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Autore: Thominewt    09/10/2016    4 recensioni
Talia è una ‘comune’ ragazza di 18 anni che frequenta l’ultimo anno del liceo. O per lo meno credeva di essere come le altre ragazze, finchè non scopre che le sue capacità la rendono speciale. Forza, equilibrio, furbizia, intelligenza, riflessi sono solo alcune delle caratteristiche che la differenziano dalle altre comuni ragazze, ed è grazie ad esse che diventerà il nuovo membro dei Vendicatori e dovrà affrontare una nuova vita con sfide e avventure che la metteranno alla prova fisicamente e psicologicamente. Da adesso in poi tutto cambierà per lei.
(BuckyxNuovopersonaggio+cast di Civil War)
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 19

 
POV TALIA
I giorni seguenti sono passati con serenità tra me e Bucky. Tutto era tranquillo e il nostro rapporto si stava fortificando di nuovo. Bucky non mi è sembrato più afflitto come prima, ansi al contrario, dopo la festa e la nostra chiacchierata sembra essersi ripreso alla grande. Gli allenamenti sono continuati regolarmente ogni giorno, e io posso confermare di essere riuscita a rafforzare la mia versatilità nel combattimento. Dopo il regalo di quei bellissimi giocattolini Natasha si è anche presa del tempo da dedicarmi per insegnarmi a usare le pistole con l’aiuto di Clint, l’arciere per eccellenza che non sbaglia mai un colpo e che mi ha insegnato qualche trucchetto per la mira. Per ora non me la cavo molto bene, riesco a colpire i bersagli ma non nei punti richiesti. Più agile mi sono dimostrata con i coltellini da tiro. A quanto pare ho scoperto di avere questa dote in più che mi tornerà sicuramente utile.


È mattina tardi, in questi giorni ci siamo allenati in maniera irrefrenabile, per cui ci siamo concessi del riposo in più. Stiamo facendo colazione con serenità, quando una cartella viene lanciata bruscamente sul tavolo facendoci balzare. Sollevo lo sguardo e mi ritrovo il comandante Fury, spuntato da non so dove senza produrre minimo rumore e con il suo classico vestiario total Black.                                                                                                          
–Cos’è?- domanda Steve prendendo il documento tra le mani e studiandolo.                                                                                                                                   
–L’inizio della vostra missione- risponde prontamente il comandante.                               
–Di cosa si tratta?- chiede Natasha sfilandogli il documento.                                                                                                                                           
-Abram Sokolov, agente nonché scienziato e ricercato assassino dell’Hydra. E’ stato sottoposto a vari esperimenti e al trattamento di un siero volto a conferirgli capacità sovraumane e invecchiamento rallentato. Nel 1945 ha lavorato a fianco del Teschio Rosso. È sparito per un tempo indeterminato, ma sono state ritrovate delle sue tracce dopo lo scongelamento del Capitano e in seguito agli eventi di New York- spiega Fury attirando la mia attenzione.                                                                                               
–Mmhh, aspetta un’attimo- esordisco con i cereali in bocca e sfilando il foglio dalle mani di Natasha. Lo leggo rapidamente e inizio a ricordare.                         
–Lo conosco- affermo alzando lo sguardo e guardando Nick –Cioè, non di persona, ma è una delle prime cose che mi ha accennato riguardo la missione- mi rivolgo verso il comandante.                                                                          
–Esatto Talia, ottima memoria- conferma lui.                                                                              
–Ma se non ricordo male ha anche detto che si erano perse le sue tracce. Come avete fatto a ritrovare il contatto?- interroga curiosa.                                                    
–Non lo abbiamo trovato infatti, abbiamo intercettato l’ultimo posto dove sono state rilevate recenti attività da parte di un suo probabile schieramento- mi risponde.                                                                                                    
–I file dell’Hydra sono stati compromessi, ecco perché non riusciamo ad avere sue informazioni- spiega girovagando per la cucina –il vostro compito è sbloccare i file e salvarli, il tutto facendo molta attenzione a non farvi sparare- wow, rassicurante.                                                                                               
–Sembra facile- commenta ‘ironico’ il Capitano, riferendosi all’ultima frase pronunciata da Fury. –Dove?-                                                                                         
-In Siberia-.


Bucky si irrigidisce e gli occhi  gli si ghiacciano. È seduto di fronte a me, lo riesco a vedere chiaramente: assume un sguardo vacuo e appoggia con lentezza la schiena allo schienale della sedia.                                                                         
–Buck…- lo riscuoto con tono pacato senza ricevere un impulso.                                                       
–Comandante, chiedo l’espulsione del sergente Barnes per questa missione- interviene Steve rimasto scosso anche lui dalla sentenza di Fury.
–NO- replica la voce repentina di James. Tutti ci giriamo per scrutarlo.                  
–Buck è troppo rischioso- cerca di persuaderlo Steve. Sono d’accordo con lui, non posso vedere Bucky soffrire, non di nuovo e non ora. So cosa gli hanno fatto in quel posto e non permetterò che ci ritorni.                                                   
–No, ce la faccio- ripete James.                                                                                              
–Ma Buck…- cerco di farlo ragionare ma invano, perché mi interrompe.                      
–Posso farcela- ribadisce lanciandomi un’occhiata imperscrutabile, che affievolisce poco dopo con l’accenno di un lieve sorriso.                                                
–Quando si parte?- chiede con vigore rivolgendo lo sguardo al Comandante.                                                                                                                               
–Adesso. È sicuro di potercela fare Barnes?- si assicura Nick. Bucky annuisce.                                                                                                                                     
–Molto bene. Il quinjet vi attende sulla terrazza-                                                                             
-Buona fortuna ragazzi- gli auguro in bocca al lupo prima che se ne vadano. Spero di ritrovarli tutti sani e salvi al loro ritorno e che riescano ad eseguire la missione correttamente. Ma non ho dubbi su questo.                                                                             
–Talia- mi richiama Fury –preparati anche tu-                                                                                                             
–Come sarebbe a dire?-                                                                                                                
–Si ricorda per quale motivo l’ho fatta allenare e diventare un membro della squadra?- mi domanda retorico.                                                                                                
–Si ma…ne è proprio sicuro? Non è ancora presto? Potrei essere di intralcio-                                                                                                                                            
-L’ho osservata per tutti questi giorni, rimanendo al corrente dei suoi miglioramenti. Non potrei essere più sicuro di così- acconsente.                                   
–Ci sarà da divertirsi- commenta Sam per alleviare la tensione, ma io sono ancora scioccata. La mia prima missione, Nick mi ha affidato la mia prima missione con i Vendicatori e si fida della sua scelta.                                                             
–Avete sei ora a partire da adesso. Buona fortuna Avengers-.


