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Autore: WibblyVale    23/10/2016    3 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Shiori era seduta sul soffice prato della riserva e accarezzava dolcemente i capelli di Kakashi, che teneva la testa appoggiata sulle sue gambe. Accanto a loro stava un libro verde, la cui scoperta aveva fatto sogghignare il ragazzo.
“La smetti di ridere!” esclamò lei.
“Tu hai letto i libri di Jiraiya” la canzonò. Stavano insieme da qualche mese, ma per lui quella ragazza era sempre una sorpresa.
Shiori arrossì. “E allora?”
Kakashi si mise a sedere, mantenendo il viso a pochi centimetri da lei. “Dai a me del pervertito, ma…”
Lei scosse la testa, ma sorrise. “Sei un idiota. È uno dei nostri ninja migliori, ero curiosa.”
“Continua a mentire a te stessa.”
Shiori gli mollò un pugno sulla spalla, ma rideva. Il suo volto era a fuoco. Lui rise e la fece avvicinare a sé, portandola sulle proprie gambe. La ragazza piegò le ginocchia e pose le proprie gambe ai lati del Copia-ninja e gli mise le braccia intorno al collo.
“Cosa significa quello che senti? È così confusionario che non lo capisco…”
“Che sei leggermente fuori di testa come me, e la cosa mi fa impazzire.” Le baciò il collo e lei piegò la testa all’indietro, esalando un profondo respiro. Le lasciò un piccolo segno rosso sulla pelle, che Shiori sapeva avrebbe dovuto coprire altrimenti Shikaku non gliel’avrebbe fatta passare liscia. Poi, Kakashi risalì verso le sue labbra e la baciò con passione. Quando si separarono lui le sorrise.
“Che succede?” Shiori era rossa in volto e aveva un’espressione indecifrabile.
“Sei felice.”
Lui rise. “Sì, lo so.”
“È per me?”
Kakashi sfregò il naso contro quello di lei. “Assolutamente.”
“Voglio renderti felice per sempre.” A quel punto arrossì di nuovo e scosse la testa. “Che cosa sciocca da dir…”
Il Copia-ninja la baciò con dolcezza, poi a fior di labbra le disse: “Ti prego… fallo.”

 
Shiori si svegliò sul duro e freddo pavimento della sua cella e ciò la riportò alla realtà, così lontana da quel soffice prato e da quei giorni pieni di luce. Cercò di stiracchiarsi, ma le catene le impedivano i movimenti. Un piccolo topolino, per niente spaventato da lei, la stava annusando. Shiori raccolse il piatto accanto a sé, spezzò il pane leggermente ammuffito e ne diede una fetta all’animaletto, che cominciò a divorarla.
La donna sorrise. “Bravo piccolo. Che almeno uno di noi sia soddisfatto.” Scosse la testa: ora cominciava a parlarle con quel topo, quale sarebbe stato il prossimo passo verso la pazzia? Prese la restante fetta di pane e la mangiò. Non avrebbe sprecato del cibo, aveva deciso di combattere dopotutto, per quanto in quel momento non le era venuto ancora in mente un piano abbastanza soddisfacente.
Il giorno prima aveva sentito arrivare Kabuto e Obito. Yoharu sembrava nervoso. Dopo che l’aveva inondato con la sua rabbia e il suo dolore non era più passato a torturarla, l‘aveva spaventato, ma la mattina precedente era tornato. Odiava non poter combattere, ma doveva resistere ancora per poco.
“Mi verrà in mente qualcosa” disse al topolino, che risalì la sua gamba, arricciando il suo piccolo naso e guardando desideroso l’ultima fetta di pane tra le sue mani. Shiori gli sorrise. “È tutto tuo, Squitty.”
Ad un tratto, sentì qualcuno avvicinarsi, il topolino andò a rintanarsi in un angolo. Shiori non voleva farsi vedere debole, quindi rizzò le spalle. L’uomo mascherato entrò e rimase qualche minuto sulla porta a guardarla. Indossava una maglietta e dei pantaloni neri e tra le mani teneva una piccola scatola gialla, stava scuotendo la testa.
“Shiori, ti sei cacciata in un bel pasticcio.” Chiuse la porta dietro di sé e si infilò le mani in tasca, tirandone fuori una chiave. Appoggiò la scatola ai piedi della donna e usò la chiave per liberarle caviglie e polsi, poi si sedette accanto a lei.
