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Autore: MissKenobi    21/10/2016    3 recensioni
“Non ricordi?”
Scuoto la testa, intontita.
Come diavolo è potuto succedere tutto questo?
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5
 
 
 
 
 



Charlie Brown: Penso che ho paura di essere felice.
Lucy: Come si può avere paura di essere felice?
Charlie Brown: Perché ogni volta che si diventa troppo felici, accade sempre qualcosa di brutto.
(Peanuts)
 
 
 
 
 

Mia nonna aveva l’Alzheimer.

Avevo ventidue anni quando i medici ci diedero la notizia; ricordo chiaramente ogni singolo momento della  malattia.

Ricordo i primi momenti; dove si dimenticava di spegnere il gas della cucina e ricordo gli ultimi; dove non riusciva più a riconoscermi.

“Sai dov’è Emma?” mi chiedeva

Verso la fine, credeva che io avessi ancora quattro anni; aveva completamente dimenticato che sua nipote ne avesse ventidue.

Era come se avesse rimosso gran parte della sua vita.

Ricordo di essermi chiesta più volte che cosa provasse, che cosa sentisse.

Molto probabilmente lei non provava nulla; i momenti di lucidità e di consapevolezza erano ormai diventati sempre più rari e forse, era meglio così.

Era meglio non sapere.

Era meglio non sapere di avere dimenticato la propria vita.
 
 
 
 
“Secondo lei che cos’è l’amore, Emma?”

Ero tornata a casa, o meglio, a casa dei miei genitori.

Mia madre, con il consenso di Regina, aveva stabilito di farmi vedere uno psicologo.

“Potrebbe essere utile, Emma” aveva detto una sera, poco dopo le mie dimissioni dall’ospedale “potrebbe aiutarti a capire…magari potrebbe partecipare anche Regina, che ne pensi?”

Avevo risposto che sì, andava bene.

In fondo che cosa avevo da perdere?

Non aveva aiutato molto.

Non so in che modo, esattamente, pensavano mi avrebbe aiutato.

Incominciavo a pensare che in realtà, nessuno, si aspettava che le sedute servissero; molto probabilmente volevano solo che facessi qualcosa.

Perché la realtà era che non facevo assolutamente nulla; passavo le giornate chiusa in camera, il più delle volte nell’oscurità totale.

Chiudevo le finestre, mi mettevo sotto le coperte e aspettavo.

Non so cosa, esattamente.

Avevo scoperto che il buio mi piaceva: era una di quelle tante piccole cose che stavo imparando a conoscere di questa nuova “Emma” che mi era totalmente estranea.

Il buio mi aiutava contro il tremendo mal di testa che mi tormentavano ogni giorno e che  i dottori dicevano essere perfettamente normale.

Normale.

Improvvisamente sembrava che a tutti piacesse quella parola.

“E’ normale che tu ti senta così, Emma.”

“E’ normale che tu sia spaventata.”

“E’ normale che ti manchi Neal”.

“E’ normale che tu abbia paura di questa situazione.”

“E’ normale…”

La verità, era che non c’era nulla di normale in tutto questo.

Il dottor Hopper; il mio psicologo, passava intere sedute a chiedermi cosa pensavo, cosa provavo, cosa intendevo fare con Regina.

Io non pensavo a niente.

Non provavo niente e non sapevo assolutamente cosa fare con Regina.

“Emma, mi ha sentito?”

“Mi scusi…stavo pensando.”

“Be’ questa è una novità…a che cosa stava pensando?”

Stavo pensando che questa è una fottutissima perdita di tempo e di soldi, dottor Hopper.

“A niente” rispondo.

“Non si può non pensare a niente, Emma.”

“Credo si possa, quando ci si sveglia e si scopre di aver dimenticato quattro anni della propria vita, dottore”.

Sì, era una scusa che usavo spesso ultimamente.

“Va bene, come vuole.”

“Mi ripeta la domanda, per favore” dico incominciando a perdere la pazienza.

“Che cos’è l’amore secondo lei?”

“E’ una specie di test?”

“Non è un test, Emma. E’ una semplice domanda.”

Che cosa avrei dovuto rispondere? 

Avrei dovuto rispondere che l’amore era quello dei film?

Avrei dovuto rispondere che l’amore era quello delle favole?

Perché sinceramente non avevo la minima idea di che cosa fosse l’amore.

“Io…”

“Va bene, proviamo così; lei si stava per sposare, giusto?”

“Sì.” rispondo.

“Quindi, suppongo che lei si ricordi che cosa provasse per Neal?”

“Certo che me lo ricordo.”

“Bene, era amore quello che ricorda?”

Lo era?

“Ci dovevamo sposare.”

“Non è quello che le ho chiesto, Emma. Le persone si sposano in continuazione per milioni di motivi che non hanno niente a che vedere con l’amore. Io le ho chiesto quello che provava. Vuole sapere qual è il suo problema, Emma? Il suo problema è che lei non risponde alle mie domande. Le potrei chiedere come si chiama suo figlio e lei mi risponderebbe dicendomi che oggi è una bella giornata.”

“Dove vuole arrivare?”

“Voglio che lei risponda alle mie domande o non andremo da nessuna parte.”

“D’accordo” dico guardandolo dritto negli occhi “vuole sapere se ero innamorata di lui?”

Annuisce invitandomi a continuare.

“La verità dottore, è che non lo so.”

“Non lo sa?”

“No, dottore. Non lo so. Prima di tutto questo, la mia unica certezza era Neal. Ero sicura di amarlo.”

