La leggenda di Camelot.
Atto
II – Gli allievi di Avalon.
I confini
del villaggio erano ben definiti, con grande sorpresa di Draco.
Si erano
smaterializzati quella mattina all’alba, la signora Waterford – la loro vicina
di casa babbana – si era presentata già la sera prima
per poter prendere in custodia la bestiola selvatica di Hermione, Mittens, quindi
loro erano rimasti soli nell’appartamento ed avevano avuto modo di prepararsi
al meglio per quel viaggio improvviso e necessario.
Draco
avrebbe voluto impegnare parte del tempo in modo più divertente, ma non era stato possibile.
«Incredibile»
sbottò Hermione, indicando le altissime mura che impedivano la vista del
villaggio colpito dall’incantesimo. «Sembrano una
fedele riproduzione delle mura del Vallo di Adriano1, solo… più alte» convenne lei, strabiliata. «È
meraviglioso, sembrano antiche, anche se sappiamo bene che non lo sono. Guarda
il muschio, guarda l’erba… non è assolutamente possibile» continuò, accigliata,
indicando il verde sulle mura di pietra.
Anche
Draco era arrivato alla stessa conclusione. «Immagino sia colpa
dell’incantesimo. Abbiamo esaminato ogni parola della leggenda, a questo punto
credo di aver capito come potrebbe funzionare» mormorò, facendo
qualche passo avanti con la sua fidanzata al fianco. Tirò fuori dalla giacca il
suo fedele taccuino e gli occhiali, che indossò con uno sbuffo: odiava avere la vista debole. Trovare i
suoi appunti fu facile, aveva trascorso tutto il pomeriggio precedente e parte
della notte ad organizzarli. Doveva
imparare a scrivere un po’ più grande. «Sappiamo che Excalibur è uno dei
dieci oggetti della Magia Antica2: la Spada, lo Specchio, l’Arazzo…»
fece una smorfia involontaria, ricordando ciò che era successo poco più di sei
mesi prima. Ancora la notte si svegliava madido di sudore, convinto di aver
perso il suo futuro sulle rive del Tamigi. Per fortuna, tuttavia, il russare
non esattamente lieve di Hermione lo
aiutava sempre a ritornare in se stesso. Naturalmente, lei avrebbe negato di
“fare quei rumori infernali” fino alla morte. «Si pensa che altri possano
essere il Santo Graal, il martello di Thor, la Falce di Crono, la Folgore di
Zeus… ognuno di questi è composto di magia purissima
e noi sappiamo bene che sono capaci di sviluppare una coscienza propria3»
lanciò uno sguardo storto ad Hermione, che sbuffò.
«Era a
rischio l’intera sopravvivenza del popolo magico, Draco, non essere sciocco».
«Non mi
importa un fico secco del mondo magico, Mezzosangue. So solo che ho rischiato
di perdere te e allora tutto il resto non avrebbe avuto senso» le rispose, con
un sibilo risentito, tornando a concentrarsi sui suoi appunti. «Stando alla
leggenda, sembra che la Spada sia solita riapparire dopo periodi di grandi
crisi, anche se in ritardo. Potrebbe esser stata richiamata da Tu-Sai-Chi,
oppure dal nostro spettacolo pirotecnico di sei mesi fa. Immagino che
l’estensione attuale potrebbe essere stata raggiunta in sei mesi».
Hermione
annuì, avvicinandosi per sbirciare a sua volta gli appunti. «Probabilmente
Excalibur ha ricostruito la civiltà sana
dei suoi tempi, riportando indietro le grandi personalità dell’intero ciclo
arturiano… avremo un Artù, un Merlino… ma è tutta un’illusione?».
«Suppongo
di sì, ma finché non conosceremo l’ipotetico Artù non potremo saperlo» rispose
Draco, scuotendo il capo. «La leggenda del Re Eterno è nota anche ai babbani,
potrebbe essere scollegata da quella
di Excalibur… probabilmente si tratterà del sindaco della cittadina preso
dall’Incantesimo. Tutto sarà una finzione, anche se ben congegnata».
Hermione
annuì, apparentemente tranquilla. «Stando alle foto non aveva la spada con sé,
quindi dovrebbe essere nascosta da qualche parte all’interno delle mura stesse.
Magari in una roccia nel mezzo della foresta…» divertita, gli fece
l’occhiolino. «Pensi di essere degno di estrarla? Un vero cavaliere?».
