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Autore: _ Arya _    09/10/2016    5 recensioni
Questa storia é il seguito di "On adventure with the Pirate" e riprende qualche mese dopo l'epilogo.
Rumplestiltskin ha dichiarato guerra ad Emma Swan, e di conseguenza a tutta la sua famiglia e il suo regno. La sua intenzione é quella di scagliare una maledizione simile a quella di Regina, ma peggiore: lasciare a tutti i propri ricordi, e far perdere ad Emma le persone che pié ama: suo marito e suo figlio.
La maledizione verrà lanciata... ma tutto andrà secondo i piani dell'Oscuro?
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[Dal Prologo]
-No! Killian no... non voglio perderti...- sussurrai quasi senza voce tra i singhiozzi, e lo guardai con disperazione in quello stato dal quale non poteva far nulla per liberarsi.
-Ti amo...- vidi le sue labbra pronunciare, prima di iniziare a contorcersi sotto il controllo del suo acerrimo nemico, che sembrava gli stesse causando dolore in ogni fibra del corpo. Era come se lo stesse causando anche a me, perché io e lui eravamo una cosa sola
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The strange new world










EMMA POV

Ero così elettrizzata all'idea di riavere il mio pirata con me, che non ero riuscita a contenermi dal baciarlo ogni due minuti. L'avevo aiutato ad indossare i suoi nuovi abiti, che aveva molto apprezzato nonostante li avesse definiti “bizzarri” e ovviamente erano rigorosamente neri e di pelle. A dir la verità avevo trovato difficile credere che qualcosa potesse renderlo affascinante quanto la sua tenuta da pirata, ma avevo dovuto ricredermi. I vestiti, semplicemente, avevano poca influenza sul suo aspetto: avrebbe potuto indossare un sacco della spazzatura e sarebbe comunque stato l'uomo più bello del mondo. L'unica cosa che gli mancava era l'uncino, ma nessuno l'avrebbe lasciato uscire dall'ospedale con un oggetto di metallo piuttosto pericoloso al posto della mano, quindi gliel'avrei ridato a casa.
Avevo molto apprezzato, invece, che non avesse fatto scenate durante le raccomandazioni del dottore, anche se non ero certa gli avrebbe dato ascolto. Nonostante gli fosse stato permesso di tornare a casa, infatti, doveva riposare il più possibile – facendo una o due passeggiate da mezz'ora al giorno. In più avrebbe dovuto mangiare in modo salutare, prendere vitamine e disgustosi integratori di ferro. Poi, ovviamente, aveva un programma di fisioterapia che avrebbe dovuto seguire insieme a Sarah.
-Signora Jones, permette una parola?
-Certo...- borbottai perplessa alla richiesta del dottore, e scoccai una veloce occhiata a Killian. Era preso dalla lettura delle sue carte di dimissioni – ed era probabilmente l'unica persona al mondo che le leggeva – quindi immaginai di avere un po' di tempo.
Raggiunsi quindi l'uomo in fondo alla stanza, indecisa se essere spaventata o meno da tutta quella segretezza: c'era qualcosa di Killian che non aveva voluto condividere davanti a lui? Aveva subito qualche altro danno di cui non mi ero resa conto?
-Signora Jones, so che è stata visitata per il post parto. Come sta?
-Sto bene.- feci, sempre più confusa -Mi hanno detto che è... tutto a posto. Perché?
-Beh... non volevo dirlo davanti a suo marito. Quando ho detto niente sforzi... sarebbe meglio evitare anche i rapporti sessuali per un po'.
-Oh...
-Non è legato allo stato fisico di suo marito. Non solo, almeno. Dopo un lungo stato di coma serve tempo per recuperare tutte le funzionalità e... eventuali disfunzioni, soprattutto di questo genere, psicologicamente possono essere abbastanza traumatiche. Soprattutto per un uomo come lui.
Annuii, anche se piuttosto incerta. Mi stava dicendo che Killian avrebbe potuto non essere in grado di arrivare ad un... rapporto completo? Con quale scusa l'avrei fermato, dato che entrambi non vedevamo l'ora di riavere la nostra intimità? Non aveva tutti i torti, certo: se per caso qualcosa fosse andato storto, l'uomo avrebbe potuto vergognarsi e tormentarsi e ciò non avrebbe portato a nulla di buono, avrebbe solo sofferto e io per lui.
