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Autore: WibblyVale    15/10/2016    2 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Shikamaru e Shikaku stavano lavorando sulla formula chimica del veleno da mesi ormai. Il padre stava passando un composto da una provetta all’altra, mentre il figlio prendeva appunti sui risultati. Il capoclan prese parte del composto con una siringa e lo fece interagire con il veleno che si trovava sulla piastrina sotto il suo microscopio. Le molecole del veleno cominciarono ad aumentare a dismisura.
“Cazzo!” esclamò.
“Non vi sono stati risultati soddisfacenti” ripeté Shikamaru ad alza voce, parafrasando l’esclamazione del padre e scrivendo sul taccuino.
“Non è divertente, Shikamaru!”, lo redarguì.
“Secondo me stiamo usando l’approccio sbagliato.”
“Figliolo, questo è evidente.”
Il giovane chunin scosse la testa esasperato. “Intendo dire che forse stiamo sottovalutando ciò che abbiamo davanti. La donna che ha inventato questo era un genio nel campo e non stava cercando di uccidere nessuno quando ha creato questa formula. Da quanto ha detto zia Shiori lei voleva salvare il mondo. Direi che le cose sono precipitate, ma …”
“Ma forse dobbiamo partire da questa prospettiva! Partire dall’idea di qualcosa nato per salvare il mondo, non per distruggerlo.” Shikaku sorrise orgoglioso del figlio.
In quel momento Yoshino entrò, tra le mani teneva un vassoio con del cibo. “Cara, nostro figlio è un genio.”
Shikamaru sentì le sue guance prendere fuoco. “Io… non ho fatto nulla.”
La donna sorrise. “Avete trovato la formula?”
“Non ancora, ma Shikamaru ha avuto un’idea.”
“Quando zia Shiori tornerà forse potremo darle qualche risposta.” Era speranzoso, ma era anche molto preoccupato per la kunoichi imprigionata chissà dove.
Yoshino porse il piatto al figlio e lo baciò sulla fronte. “Mamma! Che fai?”
“Andrà tutto bene, pigrone. Lo sai questo?” Il ragazzo annuì.
“Grazie mamma.”
A quel punto, la donna si avvicinò al marito che stava già divorando il suo cibo.
“Quando avete finito portatemi il vassoio. Poi, stasera vi voglio per cena, quindi non pensate di fare tardi!” ordinò.
“Si, cara.” La donna fece per uscire, ma Shikaku la bloccò prendendole un polso e la portò a sé e la baciò dolcemente sulle labbra. “Grazie per il cibo.”
“Figurati” rispose lei, tornando a baciarlo.
Shikamaru alzò gli occhi al cielo. “Potete smetterla! Sto mangiando!”
Yoshino tornò verso la porta e uscì. Shikaku continuava ad osservare la porta dalla quale sua moglie era sparita.
“Potrai non crederci, figliolo, ma un giorno anche tu troverai qualcuno che ti farà l’effetto che tua madre fa a me.”
Il ragazzo sbuffò. “Nemmeno per sogno! A me piace starmene in pace.”
Suo padre rise. “Sì, anche a me. Ma ci sono persone dalle quale vale la pena farsi scombussolare la vita, te l’assicuro.”
Shikamaru alzò nuovamente gli occhi al cielo, ma sorrise. Era bello sapere che i suoi genitori si amavano così tanto.
 
Kakashi aveva raggiunto la sommità della montagna degli Hokage. Naruto sedeva sulla testa del Quarto, quasi inconsapevolmente cercando consolazione nel padre. Il suo maestro gli si sedette accanto. Gli occhi blu del giovane ninja erano ricolmi di lacrime, e così lo sarebbero stati quelli del jonin, ma stava trattenendo il suo dolore, doveva essere forte per quei ragazzi.
“Hai esagerato con Tsunade. Devi provare ad immaginare come si sente lei. Ha appena perso una delle persone a lei più care e sicuramente avrebbe voluto essere accanto a lui per aiutarlo. Sai come me, che Jiraiya deve aver fatto di tutto per impedirglielo.”
