Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
Segui la storia  |       
Autore: L_Fy    11/05/2009    16 recensioni
"Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant'è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch'i' vi trovai, dirò de l'altre cose ch'i' v' ho scorte." Dante Alighieri, La Divina Commedia
Genere: Commedia, Azione, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
PROLOGO

Capitolo 15 : Ellena

e disse: "Io veggio ben come ti tira
uno e altro disio, sì che tua cura
sé stessa lega sì che fuor non spira.
Tu argomenti: "Se 'l buon voler dura,
la vïolenza altrui per qual ragione
di meritar mi scema la misura?".        

Dante Alighieri, La Divina Commedia, Paradiso, Canto IV

 

Ellena.

Demone notoriamente sul podio del medagliere infernale.

La figlia di Lucy in persona.

Suo malgrado, Eva sentì il cuore balzarle in gola e i nervi irrigidirsi dalla tensione. Eppure, per quanto si fosse messa d’impegno, non le riuscì di temere Ellena, così su due piedi. Colpa dello shock, forse. O di quell’aria ammiccante di adorabile malizia sulla faccia da elfo dispettoso dell’androgina ragazza. Certo, Eva intuiva che l’aria innocua e accattivante dell’aspetto terreno del Demone non era altro che una effimera maschera che mimetizzava il suo potere, costringendo chi le stava intorno ad abbassare la guardia. Sapeva anche che in realtà era uno dei Demoni più potenti dell’intero Inferno: eppure non le era nemmeno venuto istintivo prendere la Five-seveN, come le succedeva sempre con gli altri Demoni.

“Rilassati” le mormorò Ellena con una smorfia buffa come se avesse letto nei suoi pensieri “Al momento non ho intenzione di essere pericolosa.”

“Ti avevo presa per un maschio.” la informò Gino con blanda sorpresa attirandosi un nuovo globale sguardo scandalizzato.

“Davvero?” ribatté Ellena con vago autocompiacimento.

“Non hai un cazzo di tette.” spiegò Gino sussiegoso.

“Gino vuole dire che la tua emanazione terrena non è adeguata alla tua fama” rettificò Eva con voce piana “E anche io devo ammettere di essere rimasta piuttosto sorpresa.”

“Vi aspettavate qualcosa di più imponente, immagino” gorgogliò Ellena comprensiva “Il fatto è che non mi piace dare nell’occhio.”

Più che altro le piaceva sconcertare, intuì Eva leggendo il compiacimento nei tersi occhioni obliqui della ragazza.

“Ellena cara” tubò Cornelia scandalizzata “Non sei certo tenuta a dare spiegazioni a questi… come chiamarli… prodotti terricoli. A proposito, posso dirti che trovo i tuoi capelli assolutamente deliziosi?”

Ellena si toccò i corti capelli color ghiaccio e annuì magnanima.

“Grazie” rispose glissando regalmente sulla melliflua adulazione del Demone “Anche il tuo cappellino è un amore.”

Il dialogo, visto il contesto, era così surreale che Eva dovette mordersi l’interno delle guance per non scoppiare in una risata isterica. Ma la voglia di ridere le passò subito quando Ellena, con un guizzo sorprendentemente rapido e aggraziato, sgusciò di fronte a Raf, vicinissima.

“Ma che bello rivederti, caro Raf” mormorò con voce gutturale, il magro, sdutto corpicino flessuosamente inarcato verso di lui “Credimi, dopo l’ultima volta non vedevo l’ora.”

Dopo un attimo di smarrimento, Raf fece un educato passo indietro, ma era evidente che Ellena l’aveva colto di sorpresa: e, ancora più evidente, il rossore diffuso sulle sue guance che non era certo dovuto ai Salmi che aveva recitato con Giacinta, constatò Eva con rancorosa sorpresa.

“Forse dovremmo entrare” propose Raf allontanandosi di un altro passo da Ellena e indicando l’ingresso dell’Eremo “Sarai impaziente di rivedere Vlad.”

Ellena sogghignò e gli si avvicinò ancora, sfiorandolo quasi col petto impudentemente teso verso di lui.

“Che fretta c’è” mormorò con la seta nella voce “Vlad non può mica scappare, no?”

Vlad, già. Eva sapeva che tra Ellena e Vlad non correva buon sangue (ma questo non poteva essere altro che un punto a favore). Anzi, dal modo in cui Vlad insultava Ellena il più spesso e pesantemente possibile, si intuiva che Ellena era forse l’unico Demone oltre a Lucy di cui aveva timore. I motivi non erano dati di sapere e di sicuro non erano intuibili guardando le belle facce mortali che i due Demoni si erano scelti.