La prigioniera si massaggiò i polsi e cercò di alzarsi in piedi, ma le gambe la reggevano a stento. Tornò a sedersi accanto all’uomo mascherato, che si voltò a guardarla. Poi, aprì la scatola e ne tirò fuori del cotone e del disinfettante. Cominciò a medicarle i polsi.
“Non voglio che quando arriverà il momento Kakashi ti veda così. Devi essere in forma, quando lui perderà tutto” spiegò. “Yoharu è leggermente spaventato dai tuoi poteri, dice che nonostante il poco chakra ha sentito il tuo dolore. Sei forte! Hai fatto anche incazzare Kabuto. Lui sa che non lo temi come temevi Orochimaru, ha bisogno di te viva, ma non così tanto. Gli basta la tua carne e se necessario, ci sono altre fonti dalle quali può prendere il tuo DNA. Abbiamo scoperto che i tuoi figli sono a Konoha. Sono arrivati con la giovane formazione Ino-Shika-Cho e con Gai, due bambini, un uomo anziano e un gatto.”
Shiori sbarrò gli occhi. Quindi Kakashi aveva scoperto la verità. Ci scommetteva che Itachi ci aveva messo lo zampino. Mentalmente ringraziò l’amico. I suoi bambini meritavano di essere felici. E il povero Shisui era con loro, sperava che riuscisse a cavarsela. Lei sapeva che se avesse perso Kakashi sarebbe morta, poteva solo immaginare ciò che provava l’Uchiha.
Obito smise di medicarle i polsi e si diresse verso le caviglie. La donna strinse le gambe al petto con leggero pudore. La tunica logora era l’unico indumento che indossava e già non lasciava molto all’immaginazione, non voleva che lui vedesse altro.
“Prometto di non guardare” disse lui. “In fondo, la mia vista è limitata.” Sembrava quasi una battuta.
Shiori scostò le gambe dal petto e lasciò che lui procedesse.
“Ho mandato Nagato a distruggere Konoha, spero che Kakashi non muoia. Voglio vederlo soffrire. Ah e quei due lassù, hanno deciso di usare Ayano per attaccare l’Hokage con il veleno, pare che la cosa però non abbia funzionato. Ci è andata di mezzo la segretaria. Non sappiamo nient’altro purtroppo.”
Shiori rimaneva impassibile, ma dentro di lei si sentiva spezzare ogni secondo di più. Sperava che la sua famiglia riuscisse ad aiutare Shizune. Era una brava donna e se fosse morta Tenzo ne sarebbe stato distrutto.
“Ah sì, Jiraiya è morto. Nagato l’ha ucciso. Ora si trova in fondo ad un fiume nel Villaggio della Pioggia. Credo che lentamente il tuo villaggio si stia spezzando. Non ne resterà nulla.”
Le lacrime cominciarono a scendere lungo le guance di Shiori. Jiraiya era un brav’uomo non meritava di morire.
Obito finì di medicarla e si sedette accanto a lei, mentre riponeva le cose nella scatola. A quel punto Shiori si aggrappò al muro e provò ad alzarsi. Dopo qualche tentativo riuscì a stare in piedi, certo non si stava ergendo minacciosa come avrebbe voluto, ma andava bene lo stesso.
“Credi davvero che riuscirete ad eliminare Konoha?” La sua voce era roca, ma non importava. “Credi davvero che non combatteranno? Loro vi faranno a pezzi. Kakashi vi farà a pezzi. Avete portato via loro molte cose, troppe cose. Non ve la lasceranno passare liscia.” La donna sorrise. “Non avete nemmeno capito dove state sbagliando, vero? Loro possono sembrare ingenui, troppo fiduciosi in un mondo completamente marcio, ma… è questo che li farà vincere. Voi non avete speranza, loro hanno qualcosa per cui combattere.”
Obito si alzò in piedi e le si avvicinò con un bicchiere d’acqua e l’aiutò a bere. Shiori sentiva che l’uomo aveva i nervi a fior di pelle, ma cercava di mantenere una fredda indifferenza che non gli si addiceva affatto.
