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Autore: Kamelye    24/10/2016    2 recensioni
Luce e Oscurità. Vita e Morte. Estate e Inverno. Facce della stessa medaglia.
L'ombra non può mai perire, finchè ci sarà un ultimo barlume di luce. E più fulgida è la Vita, tanto più totale è la Morte. Ma dopo la fine, c'è sempre un Inizio.
Tre anni dopo la sconfitta di Pitch Black, un'ombra nuova sta per oscurare la luce della Luna. Un potere più grande anche dei Cinque Guadiani. In loro aiuto, verrà invocata un'altra Immortale, antica quanto la Luna stessa, ormai dimenticata.
Un sussurro, sulle labbra dell'Ultima Luce: Solstyce, il Solstizio D'Estate.
Tra scontri, vecchi nemici e nuovi sentimenti, i Guardiani si troveranno a combattere la battaglia più grande.
Perchè la Paura non può sparire, finchè ci sarà un solo cuore che batte sulla Terra.-
JackXNuovo Personaggio
[Ogni capitolo della storia è stato revisionato e corretto. EPILOGO PUBBLICATO!]
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Cinque Guardiani, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rise of the Guardians: Eclipsed

Chapter Twelfth; The Final Act, Part 2





“Non è possibile…" sussurrò Jack. 

Solstyce, invece, sorrise; 

“E' da tanto che non ci si vede.” Disse la ragazza, avvicinandosi all'uomo. Quello le andò incontro con uno sguardo così amorevole da scioglierle il cuore e farle pungere gli occhi dalle lacrime.

“Mia cara, non sai quanto mi sei mancata in questi anni” disse, accarezzandole il viso. Solstyce sorrise, mentre una piccola lacrima le scendeva lungo la guancia, asciugata prontamente dall'uomo.

“Mi dispiace tanto... L'ultima volta che sono stata qui ero accecata dall'odio e dalla rabbia, e ti ho detto delle cose davvero terribili…” disse la ragazza scuotendo la testa. 

“Non temere, mia cara, non temere.” rispose Manny. “Compresi perfettamente il tuo dolore. Non crucciarti oltre.” concluse sorridendo, sollevando il viso della ragazza con le dita. 

Poi si girò verso Jack, ancora con la bocca increspata in un sorriso: 

“E tu, ragazzo mio! E' un piacere vederti!” Disse, allargando le braccia. Subito si allontanò dallo Spirito dell'Estate per avvicinarsi al ragazzo con un passo un po' traballante che fece ondeggiare l'unico ciuffo di capelli che rimaneva sulla sua testa perfettamente tonda. L'Uomo della Luna lo raggiunse in fretta e lo strinse in un abbraccio d'acciaio. Istintivamente, Jack chiuse gli occhi e si godette quel calore paterno, ma il suo sorriso si adombrò in fretta. 

“Cosa ti turba, figliolo?” chiese Manny, con una sfumatura decisamente preoccupata nella voce. 

Jack abbassò lo sguardo. 

“Io…" si grattò la testa, imbarazzato “E' tutta colpa mia se è successo tutto questo... E ora? cosa succederà?! E Jamie? Dov’è? Gli altri sono ancora con Hanwi!” Disse guardandosi intorno. 

Il viso di Tsar Lunar si adombrò e scosse la testa. 

“Non temere per il nostro piccolo amico, Jack. E’ al sicuro, mandato a casa e protetto dalla mia magia. Gli altri Guardiani stanno arrivando: la battaglia finale si combatterà qui.” disse. 

Poi, come aveva fatto con Solstyce poco prima, gli prese il mento con le dita; “Non è colpa tua, ragazzo mio, per tutto questo. Anzi, è solo mia.”

Lo spirito dell'Inverno fece un'espressione interrogativa, seguito da Solstyce, che si era avvicinata per sentire meglio. L'uomo della Luna sospirò. 

“Scommetto che vorreste ascoltare la storia, non è così?” disse con un mezzo sorriso nella speranza che i due ragazzi negassero, ma così non fu; anzi, annuirono con insistenza, un po' preoccupati.