Naruto tirò su con il naso e annuì. “Non ce l’ho veramente con lei. Io… ce l’ho con lui!” gridò. “E non è giusto, perché ora non c’è più, ma vorrei prenderlo a calci per avermi abbandonato! Vecchio pervertito!”
Kakashi posò una mano sulla spalla del proprio allievo. “Naruto, è normale sentirsi così. Nessuno te ne fa una colpa. Sono sicuro che Jiraiya vorrebbe essere qui e vederti crescere. Vederti diventare l’uomo che lui… che noi abbiamo sempre saputo saresti diventato.”
Il biondo si voltò verso il suo sensei, aveva le lacrime che gli rigavano le guance. “Perché tutti quelli che amo se ne vanno?”
Il jonin strinse la presa sulla spalla, imponendogli di guardarlo dritto negli occhi.
“È una domanda che mi sono posto anche io un miliardo di volte.”
“E?”
“Non lo so. Però Naruto, una cosa è certa, c’è sempre qualcuno per cui combattere!”
“Io devo andare, vero sensei?”
“È una tua scelta.”
A quel punto il biondo fece qualcosa di inaspettato: abbracciò il suo maestro. Kakashi, dopo un primo momento di imbarazzo, cominciò a battere con le mani sulla schiena del ragazzo.
“Sensei, grazie per tutto. Nel frattempo ti affido tutti, ma… non… non rimetterci la pelle, va bene?”
Il ragazzo si scostò dal maestro e si asciugò gli occhi con una manica.
“Io e Jiraiya abbiamo fiducia in te, Naruto. Avremmo voluto che la tua vita fosse più semplice, ma… Mi dispiace. Sei cresciuto bene però.” Gli sorrise. “E quando questa storia sarà finita, onoreremo Jiraiya come si deve, con un paio di buone bottiglie di sakè.”
“Avrebbe apprezzato che ad onorarlo ci fossero due donne formose, quel pervertito!”
Kakashi rise. “Probabilmente sì, ma chi non lo preferirebbe dopotutto?”
“Sicuramente su di te ha avuto una pessima influenza!” Fece Naruto arrossendo un poco.
Il Jinchuriki si alzò in piedi. “Sakura se la caverà mentre sarò sul Monte Myoboku?”
“Ci penserò io a lei.”
“Grazie.”
“La ami ancora, Naruto?”
Lui sorrise. “Non lo so… Molte cose sono cambiate. Le ho fatto una promessa, ho sempre voluto mantenerla, ma sapevo cosa comportava e un po’ mi faceva male. Da un qualche tempo, invece… Sensei, perché non fa più male?”
Kakashi si alzò in piedi. “Forse il tuo cuore l’ha lasciata andare…”
“Come faccio ad esserne certo?”
“Il tempo ce lo dirà.” Naruto sorrise e cominciò ad andarsene. “Prima di andare, Naruto, ricordati di…”
“Farò le mie scuse alla nonnina. Promesso.”
Il Copia-ninja rimase solo e si lasciò andare al dolore. Jiraiya era un buon amico, un mentore, il mondo senza di lui sarebbe stato meno allegro.
 
Kakashi non ebbe tempo per languire nel suo dolore. I suoi figli richiamavano l’attenzione e nel frattempo aveva un piano di difesa da preparare: Pain avrebbe attaccato a breve. In quel momento passeggiava per le strade di Konoha con i bambini. Lo tenevano per mano e lo tiravano dappertutto, guardando le bancarelle e le persone con occhi ricolmi di meraviglia.
Non erano stati molto contenti di lasciare Shisui a casa, ma l’Uchiha si era deciso a scrivere tutto quello che sapeva sui piani di Danzo e sulle informazioni che Shiori e Itachi gli avevano dato sulle varie organizzazioni.
