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Autore: Kano_chan    21/10/2016    5 recensioni
Dal trentaquattresimo capitolo:
Fine
Genere: Azione, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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30
 

-    In parole povere, sei in grado di trasferire la tua anima in qualsiasi persona vivente. Questo quando il tuo corpo muore, è corretto? –

Emelie, nel sole pomeridiano che scaldava l’inverno di Seul, 
aveva raccontato tutto ciò che le era successo, dall'infanzia trascorsa a Berlino agli accadimenti più recenti di Washington. Alla fine, perfino lo scettico Sam aveva dovuto ammettere che per quanto fosse tutto assurdo, in ciò che aveva detto loro c'era un filo logico.

-    Sostanzialmente sì – rispose la ragazza – Per questo non desidero che qualcuno venga a saperlo, le ripercussioni sarebbero inimmaginabili – aggiunse tetramente.
-    Schmidt era veramente senza remore.. usare da cavia perfino la sua stessa figlia per non parlare del... resto – commentò Sam truce.
-    Mio fratello è anche peggio di nostro padre.. - replicò Emelie con un sorriso amaro - E' stato lui a portare avanti gli esperimenti contro il parere di Johann, ma una volta morto non c’è stato più nessuno a mettergli i bastoni tra le ruote – spiegò con una smorfia.
-    E' un uomo che ama il potere, ambizioso e senza scrupoli; non c’è combinazione peggiore di questa – sentenziò Steve guardando un punto imprecisato di fronte a sé.

Per lui era stato un piccolo shock, scoprire che dietro la sparizione del suo migliore amico c’era il suo più vecchio nemico, anche se in questo caso si trattava della sua discendenza. Era convinto di essersi lasciato tutto alle spalle sessantotto anni fa, sotto il ghiaccio del mare artico. HYDRA invece era rimasta fedele al suo motto: tagliata una testa altre ne cresceranno al suo posto.
Sembrava un incubo senza fine… Solamente l’idea di tutto il dolore che aveva dovuto subire Bucky, per non parlare di Emelie, gli faceva ribollire il sangue nelle vene.


-    E non c’è mira più grande per uno come lui, che quella di ottenere l’immortalità.. – proseguì la ragazza – se Rehinold dovesse per davvero capire come fare, io non… - un concetto del genere non riusciva neppure a pensarlo.
-    Non accadrà, glielo impediremo ad ogni costo – disse il capitano Rogers con decisione.

Emelie iniziava a capire come mai fosse diventato l’idolo Americano e l’eroe per eccellenza; c’era una forza nel suo sguardo e nel suo timbro, per la quale non potevi che prendere per vere le parole che gli sentivi pronunciare. In quel momento, lei credette per davvero che avrebbero sconfitto HYDRA una volta per tutte.

-    Per prima cosa dobbiamo capire dove si siano diretti – disse Sam con molta praticità – Provo a calcolare un paio di rotte possibili che possono aver preso. Se le incrocio con la informazioni delle basi HYDRA di cui siamo a conoscenza, potrei ottenere dei risultati – suggerì.
-    Ottima idea – convenne Steve e il suo amico si diresse senza perdere tempo di nuovo verso la casa.

Il Capitano e la ragazza, rimasero da soli nell’ombra che iniziava a calare sul giardino. Erano rimasti lì per ore, ma lui non sembrava esserne infastidito. Era stato molto disponibile invece, soprattutto dopo averla incontrata per la prima volta e in un’occasione non particolarmente serena. Se non fosse stato per lui e per Sam, lei ora non sarebbe stata lì per cercare di rimediare a ciò che era successo.

-    Come avete fatto a trovarci? – Emelie si rivolse al Capitano e lo vide accennare un sorriso.
-    Sono andato a trovare Peggy – rispose lui – Non ero ancora tornato a farle visita dopo gli eventi di Washington, e con le ricerche eravamo ad un punto morto. Parlarle mi dà sempre grande giovamento, anche se lei è sempre meno lucida. - raccontò, con un attaccamento e una tristezza nello sguardo, che Emelie si sentì stringere il cuore.

"Quanto deve averla amata..." pensò.

-    Quel giorno però, lo era. – riprese Steve con il fiato che si condensava in nuvolette di vapore – Quando le ho detto di Bucky e della misteriosa ragazza dai capelli bianchi, mi ha immediatamente detto di cercare Tetsuya Nomura e di farlo il più in fretta possibile - spiegò.

