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Autore: MmeBovary    11/05/2009    21 recensioni
“Sei ingiusta Mezzosangue. Io ero qui per proporti uno scambio.”
“Scambio di cosa?”
Il Serpeverde espirò una lunga boccata di fumo.
“Di favori. Io ti faccio prendere il massimo in pozioni e tu in cambio mi dai qualcosa che voglio.”
Hermione rimase un attimo in silenzio, pensierosa.
"Cosa vuoi in cambio?”
“Prima di saperlo devi accettare…”
C’era una nota di sfida nella sua voce. ...

E se Hermione si lasciasse tentare dalla sfida di una Serpe... In che trame potrebbe trovarsi coinvolta?
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Ginny Weasley, Harry Potter, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Da V libro alternativo, Contesto generale/vago
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Piccolo avviso: i personaggi di questa fanfic non sono miei, appartengono tutti a J.K. Rowling ed io li uso momentaneamente senza fini di lucro o simili. Eventuali citazioni da altri autori sono poste tra virgolette o segnalate come tali.
Ora godetevi la storia!





CAP. 7
ILLUMINAZIONI




Un filosofo di nome Heidegger una volta scrisse che gli uomini possono scegliere due vie dell’esistenza: quella dell’autenticità e quella dell’inautenticità.
Il modo di essere inautentico si basa su tre forme di deiezione, strettamente legate tra loro: chiacchiera, curiosità e equivoco.
La chiacchiera, inconsistente parlare tanto per sentito dire, nasconde le responsabilità di chi giudica dietro un impersonale “si dice” e porta ad un’esistenza così vuota da far sentire sempre il bisogno morboso di futili novità di cui spettegolare. Ecco allora che si cade nella curiosità, una curiosità però che si ferma all’apparenza visibile delle cose e reca perciò con sé, inevitabilmente, l’equivoco.
Quel mattino mentre andava in aula, Hermione pareva essere la prova vivente che la popolazione di Hogwarts aveva aderito in massa ad un’esistenza inautentica.  
Camminando, o meglio correndo, per non arrivare in ritardo a Incantesimi, si sentiva osservata da mezza scuola. Il suo solo apparire scatenava una serie infinita di pettegolezzi su come lei avesse finto di essere amica di Harry Potter per sette anni solo per portarselo a letto, di come lo avesse sedotto mentre era fidanzato con un’altra, di come ciò avesse rovinato i rapporti con Ronald e tanto altro ancora.
Notizie più o meno spudoratamente false giravano attorno a lei come un ronzante sciame d’api, passando di bocca in bocca e arricchendosi ogni volta di qualche succoso particolare inventato, ma nessuna di esse rasentava neanche lontanamente la verità, una verità troppo assurda per essere anche solo concepibile, e cioè che tutto quel putiferio era nato semplicemente dalla sua storia con Draco Malfoy. Lei, orgogliosa Grifondoro Mezzosangue si era abbandonata tra le braccia peccaminose del Principe delle Serpi e ora ne pagava le conseguenze.
Guardò in cagnesco un gruppetto di studentesse del primo anno che si erano fermate a osservarla e proseguì a passo svelto verso l’aula. Quella mattina si era svegliata tardissimo, si era vestita in dieci minuti ed era corsa fuori per non mancare all’appuntamento fissato con Harry per parlare a Ron. Uscendo dal ritratto aveva incrociato Ginny e per un attimo aveva pensato di fermarla, ma la rossa, che, come lei aveva notato con sorpresa, indossava ancora gli abiti della sera prima e aveva il trucco distrutto, era corsa via immediatamente. Hermione era andata allora in Sala Grande ma non aveva trovato nessuno dei suoi amici e si era precipitata a lezione senza neanche mangiare.
Quando arrivò in aula aveva il fiato corto. Gettò la borsa sul banco accanto a Harry e si lasciò cadere sulla sedia, appoggiando una guancia sul fresco legno lucido del banco.
Dal coro di sbadigli e sospiri alle proprie spalle seppe di non essere l’unica ad avere un po’ di sonno da recuperare, con la sola differenza che se il suo riposo era stato disturbato dai dubbi e dai problemi, ciò che aveva trattenuto gli altri studenti fuori dai propri letti era la scatenata festa Serpeverde. Una buona metà dei banchi Corvonero era ancora vuota e i pochi presenti tra un sonoro sbadiglio e l’altro non facevano che ricordare quanto fosse stato fantastico quel party (per quanto potessero rammentare tra un’amnesia da alcool e l’atra…).
Prima che Harry reclamasse la sua attenzione, Hermione percepì alcuni frammenti di conversazione contenenti espressioni che variavano da “è stato uno sballo totale” a “ho raccattato una bionda da paura”, a “Zabini è sparito così presto”, a “bisogno di un analgesico”.
“Che fine hai fatto Herm? Dovevamo chiarire con Ron stamattina e invece ti ho aspettato invano per un’ora!”
Gli occhi verdi del Cercatore lo fissavano con aria di rimprovero.
“Scusa…” borbottò la Grifondoro.
La sua frase si spense in un alone di vapore sul banco.
“Dormito poco?”
Il tono sarcastico del moro tradiva i suoi pensieri maliziosi.
“Non per le ragioni che si immagina la tua mente perversa… Ho passato una nottata orribile.”
Il Cercatore sbuffò in una risatina ironica.
“Malfoy fa così schifo a letto?”
La bruna sollevò il volto dal banco per guardarlo bene in faccia.
“Te lo dirò una volta sola: tra me e Malfoy non è successo niente.”
Harry scosse il capo, divertito dal tono offeso della compagna.
“Sai che lo dici come se ti dispiacesse, Herm?”
La bruna sospirò languidamente, ma l’entrata del professore le risparmiò l’imbarazzo di dover rispondere.
“Bene ragazzi, oggi ci eserciteremo con gli incantesimi ingozzanti, prendete i vostri ratti!”


