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Autore: WibblyVale    08/10/2016    2 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Qualche giorno prima del ritorno di Kakashi a Konoha, Itachi Uchiha guardava il proprio fratello steso davanti a sé, l’aveva appena liberato dal Segno Maledetto di Orochimaru che stava per prendere il sopravvento.
Un leggero sorriso si disegnò sulle sue labbra. Finalmente, dopo anni di sofferenze, poteva riposare tranquillo, aveva pochi rimpianti e gli restava un’ultima cosa da fare prima che suo fratello si rialzasse, prima di poter lasciare definitivamente quel mondo.
Fece un paio di segni con le mani e un corvo apparve davanti a lui. Itachi allungò il braccio e l’animale vi si posò sopra. Si tolse la collana e gliela consegnò, poi con i suoi occhi impresse i suoi pensieri, un discorso che si era preparato per l’occasione. Sperava che lo raggiungesse.
“È a Konoha” disse sottovoce. “Sono sicuro che sia lì.”
Il corvo lasciò il suo braccio giusto in tempo. Sasuke era lì in piedi davanti a lui, si sorreggeva a malapena, ma doveva finire il proprio lavoro. Itachi ricacciò indietro le lacrime e gli sorrise dolcemente.
“Ce l’hai fatta, fratello.” Ancora qualche passo barcollante, ancora qualche parola che era sicuro essere significativa uscì dalle sue labbra, finché non raggiunse il giovane Uchiha. “Ho fatto molti errori” sussurrò più a sé stesso che al fratello. Gli diede un leggero buffetto sulla fronte come faceva quando era più piccolo.
Negli occhi di Sasuke vedeva un misto di liberazione e tristezza. Presto avrebbe scoperto cose che l’avrebbero sconvolto, ma ormai Itachi non avrebbe più potuto aiutarlo. Lui era stato liberato dal suo dolore.
Scivolò a terra i suoi occhi puntarono verso il cielo, alcuni raggi sfuggivano alle nuvole, rivelando un’immensa radiosità dietro quei mostri minacciosi e grigi. Itachi pensò che quella vista non fosse poi così male, gli dava speranza. Era contento che fosse l’ultima cosa che avrebbe visto. Fu l’ultimo pensiero coerente che Itachi Uchiha fece, e a quel punto chiuse i suoi potenti occhi per l’ultima volta.
 
Nella casetta alla riserva dei Nara, Kakashi e Shisui erano seduti nel salotto accanto ai bambini. Avevano appena spiegato loro che lo zio Itachi se n’era andato per sempre.
“E dov’è andato?” chiese Hikaru, mentre Amaya abbassava lo sguardo. Lei sapeva cosa voleva dire, lei aveva già sperimentato quel dolore. “Yaya?” Il bambino si voltò verso di lei.
“È come per la mia mamma e il mio papà, vero? Come per Zenko-sama?” chiese guardando dritta verso Shisui.
L’Uchiha si limitò ad annuire, ancora non riusciva ad affrontare la cosa lui stesso.
“Vuol dire che …” Hikaru cominciava a capire. “Vuol dire che non c’è più?” Ora entrambi i bambini piangevano.
Kakashi accorse ad inginocchiarsi davanti a loro e li strinse tra le braccia. “Lui vi voleva molto bene e mi ha detto che continuerà a proteggervi. Finché voi lo ricorderete lui sarà sempre con voi.”
Shisui si alzò in piedi e si mise accanto a Kakashi, sapeva che se lui si fosse dimostrato forte loro avrebbero potuto farcela.
“Se c’è una cosa di cui sono sicuro è che lo zio Itachi non voleva che fossimo troppo tristi per lui. Voleva che fossimo felici. È giusto essere tristi, ma poi … poi si deve … andare avanti.”
“Zio Shisui …” fece Hikaru. “Tu …”
“Io starò bene. Devo solo tornare in me. E per il tuo bene è meglio se oggi me ne vado un po’ in giro.”
“Shisui vuoi che venga con te?” chiese Kakashi. “I bambini possono stare con i Nara.”
“No.” Shisui sorrise. “Stai con loro. Hanno bisogno di te. Io … ho bisogno di stare da solo.” Si chinò sui bambini e li baciò sulla fronte entrambi. “Torno presto promesso.”
I bambini tirarono su con il naso e dissero che avevano capito. A quel punto Shisui si trasformò in un vecchietto e uscì dalla porta.