Sconfitto, l’uomo sospirò. 

“Allora dovremmo sbrigarci - disse - non ci rimane molto tempo. Dovete sapere, che prima dell'ascesa di voi Guardiani, l'Oscurità era sempre presente nel cuore delle persone, ma riuscivo a tenerla a bada. Nonostante fosse un'esistenza solitaria, qui sulla Luna, il tempo scorreva tranquillo. 

Poi, un giorno, accadde qualcosa che mai sarebbe dovuta accadere. Osservavo placidamente un'esotica parte di mondo, quando lo sguardo mi cadde su una donna. La sua figura era rischiarata dalla luce della mia Luna… passeggiava in riva al mare e oh, era così bella... Così, scesi nel mondo degli uomini.

A ripensarci, mai avrei dovuto farlo... Il cuore di lei era così puro da riuscire a vedermi e credere in me. Furono giorni felici, quelli, ma evidentemente il destino non aveva in serbo qualcosa di altrettanto felice, per noi. Io ero uno Spirito e lei, per quanto speciale, un'umana. Per me il tempo non scorrerà mai, mentre il suo scorreva troppo veloce, e scivolò via come sabbia tra le dita, finchè non scomparve.”

Solstyce si portò una mano alla bocca, Jack era rimasto senza fiato. 

Il poco tempo che aveva passato senza la ragazza lo aveva gettato in una disperazione totale. Non riusciva neanche a concepire come potesse essere stata la vita di Manny.

Un'intera vita immortale, da passare nella completa solitudine... 

Certo, lui aveva vissuto in solitudine, ma 'solo' per trecento anni. Poi, ringraziando il cielo, si era unito ai Guardiani, aveva incontrato Solstyce, ma... Ancora tremava al pensiero di quanto bui fossero stati quei giorni. D'istinto, i due spiriti si presero la mano cercando conforto l'uno dall'altra. 

Lei, distratta dalla stretta, riemerse dai suoi altrettanto cupi pensieri e ringraziò il ragazzo con un sorriso.

“Come potete immaginare, caddi in uno stato di totale disperazione, trascurando i miei doveri. Quando uno spirito ama, tende a farlo una volta e per sempre.” riprese Tzar Lunar, appoggiando una mano sullo spadone che pendeva nel fodero al suo fianco come se fosse un'ancora di salvezza. Chiuse gli occhi. 

“A causa mia, l'umanità fu preda dell'Oscurità. Dilaniato dal dolore e dal senso di colpa, presi una decisione drastica: decisi di eliminare dalla mia anima ogni sentimento negativo, come il dolore, la paura, l'odio... Scinderli letteralmente da me. Feci tutto questo per puro egoismo, perchè non volevo soffrire. 

Così, ricorrendo ad un antico sortilegio, lo feci. Strappai a forza l'oscurità che era in me! E così nacque Hanwi, il lato Oscuro della mia anima. Fu ovviamente un errore madornale, ma quando mi riscossi, oramai era troppo tardi. I bambini non credevano più nel Bene, e guardavano al futuro come un baratro senza ritorno. Non potevo farcela da solo.”

A questo punto si interruppe per sorridere, guardando con amore infinito i due spiriti che lo ascoltavano. 

“Così, nei secoli, scelsi delle anime che conservavano nei loro cuori una scintilla della Luce originaria, e queste anime divennero Spiriti che mi aiutarono a gestire le correnti del mondo. Di questi, i più forti vennero insigniti del ruolo di Guardiani, per proteggere i bambini come avrei dovuto fare io.” concluse, riprendendo a sorridere. 

All'improvviso, Solstice avvertì una sensazione strana. Come se una piccola scheggia di ghiaccio l'avesse colpita.

Avrebbe riconosciuto quel freddo tra mille. 

Presa dal panico, si girò e deglutì a vuoto. 

Jack seguì il suo sguardo, e istintivamente si mise davanti a lei per proteggerla. La Luce che li circondava stava lentamente finendo fagocitata dall'Oscurità. 

"Ma che…” disse, guardando Manny. Senza neanche accorgersene, il bastone ricurvo già gli scintillava in mano.