“Esatto” chiocciò Cornelia con piglio matronale aggiustandosi le gerbere sul cappellino “Abbiamo un imputato rinchiuso in una cella monastica, un collegio angelico capitanato dall’Arcangelo Raffaele e abbiamo l’onore di avere la magnifica, incommensurabile Ellena come rappresentante del collegio demoniaco. Se non fosse per il Comitato di Sorveglianza, proporrei di festeggiare!”

“Puah” si schifò Gino in un borbottio a uso e consumo di Eva “Occhio a dove mettiamo piedi, Cornelia è così viscida che si rischia di scivolare sulla sua bava.”

Eva non recepì tutta la frase perché si era distratta guardando Giacinta che, sorprendentemente, si era alzata in piedi.

“Scusate l’intromissione.” disse l’Angelo con voce pacata e quasi timorosa.

Tutti si girarono a guardarla con vaga sorpresa, cosa che precipitò la poveretta in una sorta di etereo imbarazzo.

“Capisco che l’errore sia scusabile… cioè, il calibro dell’imputato… e nientemeno che la presenza di Ellena…”

Il balbettio si confuse ancora di più quando l’Angelo parve rattrappirsi, sotto lo sguardo tra l’impaziente e il sospettoso dei presenti.

“Cosa vuoi dire, sorella?” la incalzò Raf con sublime pazienza.

“Che, ehm, ecco… a dire il vero la rappresentante del collegio angelico qui a Modena sarei, ehm, io. Solo in caso di mia, ehm, impossibilità di ottemperare ai miei doveri sarebbe necessaria una, ehm, sostituzione.”

Raf sembrò curiosamente preso in contropiede.

“Ma, ecco… io pensavo che Ellena…”

Gli scappò uno sguardo verso il Demone, il quale, sorridendo con aria magnanima, fece un cenno di regale accondiscendenza con la mano.

“Naturalmente, Giacinta ha ragione” tubò poi “Sono certa che l’Arcangelo Raffaele non ha mai nemmeno lontanamente pensato di non rispettare il protocollo. Vero, Raf?”

Le guance dell’Arcangelo si erano involontariamente colorate di rosa.

“Certamente” rispose affabile “Non ho mai messo in dubbio la capacità di Giacinta di sostenere il ruolo di pubblica accusa.”

Nessuno fiatò, anche se lo scetticismo generale era così tangibile che si poteva tagliare col coltello.

“Se è vero che Ellena è così tosta e Giacinta così gelatinosa, Vlad sarà libero prima ancora di poter dire tutta la verità  e nient’altro che la verità.” meditò Eva fuggevolmente, ma chissà perché invece di farla infuriare quel pensiero le provocò un diffuso senso di sollievo. Fu comunque un pensiero veloce distratto da Ellena che, di nuovo rapida e guizzante come un pesciolino, era tornata di fronte a lei.

“Forse dovremmo rivedere i fatti in privato.” disse sottovoce, guardandola dritto negli occhi con franco apprezzamento: le sue iridi chiarissime e impietose avevano un curioso effetto destabilizzante su Eva che indietreggiò di un passo proprio come aveva fatto Raf. E, come aveva fatto Raf, arrossì, furiosa della propria debolezza.

“Va bene.” disse girando sui tacchi e quasi fuggendo dentro l’Eremo, aspettando poi gli altri oltre la soglia.

Ellena si lasciò sfuggire una piccola risatina di scherno e la seguì docilmente, facendo tintinnare i bracciali nel salutare i Demoni che la guardavano con autentica adorazione; Raf la seguì immediatamente dopo, così come Gino che sembrava solo ansioso di allontanarsi al più presto da Cornelia.

“Ve ne andate così presto?” chiese quest’ultima con lamentoso affanno, evidentemente irritata per il fatto di non poterli seguire “Potete rivedere i fatti anche qui fuori, così possiamo ascoltare anche noi!”

Ellena le lanciò un impietoso sguardo di sufficienza e rise di nuovo come una ragazzina dispettosa; arrivata alla soglia d’ingresso dell’Eremo, alzò un piede e lo fece tentennare avanti e indietro, fissando Raf con malizia.

“Puoi entrare in tutta tranquillità” le confermò l’Arcangelo cavallerescamente “Non corri nessun pericolo.”

“Tesoro, lo so perfettamente” rispose lei “Mi stavo solo chiedendo se Giacinta sarebbe così gentile da farmi una concessione.”

Giacinta sentendosi nominata sobbalzò.

“Cosa?” chiese sbattendo le ciglia con aria idiota: faceva venir voglia di darle una scrollata, pensò Eva esasperata.

“Prima dell’udienza preliminare potrei incontrare Vlad in privato?”

“Privato… oh, certo, in privato! Naturalmente, è nel vostro diritto.”

“Vorrei che entrassero con me anche Eva e Raf.” aggiunse Ellena con un sorrisetto ferino: Eva notò per la prima volta quanto fossero piccoli e appuntiti e suoi dentini e chissà perché la cosa la inquietò.