“Papà … Puoi spiegarmi perché si deve morire?” chiese a quel punto Hikaru.
Kakashi sbarrò gli occhi, non si aspettava quella domanda, e cosa peggiore non sapeva come rispondere. Dire “è così che funziona” non avrebbe dato nessuna consolazione a un paio di bambini.
“Non lo sai?” domandò suo figlio che aveva sentito la confusione nella sua mente.
“Tanta gente se ne va e non si sa perché?” chiese Amaya scoraggiata.
Kakashi sospirò. “Nessuno sa esattamente perché succeda. Alcuni credono che si vada in un posto migliore, più bello, altri che non si finisca da nessuna parte.” I bambini sgranarono gli occhi terrorizzati. Forse era stato troppo sincero. “Io …” balbettò. “Io credo che qualcosa di noi resti e che non ce ne andiamo mai veramente, mai del tutto. Forse la gente se ne va per ricordarci che dobbiamo vivere al meglio e lasciare qualcosa di buono.”
I bambini rimasero in silenzio per un po’. Poi, Amaya si mordicchiò un labbro, dubbiosa. “Quindi lo zio Itachi è in un posto più bello o è finito nel nulla?”
“Come vi ho detto è sempre con noi.”
“Non hai risposto alla sua domanda, papà!” gli fece notare Hikaru. “Anche la mamma fa così a volte!”
Kakashi sorrise dolcemente. “Itachi è sicuramente in un posto più bello” disse, credendo fermamente che almeno nei ricordi dei bambini quel posto più bello per l’Uchiha esistesse.
Amaya guardò Hikaru in cerca della conferma che Kakashi dicesse la verità e il piccolo annuì.
In quel momento qualcuno bussò alla porta.
“Gai!” gridò il moretto e corse ad aprire.
Kakashi guardò il suo amico entrare e provò il desiderio di abbracciarlo. Avere visto Shisui soffrire così tanto per la morte dell’amico aveva messo tutte le cose sotto una luce diversa.
“Grazie per avermeli portati a casa” disse, mentre il ninja verde raccoglieva i bambini da terra.
“Ma figurati.”
“Ti andrebbe una sfida più tardi?” chiese.
Gai sbarrò gli occhi sorpreso, stava per dire qualcosa ma Hikaru lo precedette.
“Papà, cosa vuol dire quello che senti?”
Kakashi decise che la sincerità era l’arma migliore. In fondo Hikaru doveva imparare. “Significa che voglio passare un po’ di tempo con … il mio eterno rivale” disse senza trattenersi dall’alzare gli occhi al cielo. “Perché la sofferenza di Shisui mi ha fatto capire quanto siano importanti gli amici.”
Amaya e Hikaru si guardarono. “Kakashi quello che hai detto è vero” cominciò la bambina. “Ma c’è una cosa che non hai capito …”
 
Shisui aveva preso le sembianze di un ragazzino e si era agilmente intrufolato nel quartiere Uchiha. Non poteva vederlo, ma ne riconosceva alcuni odori. Certo mancava il chiacchiericcio della gente, il profumo di cibo fatto in casa, ma molte cose erano rimaste le stesse.
Si fermò per un po’ davanti a casa di Itachi. Già molto prima di abbandonare il villaggio aveva smesso di visitarla, gli era stato proibito. Poi, proseguì fino ad arrivare davanti alla piccola villetta che era stata la casa della sua infanzia.
Doveva ammettere che provava sentimenti contrastanti per quel quartiere, lo amava e lo odiava, ma quella casa era stata il suo rifugio, e per quanto spesso fosse solo lì dentro, ci era sempre stato bene. Sospirò, ricordando la propria infanzia, come tutto fosse diventato più divertente, come lui avesse cominciato a sentire di vivere veramente da quando aveva stretto amicizia con Itachi.
Si morse le labbra perché stava per rimettersi a piangere, e lui era decisamente stanco di piangere. Uscì dal quartiere e proseguì nell’area boschiva vicina, scostando i rami all’altezza del suo viso e raggiungendo lentamente, persino sbagliando un paio di volte, il luogo più interno. Ora stava lì sul ciglio di quel burrone, dove anni prima lui e Itachi si incontravano in segreto, lo stesso luogo in cui aveva deciso di suicidarsi. Aveva ripreso il suo aspetto, quel luogo aveva un che di sacro non poteva stare lì con l’aspetto di qualcun altro.
