Grimilde's
Questa
piccola raccolta è dedicata ad una persona molto speciale
che sta
facendo questo lungo viaggio insieme a me e senza la quale
probabilmente questi due splendidi personaggi non ci sarebbero stati o
almeno non si sarebbero mai incontrati.
La smetto prima di diventare melensa e lacrimevole...
Au revoir...
PS: nei primi 5 capitoli le parti in corsivo sono quelle di Violet e le
altre di Pierre, nell'ultimo è una scena comune.
1.Guardare
Maggie
le aveva raccontato talmente tante volte di quelle stramaledette terme
che,
approfittando del momento libero e di completa solitudine, alla fine
Violet
aveva ceduto e prendendo un costume dalla valigia della sorella si era
avvolta
in un accappatoio bianco dell'hotel scendendo le scale per i
sotterranei.
Una
volta all'interno dovette ammettere che sua sorella aveva ragione, quel
posto
era davvero spettacolare, sembrava quasi nato da solo dalla roccia se
non fosse
stato per le piastrelle delle piscine o le sdraio in legno.
Stava
quasi per spogliarsi ed entrare in una vasca quando un movimento in
fondo alla
stessa attirò la sua attenzione...rimase immobile ancora un
attimo finché una
testa bionda con due occhi color acquamarina non fece capolino dal pelo
dell'acqua:<< Ciao >> la salutò
l'uomo con un sorriso mentre si
avvicinava al bordo facendo leva sui bicipiti fin troppo ben definiti
per
uscire dall'acqua; ma perché non poteva usare la scaletta
come tutti?
Ok,
Ian gli avrebbe detto che fare lo sbruffone a quel modo non gli aveva
mai
portato niente di buono ma quali armi poteva avere uno come lui con una
come
lei?
<<
Tu sei la sorella di Maggie, giusto? >> sapeva fin troppo
bene chi era ma
doveva pur trovare qualcosa per fare conversazione:<< E
tu sei l'amico di
Dorian >> sorrise sfacciato:<< Migliore
amico >> lei rise
piano:<< Siete amici da tanto
>><< Dalla sua seconda
settimana di scuola, Ian è un ragazzo unico >>
lei si sedette sul bordo
mettendo i piedi a mollo nella piscina:<< Sì,
Peggy mi ha detto qualcosa
>> Pierre sorrise poggiando le mani a terra e gettando
indietro la
schiena:<< Credo di non averlo mai visto così
felice come con Maggie,
avete qualcosa di magico voi donne Stains>>
2.Attendere
Se
c'era una cosa di cui Pierre DuLac avrebbe fatto volentieri a meno era
la paura
e, per buona parte della sua vita, ci era riuscito!
Ora
però la paura era il solo sentimento che era in grado di
provare mentre era
davanti allo specchio della sua camera all'Hotel de Fleur intento a
sistemarsi
la camicia azzurra come i suoi occhi:<< Le piacerai
>> e la voce di
Dorian lo fece voltare verso la porta:<< Sembra strano
detto da me Ian,
ma se non fosse così? >> Dorian sorrise, gli
era capitato solamente
un'altra volta di vedere Pierre in quelle condizioni ma stavolta era
per il
motivo giusto! Ci era voluta la sorella della sua fidanzata per far
capitolare
quel testone ma Ian in fondo ne era felice.
Con
una risata nervosa Violet si portò le mani alla bocca mentre
Maggie continuava
a sorridere placidamente seduta sul letto:<< Sai, fino ad
un paio di mesi
fa ero io a dare consigli a te >> commentò poi
cercando di mascherare il
nervosismo:<< Lo so e se non fosse per te non avrei
trovato Dorian, ora
però lascia che io aiuti te >>Violet
tornò a guardare il proprio viso
nello specchio:<< Alla mia età dovrei pensare
a farmi una famiglia o alla
carriera, non ad uscire con i ragazzini >> Maggie sorrise
alzandosi in
piedi e avvicinandosi a lei:<< Pierre non è un
ragazzino >><<
Ha tre anni in meno di me >> continuò la
maggiore testarda e a Maggie
scappò un piccolo sorriso.
3.Uscire
<<
Ciao >> era la parola più stupida che avesse
mai potuto dire, ma in quel
momento il suo cervello era troppo impegnato ad elaborare quel sorriso
e quegli
occhioni scuri che lo guardavano pieni di curiosità.
<<
Sei bellissima >> aggiunse poi sapendo che lì
fermo e in silenzio faceva
solo la figura dell'idiota:<< Grazie, ma il merito
è di Peggy, il vestito
è suo...io non ne ho portati, non pensavo di avere un
appuntamento galante
e...cioè non che sia un...non intendevo dire che...
