Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Chiisana19    23/10/2016    10 recensioni
Tratto dal primo capitolo:
"Quella mattina avrebbe preso finalmente quel treno che poteva cambiarle la vita. Niente più routine. Certo, avrebbe continuato a vedere la sua famiglia e i suoi amici, ma non come prima. Era grande ormai e quel grande passo ne era la prova. "
Kagome è una ragazza piena di vita e, un giorno, decide si fare qualcosa che prima o poi dovremo fare tutti: andare via di casa. E come iniziare al meglio condividendo quel grande appartamento con quattro bellissimi ragazzi completamente diversi? Non sarà solo un'esperienza unica, ma anche l'inizio di una grande amicizia e forse.. di un nuovo amore.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Home Sweet Home
 

 
Uscire di casa, tornare a casa:
sono due gesti quotidiani in apparenza banali;
invece hanno un formidabile senso simbolico.
Se non esci ti avveleni, se non torni ti perdi.

Fausto Gianfranceschi
 
 
 
Capitolo 4 – La famiglia è per sempre
 


Kagome.
Era stato il suo primo pensiero quando era uscito dall’ascensore del tredicesimo piano per poi entrare in quella casa che già conosceva bene. Non rimase stupito più di tanto quando vide l’esagerazione di quegli addobbi e il numero degli ospiti. I genitori di Kikyo erano sempre stati così, proprio come i suoi; non a caso andavano d’accordo.
I loro padri si erano conosciuti quando entrambi non erano ancora nati perché il suo vecchio, grande avvocato, aveva praticamente tirato fuori dai guai il padre di Kikyo, diventando così cari amici. Che dire.. Famiglie ricche, benestanti e sicure, cosa c’era di meglio se non provare a fare un matrimonio combinato? Suo fratello, per sua fortuna, era troppo grande, perciò era toccato a lui quel ‘sacrificio’, però dovette ammettere che Kikyo alla fine non era male; era una bella ragazza, ma non la solita altezzosa che giudicava dalla testa ai piedi, così alla fine avevano legato, diventando amici.
Ci avevano anche provato a stare insieme, ma nulla. Il loro era più un legame affettivo e raro tra amici. Erano durati solo due anni, esattamente sino alla fine delle superiori, poi presero la decisione. Con immensa fatica avevano radunato le loro famiglie rivelando loro che non erano d’accordo di quell’unione; Kikyo voleva semplicemente trovare qualcuno che l’amasse davvero, mentre lui non intendeva seguire le orme di suo padre e Sesshomaru, ma di rincorrere il suo sogno: i motori.
Era sempre stato fissato per quelle cose, peccato che il suo caro paparino non fosse d’accordo e fu lì che dovette ammettere che di lui aveva preso sicuramente una cosa: la testardaggine. Non voleva sentire ragioni, così se ne andò di casa. Fece la gavetta da un meccanico serio e allo stesso tempo studiò, fino a quando, esattamente due anni dopo, l’avevano preso come dipendente in un’officina abbastanza famosa e grande di Ikebukuro.
Fu lì che conobbe Miroku e suo padre si fece di nuovo vivo con una lettera. Non era d’accordo certo, ma non avrebbe mai abbandonato suo figlio, per questo in quella carta scrisse che gli aveva comprato un appartamento, che decise di condividere subito con Miroku e successivamente con Koga e Bankotsu. Un anno dopo suo fratello si era sposato, permettendogli di rivedere finalmente i suoi cari dopo tre lunghi anni. Si perché nonostante gli avesse comprato casa suo padre non si era mai fatto vedere.
Suo fratello ormai viveva con la sua sposina, mentre i suoi genitori, durante le feste, andavano nella loro casa sull’isola di Okinawa, dato che sua madre andava pazza per il mare.
Quindi, dopo tutti questi anni li avrebbe rivisti, ma non era troppo turbato, anzi era tranquillo. In realtà un altro problema martellava dentro la sua testa, esattamente quello di incontrare la sua coinquilina che non smetteva di cercare continuamente. Notò poco distante Bankotsu, stranamente con suo fratello, scherzare allegramente. Gli salì un brivido; ricordava perfettamente il modo in cui Jakotsu si era infatuato di lui. Si allontanò immediatamente, rischiando di travolgere una signora truccata anche troppo eccessivamente per la sua età.
«Ehi Inuyasha!» sentendosi chiamare si voltò alla sua destra, trovando il solito Miroku chiamarlo con il braccio alzato, con accanto una stanca e stravolta Sango. Poverina, aveva sicuramente stressata per tutta la serata.
«Ciao amico» lo salutò con un colpo di mano una volta raggiunto «Dove sono gli altri?» domandò subito.
«Bankotsu è laggiù con la sua famiglia, mentre Ayame e Koga non so dove si siano cacciati» rispose pensieroso, in effetti quei due erano spariti improvvisamente, non se ne era neanche accorto. Beh, non era colpa sua se aveva una Dea accanto che continuava a distrarlo.
«.. e Kagome?» mormorò, cercando di usare comunque un tono sicuro e menefreghista.
«Ah già. E’ andata a prendere qualcosa al buffet»
Inuyasha annuì distratto e senza aggiungere altro fece un gesto con la mano, simile ad un saluto, per poi allontanarsi nella direzione dei tavoli dove servivano da mangiare. Sango, assottigliò gli occhi, poi ridacchiò, attirando l’attenzione di Miroku.
«Ora ho capito» disse divertita tra se e se.
«Cosa?» Miroku la osservò, mentre lei afferrava un bicchiere su un vassoio, iniziando a bere.
«No, niente. Anche perché non capiresti» lo prese in giro, per poi avviarsi da qualche parte, anche se non sapeva dove.
Miroku la raggiunse con una piccola corsetta, mettendosi al suo fianco e unendo le mani pregandola «E dai, per favore!»
Sango alzò gli occhi al cielo. Quando Miroku faceva così aveva sempre la meglio, soprattutto quando addolciva quei bellissimi occhi blu che per diverse volte l’avevano incantata «A Inuyasha piace Kagome» disse tranquillamente finendo il suo drink.
«Ma che stai dicendo?» domandò confuso Miroku, mentre osservava la ragazza posare il bicchiere di vetro su un piccolo ripiano. Lo guardò sconsolata, scuotendo il capo.
«Sapevo che non avresti capito» subito dopo riprese a camminare e Miroku a correre.
«Aspettami Sanguccia!»
 