-Swan, ho fatto. Tutto a posto?
-Oh... sì, scusa, arrivo!- mi riscossi, raggiungendolo velocemente seguita dal medico -Grazie di tutto dottore. A presto!
-A presto... e auguri di pronta guarigione signor Jones!
-Vi ringrazio, arrivederci.
Poi non esitò un attimo a prendermi per mano e stamparmi un bacio dopo qualche passo, appena fummo lontani da sguardi indiscreti. Come avrei resistito dal saltargli addosso, era un mistero. O forse non l'avrei fatto: quello del dottore non era che un “se”... ed ero abbastanza certa che un pirata bicentenario e passionale come nessun altro, difficilmente avrebbe potuto avere problemi di quel genere. A dirla tutta, mi sembrava quasi impossibile. Dopotutto, come avevano detto tutti i medici, aveva avuto una ripresa che aveva dell'incredibile. Mio marito non era un uomo qualsiasi.
-Ehi, dobbiamo passare in farmacia prima di tornare a casa... vuoi che ci fermiamo anche a prendere da mangiare?
-Farmacia? Swan, non penserai sul serio che mi voglia imbottire con quelle schifezze? Ho sorriso e annuito da idiota giusto per non discutere. Saremo anche in un altro mondo in cui esistono queste... pillole, ma io non ho intenzione di adattarmi dato che torneremo a casa. D'accordo?
-D'accordo.- mi ritrovai ad accettare, senza discutere.
Che altro potevo dire? Io volevo che si rimettesse completamente il prima possibile, ma non aveva tutti i torti neanche lui. Le pillole per il mal di testa erano diventate una dipendenza per me, e non ero certa che fosse una cosa buona. Tornati nella foresta incantata sarei tornata farne a meno e, fino a che mi fossi riabituata, sarebbe stato sicuramente spiacevole. Non potevo costringerlo a prendere quella roba, che non ne andava della sua vita. Avrebbero potuto aiutarlo a rafforzarsi, ma non era escluso che potesse farcela da solo... come sempre.
Le mie incertezze si offuscarono completamente, quando in risposta al mio assenso mi prese in vita e incollò le labbra alle mie, per un bacio inebriante e intenso. Dio, quanto mi era mancato.
-Sei venuta con quella nave a due ruote di cui mi parlavi?
-Macchina, uomo delle caverne, si chiama macchina... sì, sono venuta con quella- gli sussurrai sulle labbra, ancora aggrappata alle sue spalle -Andremo a prendere da mangiare in un ristorante che ti piacerà e potrai sconvolgerti guardando fuori dal finestrino... e poi a casa dai bambini. Ci stai? Il giro turistico te lo farò fare un altro giorno.
-A me sta bene, splendore. Cosa mi porti a mangiare?
-E' un ristorante con piatti tipici di una terra di questo mondo... è uno dei miei preferiti, vedrai.
-Mhm. Più che di cibo io ho fame di te, però...
-Ancora un po' di pazienza, Capitano...- sussurrai, prima che venissimo colpiti dall'aria fredda invernale – non poi così gelata per noi, abituati a ben peggio. Tuttavia mi strinsi a lui, così, semplicemente perché mi andava di sentirlo vicino. Tra i due non sapevo davvero chi fosse più entusiasta del fatto che stesse tornando a casa.
-Wow Swan... dal vivo queste macchine sono interessanti. Devi insegnarmi a governarle.
-Guidarle. E poi non è così facile... si fanno dei... uhm, delle lezioni. Parecchie. Non penso rimarremo qui abbastanza tempo perché tu prenda la patente.
-Bah, queste diavolerie moderne sono complicate. E sono strane pure le case... rettangolari e alte!
Evitare di ridere fu davvero difficile, il suo approccio con la tecnologia era decisamente più difficile di quanto non lo fosse stato il mio! Ma perché mi sorprendevo? Anche nel nostro mondo trovava bizzarre le ultime “diavolerie moderne”, lo ricordavo bene!
