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Autore: Marne    10/10/2016    6 recensioni
| Spin Off della long-fic "Lo Specchio delle Anime" |
Draco Malfoy ed Hermione Granger sembrano aver appena ottenuto la tanto agognata pace, dopo aver affrontato delle sfide particolarmente dure e dopo aver finalmente ritrovato un equilibrio con i propri demoni interiori. L'aver risolto la prima missione, sei mesi prima, ha tuttavia evidenziato le loro capacità nel risolvere misteri ed il Ministero, ancora una volta, ha bisogno del loro aiuto.
In un villaggio sperduto vicino Chester, un incantesimo si è abbattuto sulla popolazione e sembra proprio che Re Artù e la sua corte abbiano ripreso a calpestare la terra dei vivi, mettendo a rischio l'equilibrio fra passato, presente e futuro. Una spada - Excalibur - sembra essere responsabile di questo incantesimo e Draco ed Hermione sono gli unici a poterla recuperare prima che sia troppo tardi.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mirror Universe'
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Lleggenda di Camelot.

 

 

  

 

Atto II – Gli allievi di Avalon.

 

 

 

I confini del villaggio erano ben definiti, con grande sorpresa di Draco.

Si erano smaterializzati quella mattina all’alba, la signora Waterford – la loro vicina di casa babbana – si era presentata già la sera prima per poter prendere in custodia la bestiola selvatica di Hermione, Mittens, quindi loro erano rimasti soli nell’appartamento ed avevano avuto modo di prepararsi al meglio per quel viaggio improvviso e necessario.

Draco avrebbe voluto impegnare parte del tempo in modo più divertente, ma non era stato possibile.

«Incredibile» sbottò Hermione, indicando le altissime mura che impedivano la vista del villaggio colpito dall’incantesimo. «Sembrano una fedele riproduzione delle mura del Vallo di Adriano1, solo… più alte» convenne lei, strabiliata. «È meraviglioso, sembrano antiche, anche se sappiamo bene che non lo sono. Guarda il muschio, guarda l’erba… non è assolutamente possibile» continuò, accigliata, indicando il verde sulle mura di pietra.

Anche Draco era arrivato alla stessa conclusione. «Immagino sia colpa dell’incantesimo. Abbiamo esaminato ogni parola della leggenda, a questo punto credo di aver capito come potrebbe funzionare» mormorò, facendo qualche passo avanti con la sua fidanzata al fianco. Tirò fuori dalla giacca il suo fedele taccuino e gli occhiali, che indossò con uno sbuffo: odiava avere la vista debole. Trovare i suoi appunti fu facile, aveva trascorso tutto il pomeriggio precedente e parte della notte ad organizzarli. Doveva imparare a scrivere un po’ più grande. «Sappiamo che Excalibur è uno dei dieci oggetti della Magia Antica2: la Spada, lo Specchio, l’Arazzo…» fece una smorfia involontaria, ricordando ciò che era successo poco più di sei mesi prima. Ancora la notte si svegliava madido di sudore, convinto di aver perso il suo futuro sulle rive del Tamigi. Per fortuna, tuttavia, il russare non esattamente lieve di Hermione lo aiutava sempre a ritornare in se stesso. Naturalmente, lei avrebbe negato di “fare quei rumori infernali” fino alla morte. «Si pensa che altri possano essere il Santo Graal, il martello di Thor, la Falce di Crono, la Folgore di Zeus… ognuno di questi è composto di magia purissima e noi sappiamo bene che sono capaci di sviluppare una coscienza propria3» lanciò uno sguardo storto ad Hermione, che sbuffò.

«Era a rischio l’intera sopravvivenza del popolo magico, Draco, non essere sciocco».