 
 

Inuyasha scansò l’ennesimo damerino da quattro soldi, senza spostare lo sguardo sulla sua meta. Una volta arrivato si bloccò sul posto. Kagome era lì davanti a lui più bella che mai. Indossava un semplice vestito nero lungo. Le braccia, fino ai gomiti, erano coperte interamente di pizzo, mentre il vestito cadeva libero fino in fondo, mostrando lievemente la punta dei piedi smaltati di rosso dentro un paio di scarpe, sempre dello stesso colore, col tacco.
I capelli erano sciolti e leggermente mossi, coprendole così l’intera schiena, solo le ciocche laterali erano raccolte dietro la testa, da una simpatica piccola crocchia. Sottobraccio aveva una pochette, sempre nera e con diversi brillantini. La gola gli si seccò a quella vista.
Era semplice, ma bellissima.
In quel momento si stava facendo servire dal cameriere una fetta di torta e notò che aveva preso quella con la meringa. Sorrise, forse perché si aspettava da lei quella scelta. Mise una mano dentro la tasca, poi parlò.
«Sempre a prendere zuccheri eh?» ridacchiò, mentre lei drizzò improvvisamente la schiena. Si voltò lentamente verso di lui, con un’espressione stupida, ma lui continuò «Ciao zuccherino»
Rimasero a guardarsi per chissà quanto tempo. Kagome non aveva intenzione di muoversi e Inuyasha non sapeva che fare, iniziò a sudare freddo; che fosse ancora triste per quello che era successo ieri? Mosse un passo verso di lei. Kagome rimase nella stessa posizione.
Era così bello. Era vestito in maniera elegante, ma allo stesso tempo un modo casual. Indossava dei semplici pantaloni scuri, con addosso delle scarpe eleganti, sopra una camicia nera con i primi bottoni sganciati e le maniche arrotolate fino al gomito, con al polso un orologio. Molto diverso dagli altri uomini presenti in quella festa. Unico.
Kagome tossì leggermente, mentre lui si avvicinò ancora, risvegliandola del tutto.
«Ciao» mormorò la ragazza, osservando interessata la sua fetta di torta «Ne vuoi una anche tu?» tentò di fare conversazione. Lui scosse la testa, ridacchiando.
«No grazie. Non sono mica come te!»
Lei strabuzzò gli occhi, fissandolo rossa in viso «Che cosa?»
«Come hai fatto a sopravvivere fino ad oggi senza operarti all’appendice?» la prese in giro, godendosi quello spettacolo che tanto adorava. Quando Kagome si arrabbiava era uno spasso.
«Se sei venuto qui solo per prendermi in giro posso anche andarmene» sbottò frustata. Perché non riusciva ad essere serio per una volta? Iniziò a camminare verso di lui, superandolo, ma una presa ferrea sul suo polso la bloccò.
«Aspetta..» sussurrò, facendole provare dei piacevoli brividi lungo la schiena e sulle braccia «Mi dispiace..» continuò, mormorandolo vicino al suo orecchio. Kagome si fece attenta, osservandolo confusa con i suoi occhi color cioccolato.
«Per cosa?»
Inuyasha era incantato. Era ancora più bella da vicino «Per..»
«Ragazzi!» Inuyasha staccò immediatamente la presa sul suo polso ed entrambi si allontanarono di un passo, mentre Kikyo si avvicinò contenta, mentre trascinava un giovane uomo per un braccio.
«Inuyasha cosa ti costa indossare una giacca e una cravatta ogni tanto?» borbottò la nuova arrivata, fissando l’amico truce. Lui alzò le spalle noncurante.
«Lo sai che non sono il tipo»
Kikyo sospirò, spostando la sua attenzione sulla ragazza vicino a lui «Comunque.. Kagome,  voglio presentarti il mio fidanzato, Naraku!» disse emozionata, appoggiando la testa sulla spalla di questo che la osservava in maniera abbastanza.. inquietante? I suoi occhi erano piccoli e magnetici, con particolare sfumature rossastre.
Kagome, leggermente turbata, allungò la mano, stringendo quella dell’uomo fredda e decisa. Era il suo fidanzato?
«Piacere mio» mormorò con un sorriso tirato, ma questo non disse nulla. Piegò leggermente il capo; certo che quel tipo era veramente ‘allegro’.
«Mi ha chiesto la mano una settimana fa e ci sposeremo tra un anno! Per questo i miei genitori ci hanno costretti a fare questa stupida festa» raccontò Kikyo esausta, mentre Inuyasha sorrise, conoscendo perfettamente che l’amica odiava svolgere quel tipo di formalità.
Kagome rimase ad osservarla, ancora più confusa «Congratulazioni» sorrise, cercando di essere più elettrizzata possibile. Fortunatamente Kikyo ci cascò.
«Grazie! Naturalmente sei invitata» detto questo una donna poco distante la chiamò, facendola sbuffare «Scusate, ma devo andare. Mia zia è veramente insopportabile..» si allontanò dai due ragazzi, continuando a trascinarsi dietro il futuro marito, che pareva calmo e tranquillo rispetto alla neosposina.
Kagome li vide sparire tra la folla, mentre una strana rabbia mista a delusione si impadronì completamente di lei. Con la vista leggermente appannata per colpa delle lacrime se ne andò, non voleva più stare lì dentro.
«Ehi, dove vai?» domandò Inuyasha, seguendola. Raggiunse una parte della sala meno frequentata, diventando sempre più nervosa. Ma come diavolo si usciva da lì? Sentiva la presenza di Inuyasha dietro di lei e senza pensarci si voltò verso di lui, con i pugni delle mani strette lungo la vita.
«Ma non ti vergogni?»
Alla vista dei suoi occhi umidi Inuyasha si bloccò di colpo, non capendo il comportamento della ragazza «Cosa?» mormorò confuso.
Kagome alzò gli occhi al cielo, seguito da una risatina isterica «Ora fai pure il finto tonto?!»
«Ma di che cosa stai parlando?» doveva aver sbattuto la testa, ne era sicuro!
«Ti ho visto ieri con Kikyo, sul retro» si calmò improvvisamente, abbassando il capo verso il pavimento. In realtà non li aveva proprio visti, però aveva udito la loro chiacchierata. Inuyasha invece sgranò gli occhi, facendosi prendere dall’ansia.
«Hai.. sentito tutto?» domandò nel panico, sperando vivamente che Kagome non avesse assistito a tutta la loro conversazione.
«No, però.. Inuyasha, tu l’hai baciata e lei fra un anno si sposerà!»
Ok, qui la cosa non tornava, ricapitoliamo: lei ieri improvvisamente si era fatta mogia, e lui pensava di esserne la causa. Poi si comporta in modo impacciato, e subito dopo arrabbiata, contando anche le lacrime. E ora di cosa lo stava accusando? 
«L’ho baciata?» domandò ancora più confuso, poi riordinò le idee «Ma sei scema? Non l’ho baciata, l’ho semplicemente abbracciata! Si è vero siamo stati insieme, ma molto tempo fa!» sbraitò furioso, forse un po’ troppo. Kagome indietreggiò di un passo, non aspettandosi tanta rabbia.
Inuyasha tentò di calmarsi, immergendo una mano tra i suoi capelli, scompigliandoli appena «Senti Kagome..»
«Inuyasha» una voce fredda lo fece bloccare sul posto. Era da tanto che non sentiva quel richiamo. Lentamente si voltò, trovandosi davanti quattro persone.
«Padre..» sussurrò, mentre l’uomo si avvicinò a lui, sotto lo sguardo curioso di Kagome, che stava poco distante.
«Tesoro!» la donna dai lunghi capelli raggiunse i due, abbracciando il collo di Inuyasha. Kagome doveva ammettere, nonostante l’età, che quella signora era veramente bella «Fatti vedere. Oh, ma quanto ti sei fatto bello, e ti sei ancora alzato! Hai quasi raggiunto Sesshomaru!» continuò questa emozionata, stringendo tra le mani il viso del figlio, mentre la terza persona si avvicinò del tutto priva di enfasi.