-Domani pomeriggio andiamo in giro, ci sono tante cose strane. La mattina lavoro, dovrai rimanere coi bambini, ok?
-Assolutamente, dolcezza. Ma potresti anche smettere di lavorare, ormai non serve...
-Ancora per un po' magari. Ma non mi va di parlarne ora... benvenuto alla mia “nave”!- esclamai, quando ci trovammo di fronte al mio maggiolino giallo, che avevo imparato ad apprezzare. Era piccolo, ma aveva quattro posti: perfetto per la nostra famiglia.
-Wow. Questa mi piace molto di più di quei marchingegni grigi e scuri qui intorno! Hai gusto!
-Avevi dubbi?- risi -Facciamo così, se quando ti sarai rimesso per bene siamo ancora qui, ti do' qualche lezione per divertirci...
-Ma io sto già bene!
-Sai che non è del tutto vero, non fare i capricci e seguimi! Ora guido io.
Per convincerlo a smetterla gli diedi un bacio a stampo, poi entrai in auto e gli aprii lo sportello e lo osservai entrare curioso. Sì, era decisamente molto più antico di me. Nonostante avessi trovato strambe tutte quelle novità e avessi ancora molto da imparare, avevo iniziato ad adattarmi fin da subito. Ma cosa potevo aspettarmi da un temibile quanto adorabile pirata di 200 anni?
-Adesso devi tirare lo sportello per chiudere. Non troppo forte ma neanche troppo piano.
Mi guardò perplesso e alla fine annuì, facendo come gli avevo detto. Tirò più forte del dovuto ma non fu poi tanto male, dato che la macchina rimase integra. Era buffo guardarlo.
-Ok... adesso ti metto la cintura. Guarda come si fa, così la prossima volta ci pensi da solo.- sorrisi, poi mi allungai al di sopra di lui e, in un attimo, mi ritrovai le sue braccia a stringermi e le labbra a baciarmi con intensità. Resistere fu impossibile, così dimenticai ciò che stavo facendo e ricambiai, prendendogli il viso tra le mani. Per un attimo mi sfiorò il pensiero che fare l'amore in macchina avrebbe potuto essere davvero molto eccitante. Ma eravamo in un luogo pubblico.
-Hook, lasciami concentrare... ti prego...- borbottai sulle sue labbra, e allungai una mano per tirare la cintura e agganciarla. Se non avesse smesso, non sapevo davvero con quale forza sarei riuscita a resistere dal saltargli addosso in quel momento esatto.
-Va bene, principessa. Ma solo fino a che non torniamo a casa.
-Vedremo. Ti ricordo che siamo in una casa “piccola”... e non siamo soli. Diciamo che l'intera casa è grande quanto la nostra camera da letto- e la nostra camera da letto era davvero molto grande, ma non dovevamo condividerla con nessuno: era facile avere un po' di privacy. Ciò non voleva dire che avrei aspettato fino a che non fossimo tornati a casa, però, serviva solo organizzarsi.
-Va bene. Ti lascio concentrare.
-Bene... e non mettere il broncio, su!- esclamai, lasciandogli un ultimo bacio più casto prima di mettere in moto e partire. Usciti sulla strada, lui incollò quasi letteralmente il viso al finestrino, con un paio di esclamazioni di meraviglia... sembrava proprio un bambino! Se non stessi guidando gli avrei fatto una foto con cui ricattarlo in futuro.
-Ma quello cos'è? Una bussola gigante moderna, tipo?
-Si chiama Big Ben, è la torre con la campana e l'orologio della sede del parlamento...
-Parlamento?
-Una specie di... governo. Cioè, hanno anche una regina e il castello... ma le cose sono un po' diverse rispetto al nostro mondo.
-Me n'ero accorto... secondo te si può navigare in questo fiume?
-Sì, ma... è complicato. Non puoi prendere una barca e andare. Ti spiegherò tutto... con calma.
Lui annuì e continuò a guardare fuori curioso, così potei concentrarmi sulla guida, spiegandogli pochi dettagli quando eravamo fermi ai semafori. Anche il traffico lo destabilizzò parecchio, non era abituato a così tante navi o carrozze tutte insieme. Anch'io, dopo quasi un anno, dovevo ammettere di non essermi ancora abituata a quell'affollamento... o meglio, lo ero, ma lo detestavo. Preferivo muovermi in metro quando era possibile, alla fine risultava molto più veloce. Quando ero coi bambini, però, era meglio la macchina.