Draco
sbuffò, passandole un braccio intorno alle spalle e spingendola verso il ponte
levatoio, l’unico ingresso al villaggio. Il fossato apparso sembrava piuttosto
profondo ed usare la magia era altamente sconsigliabile. Cosa avrebbero fatto
se li avessero presi per maghi oscuri? «Io sarò un cavaliere quando tu
diventerai l’apprendista di Merlino, il quale, te lo ricordo, era un
Serpeverde».
«Mai dire
mai» disse, sibillina, lei, pizzicandogli il fianco. «Non preoccuparti, credo
anche io sia opportuno mantenere un basso profilo finché saremo qui… sarebbe
meglio cambiare anche tipo di vestiario, non credo che il tuo completo Armani
sia adatto al periodo arturiano» gli fece notare, occhieggiando al completo
elegante che lui aveva acquistato durante l’ultima visita a Parigi.
Parigi,
che era stata soltanto l’ultima delle capitali europee che lui le aveva fatto visitare
durante i mesi precedenti. Aveva detto che le avrebbe mostrato il mondo e
sembrava intenzionato a mantenere la promessa. Per il viaggio di nozze avevano
pensato di visitare l’Egitto.
Draco
fece una smorfia, tuttavia annuì. «Faccio io, tu saresti capacissima di
trasfigurare questi pantaloni in una poco dignitosa calzamaglia».
In
risposta, Hermione rise.
***
«Dovevi necessariamente darmi un vestito così
scollato, vero? E questo mantello nero? È terrificante, credo sia stato
fuorimoda anche ai tempi del vero Re Artù» si lamentò, per l’ennesima volta,
fulminando con la coda dell’occhio l’aitante cavaliere che camminava al suo
fianco. Draco, naturalmente, aveva riservato a se stesso un completo degno di
una fiaba, completo di incantevole spada e con un mantello di un bel verde
scuro, intonato a tutto il resto. A lei, invece, aveva riservato un abito
incantevole, certo, ma che lasciava scoperta un bel po’ di pelle sul seno, era
di un tessuto che lei non riusciva ad identificare, di un blu molto intenso e
con ricami d’oro. «Avrei preferito un abito sul rosso. Dopotutto, tu ti sei
vestito con i colori di Salazar».
Draco
sbuffò, alzando gli occhi al cielo. «Rosso, certo, poi avrei potuto ricamarti
una bella “A” sul petto e mandarti alla ricerca di nuove fonti di reddito4»
le disse, annoiato. Hermione si accigliò, prima di annuire. Effettivamente era
un colore poco adatto a quel
determinato periodo storico, soprattutto non con una scollatura come quella.
«L’incantesimo ha fatto le cose per bene, senti un po’ che odore…» inspirò dal
naso, guardandosi intorno. Hermione lo imitò, arricciando il suo. «Puzza di
urina, escrementi e… credo sia peste,
non credi anche tu, Mon Ange?».
Hermione
annuì, disgustata, saltando oltre una pozza maleodorante dall’origine non chiara.
«Per fortuna mi sono premurata di farti fare i vaccini necessari, Draco, ti
potresti beccare delle malattie assurde in questo luogo. Credo di aver visto un
uomo con la varicella, abbandonato in
un angolo. Una volta si moriva di una sciocchezza simile» si lamentò, scuotendo
il capo.
Il
villaggio era esattamente come lei l’aveva immaginato: le case moderne erano
sparite, sostituite da quelle che non erano niente più che baracche di legno,
fango e pietra. Le condizioni igieniche erano essenzialmente nulle, la tanfa di
sporcizia era insopportabile, tuttavia l’insieme era incantevole a modo suo. Incantevole come sarebbe potuto essere un
cucciolo di squalo, certo, ma tuttavia per Hermione era impossibile non esserne
affascinata. Quante volte aveva letto di quel periodo storico nei libri? Quanti
film aveva visto?
«Dobbiamo
mantenere un profilo basso» si lamentò Draco, scuotendo il capo. «Se anche
dovessi vedere qualcosa di strano, cerca di tenertene alla larga. Le bacchette
sono proibite» si raccomandò poi, lanciandole un’occhiata storta. «Niente
insulsi atti di eroismo».
«Non sono
un’idiota, Draco» gli rispose lei, secca, osservando con curiosità un uomo
messo alla gogna venire colpito da ogni genere di frutta e verdura marcia. Era
una pratica che aveva sempre considerato barbara, tuttavia, in quel contesto,
non riuscì ad evitarsi di sorridere: era una brutta situazione, lui doveva
sentirsi umiliato, tuttavia un po’ di verdura era un ottimo diversivo dalla
terrificante condizione che li circondava. I bambini ridevano, guardandolo, ed
il loro pianto poteva finalmente interrompersi. Non c’era fame, non c’era
paura.