«Fratello» disse questo glaciale, mentre Inuyasha mosse di poco il capo, ricambiando lo sguardo e il saluto. Intanto una ragazza molto più bassa e con un grosso sorriso, con addosso un vestito arancione prese parola.
«Ciao Inuyasha!» strepitò allegra, muovendo la mano. A Kagome ricordò tanto la sua amica Ayame.
«Ciao Rin..» la salutò lui privo di gioia, mentre sua madre spostò lo sguardo alle sue spalle, notando solo in quel momento una deliziosa ragazza, che osservava imbarazzata quel ritrovo familiare.
«Chi è la tua amica tesoro?» domandò con un sorriso, senza staccare i suoi occhi da lei. Inuyasha sbuffò, alzando gli occhi al cielo. Ecco che sua madre ricominciava a fare l’impicciona.
«Lei è Kagome. Una mia nuova coinquilina» spiegò velocemente, sperando che la storia finisse lì, peccato che la donna la raggiunse con due grosse falcate, mettendosi di fronte a lei, con un sorriso smagliante.
«Ma davvero? Che bello, l’ho sempre detto che quei buzzurri avevano bisogno di una presenza femminile» affermò decisa, facendo leggermente arrossire Inuyasha «Piacere di conoscerti cara, io sono Izayoi la madre di Inuyasha, mentre lui è mio marito Inu No Taisho» si presentò allegramente, indicando con la mano l’uomo simile ai due ragazzi, che ogni tanto si scambiavano un’occhiata tutt’altro che amichevole. Kagome sorrise  dolcemente, pensando che oltre ad essere bella Izayoi fosse anche molto allegra e gentile.
«Piacere di conoscerla signora» disse con un sorriso, ma lei portò la mano curata al petto.
«Cosa mi tocca sentire! Ti prego dammi del tu» la corresse immediatamente, forse con un leggero tono minaccioso, facendo divertire ancora di più Kagome. Inuyasha intanto, si portò sconsolato la mano sulla fronte. Sua madre era una causa persa.
«Io invece sono Rin, la moglie di Sesshomaru-Sama, nonché il fratello di Inu-Chan» a sentire quei nomignoli Kagome trattenne una risata, mentre i due ragazzi si bloccarono sul posto, imbarazzati. In quel momento erano veramente uguali.
«Rin, ti prego..» borbottò a bassa voce Sesshomaru, mentre Rin continuava a sorridere a Kagome, come se non le avesse detto nulla. Ormai era abituata al comportamento timido e freddo di suo marito.
«Bene, ora che abbiamo fatto le presentazioni è meglio andare. Io e Kagome abbiamo un’emergenza e..» Inuyasha tentò di dileguarsi, stringendo con una mano il piccolo bicipite di Kagome, ma naturalmente sua madre intervenne prima che lui riuscisse a finire la frase.
«Ma come, la festa è appena iniziata!» si lamentò, guardando in cagnesco il figlio «Inuyasha ti proibisco di andartene, finalmente dopo tanti anni abbiamo la possibilità di stare un po’ insieme, perché non approfittarne?» disse con un tono più dolce e malinconico.
Kagome notò il volto di Izayoi, accorgendosi che questa soffriva terribilmente; anche il padre, nonostante cercasse di nasconderlo, ma gli occhi non mentivano mai. Si staccò dalla presa di Inuyasha, mentre lui la guardò confuso.
«Inuyasha credo che sia meglio che tu stia almeno per questa sera con la tua famiglia. Da quello che ho capito non vi vedete da tanto perciò stai pure con loro, mi pare più che giusto» affermò con un sorriso deciso la ragazza, mentre Izayoi la ringraziò con lo sguardo e anche il padre di Inuyasha, anche se lei non lo vide.
«Sono lieta di avervi.. averti conosciuta Izayoi» si corresse immediatamente Kagome con un sorriso, seguito da un leggero inchino, ricambiato dalla donna «Signor Taisho..» si rivolse poi all’uomo, anche lui ricambiando con un leggero sorriso. Osservò anche i giovani sposi «Lo stesso vale anche per voi Rin e Sesshomaru» la ragazzina la salutò allegramente, mentre il giovane uomo rimase fermo, ad osservarla.
«Buon proseguimento» detto questo Kagome si allontanò il più velocemente possibile, mettendosi a sedere su degli scalini che portavano ad un piano superiore.
I piedi cominciavano a farle male, perché erano così sensibili? Maledetti tacchi. Tentò di distrarsi per non pensare al dolore quando ad un certo punto si sedette di fianco a lei qualcuno.
«Ciao Koga» gli sorrise, mentre lui fece un gesto col capo «Come procedere la serata?» domandò allegra, osservando distratta la sua lunga coda di cavallo che cadeva dietro le spalle muscolose.
Lui alzò leggermente le spalle noncurante «Non molto bene, e a te?»
«Potrebbe andare meglio..» ridacchiò, anche se era privo di allegria. In effetti quella serata peggiorava ad ogni minuto «Dove sei stato fino ad ora?» chiese, per fare un po’ di conversazione, mentre stendeva leggermente le gambe.
«In giro. Bankotsu è insieme alla sua famiglia, mentre Miroku con Sango»
Kagome piegò il capo, azzardando una domanda «Non sei stato in compagnia di Ayame?»
Koga indurì improvvisamente lo sguardo, rispondendo in modo secco e forse arrabbiato: «No!»
La ragazza si stupì dal tono che aveva usato, in effetti non era da lui. Abbassò il capo dispiaciuta ripesando che anche Ayame aveva avuto una reazione simile. In effetti non erano affari suoi però, se un suo amico era in difficoltà lei non riusciva a mettersi da parte. Iniziò a stuzzicarsi le dita delle mani, tenendole poggiate sulle cosce.
«..tu cosa pensi di me?»
Kagome, sorpresa da quella domanda improvvisa, si voltò verso Koga, lanciandogli un’occhiata interrogativa.
«Beh, sei un bel ragazzo, gentile ed educato» rispose con un sorriso. Lui annuì comunque con aria amareggiata, mantenendo il suo sguardo turchese verso il basso. 
Kagome rimase ferma, ma dopo alcuni secondi decise di pendere parola di nuovo «Perché mi hai fatto questa domanda Koga?» lui sospirò appena, aspettandosi un interrogativo simile da parte della ragazza.
«Nulla di importante..» rispose, senza guardarla «E’ che.. ogni tanto mi dimentico di esserlo» confessò tristemente. Kagome rimase interdetta, non capendo l’amico «Anzi in realtà.. non credo proprio di esserlo» continuò Koga, ricordandosi della risposta che lei gli aveva dato poco prima. 
Kagome non sapeva che dire. Sicuramente Koga in quel momento stava affrontando un qualcosa che lo turbava parecchio, ma non sapeva che cosa e come fare per aiutarlo. Abbassò lo sguardo anche lei, sperando di non essere troppo impicciona.
«..non ti va di parlarne?»
Rimasero in silenzio, senza neanche guardarsi, per vari minuti. La ragazza rimase immobile, senza muovere un muscolo, fissando le proprie mani, esattamente come il ragazzo accanto a lei. Quell’atmosfera era così pesante da toglierle il fiato. Anche il sonno cominciava a farsi risentire, e non vedeva l’ora di tornarsene a casa il più presto possibile. In quel posto si sentiva terribilmente fuori luogo.
«Ecco io..»
La voce bassa del ragazzo la fece distogliere dai suoi pensieri. Alzò lo sguardo per vedere meglio il viso del suo coinquilino. Lui continuava a mantenere la solita posizione, con gli occhi incollati su un punto impreciso del pavimento di marmo bianco.