-Ancora due minuti e ci siamo. Non stiamo proprio in centro, ma la zona è molto carina. E il mio ristorante cinese preferito è proprio davanti casa!
-Ooooh, cinese! Lla popolazione antica di guerrieri? Ci sono anche qui?
-Sì ma... diciamo che ora sono... una popolazione moderna.- spiegai, per imboccare finalmente la nostra stradina. A dir la verità, mi piacevano molto di più queste villette, un po' più simili a quelle del mio regno, piuttosto che gli alti palazzi grigi del centro. In più la zona era tranquilla, i vicini non erano affatto male e i parchi dove portavo Liam e Leia non erano mai troppo affollati. Ashley aveva anche un piccolo giardino, in cui sedersi a prendere aria era molto piacevole.
-Eccoci qua!- indicai il ristorantino, non appena parcheggiata la macchina.
-Ristorante Buddha. Originale.
-Che? Sai leggere il cinese?- esclamai sorpresa: ovviamente c'era anche l'insegna in inglese ma dalla nostra angolazione non si poteva vedere, ne ero certa.
-Non sai quante cose insegnano alla Marina Reale, Swan... so leggerlo e anche scriverlo. Sono praticamente un genio!
-Sì, come no!- risi colpendolo piano sulla spalla, per poi uscire dall'auto ed aprirgli lo sportello. Fece un po' di fatica, un po' perché era piuttosto alto per una macchina così piccola e un po' perché aveva ancora qualche difficoltà nei movimenti. A occhio esterno, però, era quasi impercettibile.
Istintivamente gli presi la mano ed entrammo, e ovviamente la prima cosa che fece fu scrutare l'ambiente. Nonostante i cinesi esistessero anche nella Foresta Incantata, la loro cultura era molto lontana dalla nostra, anche geograficamente. Mulan discendeva da loro, ma la sua famiglia era arrivata da noi da ormai tre generazioni.
-Ha una bella atmosfera questo posto. Non c'è troppa luce, somiglia un po' alle nostre taverne ma è più elegante...
-Una volta possiamo venire a mangiare qui. Ora però ho lasciato sola Ashley coi bambini e...
-Certo, non facciamoli aspettare. Voglio strapazzarmeli per bene!
-Saranno felici di avere il loro papà a casa...- sorrisi, stringendogli forte la mano dato che non era il caso di fare dimostrazioni d'affetto eccessive in pubblico.
-Buongiorno Emma, come stai?- mi salutò il simpatico cameriere che ormai mi conosceva alla perfezione.
-Buongiorno Tian! Bene grazie e tu?
-Benissimo cara. E... ho finalmente il piacere di conoscere tuo marito? È lui?
-Sì! Killian, lui è Tian e mi ha sempre suggerito i migliori piatti... Tian, lui è Killian.
-E' davvero un piacere! È bello vedervi insieme... si vede che Emma è felice, ora.
-Il piacere è mio! Emma è una gran golosa, quindi grazie per averla sopportata...- scherzò, e i due risero di gusto, mentre io mi limitai a scoccargli delle finte occhiate offese.
Non ero solita raccontare i fatti miei al personale di tutti i ristoranti che frequentavo, ma il giovane era un'eccezione. Un paio di mesi dopo il mio arrivo, avevo approfittato della giornata libera per godermi un buon pranzo insieme a Liam. Era stato tutto buonissimo, ovviamente, ma ad un certo punto mi era salita la nausea ed ero dovuta correre in bagno, pregando il giovane di tenere d'occhio mio figlio. Quando ero tornata, probabilmente pallida come un fantasma, Tian si era offerto di prepararmi un infuso di erbe e di riaccompagnarmi a casa. Così, gustando il mio tè alle erbe, per qualche ragione gli avevo raccontato tutto... più o meno. Gli avevo raccontato la storia ufficiale che avevamo costruito con Ashley e gli avevo rivelato di non stare molto bene perché ero stressata per via di mio marito. Da quel giorno, passavo di lì ogni volta che potevo, anche solo per prendere due involtini primavera o un dolce con del tè e chiacchierare col ragazzo, quando aveva tempo.