Stiamo tutti sul quinjet partito ormai da qualche ora: Tony è al volante del veicolo mentre Steve, Sam e Nat progettano il piano da attuare; Wanda è seduta accanto a Visione e si lanciano cuoricini con lo sguardo, e io sto seduta sul sedile agitando le gambe nervosamente.                                                    
–Hei- si avvicina Bucky con un sorriso e adagiandosi al mio fianco.                                
–Hei- gli faccio da eco.                                                                                                           
–Come ti senti?-                                                                                                                            
-Il mio tremolio parla da solo- rispondo con un ghigno e mostrandogli le mani tremanti, che racchiude tra le sue calmandole.                                                                   
–Andrà tutto bene- mi sussurra guardandomi negli occhi e riuscendo a placare la mia ansia. Solo lui riesce a domare il mio mare in tempesta…


-Stiamo atterrando- ci avverte Stark.                                                                      
–Avengers venite, vi esponiamo il piano- ci richiama all’ordine il Capitano. Ci avviciniamo tutti intorno al tavolo dove vi è posizionata una piantina dell’edifico che ci ‘ospiterà’ in questa missione, abbastanza agevole all’apparenza.                                                                                                                                    
–Dunque, la sala computer si trova nel sotterraneo est, dietro un passaggio segreto di una libreria situata in questo corridoio- spiega cerchiando i vari punti con un pennarello rosso –non potremo entrare tutti quanti, c’è il rischio che il perimetro possa essere accerchiato da qualche nemico- ci informa scrutandoci uno ad uno –per cui due di voi dovranno entrare nella struttura, salvare i file e disattivarli subito dopo; noi altri ci divideremo il compito di esaminare il perimetro e intervenire in caso di emergenza-                                                                                                                   
-E come ci affidiamo i compiti?- chiedo a proposito. Penso che io rimarrò in panchina, come si usa dire. Non credo mi farebbero mai svolgere la mia prima missione in un contatto così ravvicinato con l’Hydra, sarebbe troppo rischioso per me e metterei a rischio anche loro. Insomma, dopo tutto sono in parte ancora inesperta.                                                                                                                   
–Wanda e Visione rimarranno nel quinjet; Sam e Tony esamineranno il perimetro…- fa una pausa angosciosa prima di terminare la sua spiegazione –io e Nat entreremo per andare nella sala centrale; per quanto riguarda voi due…andrete nella sala computer-.                                         

Gli occhi mi escono fuori dalle orbite alla sua sentenza. Steven Grant Rogers, sei cosciente di quello che hai appena detto? Vuoi veramente farmi affrontare la mia prima missione al fianco di uno dei Soldati più dotati che possano esistere al mondo? Gli sarei solo d’intralcio!                                        
–Em…sei sicuro?- mi rivolgo incerta. Non vorrei prendesse decisioni affrettate.                                                                                                                                  
–Te la cavi bene nell’informatica e sai hackerare un sistema. Si, sono abbastanza sicuro-                                                                                                             
–E tu e Nat? Che farete nella sala centrale?- dal piano esposto non mi sembra che lui abbia introdotto questa parte.                                                                    
–Segreti dello S.H.I.E.L.D.- si limita a dire senza allargare la spiegazione.               
–Prendete le armature e preparatevi- ci ordina.                                                         
Ognuno di noi si dirige verso uno stand per arricchirsi di armi: tutti le scelgono rapidamente ma con cura. A differenza mia sono abituati ad utilizzare questi utensili, hanno affrontato innumerevoli missioni e ognuno di loro ha bene o male un addestramento militare alle spalle; per cui io mi sento un po’ un pesce fuor d’acqua.                                                                                                                            
–Tieni, prendi queste- Natasha mi porge la coppia di  pistole nere da combattimento. Semplici ma letali. Le prendo e le posiziono nelle apposite fondine sulla cinta che ho in vita. –Cerca di non adoperarle, ma in caso di emergenza non esitare ad usufruirne- mi informa con un occhiolino. Concordo a pieno con il suo avvertimento, considerando la mia scarsa mira. Le uniche armi che ho sempre a portata di mano e che ho la certezza di poter utilizzare con cura sono i miei fidati coltellini da tiro. Ne ho ben sei: quattro in vita, uno dentro uno stivale e uno dentro l’altro. Oh, Tony mi ha anche progettato dei polsini metallici capaci di emettere una scarica di 30.000 Volt. A parte queste armi non ne ho altre.


Scendiamo tutti dal quinjet, ritrovandoci sotto ai piedi un tappeto immenso di neve. Il clima sarà sicuramente freddo, ma non sembro soffrirlo. Strano, di solito sono molto freddolosa, ma penso che la mia uniforme sia stata progettata appositamente anche per resistere a determinate temperature.                                                                                                
Il posto sembra essere isolato, per ora non si intravedono nemici.                                                                                                                                     
–Sam, Tony, perlustrate il perimetro- si rivolge il Capitano verso i due, che si innalzano in volo per intercettarlo.                                                                                        
–Libero- dicono entrambi collegandosi all’auricolare. Per ora tutto è tranquillo, ma non bisogna MAI abbassare la guardia. In situazioni come queste non sai mai quando o come attaccheranno…                                                      
–Molto bene, procediamo- attesta Steve –Tony e Sam, continuate a perlustrare; Wanda e Visione, rimanete di emergenza nel quinjet, e noi…- si riferisce a me, Nat e Bucky –addentriamoci all’interno-.                                    
Così dicendo ci dirigiamo verso il terrificante ingresso: Nat e Steve davanti che fanno strada; e io e Bucky a seguire.
Arrivati all’enorme portone, Steve con un colpo del suo potente scudo distrugge il lucchetto e fa strada all’interno. Prima di seguirli mi soffermo ad osservare Bucky: irrigidito, con il fucile in mano abbassato e sguardo atterrito, fisso in un punto imprecisato. Troppi ricordi stanno riaffiorando nella sua mente, ricordi terribili e brutali appartenenti a questo posto, dove è stato costretto a subire atrocità. Dev’essere dura, nessuno potrà mai comprendere fino in fondo la sua sofferenza. E mi dispiace, perché vederlo soffrire mi fa star male. Gli accarezzo lievemente il braccio in metallo. Percepisco freddezza nel momento in cui la mia mano  aggancia un contatto con quel materiale, e la sua postura si contrae. Ma io non ho intenzione di distaccarmi, voglio che lui sappia che lo accetto per ogni sua caratteristica, esteriore e interiore. E che sono qui per supportarlo. Non mi intimorisce il suo braccio e non mi intimorisce il suo passato.                                                                                                                                          
Mentre continuo ad accarezzarlo inizia ad affievolirsi, girando il volto lentamente verso la mia direzione e guardandomi perso nello sguardo. Gli sorrido dolcemente, per incutergli sicurezza e fargli capire che io sono qui per lui, pronta ad aiutarlo e confortarlo. Ricambia il sorriso e mi sento più rilassata. Ha recepito il messaggio.                                                                                 
–Pronto?- esordisco facendo un cenno in direzione del portone aperto.                   
–Pronto- conferma impugnando saldamente il fucile e ritornando ad assumere il comportamento del vero Sergente Barnes.