Rimase lì nella totale oscurità a sentire il fiume sotto di lui che ruggiva, chiedendosi come quella fatidica notte non fosse spaventato a morte da quel rumore. Ad un tratto, sentì dei passi attutiti avvicinarsi a lui, ma non si voltò.
“Non dovevi stare con i bambini?” chiese l’Uchiha.
“Naruto è arrivato con Sakura, li ho lasciati con loro e Shikamaru. Hanno trovato un nuovo giocattolo” spiegò ridacchiando.
“Perché sei qui?”
“Perché non avevo capito. Shisui … Io …”
L’Uchiha lo fermò portandosi un dito alle labbra. “Posso raccontarti una storia?” chiese.
Kakashi annuì, poi ricordandosi che non poteva essere visto disse di sì.
“Io e Itachi siamo amici posso dire da sempre. Sin da bambini sapevamo che avremmo dovuto annullare ogni cosa di noi, ogni nostro desiderio, per raggiungere uno scopo più grande. Eravamo consapevoli del fatto che finché il nostro obiettivo non fosse stato raggiunto avremmo dovuto rinunciare a tanto. Un terribile pensiero per dei ragazzini, ma noi l’avevamo fatto.” Sorrise leggermente.
“L’unica consolazione era la nostra amicizia. Ci allenavamo insieme e il tutto era riuscito a diventare una sorta di gioco. Quando eravamo insieme ci lasciavamo andare anche a stupidi desideri per il futuro. Un futuro in cui potevamo essere liberi dagli obblighi del villaggio e del clan. Poi un giorno … un giorno qualcosa cambiò. Io iniziai a vederlo in modo diverso e lui iniziò, forse un po’ dopo, non saprei, a fare lo stesso. Sai com’è, no? Quando capisci che l’unica persona che ti completa è lì accanto a te? Quando vorresti condividere ogni gioia e ogni dolore con qualcuno … Sinceramente, non avevo capito cosa mi stava accadendo, non bene almeno, non finché …” Shisui sospirò.
“Sai com’è quando baci una persona e sai che in quel momento ti ha rubato l’anima?” era una domanda retorica. “Be’ fu così che andò. Smettemmo di avere paura. Vivemmo quella relazione con molta tranquillità. Era l’unica parte di noi stessi che poteva essere libera. Certo non la sbandieravamo, ma nemmeno la nascondevamo. Credevamo che almeno in amore potevamo fare ciò che volevamo. Eravamo così ingenui” affermò l’Uchiha con una risata triste.
“Il giorno che capimmo che non potevamo essere liberi di amarci fu proprio il giorno in cui io e te combattemmo. Erano mesi che non passavo del tempo a casa di Itachi, spesso lui veniva da me. Era più tranquillo. In fondo eravamo giovani e … be’ avevamo scoperto l’amore. In ogni caso, la madre di Itachi, soprattutto, chiedeva di me, così approfittai dell’occasione.”
 
La cena a casa del capoclan era stata ottima come al solito. Shisui aveva imparato a cucinare ed era anche bravo, ma niente poteva battere il cibo cucinato da una mamma: c’era amore in quei piatti. Finito di cenare i due giovani e il piccolo Sasuke si ritirarono in camera.
Il bambino pendeva dalle loro labbra. Voleva sapere tutto della sfida che aveva avuto luogo quel giorno. Shisui spiegò le mosse che avevano usato e lodava l’abilità di Kakashi, accompagnato da cenni di assenso dell’amico che rispettava molto il proprio caposquadra e che ripeteva spesso quanto fosse forte.
“Però ti ha battuto!” disse Sasuke sconsolato.
“Devo dire che ne sono contento. È un onore essere battuti dal Copia-ninja e essere in grado di raccontarlo.”
A quel punto Mikoto apparve alla porta della camera e ordinò a Sasuke di prepararsi per andare a letto. Così i due shinobi rimasero soli. Shisui ridacchiò.
“Che c’è?”
“È veramente forte Sas’ke, sono molto fiero sia il mio capo squadra” disse imitando la voce dell’amico.
“Be’? È vero!”
“È carino che tu abbia una cotta.”
“Io non ho nessuna cotta.”
“Sicuro?” chiese ridacchiando.
“Piuttosto tu! Non è che sei gelo…”
“Assolutamente no!”
Itachi sorrise e si sedette sul letto accanto a lui, posandogli una mano sul ginocchio, cominciando ad accarezzarlo distrattamente.
