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Autore: NIKELMANN    17/10/2016    0 recensioni
Prima di salvare la Terra dagli Autons e incontrare Rose Tyler, il nono dottore, fresco di rigenerazione, vagava nell'universo cercando di evadare il ricordo di come avesse distrutto Gallifrey. Questa è una delle avventure che ha vissuto, in una russia divisa tra il fuoco della guerra civile e il gelo della steppa.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 9
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La tormenta di neve che si abbatte sulla tundra russa genera fischi dal tono greve, basso e continuo; tuttavia ad un tratto pare regolarizzarsi in un più familiare e rassicurante “whoosh whoosh”.

Una cabina telefonica della polizia britannica si staglia con il suo blu scuro contro il paesaggio dai toni più chiari. La porta della cabina si spalanca ed un uomo mette il proprio naso importante fuori solo per un secondo.

-Brrr! Ma qui si gela! Proprio qui dovevi portarmi, stupida macchina in avaria?!

Il Dottore rientra dentro la cabina, conscio del fatto che nemmeno un Signore del Tempo può sopravvivere a quelle temperature. Non senza una sciarpa, almeno!
Il Dottore fruga all’interno del proprio guardaroba, finché non mette mano ad una sciarpa multicolore:

-No, no, non se ne parla!

Comincia a tirarla fuori, attorcigliandola tra le mani, ma la sciarpa sembra essere lunghissima e, quel che è peggio, incastrata in fondo. Con un ultimo, potente strattone, il Dottore riesce a liberare il capo d’abbigliamento, ma finisce sommerso da una montagna enorme di vestiti, tra cui giacche di velluto, una giacca patchwork ed una pelliccia. Rimessosi in piedi afferra la pelliccia con soddisfazione, per poi notare che ha un grosso buco sulla schiena, dai contorni bruciati:

-E questo quando l’ho fatto?! Fantastico!- esclama sarcastico.

Il Dottore si rituffa in mezzo ai vestiti. Dopo un po’ se ne esce con una sciarpa verde militare ed un paio di guanti di pelle nera imbottiti. Fa per tornare alla sala comandi, ma poi si ricrede e recupera anche un cappello.

-Se no potrebbero cadermi le orecchie dal freddo…- ride tra sé e sé: -sai che tonfo!-

Equipaggiato per il gelo siberiano il Dottore esce dal TARDIS. La tempesta sembra essersi calmata. Si guarda attorno, ma non trova alcun punto di riferimento, la neve copre ogni cosa. Si volta a guardare il TARDIS e nota che la scritta in cima è in cirillico (Полис Бокс):

-Dì un po’, ti credi spiritosa?!-

Sbuffa e torna a guardarsi intorno. Si riempie i polmoni di aria fredda e grida con tutte le proprie forze:

-C’è nessunoooo?-

Improvvisamente un “CRACK” proveniente dai suoi piedi lo fa incespicare. Resta perfettamente immobile, rassicurandosi che sia tutto a posto. Dopo un istante di calma, un secondo “CRACK” seguito da una serie intera gli dimostra che non lo è affatto.

Il Dottore si getta a correre in avanti, mentre il ghiaccio si apre in un sorriso frastagliato di schizzi di acqua che quasi congelano al contatto con l’aria, fauci enormi che tentano di inghiottirlo mentre incespica tra ghiaccio e neve; con una scarica di adrenalina, o dell’analogo ormone galiifreyano, il Dottore si butta in avanti, sfuggendo al banchetto del fenomeno naturale.

Il Dottore si rimette in piedi, ma assiste ad uno spettacolo inquietante: venuto a mancare il supporto del ghiaccio, il TARDIS si inabissa nelle acque gelide.

-No! No, questo no! Non mi fare questi scherzi!

Il silenzio è tale che riesce finalmente a sentire il rumore dell’acqua corrente sotto al punto in cui si trovava prima. Il Dottore si spolvera la neve farinosa di dosso, si fa scuro in volto ed apostrofa con aria seriosa in direzione della cabina sprofondata:

-Torna subito qui. Non sto scherzando.

Come ad obbedire agli ordini, o per la semplice forza di Archimede, il TARDIS riemerge in superficie, ondeggiando sul pelo dell’acqua, stabilizzato dalla larga lastra di ghiaccio che lo sorregge; tuttavia, l’equilibrio è precario ed il Dottore sa di non poter mettere piede sulla lastra di ghiaccio senza rischiare di capovolgerla. Alza le spalle ed indica una direzione, per poi spostare l’indice di novanta gradi in novanta gradi canticchiando una conta:

-Tre topo-lini! Tre topo-lini! Vedi come cor-rono? Vedi come cor-rono?- giungendo per analisi metodica e scientifica alla conclusione che sia più giusto inoltrarsi verso la steppa occidentale, piuttosto che l’orientale.