“Oh, ah…” balbettò Giacinta perplessa “Non sarebbe proprio deontologicamente corretto…”

“Non è vietato dalle Leggi” la informò Ellena “Mi sono informata.”

“Ma… non saprei…”

Giacinta guardò smarrita Raf, come se chiedesse aiuto… ma Raf guardava Eva.

“Allora, Raf?” lo apostrofò impaziente Ellena.

“Non è scorretto e non è proibito” rispose l’Arcangelo lentamente “Sicuramente è fuori dalla norma, quindi potenzialmente pericoloso, ma in sostanza accettabile. In qualità di membro del Comitato di Sorveglianza, per me non fa nessuna differenza. Ma accetto di entrare solo se Eva lo vuole.”

Ellena scrutò a lungo prima Raf poi Eva: i suoi occhi fissi erano diventati enormi sul faccino appuntito. Enormi e voraci, pensò fuggevolmente Eva senza però capire perché.

“Guarda che non ho paura di Vlad.” buttò lì con voce secca: ma ne aveva invece, anche se non del tipo classico che era abituata a gestire.

“Non ti ho chiesto se hai paura.” specificò Raf. “Anche se ne hai e si vede” aggiunsero le iridi azzurre e impietose.

“Ho fatto la cosa giusta e per la prima volta ho dalla mia parte un intera delegazione angelica. Tutore o non tutore, Vlad non mi fa paura.”

“Ma vuoi andare o no?”

“No che non voglio!”

“Uffa” sbuffò Eva distogliendo lo sguardo: gli occhi buoni e taumaturgici di Raf riuscivano solo a mandarla ancora più in confusione “Certo che mi va. Due Demoni di rango in un botto solo, e chi se lo perderebbe uno spettacolo del genere? Sono solo indecisa se portarmi il libretto per gli autografi o il mitra.”

“Che simpatica.” sospirò Gino materno mentre Giacinta la guardava scandalizzata.

Ellena, impassibile, entrò quindi nell’Eremo con passo elastico mentre alle sue spalle la congrega di Demoni tratteneva il fiato, tra il preoccupato e l’invidioso: la seguirono subito Raf, Giacinta, Gino e per ultima Lorella, la quale, realizzato che sarebbe rimasta fuori da sola in mezzo a dozzine di Ultraterreni, si era affrettata ad attaccarsi alle gonne (metaforiche) di Gino.

“Da questa parte.” indicò Raf verso le celle dei frati: mentre Ellena si avviava fischiettando al seguito di Raf, Eva rallentò il passo, lasciando che i due la precedessero. Non aveva una gran voglia di rivedere Vlad: aveva già il suo daffare a respingere ogni santo secondo il suo pensiero…

“Fifa, eh?” le gorgogliò addosso Gino con un ghigno complice mentre lo sorpassava.

Eva pressò le labbra e non rispose. Che avrebbe dovuto dirgli? Certo che aveva fifa. Forse non ne aveva mai avuta altrettanta in vita sua.

*             *             *

Due frati dell’Eremo erano seduti nel corridoio e pregavano in coro leggendo il libro dei Salmi; solo il Priore era a conoscenza della vera identità della gente che aveva affollato quel tranquillo fazzoletto di mondo, mentre quei poveracci umani non avevano capito niente se non che dovevano fare la guardia a un tizio psicopatico che non poteva uscire mentre altri non potevano entrare. La vista di Cornelia e del suo cappellino di gerbere li aveva invero lasciati vagamente perplessi, ma avevano deciso di non farsi domande: i misteri della psichiatria moderna…

Ellena passando elargì ai due frati un sorriso rassicurante, e loro le risposero prontamente con aria vacua: quel fascino sottile e apparentemente innocuo poteva essere doppiamente pericoloso per quei poveri imbecilli umani, pensò Eva con amarezza.

“Dobbiamo parlare con Vlad.” disse Raf indicando la porta della cella del Demone che era chiusa e da tempo minacciosamente silenziosa.

I frati schizzarono in piedi e trottarono via con tanto evidente sollievo che Raf ed Eva non ebbero il coraggio di richiamarli indietro, anche se così sarebbe rimasti da soli con due Demoni del calibro di Ellena e Vlad e la cosa non faceva loro affatto piacere. Non che la presenza di due frati umani avrebbe avuto la benché minima importanza… un Demone Capitale sufficientemente alterato poteva ridurre in cenere un uomo in tre secondi, volendo. Ellena in due. Vlad, se opportunamente incazzato, in uno, dopo averlo sodomizzato.

Raf, incerto, bussò alla porta della cella.

“Vlad?” disse poi aprendo cautamente la porta “Stiamo entrando.”