«Non mi importa un fico secco del mondo magico, Mezzosangue. So solo che ho rischiato di perdere te e allora tutto il resto non avrebbe avuto senso» le rispose, con un sibilo risentito, tornando a concentrarsi sui suoi appunti. «Stando alla leggenda, sembra che la Spada sia solita riapparire dopo periodi di grandi crisi, anche se in ritardo. Potrebbe esser stata richiamata da Tu-Sai-Chi, oppure dal nostro spettacolo pirotecnico di sei mesi fa. Immagino che l’estensione attuale potrebbe essere stata raggiunta in sei mesi».

Hermione annuì, avvicinandosi per sbirciare a sua volta gli appunti. «Probabilmente Excalibur ha ricostruito la civiltà sana dei suoi tempi, riportando indietro le grandi personalità dell’intero ciclo arturiano… avremo un Artù, un Merlino… ma è tutta un’illusione?».

«Suppongo di sì, ma finché non conosceremo l’ipotetico Artù non potremo saperlo» rispose Draco, scuotendo il capo. «La leggenda del Re Eterno è nota anche ai babbani, potrebbe essere scollegata da quella di Excalibur… probabilmente si tratterà del sindaco della cittadina preso dall’Incantesimo. Tutto sarà una finzione, anche se ben congegnata».

Hermione annuì, apparentemente tranquilla. «Stando alle foto non aveva la spada con sé, quindi dovrebbe essere nascosta da qualche parte all’interno delle mura stesse. Magari in una roccia nel mezzo della foresta…» divertita, gli fece l’occhiolino. «Pensi di essere degno di estrarla? Un vero cavaliere?».

Draco sbuffò, passandole un braccio intorno alle spalle e spingendola verso il ponte levatoio, l’unico ingresso al villaggio. Il fossato apparso sembrava piuttosto profondo ed usare la magia era altamente sconsigliabile. Cosa avrebbero fatto se li avessero presi per maghi oscuri? «Io sarò un cavaliere quando tu diventerai l’apprendista di Merlino, il quale, te lo ricordo, era un Serpeverde».

«Mai dire mai» disse, sibillina, lei, pizzicandogli il fianco. «Non preoccuparti, credo anche io sia opportuno mantenere un basso profilo finché saremo qui… sarebbe meglio cambiare anche tipo di vestiario, non credo che il tuo completo Armani sia adatto al periodo arturiano» gli fece notare, occhieggiando al completo elegante che lui aveva acquistato durante l’ultima visita a Parigi.

Parigi, che era stata soltanto l’ultima delle capitali europee che lui le aveva fatto visitare durante i mesi precedenti. Aveva detto che le avrebbe mostrato il mondo e sembrava intenzionato a mantenere la promessa. Per il viaggio di nozze avevano pensato di visitare l’Egitto.

Draco fece una smorfia, tuttavia annuì. «Faccio io, tu saresti capacissima di trasfigurare questi pantaloni in una poco dignitosa calzamaglia».

In risposta, Hermione rise.

 

***

 

«Dovevi necessariamente darmi un vestito così scollato, vero? E questo mantello nero? È terrificante, credo sia stato fuorimoda anche ai tempi del vero Re Artù» si lamentò, per l’ennesima volta, fulminando con la coda dell’occhio l’aitante cavaliere che camminava al suo fianco. Draco, naturalmente, aveva riservato a se stesso un completo degno di una fiaba, completo di incantevole spada e con un mantello di un bel verde scuro, intonato a tutto il resto. A lei, invece, aveva riservato un abito incantevole, certo, ma che lasciava scoperta un bel po’ di pelle sul seno, era di un tessuto che lei non riusciva ad identificare, di un blu molto intenso e con ricami d’oro. «Avrei preferito un abito sul rosso. Dopotutto, tu ti sei vestito con i colori di Salazar».