«Ho conosciuto Ayame esattamente quando iniziò a lavorare allo Yagura» iniziò indeciso, mentre le sue mani tremarono appena «Si è subito mostrata aperta e gentile, soprattutto con me» sospirò, portandosi una mano sulla fronte e chiudendo gli occhi «Non l’ho mai apertamente ammesso, ma in poco tempo mi sono affezionato a lei e al suo comportamento unico e sincero»
Si fermò un attimo, prima di poter finire la frase, mentre Kagome, incuriosita, continuava ad ascoltarlo, senza interromperlo. 
«Un giorno però, esattamente un anno fa io, Inuyasha e la nostra squadra di basket siamo andati lì, per festeggiare una vittoria e come al solito abbiamo alzato un po’ troppo il gomito» riprese a parlare, stringendo per un attimo gli occhi, per poi riaprirli «Inuyasha, bene o male, controllava comunque le sue azioni, mentre io ero completamente andato» A sentire quelle parole Kagome sorrise appena, non immaginandosi Koga ubriaco. Ma smise immediatamente, quando il ragazzo si fece improvvisamente serio.
«Quando Ayame si avvicinò al nostro tavolo non ci vidi più..» si mise una mano sul viso, nascondendolo «Io.. ecco, non ho un’immagine chiara di quello che accadde. So solo che la portai sul retro e.. se non fosse stato per Inuyasha io..»
Kagome impallidì mentre il suo respiro si bloccò, sbarrando gli occhi terrorizzata; aveva tentato di abusare di Ayame?
«Il giorno dopo Inuyasha mi ha raccontato tutto e io mi sono sentito morire. Quando quella sera tornai al locale per chiederle scusa notai un livido sul suo braccio e sullo zigomo. L’avevo pure picchiata, ma nonostante tutto lei mi sorrise e lo fa ancora oggi, ma io.. non ce la faccio. Le ho già fatto del male e non voglio che accada d nuovo» si rigirò verso la ragazza che per tutto il tempo era rimasta zitta.
«Mi dispiace Kagome, se ora tu mi odi ti posso capire, ma credimi, io non volevo farlo!» le disse con un tono abbattuto, ma lei, a quella frase, si alterò leggermente.
«Ma cosa dici?» esclamò improvvisamente «Non provare mai più a dire una cosa del genere. Non potrei mai odiarti Koga!» portò dolcemente una mano sulla sua, stringendola decisa «E’ vero, quello che hai fatto è sbagliato e grave, ma.. questo non fa di te un cattivo ragazzo» continuò, questa volta con voce gentile.
«E poi da quello che ho visto Ayame non ti odia! Perché non le parli?» domandò, mentre a lui scappò l’ennesimo sospiro.
«Perché non voglio farla ancora soffrire»
Kagome lo guardò dispiaciuta «Mi dispiace dirtelo Koga ma.. l’hai già fatto» a quelle parole il moro si paralizzò, mentre Kagome riprese a parlare «Ayame muore per te, e ogni volta che lei tenta un approccio e tu la rifiuti le spezzi il cuore, forse molto di più rispetto a quella volta, perché lì non eri veramente in te» spiegò sicura. Quello che diceva era vero, e forse anche lui lo sapeva.
«Lei è brava a fingere. Nasconde sempre la sua sofferenza sotto quel sorriso, facendo credere a tutti di stare bene, ma non è così, secondo me non è mai stata realmente felice» la voce di Kagome era lievemente triste. Guardò dritto davanti a se, mentre lui restò a fissarla pensieroso «E neanche ora lo è, anche se dice o cerca di esserlo. Basta leggerlo nel suo sguardo sempre un po' malinconico.. come ha adesso» continuò la ragazza posando con delicatezza la mano sul suo viso, facendoglielo voltare. Koga notò immediatamente quel vestito verde che le stava d’incanto, mentre la rossa si guardava attorno spaesata, sola e.. dannatamente triste.
Il ragazzo sentì il proprio cuore scoppiare, mentre Kagome tolse la mano dalla sua guancia, guardando anche lei l’amica «Forse tu sei la persona adatta a far sì che quelle labbra si curvino verso l'alto con sincerità, che dici?» Koga non rispose; semplicemente registrò quelle parole.
Guardò per un attimo la mora e senza dire nulla si alzò di scatto, camminando nella direzione in cui stava Ayame. Kagome sorrise quando vide la rossa sobbalzare leggermente alla presenza del ragazzo. Koga si avvicinò a lei, sussurrandole qualcosa all’orecchio e senza attendere oltre la prese per mano, portandola via.
Kagome li seguì con lo sguardo, fino a quando non sparirono dalla sua vista. Portò la testa all’indietro, ridacchiando appena. Certo che era l’assistente perfetta di Cupido! Rimanendo nella solita posizione per diversi minuti decise di alzarsi, stirandosi il vestito, dato che si erano formate delle piccole pieghe. Tirò fuori dalla pochette il cellulare, guardando l’ora: erano solo le 23.46, ma era a pezzi.
Decise di andarsene da quel posto. Avrebbe salutato Kikyo e via. Iniziò a cercarla, ma non la trovava, mentre gruppi di persone parlavano allegramente tra di loro, ma non si annoiavano mai a stare lì?
«Ehiii! Kagomeeeeee!» un urlo improvviso e privo di tatto la richiamò, facendola voltare, mentre un allegro Bankotsu, abbracciato con un altro ragazzo più o meno nella sua stessa situazione la raggiunsero. In una mano teneva un drink «Vo-io presentarti ‘io fffratello!» biascicò con difficoltà, mentre Kagome ridacchiò.
Il ragazzo vicino a lui si staccò, prendendo, senza smettere di traballare, la mano della ragazza, baciandola «Lieto di conosciiierla milady! Sono Jakotsu!» si presentò, mentre Bankotsu non smetteva di ridere. Kagome rimase ad osservarli, erano completamente andati, ma almeno il ragazzo con la treccia aveva seguito il suo consiglio.
«Piacere mio. Non credete di aver esagerato ragazzi?» ipotizzò, mentre loro scossero energicamente il capo. Bankotsu si portò alle labbra il drink, mentre Jakotsu riprese a parlare.
«No, non siam-biachi» specificò, senza smettere di ridere «Siamo.. felici!» sbraitò entusiasta, portando le braccia al cielo, mentre alcuni ospiti li gelarono con lo sguardo, ma loro non se ne rendevano neanche conto. Jakotsu traballò ancora, riprendendo a parlare «Graie a te Baki mi vuoie ancora.. bene!» Kagome rimase sorpresa, non aspettandosi quel ringraziamento. Sorrise intenerita, mentre Bankotsu si avvicinò.
«Si è vero!» esclamò, abbracciando il collo del fratello, per poi guardare Kagome confuso «Per-ché ti muovi in quel modo stiiano?» chiese, portandosi un indice al mento, pensieroso. Kagome scoppiò a ridere.
«Non sono io Ban, ma tu» spiegò allegra «Sentite come pensate di tornare a casa?» domandò, non poteva mica lasciarli soli in quello stato.
«Oh.. Mami e papi ci polteano a casa, Baki staraaaai con noi. Verrro?» disse Jakotsu, osservando il fratello, che annuì allegro, stringendo la presa al collo.
«Vero!» rispose, poi senza aggiungere altro lo trascinò via, alzando in aria la mano con il bicchiere mezzo vuoto «Iaoooo!»
Kagome sorrise divertita, mentre i due ragazzi continuavano a ridere e a traballare tra le persone abbastanza sconvolte. Voltò lo sguardo sulla sua destra, notando Kikyo che chiacchierava allegramente con alcuni ospiti insieme a Naraku. Non voleva disturbarla, così decise di raggiungere l’uscita.
 