-Quando smetterete di ridere di me... potresti farmi preparare tre porzioni di involtini e ravioli con la carne... poi maiale in agrodolce, pollo con funghi e bambù e riso al curry? E spaghetti di soia, magari. Lascerei scegliere lui ma siamo un po' di fretta...
-Certo! Accomodatevi dove volete, 15 minuti e vi porto tutto.



-Stai pensando quello che penso io, Swan?
-Credo... di sì. Ma il cibo si raffredda...
-Emma. Non mi importa nulla del cibo in questo momento.
Appena rientrati a casa mi ero recata in salotto per salutare Ashley e i bambini, ma al posto loro avevo trovato un biglietto sul tavolo: “Ho portato i piccoli al parco, se non ci trovi non preoccuparti, torniamo presto”. Ovviamente, Killian era arrivato subito dietro di me per leggere il messaggio.
Ci guardammo per un attimo, indecisi sul da farsi. Quando erano usciti? E quando sarebbero tornati? Avremmo avuto abbastanza tempo per poter godere appieno l'uno dell'altra? E le raccomandazioni del dottore di cui Killian non sapeva nulla?
-Oh, al diavolo!- esclamai, e mi gettai contro di lui con foga, stringendogli i fianchi e catturandogli le labbra in un bacio carico di passione irrefrenabile, che non sapevo come avevo fatto a contenere fino a quel momento.
Al diavolo il dottore, lui non conosceva il mio pirata. E al diavolo il tempismo, eravamo soli in casa e desiderosi di appartenerci dopo tanto tempo.
Killian ricambiò all'istante, spingendomi sul divano per poi posizionarsi a cavalcioni sopra di me e continuare a baciarmi. Amavamo entrambi l'avventura e il rischio, e il fatto che la nostra amica potesse tornare in qualsiasi momento rendeva il tutto decisamente eccitante.
-Ti amo principessa, non sai da quanto aspettavo questo momento...
-Ti amo anch'io Capitano, e vale lo stesso per me...- ansimai sulle sue labbra, stringendogli la vita tra le gambe e liberandolo della giacca in una frazione di secondo. Volevo godere al massimo del suo corpo forte e muscoloso che sapeva stringermi e farmi sentire amata come non mai.
Lasciai che mi tirasse su per potermi liberare anche della mia giacca e lanciarla in disparte, poi lo tirai nuovamente sopra di me e gli morsi un labbro con voracità mentre la sua mano andava ad insinuarsi nella mia maglia.
-Dio, mi piace questo corsetto... ti lascia molto più scoperta. Hai la pelle sempre così morbida...
-Si chiama reggiseno- borbottai, inarcando la schiena a causa delle ondate di piacere e calore che mi provocava ad ogni tocco.
Fu nel momento in cui sbottonai il primo bottone della sua camicia, che sentimmo la porta sbattere e ci tirammo su con la stessa velocità con cui ci eravamo buttati sul divano. Non senza qualche intoppo, però, dato se che non avessi avuto la prontezza di afferrarlo, Killian sarebbe caduto a terra a causa dell'instabilità che non l'aveva ancora abbandonato del tutto.
-Stai bene?- sussurrai preoccupata, mentre cercava di ricomporsi.
-Sì, sì... ma non ci posso credere. Proprio ora...
-Già... oh ciao Ashley!- squittii nervosa, sistemandomi una ciocca di capelli dietro le orecchie sperando di non essere troppo in disordine. Ormai era troppo tardi per mascherare l'accaduto, però: la ragazza notò subito le due giacche a terra, il nostro affanno e la camicia leggermente sbottonata di Killian.
-Ook... se mi avessi mandato un messaggio avremmo potuto... tardare di un'altra ventina di minuti...- borbottò imbarazzata, mentre Liam era già in corsa verso suo padre.
-S... scusa. Non... avevamo previsto di... beh... abbiamo portato il pranzo. Cinese. Andiamo a preparare la tavola? Anzi, andate voi, io prima cambio i bambini...