Hikaru aveva sentito il dolore del padre, ma Kakashi gli aveva detto di stare tranquillo. In quel momento, inviava chakra al figlio perché non fosse troppo sopraffatto dalle sensazioni degli altri, ma sembrava cavarsela abbastanza bene. Shiori doveva avergli insegnato bene. Lei conosceva quei poteri, doveva aver aiutato il figlio a divenire un tutt’uno con essi già dalla prima infanzia. La donna gli mancava terribilmente in quel momento, lei avrebbe saputo come gestire tutti quei problemi, ne era sicuro. Inoltre, Hikaru e Amaya in qualche modo gliela ricordavano. Lui era sensibile e attento come la madre, lei aveva la sua forza e risolutezza.
Mentre veniva tirato ovunque, Kakashi si ritrovò faccia a faccia con Kurenai. Nella donna ormai i segni della gravidanza si vedevano. Lei gli sorrise e si inginocchiò a salutare i bambini.
“Sei incinta?” le chiese Amaya.
“Sì, e spero che un giorno voi diventiate amici.”
Hikaru toccò la pancia della donna e si concentrò. Sentiva dentro di lei quella vita, ma le sensazioni che percepiva erano strane, come se il bambino fosse in uno stato sospeso. Ad un tratto, ridacchiò.
Kakashi si inginocchiò accanto a lui. “Che succede?”
“Mi sta simpatica!”
Kurenai sbarrò gli occhi e Kakashi cominciò a grattarsi la testa in imbarazzo.
“Be’ se non sapevi il sesso, ora lo sai.”
La donna si rialzò in piedi aiutata dal Copia-ninja e si passò una mano sul ventre. “Asuma ne sarebbe felice.” Rise. “Spaventato a morte, ma felice.”
“Ehi, mi dispiace per non averti detto la verità quella sera, quando mi hai chiesto come ho fatto a superare la morte di Shiori. Mi sono sentito uno schifo a darti consigli, ma …”
“Sono contenta che Shiori sia viva” lo interruppe lei. “E tu mi sei stato d’aiuto. Dico davvero.”
Ad un tratto i due guardarono in basso, ma i bambini erano spariti. Kakashi fu preso dal panico, liberò lo Sharingan e setacciò la folla.
“Cazzo, devo andare!” esclamò e corse dietro ai suoi figli.
Spalancò la porta del negozio in cui erano entrati e si piazzò davanti a loro con fare minaccioso.
“Non dovete fuggire da me! Se vi avessi perso?”
I bambini abbassarono la testa. “Non è colpa di Yaya” affermò Hikaru. “Ho visto i dolci e volevo entrare a mangiare. Scusa papà.”
“Sì, scusa, Kakashi.”
Kakashi scosse la testa, era uguale a sua madre. Poi, ci pensò un secondo: aveva detto dolci? Alzò lo sguardo dai due bambini e si voltò verso il bancone. Yuri lo guardava sorpresa.
“Ciao, Kakashi. Avevo saputo la notizia, ma non ci credevo.”
Il Copia-ninja arrossì. “Io… ehm…”
“Papà, perché sei in imbarazzo?” Yuri scoppiò a ridere, mentre il Copia-ninja arrossiva ancora di più. Cercò di riprendere la calma.
“Yuri, questi sono i miei figli: Hikaru e Amaya. Bambini, questa è Yuri, una mia… amica.”
“Ciao!” la salutò il piccolo entusiasta.
“Se è tua amica perché Shiori non ce ne ha mai parlato?” chiese Amaya sospettosa.
“Perché…” Kakashi non sapeva come rispondere.
“Perché io e Kakashi siamo diventati amici dopo che lei se n’era andata” rispose velocemente la donna. “Ora, vi va un dolcetto?” chiese.
I bambini dissero di sì. Quando furono serviti, Yuri chiese aiuto a Kakashi nel magazzino. Il Copia-ninja fece promettere ai bambini di non muoversi di lì, ma data la presenza dei dolci dubitava che l’avrebbero fatto. Poi, seguì Yuri.
La donna era appoggiata contro il muro. I capelli biondi le ricadevano lungo le spalle e aveva un’espressione indecifrabile.
“Non sapevo di avere un figlio” si scusò lui. “Non quando stavamo insieme. Credevo che lei lo avesse avuto con qualcun altro.”