-    Peggy Carter… che donna straordinaria - mormorò Emelie con affetto – James, all’epoca mi aveva parlato di lei ed è stata la prima persona a conoscere la verità su di me; è una persona piena di risorse e degna di fiducia. Non so cosa avrei fatto senza di lei ed è terribile vederla così… - disse con una nota umida.
-    Ti capisco… è dura quando tutti gli altri se ne vanno e tu resti da solo – commentò il capitano Rogers.
-    Già.. gli anni sono difficili da sopportare e ancora di più lo sono i ricordi – concordò Emelie stringendosi le braccia al petto – Tutto ciò che avevo del mio passato è andato in fumo, letteralmente. Rheinoldt ha dato fuoco alla mia casa e a tutto ciò che c’era dentro – aggiunse, rammentando l’immagine dell'abitazione in fiamme.
-    Sono tornato a Shelbyville una volta, ma era tutto diverso.. la mia vecchia casa non c’era più – disse Steve sospirando.
-    Abbiamo parecchie cose in comune noi due, eh capitano? – sorrise Emelie.
-    Purtroppo sì – rise lui.
-    Sarà meglio rientrare – propose la ragazza, superandolo e dirigendosi verso l’abitazione della dottoressa.
-    Ah, Emelie – la fermò Steve.
-    Sì? – la ragazza si voltò a guardare il Capitano cercare qualcosa all’interno del suo giubbotto.
-    Credo che questo sia tuo – le disse porgendole un libro.

Emelie spalancò gli occhi, allungando una mano tremante verso l’oggetto che credeva di non rivedere mai più.

-    Dove lo hai trovato? – gli domandò incredula aprendolo.
-    Era proprio di fianco a te quando siamo arrivati – disse il giovane.

L'albina rimase qualche secondo a sentire tra le mani quella famigliare sensazione di pagine e inchiostro.

-    Grazie di avermelo riportato, è un ricordo prezioso – replicò commossa – E' stato il dottor Erskine a regalarmelo – aggiunse, provocando in Steve una reazione stupita.
-    Lo hai conosciuto? – domandò colpito.
-    Era uno dei medici di HYDRA, l’unico ad essersi preso cura di me finchè ha potuto.. Si è sempre dimostrato contrario a certe pratiche, e non era di sicuro ben visto all’interno dell’organizzazione, veniva tollerato solo per i suoi risultati – spiegò la ragazza.
-    Era un grand’uomo, e fra tante persone ha scelto proprio me perché diventassi quello che sono – disse Steve con nostalgia – A volte mi chiedo se abbia fatto la scelta giusta – mormorò con occhi distanti.
-    Sono sicura di sì – disse sincera Emelie con un sorriso – Senza di te la guerra non avrebbe avuto fine e molti altri avrebbero sofferto quello che abbiamo sofferto io e James – affermò con decisione per poi abbassare gli occhi – Ti devo delle scuse, Steven – aggiunse dopo un attimo.
-    E per cosa? – domandò senza capire il Capitano.
-    Pensavo di essere nel giusto, di aver tutto sotto controllo.. avevo giurato che lo avrei strappato dalle mani di HYDRA e invece… - disse concitata – James è stato di nuovo catturato e ti ho impedito di ritrovarti con il tuo migliore amico. Io.. - spiegò senza riuscire a trattenere qualche lacrima.
-    Tu non hai nessuna colpa – la bloccò Steve mettendole le mani sulle spalle – Hai agito nell’interesse di Buck; hai dedicato la tua intera esistenza a questo proposito, e per ciò non hai fatto niente di male – disse guardandola negli occhi.

Emelie mandò giù il groppo in gola e annuì.

-    Forza, rientriamo – le disse lui e con un’ultima stretta alle spalle si mise in cammino.

La ragazza rimase ferma sul posto, con il libro stretto tra le mani. Lo aprì nel punto dove era stato lasciato il segno. Un biglietto candido svettava nella pagina giallognola.

561.5987425
Call me.

-    Mi dispiace Steve – sussurrò Emelie fissando la schiena del Capitano che si allontanava.


Mare, mare e solo mare.
Questo era il paesaggio che scorreva rapido sotto lo sguardo di Emelie.
Seduta sul retro di un grande elicottero, picchiettava il dito sulla cornice del vetro. Con lei non c'era nessun altro se non il pilota del mezzo, che non aveva aperto bocca neppure quando si era presentata nel luogo indicato ed era salita sopra il velivolo.