 
 

«Quella Kagome è veramente un tesoro»
Inuyasha alzò gli occhi al cielo. Sua madre non aveva smesso un attimo di parlare della ragazza, era tipo la trentesima volta che lo diceva.
«Ed è pure carina, vero Inuyasha?» continuò ancora la donna, mentre aspettava un piatto ricco d’insalata da parte del cameriere. Tutta la famiglia si era radunata al tavolo che serviva i primi e i secondi piatti, solo Inu No Taisho, qualche minuto prima, si era assentato.
Izayoi prese il piatto, mentre Inuyasha indicò al cameriere un piatto di yakitori «Te lo già detto siamo solo amici» sbuffò, scorrendo alla sua destra, mentre Izayoi sorrise, iniziando a mangiare vicino ad una colonna.
«Va bene, come vuoi» mormorò, lasciando in sospeso l’argomento e facendo tirare un sospiro di sollievo al figlio, poi si guardò attorno frustrata, portando una mano sul fianco «E ora dov’è finito quell’uomo?» sicuramente si riferiva a suo marito.
Intanto anche Inuyasha continuava a studiarsi intorno, allungando di poco il collo, anche se era molto alto c’era comunque tanta gente ed era difficile distinguere le persone.
«Cerchi la tua bella fratellino?» sussultò, mentre Sesshomaru mangiava tranquillamente il suo piatto con i suoi soliti modi calmi e ordinati. I capelli lunghi e lisci cadevano dietro le spalle, ricoprendo l’intera schiena coperta da una camicia bianca ed abbellita da una cravatta nera.
«Non rompere Sesshomaru! Tu piuttosto, tieni a bada la tua» rispose frustrato Inuyasha, indicando col mento la deliziosa fanciulla poco distante, intenta a parlare con Izayoi e altri ospiti. Quando la ragazza si voltò leggermente verso di loro e notò di essere osservata li salutò con la mano ed un sorriso a trentadue denti. Inuyasha aggrottò la fronte, mentre Sesshomaru ridacchiò. La sua piccola Rin..
«Rin sa cavarsela benissimo da sola» disse calmo. Ed era vero, ormai la ragazza si era fatta il callo di quelle formalità. All’inizio era stata dura perché era sempre stata una ragazza frizzante e dato non era di famiglia benestante non aveva idea di come ci si dovesse comportare.
La prima volta che la portò a casa fu durante una festa. Ricordò che strinse la mano energicamente, come se fosse un semplice coetaneo, al signor Takeo Fujisawa,, un cliente di loro padre, nonché proprietario dell’Honda. Quella fu la scena più imbarazzante, ma anche più divertente della sua vita.
Tornò a guardare seriamente Inuyasha, che allo stesso tempo ricambiava lo sguardo. Con un ghigno poggiò su un ripiano il piatto mezzo vuoto, portando poi le mani dentro le tasche «Sai puoi anche ingannare tua madre, ma non me» commentò freddo, studiando la reazione del fratello. Questo alzò scettico un sopracciglio.
«Cos’è, ti preoccupi dei problemi sentimentali del tuo caro fratellastro?» domandò Inuyasha, incrociando le braccia, mentre Sesshomaru chiuse in due fessure gli occhi così simili ai suoi.
Già, fratellastri. Inu No Taisho, quando era solo un giovane spensierato, si era innamorato di una ragazza magnifica, tantoché decise subito di sposarla, ma sfortunatamente era venuta a mancare pochi mesi dopo la nascita del loro primogenito; così suo padre l’aveva cresciuto da solo cercando di non fargli mancare mai nulla, ma in realtà sapeva che soffriva.
Fin da piccolo Sesshomaru si era rivelato perfetto e attento, però, e qui dovette ammettere per fortuna, tutto cambiò il giorno in cui suo padre conobbe Izayoi e finalmente Sesshomaru ebbe il privilegio di vedere un sincero sorriso di suo padre, ma soprattutto l’onore di essere fratello maggiore, peccato che i due non si fossero mai sopportati, anche se Inu No Taisho era sempre stato un uomo molto attaccato alla famiglia.
«Mai fatto e mai lo farò. E smettila di usare quell’appellativo, lo sai che nostro padre non lo accetta, altrimenti sarei il primo a farlo» lo minacciò.
Inuyasha sbuffò. Quando Sesshomaru faceva il santarellino gli veniva una voglia matta di strozzarlo «Chiedo scusa figlio perfetto, ma sai non sono come te io» sputò, guardando da un’altra parte.
«Piantala di fare il bambino Inuyasha» Sesshomaru era rimasto fermo, mentre il fratello tornò a guardarlo con sfida.
«E tu di farmi la morale, ormai anch’io sono un uomo, anche se nostro padre non l’ha ancora capito..» l’ultima frase l’aveva detta in un sussurro, perché ripeterlo ad alta voce, più che farlo infuriare, gli faceva male.
«..che vive in una casa comprata dai soldi del proprio paparino insieme ad altri ragazzi incompetenti e nullafacenti» Sesshomaru continuava a guardarlo serio, incrociando anche lui le braccia, pronto a ricevere la furia di suo fratello. Questo infatti diventò rosso di rabbia.
«Io non gli ho mai chiesto niente, e non ti azzardare ad offendere i miei amici Sesshomaru!»
«E te nostro padre!» rispose a tono, avvinandosi al suo viso così simile, ma allo stesso tempo, diverso dal suo «Sei così cieco e stupido.. quando inizierai ad aprire gli occhi?»
Anche se non andavano d’accordo a lui non era andato tanto a genio la scelta di Inuyasha, semplicemente perché vide di nuovo il volto ferito di quell’uomo che l’aveva cresciuto con tutto l’amore possibile, peccato che suo fratello non se ne fosse neppure accorto. Quello stupito.
«Di che stai parlando?» domandò infatti confuso il minore, corrugando la fronte.
Sesshomaru scosse lentamente il capo «Lascia perdere. Comunque, anche se va contro la mia politica, vorrei darti un consiglio» aggiunse subito, per poi riafferrare il piatto.
«Su forza, illuminami maestro» esclamò ironico Inuyasha, allargando le braccia, mentre Sesshomaru trattenne un ringhio di rabbia.
«Non farti scappare quella donna» disse in fretta e furia, guardando, forse imbarazzato, da un’altra parte.
«Parli di Kagome?» domandò confuso Inuyasha.
«In lei ci vedo molto Rin..» disse seriamente il maggiore, che era tornato a guardare quella piccola creatura che in qualche modo aveva scaldato il suo gelido cuore. La sua dolce Rin era così pura e innocente.. e quelle sensazioni le aveva percepite anche da quella ragazza.
«Non fare niente di stupido fratellino» disse ancora e senza degnarlo neanche di uno sguardo raggiunse la fanciulla col vestito arancione, posandole un lieve bacio sulle labbra, mentre lei strinse emozionata con entrambe le mani quella grande e calda di lui.
Inuyasha rimase a guardarli stupito, sia per il gesto romantico appena visto in diretta da parte del fratello che per le ultime frasi dette. A lui era piaciuta Kagome? Sorrise.. quella ragazza era talmente speciale da aver fatto breccia anche nel cuore di Sesshomaru in pochissimi minuti, dove fino a quel momento c’era riuscita solo Rin.
Ad un certo punto quei pensieri furono rotti da sua madre, che afferrò con forza il suo braccio «Inuyasha guarda! C’è la famiglia Kobayashi, forza andiamo a salutarli!» esclamò entusiasta, mentre lui sbuffò, non prima di aver guardato con un’ultima occhiata Sesshomaru, che allo stesso tempo ricambiò.
Per la prima volta nella sua vita, Inuyasha gli regalò in timido sorriso.
“Grazie fratello”
 