Il regno
di Artù era stato incredibile, ricco più di altri, ma era sempre un regno
dell’Alto Medioevo, la povertà era all’ordine del giorno, così come la morte e
la sporcizia.
Draco,
con un sorriso gentile, si avvicinò per sfiorarle la guancia con la punta delle
dita. «A cosa stai pensando? Fai quella faccia cupa soltanto quando Potter si
mette nei guai o non sai come spiegare al tuo capo di non poter sempre
rimettere al loro posto i suoi documenti importanti».
Lei
sospirò, indecisa, prima di puntare gli occhi nei suoi. «Davvero credi che
qualcuno potrebbe voler restare qui? Potrebbero scegliere questo piuttosto che il nostro tempo?» domandò, confusa, indicando
ciò che li circondava con un gesto. In quell’istante, un cane ed un mendicante
presero a contendersi dei resti della colazione lanciati dalla finestra da una
donna ben pasciuta. «È affascinante, lo capisco, ma…».
«Te l’ho
spiegato» le disse in un sospiro, scuotendo il capo. «Alcuni di noi risentono
molto della segretezza che circonda il mondo magico. La società purosangue
credeva di aver raggiunto il suo momento di gloria con Voldemort, e, con la sua
caduta, è rimasta per la buona parte delusa, piena di rancore. Se l’incantesimo
dovesse colpirci tutti, probabilmente loro diventerebbero una nuova nobiltà,
tutto questo orrore non li toccherebbe minimamente». Con un gesto tremendamente
elegante, le baciò il dorso della mano. «Non tutti sono stati abbastanza
fortunati da trovare la pace».
Hermione,
nonostante il rossore sulle guance, non era assolutamente convinta. «D’accordo,
ma…».
«Aiutatemi!».
Con uno
scatto veloce del capo, Draco ed Hermione si voltarono e si ritrovarono a
fronteggiare una creatura terribile - con il corpo di leone, la testa d’uomo e
la coda di scorpione – intenta ad inseguire una ragazzina di poco più di
quindici anni, già visibilmente stanca per la fuga che doveva essersi protratta
per un lungo tratto di bosco. La coda con pungiglione scattò nervosamente,
urtando dei carretti che si erano sfortunatamente presentati sulla sua via.
«Quella è
una manticora» la sorpresa di Draco
venne smorzata dalle urla terrorizzate della gente intorno a loro e dal rumore
delle spade che venivano velocemente estratte. I cavalieri – quelli della
Tavola Rotonda? – si erano precipitati intorno alla ragazza, ma nessuno di loro
poteva naturalmente intervenire. L’acciaio era nullo contro la manticora. Anche
i comuni incantesimi erano nulli con quella creatura. «Cosa ci fa una manticora
qui? Sono originarie della Grecia!».
Hermione
scosse il capo, pietrificata per il momentaneo terrore. Non aveva mai avuto un
faccia a faccia con quella bestia, ma aveva letto abbastanza da essere consapevole di quanto grave fosse la loro
situazione. «Se tu avessi seguito le lezioni congiunte di Hagrid
e Rüf, al sesto anno, sapresti che Merlino aveva portato alcuni esemplari in
Inghilterra, dovevano proteggere i confini di Camelot5» gli rispose,
senza evitare a se stessa di far la so-tutto-io. Gli lanciò un’occhiata storta,
tirando fuori la bacchetta. «Evidentemente sono tornate anche loro… Draco, lo
sai che-».
«Senza di
noi non hanno speranze, lo so» si lamentò lui, laconico, tirando fuori la
propria arma. I Cavalieri si erano fatti avanti, le loro lame cozzavano senza
risultati contro il pungiglione e la ragazzina continuava a piangere fra le
zampe della bestia. La testa umanoide stava muovendo le proprie labbra ed
Hermione sapeva che stesse canticchiando una melensa melodia6,
rituale d’obbligo prima del sacrificio di una vittima «Ed io che volevo
mantenere un profilo basso… Avada o Sectumsempra?»
le chiese poi, con una smorfia.
«Prova tu
con l’Avada, lo sai che io non sono a mio agio» gli
rispose Hermione, con una smorfia. Guardò con attenzione la manticora, sentendo
un nodo gelido all’altezza dello stomaco nel sentire i lamenti disperati della
povera sventurata fra le sue zampe. Sapeva di star per essere mangiata? Era
consapevole di quello che sarebbe stato il suo destino, se loro non fossero
intervenuti?