>> gli fu
praticamente impossibile non ridere ma era una buona cosa, non rideva
così spontaneamente
da troppo tempo e con una donna poi...
Che
cosa aveva di speciale Violet Stains per fargli quell'effetto?
All'inizio
pensava si trattasse solo di attrazione fisica, dopo averla vista in
costume
quel pomeriggio alle terme e averla sedotta quella notte stessa pensava
di aver
placato i suoi istinti ma quando si era svegliato accanto a lei la sola
cosa a
cui aveva pensato era stata quella di invitarla fuori!
<<
Scusa, sto straparlando è solo
che non ho mai fatto niente del genere, cioè io sono, ero
sposata, è
dai tempi della scuola che non ho un
appuntamento, non credo di ricordarmi come si faccia >>
lui rise di nuovo
porgendole poi una mano così grande e ruvida rispetto alla
sua:<< D'accordo
Violet Stains allora lascia che ti rinfreschi la memoria
>> aveva sorriso
troppo imbarazzata per dire altro o forse spaventata di parlare di
nuovo
troppo, Pierre in fondo era un campione, poteva avere chiunque volesse,
perché lei?
Ancora
indecisa Violet tuttavia lo seguì:
Sacre Coeur, Montmartre, Place de Tertre, il museo di Renoir, era tutto
come l’aveva
immaginato, tutto a cominciare dall’uomo che le camminava
affianco e che ogni
tanto casualmente le sfiorava la mano…
Quasi
stentava a credere che il
passionale amante della notte prima e il dolce ragazzo che ora le
camminava
affianco fossero la stessa persona; alzando gli occhi sul viso di
Pierre rimase
colpita dallo sfavillante azzurro color mare, la notte prima invece
quegli
occhi erano scuri come l'oceano e sembravano volerla mangiare.
4.Salutare
<<
Finisce
qui allora >> la sua voce era atona e stava cercando di
non lasciarsi
prendere dalle emozioni, le regole erano state chiare fin da quel primo
risveglio: sesso, divertimento, qualche uscita insieme ma una volta
arrivato il
momento di partire ognuno sarebbe andato per la sua
strada:<< Sì, ho già
rimandato troppo il mio ritorno a casa e poi tu hai il ritiro con la
squadra
>> Pierre annuì a quelle parole, per quanto
tenesse a Violet e volesse
farla rimanere il Quidditch era la cosa più importante,
aveva la precedenza su
tutto:<< Mi piacerebbe rivederti per un caffè
o una cena qualche volta
>> lei sorrise facendogli scivolare una mano su un
braccio:<< Beh
se passi da Londra sai dove trovarmi >> lui
annuì in silenzio incapace di
aggiungere altro.
<<
Stammi bene zuccherino >> si voltò
a guardarlo un’ultima volta e rimase come sempre abbagliata
dal suo sorriso
caldo e da quegli occhi magnetici.
Non
ci pensò un attimo e voltandosi gli corse tra
le braccia baciando un’ultima volta quelle labbra dure che
avevano conosciuto
ogni parte di lei:<< Stammi bene bello e impossibile
>> lo salutò
poi guardandolo negli occhi cercando di imprimersi nella mente ogni
dettaglio
di quel viso cesellato nel marmo, ogni singola ruga di
quell’aria triste e
felice allo stesso tempo:<< In bocca al lupo per il
campionato >>
Pierre le accarezzò il viso:<< Per qualsiasi
cosa sai che devi solo
chiamarmi >> Violet annuì:<< Mi
hai insegnato a cavarmela da sola,
non potrò mai ringraziarti abbastanza >>
<< Sei la donna migliore
che abbia mai conosciuto zuccherino >> <<
Arrivederci Pierre
>> e girandosi ancora si avvicinò alla
passaporta:<< Arrivederci
Violet >> le sussurrò piano ma lei lo
sentì ugualmente.
5.Decidere
<<
Cos’è quell’aria da stoccafisso? Sembra
che tu abbia ingoiato un intero
barattolo di mostarda >> Pierre alzò gli occhi
tristi sull’anziana
signora seduta dall’altra parte del tavolo sotto al porticato
della costosa
clinica in Provenza:<< Sto bene
Mémé >> << Pierre
Albert
Henri DuLac quante volte ti ho detto che non devi raccontarmi bugie?