 
 

Una volta raggiunta la porta, Kagome iniziò a scendere le scale, dato che l’ascensore era occupato, ma una voce attirò la sua attenzione.
«Sta andando via?» Kagome si bloccò di colpo, notando solo in quel momento che aveva superato un uomo che se ne stava seduto sul primo gradito, con la cravatta leggermente sciolta e un bicchiere in mano. Sembrava parecchio abbattuto.
«Oh, salve signor Taisho» mormorò con un sorriso «Ecco io.. si» rispose imbarazzata, dato che era stata colta sul fatto.
«E’ un po’ pericoloso andare in giro da sola a quest’ora» continuò, guardandola appena, svuotando poi il bicchiere, ma senza lasciarlo.
«Non si preoccupi, chiamerò un taxi» lo rassicurò lei, pronta ad andarsene, ma quando i suoi occhi scuri osservarono il volto dell'uomo abbassato e privo di gioia si avvicinò insicura, salendo uno scalino «C’è qualcosa che non va signore?» domandò incerta.
Ora che l’osservava bene era veramente la copia sputata di Inuyasha, come Sesshomaru del resto. Lunghi capelli d’argento legati da una coda e occhi ambra. La carnagione era leggermente più scura, ma nonostante l’età era comunque affascinante.
L’uomo iniziò a giocare col bicchiere vuoto, muovendo il ghiaccio rimasto «Inuyasha mi odia..» sussurrò con voce affranta. Kagome sbatté diverse volte gli occhi, pensando di aver capito male.
«Mi scusi?»
Il signor Taisho chiuse gli occhi, tirando un sospiro «Mio figlio non vuole avere niente a che fare con me» spiegò l’uomo «Ho fallito come padre» quelle parole fecero ricordare a Kagome sua madre due mesi prima, quando erano in camera sua. Le si strinse il cuore; si mise a sedere anche lei, vicino a lui, guardandolo dispiaciuta.
«Il mio unico obbiettivo era quello di renderlo felice e pensavo di riuscirci, così come ho fatto con suo fratello, ma non ce l’ho fatta» continuò, come se in quel momento stesse sfogando tutto quel dolore dopo troppo tempo «Quando se ne è andato di casa sua madre ha sofferto molto, solo per colpa mia. Pensavo di riuscire a farmi perdonare comprandogli quella casa, ma non è servito»
Kagome distolse lo sguardo, pensando alle sue parole. Davvero Inuyasha odiava suo padre?
«Io voglio solo.. che mio figlio sia felice» Kagome riportò la sua attenzione su di lui, mentre questo strinse con forza il bicchiere con la mano e la mandibola si irrigidì.
Kagome piegò lievemente il capo e senza pensarci prese parola «Cosa le fa credere che non lo sia?» l’uomo accanto a lei aprì gli occhi, osservandola, mentre la ragazza continuò «Fa un lavoro che gli piace, ha ottimi amici, una casa.. non contano queste cose?»
Inu No Taisho sgranò lievemente gli occhi, ma senza dire nulla. Kagome sorrise lievemente, poggiando i gomiti sul gradino dietro di lei.
«Sa mio padre è morto un mese dopo che era nato mio fratello» sorrise malinconica, posando l’indice sulla tempia «Avevo solo quattordici anni, ma è ancora qui, nella mia mente. Ricordo che due giorni prima lui aveva una riunione importante a lavoro, ma mi aveva comunque promesso di venire a vedere alla recita scolastica al quale tenevo tanto»
Il padre di Inuyasha rimase in silenzio, ascoltando attento. 
«Ma lui non venne e mi arrabbiai tantissimo e nonostante lui si fosse scusato tante volte io gli tenni il muso» Kagome sospirò appena, mentre un lieve dolore ormai conosciuto si fece strada nel suo petto, ma non ci badò.
«Quando venne a mancare mi sentii terribilmente in colpa, perché ho ripensato a tutte quelle cose che avrei voluto dirgli ma che non ho potuto fare, in particolar modo che in realtà l’avevo già perdonato» non appena finito di parlare, lei si girò di nuovo verso di lui, sorridendogli appena. Il signor Taisho, che la guardava in maniera seria, non disse nulla. In quel momento le ricordò il fratello più grande di Inuyasha, Sesshomaru, anche se l’aveva visto per pochi minuti.
«Perciò credo che lei non si debba scoraggiare! Provi a parlargli perché da quello che ho visto vuole molto bene a Inuyasha e spera solo che abbia una vita serena» spiegò Kagome «E io sono sicura che anche lui le vuole bene, solo che ogni tanto, vi dimenticate di dirvelo»
L’uomo guardò dritto davanti a se, riflettendo su quelle parole, ma Kagome continuò ancora «La prego lo faccia. Non voglio che commettiate il mio stesso errore..» detto questo la ragazza si alzò, stirandosi il vestito.
«Forse è meglio che vada, inizio ad essere stanca» disse, stiracchiandosi «Buonanotte signor Taisho» iniziò a scendere le scale lentamente, ma per la terza volta la voce di lui la fece fermare. Si voltò a guardarlo. Si era alzato.. e le sorrideva.
Riconoscente. Timorosamente. Amabilmente.
Kagome ricambiò, per poi riprendere a scendere le scale, mentre il signor Taisho entrò in fretta e furia dentro la sala, cercando con lo sguardo suo figlio. Lo notò poco distante; anche lui sembrava alla ricerca di qualcosa. Lo raggiunse velocemente, mandando al diavolo la formalità, osservandolo con uno sguardo serio.
«Inuyasha» il ragazzo si voltò verso di lui, non aspettandosi la sua presenza.
«Padre..» mormorò, ma si risvegliò subito, scuotendo il capo frettolosamente «Scusa, ma ora non ho tempo, mi sono appena liberato della mamma. Hai visto Kagome?» gli domandò e per sua immensa gioia annuì.
«Si. E’ appena uscita»
Il ragazzo si bloccò sul posto, osservandolo truce «E tu l’hai lasciata andare da sola?» esclamò adirato. Scosse il capo, superandolo, con l’intenzione di raggiungerla, ma la presa ferrea sul braccio lo fermò.
«Aspetta Inuyasha» continuò l’uomo, mentre Inuyasha sbuffò «.. io sono fiero di te»
Sgranò lievemente gli occhi, non aspettandosi quella frase. Si voltò verso di lui, mentre lo lasciava lentamente «Come?» sussurrò.
«Da quando tu hai deciso di andartene e di seguire il tuo sogno, sono sempre stato orgoglioso, ma il mio timore più grande era che tu non ce la facessi. Ma mi sbagliavo» Inuyasha era sconvolto, e ora che gli prendeva? Perché gli parlava in quel modo, non l’aveva mai fatto.. neanche con Sesshomaru.
Suo padre abbassò il capo, chiudendo gli occhi «Ti voglio bene Inuyasha» ammise, forse timidamente «Ti prego, dopo stasera non sparire di nuovo, tua madre ne soffrirebbe.. io ne soffrirei. So che mi odi però..» disse insicuro, senza guardalo perché non sapeva più cosa dire.
Inuyasha a quelle parole ghignò appena, mettendosi in difficoltà una mano tra i capelli «Io non ti odio papà» disse Inuyasha, utilizzando quell’appellativo dopo tanto tempo «Non potrei mai farlo. Siete sempre nei miei pensieri, ogni giorno.. e anch’io ti voglio bene»
Entrambi rimasero fermi ad osservarsi. Erano così uguali, l’unica cosa che li distingueva era l’età. Inu No Taisho osservò gli occhi del figlio, leggendo la verità delle sue parole appena pronunciate. Quella ragazza aveva ragione.
«Kagome ti piace molto vero?» domandò sicuro, mentre Inuyasha, non troppo sorpreso annuì; suo padre era sempre stato un ottimo osservatore «Anche a me..» ammise l’uomo, sorridendogli appena, quando tornò a guardarlo «..e credo che sia una brava ragazza»
Inuyasha sorrise, correggendolo «Non crederlo, perché lo è»
Suo padre annuì, posandogli una mano sulla spalla «Su vai da lei, ma prima.. devo dirti una cosa»
Inuyasha si fece attento.
 