Vlad, naturalmente, li aspettava. Probabilmente non si era perso una sillaba dei loro dialoghi: le urla di Cornelia erano udibili nel raggio di chilometri e per il resto Vlad sapeva avere l’udito molto fino. La sua snella figura era distesa sulla scomoda branda monastica, rilassata come se fosse su un materasso di crine in attesa della cameriera con la colazione; mancava però il solito sorrisetto da gatto e i suoi occhi color topazio bucavano come spilli. Raf entrò per primo con un saluto educato, seguito da Eva (che evitava accuratamente di girare gli occhi nella sua direzione) e per ultima da Ellena, che entrò con una specie di saltello birichino e un sorriso che sfavillava come un diamante.

“Vlad!” cinguettò sfarfallando le ciglia “Cucciolo mio! Ti lascio solo un attimo e tu che mi combini?”

Vlad non diede segno di essere sorpreso: senza scomodarsi, agitò appena le dita nella sua direzione mantenendo un contegno quasi snob. Anche la carica del suo potere sembrava al minimo: Eva, tesa come una corda di violino, lo sentì comunque pulsare subito al di là dello scudo che si era creata: arrischiò un’occhiata e con enorme sollievo vide che lui non la stava degnando di un solo sguardo. I suoi occhi socchiusi fissavano Ellena, pacati e guardinghi come quelli di un lupo a riposo.

“Non volevo di sicuro scomodarti, zuccherino” rispose infine Vlad con voce piana “D’altra parte, dovevo immaginarmi che saresti piombata qui come un avvoltoio.”

Ellena sorrise magnanima e andò a sedersi con scioltezza sul letto.

“Non sei contento di vedermi?” chiese con la buffa faccetta da elfo dipinta di malizia.

“Certo. Sto avendo orgasmi multipli da quando sei entrata. Che cosa vuoi, adesso?”

“Cattivo, cattivo Demone” si imbronciò Ellena vagando con la punta delle dita prima sul ginocchio e poi sulla coscia di Vlad “Mi sono fatta in quattro per venire a darti il mio aiuto e tu mi ringrazi così?”

“Scusami. Ho lasciato il mazzo di fiori e i cioccolatini al mio Nodo.”

Ellena sogghignò: di sottecchi studiava le reazioni di Eva che continuava a rimanere impassibile a fianco di Raf.

“E’ un tale simpaticone” spiegò il Demone mentre le sue dita sulla coscia di Vlad si facevano sempre meno leggere e innocenti “Giù nel nostro Piano lo adorano tutti. Persino mammina tiene qualche serata libera solo per lui.”

“Ti dirò” mormorò Vlad con voce sommessa “Avrei preferito vedere lei. Mi sarei rassegnato meglio a perdere.”

Ellena rise ancora, ma senza allegria: i suoi denti, pensò vagamente perplessa Eva, ma quanti erano? Sembravano centinaia stipati in quella bocca così carina.

“Ancora con quei vecchi rancori? Pensavo che ormai ti fosse passata la rabbia, orsacchiotto.”

“Cipollina mia, sai quanto io sia permaloso. Sono ancora nella fase che preferirei un branco di barracuda alla tua compagnia.”

Le dita sottili di Ellena, contornate da rotonde unghie a mezzaluna, si conficcarono improvvisamente nella coscia di Vlad, che sussultò dal dolore. Raf si lasciò sfuggire un singulto sorpreso mentre Eva dovette mordersi l’interno delle guance per non strillare.

“Non sei carino.” sibilò la voce di Ellena, fattasi improvvisamente rauca e sgradevole.

Bruscamente, si allungò verso di lui e lo costrinse a rizzarsi a sedere tirandolo per i lembi della camicia: quando gli fu a tiro lo baciò con la bocca volgarmente aperta, facendogli guizzare la lingua sulle labbra pressate. Vlad girò il viso per sottrarsi mentre Raf sussultava ed Eva distoglieva lo sguardo, nauseata.

“Piantala, Ellena.”

“Perché, tesorino? Fino a poco tempo fa non ti faceva così schifo baciarmi.”

“Ma adesso sì.”

Repentinamente la faccia di Ellena diventò color ricotta e il sorriso strafottente che le tirava le labbra si trasformò in una smorfia feroce: il suo viso carino prese un colorito livido su cui spiccavano gli occhi enormi, torbidi, così malvagi che non si riusciva a guardarli. Di riflesso, Eva si sentì pungere dovunque sulla pelle, come sotto a una invisibile pioggia acida: nella furia del momento, forse Ellena si era dimenticata di trattenere la sua essenza demoniaca che si spandeva intorno gonfiandosi come una nuvola di gas mefitico.

“Ti vergogni a baciarmi davanti a lei?” domandò Ellena indicando con un breve cenno Eva che sobbalzò penosamente come se l’avessero bruciata con un ferro rovente.

“Non guardarmi, Vlad” ammonì severamente. In realtà era lei che non riusciva a smettere di guardarlo. Vlad comunque non parlò e il suo sguardo non si spostò di un millimetro dalla faccia di Ellena.