Con un
movimento perfettamente coordinato, entrambi sollevarono le bacchette e le
puntarono contro la bestia, che venne quasi immediatamente colpita da due raggi
di luce, uno dei quali di un inquietante verde smeraldo. Il colpo non la
uccise, dopotutto Hermione non ci aveva sperato un granché, tuttavia la stordì
e la spaventò. La terribile melodia che sembrava voler diventare la colonna
sonora di un omicidio si interruppe, il silenzio agghiacciato del paese venne
rotto solo dai lamenti della povera ragazzina. La manticora gemette,
addolorata, poi girò sulle proprie zampe e si diresse di gran carriera verso il
bosco, sparendo nel verde come se gli alberi l’avessero inglobata.
«Gattaccio
cattivo» sibilò Draco, con una smorfia, annuendo soddisfatto nel constatare la
sua fuga.
«Tornerà»
disse invece Hermione, preoccupata, senza riporre la bacchetta. «Pensi che
dovremmo lanciare qualche incantesimo protettivo, per tenerla fuori? È ciò che
ha fatto Merlino, secondo il professore. Non voglio paragonare le mie capacità
a quelle del più grande mago mai esistito, ma penso di poter fare qualcosa di
decente» valutò, grattandosi nervosamente il naso.
«Abbiamo
un altro problema adesso, Hermione» le fece notare Draco, con una smorfia. Lui si
era girato ad indicare qualcosa alle
loro spalle, ma Hermione sapeva già cosa avrebbe trovato, voltandosi: le
pizzicava la nuca a causa di tutti gli sguardi puntati sulla sua schiena. Si
erano esposti, avevano dimostrato di non essere comuni cittadini. La vecchietta
che aveva fatto la segnalazione era stata quasi bruciata viva a causa di una
macchina fotografica, cosa avrebbero fatto a loro?
Con la
coda dell’occhio, Hermione notò un cavaliere avvicinarsi alla ragazzina,
aiutandola a rimettersi in piedi. Era un uomo alto, ben piazzato, con folti
capelli scuri ed occhi chiarissimi, la sua espressione pacata e gentile le era
estremamente familiare, nonostante non riuscisse a comprendere perché.
«Hermione»
la richiamò Draco, posandole la mano sul braccio e spingendola a voltarsi. Un
altro cavaliere, meno giovane del primo e con un’espressione indecifrabile in
viso, si fece avanti lentamente, cauto, osservandoli entrambi come se avesse
voluto soppesare le loro capacità. Il mago dovette pensare che fosse preferibile
fare il primo passo, quindi abbassò la bacchetta. «La creatura avrebbe ucciso
la ragazza, se noi non fossimo intervenuti» fece notare, con voce ferma ed
incolore, raddrizzando le spalle ed assumendo il cipiglio che lei era solita
definire “sguardo da Lord”.
Il
cavaliere li osservò in silenzio, poi chinò il capo con rispetto. «Non sono un
esperto di Magia, ma ho degli occhi funzionanti, messere» gli rispose,
vagamente ironico. «Avete salvato la nostra piccola Marie, è la figlia del
medico di corte, uno dei consiglieri del Re» spiegò, mentre l’uomo dai folti
capelli scuri prendeva fra le braccia la poverina, consegnandola ad altri
cavalieri e raggiungendo colui che doveva essere il suo capitano. «Voi… voi
provenite dall’Isola Sacra?» chiese poi l’uomo, a labbra strette.
Hermione
e Draco si lanciarono un’occhiata confusa, non sapendo bene cosa rispondere. Isola Sacra? La memoria di Hermione
sembrava girare a vuoto nel suo cervello, alla ricerca di informazioni utili. Isola, isola…
«Sì,
siamo arrivati da Avalon6. La Gran Sacerdotessa ci ha inviati
affinché potessimo incontrare il Maestro Merlino» si fece avanti lei,
improvvisamente illuminata. Ovviamente
era Avalon. L’isola, che stando ai recenti studi
attualmente doveva trovarsi vicino Glouchester, era considerata
la principale rivale di Hogwarts nell’educazione dei giovani maghi e streghe.
Merlino e Morgana erano stati i fondatori dell’accademia, però questa era
andata perduta con la fine di Camelot, divenendo la
tomba eterna del Sovrano che sarebbe ritornato. Che Merlino stesse aspettando
qualcuno dall’isola che in realtà non c’era più?