Un’ora dopo la campanella interruppe i tentativi, più o meno riusciti di far aumentare le dimensioni di quegli sventurati topi. Mentre già tutti gli studenti afferravano le proprie cose e si preparavano ad andarsene, il professore chiese se qualcuno poteva restare a rimpicciolire le cavie. La domanda fu seguita da una fuga di massa, dato che né i Grifondoro né i Corvonero avevano intenzione di sobbarcarsi tale onere. Hermione invece alzò la mano di scatto.
“Io, Harry e Ron lo faremo volentieri.”
Un’occhiata sconcertata partì da entrambi i suoi amici.
“Herm… io non muoio proprio dalla voglia di farlo…” le bisbigliò Harry, che aveva già un piede fuori dalla porta.
“Così avremo modo di parlare a Ron…” sussurrò lei di rimando.
Il moro si illuminò in un sorriso di ammirazione. Bel piano.
“Allora ragazzi, dieci punti a testa per esservi offerti e ci penserò io a comunicare al professore della vostra prossima lezione che arriverete in ritardo per causa mia.”
Detto ciò, il professore seguì la coda di studenti che usciva dall’aula, schivando per un pelo l’assalto di un enorme ratto alto due spanne più di lui.
Quando si voltò verso Ron, Hermione vide che le teneva il broncio.
“Ma brava Hermione, ora io posso anche andarmene e lasciare voi due piccioncini da soli. Così potrete darvi alla pazza gioia…”
“Non era questa l’idea.” Ribatté la bruna, già vagamente irritata dal tono indisponente dell’amico.
“Non le voglio neanche sentire le tue idee! Piuttosto ascolto quelle di questo coso!”
Ron indicò il povero ratto di Neville, cui il ragazzo aveva saputo ingrossare solo la testa e le orecchie, rendendolo spaventosamente simile a Mickey Mouse, poi si voltò e fece per andarsene.
Uno Schiantesimo lanciato pochi centimetri sopra la sua spalla gli bloccò la strada.
Il suo primo istinto fu girarsi verso Harry ma vide subito che il moro aveva la bacchetta in tasca.
Quella di Hermione al contrario era ancora sollevata.
“Ma ti sei bevuta il cervello? Mi hai quasi schiantato!”
“Preferirei ucciderti piuttosto che farti uscire da questa stanza senza che ci siamo chiariti una volta per tutte.”
Ron alzò le mani in segno di resa e si mise a sedere su un banco.
“Allora spara pure. Quello che devi dirmi, intendo. Non un altro Schiantesimo…”
La ragazza ripose la bacchetta cercò per un attimo le parole giuste da dire.
“Ok, allora, prima di tutto: io - non - sono - andata - a - letto - con - Harry!”
Scandì bene ogni parola, calcando particolarmente il non.
Il rosso scosse la testa.
“Ti prego… ma se ne abbiamo parlato per mezz’ora…”
“Io credevo stessimo parlando di qualcun altro! Credevo fossi arrabbiato per un segreto che avevo detto a Harry e che credevo ti avesse ridetto su una cosa che aveva scoperto e che io non gli avevo detto…”
Forse non era stata chiarissima. Ron sembrava piuttosto confuso.
“È una storia un po’ intricata mi pare…”
“Talmente intricata che è vera.” Confermò Harry.
Il giovane Weasley guardò i suoi amici a turno, incerto se fidarsi o no.
“E quale sarebbe questo segreto?”
Hermione aprì la bocca per comunicargli nel modo più delicato possibile la notizia, ma Harry la batté sul tempo.
“Che Hermione si sbatte Malfoy.”
Ron sbiancò letteralmente. Gli occhi gli uscirono dalle orbite quasi quanto al topo di Neville.
“Io non mi SBATTO Malfoy!” si sentì in dovere di precisare la Grifondoro, dopo aver assestato un pugno nelle costole al suo migliore amico.
“Ahi… scusa, è che morivo dalla voglia di dirlo.”
Ron intanto sembrava regredito a uno stato vegetale. Si lasciava scivolare giù lungo il banco tenendosi le ginocchia al petto e mugolava ripetutamente:
“Non ci credo… non ci credo…”
La sua amica gli si avvicinò con cautela.
