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Autore: Echocide    16/10/2016    6 recensioni
Quindi se divento più alto di te...tipo così, mi sposerai, vero?
Che ne dici di vedere se quel momento arriverà realmente, tappetto?

Una scommessa fatta ingenuamente, da bambini, lega Adrien e Marinette: purtroppo, però, la vita li divide e i due si perdono di vista, non incontrandosi più.
Dopo sette anni, Adrien torna a Parigi e sembra più che mai determinato a vincere la scommessa che fece da piccolo...
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Vuoi scommettere?
Personaggi: Adrien Agreste, Marinette Dupain-Cheng, Altri
Genere: romantico, fluff, slice of life
Rating: PG
Avvertimenti: longfic, AU
Wordcount: 1.367 (Fidipù)
Note: Penso sia ufficiale: a me le storie solamente romantiche non vengono bene e questo ne è un chiaro esempio! Che poi ogni volta mi dicevo: "Ma non ci metto un combattimento o un...ah no, aspetta. Qui non c'è niente di tutto questo!".
Or bene, eccoci qua con un nuovo appuntamento di 'Vuoi scommettere?' e...beh, devo dire che penso che ormai siamo sulla via della fine per questa storia, sapete? Ancora pochi capitoli e poi diremo addio all'Adrien amante delle scommesse. E, dato che ci sono, vi annuncio che 'Vuoi scommettere?' salterà un turno, poiché il weekend di turno sarà quello che coinciderà con il Lucca Comics ed essendo io a Lucca...beh, sarà un po' difficile per me postare. Quindi con 'Vuoi scommettere?' ci rivedremo nel weekend del 5-6 novembre.
Fra l'altro, se qualcuno di voi è a Lucca, fatemelo sapere! Adoro incontrare gente nuova!
Detto questo, passo ai soliti ringraziamenti: grazie a tutti voi che leggete, commentate e/o inserite questa storia in una delle vostre liste. Grazie per tutto il supporto che mi date e...
Beh, al prossimo capitolo!



Adrien osservò Testa di pomodoro andarsene: la testa cremisi china, le spalle gobbe, la classica postura dello sconfitto.
Un po’ gli faceva pena, anche se la sua sconfitta significa vittoria per lui: Marinette aveva scelto, più o meno: «Allora…» iniziò, venendo immediatamente zittito dall’occhiata glaciale della mora.
«Non dire niente.»
«Perché?»
«Sono certa che vuoi sicuramente commentare quello che è appena successo con qualche battuta.» decretò Marinette, iniziando a impilare i libri che aveva preso dagli scaffali, alzandosi e stringendo i tomi al seno: «Voglio solo…»
«Veramente volevo riprendere il discorso che avevamo in corso.» spiegò Adrien, spostando la sedia e imitando la ragazza: «Quello che Testa di pomodoro ha interrotto. Sai, quando io dicevo…»
«Non dire niente.» strillò Marinette, guardandosi attorno e ringraziando il cielo che in quel momento non ci fosse nessuno; scosse il capo, voltandosi e dirigendosi verso il carrello ove posare i libri consultati.
«Ma perché?» le domandò nuovamente Adrien, tallonandola: «Non capisco. Davvero, non capisco cosa ti passa per la mente.» dichiarò, vedendola tenere le mani strette attorno ai volumi e la testa incassata nelle spalle.
Come poteva capirla, quando nemmeno lei sapeva cosa stava passando per la sua testa.
Era successo tutto troppo in fretta e lei stava facendo una faticaccia ad adattarsi, a capire qualcosa.
«Marinette?»
«Io…Io…»
«Cosa? Spiegamelo, così posso capire!» sbottò Adrien, mettendosi dall’altra parte del carrello e posando le mani su quella della ragazza: «Cosa c’è che non va? Io ti piaccio e tu…»
«E’-è su-successo tr-troppo in fretta…» mormorò la ragazza, alzando lo sguardo celeste e incontrando quello verde e serio del ragazzo: «Tu sei tornato e…e…»
«Troppo in fretta?» domandò Adrien, sorridendo e scuotendo il capo: «Marinette, io sono innamorato di te da quando ti ho vista la prima volta da piccolo.» dichiarò, stringendo la presa sulle mani della ragazza: «Sei sempre stata l’unica che ho voluto, l’unica e sola. Ti ricordi quando ho scommesso che, se fossi diventato più alto di te, ti avrei sposata? Ecco, ero maledettamente serio! Io voglio te e solo.»
La mora rimase immobile, lo sguardo fisso sul volto di Adrien, che si stava tingendo di rosso; aprì la bocca, richiudendola e scuotendo il capo: «Stai arrossendo.» mormorò, dopo un po’, liberando una mano dalla stretta e allungandola verso l’alto, fino a sfiorare con la punta delle dita la guancia calda e rossa di Adrien.
«Non è che sia poi così sfacciato come sembro.» mormorò il biondo, abbozzando un sorriso e chinando lo sguardo: «Te l’ho detto, imito…»
«I personaggi dei cartoni animati. Sì, l’hai detto poco fa.» sentenziò Marinette, osservandolo mentre rialzava lo sguardo e le regalava un timido sorriso: «Adrien, io…»
«Oh! Eri qua!» esclamò Alya, comparendo alle spalle dell’amica e abbracciandola da dietro: «Il professor Plagg ti sta cercando e ha dichiarato di farmi mangiare camembert se non ti avessi trovata.» sbuffò la nuova arrivata, poggiando il mento contro Marinette e notando solo in quel momento le mani congiunte dei due: «Ho interrotto qualcosa?»