Il
Cavaliere si inchinò di più, con rispetto. «Immaginavo fosse così, Vostra
Grazia» le disse, rispettoso. I maghi e
le streghe di Avalon erano considerati alla stregua dei
principi del sangue. «Vi siamo infinitamente grati per esser intervenuti.
Se alle Vostre Eccellenze fa piacere, Sir Gawaine vi accompagnerà al Castello,
così che possiate rinfrescarvi ed incontrare il Maestro ed il Re».
Draco
sorrise, soddisfatto. Con buone probabilità aveva iniziato a ripetersi quel
titolo onorifico come un mantra, gonfiando in modo smisuratamente il suo già
immenso ego. «Sir Gawaine?» chiese tuttavia, vagamente ammirato, guardandosi
intorno. L’unico in procinto di avvicinarsi era il moro dall’aria familiare,
che si inchinò davanti a loro. «Lo stesso che ha sconfitto il Cavaliere verde7?»
chiese poi, curioso, osservando con un cipiglio strano il giovane.
Gawain
sorrise, gentile e privo di qualunque traccia di egocentrismo. «Sono io, sì»
confermò, facendo accigliare ancora di più Hermione. Lei conosceva quella voce,
ne era assolutamente certa. «Vi ringrazio di aver aiutato Marie, suo padre è un
mio caro amico, so quanto sia legato alla più giovane della sua prole» disse,
con un sorriso meraviglioso. «Devo complimentarmi per la vostra magia, siete
stati molto eleganti nei movimenti».
Hai
una mano fermissima, un movimento davvero elegante!
Hermione
si rese conto di aver spalancato la bocca per la sorpresa solo un attimo dopo
averlo fatto. In quel momento risultò chiarissimo chi fosse quel cavaliere e
perché le risultasse tanto familiare. Erano trascorsi solo poco più di sei anni
da quando avevano combattuto fianco a fianco, il suo sguardo era rimasto sempre
lo stesso, per quanto più maturo. «Anthony Goldstein?»
lo chiamò, senza potersi trattenere, afferrando Draco per il mantello. Anche
lui sgranò gli occhi, in quell’istante, rendendosi improvvisamente conto di chi
avessero davanti.
Il loro
vecchio compagno di scuola si accigliò, naturalmente non riconoscendoli. «È il
nome del Cavaliere Verde? Vi ringrazio della cortesia, Vostre Grazie, ritengo
sia onorevole conoscere l’identità di chi sto per affrontare nuovamente»
comunicò loro, inchinandosi con grazia. «Se volete seguirmi, vi accompagnerò al
Castello».
Osservandolo
voltarsi ed iniziare a fare strada, Draco ed Hermione non riuscirono a non
scambiarsi un’occhiata complice. Anthony era stato Presidente del Club dei
Duellanti e non c’era una persona in tutta la scuola che avesse dei modi incantevoli
come i suoi, neppure Draco o Blaise Zabini. Perfetto gentiluomo d’altri tempi, si era
guadagnato un posto d’onore nelle competizioni internazionali ed era diventato
insegnante del Royal Cambridge Duelling
Club8, la migliore scuola di Duello dell’intero Nord Europa.
Stando alle ultime notizie, aveva recentemente sposato l’unica figlia del
Rettore, oltre che campionessa europea in carica, Lady Druella Fitzroy, e con lei era partito per un viaggio di nozze
intorno al mondo.
Com’era
divenuto la reincarnazione di Sir Gawain?
Prima che
il cavaliere potesse sparire nel nulla, Draco si inchinò, cerimonioso, e porse
il braccio alla sua accompagnatrice. «Vostra Grazia, dopo di lei».
Ci
sarebbe stato tempo per capire, in
quel momento era fondamentale che riuscissero a raggiungere Artù e che
conquistassero al sua fiducia e quella di Merlino.
Dopotutto,
erano appena diventati gli allievi di Avalon.
»Marnie’s Corner
Bentrovati e bentornati, cari amici di EFP!
Prima di tutto, ho una pagina facebook! Seguitemi per futuri
aggiornamenti!
Avvertenza: Questa fanfiction è un sequel/spin-off della mia long: Lo Specchio delle Anime.
Draco Malfoy vestito da cavaliere.
Sono assolutamente entusiasta del seguito ottenuto da questa storia!
Davvero, non credevo che avreste risposto subito e così bene! Vi ringrazio
tantissimo e spero sinceramente di non deludervi!