Il viso dell'Uomo nella Luna si adombrò, ed estrasse lentamente lo spadone.

“E' Hanwi. -disse - Sta arrivando.”

Solstyce, che si era riscossa, evocò la spada katana. Istintivamente portò la mano all’acchiappasogni che tempo prima si era legata al passante dei pantaloni.

Non fece caso al fatto che alla piuma e alla ciocca di pelo d’orso se ne fosse aggiunta una di pelo grigio, ma Jack, che l’aveva vista muoversi, sì.

Un'ondata di ansia lo colse, ricordandosi del sogno di Hinan. 

“Le piume sono solo tre, e ormai non abbiamo più tempo!” Pensò terrorizzato. 

Guardò Solstyce, ora combattiva e sicura di sé, ignara delle preoccupazioni delle sue preoccupazioni. 

Ormai è troppo tardi per pensarci” si disse ragazzo, stringendo convulsamente il bastone ricurvo. 



Non ci fu alcun boato, ne rumore. 

Di colpo, comparve un buco nero che sembrò risucchiare tutta la luce circostante. Un battito di ciglia, ed eccolo li, Hanwi, con un sorriso di pura ferocia stampato sul volto e accompagnato da nientepopodimeno che dal Re degli Incubi. 

“Ma quello è Pitch!!” disse Jack, incredulo. Guardò Solstyce in cerca di risposte, ma la ragazza era senza parole quanto lui. 

“Guardate i suoi occhi…” gli venne in aiuto Manny.

I due eseguirono e capirono: era solo un corpo vuoto manovrato dalla magia di Hanwi.  

Quello rise con una cattiveria da far gelare il sangue, e Solstyce sobbalzò. Lo spirito Oscuro estrasse il lungo fioretto, per poi allargare le braccia come se stesse incontrando un vecchio amico. 

“Buonasera, Paparino!” disse, quasi gridando;

“Da quanto tempo non ci si vede! Trecento anni, eh! Non mi trovi cresciuto?” lo schernì. 

“Hai ragione,” rispose Manny “Anche se avrei preferito non rivederti affatto.”  

Hanwi mise su una falsa espressione dispiaciuta, battendosi il petto con un pugno. 

“Oh, ma così mi ferisci! E io che ti avevo fatto il favore di portare i tuoi amichetti!” sogghignò. Con un gesto della mano, in un lampo nero apparvero gli altri Guardiani, che furono scaraventati verso Jack e Solstyce. 

“NO!” gridò la ragazza, pronta ad usare la magia per arrestare la caduta. Tuttavia suoi compagni si bloccarono a mezz'aria, per poi atterrare con delicatezza; 

Si guardarono intorno, confusi ma vivi e vegeti. 

Manny le fece un occhiolino e a Solstyce sembrò che le ginocchia cedessero per il sollievo. 

Corsero tutti da lei, abbracciandola e facendole una ramanzina dopo l’altra. 

Tuttavia un attacco a sorpresa gli fece ricordare dov’erano: una gigantesca falce nera si abbattè su di loro e solo gli sforzi congiunti di tutti e sei riuscirono a deviare la lama. 

“Non è possibile!” Esclamò il coniglio di Pasqua, “E’ diventato ancora più forte di prima!”. 

“Ora basta.” Ringhiò Solstyce. Il bastone bianco che aveva evocato per difendersi tornò energia liquida e si sdoppiò, solidificandosi in due spade a doppio filo; “Facciamola finita!” Disse decisa. I Guardiani la circondarono, pronti a combattere. 

“Addosso!” Gridò Nord, e la vera battaglia battaglia finale ebbe inizio. 

Con un grido, i sei si gettarono contemporaneamente contro lo spirito della Paura mentre Tsar Lunar incrociava le lame con Hanwi. 

I Guardiani assediavano Pitch da ogni direzione e lui si difendeva rinchiudendosi in una cupola di energia nera che usava anche per contrattaccare. 

Dopo qualche minuto di combattimento serrato, tuttavia, fu chiaro a tutti che si trovavano in una situazione di perfetto stallo. 