“Noi, ehm, saremmo qui…” tentennò Raf con diplomazia, ma la voce secca di Ellena, piena di comando, zittì anche lui.

“Fai vedere quanto apprezzi la tua cara zietta Ellena, Vlad. Baciami.”

Le ciglia di Vlad batterono una volta sola. Poi, il suo viso di pietra si chinò docilmente verso di lei e le sue labbra le si aprirono sulla bocca in un bacio profondo, lento, sensuale. Eva avrebbe voluto distogliere lo sguardo ma non ci riuscì: il suo cuore di legno e vetro scricchiolò ancora dolorosamente ma la sua faccia rimase immobile, appena un po’ più pallida.

“Bene bene” gorgogliò Ellena quando Vlad si staccò da lei “Il mio orsacchiotto sa ancora stare al suo posto, quando vuole.”

Gli afferrò una mano e se la posò sul petto girandosi a guardare Eva, la quale dovette far ricorso a tutta la sua forza per rimanere impassibile e non cedere all’impulso di spaccare a metà quel bel faccino da elfo.

“Non ti dispiace se mi faccio coccolare un po’, vero?” le chiese obbligando la mano di Vlad a massaggiarle il seno acerbo “Sai… mi è parso di capire che tra di voi ci sia del tenero, se così vogliamo chiamarlo.”

Ridacchiò mentre Eva arrossiva e sentiva la rabbia montarle dentro come un ciclone.

“Sei davvero simpatica, Ellena” borbottò piantando lo sguardo a terra “Come ben sai Vlad è il mio tutore e io sono la sua pupilla; questo spero non voglia dire che sono obbligata a sorbirmi le vostre performance sessuali. Soffro di narcolessia già di mio.”

“La pupilla di Vlad!” esclamò Ellena con una risatina divertita “Che cosa meravigliosa. Eva è anche la tua pupilla, Raffaele, vero?”

“Naturalmente.” rispose la voce dolce di Raf mentre la sua mano, leggera e ammonitrice, si posava sulla spalla di Eva, come a dirle: stai buona, adesso.

E tu, Vlad, non guardarmi, capito?”

Ellena annuì: si accomodò meglio sulla branda, semidistesa tra le gambe di Vlad con la sua mano a carezzarle i capezzoli che tendevano impudenti il tessuto della maglietta. I suoi occhi magnetici si fissarono su Raf e qualcosa di potente si scatenò intorno come una sorta di ovattata malia.

“Cosa significa di preciso essere un tutore?” chiese con voce bassa e suadente: suo malgrado, Eva sentì che il sangue iniziava a ribollirle nelle vene, sollecitato dall’incanto di Ellena.

“Significa insegnare e proteggere.” rispose Raf con sforzo evidente: la sua aura celeste si era vagamente appannata ed Eva poté intuire il suo sforzo per mantenerla intatta.

“E tu, dolcezza, la pupilla in persona, perché hai aperto una Condanna verso il tuo tutore?” chiese Ellena, suadente.

“Perché lui mi ha scatenato contro un’orda infernale.” rispose Eva dopo un po’ con lo sguardo ostinatamente ancorato a terra.

“Capisco. Poi?”

“Poi cosa?”

“Andiamo, dolcezza! Ci sarà un processo e dovremo sviscerare tutta la verità, non è vero?”

Eva si passò la lingua sulle labbra trovandole aride e bollenti. Forse si aspettava che Vlad dicesse qualcosa, ma persino lui si era chiuso in un interessato silenzio.

“Ha fatto uccidere due Mezzi Angeli.” si decise a dire Eva.

Raf si girò a guardarla vagamente stupito e persino Ellena inarcò scettica un sopracciglio.

“Non sono stato io.” rispose Vlad con calma.

Non alzò nemmeno la voce. Non fece nemmeno una smorfia. Quattro semplici parole dette da un Demone bugiardo e manipolatore, quattro parole che avrebbero dovuto essere ignorate e buttate via come inutile carta straccia… ed Eva sentì che poteva anche essere la verità. O almeno, il suo cuore lo sperò con tanta repentina forza che si sentì vacillare e per qualche assurdo motivo cadde nel panico.

“Non hai ordinato tu al Mulo di uccidere Paolo e Sandra?” ruggì infuriata.

“Rispondimi. Ma non guardarmi, per favore.”

Vlad si limitò a scuotere i bei riccioli rossi, le lunghe ciglia abbassate sugli occhi.

“No.”

Raf si girò a guardare Vlad ed Eva intuì che gli credeva. D’altronde, anche per lei quella era la verità. Con un tuffo al cuore, le balenò un pensiero che tentava di paventare da ore e ore, senza successo: forse aveva sbagliato ad aprire la Condanna. Non glielo avrebbe detto nessuno, né Raf né Gino né tanto meno Lorella, ma così stavano le cose. Aveva ascoltato la sua rabbia e la sua paura, aveva pensato a Paolo e Sandra senza ascoltare il suo cuore, offuscata dalla sete di vendetta, e adesso aveva la nebulosa certezza che fossero finiti in guai ancora più grandi di prima.

