tacere.
“Siamo cresciuti insieme, Edward ed Alphonse sono fratelli e sin da piccoli erano stati inseparabili. Abbiamo vissuto una vita estremamente normale, ma se vuoi conoscere quella di Edward, non sarò io a narrartela, dovrai chiederla a lui.
“La fine, o forse il principio di tutto, giunse nell’inverno dei nostri diciassette anni, era il 1405. Sono tante le esperienze che ho vissuto, i ricordi che affollano la mia mente, ma non potrò mai dimenticare quel giorno di Ottobre.
“Era una serata tranquilla, come sempre, stavo aiutando mio nonna con la cena. Il cielo era sereno oltre la finestra della cucina, la prima serata senza pioggia da giorni.
“Quando sentii bussare all’uscio non pensai a nulla in particolare, semplicemente andai ad aprire, trovando ad attendere Edward e suo padre.
“Mi sorpresi non poco nel vedere l’uomo che aiutava suo figlio a sorreggersi oltre ad una misera stampella in legno. Il signor Hohenheim era partito da casa da lunghi anni e non sapevo che fosse tornato, ma questa in fondo è un’altra storia.
“Ciò che attirò maggiormente la mia attenzione furono le condizioni di Edward, era orribilmente menomato, si reggeva alla stampella con l’unico braccio che gli era rimasto, il destro semplicemente non c’era più, così come la sua gamba sinistra.
“Ricordo perfettamente il suo sguardo, non era come lo ricordavo: sembrava spento, vuoto, morto.
“Cercai una spiegazione negli occhi dell’uomo e credo che fu proprio quello a dare il via a tutto quanto. Non avevo mai visto occhi così scintillanti per chissà quale motivo, ma da quel momento fu come se stessi assistendo alle mie azioni dall’esterno del mio corpo.
“Non diedero alcuna spiegazione, chiedendo solamente che mettessimo a loro disposizione le nostre abilità, considerando che io e mia nonna gestivamo un piccolo negozio di ferramenta ed avevamo da poco cominciato a sperimentare i primi automail come protesi.
“Il solo a parlare fu sempre il signor Hohenheim, che guidava i movimenti del figlio come se quello fosse incapace di farlo da sé. Disse che non avremmo dovuto preoccuparci per il pagamento, ma avremmo dovuto lasciarlo partecipare all’operazione.
“Non opponemmo alcuna resistenza a tale volere, non avremmo neppure potuto, in fondo.
“Quando spogliammo Edward, non fui affatto colpita dal pallore della sua pelle, dalla sua freddezza e dall’assenza di cicatrici sui moncherini degli arti. L’ipnosi mi aveva privata di qualsiasi percezione.
“Quando impugnammo gli attrezzi per cominciare, il signor Hohenheim ci fermò, affermando che non sarebbero serviti a nulla.
“Fu con sguardo spento ed insensibile che assistetti a ciò che avvenne dopo: lui morse la carne di suo figlio, lacerandola ed aprendo grandi ferite, dalle quali non sgorgarono che pochi rivoli di sangue. Ci ordinò di procedere velocemente, prima che quelle si richiudessero.
“Se ci ripenso ora, non mi pare nemmeno così insensato come gesto, un tempo avevo tutt’altra mentalità, in fondo.
“I nostri movimenti furono automatici e dopo ore di lavoro, Edward aveva i suoi primi automail.”
Winry s’interruppe a quel punto ed il suo sguardo parve perdersi nel ricordo di quegli eventi, Roy da parte sua, era rimasto incredulo per quel racconto, ma sapeva che non doveva ancora esser finito, quindi attese perché l’altra potesse continuare.
“Non avemmo neppure il tempo di asciugarci il sudore e riprendere il possesso dei nostri pensieri. Sentii il signor Hohenheim parlare con Edward, dirgli che gli dispiaceva, ma avrebbe dovuto eliminarci perché non poteva lasciarci libere avendo visto ciò che erano.
“Fu questione di un momento quand’egli assalì mia nonna. Le spezzò il collo, fu rapido ed indolore, spero.
“Stava per rivolgersi a me, quando Edward parlò per la prima volta. Lo pregò di non farlo, di lasciarmi in vita. Ci fu un’accesa discussione ed infine giunsero ad un compromesso.”
Roy comprese senza bisogno di spiegazioni.
“Ti trasformò in una vampira.”
Winry ridacchiò spensierata.
“Non è affatto male, sai? Voglio dire: l’immortalità, la forza, i poteri, il sangue.” i suoi occhi scintillarono di un pericoloso guizzo che fece rabbrividire l’uomo.
Eppure la sua curiosità non era ancora sopita, aveva scoperto solamente un tassello del mosaico che sapeva esser ben più grande.
“Che cosa volete fare ora, tutte quelle vittime…” ma non poté terminare il suo dire, che un sibilo lo zittì.
La vampira gli si era avvicinata senza che lui se ne fosse reso conto e si ritrovò con le sue zanne denudate a pochi centimetri dal suo viso.
“Sei decisamente troppo curioso, Flame Alchemist. Credo che tu abbia già saputo fin troppo.” sibilò lei. “Mi stavo giusto chiedendo che sapore potessi avere.”
Roy sgranò gli occhi immobilizzato dalla sorpresa e dal pensiero di ciò che avrebbe voluto fare quella vampira.
Si rese conto che, effettivamente, stava sfidando una fiamma che non sarebbe riuscito a domare.
La bionda fece per avvicinarsi ancor più, ma li colse d’un tratto un basso ringhio che rimbombò nella stanza.
La reazione della ragazza fu immediata, si ritirò silenziosamente finché non aderì al muro, osservando la figura che si stagliava sulla porta.
Un altro sibilo le sfuggì dalle labbra arricciate, prima che chinasse il capo in sottomissione, mentre Edward assottigliava le palpebre nel fissarla intensamente.
Roy si voltò per guardare il suo salvatore e la sua dannazione, ma sussultò nel vedere quanto fosse mutato, probabilmente ne ebbe più paura, rispetto al misero pericolo di poco prima.
Aveva la fronte corrugata e le labbra tirate a mostrare i lunghi canini, un ringhio ininterrotto gli faceva vibrare la gola ed i suoi occhi dorati, no, non c’erano più, avevano lasciato il posto ad un paio di scuri rubini scintillanti.
“Gomen… Gomenasai.” bisbigliò la vampira, chinando ancor più il capo e schiacciandosi maggiormente contro la parete.