Le forze dei Guardiani e di Pitch si equivalevano perfettamente e nessuna delle due parti riusciva a prendere il sopravvento sull’altra, ma Jack notò qualcosa che stava sfuggendo ai suoi compagni: l’Oscurità evocata dall’eclissi li aveva circondati e lo spicchio di luce dove stavano combattendo si riduceva a vista d’occhio. 

“L’Oscurità sta aumentando sempre di più! Dobbiamo sbrigarci, ora che abbiamo ancora la forza di batterlo!” Gridò ai Guardiani. 

Non l’avesse mai detto. 

Hanwi sorrise sotto i baffi e parando l’ennesimo assalto di Tsar Lunar, allungò una mano, liberando il suo potere. 

Dall’Oscurità che li circondava fece capolino un’orda di Hanwi-hen. 

“Ha!” Esplose Tsar Lunar: “credevi che non me lo aspettassi? Anche io ho un asso nella manica”. disse, illuminandosi come una stella. 


All’improvviso, Solstyce sentì un brivido correrle per tutta la schiena, completamente diverso da quello che l'arrivo di Hanwi le aveva provocato.

“Non è possibile.” Pensò. Per un attimo, solo per un attimo, le era sembrato di percepire la presenza di sua sorella. “Non è possibile", ripetè a se stessa, bloccandosi sul posto. 

“Attenta!” Le gridò qualcuno, ma lei non riusciva a muoversi. 

Un laccio nero stava per colpirla, quando uno spesso muro di ghiaccio si frappose tra lei e l’attacco di Pitch.

Quello poi esplose, inchiodando lo spirito della Paura a terra con numerose schegge grosse quanto una persona.   

“Beh? Che fai, il pesce lesso?”

Solstyce si sentì mancare; nello sconvolgimento notò che i Guardiani fissavano a bocca aperta un punto alle sue spalle. 

Si girò di scatto e il suo stomaco precipitò; non riuscì a trattenere un grido, portandosi le mani alla bocca, sconvolta.

“Hina…” disse con un sussurro strozzato. 

La ragazza sorrise così tanto che sembrava potesse esplodere dalla felicità. Solstyce fece qualche passo verso di lei, allungò un braccio e la toccò, stupendosi di trovarla solida sotto la sua mano. 

Il mondo era fermo intorno a lei, non c'era una battaglia imminente, non si stavano decidendo le sorti dell'umanità, non c'era niente oltre gli occhi di sua sorella che le restituivano lo sguardo. 

Non si fermò a chiedersi il come, o il perchè. Semplicemente si slanciò e la abbracciò fino a sentire le costole scricchiolare, quasi urlando di nuovo quando sentì la sorella rispondere all'abbraccio. 

Passarono solo una manciata di secondi, che a Solstyce sembrarono ancora di meno, in cui l'unica cosa che riusciva a percepire era quel freddo così familiare e le braccia di sua sorella che la stringevano. 

Durò troppo poco. 

Il re degli Incubi si stava rialzando e gli Hanwi-hen, bloccati dalla luce che aveva portato Hinan, stavano ricominciando ad avanzare, ma Jack, Dentolina, Aster, Nord e Sandy sembravano più determinati che mai, mentre gridavano felici alla vista di Hinan. Tsar Lunar fece l'occhiolino a Solstyce:

“Piaciuto il regalo? So che è temporaneo, ma qui posso farlo." disse, e la ragazza si trattenne dal saltargli al collo solo perchè Hanwi rise sguaiatamente. 

“Manny, Manny, stai cadendo proprio in basso. Cosa pensi che possa farmi un fantasma? Darmi i brividi mentre mi passa attraverso?” 

Stavolta fu Solstyce a sorridere. Hinan le si affiancò. 

Le due sorelle si presero per mano, mentre un flusso visibile di energia iniziava a fluire tra di loro. 

“Quanto sei sciocco, Hanwi” disse piano Hinan, senza perdere il suo classico tono ironico. 

Senza un'altra parola, lo spirito Oscuro alzò un sopracciglio e mosse una mano: gridando, Pitch e gli Hanwi-hen si scagliarono all'attacco. 