“E per quanto riguarda me,” continuò quando ebbe finito di bere. “Vi servo. Viva. E probabilmente vi servo anche accondiscendente. So che per quello credete che bastino le iniezioni di calmante e va bene. È giusto che vi sentiate sicuri, farei lo stesso. Ma ho comunque qualche richiesta da fare, perché sapete benissimo che non riuscirete mai ad avere mio figlio. Qualunque cosa vogliate fare, dovrete farla con il mio aiuto. Voglio carta, penna, il secondo libro di Jiraiya quello con la copertina verde, un letto, non voglio essere più incatenata e voglio che Yoharu non entri più in questa stanza. Convincili ad accettare le mie richieste, o non avrai alcuna possibilità di usarmi per far soffrire Kakashi.”
Obito si avvicinò di nuovo a lei e l’aiutò a sedersi. Fino a quel momento, Shiori non si era accorta di avere il fiatone.
“Vedrò cosa posso fare. Hai poche carte da giocarti, Shiori. E ammettilo, non sono delle migliori. Per ragioni diverse, ti vogliamo tutti ancora viva, ma la cosa potrebbe cambiare. Non tirare troppo la corda.”
“Perché mi hai aiutata?” chiese Shiori. “Obito, non sei troppo oltre, forse…”
“Non usare quel nome!” gridò. “E sì, sono troppo oltre. Sono arrivato oltre il momento che il tuo uomo ha ucciso l’amore della mia vita! Quindi non credere di poter entrare nella mia testa!” Le voltò le spalle e cominciò ad uscire. Prima di chiudere la porta le disse: “Ti ho aiutata, perché… anche se questo mondo è un’illusione, anche se ti voglio usare per spezzarlo, non meriti più dolore di quello che hai già sopportato.”
Obito si chiuse la porta alle spalle e sparì.
Shiori appoggiò la schiena contro la parete gelida e si mise le mani tra i capelli, nascondendo il volto tra le ginocchia. “Cazzo. Squitty non arriveremo mai in tempo per salvare Konoha. Ci sono ancora troppe cose da fare. Io sono ancora troppo debole e qui c’è troppa gente forte. I cloni sono impossibili da superare in queste condizioni. Yoharu è fuori di testa e Obito mi ucciderà in men che non si dica e getterà il mio corpo ai piedi di Kakashi. Accidenti, dobbiamo pensarla bene, amico mio!” Il topolino si avvicinò a lei e la donna gli tese la mano, facendolo salire. Gli accarezzò il naso con dolcezza.
“Non sono pessimista, sono realista. La prossima tempesta che ci cadrà addosso sarà pesante e io devo avere abbastanza forza per affrontarla. Sento già Yoharu che si sta innervosendo. Non avremo tutto quello che ho chiesto, ma qualcosa. Sì, qualcosa…” Sospirò.
Sentì il mercenario arrivare, era arrabbiato. Le avrebbe fatto del male. Shiori tremò. “Sì, ho paura, okay? Posso avere paura, giusto?” Appoggiò la mano sul pavimento e fece scendere il topolino. Fortunatamente Obito l’aveva lasciata slegata. Non che avesse la forza fisica per contrastare Yoharu, ma almeno non aveva anche le catene a limitarla.
L’ex membro della Kumori entrò sbattendo la porta e fiondandosi su di lei. Shiori si sentì sollevare per il collo e fu sbattuta contro il muro. La donna inarcò la schiena per il dolore. Nella mano sinistra il suo carceriere teneva un coltello, che per ora riposava lungo i suoi fianchi.
“Credi di essere nella posizione di fare richieste?” La mano attorno al suo collo si strinse ancora di più. La bocca del mercenario si avvicinò all’orecchio di lei. “Tu non sei nella posizione di fare nulla.” La lanciò a terra e Shiori riuscì appena in tempo a ripararsi il volto con le mani. Sentì però il suo polso sinistro cedere.
Yoharu si mise a cavalcioni su di lei. “Credi di poterti liberare di me?” Premette il coltello sulla sua guancia. Il sangue cominciò a fluire. Poi, sempre usando il coltello, squarciò la tunica. “Tu non sei nulla.” Le premette la lama fredda in mezzo al petto. “Potrei ucciderti in ogni momento.”
Shiori tremò, ma aveva deciso di reagire, quindi fece un sorrisetto strafottente. “Yoharu, sei un uomo così piccolo. Credi che io non sia nulla perché ora sono in tuo potere? Alla fine sarò io ad ucciderti.”