Ci addentriamo nell’oscurità del posto, scrutando furtivamente intorno e pronti ad attaccare in un qualsiasi momento.                                                                       
–Sam, dammi una prospettiva del perimetro- chiede il Capitano tramite l’auricolare. Steve è un tipo molto prudente.                                                                                                               
–Per ora sembra tutto normale- ci assicura Falcon.                                                           
–Buck, Talia pronti per l’incarico; io e Nat proseguiamo nella nostra direzione. Avete cinque minuti di tempo- ci informa brevemente. Bucky annuisce e lo stesso faccio io.                                                                                         
–Buona fortuna-                                                                                                                                    
-Andiamo- mi incita Bucky e lo seguo verso il corridoio.


È tutto buio e polveroso, il posto è alquanto inquietante e troppo silenzioso. La cosa è sospetta, ma senza farmi problemi e appesantire i miei pensieri mi limito a svolgere l’incarico che ci è stato ordinato di eseguire. Prima di mettere piede nella sala computer e disattivare i file corrotti dobbiamo proseguire lungo un corridoio e arrivare davanti a una libreria, che dovrebbe essere il passaggio segreto per condurci nella sala desiderata. Dopo minuti di camminata passati senza emettere un minimo rumore, con Bucky sempre davanti a me e con il fucile sempre ben puntato, siamo giunti davanti alla libreria.                                                                       
–Dovrebbe essere questa- deduce James abbassando l’arma.                                      
–Si, è questa. Come facciamo ad aprirla?- domando passando la mano da un libro all’altro. Senza rispondermi James si avvicina all’enorme libreria e con immensa autorità da parte del braccio in vibranio ne ‘sposta’ un’anta aprendone il famoso passaggio. Rimango allibita dal gesto così imponente compiuto con grande nonchalance. Ma forse me lo sarei dovuto aspettare da un Soldato come lui. Gli rivolgo uno sguardo compiaciuto e lui mi fa cenno di entrare.                                                                                                                 
Davanti a noi il sentiero prosegue in un altro corridoio che termina con una porta in metallo. Ci troviamo a metà strada quando un tonfo ci fa sobbalzare. James si gira di scatto puntando il fucile e io con gesto repentino sfilo le pistole puntandole nella stessa direzione. La porta del passaggio si è chiusa alle nostre spalle. Senza indugiare continuiamo il nostro percorso ritrovandoci dinnanzi alla porta successiva. Di fianco vi trovo una scatoletta con un pulsante rosso, che piggio aprendo il passaggio.                                                                                                                                      
La sala all’interno è illuminata, grande e spaziosa; arredata da innumerevoli computer, sistemi e tecnologie avanzate. Io e James ci soffermiamo sbalorditi al centro mentre anche questa porta si richiude con un tonfo meno acuto.                                                                                                  
–A che punto state?- la voce di Steve dall’auricolare ci riscuote entrambi.
–Siamo nella sala- rispondo.                                                                                                     
–Procedete, rimangono tre minuti-.                                                                                    
Mi avvicino verso il computer con lo schermo più ampio, seguita da Buck che mi copre le spalle. Trovo un pulsante per accenderlo, che appena premo fa attivare anche tutti gli altri computer. Sulla schermata nera appaiono infiniti dati che scorrono con lettere e numeri indecifrabili dal colore verde acceso.                                                                                                                      
–Cosa sono?- domanda la voce sottile di Bucky.                                                            
–File…- mi avvicino verso lo schermo e posiziono la chiavetta USB che mi è stata data nell’apposito foro. Seleziono e inizio a trasferire con facilità i vari file, trasferendoli nella ‘mente virtuale’ e attendendo. Sono infiniti, per cui trasferirli per poi disattivarli richiede del tempo. Ma dato che come ha confermato il Capitano sono esperta nell’hackerare i sistemi e nell’informatica, inizio ad armeggiare con maestria e creare un procedimento che li trasferisca tutti quanti e contemporaneamente li disattivi dal sistema principale. –Cos’hanno così tanto da nascondere…- mormoro tra me stessa osservando la sfilza di documenti che compaiono nello schermo.                                                                                                                       
–Cosa fai?- mi chiede James affiancandomi.                                                                       
–Creo un procedimento per trasferirli e disattivarli al col tempo- rispondo senza perdere l’attenzione.                                                                                                                 
-Capitano quanto ci resta?- attivo l’auricolare collegandomi con Steve.                 
–Due minuti- replica.                                                                                                          
–Merda…- impreco a bassa voce.                                                                                          
–Ragazzi- si intromette la voce improvvisa di Sam.                                                                 
–Che succede?- interroga Bucky.                                                                                           
–C’è un po’ di movimento qua fuori-                                                                                  
-Che intendi dire?-                                                                                                                      
–Il perimetro è stato accerchiato, stanno facendo irruzione!- sbotta allarmandoci.
Perfetto, lo sapevo che il silenzio precedente era troppo sospetto.                                                                                                                                    
–Quanto ti manca?- mi chiede impellente James.                                                              
–Non lo so…- rispondo angosciata –i file sono tanti, non finiscono più-                       
-Non puoi far in modo di velocizzarli?-                                                                                         
-Non dipende da me…Sam, Tony, teneteli occupati-                                                               
-E che stiamo facendo secondo te?- sento commentare dalla voce di Stark. Alzo gli occhi al cielo al suo salito sarcasmo.                                                                
–Degli agenti si stanno infiltrando!- ci urla Sam dall’auricolare.                                         
–Talia, Buck, dovete uscire di lì!- si intromette Steve. Guardo il computer per regolarmi con i tempi e compare un timer di trenta secondi.                                                                                                                                         
–Andiamo!- incito l’oggetto inanimato.                                                                             
–Ragazzi avete un minuto- ci comunica sempre Sam. L’ansia inizia a salire, così come la tensione.                                                                                                                       
–Talia…- mi richiama Bucky pregandomi con lo sguardo di andare. No, non posso adesso, proprio ora che sto per completare la missione. Mancano solo pochi secondi e tutto è fatto.                                                                                                                                                   
–Solo un’attimo- lo intrattengo –Dai…-                                                                                     
-20 secondi- continua a farci il conto alla rovescia Sam. Guardo il computer e il timer del trasferimento si è bloccato a 7 secondi. Ci mancava solo questa. –Avanti!- inizio a smuovere lo schermo, e poi BOOM! Un forte tonfo ci fa sobbalzare. Io e Bucky ci scambiamo uno sguardo allarmato.                                                                                                                  
–Hanno fatto irruzione!- è la sentenza di Sam. Ma dai? Non me ne ero accorta.                                                                                                                                               
–Dovete uscire fuori di lì!- commenta di nuovo Steve.                                                            
–Proveniva da sopra- si concentra invece Bucky sul tonfo –cercano i file- conclude amaramente.                                                                                                                  
–Non finchè la porta sarà bloccata- commento avendo un’idea. Mi avvicino davanti al pulsante che permette di aprire la porta e lo distruggo con un calcio disattivandolo dall’interno. In questo modo probabilmente non li fermeremo, ma li rallenteremo. Faccio per ritornare al computer e un secondo tonfo viene udito. Più forte e più vicino, seguito da passi repentini. Stanno dietro la porta e cercano di entrare. Corro al sistema informatico e il timer si riattiva, mentre James punta il fucile pronto all’attacco.                                                                                                                                      
-5 secondi- lo avverto. I tonfi si fanno più impetuosi. 3 secondi, 2, 1…. BOOM! La porta viene sfondata e una granata introdotta all’interno.                                                                    
Sfilo la chiavetta e cerco Bucky con lo sguardo, che corre velocemente verso di me prendendomi per un fianco e sollevandomi, dirigendosi rapidamente dietro un muro e riparandomi dall’esplosione con il suo corpo.                                                                                                                                                               
–Tutto bene?- mi chiede distaccandosi leggermente, con la chioma a sfiorare le mie guance. Il che vuol dire che ho il suo volto a pochi centimetri di distanza dal mio. Di nuovo.                                                                                 
–Si…- rispondo scossa. Stavamo per esplodere come quella granata, ma non è successo. Siamo ancora integri per ora e James mi ha salvata facendomi da scudo. Ma adesso non è il momento dei ringraziamenti, lo farò dopo che saremo usciti di qui. Si spera sani e salvi.
Spari e botti provengono dalla stanza, colma di agenti dell’Hydra armati fino al collo.                                                                                                                             
–Che facciamo?- domando impanicata nascosta ancora dietro il muro.                        
–Combattiamo- è la risposta ovvia del mio compagno, che sbuca fuori dal nascondiglio iniziando a sparare con il fucile. Lo seguo allo scoperto coprendogli le spalle e pronta a sparare anche io con le mie pistole. Natasha mi ha detto di usufruirle solo in caso di emergenza…bhe, questa è un’emergenza.                                                                                                               
Subito lui ne colpisce quattro, mentre io, non essendo molto brava e non avendo un mirino preciso, ne mutilo alcuni. I combattimenti con le armi da fuoco vanno avanti, ma più ne facciamo fuori più loro sembrano aumentare.                                                                                                                                   
–Non finiscono più!- grido sparando l’ultimo colpo e sfilando rapidamente un coltellino per conficcarlo dritto in fronte a un nemico che stava per colpire Bucky, che mi ringrazia sorpreso con lo sguardo.                                                          
– Bisogna ricorrere alle manieri forti- commenta con voce per niente affaticata e iniziando a lottare corpo a corpo. Lo stesso inizio a fare io. Con forza e adrenalina, riesco a intrattenere due agenti in contemporaneo, colpendoli con pugni, calci e varie mosse che ho appreso nel corso degli allenamenti. Una di queste è la famosa ‘staccionata’ della Vedova Nera. È una mossa impetuoso ma d’effetto, che mi risulta facile da eseguire. Infatti riesco a metterli KO entrambi, passando dal collo di uno all’altro in men che non si dica. Mi rialzo con nonchalance osservando Bucky e correndo in suo soccorso. Sta per essere soffocato, ma salto sulle spalle dell’uomo fulminandolo con la scarica elettrica dei miei polsini e lasciando il pezzo finale a Bucky. Questa si chiama collaborazione.                                                                                                                          
Con una ciocca davanti agli occhi e leggermente affaticata tralascio un sospiro.                                                                                                                                  
–Tutto bene?- mi domanda James con qualche piccolo graffio.                                        
–Si…credo di si. Andiamo- affermo riprendendomi e dirigendomi verso l’uscita libera.                                                                                                                                     
–Ragazzi tutto bene? Buck, Talia, mi ricevete?- esordisce il Capitano preoccupato.                                                                                                                                      
–Qui ti riceviamo. Stiamo uscendo dalla struttura- rispondo continuando il nostro percorso finchè qualcosa non mi costringe a bloccarmi sul posto.
 