Solstyce e Hinan si guardarono sorridendo, e con un istante di concentrazione le loro figure si illuminarono prepotentemente di luce, emanando un potere incredibile. Jack sorrise, gonfiando il petto: circondata da quella luce rossa come il sangue, la sua Sol sembrava una regina guerriera. 

Manny sorrise: “Diamoci dentro!” Disse deciso prima di scagliarsi contro Hanwi.

Le gemelle si gettarono contro Pitch con un grido di battaglia e i Guardiani si lanciarono contro gli Hanwi-hen, allontanandoli dalle due e permettendogli di concentrarsi sul loro avversario. 

L'aria si riempì di grida, crepitii e potenti colpi;

Per quanti Hanwi-hen i Guardiani eliminassero erano costantemente circondati, senza la possibilità di vedere come stesse andando la battaglia di Manny e delle ragazze, a parte bagliori di luce e cozzare di lame. 

Il cervello di Solstyce in quel momento era completamente spento; L'unica cosa di cui era al corrente era la posizione del suo bersaglio. Non riusciva nemmeno più a realizzare dove finissero i suoi movimenti e dove iniziassero quelli di Hinan: la fusione tra le due era tale che Pitch, o quello che ne rimaneva, continuava ad indietreggiare senza nemmeno la possibiltà di un singolo contrattacco; 

Traeva potere dall'Oscurità intorno a lui ma ogni colpo, ogni volta che tentava di mulinare la sua falce e andare a bersaglio, falliva puntualmente ed era costretto a mettersi sulla difensiva.

Nonostante le difficoltà, si stava rivelando un avversario davvero tenace: Solstyce e Hinan stavano scatenando i loro poteri alla massima potenza, ma non riuscivano ad andare a segno concretamente. 

Anche privo di ogni forza di volontà, Pitch era capace di tenere testa ad entrambe, seppure con qualche fatica. 

“Ora basta!” gridò Solstyce, ormai stufa di quello stallo; 

Con degli agili balzi si allontanò dall'avversario, decidendo di cambiare strategia: concentratasi un istante, mutò la forma della sua arma, che dallo spadone a due mani in cui l’aveva trasformato in precedenza tornò liquida per assumere la forma di due pugnali ricurvi. Hinan capì al volo le intenzioni della sorella e si librò in volo; Si concentrò a sua volta, chiudendo gli occhi mentre l'aura azzurra di potere intorno a lei si intensificava.

Solstyce, sotto di lei, stava subendo lo stesso cambiamento: avvicinati i pugnali al corpo, aveva chiuso gli occhi mentre l'aura rosso fuoco che l’aveva circondata all’inizio dello scontro si ingrandiva progressivamente.

Senza alcun preavviso, lo Spirito dell'Estate fece uno scatto tale che sparì alla vista: fu per un innato riflesso che Pitch si salvò da un fendente devastante, ma il suo spostamento era proprio ciò a cui Solstyce puntava:

dal nulla, un'enorme stalagmite di ghiaccio puro spuntò dal terreno e trafisse il re degli Incubi in pieno petto. 

Le due fecero per sorridere, ma l’attimo di euforia loro ancor prima di nascere: Pitch, senza nemmeno scomporsi, si rialzò scorrendo sulla stalagmite fino a tornare in piedi nonostante un buco sull'addome delle dimensioni di un pallone da calcio. 

Solstyce sentì il sangue gelarsi nelle vene; 

“Non è possibile!!” gridò Hinan, stupita tanto quanto lei;

“Non gli ha fatto niente!!”

Con uno scatto repentino, Pitch roteò la sua falce così velocemente che Solstyce non fece nemmeno in tempo a spostarsi. 

Per pura fortuna riuscì a frapporre uno dei suoi pugnali tra sè e la lama, ma il solo impatto però fu così forte da scagliarla lontano, facendola rotolare per diversi metri e togliendole tutto il fiato nei polmoni. Una miriade di luci iniziarono a danzarle davanti agli occhi, mentre tentava di rimettersi in piedi. Con il dorso della mano si asciugò un rivolo di sangue che lentamente colava da una ferita all’attaccatura dei capelli, dove aveva sbattuto la testa. Respirò un paio di volte per recuperare un minimo di lucidità e per fortuna riuscì a rimettersi in piedi. 