-Ci penso io a fare la tavola, andate pure entrambi coi bambini- offrì, per poi dirigersi in cucina ancora un po' imbarazzata. Io risi sotto i baffi, mentre Killian mi guardò con disappunto: aveva ragione, ci era mancato davvero poco... un quarto d'ora in più e saremmo stati felici e appagati. Comunque decidemmo di accettare l'offerta e spinsi la carrozzina di Leia verso la cameretta, lasciando che Killian e Liam mi seguissero. Saremmo stati un po' stretti, probabilmente, ma non mi importava: l'importante era stare insieme. In più, con un marito che recuperava le forze così velocemente, era abbastanza probabile che tra meno di un mese saremmo partiti alla ricerca di tutti gli altri – a patto di riuscire a scoprire qualcosa, ovviamente. Per i giorni a venire, però, mi sarei goduta la mia famiglia e avrei lavorato ancora per un po', in modo che potessimo permetterci eventuali viaggi. In più non avrei dovuto chiedere a Grace di fare da babysitter.
-Eccoci qua... questa è la cameretta dei bambini. La notte ci dorme solo Liam per stare tranquillo... io dormo con Leia perché si sveglia ogni 3 ore... sempre meglio di due.
-Carina... non sarà quella del palazzo, ma...- borbottò, guardandosi intorno curioso e sfiorando la giostrina con gli unicorni appesa sopra la culla di Leia. Sorrisi, avevo immaginato che gli sarebbe piaciuta: ne aveva scelta una simile tra le mie vecchie cose, tempo fa, perché la appendessimo sulla culla di Liam. Per questo, quando l'avevo vista in negozio, non avevo resistito.
-Come ci sistemeremo, ora?
-Tu dormirai con me. Leia e Liam... beh, dovranno dividere la stanza per un po'. Non siamo in un castello con decine di camere, come vedi...
-Sì. Però mi piace, sai, anche se è piccola. È accogliente. Se tu non fossi stata una principessa, probabilmente avremmo vissuto in un posto del genere...- rifletté, chinandosi per prendere in braccio sua figlia. In quel momento, tuttavia, notai la sua smorfia di dolore, anche se decisi di far finta di nulla. Cosa potevo fare? Si sarebbe offeso se gli avessi detto di lasciarla e riposare, lui era così. Per fortuna, almeno, la nostra piccola era leggera.
-Dai, smetti di viziarla e poggiala qui, così ti faccio vedere come cambiarla. I pannolini di questo mondo sono un po' diversi...
-Pannini!- ripeté Liam, facendo ridere entrambi.
Sì, sarebbe decisamente stato tutto molto più bello, ora. Liam era grande e sicuramente aveva notato subito il cambiamento di clima, col ritorno di suo padre. Eppure sembrava che anche Leia, in qualche modo, percepisse che le cose fossero migliorate.
Con questo stato d'animo, forse, sarebbe stato più facile condurre le ricerche.


 

***


KILLIAN POV

-Killian, perché non la smetti di tormentarti e ti godi il film? Sei umano anche tu, non sei indistruttibile. Vedrai che con un po' di pazienza andrà tutto bene... e se te lo stai chiedendo, sei di aiuto ad Emma eccome. Credimi.
-Wow, tesoro, sei brava a leggere nella testa di un pirata...- borbottai, voltandomi a guardarla.
Aveva ragione, ero frustrato. La frustrazione non mi aveva lasciato dormire, così mi ero limitato a guardare Emma, per avere almeno un po' di pace. Aveva finto per me, la sera prima. Cambiare i pannolini e perfino stare seduto a tavola a cenare era stato particolarmente faticoso per me, e lei se n'era accorta. Mi aveva perfino aiutato a salire le scale, vedendomi instabile, fingendo che fossi io a dover aiutare lei, che a detta sua aveva bevuto un po' troppo e non si reggeva in piedi. Che fosse stanca pure lei era chiaro, ma non così tanto: in più, un bicchiere di vino era niente per lei, lo sapevo bene. Ormai riusciva quasi a tenermi testa, quando si trattava di alcol, e sapevo che non poteva aver regredito durante quei mesi. E poi mi conosceva, mi conosceva perfino meglio di quanto mi conoscessi io stesso, e sapeva quanto odiassi sentirmi debole e impotente. Così, dopo cena aveva annunciato di essere stanchissima per non mettermi in situazioni spiacevoli e dopo aver cambiato i bambini ci eravamo messi a letto. Baci, coccole e carezze non erano mancati, certo, ma era finita lì. Quando avevo tentato – invano – di sbottonarle la camicia da notte, aveva sorriso dicendo che ci sarebbe stato tempo quando entrambi fossimo stati in forze.