“Tutto bene? Scusa la brutalità di Harry. Quello che voleva dire è che ho avuto una specie di brevissima quasi storia con Malfoy, ma non era neanche una vera storia e non ci sono assolutamente andata a letto e poi comunque è praticamente finita.”
Gli occhioni chiari del Grifondoro la fissarono.
“Perché proprio lui Herm?”
Tutti le facevano la stessa domanda. Come se ci fosse stato un motivo!
“Beh… è cominciato tutto perché si è offerto di aiutarmi a Pozioni.”
Un lampo attraverso le iridi blu del ragazzo, come in un’illuminazione.
“Ecco perché sei migliorata tanto velocemente…”
Lei annuì.
“Questo però non spiega perché eri nel letto di Harry.” Precisò poi il rosso, con un tono nuovamente diffidente.
“Mi ci ero addormentata dopo che avevamo parlato a lungo di Draco.”
Ronald fece una smorfia.
“Mio Dio, lo chiami anche per nome adesso…”
“Santo Cielo, non è così mostruoso se lo conosci…”
“Io non voglio conoscerlo!”
Il suo tono di voce si era fatto più stridulo.
Hermione scosse la testa. Il suo amico era proprio un gran cocciuto.
Harry intanto si era messo a rimpicciolire i topi, riportando alla dimensione normale delle bestie che variavano dalla taglia di un barboncino a quella di un alano.
La sua attenzione fu però catturata da una domanda di Ron.
“Hai detto che è finita quindi tra te e lui?”
Anche il moro era curioso di sapere cosa sarebbe successo tra lei è Malfoy. Lasciò andare un ratto con delle enormi zampe da canguro e si mise di nuovo in ascolto.
Hermione sembrò esitare un attimo. Si mordicchiò il labbro inferiore, obbligandosi a sorridere.
“Beh, suppongo di sì… se non dovessimo decidere di continuare a vederci dopo le ripetizioni…”
“Quindi, dato che tu deciderai di non farlo, è finita?” incalzò Ron, con voce accesa di speranza.
La ragazza stirò le labbra in un sorriso piatto, cercando di prendere tempo. Era peggio che essere a un processo. Era molto peggio, perché in questo loro piccolo processo, Ron era giudice e giuria e aveva già deciso il suo verdetto. La sua storia con Draco era condannata a morte.
“No, io suppongo che non avremmo ragione di continuare a vederci…” sussurrò infine con un enorme sforzo di volontà.
I suoi amici non nascosero la loro gioia. Il rosso in particolare si dimostrò entusiasta e scattò ad abbracciare la sua amica.
“Oh mio Dio, è fantastico Herm… Ora che tutto è risolto, Harry e Ginny torneranno insieme e tu non dovrai più vedere Malfoy. Tutto tornerà come prima.”
Mentre rispondeva all’abbraccio dell’amico, Hermione sapeva, dentro di sé, che avrebbe dovuto condividere la sua gioia, però non ci riusciva.
Tutto sarebbe ritornato come prima… e lei era felice prima, giusto? Allora perché si sentiva così oppressa da una sensazione di vuoto disperato?
Un dubbio s’insinuò, scavando come un tarlo negli spazi più irrazionali della sua mente: non è che per caso dopotutto era più felice adesso di prima?
“Harry, senti, mi dispiace di aver dubitato di te.”
Ron sciolse l’abbraccio e andò verso l’amico, tendendogli la mano.
“Fa niente. È acqua passata.”
I due si strinsero fraternamente le mani.
Tutto tornava come prima ora che la verità era venuta a galla e aveva posto tutti i fatti sotto una nuova luce.
Tutto tornava inesorabilmente alla sua perfetta armonia da copione.
“Che ne dite di darci da fare con questi ratti?” propose Hermione, giusto per trovare qualcosa da fare e non avere il tempo di rimuginare su quei pensieri.
Ron tirò su per la coda un topolino cui un mago piuttosto maldestro aveva fatto crescere solamente il naso, il quale aveva ora una forma aquilina e dimensioni sproporzionate.
“Questo però potremmo tenerlo così…” sghignazzò il Grifondoro “…e chiamarlo Piton!”