“Quindi sono stata una forma di ripicca?”
“Cosa? No! Assolutamente. Io…”
La donna si passò le mani sul viso. “Cavolo, non ho mai avuto speranze.”
Kakashi fece qualche passo verso di lei. “Non è così. Io volevo andare oltre. Shiori…”
“Sai qual è la cosa che mi fa stare peggio?” chiese, interrompendolo. “Che ho mentito per tutto il tempo. Certo, non mi andavano i drammi, ma… ma per me non è mai stato un gioco. Da stupida ho creduto di avere speranze che forse un giorno… Invece, mi stavi usando come momentaneo rimpiazzo che ne fossi o meno consapevole.”
Il Copia-ninja si passò una mano tra i capelli. “Mi dispiace, ma ti giuro che non ti ho mai pensato come ad un rimpiazzo. Mi piacevi davvero. Non parlo solo di attrazione fisica, ci stavo bene con te, anche se forse è vero, inizialmente ti ho usato per dimenticarla.”
La donna rimase in silenzio per qualche infinito minuto, poi sorrise. “Finalmente sei stato sincero. Sono felice che tu abbia ritrovato tuo figlio. Posso chiederti dov’è Shiori?”
Kakashi sospirò. “Imprigionata da qualche parte. La troverò.”
“Sarete una bella famiglia.”
“Non so cosa saremo.”
Lei si avvicinò a lui e gli prese il volto tra le mani e abbassò la maschera. Poi, avvicinò le labbra alle sue e lo baciò con dolcezza. Lui le prese i fianchi e la portò a sé, baciandola con più forza. Quando si separarono, lei gli sorrise.
“Buona fortuna per tutto. E se i tuoi figli vogliono dolci non esitare a passare.”
 
I due bambini nel negozio, mangiavano tranquillamente. Hikaru, in realtà, si abbuffava, e nel frattempo lanciava strane occhiate alla sua sorellina.
“La smetti!” esclamò lei.
“No, finché non mi dici perché Yuri non ti piace!”
La bambina scosse la testa e mise il broncio.
“Yaya! Vuole bene a papà e fa buonissimi dolci, qual è il problema?”
“Vuole troppo bene a Kakashi, e se quando la mamma tornerà lei si mettesse in mezzo?”
“Non capisco?”
Amaya sospirò. “Se il principe Argentato avesse trovato una nuova principessa?”
Hikaru si passò una mano tra i capelli. “No, papà ama la mamma, l’ho sentito. Poi…”
Amaya lo fulminò. “Non dirlo!”
“Ma la mamma lo dice sempre!”
“Tu non sei la mamma!”
A quel punto i due adulti apparvero. “Ehi che succede?” chiese Kakashi, vedendoli lanciarsi delle occhiatacce.
“Yaya crede che…” cominciò Hikaru, ma ricevette un calcio sotto al tavolo. “Niente. Papà assaggia questo è buonissimo! La mamma dice che ti piace il cioccolato!”
Il Copia-ninja prese il dolcetto ripieno di crema al cioccolato dal figlio. A lui in realtà i dolci non avevano mai fatto impazzire, non era abituato a sforare dal suo consueto regime alimentare. Poi, era arrivata Shiori e sì il cioccolato era diventato il suo gusto preferito. Ricordava la loro prima notte insieme, e come era inebriante il sapore di lei mescolato a quello del cioccolato, l’aveva sentito nella sua bocca, sulla sua pelle dolce, ma allo stesso tempo salata dalle gocce di sudore che scendevano sinuose sulla carnagione olivastra, mentre loro facevano l’amore…
“Papà cos’è questa sensazione?” chiese Hikaru, sentendo una cosa strana nello stomaco.
“Chiudi le porte Hikaru!” lo redarguì il padre, arrossendo.
“Ma non mi hai detto cosa significa!” si lamentò il bambino, però ubbidendo e sbarrando le porte.
Kakashi si passò una mano tra i capelli. “Significa che… che mi piace molto il cioccolato” rispose in imbarazzo.