Grazie alla mancanza di sonno, almeno, le avevo evitato di alzarsi per Leia e l'avevo fatto io tutte e tre le volte. Era stato bello vederla felice tra le mie braccia a stringere il biberon tra le manine.
-Non ci vuole poi tanto... la tua faccia parla da sola!
-Sto seguendo. Peter Pan che spia i bambini dalla finestra è inquietante...
-Già, lo so... Emma mi ha raccontato com'è davvero. Dai, smetti di deprimerti che adesso compari tu, tieniti pronto!- ridacchiò.
Alzai le sopracciglia confuso e tornai a rivolgere l'attenzione al film, che mi aveva spiegato si trattasse di “animazione”, con disegni invece che persone reali. Dovetti ammettere che la nave era resa piuttosto bene ed individuai subito anche Smee. Il tipo vestito in rosso che si atteggiava da capitano, tuttavia, non mi piaceva: un buffone del genere l'avrei dato subito in pasto ai coccodrilli. E poi era troppo maleducato per essere un pirata di tutto rispetto.
-Beh, che dici? Ti piaci?- ridacchiò ancora la giovane.
-Non mi sono ancora visto. Smee è identico, però...
-Killian... Capitan Uncino è quello in rosso. Coi capelli lunghi e i baffi...- borbottò, prima di scoppiare in una fragorosa risata mentre io, invece, rimanevo impietrito. Notai solo in quel momento l'uncino, praticamente l'unica cosa che avevamo in comune. Come diavolo avevano potuto rappresentarmi in quel modo?! Quel tizio non mi somigliava neanche lontanamente, non poteva essere me! Mi rifiutavo di crederci, anche se le risate incontrollate di Ashley lasciavano pochi dubbi.
-No, dai...- borbottai, mentre le orecchie quasi mi sanguinavano al suono della voce di quell'essere che si spacciava per me.
-Emma mi aveva detto che ti sarebbe piaciuto! Dai, una parrucca e un paio di baffoni... un completo rosso, e siete identici!
-Meriteresti la passerella per ciò che hai appena detto, tienilo a mente!- mi lamentai, incrociando le braccia al petto ancora incredulo. Quindi in quella storia io ero il cattivo, e quel buffone di Pan era un caro ragazzino che si divertiva coi bambini?! Doveva essere stato lui stesso a far arrivare quella versione della storia, non esisteva altra spiegazione.
-Oh, avanti... finiamo di vederlo? È divertente! A Liam piace. Se farai il bravo non dirò a Emma che hai mal di schiena. Sai che ti costringerebbe a prendere le medicine.
-Sei diabolica, ragazzina. Anche se devo ammettere che avresti la stoffa per essere un pirata... Beh vediamolo. Tanto i bambini dormono e non è che abbia molto altro da fare... e a questo punto sono curioso di vedere come va a finire.
-Bravo, questo è lo spirito! Visto che oggi non lavoro, poi possiamo portarli a fare una passeggiata e prepariamo il pranzo per Emma, ok?
-Affare fatto, Milady.- mi arresi, alzando gli occhi al cielo per poi tornare a poggiarmi comodamente contro lo schienale. Forse, se per una mattina mi fossi limitato a riposare, mangiare, vedere un film e fare una passeggiata coi miei figli, non sarebbe stata una tragedia.


 

Isola di Talebrooke, Mare del Nord, Whistable

-Mulan? Aurora? August!
-Philip! Charles?! Oh mio dio, sei cresciuto ancora!