“Qui si mette male…” disse, prima di lanciarsi nuovamente in battaglia.



Quando improvvisamente la spalla iniziò a bruciargli in modo quasi insopportabile, Jack fece il grande errore di distrarsi: un Hanwi-hen l'avrebbe trafitto in pieno, se Calmoniglio non gli avesse staccato di netto il braccio con i suoi boomerang.

“Grazie canguro!” disse il Guardiano del Gelo, per poi spiccare un salto all'indietro. Con una rapida mossa congelò una dozzina di creature, subito distrutte dalle daghe di Nord.

“Non sapere te ragazzo, ma io sta divertendo un mondo!”gridò l'uomo in rosso, mentre le sue armi estensibili tagliavano a metà un paio di Hanwi-hen troppo vicini per i suoi gusti. 

Jack ridacchiò, per poi far spuntare numerose stalattiti che eliminarono un gruppo di nemici intorno a Sandy. L'uomo dorato lo ringraziò sollevando il pollice. 

Dentolina fece fuori degli Hanwi-hen particolarmente molesti lanciando delle piume iridescenti dalle sue ali dopo un'agile giravolta. Le creature sparirono, ma la fata non si fermò: ce n'erano talmente tanti che non c'era nemmeno un secondo per prendere fiato;

Le daghe di Nord le sfiorarono i lati della testa, andando a distruggere due creature che erano comparse dietro di lei; l'uomo le fece l'occhiolino, ma ansimava pesantemente. Calmoniglio e Sandman combattevano schiena a schiena, proteggendosi a vicenda nonostante fossero pieni di graffi più o meno profondi. Lei stessa era decisamente esausta, e non avere notizie di Manny, delle gemelle di certo non la faceva stare tranquilla, rinforzando quelle dannate bestiacce orrende. 

“Se quelle due non sbrigano, qui finiamo a fette” disse Nord preoccupato. 

Jack annuì, creando una passerella di ghiaccio che fece scivolare una manciata di Hanwi-hen direttamente sotto le lame del Guardiano della Meraviglia. 

Di colpo, il bruciore alla spalla ricomparve, mozzandogli il fiato. 

Si riprese giusto in tempo per schivare un colpo.

Solstyce!” Pensò immediatamente, mentre il terrore gli attanagliava le viscere, rinforzando le creature. 

“Vai, razza di inutile ghiacciolo che non sei altro, qui ce la caviamo da soli!” Gli gridò il Coniglio di Pasqua, abbattendo altre due Hanwi-hen per ribadire il concetto; Jack lanciò un'occhiata a Sandy, che annuì facendogli segno di andare.

Senza pensarci due volte, lo spirito volò fuori dal cerchio in cui le creature nere avevano chiuso lui e i suoi compagni, solo per realizzare appieno quanto la situazione si stesse mettendo male: nonostante l'inizio incoraggiante, ora le due sorelle erano costantemente messe in pericolo dall'affilatissima falce di Pitch e da lunghissimi tentacoli che tentavano di afferrarle, comandati dal Re degli Incubi stesso. Come se non bastasse, Manny sembrava non farcela più: era visibilmente stremato a causa dell'Oscurità che stava progressivamente fagocitando il suo regno e prosciugando le sue forze, nonostante desse prova di notevole resistenza. 

Ma ciò che spaventò più Jack furono gli occhi di Hanwi: le orbite vuote erano illuminate da una scintilla rossa di pura follia che gli fece accapponare la pelle.

Lo Spirito dell'Inverno strinse convulsamente il suo bastone ricurvo. Non sapeva cosa fare! 

Proprio quando stava per volare verso Manny, che stava cedendo sotto i colpi dello spirito Oscuro, Solstyce gridò e un’esplosione di sabbia nera attirò di nuovo la sua attenzione. 