 
 POV BUCKY
Ci stiamo dirigendo all’esterno dell’edificio. I file sono stati salvati, anche se hanno fatto irruzione degli agenti e ci siamo trovati costretti a combattere. Era prevedibile, il perimetro era troppo tranquillo per rendere la missione facile. Stiamo camminando ancora lungo il corridoio e intorno a noi quasi tutto è andato distrutto dalla forte esplosione e ha preso fuoco. I nemici nella sala computer sono stati tutti ‘annientati’ da me e Talia. L’ho vista mentre combatteva, e diamine quanto era sensuale e abile. Non è un pensiero che dovrei fare, soprattutto in queste circostanze, ma ogni volta che il tempo passa mi rendo conto di provare sentimenti sempre più forti per lei e non riesco a distoglierle lo sguardo.                                       
–Ragazzi tutto bene? Talia, Buck mi ricevete?- la voce nell’auricolare mi riscuote dai pensieri.                                                                                                                            
–Qui ti riceviamo. Stiamo uscendo dalla struttura- risponde al mio posto Talia prima che un proiettile, veloce come la luce, si scaglia verso il suo corpo colpendola all’altezza della clavicola sinistra. Si paralizza al colpo e si porta una mano alla ferita sanguinosa, palpandola con le dita e sporcandosi del liquido rosso.                                                                                            
–Talia!- grido il suo nome. Mi giro verso l’assalitore e con furia mi ci scaravento contro. MOSSA SBAGLIATA BASTARDO. Lo disarmo, lo stordisco con un pugno e con un calcio lo stendo per terra privo di sensi. Corro poi in soccorso di Talia, accasciata per terra con la mano portata alla clavicola e la aiuto ad alzarsi, ponendo una mia mano intorno alla sua vita e all’altra ad agganciare il braccio che ho portato al collo per darle un appoggio.                                                                                                                                      
–Forza, dobbiamo uscire di quì- mormoro leggermente rallentato dalla sua andatura ciondolante.                                                                                                             
–Steve, Talia è ferita. Chiamate i soccorsi- lo avverto dall’auricolare.  


Usciti finalmente dall’edificio in fiamme, i nostri compagni sono pronti ad accoglierci in soccorso.                                                                                                           
–Che le è successo?- domanda repentino Steve aiutandomi a portarla.                    
–E’stata colpita da un’arma da fuoco. Ci ha colti alla sprovvista- spiego brevemente salendo sul quinjet.                                                                                                                             
–O mio dio, Talia…- esordisce scioccata Natasha.                                                              
–Sto bene Nat, non preoccuparti- commenta con voce rauca. La adagiamo sul sedile e la facciamo stendere.                                                                                                                     
–Sei sempre la solita…brava soldatessa- la sento sussurrare mentre tampona la ferita per fermare l’emorragia. Io mi siedo sfinito accanto a lei, sdraiata e con un sorriso fiero sul volto. Ma come fa a sorridere anche in questi contesti? Ad essere sempre di buon umore, trovare il lato positivo delle cose e non perdere mai la forza…e contagiare anche me.
 