“Bugiardo.” berciò per reazione, pur sapendo di avere torto marcio.

Ellena ridacchiò di nuovo esilarata.

“Tesoro! Non ti fidi del tuo tutore?”

“Mi fidavo.” sussurrò Eva ed era chiaro che non stava rispondendo a Ellena: continuava a sentire una tremenda vertigine ogni volta che pensava a quei due maledetti topazi insondabili che erano gli occhi di Vlad.

“Hai paura di Vlad?” chiese Ellena incuriosita.

“Oh, no. Ho terrore di Vlad!”

“Non tanto quanto pensa lui.”

“E allora perché non lo guardi mai in faccia?”

Eva si trattenne a stento dal sussultare.

“Non c’è niente sulla sua faccia che non abbia già visto.” rispose alla fine lentamente: Ellena sembrò non accontentarsi della risposta.

“E’ ridicolo” buttò lì con lo sguardo languido “E’ da quando siamo entrati qui che fingete di non vedervi. Avete persino evitato di salutarvi come due fidanzatini litigiosi che hanno paura di guardarsi in faccia. ”

A quella provocazione lo sguardo di Eva cadde inevitabilmente in quello di Vlad e quello di Vlad in quello di Eva, come Ellena aveva calcolato: i due si guardarono a lungo, tra il tempo e lo spazio che sembravano essersi fermati.

“Ti avevo detto di non guardarmi, bastardo.”

“Ciao, stronzo.” disse lei di riflesso.

“Ciao scimmietta.” rispose lui monocorde.

L’aria nella stanzetta era diventata così rovente che sembrava di essere dentro un forno: Ellena sorrideva ancora con gli occhi di nuovo enormi e famelici come quelli di un predatore che sta per azzannare la sua preda.

“Bene” sogghignò soddisfatta “Ora sì che è tutto a posto e abbiamo salvato anche i convenevoli: Giacinta sarebbe fiera di noi. Ora miei cari potete lasciarci soli? Vlad e io abbiamo due cosette di cui discutere.”

Al suono della sua voce, Eva e Vlad avevano distolto lo sguardo ed entrambi sembravano inespressivi e disinteressati come due estranei capitati lì per caso.

“Ellena, fuori ci stanno aspettando…” tentò Raf.

“Dì che ci vorranno appena cinque minuti” gorgogliò il Demone distrattamente “Vero orsacchiotto che ce la metterai tutta per fare contenta zia Ellena in poco tempo?”

Fece scivolare con intenzione la mano di Vlad dalla maglietta ai jeans, strusciandosi lasciva contro di lui. Vlad non si mosse nemmeno quando Ellena si allungò a mordicchiargli il mento, passandogli le mani sul petto per scostargli la camicia dalle spalle. Eva sarebbe rimasta guardare ipnotizzata le mani piccole e irrequiete di Ellena sulla pelle di Vlad se Raf non l’avesse scossa gentilmente facendola ruotare verso la porta.

“Andiamo” le disse dolcemente “Aspettiamo fuori.”

Eva ubbidì, seguita dai fruscii dei vestiti e dal gorgoglio vittorioso di Ellena. Anche quando Raf chiuse la porta alle sue spalle continuò a sentire quei rumori che le strizzavano il cuore peggio di una morsa.

“Tutto bene, Eva?” domandò Raf con voce gentile.

“Certo. Benissimo.”

“Più bugiarda di Giuda.” gorgogliò una vocetta soddisfatta nella testa; quello che la spaventò fu che quella vocetta era maledettamente simile a quella di Vlad.

*             *             *

Eva e Raf tornarono verso il refettorio, accolti da una Giacinta con la faccia perplessa.

“Ellena?”

“Doveva, ehm… conferire con Vlad.” rispose Raf con voce professionale.

Il silenzio seguente fu rotto da un inequivocabile gemito proveniente dalla cella di Vlad e le guance di Giacinta si imporporarono come un frutto maturo.

“Cieli beati!” mormorò stringendo al petto il libro dei Salmi “Preghiamo.”

Ma i rumori inconfondibili continuarono, nonostante il sommesso mormorio dell’Angelo.

A Eva sembrò che le strappassero un brano di pelle a ogni suono che usciva da quella cella maledetta, ma rimase impassibile sotto lo sguardo vergognoso di Raf, insieme con una Lorella chiaramente sulle spine e un Gino imperturbabile.

“E’ normale?” azzardò a fior di labbra Lorella, scandalizzata e tuttavia incuriosita come non mai.

“Demoni.” sussurrò Gino in un sospiro rassegnato, poi fece un cenno a Eva perché lo seguisse lontano dagli Angeli.