“Winry, Winry… Ancora non hai imparato?” una voce giovane e gentile giunse da oltre le spalle del vampiro biondo, che smise all’istante di ringhiare, per distendere l’espressione.
Gli si affiancò quindi un vampiro più alto, i lunghi capelli castani legati in un’alta coda ed un paio di occhi d’una scura ambra che parevano incredibilmente buoni.
“Stavo solo scherzando.” borbottò la ragazza in risposta.
Edward si mosse lentamente per accostarsi al letto, portando una mano guantata ad accarezzare la guancia del moro, che si ritrovò per qualche istante smarrito in un mondo assurdo.
“Cercati un tuo gioco.” affermò il biondo lapidario, facendo poi cenno alla vampira, che rispose all’istante, dileguandosi dalla stanza senza far alcun rumore.
Roy se ne rese appena conto, ammaliato dal rinnovato scintillio dorato degli occhi del vampiro che lo inchiodavano in tal modo, senza necessitare di alcuna forza fisica.
“Voglio anche io un giocattolo, nii-san.” disse con voce lamentosa l’altro vampiro, l’ultimo membro di quell’infernale trio.
La vena maliziosa nello sguardo del più anziano svanì quasi del tutto, mentre si raddrizzava per portare le iridi sul fratello con un pizzico di dolcezza.
“Tutto quello che vuoi Alphonse.” gli rispose con tono morbido.
“Ma non mi farai giocare con lui.” affermò con certezza l’altro, inclinando il capo verso una spalla in un gesto infantile.
Edward mutò nuovamente espressione, assumendo una maschera neutra e rilassata.
“Lo so, è una tua preda.” si affrettò a parlare il più giovane, prevenendo qualsiasi risposta del fratello.
Il moro se ne restava nel frattempo immobile sul letto sfatto, spostando lo sguardo d’onice dall’uno all’altro, non sapendo se sentirsi sollevato o meno da tale conclusione.
Possibile che ce l’avessero tutti con lui?
Rabbrividì al solo pensiero, imponendosi di non mettersi a frignare come una fanciulla.
“Va, ora.” ordinò il biondo. “Io ho da fare.” concluse, spostando nuovamente lo sguardo sull’uomo.
Silenziosamente, Alphonse obbedì, lasciandoli soli nella penombra della stanza.
Quando Edward si sedette morbidamente sul bordo del letto, accavallando le gambe in modo elegante, Roy si sentì inspiegabilmente carico di una fremente aspettativa.
Non sapeva di cosa si trattasse, ma avrebbe realmente voluto soddisfarla.
Con gesti esasperatamente lenti,, il vampiro si sfilò i guanti, ripiegandoli poi in una tasca dei pantaloni.
“Mi spiace per i tuoi guanti alchemici, Taisa.” mormorò, piegando le dita in metallo della mano destra come per saggiarne la mobilità. “A volte Winry si lascia prendere la mano.”
Roy non rispose, fissando lo sguardo su quell’arto artificiale.
“Ti ha raccontato.” commentò ancora l’altro.
Sapeva già tutto, come diavolo aveva fatto?
Il biondo ridacchiò, portando il dito indice della stessa mano a picchiettare la propria tempia.
“Ora posso leggerti nel pensiero e parlarti con lo stesso procedimento. Diciamo che è un bel regalo dello scambio equivalente.” spiegò con un sorriso sghembo, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
“Sono un vampiro?” domandò Roy in un soffio, eppure non si sentiva diverso, a parte quella strana sensazione.
Edward scosse il capo, facendo oscillare i lunghi capelli dietro le spalle.
“E’ necessario che tu sia ancora umano.” parve poi riflettere per qualche istante prima di continuare. “Sei solamente mio servo di sangue.”
Il moro si sentì seccare la bocca, mentre credé di perdere una manciata di battiti nel sentire quelle parole esposte con tale calma.
“Non lo senti?” domandò in un basso mormorio il vampiro biondo, incurvando un angolo delle labbra in un ghigno. “Non sentì il mio sangue che scorre in te essere attirato inesorabilmente verso di me?”
Era dannatamente vero, solamente in quell’istante riuscì a decifrare ciò che provava e l’unico essere che magnetizzava la sua attenzione era proprio quel diabolico biondino.
Era totalmente in sua balia, avrebbe fatto qualsiasi cosa ad una sua semplice parola e l’avrebbe fatto perché lo voleva, dannazione, voleva soddisfare ogni suo desiderio di quel diavolo salito in terra.
Quando sentì il fiato freddo dell’altro soffiargli sulla gola, automaticamente inclinò il capo verso la parte opposta, per lasciargli più libertà, socchiudendo gli occhi.
Quando la lingua gelida gli carezzò la pelle bollente rabbrividì emettendo un sospiro, abbandonandosi nel cullare di quelle braccia esili ma forti che lo stringevano a lui.
Quando sentì i canini premere sulla sua carne sino a lacerarla non riuscì a trattenere un gemito, fremendo nel sentire il sangue che sgorgava nella bocca dell’altro.
In un gesto che gli risultò estremamente naturale, s’aggrappò con forza alla schiena del vampiro, artigliandone la veste.
Solamente in quel momento sentì di essere finalmente completo, era un tutt’uno con quelle zanne che avrebbero potuto lacerargli la gola in un istante, con quelle braccia fredde che avrebbero potuto spezzargli le ossa senza sforzo, con quell’essere diabolico e tentatore.
Aveva ceduto, o meglio, non aveva potuto opporre alcuna resistenza.
Le leggende non parlavano forse di un qualche potere ipnotico nei vampiri?
Ebbene, probabilmente era caduto come un bambolotto in suo potere.
In quel momento, però, non v’era altro posto che avrebbe potuto desiderare.
L’odore ed il gusto del sangue si mischiavano nei suoi sensi, mentre Edward lo faceva bere, stringendoselo contro e sospingendo con ferma gentilezza il capo contro il proprio collo candido, facendolo nutrire di quel nettare che offuscava i suoi pensieri facendoli confondere con quelli dell’altro.
Quando sarebbe finito tutto ciò?
Non sapeva più che cosa avrebbe dovuto desiderare.
“Presto, molto presto.” un sussurro a fior di labbra, vermiglio contro vermiglio mentre chiudeva gli occhi e si lasciava cullare in un gelido abbraccio inspiegabilmente rassicurante.