POV TALIA
Tornati nel quartier generale sono stata subito soccorsa dagli infermieri dello S.H.I.E.L.D, che mi hanno medicato la ferita estraendomi il proiettile e ponendomi un enorme cerotto. Se dovessi fare una conclusione di questa giornata direi che è stata movimentata…si, molto movimentata. Ma la missione è stata completata alla grande! I file sono stati prelevati e nessuno si è ferito. A parte me ovviamente, nella mia prima missione tra l’altro. Ma questi sono solo dettagli.                                                                              
Ora scendo nella grande sala dove sono tutti riuniti per goderci un po’ di riposo.                                                                                                                                    
–Eccola qua, la nostra campionessa!- esordisce allegro Sam con un enorme sorriso. Mi lascio scappare una risata e mi accomodo al mio solito posto vicina al mio solito compagno.                                                                               
–Come va la ferita?- mi domanda senza nemmeno darmi il tempo di sedermi.                                                                                                                                     
–Meglio, non fa nemmeno male-                                                                                         
–Avengers!- una voce profonda richiama la nostra attenzione. Nick Fury entra nella stanza in compagnia dello scienziato Bruce Banner. A che dobbiamo la sua presenza?                                                                                                                                     
–Bruce!- si rivolgono sorpresi gli altri compagni.                                                                 
–Salve a tutti- saluta lui.                                                                                                         
–Bruce Banner- mi intrometto dirigendomi verso di lui e porgendogli la mano per salutarlo.                                                                                                                    
–Oh, Talia Cole. È un piacere rivederla-                                                                              
-Piacere mio, dottor Banner-                                                                                                  
–A cosa dobbiamo la vostra visita?- passa subito al sodo Steve.                                          
–Volevo innanzi tutto congratularmi con voi Avengers per il raggiungimento della missione; e signorina Talia…- richiama il mio nome – ha eseguito correttamente il suo incarico, siamo riusciti ad avere i file salvati e ora gli agenti dello S.H.I.E.L.D. li stanno analizzando. Ottimo lavoro- si congratula facendomi arrossire. Ma ammetto di sentirmi fiera di me stessa. Non per essere egoisti, ma non me la sono cavata male.                          
-Vedo che si è portata a casa anche la sua prima cicatrice- fa cenno con lo sguardo verso la clavicola sinistra, dove si scorge l’enorme cerotto che fuoriesce dalla canottiera.                                                                                                      
–Oh…già. Ma sto bene- lo rassicuro con un sorriso. Sono stata ferita lievemente, ma non ho niente di grave.                                                                             
–A proposito di questo, il signor Banner è qui per informarla di una cosa-               
-Dice a me?- domando curiosa.                                                                                              
–Si, esatto- risponde al suo posto lo scienziato. –Non so se si ricorda, ma ho avuto il consenso da parte sua di poter studiare il suo DNA-                                      
-Em…si, ricordo-                                                                                                                   
-Bene. Ho avuto in questi giorni l’occasione di potermi dedicare a questo impegno, e ho scoperto delle cose straordinarie a riguardo- dice con voce eccitata.                                                                                                                                      
–E sarebbero?-                                                                                                                            
-Vede, il suo DNA è stato geneticamente modificato; motivo per il quale possiamo spiegare le sue doti innaturali, forza e abilità che le permettono di muoversi con maestria e sistema immunitario avanzato- mi spiega lasciandomi sbigottita.                                                                                                              
-Ho sempre saputo di avere qualcosa di diverso dagli altri bambini. Sin da piccola mi sono accorta di queste strane abilità che ora si ritengono essere straordinarie e di grande aiuto. Mi sono sempre domandata come fosse possibile…- commento con voce lieve. Inizio a ragionare sul discorso che ha esposto e a ragionarci; e mi sorge spontaneo un dubbio.                                       
–Lei ha detto che ho un DNA modificato, giusto?- domando retorica.                      
–Esatto-                                                                                                                                           
-Ma per essere nata con una struttura del genere dovrei essere stata sottoposta a esperimenti, immissioni o roba varia. Almeno che mio padre o mia madre non abbiano subito cose simili, non vedo come possa essere possibile. Insomma, mia madre è infermiera e mio padre è un imprenditore- ragiono arrivando a una probabile spiegazione plausibile. Sembra che la mia teoria abbia ammutolito tutti, che si scambiano sguardi sospetti. Dovrei preoccuparmi?                                                                                                                           
–Ragazzi, che succede?- domando collettivamente posando lo sguardo su ognuno di loro. Perché c’è silenzio? Perché nessuno interviene?                                                                                                         
–Talia…c’è una cosa..che..che dovresti sapere- prende parola Steve, non suscitando la mia tranquillità. Percepisco tensione, e l’aria si sta appesantendo.                                                                                                                            
–Cosa?..- chiedo angosciata.                                                                                                 
–Em..vedi, non è facile da spiegare, ma devi promettermi che capirai- commenta Natasha inginocchiandosi di fronte a me e poggiandosi sulle mie ginocchia.                                                                                                                           
–Ok…- rispondo titubante. –Allora? Cosa dovete dirmi?- li incito perché nessuno sembra voler darmi una spiegazione (tanto per cambiare).                               
–No, io non ce la faccio- si ritira Steve portandosi la nuca tra le mani. Questo suo atteggiamento mi preoccupa. Raramente si comporta così.                     
–Talia, ci sono per caso dei sogni, o dei pensieri strani che hanno occultato la tua mente recentemente?- mi chiede Nick quasi sicuro della risposta che andrò a dare.                                                                                                      
-Forse qualche sogno. Ma cosa c’entra questo con ciò che dovete dirmi?-       
-Riusciresti a raccontarlo?- continua a infierire Nick scrutandomi senza accettare contraddizioni. Sospiro prima di iniziare a raccontare. Non vorrei farlo, ma mi trovo costretta. Non ho voglia di ricordarlo, è stato terribile e non è mai scomparso da quella notte.                                                                   
–Ero una bambina. Un uomo chiudeva serrature e finestre per mettere al riparo me e una donna da qualcuno. Lei mi ha portato in una camera per nascondermi e degli uomini hanno fatto irruzione poco dopo. Volevano catturarci, me e il signore. L’uomo ha tentato di proteggerci, ma è stato poi sparato. Mentre uno dei nemici si è avvicinato a me per catturarmi la donna lo ha fermato e ucciso brutalmente. Era una strage quella stanza, sangue e cadaveri sparsi ovunque- mi fermo con una pausa, sentendo un bolo risalire lungo l’esofago alla sola visione di quel ricordo orribile –poco dopo la donna si è diretta fuori dall’appartamento con me in braccio, portandomi in casa di due persone. Due persone che nel sogno non sono riuscita a identificare. Gli ha detto che erano entrati in casa e che ci avevano trovati. Poi mi ha affidata a loro ed è scomparsa nella strada buia…- concludo. Silenzio, la stanza è immersa nel silenzio più totale.                     
–Non so perché, ma è stato strano. Mi ha turbata molto- confesso rialzando lo sguardo –Ma insomma, volete dirmi cosa c’entra questo?- devio il discorso ritornando alla vera questione. Di nuovo si scambiano sguardi sospetti.                                                                                                                       
–Quello che hai avuto non è stato un sogno. È un ricordo-