Dopo pranzo Ron prese in disparte sua sorella e le spiegò tutta la situazione, omettendo solo il nome di Draco. Hermione e Harry osservarono la scena da lontano.
Si sarebbero aspettati di vederla saltare di gioia dopo quella delucidazione, invece la ragazza scoppiò in lacrime e corse via, coprendosi il volto.
“Ginny, no aspetta!” urlò Harry, correndole dietro.
“Ma cosa le è preso?” boccheggiò il fratello, cercando una spiegazione dall’unica donna presente.
“Non so…” rispose Hermione, sconcertata.
Neanche lei capiva bene cosa fosse successo.
“Forse si sente in colpa per aver dubitato di Harry, o forse è arrabbiata perché lui non le ha spiegato subito tutto, o forse…”
“Ok, basta ho capito.” La interruppe il rosso.
“Capito cosa?”
“Che io le donne non le capirò mai!”
Hermione rise, ma la sua fu una risata amara.
Ronald non riusciva a capire la propria sorella, ma non solo. Non comprendeva neanche i sentimenti di lei, della sua migliore amica. Non tentava neanche di chiedersi se magari per lei Draco era importante, se la rendeva felice, se voleva provare a conoscerlo meglio.
Per lui la questione era già chiusa.
Harry tornò davanti a loro col fiatone. Appoggiò i palmi sulle ginocchia e prese un respiro.
“L’ho persa nella folla, ormai sarà in camera sua… Non è che potresti parlarle tu dopo Hermione?”
La bruna annuì.
“Non c’è problema. Ora però comincia a essere l’ora di andare a lezione.”
“Allora, adesso Ron ed io abbiamo Divinazione e tu Antiche Rune, giusto? Quindi ci vediamo dopo Herm.”
“A dopo.”
Hermione salutò i suoi amici e s’incamminò verso il sesto piano, riflettendo su quanto era accaduto quella mattina.
Lei, Harry e Ron erano di nuovo amici fidati.  Quelle loro semplici parole, quei “Ci vediamo dopo” così naturali e spontanei le riecheggiavano ancora nelle orecchie; erano qualcosa cui non avrebbe saputo rinunciare. Draco valeva forse la rovina di un’amicizia durata sette anni? In fondo, lei non era sicura neanche di interessargli veramente.
La sera prima lo aveva visto baciare Pansy per poi tentare di sedurre anche lei. Era forse questo il genere di persona per cui era disposta a sacrificare la fiducia e la stima dei suoi migliori amici? No, certo che no… e allora perché non riusciva a smettere di pensare a lui? I suoi sussurri deliziosi, la notte prima, tra i baci, il tocco così delicato delle sue mani sulla sua pelle, come se avesse avuto paura di sciuparla, la sua voce mentre la chiamava per nome… Possibile che fossero solo un’esperta simulazione, tesa solo ad ingannarla ed usarla?
“Granger…”
La Grifondoro si fermò. Eccolo lì, lupus in fabula.
“Malfoy… come mai da queste parti? Che io sappia tu non studi Antiche Rune.”
“Cercavo te.”
Erano soli, visto che ancora mancava una discreta quantità di tempo all’inizio delle lezioni.
Hermione si perse un attimo a fissare la sensuale figura del biondo davanti a sé. Indossava un morbido maglione grigio fumo con lo stemma di Salazar Serpeverde e pantaloni neri e stretti che fasciavano con garbo le sue gambe muscolose. Portava il mantello appoggiato sulla spalla sinistra con eleganza innata.
Con quel fisico scolpito e quell’aria da eterno dannato ispirava pura lussuria.
“Cambiato idea Mezzosangue?” soffiò in un ghigno, notando l’attrazione che si rifletteva in quegli occhi dorati.
Hermione capì a cosa si riferiva.
“Nient’affatto. Non volevo andare a letto con te ieri sera e non lo voglio adesso.”
“Suppongo di non poter fare nulla per farti mutare opinione, vero?”
“Supponi bene.”
“Posso almeno provare?”
“E come?”
Un lampo di pura voluttà infuocò quelle iridi cineree.