 
 

Kagome infilò le chiavi dentro la serratura per poi aprire la porta. Strano, non era chiusa a chiave. Una volta entrata si tolse immediatamente i tacchi, permettendo così ai piedi di tirare un sospiro di sollievo. Si sciolse la piccola crocchia, liberando quei pochi capelli legati. Aveva un sonno tremendo.
Alzò la mano per accendere l’interruttore, ma in quel momento notò che in cucina la luce era accesa. Oh cavolo, c’erano dei ladri? In effetti la porta non era chiusa a chiave, forse l’avevano scassata. Si guardò attorno nel panico, prendendo la prima cosa che trovò; l’ombrello. Poggiò i tacchi per terra e, cercando di fare il meno rumore possibile, si avvicinò quatta.
Poggiò la schiena sulla parete, mentre dalla cucina non usciva nessuno suono. Prese un enorme respiro e alzando sulla testa con entrambe le mani la sua arma entrò sicura con un urlo. In quel momento anche Miroku urlò contemporaneamente nel panico. Sicuramente con quell’uscita avevano svegliato tutta la palazzina.
«Kagome ma che stai facendo?! Mi hai fatto venire un colpo!» sbraitò Miroku, portandosi un mano sul cuore, mentre Kagome tirò un sospiro di sollievo, abbassando l’oggetto rimasto in aria.
«Scusami! Pensavo ci fossero dei ladri» disse con un sospiro, portandosi una mano sulla fronte leggermente sudata, forse per via della tensione accumulata.
Miroku ridacchiò divertito «Si, perché i ladri rubano in cucina» disse, prendendola in giro.
Anche Kagome si mise a ridere. Le sue battute erano completamente diverse da quelle di Inuyasha, lui non faceva altro che innervosirla «Mi dispiace. Da quanto sei tornato?» domandò con un sorriso, poggiando l’ombrello sul tavolo.
«Da un bel po’» rispose il ragazzo, grattandosi la nuca. Kagome annuì notando solo in quel momento che Miroku, seduto sulla sedia, era in mutande.
«Miroku, va bene che ormai mi sono abituata ai vostri modi, ma ti prego, potresti almeno metterti dei pantaloni?» disse paonazza, portandosi le mani davanti agli occhi, per vedere il meno possibile quello che madre natura gli aveva donato.
«Non posso» mormorò appena il ragazzo «C’è Sango in camera mia e sta dormendo, sperando che le nostre urla non l’abbiano svegliata» spiegò con un sorriso.
«Non credo, altrimenti sarebbe già uscita allarmata» in effetti, da quello che aveva capito, Sango era una ragazza abbastanza estroversa e forte. Se avesse sentito veramente le loro grida sarebbe uscita dalla stanza, anche nuda, pur di capire cosa fosse successo.
Si portò una mano sullo stomaco, costatando che durante la festa aveva mangiato solo una fetta di torta e la pancia reclamava ancora cibo «Hai per caso fame?»
Miroku annuì, alzando le spalle «Un po’»
«Perfetto anch’io, ti va bene se preparo dei pancake?» gli chiese con un grosso sorriso e senza attendere risposta, aprì la credenza, tirando fuori tutti gli ingredienti necessari.
«Panc-che?» domandò confuso, forse alzando un po’ troppo la voce, mentre Kagome prese due ciotole grandi.
«Sono delle specie di frittelle americane» spiegò allegra, prendendo due uova e dividendo il tuorlo, versandolo dentro il contenitore arancione e mettendo poi l'albume in un altro verde.
«Certo che tu vai pazza per questa roba grassa e americana eh?» in effetti era vero, doveva ammetterlo, ma che poteva farci? Era troppo buona e sicuramente, dopo aver assaggiato una delle sue specialità, avrebbe sicuramente cambiato idea.
Senza pesare lo zucchero, lo mise nel contenitore arancione, insieme al burro che aveva sciolto dentro un pentolino col fuoco basso. Era talmente concentrata che non si accorse che Miroku si era improvvisamente innervosito, stuzzicandosi le dita delle mani.
«Sai Kagome stasera.. è stata la mia prima volta con Sango» ammise improvvisamente. Kagome, che teneva in mano la busta della farina, la poggiò sul ripiano, voltandosi verso di lui.
«Come? Ma se vai ogni giorno sia con lei che con altre ragazze! Non eri mica vergine!»
Miroku strabuzzò gli occhi, rimanendo impalato come un baccalà. Lui vergine? Scherzava? «Ma che hai capito! Intendevo dire che è stata la prima volta.. che ho fatto l’amore» concluse in un sussurro, abbassando imbarazzato il capo «Alla festa ci stavamo annoiando così siamo rientrati a casa, ma non volevo che la storia si ripetesse. E’ da parecchio tempo che ho capito di amarla, per questo volevo sfruttare questa occasione per dichiararmi a lei e beh.. credo sia andata bene»
Kagome, a sentire quelle parole, le si illuminarono gli occhi, emozionata «E’ fantastico Miroku, sono felicissima per te! Quindi inizierai a mettere la testa a posto?» ridacchiò divertita, versando un po’ di farina insieme allo zucchero, iniziando a mescolare il tutto, mescendo ogni tanto del latte fresco.
«Per lei farei di tutto» disse serio e deciso il ragazzo, poi guardò la sua coinquilina, che le deva le spalle. Il vestito che indossava era molto carino e metteva in evidenzia le sue leggere forme, completamente opposte a quelle di Sango «Posso continuare però a palparti il culo?»