-Cosa? Come sarebbe a dire un ricordo?- sbotto sconcertata.                                       
–Talia, non è facile da spiegare, ma…-                                                                                       
-Ma insomma volete dirle la verità? Non possiamo farla vivere nel dubbio per sempre!- si intromette Stark, che per una volta ogni tanto ha espresso un’opinione ragionevole. Sono pienamente d’accordo con lui.                                         
–Stark..- lo fulmina Roger                                                                                                            
–No, Stark niente Steve! Talia ha il diritto di sapere!-                                                    
-Non è facile Tony, ora sta calmo e siediti-                                                                      
-MA INSOMMA, VOLETE SPIEGARMI COSA STA SUCCEDENDO?!- esplodo irritata ammutolendo tutti.                                                                                                
–Martha e Bill non sono i tuoi veri genitori- definisce Fury lasciandomi allucinata.                                                                                                                                  
–E’ uno scherzo?- constato guardandomi intorno. Sembrano essere diventati tutti delle pietre. –Ragazzi vi prego, ditemi che è uno scherzo..- no, non può essere vero. NON DEVE essere vero.                                                        
–No, non è uno scherzo- risponde amaramente Steve. Mi siedo di scatto sul divano, come se un peso avesse fatto forza su di me. il mondo mi crolla addosso e spero di potermi svegliare presto da questo incubo. Questo è un incubo, è soltanto un altro stupido incubo. Ma non mi sveglio, tutto è reale e concreto e quello che ho udito…anche quello l’ho sentito veramente.                                                                                                                   
–Mi spiegate come può essere possibile?- trovo la forza di domandare mantenendo la calma, ma l’unica cosa che provo è oppressione.                                    
–Tuo padre era un ex agente dello S.H.I.E.L.D. Durante una missione è stato catturato da alcuni agenti dell’Hydra e ha subito delle sperimentazioni- inizia a spiegare Steve cauto –è stato ritrovato dopo qualche anno, in condizioni pessime. Era stato addestrato a scopo di diventare un soldato invincibile, come Bucky- indica il compagno vicino a me, seduto con le mani incrociate e sguardo rivolto in basso con i capelli a coprirgli il volto. –Dopo vari tentativi di terapie e recupero della memoria, sono riusciti a ricondurlo alla sua vera identità, ma le sostanze che gli furono immesse sono rimaste permanenti nel suo DNA. Per cui quando si è sposato con Katherine, la tua madre biologica anche lei ex agente dello S.H.I.E.L.D, e sei nata tu, sei stata generata con un DNA modificato alla base del tuo corpo. Ecco come hai ereditato le tue doti fenomenali. Le hai ereditate da tuo padre…- conclude. Non riesco a crederci, è così difficile. Pensavo che la sofferenza fosse terminata, ma invece è appena iniziata.                                             
–Che fine hanno fatto loro, i miei veri genitori?- interrogo con voce flebile.                                                                                                                                            
–Tuo padre è morto con onore per proteggere te e Katherine, mentre tua madre…non abbiamo avuto tracce di lei dopo che ti ha affidata a Martha e Bill…- risponde Natasha.                                                                                                         
–Quindi i miei veri genitori sono morti…- concludo rassegnata e mutilata. Ricevo un cenno di assenso da parte di Steve e Nat, gli unici ad essere intervenuti nella dura questione.                                                                                            
–Da quanto tempo mi è stato tenuto nascosto?-                                                             
-Sedici anni-                                                                                                                              
-Vuol dire che io avevo tre anni quando è successo tutto?-                                               
-Si…-                                                                                                                                                
Non so dove sto trovando la forza di parlare e chiedere tutti questi particolari che mi faranno solo del male, ma si tratta sempre della mia vita. Già, questa dovrebbe essere la mia vita, ma a questo punto non so nemmeno più io a quale identità appartengo.                                                              
–Chi erano Martha e Bill? Perché mi hanno affidata a loro?- continuo a domandare troppo scossa per fermarmi. Voglio sapere, voglio sapere tutto. Non posso andare avanti e vivere senza conoscere la vera me.                        
–Erano anche loro degli ex agenti dello S.H.I.E.L.D. Hanno cambiato le carte in gioco e falsato mestiere e identità per dedicarsi alla tua crescita e salvaguardia- ricevo come sentenza. Un’altra novità che guarda caso mi era all’oscuro. Che altro ancora dovrò aspettarmi? Che ho un fratello in Nigeria? O che sono stata già sposata ma hanno deciso di togliermi il ricordo? Che hanno resettato il mio cervello? Cos’altro ancora? Ormai le lacrime non le riesco più a trattenere. Le lascio scorrere come cascate lungo le guance arrossate e calde; lungo il mio volto piangente e addolorato, lungo la mia anima vuota e priva di vita.                                                       
–Tu lo sapevi?- mi rivolgo in un’ultima domanda singhiozzante verso il comandante.                                                                                                                          
–Tutti sapevamo-
POV BUCKY
Si alza dal suo posto e se ne va, dirigendosi verso il corridoio e chiudendo con un tonfo sonoro la porta della sua dimora. Non sono intervenuto e non ho parlato. Ho lasciato fare tutto agli altri. Non ce l’avrei fatta a reggere un suo crollo, non ero pronto e non lo sono ora. Sapevamo che prima o poi sarebbe successo, ma non eravamo pronti. Non puoi prepararti psicologicamente per una batosta simile. Fa male anche a noi.
–Che abbiamo fatto…- sussurra in disperazione Natasha lasciandosi trasportare sulla poltrona.                                                                                                         
–Niente, noi non abbiamo fatto niente. E’ stato il destino a volere questo- la rincuora Steve accarezzandole la schiena.                                                                     
–E’ contento? Ha lasciato a noi il compito di svelarle la verità, e lo abbiamo fatto- sbotta con vigore rivolgendosi al comandante.                         
–Talia lo avrebbe scoperto prima o poi. Se non glielo avremo rivelato noi, si sarebbe sicuramente posta delle domande. Credetemi, per nessuno è facile e non è una decisione che ho preso per caso-                                                        
-Perché ha insistito che fossimo noi?-                                                                                  
-Perché lei si fida. Capirà presto, e si riprenderà. Per ora lasciatela sfogare in pace. Arrivederci Vendicatori- ci liquida uscendo con il Dottor Barnes. Non ce la faccio a restare qui in pena con loro, devo andare da lei. Decido di alzarmi dal divano.                                                                                                              
–Dove vai?- mi richiama Steve.                                                                                               
–Da lei-                                                                                                                                                        
-Non hai sentito il comandante? Ha detto di lasciarla da sola- ribatte la voce irritante di Tony. L’unica voce che proprio in questo momento non avrei mai voluto sentire. Ma non ho voglia di discutere, non mi sembra proprio il caso.                                                                                                                          
–Lei c’è sempre stata per me, ora è il mio turno- mi limito a rispondere. Non sono tenuto a dare spiegazioni a nessuno.