Angolino dell'autrice
Eccomi di nuovo ad assillarvi! XD
Ebbene sì, sono riuscita a non far passare un’infinità di tempo, prima di aggiornare! (sempre sotto l’attenta guardia di My Pride, alla quale credo s’aggiungerà la cara Liris… ^^)
Beh, che dire…
Finalmente si è scoperto qualcosa di più sul passato della meccanica pazza…. Brrrrr… Mi sto chiedendo io stessa perché mai l’ho messa nella storia, ma mi consolo pensando a che fine le farò fare!u.u *gongola*
Beeeeeeeeeeene, bene… ihihi, non posso non far saltare Edward addosso a Roy, specialmente se è così spaesato, porello… XD *maniaca e sadica*
Ma passiamo a rispondere alle bellissime recensioni! ^^

§ My Pride §
Nuoooo, non torturami con le gocciole, per favore!! XD *mangia i pan di stelle*
Mmmm… Beh, spero che questo capitolo ti sia gradito, vampirozza, ma da msn mi pareva proprio di si!ù_ù
Kukuku, che brutta cosa dare così tanto spazio a quella meccanica… ç_ç Ho avuto tanta paura….
So già che vorresti tirarle dietro il pc, ma aspetta, sai già che fine farà!è.è
Gnaaaa, dimmi che ne pensiiiii!!! *_*
Ti voglio bene! Ciau vampirozza!!