Lo spirito dell’Estate si reggeva a stento poggiandosi alla lama katana con cui tante volte l’aveva vista combattere. Hinan era stesa a vari metri di distanza, apparentemente priva di coscienza. 

“NO!” Gridò  Jack, e si buttò in picchiata in soccorso di Solstyce, ora sola contro l’avversario. Lei, con la coda dell’occhio, lo vide e alzò un braccio.  

Una sfera di oscurità la colpì alle spalle e tutto esplose. 



***



Solstyce aprì gli occhi su un meraviglioso cielo stellato. 

Si rese conto di essere stesa sull’erba quando un alito di vento fece muovere gli steli morbidi facendole il solletico. 

Si alzò. Hinan era di fronte a lei. 

Sorrise e volò a tutta velocità verso la sorella. Tese le mani per abbracciarla, ma semplicemente le passò attraverso. 

“No…” sussurò, con gli occhi immediatamente pieni di lacrime. Hinan, con sua sorpresa, le sorrise. 

Solstyce cercò di prenderle almeno una mano, senza successo. 

Ehi…” disse Hinan con tono dolorosamente ironico.

… la smetti? Guarda che mi fa prurito…" tentò, ma quando Solstyce la guardò e vide i suoi occhi così pieni di dolore, capì che sdrammatizzare sarebbe stato inutile. Si sedettero l’una di fronte all’altra. 

“Siamo morte?” Chiese Solstyce. Hinan scosse la testa. 

“Non tu almeno” disse senza riuscire a fare a meno di sorridere. “Manny te l’aveva detto: il mio ritorno era solo temporaneo. Per permettermi di aiutarvi, per quanto possibile, ma soprattutto per dirti ciò che dovevo. E’ arrivato il momento che tu sappia.”

Inspirò pesantemente. “Siamo sempre state diverse, noi due, da vive e non.” disse. 

“Una volta mi trovavo nella tenda con il nonno. Avevo assunto per la prima volta le erbe sacre, per esserti vicina nello spirito durante il rito della tua prima caccia. 

Ma il mio spirito, invece di volare con te, è stato catturato dai venti e portato lontano, fin sulla luna. Manny era li, anche se non avevo idea di chi fosse, all'epoca. Mi sorrise, credo. 

Quando lo dissi al nonno andò in escandescenza: avevo davvero incontrato uno Spirito, o stavo mentendo? Lui preferì credere alla seconda, all’epoca. Quello è stato il primo segno, la prima avvisaglia che il Grande Spirito ha voluto darmi del nostro destino…” 

Scosse la testa. 

“… Noi abbiamo scelto di morire, Sol. A attraverso un rito sacro. Il nostro spirito ha conservato una forza straordinaria, vitale, nel passaggio. Non è naturale, capisci? Non era mai successo, prima. Allora abbiamo turbato l’equilibrio, ma non solo attraverso la nostra morte. Come ti ho detto, siamo diverse da quando siamo nate.” 

Solstyce la interruppe con un gesto della mano. 

“Mi stai dicendo... che la creazione di Hanwi è stata colpa nostra?” chiese Solstyce, incredula e addolorata. “E’ successo tutto questo perchè siamo nate? Perchè abbiamo voluto proteggere le persone che amavamo?” Disse senza riuscire a fare a meno di gridare. 

Hinan scosse la testa. 

“No, Sol, la creazione di Hanwi non è legata alla nostra esistenza, ma la nostra creazione è legata ad Hanwi. 

-Noi- non saremmo mai dovute esistere: avrebbe dovuto essere un -io-… Io e te eravamo la stessa cosa: stessa mente, stesso corpo, stesso spirito. Ma poi Tsar si è separato da Hanwi: l’equilibrio si è spezzato, l’uno è diventato doppio. E per questo l’io è diventato un noi. Io sono te, tu sei me: Luce - disse, indicando Solstyce - e Ombra.” disse, indicando se stessa. 

“Io e te siamo il mezzo, Sol. Siamo state create per bilanciare ciò che era stato sbilanciato. Siamo nate per far si che il doppio tornasse uno. Capisci?” 