Draco sbuffò, alzando gli occhi al cielo. «Rosso, certo, poi avrei potuto ricamarti una bella “A” sul petto e mandarti alla ricerca di nuove fonti di reddito4» le disse, annoiato. Hermione si accigliò, prima di annuire. Effettivamente era un colore poco adatto a quel determinato periodo storico, soprattutto non con una scollatura come quella. «L’incantesimo ha fatto le cose per bene, senti un po’ che odore…» inspirò dal naso, guardandosi intorno. Hermione lo imitò, arricciando il suo. «Puzza di urina, escrementi e… credo sia peste, non credi anche tu, Mon Ange?».

Hermione annuì, disgustata, saltando oltre una pozza maleodorante dall’origine non chiara. «Per fortuna mi sono premurata di farti fare i vaccini necessari, Draco, ti potresti beccare delle malattie assurde in questo luogo. Credo di aver visto un uomo con la varicella, abbandonato in un angolo. Una volta si moriva di una sciocchezza simile» si lamentò, scuotendo il capo.

Il villaggio era esattamente come lei l’aveva immaginato: le case moderne erano sparite, sostituite da quelle che non erano niente più che baracche di legno, fango e pietra. Le condizioni igieniche erano essenzialmente nulle, la tanfa di sporcizia era insopportabile, tuttavia l’insieme era incantevole a modo suo. Incantevole come sarebbe potuto essere un cucciolo di squalo, certo, ma tuttavia per Hermione era impossibile non esserne affascinata. Quante volte aveva letto di quel periodo storico nei libri? Quanti film aveva visto?

«Dobbiamo mantenere un profilo basso» si lamentò Draco, scuotendo il capo. «Se anche dovessi vedere qualcosa di strano, cerca di tenertene alla larga. Le bacchette sono proibite» si raccomandò poi, lanciandole un’occhiata storta. «Niente insulsi atti di eroismo».

«Non sono un’idiota, Draco» gli rispose lei, secca, osservando con curiosità un uomo messo alla gogna venire colpito da ogni genere di frutta e verdura marcia. Era una pratica che aveva sempre considerato barbara, tuttavia, in quel contesto, non riuscì ad evitarsi di sorridere: era una brutta situazione, lui doveva sentirsi umiliato, tuttavia un po’ di verdura era un ottimo diversivo dalla terrificante condizione che li circondava. I bambini ridevano, guardandolo, ed il loro pianto poteva finalmente interrompersi. Non c’era fame, non c’era paura.

Il regno di Artù era stato incredibile, ricco più di altri, ma era sempre un regno dell’Alto Medioevo, la povertà era all’ordine del giorno, così come la morte e la sporcizia.

Draco, con un sorriso gentile, si avvicinò per sfiorarle la guancia con la punta delle dita. «A cosa stai pensando? Fai quella faccia cupa soltanto quando Potter si mette nei guai o non sai come spiegare al tuo capo di non poter sempre rimettere al loro posto i suoi documenti importanti».

Lei sospirò, indecisa, prima di puntare gli occhi nei suoi. «Davvero credi che qualcuno potrebbe voler restare qui? Potrebbero scegliere questo piuttosto che il nostro tempo?» domandò, confusa, indicando ciò che li circondava con un gesto. In quell’istante, un cane ed un mendicante presero a contendersi dei resti della colazione lanciati dalla finestra da una donna ben pasciuta. «È affascinante, lo capisco, ma…».

«Te l’ho spiegato» le disse in un sospiro, scuotendo il capo. «Alcuni di noi risentono molto della segretezza che circonda il mondo magico. La società purosangue credeva di aver raggiunto il suo momento di gloria con Voldemort, e, con la sua caduta, è rimasta per la buona parte delusa, piena di rancore. Se l’incantesimo dovesse colpirci tutti, probabilmente loro diventerebbero una nuova nobiltà, tutto questo orrore non li toccherebbe minimamente». Con un gesto tremendamente elegante, le baciò il dorso della mano. «Non tutti sono stati abbastanza fortunati da trovare la pace».

Hermione, nonostante il rossore sulle guance, non era assolutamente convinta. «D’accordo, ma…».