Il mercenario la schiaffeggiò, poi passò la lama lungo il suo ventre, scendo sempre di più e lacerando la pelle.
“Tu… non mi ucc…” Il mercenario si bloccò, sopraffatto da quello che Shiori gli stava lanciando addosso. La kunoichi infatti aveva raccolto tutto il proprio dolore, fisico e psicologico, e lo stava riversando dentro di lui. Era difficile per lei mantenere il controllo, sentire tutte quelle emozioni dolorose tutte in una volta sarebbe stato difficile per chiunque. Gli esseri umani sono abituati a suddividere in scompartimenti, sennò impazzirebbero. Lei non poteva permettersi questo lusso, ma in fondo lei poteva sopportare.
Inoltre, non sapeva per quanto avrebbe resistito, il dolore usciva perché era troppo, ma di certo l’assenza di chakra le impediva di andare avanti per molto. Così si mise ad urlare, per darsi coraggio, per farne uscire ancora di più.
Yoharu non era più su di lei, era arrivato alla porta. Ansimava terrorizzato. Shiori sorrise, ce l’aveva fatta. Sperava che fosse l'ultima volta in cui doveva farlo, perché non era sicura che quel trucchetto le potesse riuscire ancora.
La kunoichi strisciò verso il muro, anche lei ansimante, ma si alzò in piedi, mentre i lembi della tunica stracciata le cadevano di dosso, lasciandola completamente nuda. In quel momento però non le importava di essere scoperta, in quel momento aveva avuto una vittoria.
“Voglio carta, penna, il secondo libro di Jiraiya, un letto, non voglio essere più incatenata e voglio che TU NON VENGA PIÙ QUI DENTRO!” Yoharu strisciò via e si sbatté la porta alle spalle. Quando sentì che era abbastanza lontano, Shiori si lasciò cadere a terra e perse i sensi
.
 
“Mamma! Ma è vero che sei la ninja più forte del mondo?” Hikaru si sedette in braccio a lei, con il volto illuminato da un sorriso.
“Chi ti ha detto questa cosa?”
“Lo zio Shisui e lo zio Itachi.”
Shiori accarezzò i capelli del figlio e sorrise. “Quei due parlano troppo. Io ero una ninja delle Forze Speciali di Konoha e lavoravo spesso da sola, mi chiamavano la Ninja Solitaria. Sono diventata molto più forte per questo, forse. Ma… ci sono ninja davvero forti.”
“Quindi, quando vai in missione, sei in pericolo?” Sentì quanto suo figlio fosse preoccupato. “Mamma, non voglio che tu ti faccia male.”
Lei gli accarezzò il volto. “Amore mio, io non mi farò male.”
“Ma hai detto…”
“Ho detto che ci sono ninja forti, ma io starò attenta. Devo tornare dai miei bambini.” Gli fece sentire ciò che provava, che non voleva lasciarlo per nessuna ragione al mondo. Gli posò un bacio sulla fronte. “Sei la mia vita, Hikaru. Farò in modo che tu sia felice. Ora va a giocare con Amaya.”
Il bambino abbracciò la madre e le diede un bacio sulla guancia, poi se ne andò. Shiori Si alzò dal divano e raggiunse la cucina. I due Uchiha erano seduti al tavolo e chiacchieravano tra loro. Shiori sentiva che erano rilassati, che la piccola gita alla spiaggia aveva fatto bene ad entrambi.
“Vedo che la gita è stata piacevole” commentò maliziosa.
“Dovresti farti gli affari tuoi ogni tanto” rispose Itachi.
“Sai che non mi piace.” La donna si versò un goccio d’acqua. Tra loro sentiva un’intesa, come non c’era da tanto tempo. Riusciva solo ad immaginare a cosa fosse dovuta. “Sono felice di rivedervi come quel giorno.”
“Come?” chiese Shisui.
“Il giorno che tu hai sfidato Kakashi, quando Itachi ti è venuto incontro nell’arena, avevo sentito quanto vi amaste, ma soprattutto l’intesa che c’era tra voi era totale. Da quando vi conosco, non l’avevo più sentita. Ora la sento.”
I due shinobi arrossirono.
“Io però non mi arrendo. E non supporterò mai la tua scelta, non ti darò questa soddisfazione.”