“Il clan ha fatto un gran casino stavolta” commentò Itachi. “Per fortuna hanno scelto te per affrontarlo. Hai combattuto bene” disse sorridendogli.
“Lui meglio.” Ora il suo tono di voce era abbattuto, non perché avesse perso, ma perché si era lasciato sorprendere.
“Ha più esperienza.” La sua mano passò sulla coscia del compagno. “E comunque per noi è stato un bene. Inoltre, ti serviva una lezione da qualcuno …” disse scherzando.
“E detto dal signor Presuntuoso è tutto dire” ridacchiò lui. “Ma io ho un’altra domanda per te.” Itachi lo guardò interrogativo. “Vuoi davvero continuare con quella mano? Non mi importa degli altri, ma è comunque casa di tuo padre e mi pare già piuttosto incazzato.”
Per tutta risposta il figlio del capoclan gli prese il volto tra le mani e lo baciò. Lo coinvolse in un bacio lento, ma passionale. Shisui si sdraiò sulle coperte mentre l’atro ragazzo stava su di lui.
“Ecco perché è meglio casa mia … Questo lettino è minuscolo” disse cercando di riprendere il fiato.
Nel frattempo Itachi si stava togliendo la maglietta, così lui decise di fare lo stesso.
“Puoi sempre andare a dormire nel sacco a pelo per terra” gli consigliò con un sorrisetto.
Shisui fece una smorfia e si mise a baciare il petto nudo di Itachi che stava a cavalcioni su di lui.
“Preferisco … stare … qui …” Si fermò a livello delle sue labbra. “Ti sentiresti solo sennò.”
Itachi lo spinse contro i cuscini.
“Parli sempre troppo” e di nuovo gli chiuse la bocca con un bacio.
 
Itachi scivolò da Shisui e si sdraiò a pancia in su accanto a lui. Entrambi ansimavano e guardavano il soffitto cercando di rallentare i loro battiti accelerati. Le loro mani si cercarono sotto le coperte e si strinsero.
“Non è ora di scendere dal lettino?” domandò Itachi con un tono che risultò meno strafottente di quello che credeva a causa del fiatone.
“Chiudi la bocca.”
“Vorrei che tutti le serate fossero come questa. Papà era arrabbiato, ma alla fine a cena era tranquillo …” disse Itachi.
“Se risolviamo questo schifo, tutto andrà bene.”
Il figlio del capoclan si mise su un fianco e guardò il proprio compagno.
“Ce la faremo?”
Shisui si voltò, gli posò un bacio sulle labbra e tornò ad osservare il soffitto. “Assolutamente.”
Itachi tornò a sdraiarsi.
“Shisui, sai una cosa?”
“No, cosa?”
“Credo di amarti.”
L’Uchiha più grande si voltò verso di lui e lo vide completamente rosso in faccia. Un leggero sorriso gli si dipinse sulle labbra.
“Anche io, Itachi. Anche io credo di amarti.” Itachi non lo guardava ma sorrise.
Shisui si mise a cavalcioni su di lui e lo baciò, mentre le mani del suo compagno gli percorrevano la schiena.
“Vediamo di togliere il credo?” fece l’orfano ammiccando.
Fu in quel momento che tutto precipitò. Fugaku Uchiha entrò improvvisamente nella stanza e rimase sconcertato alla vista dei due giovani. Loro saltarono dal letto e accorsero a rivestirsi. Il capoclan tremava, Shisui vedeva la delusione e la rabbia nei suoi occhi.
“Shisui, fuori da casa mia.”
“Papà, non credo che tu possa …”
“TU TACI! Ho detto fuori da casa mia, se non lo fai giuro che ti uccido. Mi sto trattenendo per rispetto a tuo padre.”
“Pap …”
Shisui pose una mano sulla spalla di Itachi. “Non importa. Vado.”
Mentre usciva e le urla nella stanza crescevano, incontrò la madre del suo ragazzo.
“Che succede?” chiese.
“Makino-san, grazie per la cena” detto ciò il giovane Uchiha uscì.
 
Sapeva che era finita, sapeva che era stato un ingenuo. Passò l’ora successiva a darsi dell’idiota, perché in fondo era quello che era stato: il più grande idiota che l’umanità avesse partorito. Itachi lo raggiunse a casa sua l’ora dopo, mentre lui sedeva nell’oscurità.