«Aiutatemi!».

Con uno scatto veloce del capo, Draco ed Hermione si voltarono e si ritrovarono a fronteggiare una creatura terribile - con il corpo di leone, la testa d’uomo e la coda di scorpione – intenta ad inseguire una ragazzina di poco più di quindici anni, già visibilmente stanca per la fuga che doveva essersi protratta per un lungo tratto di bosco. La coda con pungiglione scattò nervosamente, urtando dei carretti che si erano sfortunatamente presentati sulla sua via.

«Quella è una manticora» la sorpresa di Draco venne smorzata dalle urla terrorizzate della gente intorno a loro e dal rumore delle spade che venivano velocemente estratte. I cavalieri – quelli della Tavola Rotonda? – si erano precipitati intorno alla ragazza, ma nessuno di loro poteva naturalmente intervenire. L’acciaio era nullo contro la manticora. Anche i comuni incantesimi erano nulli con quella creatura. «Cosa ci fa una manticora qui? Sono originarie della Grecia!».

Hermione scosse il capo, pietrificata per il momentaneo terrore. Non aveva mai avuto un faccia a faccia con quella bestia, ma aveva letto abbastanza da essere consapevole di quanto grave fosse la loro situazione. «Se tu avessi seguito le lezioni congiunte di Hagrid e Rüf, al sesto anno, sapresti che Merlino aveva portato alcuni esemplari in Inghilterra, dovevano proteggere i confini di Camelot5» gli rispose, senza evitare a se stessa di far la so-tutto-io. Gli lanciò un’occhiata storta, tirando fuori la bacchetta. «Evidentemente sono tornate anche loro… Draco, lo sai che-».

«Senza di noi non hanno speranze, lo so» si lamentò lui, laconico, tirando fuori la propria arma. I Cavalieri si erano fatti avanti, le loro lame cozzavano senza risultati contro il pungiglione e la ragazzina continuava a piangere fra le zampe della bestia. La testa umanoide stava muovendo le proprie labbra ed Hermione sapeva che stesse canticchiando una melensa melodia6, rituale d’obbligo prima del sacrificio di una vittima «Ed io che volevo mantenere un profilo basso… Avada o Sectumsempra?» le chiese poi, con una smorfia.

«Prova tu con l’Avada, lo sai che io non sono a mio agio» gli rispose Hermione, con una smorfia. Guardò con attenzione la manticora, sentendo un nodo gelido all’altezza dello stomaco nel sentire i lamenti disperati della povera sventurata fra le sue zampe. Sapeva di star per essere mangiata? Era consapevole di quello che sarebbe stato il suo destino, se loro non fossero intervenuti?

Con un movimento perfettamente coordinato, entrambi sollevarono le bacchette e le puntarono contro la bestia, che venne quasi immediatamente colpita da due raggi di luce, uno dei quali di un inquietante verde smeraldo. Il colpo non la uccise, dopotutto Hermione non ci aveva sperato un granché, tuttavia la stordì e la spaventò. La terribile melodia che sembrava voler diventare la colonna sonora di un omicidio si interruppe, il silenzio agghiacciato del paese venne rotto solo dai lamenti della povera ragazzina. La manticora gemette, addolorata, poi girò sulle proprie zampe e si diresse di gran carriera verso il bosco, sparendo nel verde come se gli alberi l’avessero inglobata.

«Gattaccio cattivo» sibilò Draco, con una smorfia, annuendo soddisfatto nel constatare la sua fuga.

«Tornerà» disse invece Hermione, preoccupata, senza riporre la bacchetta. «Pensi che dovremmo lanciare qualche incantesimo protettivo, per tenerla fuori? È ciò che ha fatto Merlino, secondo il professore. Non voglio paragonare le mie capacità a quelle del più grande mago mai esistito, ma penso di poter fare qualcosa di decente» valutò, grattandosi nervosamente il naso.