Abbasso la maniglia e apro la porta con lentezza. Mi introduco all’interno della stanza buia udendo singhiozzi risonanti. Richiudo la porta e mi addentro nell’oscurità, scorgendo appena il corpo rannicchiato di Talia sul letto. Che sofferenza atroce vederla in questo stato. Mi sento in colpa per non averle detto niente. Mi seno in colpo quanto gli altri per averle nascosto parte della sua vita. La affianco sedendomi accanto al suo corpo, con le ginocchia portate al petto e volto nascosto tra le braccia, che solleva in seguito alla mia presenza permettendomi di riconoscere un’espressione piangente e distrutta. Eppure anche quando piange riesce ad essere un capolavoro.                                                                                                     
–Ho vissuto tutti questi anni immersa nella menzogna. La mia vita non ha mai avuto senso- esordisce sommessa.                                                                                 
–Hei, non dire così. La tua vita ha sempre avuto un senso, altrimenti non saresti qui con noi a salvare il mondo-                                                                                    
-Mi hanno mentito Buck, mi hanno mentito tutti. Non so più di chi posso fidarmi-                                                                                                                                       
-Fidati di te stessa- le rispondo.                                                                                          
–Perché mi hanno mentito?- continua a domandarsi.                                                          
–Lo hanno fatto per il tuo bene. Ti hanno protetta per tutti questi anni e allevata come una figlia. Sono sempre stati al tuo fianco e ti hanno dato un ottimo insegnamento. Non odiarli e non prendertela con loro. Amali per quello che ti hanno dedicato-.                                                                                         
Anche se loro non sono i suoi veri genitori, si sono sempre comportati da tali e non le hanno mai fatto mancare niente. La notizia che ha ricevuto è stato un forte colpo, e che lei ne avrebbe risentito era scontato. Ma voglio che lei capisca la fortuna che ha avuto nel vivere con loro. Le hanno dato una casa, un tetto su cui stare, del cibo, tutto. Lei non merita di soffrire, ma loro non meritano di essere odiati per le bugie nascoste a fin di bene. Non sa che ha rischiato la vita mille volte a causa di quei bastardi che non si sono mai fermati; e non sa che mille volte Martha e Bill si sono attivati per proteggerla. Se lei è ancora viva è merito loro e dello S.H.I.E.L.D. E li ringrazio per questo, non so come sarebbe continuata la mia vita se non avessi mai incontrato una creatura come lei.                                                                                                                  
–E’ così difficile Buck, non so se ci riesco- ribatte piangendo e abbassando lo sguardo.                                                                                                                                    
–Hei hei- la richiamo lieve rinchiudendo il suo volto nel palmo delle mie mani e asciugandole le lacrime. I suoi grandi occhi adesso arrossati mi guardano colmi di sofferenza, odio, frustrazione e sentimenti confusi.                                                                
–Perché a me? perché a me è toccata questa vita?- interroga penetrando nel mio sguardo.                                                                                                                   
–Perché sei abbastanza forte da poterla affrontare-
POV TALIA
I suoi occhi ghiacciati, freddi come la neve; le sue iridi di un azzurro perfetto, intenso, sono posati non più sul mio sguardo, ma sulla mia anima. Ancora una volta i nostri volti sono talmente vicini, che il suo fiato sembra respirare sul mio. Un’altra volta, come le tante migliaia di volte precedenti, sono travolta dall’amore per lui. Ma questa volta l’unica cosa che potrà veramente calmarmi è un contatto ravvicinato. Senza pensarci nemmeno un secondo, senza esitare e senza freni, mi fiondo sulle sue labbra e le bacio. LO bacio. Lo bacio come se fosse l’unica cosa di cui ho bisogno, perché è così. Avevo bisogno di lui, ed è venuto, avevo bisogno del suo contatto e l’ho ricevuto. Un bacio romantico ma passionale, che troppe volte ci era stato rubato. Ma ogni cosa viene ripagata, e questa ne è la prova.                                                                                                                                      
Si irrigidisce al primo impatto, alleviandosi subito dopo e accompagnando le mie labbra con le sue. Morbide e delicate come pensavo, le assaporo fino in fondo, sentendo il tocco delle sue mani sulle mie guance.                                                                                        
Mi  posiziono a cavalcioni su di lui, aggrappandomi  al suo collo massaggiandogli la chioma corvina, soffice e liscia, che lascio scorrere tra le mie dita.                                                                                                                                  
Il bacio va avanti senza intoppi; l’unico momento in cui ci stacchiamo è solo per riprendere fiato. Momenti che durano una frazione di secondo, prima di rifondarci ognuno sulle labbra dell’altro impellentemente.                      
Dopo tutti questi anni l’abilità nel baciare gli è rimasta dopo tutto.                     
Sento la sua lingua leccare il mio labbro inferiore per chiedere l’accesso, che acconsento dischiudendo la bocca e permettendo alle nostre lingue di muoversi come in una danza.                                                                                                                
I nostri respiri sono affannosi, i battiti accelerati e io inizio a sentire un calore che mi risale lungo tutta la spina dorsale. La posizione che ho assunto così ravvicinata al suo corpo, mi permette di stabilire un contatto con il suo bacino e sentirne la durezza.                                                                              
Siamo tutti e due infervorati: io presa dall’eccitazione non faccio che agitarmi e passare le mani dalla sua nuca al suo collo; mentre lui sembra assumere un atteggiamento casto. Mi accarezza le guance, il collo; poi inizia ad abbassare le mani e portarle sui miei fianchi, sul fondo schiena… e risale repentino come per timore. Ma diamine, io ho bisogno di ogni tipo di contatto con lui. Ogni contatto fisico che si possa avere. Mi distacco solo per un secondo dalle sue labbra per prendere le sue possenti braccia e farle aderire ai miei fianchi stringendoli.                                                    
–Non avere paura- gli sussurro dopo riprendendo a baciarlo, allontanandomi dalla sua bocca e lasciandogli dei baci sul collo. Mi avvicino poi all’ orecchio e lo stuzzico, sapendo che è un punto debole per la maggior parte dei maschi. E si dimostra esserlo anche per lui, sentendo le sue mani abbassarsi lungo il mio fondo schiena e stringere la presa. Inizia ad ansimare; e per rendere il tutto ancor più eccitante struscio il mio bacino al suo, ritornando sulle sue labbra che mi accolgono con passione.                                                                                                                                                    
–Ho voglia di te Buck-
POV BUCKY
Questa ragazza si che sa come eccitarmi. Caspita, quanto tempo era che non avevo un rapporto con una donna? Con una giovane donna in questo caso, direi. Dalla disperazione che l’affliggeva è passata all’eccitazione più totale sorprendendomi. Si è fiondata su di me senza esitazione, lasciandomi allibito dal gesto improvviso che non mi sarei aspettato in quel momento.                                                                                                          
Finalmente sono riuscito ad assaporare la dolcezza delle sue labbra sulle mie, e non ho mai provato una sensazione più inspiegabile e magica di questa. Non desideravo altro da giorni e il momento è stato ripagato. Nell’ istante in cui si è posizionata a cavalcioni su di me e ha iniziato ad accarezzarmi la chioma, mi stavo lasciando andare dal momento, incosciente della direzione che stavano prendendo le mie mani. A contatto con il suo bacino le ho subito ritirate. L’età e vari pensieri sono le cause che fungono come freni. Il timore di fare il passo sbagliato, di farla sentire costretta di una cosa che non si sente pronta a compiere…la voglio e la desidero più di ogni altra cosa, ma non voglio che lei si senta affrettata solo per soddisfare un mio piacere. Eppure tutti i miei dubbi vengono scacciati quando lei, di sua volontà, mi afferra le braccia riconducendole nella strada lungo il suo fondo schiena, che mi permette di tenere e stringere tra il mio palmo.                                                                                 
–Non avere paura- mi sussurra all’orecchio. Il suono docile e sensuale della sua voce mi provoca un brivido di piacere, e inizia a deporre baci sul collo per poi passare a uno dei miei punti deboli: il lobo dell’orecchio. Sento la sua lingua carezzare il lobo del mio organo uditivo, aggiunto da uno strusciamento del suo bacino contro il mio, che infierisce sulla mia durezza facendomi ansimare.                                                                                                        
–Ho voglia di te Buck-.                                                                                                                 
A quanto pare ho a che fare con un felino affamato. Decido di stare al suo gioco e saziarla come richiesto.                                                                                               
–Sapessi io- mormoro tra le sue labbra ribaltando le posizioni e sdraiandola sul letto. Sorride provocante e io impazzisco. Adesso è il mio turno.                                                                                                                                          
Mi sdraio su di lei e lambisco le nostre labbra, per poi passare al collo e al centro del petto, posto dove deposito un segno rosso succhiandole la pelle. Un luogo che non ho scelto a caso. Al centro dove si trova il cuore, luogo che racchiude il suo amore e che funge da serratura per il mio. Perché si, io la amo, e farò di lei la mia regina.                                                         
Mentre procedo nel marchiarle il corpo con i segni del mio affetto, sento le sue gambe stringere sul mio bacino e le sue mani accarezzare i miei capelli, accompagnando questi gesti da ansimi.                                                                              
–James- boccheggia estasiata –fallo-                                                                                         
La guardo negli occhi e la ribacio con maggiore enfasi. Le sue parole sono state chiare e senza rimorso mi lascio trasportare dal momento.