“Mi dispiace per mio padre.” Il suo volto era nascosto, ma poteva immaginare la contrizione.
“Non importa, che ha detto?”
“Cosa credi che abbia detto?”
Si sedette accanto a lui sul divano e alla luce della piccola lampada notò il livido sul suo occhio.
“Che cosa ti ha fatto?” gridò furioso.
“Voleva dimostrare un punto, credo.”
Shisui scattò in piedi e andò a prendere una pomata nel cassetto dei medicinali. Tornò a sedersi accanto a Itachi e svitò il barattolo.
“Chiudi gli occhi e dimmi tutto” ordinò, mentre con il dito andava a posare delicatamente la pomata sull’occhio ferito.
Itachi si aggrappò ai bordi della sua maglietta.
“Ovviamente era deluso” fece con un tono sarcastico. “Quando gli ho detto che questa era la mia vita e che potevo farne quello che volevo, mi ha risposto che la mia vita non mi appartiene. Ciò che ci si aspetta da me è che io mi sposi con una giovane del clan di ottima famiglia e che con lei faccia tanti figli, che possano portare avanti la causa Uchiha. Queste stupide cose da ragazzini me le devo scordare. Gli ho detto che non è così, che ti amo … Lui ha risposto che …”
“Farà in modo che io sparisca dalla circolazione se necessario.” Itachi annuì. “Forse è meglio finirla.”
Il figlio del capoclan sbarrò gli occhi, costringendo Shisui ad allontanare il dito.
“Non dire sciocchezze.”
“Itachi … Non possiamo rischiare la tua posizione.”
“Cazzo, Shisui! Questa era l’unica cosa che poteva essere nostra … l’unica che voglio!”
“Sai credo che non si possa avere ciò che si vuole. Tuo padre non ci permetterà più di vederci.”
“Eddai già ci vediamo di nascosto!”
“Itachi … Non stai solo cercando di fare qualcosa che lo infastidisca?”
L’Uchiha più giovane ringhiò. “Vaffanculo! Credi che per me sia un gioco o una forma di ribellione?”
“No, certo che no.” Gli sorrise. “Anche tu … sei l’unica cosa che voglio.” Si mise a cavalcioni su di lui e lo baciò. “Risolveremo anche questa.”

 
“… Imparammo a nasconderci. A credere che ciò che provavamo fosse … be’ che dovesse essere un segreto. Poi … Poi ci odiammo, per esserci traditi e abbandonati a vicenda. Quando eravamo insieme, ci parlavamo a malapena. Credo che lui continuasse a venire da me, per punirsi. Io facevo lo stesso. Mi dicevo che lui era diventato così, che aveva fatto quello che aveva fatto, a causa mia. Era come se l’uomo che avevo amato fosse morto, e così era per lui.”
Shisui si passò una mano tra i capelli e sorrise.
“Poi, arrivò Shiori, e lei ovviamente sapeva tutto. Trovò il modo di farci riconciliare e piano piano capimmo che … che in fondo quello che eravamo non era sparito del tutto, poteva tornare. Nonostante ciò, non abbiamo mai urlato tutto questo, non lo dicevamo ad alta voce. In casa tutti sapevano, ma noi avevamo imparato a nasconderlo. Non a vederlo come uno sbaglio, no. Quello mai, ma a vederlo come qualcosa che doveva rimanere chiuso. Non gli ho nemmeno più detto che … E ora lui è morto. Non che sperassi in una conclusione felice per noi, ma …”
Kakashi gli posò una mano sulla spalla.
“Mi dispiace, Shisui. Mi dispiace davvero tanto.”
“Grazie, ma non sto dicendo questo per avere la tua comprensione. Ti sto dicendo questo perché tu non faccia i miei stessi errori. Non … non lasciare che la rabbia, l’odio per quello che è successo tra te e Shiori offuschi ciò che avete. Sono d’accordo che i suoi metodi non siano stati dei migliori, ma hanno funzionato. Kakashi, non perdere qualcosa che rimpiangeresti.”
“Tu e Itachi avete molto da dire sulla mia relazione!” esclamò il Copia-ninja incrociando le braccia. “Ma temo che non siano affari tuoi come non erano suoi.”
“No, forse hai ragione, ma Shiori è nostra amica. Ci teniamo a lei. Vogliamo solo che quando finalmente tornerà a casa sia felice.”