“Un paio d’idee io ce le avrei…”
Le afferrò i fianchi, avvicinandola rapidamente a sé, possessivo, fino a far sfiorare le punte dei loro nasi. Le mordicchiò un labbro, trovandola arrendevole e pronta a dischiudere la bocca per lui. Allora si allontanò leggermente dal suo corpo, la prese per mano e la trascinò con sé in un’aula vuota.
“Malfoy, tra poco ho lezione, che ti sei messo in testa di fare?”
La risposta le arrivò in un bacio, famelico e appassionato. Due mani forti le lambirono la vita, bisognose di un contatto più intenso col suo corpo.
Draco si perse subito nel sapore della sua bocca, un piacere che gli era mancato da morire. Nessuna baciava come lei.
Appena fu libera di prendere fiato e articolare un suono, la Grifondoro parlò.
“Era solo per questo che mi cercavi?”
“Non basterebbe?”
Draco scese più in basso a mordere la pelle chiara del suo collo, lasciando dietro di sé una lieve scia di segni rossi.
“Non più…”
“Che vuol dire non più?”
La bruna dovette mordersi un labbro per trattenere un gemito ora che la bocca dannata del suo dolce torturatore era passata a baciare i muscoli tesi del suo ventre.
“Voglio dire che con l’avvicinarsi del Test di Pozioni il tuo potere su di me sta svanendo…oh…”
Si lasciò sfuggire un sospiro traditore mentre la lingua del biondo le torturava l’ombelico.
“Sì, certo, lo sento quanto poco potere ho su di te…” ironizzò il Serpeverde, alzando intanto gli occhi. Cercò lo sguardo di lei, appannato di piacere sotto le palpebre abbassate.
“Comunque hai ragione Granger…”
Interruppe le proprie carezze e si rialzò in piedi davanti alla Grifondoro.
“…Non ero venuto a cercarti solo per questo.”
Hermione aprì gli occhi e scosse le proprie membra intorpidite dal piacere. Dovette conficcarsi le unghie nelle mani per impedirsi di lanciarsi sulle sue labbra, di toccare il suo corpo.
“Quello che volevo dirti riguarda noi due… quello che c’è tra noi insomma.”
“Il nostro patto?”
Il biondo scoppiò in una risata.
“Non fingere una freddezza che non provi, Mezzosangue. Sappiamo entrambi che quella del patto è una scusa ormai. Anche se le ripetizioni finiscono ufficialmente con il test di domani, non c’è una legge divina che ci impedisca di…”
Si bloccò a metà frase.
“Di…?” lo incalzò Hermione, con una voce che tradiva tutto il suo nervosismo. Il Serpeverde aveva appena pronunciato ad alta voce quei pensieri confusi che si aggrovigliavano nella sua mente da giorni. Voleva forse chiederle di iniziare una relazione seria?
Senza lasciarle il tempo di annaspare nei suoi dubbi e senza una parola, Draco la afferrò per un polso e la trascinò sotto la cattedra.
“Malfoy che ti salta in testa?”
“Sht…”
Il biondo le tappò la bocca con una mano e indicò silenziosamente la porta che si stava aprendo.
In quel momento qualcuno fece un passo dentro l’aula.
Hermione sbatté le palpebre, incerta se credere o no alla propria vista.
Quando poi un’altra figura si affiancò alla prima, la Grifondoro credette di avere le allucinazioni.
Non era proprio possibile.
Non lei.
Non con lui.
Che cavolo significava?
Perché Ginny Weasley e Blaise Zabini erano appena entrati nella stanza, mano nella mano?
Non voleva sapere.
Questa storia prometteva guai.
Voleva, andare via… Ma la presa ferrea di Malfoy la inchiodava al pavimento.
Che stava succedendo?
Un milione di dubbi si scontrarono con un singulto contro la mano di Draco che le tappava la bocca. Hermione affondò il viso nel suo petto, sperando di non dover vedere o sentire più nulla e tutto ciò che rimase fu il silenzio totale, rotto solo dal cigolio dei cardini e dal tonfo della porta che si richiudeva.