§ 989cricri §
^/////^ Waaaaa, no, mi fai imbarazzare se mi fai tutti questi complimenti!
*gongola felice* Stai gonfiando il mio ego, e non è ma un bene! XD
Ok, ritorno una comune mortale per ringraziarti infinitamente, sono davvero felice che ti piaccia così tanto la mia storia e spero che continui ad appassionarti!! ^^

§ Liris §
Ma tesoro mio!!!
Mai star lontano dal cibo, non si fa!! °_° Io mangio attaccata al pc infatti! XD
Ihihih, come hai visto, faccio stare Alphonse bravo, dato che il nii-san deve “fare delle cose” con il povero Roy…ù_ù
Nuoooo, anche tu ti aggiungi alle minacce della My Pride?!? XD
Dai, va bene comunque….ù_ù Sopporterò stoicamente! XD
A proposito, tu ce l’hai un contatto msn?!?!? °_°
Un bacio! ^^

Voglio anche ringraziare chi ha inserito la fic tra le preferite! Grazie a:
1 - black_soul
2 - emmychan
3 - giaggia
4 - giochan
5 - inuyasha94
6 - kuroda9540
7 - Liris
8 - Lucia_Elric
9 - MatyXV
10 - My Pride
11 - nemesi06
12 - niwa
13 - punk92

Un ringraziamento anche a chi l’ha inserita tra le seguite!
1 - giaggia
2 - Liris
3 - My Pride

E concludo ringraziando anche chi ha solamente letto, commenti, critiche e consigli sono sempre benvenuti! ^^
Alla prossima!!
Kiss
  
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