“Che c’è, monolite?” domandò Eva coi nervi a fior di pelle “Vuoi che ti procuri un biglietto in prima fila?”

“Così non va bene” esordì Gino deciso ignorandola “Dobbiamo chiamare Sisar o come cavolo si chiama.”

“Come?  Sei matto. Ci sono già anche troppi Demoni qui per i miei gusti. Ce ne sarebbero troppi anche con solo una ciocca di capelli di Vlad, figuriamoci…”

“Quella Ellena non mi piace per niente. Dico, l’hai sentita? Succederà un casino.”

“Non pensavo che le tue orecchie fossero virginee come quelle di Giacinta. Se ti dà fastidio sentirle Ellena mentre fornica, usa i tappi cerati, mi han detto che fanno miracoli.”

“Non fare la stronza e dammi retta” reagì brutalmente Gino “Quella ce l’ha a morte con Vlad; non è venuta di sicuro qui solo per scoparlo, ma per distruggerlo.”

“Stupidate” grugnì Eva per niente convinta “E’ un Demone, no? Sta dalla sua parte.”

“Ellena non sta dalla parte di Vlad: ci gioco quello che vuoi. Me lo sento nelle ossa o nei reumatismi, come ti pare: sta per succedere qualcosa di brutto. Se vuoi fare una cosa furba, fa chiamare Sisar.”

Eva aggrottò le sopracciglia e si decise a smettere di protestare: anche lei aveva una brutta sensazione di malessere addosso. L’immagine delle mani inquiete di Ellena sul petto liscio di Vlad la rincorreva come una tigre affamata. Eva odiò quelle mani con quanta forza aveva. Certo, Ellena era un Demone e Vlad era il più lussurioso dei lussuriosi; logico che ci fosse di mezzo il sesso qualsiasi cosa facessero. Sapendolo avrebbe dovuto odiare Vlad, Vlad che mentiva e raggirava e usava tutto e tutti per i suoi subdoli scopi. “Ma quali erano questi scopi? A che pro tentare di ucciderla?”

“Non ho l’autorità per chiamare Sisar” rispose infine riottosa “E comunque lo sai anche tu, Sisar stravede per Vlad. Se arriva lui, quello stronzo è fuori libero come l’aria in meno di sessanta secondi…”

Gino le afferrò un braccio con insolita forza ed Eva si trovò sorpresa a fissargli da molto vicino le iridi marroni.

“E tu vuoi che Vlad finisca nel girone dei Dimenticati?” le chiese serio come mai l’aveva visto “Sei davvero convinta al 100% che Vlad ti volesse morta? Perché a me risulta che ti abbia salvato due volte. La prima forse non aspettava altro, ma la seconda…”

E se davvero Vlad non avesse voluto ucciderla? E se avesse scatenato sul serio l’orda infernale solo per costringerla a chiamarlo? Era capacissimo di fare quel genere di sporchi giochetti… molto più di quanto lo ritenesse capace di uccidere due Mezzi Angeli senza motivo. Perché quando lui aveva detto che non aveva fatto uccidere Paolo e Sandra lei gli aveva creduto.

“Ha salvato anche te. Pensi di dovergli qualcosa?”

“E tu non gli devi niente? Vuoi davvero che sparisca dalla tua vita?”

Era una domanda che le bruciava sempre di più addosso. Ma più della domanda, le bruciava la risposta e le sue conseguenze. “Gli ho creduto perché voglio credergli o perché è davvero innocente?” si domandò angosciata una remota vocetta dentro di lei “Ho davvero sbagliato a Condannarlo o è quello che si merita? Sono pronta per eliminarlo dalla mia vita? Per sempre? Perché devo chiedermi, maledizione, come farò a vivere senza quei suoi… maledetti… occhi…?”

“Io…”

“Fa chiamare Sisar” la interruppe Gino mollandole bruscamente il braccio “Dopo deciderai se continuare questa sceneggiata da martire oltraggiata o no. Intanto, una chance gliela devi.”

“Io non devo proprio niente a nessuno.”

“Invece sì e tu lo sai.”

Eva riuscì di nuovo ad arrabbiarsi.

“Bugiardo.”

“Vigliacca.”

“Panzone lardoso.”

“Muovi quel culo secco e fai quello che devi fare, Sanguemisto: qui fuori ci penso io.”

Eva rimase a fissarlo pensosa per un attimo mentre lui le ammiccava irriverente: poi annuì con un gesto secco. Al diavolo!

“Una chance, solo una chance… in fondo gliela devi.”

“Ho bisogno di Raf.” borbottò tornando verso il gruppetto nel refettorio.

Giacinta continuava a pregare in tono quasi isterico; Lorella le sedeva vicino, spaesata; Raf era in piedi come se l’aspettasse e le si avvicinò prima ancora che lei pensasse di chiamarlo. Gli fece cenno di seguirla dentro una cella vuota mentre alle sue spalle, la voce allegra di Gino esordiva piena di buonumore: “Allora, gente, chi è di mazzo?”

