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Autore: Notteinfinita    12/10/2016    1 recensioni
[Completa]
Una parola "Feeling", sette lettere e sette one-shot (più una bonus) incentrate sulla coppia Martin x Diana.
(raccolta di One-shot partecipante alla Dartin week indetta da EvelynWolfman)
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Diana Lombard, Martin Mystère
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dartin Week 2016'
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Naked – nudo/a


«Ehilà, bellezze di casa Lombard, dove siete?» urlò Martin, aprendo la porta dell'ingresso.

Non udendo nessuna risposta, si tolse gli enormi occhiali con lenti a specchio che indossava e diede un'occhiata intorno, perplesso.

Se non ci fosse stato nessuno avrebbero di certo chiuso la porta a chiave e inserito l'allarme.

Un mugugno indistinto proveniente dal piano superiore gli confermò che qualcuno c'era.

Con passo deciso si avviò verso la fonte del rumore.

Raggiunta la meta spalancò la porta e trovò Diana seduta al computer con i capelli arruffati, chiaro segno che era in un momento di grande lavorio mentale.

«Diana, ti sei dimenticata che oggi dovevamo andare in spiaggia?»

Lei, troppo concentrata su ciò che stava facendo, non aveva sentito Martin chiamarla dal piano di sotto e così, appena sentita la sua voce balzò in piedi urlando per lo spavento.

«Mi hai fatto prendere un colpo!» lo rimproverò.

«Ho provato a chiamarti quando sono entrato in casa ma non mi hai sentito.»

«Ma che ci fai conciato così?» chiese, notando finalmente il costume a stampa hawaiana e le infradito dell'amico.

«Hai dimenticato che dovevamo andare al mare?»

«Vero, era per oggi!» esclamò lei, lasciandosi cadere seduta sul letto con aria afflitta.

«Posso sapere cosa ti ha distratto tanto da dimenticare l'impegno che avevi con me?»

«Una tesina per il corso di scrittura creativa.»

«Ma che razza di college frequenti? Non lo sanno che le vacanze sono sacre?»

«È un compito al di fuori dal programma per ottenere crediti extra. Per questo devo farlo durante le vacanze.» spiegò Diana, vergognandosi un po'.

«Dovevo immaginarmelo!» esclamò Martin, per nulla sorpreso. «E di cosa devi scrivere?»

Alla sua domanda vide il volto dell'amica farsi di brace mentre abbassava lo sguardo sul pavimento.

Incuriosito dal suo comportamento, portò lo sguardo sullo schermo del pc ma riuscì a leggere solo il titolo, “Naked” , prima che la ragazza facesse sparire la pagina di word dal desktop.

«Bene, bene, la signorina si è data agli argomenti spinti!» la canzonò.

«Oh taci stupido!» esclamò Diana, esasperata. «È stato il professore a scegliere l'argomento.»

«Sicura che non sia un maniaco?» domandò Martin, preoccupato.

«No, tranquillo. Ha semplicemente voluto metterci alla prova. Dice che gli scrittori tendono ad adagiarsi sullo stile che gli riesce meglio ma che per imparare a scrivere bene è necessario sperimentare tutte le tipologie di scrittura.» iniziò a spiegare. «Durante l'ultima lezione ha scritto i nostri nomi su dei biglietti e diversi tipi di racconti su degli altri abbinandoli con un'estrazione a sorte. A me è capitato il racconto erotico dal punto di vista maschile.»

«Bella gatta da pelare!»

«Non dirlo a me! Per aiutarci ci ha dato un prompt, nel mio caso era la parola “naked”e a me l'unica cosa che è venuta in mente è stata di descrivere la prima volta che un ragazzo si ritrova a denudarsi davanti ad una ragazza. Il problema è che non so cosa scrivere!» esclamò, lasciandosi andare all'indietro sul letto.

«Martin, ma tu sei un ragazzo!» disse qualche secondo dopo, saltando a sedere e illuminandosi in volto. «Se tu mi racconti com'è stato per te magari riuscirò a tradurlo in un buon racconto!»

«Scordatelo!» esclamò Martin, facendo un balzo indietro e cercando di guadagnare l'uscita.

«Io ti ho sempre aiutato per i compiti e senza chiedere nulla in cambio invece se tu mi aiuterai otterrai due vantaggi: io sarò libera di venire al mare con te e mentre mi racconti la tua esperienza potrai gustare una mega coppa al triplo gusto del gelato che ha fatto ieri mia mamma.» lo ricattò Diana, ben consapevole del debole che il ragazzo aveva per il gelato fatto in casa.