 
Tsunade era nel suo ufficio a preparare un piano e a scrivere lettere a tutti i Kage. Pain avrebbe attaccato, loro sarebbero stati in pericolo. Naruto era andato a salutarla e a chiederle scusa e lei aveva accettato di buon grado. Sapeva che il ragazzo era sconvolto. Lei stessa era sconvolta, ma non riusciva ad esprimere quel dolore.
Jiraiya era il suo amico, il suo compagno di una vita. Era sempre stato accanto a lei, persino quando si erano allontanati, era come se fosse un suo prolungamento e anche quando non c’era, era presente. Ora, invece… come sarebbe stata la sua vita senza di lui? Nonostante questi pensieri non riusciva a piangere ad esprimere quel dolore. Perché? Lui … lui aveva scommesso con lei, nessuno perdeva contro di lei. Per la prima volta nella sua vita, Tsunade aveva desiderato che il suo avversario non perdesse, che vincesse e che venisse a reclamare il suo premio.
Le era sempre sembrato scontato che lui le fosse accanto, ma ora che non c’era più, lo voleva più che mai accanto a sé. Era come se un velo le fosse stato tolto dagli occhi e tutto le fosse più chiaro. Non era sicura di poter vivere senza il suo amico accanto.
Qualcuno bussò alla porta e lei si mise a sedere dritta, ordinando di entrare. Ayano Sato fece capolino. Shizune era sicura che questo programma funzionasse, e Tsunade aveva accettato, voleva avere maggiore fede negli esseri umani.
“Hokage-sama?”
“Dimmi.”
La giovane donna si avvicinò alla scrivania. “Volevo farle le mie condoglianze.”
“Ti ringrazio, Ayano.”
“Sa, so come ci si sente a perdere tutto.” Fece un paio di segni con le mani e davanti a lei apparve una balestra, che puntò dritta contro l’Hokage. “C’è un enorme desiderio di vendetta, si vuole sempre ripianare le cose.”
Tsunade sbarrò i suoi occhi dorati e strinse i braccioli della propria sedia.
“Non si muova.”
“Cosa vuoi?”
“Pain arriverà a breve, a quanto pare collabora con uno dei miei compagni, quindi abbiamo pensato che destabilizzare il paese anche di più sarebbe stato un duro colpo. Inoltre… io ero stata assoldata per uccidere l’Hokage tempo fa.”
“Noi stavamo cercando di aiutarti.”
“Lo so. Siete molto più ingenui di quel che credevo, mi è bastato solo fare gli occhioni pentiti. È stato quasi più facile che sedurre Kakashi.” Scoppiò a ridere. “Voglio informazioni sui vostri piani. Li porterò ai miei alleati.”
“Farai meglio ad uccidermi perché io non te le darò.”
Ayano fece qualche passo verso l’Hokage e tirò fuori una siringa dalla propria tasca. “So che vuole morire, Hokage-sama, ma è ancora presto. Questo è il veleno della Kumori prima la farà soffrire.”
 
Tenzo mordicchiava dolcemente il collo di Shizune sotto di lui, mentre lei gli passava una mano tra i capelli.
“Ottima idea quella di mettere un divano in sala ristoro” affermò il castano, raggiungendo le labbra della compagna.
La donna sorrise. “Sapevo che ti sarebbe piaciuta. Ora però dobbiamo rivestirci.” Gli baciò il naso.
“Mmmmm… Non mi va.”
“Non fare il bambino!” disse lei cercando, senza troppo sforzo, di spingerlo via da sé. “Non possiamo monopolizzarla! Gli altri si faranno delle domande!”
Tenzo le accarezzò dolcemente le cosce. “Lascia che parlino.”
“Ten!”
Il jonin la baciò. “E va bene!” Si staccò da lei e cominciò a raccogliere i propri vestiti. “Sai che non mi perderai, vero?” le disse. La donna prima era sconvolta, dopo la perdita di Jiraiya, aveva rivissuto tutte le sue perdite precedenti.
Shizune, che aveva ritrovato il suo intimo, si fiondò tra le braccia del suo ragazzo, che stava cercando di riallacciarsi i pantaloni. Tenzo la strinse a sé.