 

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Che meravigliosa pioggia di recensioni!! Grazie a tutti, davvero, col cuore!!

 

Amie, tesoro, sono davvero commossa dalla tua fedeltà… e anche un po’ perplessa dalla inquietante vena di pazzia che colgo dalle tue recensioni. D’altronde, se non fossi completamente pazza non saresti qui a leggermi, vero? In ogni caso… vai di pon pon e gonnellino sexy, sei tutte noi!!

ReaderNotViewer, ma che joia risentirti! Ogni volta riesci a mettermi a mio agio e a entusiasmarmi come se ci fossimo sentite solo ieri. Che donna che sei, che donna! Meno male che rimani tu come ultimo baluardo del fan club del povero Raf. Non erami intenzione sminuirlo, ma tenere in gioco tanti personaggi è davvero faticoso e non sempre funzionale alla storia, quindi… ha dovuto cedere il passo, povero. Ma chissà i prossimi capitoli…

Chamelion, mia adorata… mentre preparo il rinfresco di nozze, mi diletto nel leggere le tue recensioni, che sono sempre sorprendenti e spumeggianti, mai banali, in poche parole… deliziose!!!! Ma non trascurare lo stusio per leggere di Demoni e Angeli, ormai manca poco… o c’è l’esame quest’anno?Bo, mi sono persa la tua età… cielo, vuoi dire che rischio la galera sposandoti?!?!? Fammi sapere che in caso preparo il passaporto.

MarzyPappy, la bella riccioluta che parla di figazzuoli con tanta nonchalance… ma che meraviglioso neologismo che hai coniato!! Lo adoro, posso usarlo per i prossimi deliri mentali?!?!

Krisma, il mio bocciolo in fiore! Questa è proprio la nostra stagione, non trovi? Boccioli dovunque, e piumini di pioppi come se nevicasse… quanti anatemi dagli allergici, ma così bello da vedere!! Ricambio baci und abbrazzi, a presto!!

LauraRoberta87: a dieta di farinacei, nooooo! E con la fornitura industriale di biada che Sahid aveva ordinato per le tue pagnotte, come la mettiamo? Povero pakistano, poi è chiaro che diventano tutti delinquenti…

Anthy: Una niuentri, wow, che enore e che emozione!! Benvenuta, speriamo che tu rimanga qui un pezzo a sparare goliardate in compagnia…Ellena peperina, eh già… cambiato opinione? Famme sapé, basci.

White Shadow, mia bellissima ombra bianca, che onore, che gaudio, che commozione sentirti così entusiasta! Dunque, chiamasi bacarozzo lo scarafone (napoletano), la panarassa (reggiano), il beatle (inglese)  ovvero lo scarafaggio. Chiaro così? Ho schiuso nuovi emozionanti orizzonti linguistici? Ah, Ellena fimmina fusse… Un bacione!!!

Londonlilyt: Meno male che qualcuno memorizza gli indizi etti che mollo qua e là… Ellena è la Gran Stronza, infatti, fortuna che te ne sei ricordata!! LE mie ricerche sul sito del Vaticano, ma noooo, andiamo!! E’ tutto frutto della mia mente perversa e malata, lo sai. Gli universi che si espandono dentro la mia scatola cranica (vedi: le Orion, Paralleli…) prima o poi me la faranno saltare come un tappo di sughero, tu che dici?

Rik Bisini: Vedo che mai invano preparo i miei piccoli indizi… effettivamente il processo era evocativo del Purgatorio, che bello che qualcuno se n’è accorto!! E anche la somiglianza di Ellena con Kaulitz… inizialmente era più marcata, Romina mi suggerì di stemperarla per non cadere nell’equivoco! Che sottile, acuta analisi, buonuomo… sempre più ammirata, mando tanti cari abbracci, a presto!!

Flori, mia carissima, grazie!! Non sparire, eh?

Erronea2: Vedendo scritto nero su bianco “povero Vlad” ho pensato: con questa le ho lette tutte. Meno male che l’hai scritto in chiave ironica!! Accetto e ringrazio per i complimenti, mai sufficienti per chi ne è affamato come me ma sempre graditissimi!!

Killer: Ma certo che mi sono arrivati i tuoi lamenti disperati… in un primo momento pensavo fosse il cane del mio vicino, però. Ma non ti preoccupare per Vlad, tesoro!!! Sa perfettamente cavarsela, quel bastardo. E poi lo amo troppo per lasciarlo cuocere a lungo nella merda… abbi fede, joia, e vedrai che andrà tutto bene!! Nel frattempo, beccati un vagone di baci, a presto!!

  
Leggi le 16 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni / Vai alla pagina dell'autore: L_Fy