Kakashi si ammorbidì. “Io … ora non so cosa succederà. Voglio solo che torni a casa, non riesco a pensare a nient’altro. Ciò che accadrà dopo non è una cosa di cui voglio occuparmi ora.”
“D’accordo, ma pensaci. Non è bello perdere l’amore della tua vita, io l’ho perso due volte.” A quel punto Shisui scoppiò a ridere. “Suona così melodrammatico, vero? Tanto da sembrare stupido. Ho preso in giro Itachi per giorni quando ha usato le stesse parole, e ora mi metto a usarle io, ahaha.”
I due shinobi rimasero in silenzio per qualche minuto, poi Shisui sospirò.
“Grazie per avermi ascoltato.”
“Figurati.”
“Ora …”
Kakashi comprese. “Devo tornare dai bambini.”
Così lo lasciò lì. Shisui non avrebbe saputo dire quanto passò prima che il corvo lo raggiungesse, si posò sulla sua spalla, poi camminò per il suo braccio fino a raggiungere il polso. L’Uchiha capì che doveva aprire la mano. Qualcosa vi cadde dentro era rotondo e viscido.
“Bastardo!” esclamò. Si tolse gli occhiali da sole e cominciò le procedure per un trapianto parziale, poi avrebbe chiesto a Tsunade di controllarlo e di completare la cosa. Nel frattempo, il corvo si andò a posare su di un ramo.
Ci volle un po’ di tempo, quando ricominciò a vedere il mondo attorno a lui il sole stava tramontando. Sorrise, non c’era momento più bello per ricominciare a vedere. Osservò l’acqua scendere dalla cascata e gettarsi nel fiume, il sole rifletteva in essa i suoi ultimi raggi, mentre si nascondeva tra le verdi colline.
Alzò la mano, richiamando il corvo a sé, e lui si posò sul suo avambraccio. Shisui se lo portò all’altezza del viso e lo guardò negli occhi. Ciò che Itachi aveva impresso dentro di lui si riversò nella sua mente.
“È arrivato il momento. Devo andare.” Sembrava che si stesse trattenendo dal piangere. “Ti lascio un paio di cose che mi interessa che tu abbia.” Lo vide sfilarsi la collana. “Questa appartiene a te, è sempre appartenuta a te. Il corvo ha il tuo occhio, ti prego fai in modo di renderlo di nuovo operativo.” Deglutì un paio di volte. “Avrei davvero voluto risolvere tutto, avrei davvero voluto lasciare che Sasuke prendesse il posto di mio padre come capoclan, avrei davvero voluto … quella casa tranquilla fuori dal villaggio. E mi sento così stupido per avere ancora questi desideri arrivato a questo punto, ma … Mi dispiace per tutto.” Itachi si schiarì la gola.
“Ho baciato Shiori, è stato diverso, però bello. Forse te lo sto dicendo perché così tu possa avercela un po’ con me, ma so che non funziona così tra noi. Insomma, tu sai perché l’ho fatto, e sai anche che … Cazzo Shisui! A volte mi chiedo come abbiamo fatto ad arrivare fino a questo punto. Mi sei mancato in questi anni, e nell’ultimo periodo era come se … be’ mi stai rendendo più difficile morire. Io ti …” Itachi sorrise. “Sai Shisui, io credo di amarti.”
L’immagine dell’Uchiha sparì dalla sua mente e il corvo lasciò cadere la collana nella mano di Shisui prima di sparire in una nuvola di fumo. Lo shinobi si mise la collana intorno al collo e lasciò che le lacrime scendessero, annebbiandogli la vista.
“Anche io credo di amarti” gridò più forte che poteva, così che la sua voce potesse raggiungerlo.
 
A chilometri di distanza Shiori era accasciata sul pavimento. I suoi polsi erano rovinati dalle catene così come le sue caviglie. La leggera camiciola che aveva addosso, non la riparava per niente dal freddo di quella cella di mattoni.
Yoharu non passava da due giorni, ma lo sentiva agitarsi ai piani superiori. Stavano preparando qualcosa. Ogni tanto uno dei cloni scendeva, le portava cibo e le faceva un’iniezione di calmante. Quel giorno però il mercenario della Kumori si fece rivedere alla sua porta. Sembrava allegro e soddisfatto, ciò nonostante Shiori si rannicchiò in un angolo. Difficilmente tratteneva la sua furia quando la vedeva.