>> il
giovane sfoderò il suo più bello e, in quel
momento almeno, più finto
sorriso:<< Io non ti dico mai bugie
Mémé >> la donna scosse il capo
poggiando poi la mano rugosa su quella del nipote:<< Sei
come tuo padre
Pierre, i tuoi occhi dicono la verità prima ancora che lo
faccia la tua bocca
>> poi guardandolo intensamente con i suoi stessi occhi
acquamarina
aggiunse:<< Si tratta di quella ragazza? Di quella
inglese, come si
chiama… >> << Violet
>> sospirò Pierre mentre quel nome gli
scivolava sulle labbra, era un mese che non faceva che pensare a lei ma
non
aveva ancora avuto il coraggio di pronunciare quel nome ad alta
voce:<<
Sì Violet, i tuoi amici dicono che è una ragazza
deliziosa e che tu sei
innamorato di lei >> Pierre alzò la testa di
scatto:<< Quando sono…quando
hai… >> << Sono venuti qui
qualche giorno fa, erano preoccupati per
te >> solo in quel momento Pierre collegò
l’invito di sua nonna e la
sparizione dei suoi tre migliori amici di qualche giorno
prima:<< Avete
organizzato tutto alle mie spalle eh… >>
Isobel DuLac guardò il
nipote:<< Vogliono solo che tu sia felice Pierre e lo
voglio anch’io
>> << Lei non mi vuole
Mémé, ha una vita a Londra e io non sono
compreso >> << Le hai chiesto che cosa
vuole lei? >> <<
Pensi che potrebbe volere me? >> la donna
sorrise:<< Solo tu puoi
saperlo >>
Violet
se ne stava seduta nel piccolo
monolocale che aveva affittato con la sua parte di vendita della casa,
Alexander aveva stranamente accettato di buon grado il divorzio e la
vendita
della casa che avevano preso insieme non rinunciando però a
ricordarle che se
tutto era andato a rotoli era colpa sua e della sua
impossibilità di avere
figli…si sentiva così sola e così
sbagliata, sua sorella maggiore aveva un
bambino e un altro in arrivo, sua madre aveva avuto cinque splendide
figlie e
lei non era in grado di fare quello che le donne sono nate per
fare…ora che
anche Maggie non sarebbe tornata a Londra poi non sapeva proprio che
fare.
Un
po’ invidiava la sua sorellina e la
felicità che era riuscita a trovare a Parigi con quel bel
principe azzurro di
Dorian, era proprio l’uomo perfetto per lei,
chissà forse poteva andare a
trovarli…
Non
appena la sua mente si concentrò su
Parigi i ricordi di Pierre DuLac e dei suoi occhi color mare le
invasero la
mente, le sembrava quasi di vederlo…lì fermo
dall’altro lato della strada: gli
occhi lucidi e il sorriso malizioso sul viso, quel fisico scolpito e la
giacca
di pelle che lei adorava e che lui le aveva prestato quel pomeriggio
mentre
passeggiavano vicino a Notre Dame e aveva cominciato a piovere, era
così bello
e i suoi ricordi erano così vividi.
Ci
mise un paio di minuti a capire che
quello dall’altro lato della strada non era un ricordo ma
Pierre in carne ed
ossa, ci mise però un attimo ad alzarsi in piedi e correre
all’ingresso per
aprire la porta e saltargli tra le braccia:<< Ciao
zucchero >>
quella voce.
Quella
voce calda. Non era più sola, era
di nuovo a casa.
6.Amare
Londra,
due anni dopo
<<
Congratulazioni signori DuLac, sono due gemelli >> Pierre
guardò prima la
dottoressa e poi il viso raggiante della sua Violet mentre ascoltava la
notizia:<< È sicura? >>
domandò infatti con un po’ di apprensione
nella voce:<< Sì signora, due bambini sani e
forti >> poi tornando
a guardare il monitor aggiunse muovendo ancora la sonda sulla pancia
per ora
ancora piccola di Vi:<< Volete sapere il sesso?
>> << Sì
>> << No >> risposero Pierre
e Violet contemporaneamente e
guardando suo marito Violet scosse il capo:<< Non vuoi
saperlo? >>
lui le baciò la fronte:<< Maschio o femmina o
entrambi non ha importanza,
sono i nostri figli e li amerò proprio come amo te
zuccherino >> Violet
gli baciò le labbra sorridendo e ringraziando di nuovo il
cielo per aver messo
quel testardo e affascinante battitore sulla sua
strada:<< Anche io ti
amo tesoro ma se non dirò a mamma di che colore fare i
corredini ci ucciderà
entrambi quindi dobbiamo saperlo >> Pierre
annuì come al solito incapace
di negarle qualsiasi cosa e guardò la
dottoressa:<< Bene, come vuole la
signora >> il medico sorrise:<<
Beh…direi che sono entrambi…un
maschio e una femmina >> Pierre guardò Violet
ridendo e appoggiando la
fronte contro quella di lei:<< Il maschietto potremmo
chiamarlo Robert
>> lei sorrise:<< La bambina potremmo
chiamarla Isobel >>
sentendo il nome di sua nonna che era mancata poco dopo il loro
matrimonio una
piccola lacrima scivolò sul viso di Pierre:<<
Ti amo >>
Violet Stains
Pierre DuLac