«Abbiamo un altro problema adesso, Hermione» le fece notare Draco, con una smorfia. Lui si era girato ad indicare qualcosa alle loro spalle, ma Hermione sapeva già cosa avrebbe trovato, voltandosi: le pizzicava la nuca a causa di tutti gli sguardi puntati sulla sua schiena. Si erano esposti, avevano dimostrato di non essere comuni cittadini. La vecchietta che aveva fatto la segnalazione era stata quasi bruciata viva a causa di una macchina fotografica, cosa avrebbero fatto a loro?

Con la coda dell’occhio, Hermione notò un cavaliere avvicinarsi alla ragazzina, aiutandola a rimettersi in piedi. Era un uomo alto, ben piazzato, con folti capelli scuri ed occhi chiarissimi, la sua espressione pacata e gentile le era estremamente familiare, nonostante non riuscisse a comprendere perché.

«Hermione» la richiamò Draco, posandole la mano sul braccio e spingendola a voltarsi. Un altro cavaliere, meno giovane del primo e con un’espressione indecifrabile in viso, si fece avanti lentamente, cauto, osservandoli entrambi come se avesse voluto soppesare le loro capacità. Il mago dovette pensare che fosse preferibile fare il primo passo, quindi abbassò la bacchetta. «La creatura avrebbe ucciso la ragazza, se noi non fossimo intervenuti» fece notare, con voce ferma ed incolore, raddrizzando le spalle ed assumendo il cipiglio che lei era solita definire “sguardo da Lord”.

Il cavaliere li osservò in silenzio, poi chinò il capo con rispetto. «Non sono un esperto di Magia, ma ho degli occhi funzionanti, messere» gli rispose, vagamente ironico. «Avete salvato la nostra piccola Marie, è la figlia del medico di corte, uno dei consiglieri del Re» spiegò, mentre l’uomo dai folti capelli scuri prendeva fra le braccia la poverina, consegnandola ad altri cavalieri e raggiungendo colui che doveva essere il suo capitano. «Voi… voi provenite dall’Isola Sacra?» chiese poi l’uomo, a labbra strette.

Hermione e Draco si lanciarono un’occhiata confusa, non sapendo bene cosa rispondere. Isola Sacra? La memoria di Hermione sembrava girare a vuoto nel suo cervello, alla ricerca di informazioni utili. Isola, isola…

«Sì, siamo arrivati da Avalon6. La Gran Sacerdotessa ci ha inviati affinché potessimo incontrare il Maestro Merlino» si fece avanti lei, improvvisamente illuminata. Ovviamente era Avalon. L’isola, che stando ai recenti studi attualmente doveva trovarsi vicino Glouchester, era considerata la principale rivale di Hogwarts nell’educazione dei giovani maghi e streghe. Merlino e Morgana erano stati i fondatori dell’accademia, però questa era andata perduta con la fine di Camelot, divenendo la tomba eterna del Sovrano che sarebbe ritornato. Che Merlino stesse aspettando qualcuno dall’isola che in realtà non c’era più?

Il Cavaliere si inchinò di più, con rispetto. «Immaginavo fosse così, Vostra Grazia» le disse, rispettoso. I maghi e le streghe di Avalon erano considerati alla stregua dei principi del sangue. «Vi siamo infinitamente grati per esser intervenuti. Se alle Vostre Eccellenze fa piacere, Sir Gawaine vi accompagnerà al Castello, così che possiate rinfrescarvi ed incontrare il Maestro ed il Re».

Draco sorrise, soddisfatto. Con buone probabilità aveva iniziato a ripetersi quel titolo onorifico come un mantra, gonfiando in modo smisuratamente il suo già immenso ego. «Sir Gawaine?» chiese tuttavia, vagamente ammirato, guardandosi intorno. L’unico in procinto di avvicinarsi era il moro dall’aria familiare, che si inchinò davanti a loro. «Lo stesso che ha sconfitto il Cavaliere verde7?» chiese poi, curioso, osservando con un cipiglio strano il giovane.