“E poi?”

“E poi mi sono svegliata. Mi sono svegliata in un mondo in cui sono sposata con una donna… e ho pensato…ho pensato che forse se sto con questa persona…era amore quello che provavo per Neal?”

“Che cosa prova per Regina?”

“Mi manca” rispondo senza neanche pensarci.

Era una cosa che ultimamente mi capitava spesso; parlare senza che fossi io a parlare realmente. Era come se una parte di me volesse prendere il sopravvento; la parte che io non conoscevo. Quella parte che aveva vissuto quattro anni della mia vita, mentre io dormivo da qualche parte.

“Le manca?” mi chiede.

“E’ peggio.”

“Che cosa intende?”

“Non è semplicemente una mancanza; è come se mancasse un pezzo del mio corpo. Ha presente la sensazione dell’arto fantasma dopo un’amputazione? Quella sensazione di un qualcosa che non c’è più ma che al tempo stesso c’è ancora? Ecco io mi sento esattamente così. E questo, dottore, non ha un minimo di senso perché io non conosco quella donna.”

“Ha mai provato a dirlo a Regina?”

“Che cosa cambierebbe?”

“Il problema delle persone, Emma, o più generalmente di questa società, è che si è portati a pensare che parlare non serva più a niente. Si è portati a pensare che dire quello che si sente, sia sbagliato, ma non è così. Lei mi chiede che cosa cambierebbe? Cambierebbe qualcosa se dicesse a sua moglie come si sente? Sì, molto probabilmente…e sa perché? Perché la realtà è che spesso le persone sono spaventate nello stesso modo in cui lo siamo noi. Abbiamo tutti paura delle stesse cose.”

“Quindi cosa dovrei dirle? Dovrei dirle che mi manca?”

“Sarebbe un inizio, non crede?”

“Forse…”

La verità era che non sapevo come fare.

Non avevo assolutamente idea di come parlare a Regina.

Per essere sinceri, non ero mai stata brava a parlare con le persone.

Qualche giorno prima avevo deciso di chiamarla; non so da dove fosse arrivato quel coraggio o quella voglia che mi aveva spinto a prendere il telefono, aprire la rubrica e chiamarla.

Non lo so, ma semplicemente avevo deciso di farlo.

Non avevamo parlato molto, in ogni caso.

Come sempre.  

“Sua madre mi ha detto che non vuole sapere niente di questi ultimi quattro anni, posso saperne il motivo?”

“Ho paura.”

“Di che cosa ha paura, Emma?”

“E’ complicato… e molto probabilmente, è anche stupido.”

“Provi a spiegarmelo.”

“Ho paura di sentirmi dire che ero felice.”

“Mi scusi?”

“Le ho detto che era stupido.”

“No, è che non riesco a capire…lei ha paura di sentirsi dire che era felice? Perché?”

“Perché non lo sono mai stata.”

“Non è mai stata felice?” mi domanda incredulo.

E’ così difficile da credere?

“Non credo…non completamente almeno.”

“E…ha paura per che cosa esattamente?”

“Ho paura di aver perso la mia occasione.”

“La sua occasione?”

“Di essere felice.”

“In che modo?”

“Se quei quattro anni fossero stati la mia unica occasione per essere felice, dottore?”

“Emma…”

“No, lei non capisce. Per aver lasciato Neal quattro settimane prima del matrimonio, deve essere successo qualcosa; qualcosa di straordinario, di incredibile. Credo…credo di avere incontrato Regina e di aver finalmente capito perché con tutti gli altri non era mai stato abbastanza, dottore. In quel momento, dovevo essere davvero felice… e credo di esserlo stata anche per i quattro anni successivi. Ho paura perché so che non potrò mai rivivere quei momenti. So che non potrò mai tornare indietro, e so anche che forse non riuscirò mai a ricordarli. Sento di aver perso quattro anni della mia vita… e sento che in quei quattro anni c’era la mia occasione per essere felice.”
 
 
 

11.30 -Ho visto un tuo film oggi. E.

Come eravamo arrivate a questo punto; eravamo davvero al punto in cui nessuna delle due era in grado di prendere il telefono e chiamare l’altra?

Sei tu che dovresti chiamarla, Regina.

E’ lei quella che ha avuto un incidente.

Dovresti essere tu la donna responsabile.

Dovresti essere con lei in questo momento.

11.45 – Non dormi? R.

11.50 – Neanche tu.  

11.52- No, neanche io. Quale film?  

11.53- Non ricordo il titolo, eri molto giovane. L’avevo già visto…prima dell’incidente intendo. Sei molto brava Regina.

Cosa dovrei rispondere? Grazie?

Diamine.

11.57- Grazie.  

Complimenti, Regina.

12.01- Sono stata dal dottor Hopper questo pomeriggio.

12.03. - Com’è andata?  

12.06- Bene suppongo. Abbiamo parlato di te.  

12.09- Immagino che non ti possa chiedere i dettagli, vero?

12.11- Sarebbe meglio di no.  

|12.14- Tra due giorni torno a New York…vorrei portarti in posto.  

12.18- Dove?  

12.20- E’ una sorpresa.  
 


Ehi!
E siamo arrivate al quinto capitolo...
Questa volta torniamo da Emma, e siamo alle prese con dei piccoli indizi del suo passato. 
Ma la domanda è,,,,,,Regina dove porterà la nostra Emma? ahhaah
Vi ringrazio come sempre! Fatemi sapere cosa ne pensante, alla prossima :)
 
   
 
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