Marinette si lasciò cadere sul letto, osservando il cielo chiaro attraverso la botola e sospirando, mentre il suo cuore continuava a battere furioso: non aveva mai smesso da quando aveva lasciato la biblioteca.
Anche quando aveva parlato con il professor Plagg.
Anche quando aveva ascoltato la lezione della professoressa Bustier e la sua attenzione veniva distolta, ogni tre per due, dalla figura di spalle di Adrien.
Anche quando Alya l’aveva tormentata per sapere cosa era successo.
Anche quando aveva raccontato tutto all’amica.
Anche quando era tornata a casa.
Il suo cuore batteva all’impazzata.
Forte. Furioso.
E più ripensava ad Adrien, più accelerava.
Alya l’aveva esortata a dire al ragazzo cosa provava: l’aveva capito ormai, cosa altro stava aspettando?
Ma aveva il coraggio per accettare ciò che avrebbe comportato? I cambiamenti che ci sarebbero stati nella sua vita?
Marinette si rigirò nel letto, carezzando il braccialetto che teneva al polso: quando era piccola, quando teneva al polso un monile simile, aveva sempre ricevuto da quello la forza per affrontare tutto ciò che le si parava contro.
Poi il monile era andato perso e lei…
Lei era diventata quella patetica ragazza che era adesso.
«Oh! Basta!» sbuffò, scivolando giù dal letto e scendendo le scale, fermandosi davanti l’enorme specchio: «Piantala, Marinette!» dichiarò al suo riflesso, guardandolo male: «Vuoi continuare a vivere così? Vuoi continuare davvero a essere senza spina dorsale? Ti piace, Adrien? Sì, anzi hai preso una bella cotta per lui, fin dalla prima volta che l’hai visto. Colpo di fulmine! Anzi no! Ne eri innamorata fin da piccola! Bene, quindi ora vai e prenditelo!» sentenziò, sorridendo poco dopo e scuotendo il capo: «Sto parlando con lo specchio…»
Si guardò attorno e afferrò la borsetta, scendendo poi velocemente le scale che portavano alla sua camera, e quasi andò addosso a sua madre: «Dove stai andando?» le domandò Sabine, inclinando la testa e osservando la figlia con fare stranito.
«Ah. Mh…esco, torno fra poco.» sentenziò Marinette, baciandole la guancia e uscendo velocemente dall’appartamento: sarebbe andata da lui e avrebbe approfittato di quel moto di coraggio che era sorto.
Ora o mai più.