Gawain sorrise, gentile e privo di qualunque traccia di egocentrismo. «Sono io, sì» confermò, facendo accigliare ancora di più Hermione. Lei conosceva quella voce, ne era assolutamente certa. «Vi ringrazio di aver aiutato Marie, suo padre è un mio caro amico, so quanto sia legato alla più giovane della sua prole» disse, con un sorriso meraviglioso. «Devo complimentarmi per la vostra magia, siete stati molto eleganti nei movimenti».

Hai una mano fermissima, un movimento davvero elegante!

Hermione si rese conto di aver spalancato la bocca per la sorpresa solo un attimo dopo averlo fatto. In quel momento risultò chiarissimo chi fosse quel cavaliere e perché le risultasse tanto familiare. Erano trascorsi solo poco più di sei anni da quando avevano combattuto fianco a fianco, il suo sguardo era rimasto sempre lo stesso, per quanto più maturo. «Anthony Goldstein?» lo chiamò, senza potersi trattenere, afferrando Draco per il mantello. Anche lui sgranò gli occhi, in quell’istante, rendendosi improvvisamente conto di chi avessero davanti.

Il loro vecchio compagno di scuola si accigliò, naturalmente non riconoscendoli. «È il nome del Cavaliere Verde? Vi ringrazio della cortesia, Vostre Grazie, ritengo sia onorevole conoscere l’identità di chi sto per affrontare nuovamente» comunicò loro, inchinandosi con grazia. «Se volete seguirmi, vi accompagnerò al Castello».

Osservandolo voltarsi ed iniziare a fare strada, Draco ed Hermione non riuscirono a non scambiarsi un’occhiata complice. Anthony era stato Presidente del Club dei Duellanti e non c’era una persona in tutta la scuola che avesse dei modi incantevoli come i suoi, neppure Draco o Blaise Zabini. Perfetto gentiluomo d’altri tempi, si era guadagnato un posto d’onore nelle competizioni internazionali ed era diventato insegnante del Royal Cambridge Duelling Club8, la migliore scuola di Duello dell’intero Nord Europa. Stando alle ultime notizie, aveva recentemente sposato l’unica figlia del Rettore, oltre che campionessa europea in carica, Lady Druella Fitzroy, e con lei era partito per un viaggio di nozze intorno al mondo.

Com’era divenuto la reincarnazione di Sir Gawain?

Prima che il cavaliere potesse sparire nel nulla, Draco si inchinò, cerimonioso, e porse il braccio alla sua accompagnatrice. «Vostra Grazia, dopo di lei».

Ci sarebbe stato tempo per capire, in quel momento era fondamentale che riuscissero a raggiungere Artù e che conquistassero al sua fiducia e quella di Merlino.

Dopotutto, erano appena diventati gli allievi di Avalon.

 

 

 

 

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Avvertenza: Questa fanfiction è un sequel/spin-off della mia long: Lo Specchio delle Anime.

 

 

Draco Malfoy vestito da cavaliere.

 

Sono assolutamente entusiasta del seguito ottenuto da questa storia! Davvero, non credevo che avreste risposto subito e così bene! Vi ringrazio tantissimo e spero sinceramente di non deludervi!

Avevo promesso una mini-fic, adesso, tuttavia, non ne sono poi così certa. Non aspettatevi il malloppone di trenta capitoli, eh, ma probabilmente saranno più di quattro.

 

 

 

Punti importanti:

 

» 1 – Il Vallo di Adriano è una fortificazione in pietra – essenzialmente un lungo muro – costruito per volontà dell’Imperatore Adriano con lo scopo di dividere l’Impero Romano da quello dei “barbari”. Il Vallo fa parte del cosiddetto limes romano, che, appunto, indicava i limiti estremi dell’Impero stesso. Scusatemi, sono ossessionata, abbiate pietà.