Le lascio sfilare la mia maglia esponendo il mio busto nudo. Accarezza i miei addominali e passa le sue mani delicate sul mio petto, per poi trascinarmi su di lei e permettendomi di sfilarle la maglietta.                                    
Si passa poi ai pantaloni: mi cinge per i fianchi attaccandoli ai suoi e armeggia con la  cintura prima di frangerla e abbassare la zip, mostrando i boxer che faticano a contenersi. Poi è il mio turno: mi adagio sul suo corpo lasciandole dei baci sullo stomaco e arrivando fino all’apice. Ha indosso dei leggins, per cui sfilarglieli è una passeggiata. Arriccio l’elastico di questi pantaloni guardandola dritta negli occhi. Ammicchiamo entrambi e ripongo la mia attenzione sull’ indumento desiderato, che sfilo lanciandoli sul pavimento. Mi soffermo ad osservare il suo corpo perfetto accarezzandone ogni curva sinuosa partendo dalle cosce e arrivando fino alle sue guance. Le lascio un bacio e lentamente passo al suo petto. Inarca la schiena per facilitarmi l’azione e le slaccio il reggiseno. Ora rimaniamo solo con un unico indumento.

POV TALIA
Sono sicura della mia richiesta e glielo faccio capire una volta per tutte. Sono stanca di aspettare, ho solo bisogno del suo corpo sul mio, del suo calore sulla mia pelle. ORA.                                                                                                           
I baci si fanno più passionali e presa dall’unico pensiero che mi risuona gli sfilo la maglietta, esponendo la sua muscolatura perfetta. Mi incanto ad accarezzare i suoi addominali e pettorali erculei.                                                                  

Si fionda sul mio corpo e gli permetto di togliere anche la mia, ritrovandomi con il reggiseno. Ormai manca poco al punto cruciale, e passo al suo punto vita. Trascino letteralmente il suo bacino al mio, percependo la sua durezza. Armeggio con la cintura prima di sfilargliela e togliendogli completamente l’indumento, lasciandolo solo in boxer con un’erezione evidente che quasi non si trattiene. Si adagia sul mio corpo posando le sue labbra sul mio stomaco e iniziando a porvi dei teneri baci che proseguono lungo l’altezza dell’utero. Li si fermano, concentrando l’attenzione sui miei leggins. Giocherella con l’elastico intrattenendo l’istante, ma io sono impaziente di averlo dentro di me.                                                      
I suoi occhi scrutano con attenzione la mia corporatura e le sue mani accarezzano ogni parte di esso provocandomi brividi di piacere. Mi lascia un bacio a stampo e dirige le mani lungo il mio petto. Inarco la schiena e gli do il consenso di sfilare anche il reggiseno. Prima di procedere continuiamo a scambiarci segni d’affetto con le labbra e carezze.
La nostra nudità mette in mostra ogni particolare anatomico del corpo, e io mi accorgo delle cicatrici che accerchiano il suo braccio sinistro. Le palpo delicatamente, e sono rialzate al mio tatto. Mi sposto sul braccio in metallo e ne accarezzo il materiale, ricevendo in cambio un impulso rigido.                                                                                                                                  
–Talia…- sussurra intimorito più che infastidito.                                                                       
–Va tutto ok James- lo rassicuro accarezzandogli le guance e attaccandomi alle sue labbra.                                                                                                      
Io amo ogni singolo particolare di lui. Con me non deve vergognarsi del suo corpo. Lui non accetta questa articolazione in vibranio perché gli ricorda troppe esperienze oscure. Ma io gli insegnerò ad accettarlo e a valorizzarlo, perché lui è perfetto per questo. Lui è perfetto così com’è.                  
Io riuscirò a farglielo capire.                                                                                       
Il resto potete anche immaginarlo. Boxer e slip volati per aria e…finalmente facciamo l’amore.
 
 
Angolo autrice
Here i am again! E già, dovrete sopportarmi ancora per qualche capitolo. Allora, che ne pensate di questa chapter? Finalmente ho soddisfatto il vostro desiderio di vederli congiunti in un grande segno d’affetto e finalmente è arrivato il bacio tanto atteso! Avete capito perchè vi ho fatto attendere così tanto? Era già tutto programmato nelle mie idee e nella mia mente depravata da fangirl. Questa volta sono anche stata brava perché non ho ritardato e sono rientrata nei tempi; pensate che per scrivere la scena di azione mi era salita un’ansia! Mi sono proprio immedesimata in Talia. Ma ripassando alla storia: a Talia viene rivelata la verità e la ragazza non ha di certo reagito in modo positivo; finalmente abbiamo avuto il primo bacio (e anche bello intenso con l’aggiunta per altro di un rapporto amoroso) tra i due e spero di aver soddisfatto le vostre aspettative. Ma dopo la prima missione compiuta e la terribile rivelazione del suo passato, come cambierà la vita di Talia? Come influenzerà questo particolare enorme sulla sua vita? Ma soprattutto, qual è  il vero obiettivo del nemico in questione? Bhe, non resta che scoprirlo nei prossimi capitoli ;) Se la storia vi appassiona continuate a seguirmi e fatemi sapere cosa ne pensate! Ho proprio bisogno di un vostro parere. Alla prossima Winter Children <3
   
 
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