Adrien sbuffò, posando il capo contro il palmo della mano e osservando i libri della scuola: erano rimasti solo i compiti di matematica.
I mefistofelici, puzzolenti, compiti di matematica.
Sì, non puzzavano veramente ma a furia di leggere esercizi che riguardavano quel maleodorante formaggio…
Beh, ne sentiva il tanfo.
Con un sospiro, degno di un condannato al patibolo, allungò la mano verso il quaderno ove aveva copiato gli esercizi di quel giorno e, quasi fosse stato graziato da una qualche divinità, il suo cellulare prese a vibrare sulla scrivania; Adrien prese l’apparecchio, accettando immediatamente la chiamata non appena vide chi lo stava cercando: «Marinette?»
«Ehm. Una piccola domanda.»
«Dimmi?»
«Per caso vivi ancora alla villa?»
«Cosa? Ah…mh sì, sto lì.»
«Oh. Perfetto!» esclamò la ragazza dall’altro capo del telefono: «Ehm…sono davanti il cancello, ma non sapevo se suonare o meno. Sempre se trovo il campanello.»
«Cosa? Sei davanti…»
«Il cancello, sì.»
«Scendo subito.» sentenziò Adrien, alzandosi dalla sedia e, velocemente, raggiungendo la porta di camera sua: quasi volò le scale e si fiondò nella stanza da cui Nathalie controllava l’intera casa; premette il pulsante d’apertura del pesante cancello di ferro e poi raggiunse velocemente il grande portone, aprendolo e osservando Marinette attraversare speditamente il giardino: «Che fai qua?» le domandò, una volta che fu giunta fino a lui.
«Ecco…io…» Marinette si portò indietro una ciocca di capelli scuri e inspirò profondamente: «Tu sei stato il mio primo amore.»
«Cosa?»
«Fammi dire tutto, ti prego. O non penso di riuscirci…»
«Ok. Scusa.»
Un sorriso tenue si dipinse sul volto della ragazza, mentre si tormentava le mani e abbassava lo sguardo: «Tu sei stato il mio primo amore: ogni volta che venivi al negozio con tua madre, io…beh, sentivo il cuore battere velocemente ed ero contenta quando ti voltavi verso di me e mi chiedevi di giocare. Sei diventato il mio migliore e preziosissimo amico, una persona importantissima nella mia vita…» si fermò, inclinando lievemente la testa: «Ma poi sei dovuto andare via ed io ho dovuto fare i conti con la tua assenza, piano piano sei diventato un ricordo – bellissimo e doloroso al tempo stesso –, ma poi…poi sei tornato e tutto è tornato di nuovo a galla ed io…»
«E tu?»
Marinette chinò la testa, nascondendosi allo sguardo del giovane: «Ed io mi sono di nuovo innamorata di te.» sentenziò, alzando lo sguardo e tenendolo in quello verde di Adrien: «Sei sempre stato l’unico che ho voluto, l’unico e solo.»
«Questo l’ho detto io, stamattina.»
«E’ una bella frase ad effetto.»
Adrien ridacchiò, chinando lo sguardo e massaggiandosi impacciato la nuca: «Ok. Lo faccio a modo.» dichiarò, annuendo alle sue stesse parole e, prendendo le mani della ragazza, la tirò lievemente verso di sé mentre le guance iniziavano a sembrargli di fuoco: «Marinette, vuoi essere la mia ragazza?»
«Avevo pensato che avresti detto qualcosa del tipo “Vuoi scommettere che…”»
«Perché non balbetti o ti ammutolisci quando c’è bisogno?» sbuffò Adrien, alzando gli occhi al cielo: «Rispondi, forza.»
La ragazza sorrise, le guance rosse dall’imbarazzo e lo sguardo celeste luminoso completamente concentrato in quello del ragazzo: «Sì. Sì, voglio essere la tua ragazza.»

   
 
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