Martin la fissò per qualche minuto, tremendamente indeciso sul da farsi.

Amava il gelato ma raccontare certe cose alla sua amica lo metteva tremendamente a disagio.

D'altro canto era vero che molte volte se Diana non lo avesse aiutato avrebbe finito per prendere delle insufficienze e non esagerava nel pensare che forse non sarebbe neanche riuscito ad entrare al college.

«E sia, ma solo se le coppe di gelato sono due.» si arrese,infine.

Nonostante l'imbarazzo che provava non poteva abbandonarla nei guai, non poteva proprio.

Rinfrancata dall'inaspettato aiuto, Diana afferrò la mano di Martin e lo trascinò in cucina.

«Io preparo il gelato e tu intanto racconti.» disse, dandogli le spalle e armeggiando con coppe e cucchiaini mentre lui prendeva posto sullo sgabello dietro il bancone posizionato al centro della stanza che spesso fungeva da tavolo per la colazione.

«Qui in cucina? E se per caso arriva tua madre?» chiese, preoccupato della possibile figuraccia.

«Di lei non ti devi preoccupare, è a lavoro e non tornerà neanche per pranzo.»

«Ah, ok.» rispose lui, rassegnato a non avere più vie d'uscita. «Bé, ecco, come puoi immaginare è successo con Janette, la ragazza del gemellaggio culturale. Te la ricordi?»

Diana si limitò a fare un cenno di assenso col capo mentre, non vista, stringeva il cucchiaio che aveva in mano fin quasi a piegarlo.

Che stupida che era stata, era così preoccupata per il compito che non aveva minimamente pensato all'eventualità che la sua prima volta fosse stata proprio con quell'oca francese che lo aveva tampinato per tutto il tempo del suo soggiorno alla Torrington.

Avrebbe dovuto immaginarlo, visto anche come lo aveva baciato al momento della partenza, palpandogli il sedere senza ritegno davanti a tutta la scuola; se ci ripensava sentiva ancora il sangue ribollirle nelle vene.

Invece non ci aveva pensato e adesso si sarebbe dovuta subire il resoconto del loro incontro.

Ben le stava, si disse tra se, così imparava a chiedere certi assurdi favori proprio a lui.

«È stata la sera della festa di commiato. Avevamo bevuto un po', il che da un lato aiutava a far sentire di meno l'imbarazzo ma dall'altro mi ha reso ancora più goffo nei movimenti.» confessò arrossendo un leggermente.

«A te.» disse Diana, poggiando davanti all'amico una coppa di gelato dalle dimensioni pantagrueliche e prendendo posto davanti a lui.

«Grazie!» esclamò lui, entusiasta fiondandosi sul dolce con foga e mandandone giù una grossa cucchiaiata prima che l'amica potesse impedirgli di farlo.

«Aaaahhh!» urlò poco dopo il biondo, portandosi le mani alle tempie.

Impietosita, la ragazza girò intorno al bancone e poggiò le mani sulla testa dell'amico per aiutarlo a scongelarsi il cervello.

«Possibile che non hai ancora imparato a non mangiare il gelato con tanta foga?»

«La colpa è di tua mamma che lo fa troppo buono!» si giustificò alzando gli occhi in su con sguardo da cucciolo.

A quel punto Diana non riuscì a trattenersi.

«Passata la bua?» gli chiese, dopo avergli dato un bacio sulla fronte come si fa con un bambino che si è fatto male.

Non poteva farci nulla, nonostante a volte si comportasse da immaturo, questi suoi atteggiamenti ispiravano la sua tenerezza.

Teneva a quello scapestrato biondo e per lui ci sarebbe sempre stato un posto speciale nel suo cuore.

Vedendo lo sguardo contrariato del ragazzo scoppiò in una fragorosa risata e, lasciatolo andare, tornò al suo posto.

Se si fosse attardata qualche secondo in più a guardarlo negli occhi vi avrebbe visto una luce nuova, qualcosa che l'avrebbe fatta gioire ma lei era già tornata alla sua coppa di gelato, ignara di ciò che aveva perso.

«Allora, riprendiamo. Prima finisci di raccontare prima possiamo andare a divertirci.» lo incoraggiò Diana, fingendo una spensieratezza che non provava. Ormai però non poteva tirarsi indietro.

«Continuo ma solo ad una condizione, dopo dovrai raccontarmi la cosa dal punto di vista femminile.»

«Intanto racconta, poi vedremo.» rispose lei, senza sbilanciarsi.