 

» 2 – Questa cosa degli oggetti viene ripresa dalla mia Long. Ne ho indicati sei soprattutto perché non sapevo più che pesci prendere! Devo informarmi di più! ;)

 

» 3 – Sono manifestazione della Magia nella sua essenza più pura, non sono stati costruiti da nessuno e spesso sono leggendari. Hanno una propria coscienza che, per manifestarsi, deve passare attraverso altre persone (come una possessione demoniaca, avete presente?), proprio com’è successo nella mia long.

 

» 4 – Riferimento a “La lettera scarlatta” di N. Hawthorne. Ovviamente il contesto storico è diverso (il periodo arturiano dovrebbe risalire al V o VI secolo d.C.) poiché il romanzo è ambientato nel XVII secolo, tuttavia il rosso è sempre stato un colore pericoloso, soprattutto se indossato da una donna, e Draco ha preferito evitare che qualcuno potesse farsi idee strane su Hermione. Nel romanzo, infatti, le donne accusate di adulterio o, in generale, di vita dissoluta, erano costrette a farsi cucire una A scarlatta sugli abiti, per poter essere riconosciute.

 

» 5 - Ovviamente è una cosa inventata da me. All’inizio avevo pensato di inserire un Drago, poi un Grifone… ma la Manticora ha fatto più impressione! Ci saranno anche altre creature, comunque, non preoccupatevi!

 

» 6 – La manticora – testa umana, corpo di leone e coda di scorpione – è solita canticchiare una melodia dolce prima di mangiare le sue vittime. Ditemi se per voi non è inquietante, perché a me sono venuti i brividi.

 

» 7 – Qui dobbiamo fare un discorso preparatorio. Io sono un’appassionata di Merlin – la serie tv – ed ho sempre amato alla follia i Cavalieri della Tavola Rotonda, fra i quali spiccavano sia Gawain che Percival. Nel mito, Gawaine era il nipote (nel senso che il Re è suo zio) di Artù e qui ha quel ruolo, oltretutto ho fatto riferimento al romanzo cavalleresco “Sir Gawaine e il Cavaliere Verde”. Gawaine in realtà è Anthony Goldstein, che io ho sempre immaginato essere un giovanotto meraviglioso. Probabilmente è anche colpa di Savannah e del suo modo di descriverlo! 

 

» 8 – Sempre riferimento a Savannah, l’idea del Club dei Duellanti mi ha sempre affascinata da impazzire. Non ce la faccio a non sentirmi di nuovo un’adolescente ormonata (detta così sembrerebbe quasi che io abbia trent’anni e non ventidue) al pensiero del mio meraviglioso Anthony (perché io sono innamorata del mio Anthony) che si cimenta in combattimenti eleganti quanto un incontro di scherma. Il Club in questione non esiste, ma immaginate una scuola di duello fondata alla fine del Milletrecento dalla famiglia Fitzroy (la famiglia della moglie di Anthony, che spunterà a sua volta nel prossimo capitolo) e che ha guadagnato una fama mondiale mai pareggiata. I membri del Club hanno vinto competizioni per secoli ed Anthony non è altro che la punta dell’iceberg.

 

» Dal prossimo capitolo incontreremo i veri protagonisti della storia, quali Merlino, Artù, Ginevra, Lancillotto e tutti gli altri. Vi avverto, io odio Ginevra con ogni fibra del mio corpo ed odio Lancillotto quasi quanto lei.

 

 

Draco vestito da cavaliere, non smetterò mai di ripeterlo.

 

Il prossimo capitolo probabilmente tarderà di un paio di giorni, martedì avrò un esame che mi ha tenuta sui libri dai primi di agosto e che è stato continuamente rimandato. Sto morendo di paura. Tenetemi nei vostri pensieri, ne avrò bisogno!  

 

Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!

 

Grazie ancora a chiunque leggerà,

-Marnie

 

   
 
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