Yoharu entrò sorridente e la costrinse ad alzarsi in piedi mettendole le mani sotto le ascelle. Shiori percepì che voleva guardarla negli occhi.
“Che c’è il tuo infiltrato ha raggiunto il suo obiettivo e vuoi sputarmelo in faccia?” chiese con tono strafottente, ma in realtà aveva paura che la risposta fosse sì.
Il mercenario la schiaffeggio, facendola ricadere a terra. Le si inginocchiò accanto e le strinse la gola.
“Non usare quel tono con me” ringhiò. “Presto avremo visite. Kabuto si è fatto un nuovo amico. Ha deciso che parteciperemo alla guerra. Distruggeremo ciò che ami. Poi, finalmente, dopo che avrai perso tutto. Ti ucciderò con le mie mani.”
“Non sono così facili da sconfiggere” affermò la donna con la voce rotta a causa delle mani attorno al proprio collo.
“Be’ uno di loro già se n’è andato.” Shiori sbarrò gli occhi e Yoharu rise malvagio. Poi, avvicinò le sue labbra all’orecchio della propria prigioniera. “Sasuke ha ucciso Itachi Uchiha” sussurrò.
Shiori non ci credette immediatamente, ma sentiva che il mercenario era sincero. Sentì il dolore e la rabbia crescere in lei, così forte da non poterlo sopportare e urlò. Sperava che quelle urla lo facessero uscire, lo attenuassero ma nulla, non era possibile.
Riaprì gli occhi ricolmi di lacrime, e solo allora si accorse che la presa su di lei se n’era andata. Yoharu era rannicchiato all’angolo opposto della stanza, vicino alla porta e la guardava terrorizzato. Shiori perlustrò il mondo introno a sé, e sentì come il suo dolore, nonostante la stanchezza e la mancanza di chakra, era uscito da lei arrivando chissà dove.
Il mercenario scivolò lungo il muro, ancora sconvolto e si richiuse in fretta la porta dietro di sé. La prigioniera si rilassò e pianse, pianse fino a che gli occhi non le bruciarono e continuò oltre.
“Mi dispiace. Mi dispiace. Io … io dovevo … salvarti” sussurrò. “IO DOVEVO SALVARTI” urlò. Si sentiva un fallimento, e il mondo aveva perso uno dei suoi uomini più coraggiosi, uno dei suoi uomini più buoni.
Passò ore in quello stato, cadendo in uno strano dormiveglia fatto di incubi e quando si risvegliava ricominciava a piangere. Sentiva sopra di lei la gente agitarsi, le sue sensazioni probabilmente stavano continuando a fluire da lei, anche se in maniera meno potente, rispetto al primo getto.
“Itachi ...” Si alzò in piedi, cercando di sostenersi contro il muro, le lacrime ancora sembravano non voler finire. Si asciugò gli occhi e tirò su con il naso. “… Non mi arrenderò più.”
 
 
 
 
 
Angolo della logorroica autrice
Salve a tutti!
Mi sono accorta che dopo mesi di silenzio, in questi ultimi capitoli mi sono messa a inserire note continue. Sono in vena di chiacchiere. In questi capitoli stiamo dando solo un piccolo sguardo a Shiori lo so, ma ci sono alcuni eventi importanti a Konoha e una nuova famigliola di cui mi diverto a scrivere. Ma prometto che mi farò perdonare e presto la nostra protagonista ritornerà e già ora la possiamo vedere piuttosto determinata a calciare sederi per le Cinque Grandi Terre Ninja, anche se per ora è ancora in catene.
Visto che ci siamo una piccola nota anche su Itachi e Shisui … Volevo inserire la loro storia nel momento del flashback su Shisui, quando lui e Shiori si incontrano, in quel momento però ho avuto paura di andare troppo ooc con i personaggi. A entrambi si addiceva l’idea di un amore tragico, dei due ninja devoti al villaggio e dediti alla salvezza del loro mondo, un amore sembrava qualcosa di così terreno e infimo per due uomini che aspiravano a ciò. Così il momento giusto è sfumato in un baleno e be’ parlavo di amore tragico, no? La mia vena sadica così ha preso il sopravvento, e per lei il momento perfetto per rivelare il loro amore era alla morte di Itachi.
Ok, ora smetto di annoiarvi! Ringrazio tutti per continuare a seguire e leggere la mia storia, mi fate veramente felice *.*
A presto!
WibblyVale
  
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