[…] Une douleur très simple et non mystérieuse,
Et, comme votre joie, éclatante pour tous.
Cessez donc de chercher, ô belle curieuse !
Et, bien que votre voix soit douce, taisez-vous !

Taisez-vous, ignorante ! âme toujours ravie !
Bouche au rire enfantin ! Plus encore que la Vie,
La Mort nous tient souvent par des liens subtils.

Laissez, laissez mon cœur s’enivrer d’un mensonge,
Plonger dans vos beaux yeux comme dans un beau songe,
Et sommeiller longtemps à l’ombre de vos cils !

 Les fleurs du mal,  "Semper Eadem",
C. Baudelaire


[…] Un dolore molto semplice e non misterioso,
E che, come la vostra gioia, si sprigiona per tutti.
Smettete dunque di chiedere, o bella curiosa!
E, benché la vostra voce sia dolce, tacete!

Tacete, anima ignara! Sempre in estasi rapita
Bocca dal ridere di bimba! Più ancora che la Vita
La Morte ci tiene a sé con legami sottili.

Lasciate, lasciate il mio cuore inebriarsi di una menzogna,
Immergersi nei vostri begli occhi come in un bel sogno,
E dormire lungamente all’ombra delle vostre ciglia!

I fiori del male, “Semper Eadem”,
C. Baudelaire




………continua……….
 





§ Spazio autrice: §

Il titolo di oggi è ripreso dalla raccolta di poesie “Illuminations” di un poeta francese di fine Ottocento, Arthur Rimbaud.
MmeBovary

  
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