«Che vuoi che ti dica, mi sentivo agitato, ansioso ed emozionato. Il fatto che per lei non fosse la prima volta da un lato mi rassicurava perché mi faceva sperare che non mi avrebbe chiesto di fermarmi sul più bello ma d'altro canto mi faceva temere il confronto con chi era venuto prima di me.» spiegò, continuando a gustare il suo dolce. «È inutile dire che la parte più imbarazzante è quando togli i boxer. Una parte di te si chiede se ciò che hai da offrirle le sembrerà abbastanza, nel suo caso poi visto che aveva avuto altri ragazzi prima di m'intimoriva l'idea che io risultassi il meno dotato.» confessò candidamente facendo soffocare Diana.

Stavolta fu il suo turno di alzarsi per andare a dare delle pacche sulla schiena all'amica.

«Tutto bene?» le chiese, porgendole un bicchiere d'acqua.

«Si, solo non mi aspettavo tanta sincerità.» ammise, cercando di riprendere fiato.

«Se vuoi mi fermo qui.»

«No dai, continua pure.»

«In quel frangente ti chiedi anche se riuscirai a durare abbastanza e a farla godere; la fortuna è che appena lei inizia a spogliarsi dimentichi tutto il resto, diciamo pure che il sangue dal cervello migra in altre zone!» esclamò, ridendo. «Vuoi sapere altro?» chiese, riguadagnando il suo posto e finendo il gelato.

«Direi che può bastare.»

«Un'ultima cosa però voglio dirtela. C'è solo una cosa che rimpiango nel fatto che la mia prima volta sia stata con lei. Il fatto che non ne fossi innamorato creava meno tensione a livello emotivo e non essendo per lei la prima volta non avevo il timore di farle del male ma, secondo me, se lo avessi fatto con qualcuna a cui tenevo veramente sarebbe stato più bello.» confessò guardandola negli occhi come mai aveva fatto prima.

Totalmente scombussolata, Diana si alzò di scatto dirigendosi verso il salotto, separato dalla cucina solo da un arco.

«Dove vai?»

«Buttò giù due righe per ricordare ciò che voglio scrivere e poi usciamo.» annunciò per togliersi d'impiccio.

«Hey, ma dovevi raccontarmi la tua esperienza!» protestò il biondo.

«Non avevo promesso nulla.» le ricordò lei correndo verso le scale.

Accadde tutto in pochi secondi.

Diana si era data alla fuga, Martin aveva cercato di bloccarla ma lei si era divincolata, sfuggendogli.

Ciò di cui non si era accorta era che il laccio che teneva legato al collo il suo vestito era rimasto impigliato nell' U-watch di Martin così, quando lei si era allontanata, si era sciolto.

Prima che potesse rendersi conto dell'accaduto, la stoffa leggera era scesa a cingerle le caviglie ostacolandole il passo e lei si era ritrovata ad inciampare.

Il provvidenziale intervento di Martin, che l'aveva afferrata per un polso per poi attirarla se, le aveva impedito di finire faccia a terra ma, in compenso, si era ritrovata stretta tra le sue braccia, col seno premuto contro il suo petto e indosso solo un paio di mutandine color malva.

Diana sentiva il volto in fiamme e il cuore a mille.

Sarebbe voluta fuggire ma così avrebbe dato a Martin una visione panoramica del suo corpo praticamente nudo.

Certo, l'aveva vista spesso in costume ma questo era decisamente diverso.

D'altronde non poteva neanche rimanere lì.

La scarica di eccitazione data dal pericolo di cadere e dall'essersi ritrovata stretta a lui aveva fatto inturgidire i suoi capezzoli ed era impossibile che lui non se ne fosse accorto, visto che al momento premevano contro il suo petto.

Presa dal panico, Diana si strinse le braccia al petto e cercò di allontanarsi ma avvertì le braccia di Martin che aumentavano la stretta su di se.

Perplessa alzò gli occhi e fu allora che poté leggere il desiderio in quelli di lui. In quel momento le parole che le aveva detto in cucina assunsero un significato nuovo e lei sentì il cuore mancarle un battito.

Non sapeva cosa dire, non era facile confessare al proprio amico di una vita che lo si desiderava in un modo tutt'altro che casto.

Le parole però non furono necessarie, a quanto pareva i suoi desideri trasparivano nitidamente nei suoi occhi perché senza indugio Martin le portò una mano alla guancia, le alzò il viso e la baciò mettendoci dentro la passione repressa in tutti quegli anni.

Senza smettere di baciarla, Martin guidò Diana nella sua camera e, una volta giunti lì non ci volle molto perché, oltre alle anime, anche i loro corpi si mettessero a nudo mentre si scoprivano e amavano come mai avrebbero pensato che sarebbe potuto succedere.




  
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