Il suo libro non era scampato all’incendio per un caso fortuito, e men che meno le era stato abbandonato vicino senza uno scopo. Suo fratello glielo aveva lasciato appositamente, perché lei trovasse quel biglietto con il numero di telefono. Così, quella stessa notte era uscita nuovamente nel giardino della dottoressa Cho e, mentre gli altri erano intenti a rintracciare HYDRA, se n'era andata.
Quando aveva raggiunto il centro città, da una cabina telefonica aveva composto il numero. Al primo squillo, la voce di suo fratello con il solito tono gioviale le aveva risposto.

Sapevo che avresti chiamato, sorellina
Tagliamo corto, dov’è James? Cosa devo fare?
Il Sergente Barnes è qui con me. Devi solo raggiungere il molo 5 sul fiume Han, lì troverai un mezzo ad attenderti. Ti aspetto

La chiamata era stata interrotta e le aveva lasciato un brivido di disagio lungo la schiena.
Rheinoldt sapeva perfettamente dove lei si trovasse e questa era una cosa capace di terrorizzarla. Le aveva fatto maturare la certezza che, se anche fosse scappata per tutta la vita, lui l’avrebbe sempre raggiunta; non ci sarebbe mai stata una pace per lei.
Ma in quel caso la questione non si poneva neppure; James era con lui ed Emelie avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di liberarlo.. anche ritornare ad essere la schiava di suo fratello se fosse stato necessario.
Quando l’elicottero aveva preso quota, aveva sorvolato l’intera città, dirigendosi poi verso il mare aperto. Da quel poco che era riuscita ad intuire nel buio della notte, si era diretto verso il mar del Giappone, allontanandosi sempre di più dal suo improvvisato rifugio.
Venne colta da una fitta di rimorso al pensiero del capitano Rogers. Era stata tentata di dirglielo. Affrontare suo fratello da sola era una prospettiva che, per quanto lei fosse determinata, la riempiva di angoscia. Era l’unico uomo sulla terra capace di destabilizzarla, perché ancora troppo vividi, erano i ricordi della loro convivenza forzata e delle sue sevizie. Eppure, nonostante questo, non poteva coinvolgere altre persone. HYDRA era ovunque; aveva infettato così profondamente il mondo, che meno persone venivano tirate in mezzo e meglio era. Soprattutto dopo gli ultimi eventi... Le grida di Chihiro non si erano ancora affievolite.
Emelie, era consapevole delle scarse possibilità di successo che le si prospettavano, ma si sentiva più leggera nel sapere che avrebbe pagato solo lei per le sue scelte.

Un’improvvisa luce in mezzo al nero delle acque, la riscosse dai suoi pensieri. L’elicottero rallentò, iniziando le procedure per atterrare su quella che divenne sempre più chiaro essere una stazione petrolifera.
Sul riflesso del vetro, il viso di Emelie si aprì in un ghigno. Non era un caso se suo fratello si era rifugiato in quel luogo, c’era qualcosa sotto, studiato nei minimi particolari.
Il velivolo la scaricò sulla piattaforma, andandosene subito dopo e lasciandola sul ponte esterno illuminato da fari alogeni.
Quando l’elicottero fu abbastanza lontano, nello spazio circostante calò il silenzio; gli unici rumori che si udivano, erano il ronzio dei generatori e le onde che si infrangevano sul metallo della struttura. Emelie si guardò intorno mettendo mano all’unica arma che era riuscita a portarsi via dalla casa della dottoressa Cho: la Katana appartenuta a Nomura.
In giro non c’era anima viva, nè si avvertiva alcuna presenza.

La ragazza alzò lo sguardo verso la telecamera che, lampeggiando di rosso, puntava su di lei. Lui la stava osservando.
Emelie si decise ad imboccare la porta più vicina. Il primo piano della piattaforma era completamente illuminato e vuoto, ma le scale che si affacciavano ai piani inferiori si gettavano nel buio. La ragazza ruppe uno star light facente parte del suo scarno equipaggiamento, e si inoltrò nell’oscurità. La preoccupazione di dover esplorare uno per uno tutti i piani le venne risparmiata, infatti le porte blindate che conducevano ad essi, erano tutte bloccate; l’unica ad aprirsi fu quella del terzo livello.

I corridoio erano deserti e l’aria era immobile, cosa che invece di rasserenarla, non fece che aumentare la sua preoccupazione. Avrebbe preferito farsi strada in mezzo ai nemici, piuttosto che proseguire nel silenzio più assoluto e nel buio più profondo con solo le telecamera a seguirla.
Quando raggiunse l’ennesima diramazione dell’ennesimo corridoio, iniziò a spazientirsi.

-   Comincio a perdere la pazienza Rheinoldt! Non sono qui per farti giocare! Sono qui per chiudere i conti una volta per tutte – esclamò, sentendo la sua voce rimbombare tra le pareti metalliche.