Tuttavia i suoi passi vengono interrotti da un grido non molto distante: una giovane donna, con un fagotto in braccio, sta correndo a perdifiato nella desolazione russa. Il Dottore la vede sbucare da dietro l’orizzonte, rivelando un valico di cui non era prima a conoscenza. Immediatamente si mette a correrle incontro e, raggiunta la ragazza, la afferra tra le braccia per tranquillizzarla, per poi allungare immediatamente il collo oltre di lei, come aspettandosi di trovare un’orda di mostri alieni che la inseguono:

-Che cosa succede?!- Le chiede non vedendo nulla dietro di lei:

-L’armata bianca! L’armata bianca è qui!!!-

Il Dottore, mollata la presa, si dirige verso la cima del rilievo, oltre al quale ha un’ottima visuale della vallata: laggiù, a diverse centinaia di metri di distanza, è in corso una battaglia disperata. Una ventina di uomini, brulicanti formichine, fa sparare le carabine, come piccoli petardi a quella distanza, contro un’armata così esigua che non sarebbe visibile, se non perché i raggi delle loro armi creano bagliori decisamente anacronistici nella seconda decade del novecento!

-Questo non dovrebbe succedere!- protesta il Dottore, rivolto alla ragazza: -Ma chi sono quelli? Che razza di armi hanno?

-Loro sono l’armata bianca! Loro sono i cosacchi segreti che lo zar vuole usare per riconquistare la Russia!

Il Dottore ha un attimo di esitazione. La guerra civile russa, che come tutte le guerre civili si rivela una contraddizione in termini. Non sa se sia la guerra ad inseguire lui o, viceversa, sia ormai tanto avvezzo ad essa da non poterne più fare a meno, come da una crudele amante.

-Non posso permettere che questo scempio continui!- squadra la ragazza e nota il lungo spago che gira parecchie volte attorno al grosso fagotto: -Posso fermarli, ma mi devi aiutare!-

Le porge una mano, che quella esita ad afferrare, finché non guarda negli occhi l’uomo. Pochi istanti dopo stanno già divorando la strada che li separa dal TARDIS. Quando giungono in prossimità della ferita nel ghiaccio che ancora non da segno di rimarginare, il Dottore comincia a spogliarsi, cosa che lascia la ragazza piuttosto interdetta:

-Che cosa stai facendo?! Nessun uomo sopravvive a queste temperature senza vestiti caldi addosso!

-Non preoccuparti, non sono umano… etciù! Passami un capo di quel legaccio!

La ragazza obbedisce e srotola lo spago che avvolge il fagotto, fino a rivelarne la lunghezza di diversi metri. Il Dottore ne lega un capo alla cintura dei pantaloni, annodando stretto:

-Ora, qualunque cosa accada, tieni la corda e non seguirmi!- Sorride: -Chissà perché questa volta ho la sensazione che obbedirà!-

Il Dottore prende una leggera rincorsa e salta con le mani in avanti dentro al TARDIS, che si inclina e si inabissa con lui dentro. Le porte spalancate inghiottono una mostruosa quantità di acqua, che forma un gorgo all’interno del quale entra lo spago tenuto stretto dalla ragazza incredula. Così come si è formato, il gorgo si cheta, lasciando la ragazza con lo spago in mano, come la più sbalordita delle pescatrici. Dopo qualche secondo di silenzio, dalle acque del fiume riemerge il Dottore, seguendo il cavo come guida verso l’aria e verso il, relativo, calore. Nella mano destra, stretto saldamente, tiene uno speaker attaccato ad un grosso cavo che prosegue nell’acqua dietro di lui.

-Ma… ma… ma…

-Non stare lì a boccheggiare, sono io quello che ha trenta secondi prima di morire di freddo! Dammi una mano!

Il Dottore afferra a due mani il cavo, tirandolo il più possibile fuori dall’acqua, aiutato dalla ragazza. Recuperati diversi metri, sposta lo speaker collegato verso la vallata, per poi dirigerlo verso il terreno e mettere mano al cacciavite sonico. Armeggia con questo muovendolo in varie posizioni.

-Che cosa stai facendo?- Chiede la ragazza:

-Cerco la frequenza di risonanza della neve: se funziona, dovrebbe scatenare un effetto sonico a catena che avrà gli effetti di un EMP e disattiverà tutta la tecnologia avanzata nel raggio di un chilometro!

-Non ho capito una parola di quello che hai detto!

-Lo so, te lo dico solo per non pensare al fatto che sto per morire assiderato!

-E funziona? Non hai freddo?

-Ora che me l’hai ricordato, sì, grazie infinite! Ecco, ci siamo!!!

Un boato scuote la terra, mentre ogni singolo fiocco di neve grida contro al cielo. I fucili laser si disattivano con piccole esplosioni di scintille, ma il Dottore non ha modo di verificarlo; intanto il frastuono ha fatto rompere tutto il ghiaccio del fiume, che ora si gonfia ed accelera verso la foce, tirando via il cavo dalle mani intorpidite del Signore del Tempo, che si stende cianotico sopra la neve. La ragazza gli copre il corpo con i vestiti che ha recuperato, ma sa che non sarà sufficiente per salvarlo, come non lo sarebbe niente altro in suo potere. Con quelle che sembrerebbero le sue ultime parole il Dottore si rivolge a lei:

-C-ciao, io s-sono il Dottore! T-tu c-come t-ti chiami?

-Io sono Aisha…

-Aisha! Che bel nome! Ora, Aisha, ti chiedo il favore, portami in un posto caldo, ti va?

Con quelle parole, il Dottore spira, facendosi innaturalmente silenzioso. La ragazza cerca invano di farlo riprendere, e quando prova ad ascoltare il battito del suo cuore, ha la strana sensazione di sentire qualcosa di troppo, ma è solo un attimo. Poi è il silenzio, che si unisce a quello della desolazione russa.
   
 
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