Kagome si voltò di scatto, rossa come un peperone, mentre Miroku ridacchiò, alzando le mani innocentemente «Scherzavo»
Kagome scosse il capo divertita; era sempre il solito. Dopo aver preparato l’impasto montò la chiara unendo poi tutti gli ingredienti in un’unica ciotola. Il composto era giallastro e liquido, ma allo stesso tempo denso e appiccicoso. Perfetto!
Prese una pentola, mettendola sul fuoco e una volta scaldata iniziò a preparare quelle pietanze rotonde. Una volta finito tutto il composto spense il fuoco e si girò, mentre nell'aria si diffondeva un profumo caldo e dolcissimo che faceva venire l'acquolina in bocca ad entrambi i ragazzi. Ne mise in due piatti diversi, per poi sedersi di fronte a Miroku, porgendogli la sua porzione.
Kagome iniziò a mangiarle subito, mentre lui, ancora titubante, osservava quella strana roba gialla. Ne staccò un pezzo, e dopo un attimo di esitazione lo assaggiò.
«Allora?» chiese ansiosa Kagome, mangiando un’altra fetta, mentre Miroku la guardò estasiato.
«E’ la cosa più buona che abbia mai mangiato!» esclamò euforico, iniziando ad abbuffarsi, ricordandogli per un attimo Bankotsu.
«Te l’avevo detto!» ridacchiò divertita.
Rimasero a parlare per altri dieci minuti, ridendo e scherzando. Una volta finita la sua porzione Kagome prese entrambi i piatti, poggiandoli dentro l’acquaio, insieme alle ciotole. Le avrebbe sistemate domani, ora era troppo stanca.
«Io vado a letto Miroku» lo salutò la ragazza, poggiando una mano sulla sua spalla, mentre lui annuì.
«Tranquilla, tra poco andrò anch’io» la ragazza gli sorrise un’ultima volta prima di uscire dalla stanza, lasciandolo solo. Non vedeva l’ora di tornare a letto e abbracciare il corpo nudo e perfetto di Sango, quella notte era stata speciale e doveva continuare ad esserla. Si alzò poco dopo anche lui, con un sorriso ebete sulla faccia. Spense la luce della cucina e contemporaneamente accese quella del salotto, quando ad un certo punto la porta d’ingresso si aprì con furia.
«Ehi Inuyasha» lo salutò il ragazzo col codino, mentre questo lo guardò , aveva il fiatone e le guance arrossate, sembrava avesse corso come un pazzo.
«Ciao Miroku. C’è Kagome?» domandò in fretta e non poco preoccupato, mentre l’amico gli sorrise, indicando con la testa il corridoio.
«Si, è andata proprio ora a letto, perché?» piegò il capo, incuriosito, mentre Inuyasha a quelle parole tirò un sospiro di sollievo, ma allo stesso tempo si maledisse, per non aver fatto prima. Maledetta vecchiaccia che all’una di notte chiedeva una mano per attraversare la strada priva di macchine.
«No niente.. ero preoccupato perché era andata via da sola» mentì, anche se in realtà da una parte era vero. Quella incosciente era tornata per conto suo, nonostante la città fosse pericolosa a quell’ora.
«Tranquillo, è una ragazza in gamba. Ah! Quando puoi chiedile di prepararti dei pancache o come si chiamano, sono pazzeschi!» esclamò entusiasta Miroku, dandogli una pacca sulle spalle «Buonanotte amico!» senza attendere risposta imboccò il corridoio, mentre Inuyasha abbassò il capo.
«Notte» mormorò appena, raggiungendo anche lui la sua camera, non prima di aver lanciato un’occhiata alla porta chiusa della soffitta.
Doveva parlarle il prima possibile.





Angolo autrice:

Finalmente ce l'ho fatta! Chiedo umilmente perdono, ma gli impegni cominciano a farsi sentire e il tempo a disposizione diminuisce ogni giorno T.T
Che dire.. finalmente sono entrati in scena gli ultimi personaggi rimasti: la famiglia Taisho! Compreso il grande e sommo Sesshomaru (per la gioia di  Sara xD). Lo ammetto: per me non è stato molto facile scrivere la parte dedicata a lui e Inuyasha, anche perché all'inizio non c'era, l'ho aggiunta solamente ieri^^' Non sono molto abituata a trattare con questo personaggio, quindi spero di non aver miseramente fallito >.<
Mentre Koga e Ayame eheh, ve l'aspettavate? Il discorso tra Kagome e Koga l'ho scritto praticamente in cinque minuti, avevo in testa un'idea, poi iniziando a scrivere mi è uscito questo, boh la mia mente è strana, non è la prima volta che succede xD
E infine Miroku e Sango.. la parte in cui Miroku rivela i suoi sentimenti l'ho diciamo 'rubata' dal mio migliore amico (lo stesso che convive con altri ragazzi, si xD). E' praticamente una scena reale che è successa davvero tra noi due, perciò ho deciso di dedicare la parte finale del capitolo a lui♥ 
Bene, detto questo annuncio che il prossimo capitolo sarà l'ultimo, spero che per voi non sia un dramma ahah. Sicuramente la mia magnifica beta Miyu87, che naturalmente ringrazio con tutto il cuore, sarà più che contenta dato che non dovrà più sopportare le mie noie xP
Un bacione a tutti ragazzi e buona Domenica, ci sentiamo presto, o almeno spero xD
Marty♥
 
  
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