Avevo promesso una mini-fic, adesso, tuttavia,
non ne sono poi così certa. Non aspettatevi il malloppone
di trenta capitoli, eh, ma probabilmente saranno più di quattro.
Punti importanti:
» 1 – Il Vallo di Adriano è una fortificazione in pietra – essenzialmente
un lungo muro – costruito per volontà dell’Imperatore Adriano con lo scopo di
dividere l’Impero Romano da quello dei “barbari”. Il Vallo fa parte del
cosiddetto limes romano, che, appunto, indicava i limiti
estremi dell’Impero stesso. Scusatemi, sono ossessionata, abbiate pietà.
» 2 – Questa cosa degli oggetti viene ripresa dalla mia Long. Ne ho
indicati sei soprattutto perché non sapevo più che pesci prendere! Devo
informarmi di più! ;)
» 3 – Sono manifestazione della Magia nella
sua essenza più pura, non sono stati costruiti
da nessuno e spesso sono leggendari. Hanno una propria coscienza che, per manifestarsi, deve passare
attraverso altre persone (come una possessione demoniaca, avete presente?),
proprio com’è successo nella mia long.
» 4 – Riferimento a “La lettera scarlatta” di N. Hawthorne.
Ovviamente il contesto storico è diverso (il periodo arturiano dovrebbe
risalire al V o VI secolo d.C.) poiché il romanzo è ambientato nel XVII secolo,
tuttavia il rosso è sempre stato un colore pericoloso, soprattutto se indossato
da una donna, e Draco ha preferito evitare che qualcuno potesse farsi idee
strane su Hermione. Nel romanzo, infatti, le donne accusate di adulterio o, in
generale, di vita dissoluta, erano costrette a farsi cucire una A scarlatta
sugli abiti, per poter essere riconosciute.
» 5 - Ovviamente è una cosa inventata da me. All’inizio avevo pensato di
inserire un Drago, poi un Grifone… ma la Manticora ha fatto più impressione! Ci
saranno anche altre creature, comunque, non preoccupatevi!
» 6 – La manticora – testa umana, corpo di leone e coda di scorpione – è
solita canticchiare una melodia dolce prima di mangiare le sue vittime. Ditemi
se per voi non è inquietante, perché a me sono venuti i brividi.
» 7 – Qui dobbiamo fare un discorso preparatorio. Io sono un’appassionata
di Merlin – la serie tv – ed ho sempre amato alla follia i Cavalieri della
Tavola Rotonda, fra i quali spiccavano sia Gawain che Percival. Nel mito,
Gawaine era il nipote (nel senso che il Re è suo zio) di Artù e qui ha quel
ruolo, oltretutto ho fatto riferimento al romanzo cavalleresco “Sir Gawaine e
il Cavaliere Verde”. Gawaine in realtà è Anthony Goldstein,
che io ho sempre immaginato essere un giovanotto meraviglioso. Probabilmente è anche colpa di Savannah e del suo
modo di descriverlo!
» 8 – Sempre riferimento a Savannah, l’idea del Club dei Duellanti mi ha
sempre affascinata da impazzire. Non
ce la faccio a non sentirmi di nuovo un’adolescente ormonata
(detta così sembrerebbe quasi che io abbia trent’anni e non ventidue) al
pensiero del mio meraviglioso Anthony (perché io sono innamorata del mio Anthony) che si cimenta in combattimenti
eleganti quanto un incontro di scherma. Il Club in questione non esiste, ma
immaginate una scuola di duello fondata alla fine del Milletrecento dalla
famiglia Fitzroy (la famiglia della moglie di
Anthony, che spunterà a sua volta nel prossimo capitolo) e che ha guadagnato
una fama mondiale mai pareggiata. I membri del Club hanno vinto competizioni
per secoli ed Anthony non è altro che
la punta dell’iceberg.
» Dal prossimo capitolo incontreremo i veri protagonisti della storia,
quali Merlino, Artù, Ginevra, Lancillotto e tutti gli altri. Vi avverto, io odio Ginevra con ogni fibra del mio
corpo ed odio Lancillotto quasi quanto lei.
Draco vestito da cavaliere, non smetterò mai di ripeterlo.
Il prossimo capitolo probabilmente tarderà di un paio di giorni, martedì
avrò un esame che mi ha tenuta sui libri dai primi di agosto e che è stato
continuamente rimandato. Sto morendo di
paura. Tenetemi nei vostri pensieri, ne avrò bisogno!
Per altre
comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!
Grazie ancora a
chiunque leggerà,
-Marnie