Quando l’eco si spense, una serie di luci a soffitto si accese nel corridoio alla sua sinistra. Solo quelle. Un chiaro invito a seguirle quindi.
La ragazza, con cautela, imbocco la strada indicata, cercando di fare il minimo rumore possibile con le suole delle scarpe. Superò diverse uscite sbarrate da pesanti porte a tenuta stagna, finchè non ne raggiunse una aperta e buia a fine del corridoio.
Emelie rimase sulla soglia, estraendo la katana dal fodero con un sibilo metallico e stringendola saldamente con entrambe le mani. Sapeva di dover entrare lì dentro, sapeva che era una trappola, sapeva che il suo cervello le stava dicendo di non varcare quella soglia e di fuggire il più lontano possibile, ma sapeva anche che era l’unico modo per salvare James... e così mise piede dentro la stanza.
Non appena fu entrata, la camera si illuminò facendole chiudere gli occhi per un breve istante.
Dentro non c’era nessuno... tre pareti su quattro erano di solido acciaio, mentre la quarta era occupata da due grandi vetrate temperate che davano su un ambiente privo di luce. Ma quello che attirò l’attenzione della ragazza, fu una vasca trasparente con intelaiature d’acciaio, dentro la quale galleggiava un corpo. A Emelie parve che il cuore dovesse scoppiarle nel petto, anche da quella distanza, senza avvicinarsi, avrebbe riconosciuto quella sagoma ovunque…
Pur riluttante e spaventata all’idea di dare concretezza a quello che il suo cervello cercava disperatamente di rifiutare, si avvicinò. Non appena mise a fuoco il volto della persona all’interno, chiuse gli occhi il più forte possibile.
Il viso, all’apparenza addormentato e deturpato solo da un piccolo tubo per l’ossigeno, era il suo. Emelie Schmidt giaceva immobile all’interno di una bara piena di liquido simile ad acqua, i capelli biondi a vorticarle intorno al volto e gli occhi verde acqua, senza alcun barlume di vita, spalancati sul nulla.

Aveva ancora le palpebre serrata, quando il rumore secco della porta che si chiudeva, la fece voltare.
Ancora scossa per quello che aveva appena visto, Emelie dovette subito un altro duro colpo..
La ragazza, posò lo sguardo sul viso inespressivo di James, fermo davanti all’uscita che fino a qualche secondo prima era aperta. Le fu chiaro fin da subito che quello che aveva di fronte non era più James.
Il Soldato d’inverno era tornato.


-    Ti prego, no… - mormorò mentre il viso le si segnava di disperazione.
-    Ben arrivata sorellina –

La voce squillante di Rheinoldt, fu accompagnata dal ronzio di un neon che andò ad illuminare una delle sale oltre i vetri. Lì, l’uomo sorrideva alla ragazza.

-    Ora che siamo tutti qui riuniti, possiamo iniziare – sentenziò con un largo sorriso acceso dalla follia.




Chief's room:

Sono in ritardo!! Scusate!
Ho lavorato al capitolo le uniche due sere in cui sono rimasta in possesso delle mie facoltà intellettive ^^" e per complicarmi ulteriormente la vita (ma soprattutto per non subire un linciaggio da parte vostra) ho unito due capitoli che all'inizio erano separati... altrimenti era troppo corto di nuovo xD
Siamo infine giunti alla battaglia finale, alla resa dei conti, al climax dell'intera vicenda! Però prima ci rilassiamo un pò con una breve chiacchierata e con la ricomparsa dell'ormai ritenuto disperso Libro. Non ho avuto cuore di farlo sparire così dalla trama e anzi, gli ho dato il compito più importante di tutti. Povero Steve, non poteva nemmeno immaginare cosa ci fosse celato al suo interno...
Non amo particolarmente le scene di battaglia caotiche, anche perchè non sono in grado di scriverne ^^" quindi ho optato per un classico "faccia a faccia" anche se non proprio con la persona giusta...
Rheinoldt sta mettendo in tavola tutti i suoi assi, a partire dal vecchio corpo di Emelie.. a cosa mai gli potrà servire? E James è veramente di nuovo sotto il controllo di HYDRA?
Questo e altri quesiti troveranno una (parziale) risposta nel prossimo capitolo!
Un grazie a tutti i silenziosi Lettori, alle mie recensiste le Howling commandos che spaccano di brutto e a tutti coloro che mi hanno aggiunta tra le storie preferite, ricordate e seguite.

Con affetto,
Marta

  
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