“Lo so” rispose Itachi. “E lui ci conta che tu non ti arrenda.”
“Ti vogliamo bene per questo” completò Shisui.
Shiori si avvicinò ai due uomini e diede un bacio sulla guancia ad entrambi.
“E io voglio bene a voi.” A quel punto si diresse verso il salotto. “Ah, ragazzi. Avete della sabbia tra i capelli” li avvertì, uscendo dalla cucina ridacchiando.

 
Quando si risvegliò Shiori si ritrovò il topolino sul volto. Lo prese con le mani e si mise a sedere. “Non sono ancora morta.” I graffi fatti dal coltello sul ventre e sulla guancia le bruciavano. In quel momento la porta si aprì ed entrò Kabuto.
Il medico le si avvicinò e mise una garza sulla ferita sul ventre, mentre si limitò a disinfettare quella sulla guancia. Tirò il polso sinistro per risistemare le ossa rotte e bendò pure quello. Non l’avrebbe mai curata con il chakra, non avrebbe rischiato. Poi, fece un fischio e un paio di cloni entrarono. Uno aveva una bacinella d’acqua, l’altro una coperta, appoggiarono tutto a terra e se ne andarono.
Kabuto prese una spugna dalla bacinella d’acqua e lavò Shiori, che non si ribellò, ma lo lasciò fare.
“Orochimaru-sama lavorava diversamente. Io devo fare ciò che posso. Non sono lui. Tu non mi temi, devo fare in modo che tu lo faccia. Yoharu è il mio modo.”
“Credi di essere migliore dell’arma che mi scagli addosso?”
“Credo di averti dato una scelta.” Quando finì di ripulirla le passò un asciugamano, e lei si asciugò. “Questa cortesia che ti sto facendo è una cosa una tantum. Non accadrà più.” Le porse un’altra tunica e lei se la infilò facendosela passare dalla testa.
“Sei un ipocrita.”
“Forse, ma diciamocelo tu non mi hai dato scelta.”
“Tu mi hai lasciato con un uomo che sapevi che mi odiava! Con un uomo che non sei stato in grado di controllare!” urlò, era disperata. Dopo la morte di Orochimaru, si era sentita piccola, un nulla. “Non dire che non sapevi, che non volevi, tu volevi eccome!”
“Tu mi hai fatto sentire un moscerino! Mi hai detto che non mi temevi! Ora sai di cosa sono capace.”
Shiori scoppiò a ridere. “Non sei capace di nulla, Kabuto. Yoharu mi ha fatto del male, tu ti sei solo coperto gli occhi.”
Il medico tremò di rabbia, ma ingoiò il rospo. “Sei ancora mia prigioniera.” Prese la catena e le legò la caviglia sinistra.
“Ho fatto delle richieste.”
Kabuto ringhiò. “Ti terrò incatenata una sola gamba, sarai più libera di muoverti. Le iniezioni continueranno, è chiaro. Non avrai un letto, ma ti ho portato una coperta se avrai freddo puoi usare quella. Non avrai né carta né penna, so che sei furba, non rischierò una fuga di notizie, però posso concederti il libro di Jiraiya, è in mezzo alla coperta.”
Shiori annuì, era sufficiente per lei.
“E… e Yoharu?”
“Non credo si avvicinerà più a te, ma comunque gliel’ho proibito e Tobi l’ha minacciato con lo Sharingan. Non si avvicinerà più.”
“Grazie”, sentì quelle parole uscire non volute dalle sue labbra.
Kabuto sorrise. “Tutte queste richieste e l’unica cosa che veramente volevi era quello, non è vero?”
Shiori annuì e lui se ne andò con la bacinella d’acqua.
Quando finalmente sentì di essere sola la donna sospirò. Frugò tra le coperte e trovò il libro di Jiraiya. Si mise la coperta sulle spalle e pose il libro sulle proprie ginocchia.
“Squitty, batté una mano sul pavimento. Vieni qui.” Il topo corse da lei e si arrampico sul suo corpo fino ad arrivare alla sua spalla. “Abbiamo tutto quello che volevamo, hai visto? Non posso combattere, ma il mio cervello funziona ancora. Ce la faremo piccolino, ce la faremo.” Strinse l’unica cosa di suo che le era rimasta, la collana regalatale da Yoshino. “Tornerò da voi. Aspettatemi.”
  
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