“Ti ho mai detto che era stato Jiraiya a trovare gli uomini che avevano ucciso la mia famiglia?” Il castano scosse la testa. “Lui… mi disse che se li volevo morti li avrebbe uccisi per me, che ero una bambina e che non dovevo distruggere la mia anima così. Lui non approvava il gesto, disse, ma se era l’unica cosa che mi avrebbe dato pace, l’avrebbe fatto. Gli dissi di consegnarli alle autorità e di imprigionarli. Non volevo che un uomo così buono uccidesse quegli uomini a sangue freddo.”
Tenzo le accarezzò i capelli neri. “Era difficile non volergli bene.”
“Già. Era un pervertito, ma era molto dolce. Mi disse che dobbiamo provare a salvare quello che c’è di salvabile in chiunque, e se non c’è più nulla perseguire la giustizia. Con il progetto che sto portando avanti volevo onorare il suo insegnamento.” Si separò da Tenzo e lo guardò negli occhi. “Ho ridato una vita onesta a ben dieci condannati.”
L’Anbu le accarezzò il volto. “Questo perché sei una persona buona, e sei un esempio. So che sono stato poco fiducioso sulla riabilitazione di Ayano, ma quella era una psicopatica. Lei… si era fissata con Kakashi, capisci? Aveva cominciato a scrivere su di lui, teneva appunti, foto, documenti, devo dire che quello che ho trovato a casa sua era piuttosto inquietante.”
“Era… era fissata con Kakashi?”
“Sì, non hai letto il mio fascicolo?”
“Amore, ho letto le prime venti pagine, ma tu tendi ad essere piuttosto prolisso nei tuoi rapporti.”
“Prolisso? Sei seria? I miei rapporti ti annoiano?”
Shizune lo baciò. “Lei scrive lettere a Kakashi tutt’ora. Dice che quando lo vedrà gliele consegnerà.”
“Scherzi?”
“Assolutamente no. Era andata anche di sopra, alla sede della posta per avere altre buste. Lo ricordo bene perché era il giorno in cui…”
“In cui?”
“È arrivato il messaggio di Sasuke.”
“Merda!”
Shizune sbiancò. “No, stiamo volando di fantasia.”
“Meglio dare un’occhiata.”
“Ten, e se non fidandoci di lei, le dessimo una ragione per tornare sulla vecchia via?”
“Tesoro, credo che abbiamo tutte le buone ragioni per non fidarci.” Le posò un bacio sulla fronte. “Senti, ora io vado in archivio e la studio un po’, tu avverti Tsunade dei nostri sospetti.”
La donna annuì, così i due fidanzati uscirono dalla stanza e andarono per la loro strada.
Shizune raggiunse l’ufficio dell’Hokage. Non appena entrò vide Ayano che stava per iniettare qualcosa nel braccio di Tsunade. L’Hokage non si muoveva né tentava di reagire. Così lei corse e spinse via la donna. Combatterono un po’ a terra, ma ad un tratto Shizune sentì qualcosa pungerle il braccio e vide sul volto di Ayano un sorriso vittorioso. Il corpo della mora cominciò ad essere preso dalle convulsioni.
A quel punto Tsunade scattò in piedi e colpì la castana con tutta la sua forza, facendola stramazzare a terra. Poi, corse dalla sua segretaria e la prese tra le braccia.
“Shizune! Shizune! Ti prego.” Cominciò ad infonderle chakra, ma riuscì solo a rallentare le convulsioni.
In quel momento entrò Tenzo, che si fiondò su di loro sconvolto.
“Era il veleno” disse l’Hokage tra le lacrime. “Non possono portarmi via anche lei. Non così.”
Il ninja dell’Arte del Legno stava tremando, ma cercò di mantenere la calma.
“D... dobbiamo avvertire i Nara” disse. Prese Shizune tra le braccia e sperò che Tsunade decidesse di seguirlo. “Non morire” sussurrò all’orecchio della sua fidanzata. “Ti prego… non mi lasciare.”
  
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