I due gruppi si corsero incontro increduli, ma i più veloci furono Philip e Aurora, che si rifugiarono immediatamente l'uno tra le braccia dell'altra. Charles, tuttavia, non riuscì a fare a meno di chiedersi dove fossero gli altri due uomini che erano stati mandati insieme al gruppo, ed ebbe immediatamente un cattivo presentimento.
-Cosa ci fate voi due qui? Rumple ha già mandato altra gente? E solo in due?- domandò August, squadrando il non più bambino che sembrava crescere a vista d'occhio: avrebbe giurato che fosse più alto di almeno un centimetro, rispetto a cinque giorni prima, quando l'aveva visto l'ultima volta prima di partire.
-No, siamo riusciti a scappare. Per cercare voi e Emma.- spiegò il giovane -Ma voi... che ci fate accampati a pochi chilometri dalla barriera?
-Eravamo arrivati al mare- intervenne Mulan -Ma a quanto pare il caro Rumplestiltskin non conosce bene la sua stessa maledizione. C'è un'altra barriera... a un miglio di distanza. Avevamo costruito una barca e ci siamo finiti contro... abbiamo perso Percival e Hector...
Silenzio. E allora, dov'erano tutti i gruppi che erano stati mandati fuori precedentemente? Non potevano essere tutti morti, pensò Charles... oppure sì? Non voleva neanche pensarci.
-Quindi... non c'è modo di andarcene?- fece Aurora, con voce tremante -Siamo intrappolati qui nel mezzo?
-C'è. La magia. Mulan ha avuto un'idea... ma io credo di averne avuta una migliore!
-E sarebbe?
-Ragazzino, anche tu sei il frutto del vero amore come tua sorella! E lei ha la magia, anche se non sa usarla a comando. E tu... penso che anche tu dovresti avere qualche potere.
-Sei un genio!- esclamò Philip -Charlie, August ha ragione. Dovremo capire come muoverci ovviamente ma... vale la pena tentare.
-Io... la magia?- borbottò il giovane incerto, non riuscendo a seguire a dovere quella conversazione. Sapeva della magia di Emma, aveva letto la sua storia sul libro magico che avevano in casa, quello per il quale sua sorella aveva quasi rischiato la vita ormai tre anni prima. E allora gli venne un'illuminazione: se davvero avesse avuto qualche potere, allora proprio quel libro era la risposta. I suoi genitori gli avevano spiegato le sue infinite proprietà, tra cui quella di rispondere a un quesito a qualsiasi cuore puro l'avesse consultato. E lui aveva vissuto troppo poco per poter infangare il suo.
Per fortuna, aveva avuto il buon senso di portare quel libro con sé.















 

Angolo dell'autrice;
Ciao! :) Ecco arrivato anche questo capitolo, diciamo di passaggio. Killian è stato dimesso con qualche raccomandazione ma sta bene ed ha già iniziato a stupirsi delle stranezze di quel mondo in cui sono stati catapultati xD Ovviamente, trovando casa libera i due non hanno resistito... Emma per il momento sembra aver deciso di fregarsene delle raccomandazioni ma la loro reunion è stata rovinata lo stesso LOL Oltre ai momenti d'intimità, ho voluto dedicare una parte "tranquilla" tra Killian e Ashley per iniziare a capire il suo stato d'animo. Nonostante stia meglio si sente impotente e frustrato, perché anche le attività più semplici lo sfiancano... tanto da non riuscire neanche a fare l'amore con sua moglie, una volta a letto da soli. Nel prossimo capitolo si noterà ancora di più... ma ho intenzione di movimentare le cose abbastanza presto, non rimarranno ancora a lungo con le mani in mano. Anche il loro gruppo di amici si è ritrovato e grazie al fratello di Emma potrebbero riuscire presto a trovare una soluzione... anche perché l'isola si trova in mare a qualche chilometro da Whistable, una cittadina non molto lontana.
Grazie come sempre a tutti e buon OUAT Day! Dopo certe cose che mi sono spoilerata (non dico niente ma si muore *_*) , non vedo l'ora di vedere la nuova puntata! Adoro la Evil Queen, ma sono anche molto curiosa di conoscere meglio Aladdin e Jasmine!
Alla prossima, (prima con l'altra ff e poi di nuovo questa), un abbraccio :*
   
 
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