“No, non è vero.” disse Solstyce infervorata, alzandosi in piedi. “Io ho sempre preso tutte le mie decisione con la mia testa! Provo sentimenti con il mio cuore, ho vissuto la mia vita e ho deciso la mia morte. Ciò che dici non ha senso! Non può averne!! Ora fammi andare via di qui, i miei amici hanno bisogno di me!” gridò, piena di rabbia; fece per girarsi e andarsene, ma un lupo grigio le bloccò la strada. 

Alle sue spalle apparve un orso possente, che trasportava un'aquila sulla spalla. 

Solstyce si immobilizzò come congelata, la gamba ancora protesa nel gesto del passo.

“Nonno… Mamma, papà…” sussurrò incredula.  

Pochi istanti dopo, i tre animali presero forma umana, e la guardarono sorridendo dolcemente. Sua madre piangeva; suo padre aveva lo sguardo duro del guerriero incallito, ma gli occhi lucidi. Hinan si spostò mettendosi al fianco del nonno, che le mise una mano sulla spalla. 

“E’ tutto vero?” Chiese piano. I quattro spiriti annuirono. “Cosa dovrei fare?”

“Il doppio deve tornare uno.” dissero quelli in coro. Hinan si staccò dal gruppo, tendendo la mano sinistra alla sorella. 

Solstyce pensò alla promessa fatta a Jack prima che la battaglia iniziasse e sorrise amara. Alzando la mano a sua volta, sfiorò l’acchiappasogni che aveva legato al passante dei pataloni: notò dal tintinnio che una quarta fila di perle si era aggiunta e non ebbe bisogno di guardarla per sapere che all'estremità ci fosse una ciocca di pelo bianco. Inspirò ed espirò. 

Afferrò con la mano destra la mano tesa di Hinan e il doppio tornò uno. 




***


Jack si accasciò a terra, senza nemmeno la forza di gridare. 

I suoi occhi avevano registrato, come al rallentatore, il sorriso che lo spirito dell’Estate gli aveva rivolto prima di alzare un braccio e ordinare al Vento di allontanarlo da lei. 

Hanwi rise. Teneva un piede sullo spadone di Tzar Lunar, bloccandolo, e una mano tesa. 

Aveva lanciato lui quella sfera nera; aveva colpito Solstyce alle spalle, come uno sporco vigliacco. 

Lo spirito del Gelo sentì la rabbia montare come un incendio, ma non riusciva a muoversi. 

Non riusciva a fare niente che non fosse fissare Solstyce e Hinan inermi, a terra. Il colpo aveva scaraventato lo spirito dell’Estate vicino alla sorella. Entrambe erano stese in modo scomposto con le braccia aperte, così vicine che avrebbero potuto toccarsi. 

Sentì Dentolina gridare disperata. 

Riuscì con un enorme sforzo di volontà a girare la testa: i Guardiani erano stati sconfitti, imprigionati in lacci di oscurità e costretti ad assistere inermi nell’attesa della loro fine. Ed era arrivata, era la fine; avevano provato con tutti loro stessi e non era bastato. 

L’Oscurità ormai era pressochè totale. Li avvolse tutti, lenta e inesorabile. 

L’Uomo della Luna iniziò a svanire. 

Jack sollevò la mano destra come se non fosse la sua e constatò che anche lui stava diventando mano mano sempre più trasparente. 

Sapeva che avrebbe dovuto provare del panico, ma non sentiva niente. 

Non sentiva niente. 

Non sentiva…


Il fuoco lo avvolse e Jack gridò. Fu come una supernova che esplode illuminando il buio dello spazio profondo. 

La luce fu così forte da fargli male agli occhi, costringendolo a coprirli con un braccio. Udì un altro grido, forse di Hanwi. Lo sperava, almeno. 

Quando si sentì abbastanza sicuro da aprire gli occhi, quello che vide lo lasciò sconvolto: Solstyce, capelli al vento e luminosa come una stella, aveva imprigionato Pitch con dei lacci sia neri che bianchi. Il re degli Incubi aveva il volto deformato in un urlo muto; dagli occhi dello spirito uscì un vapore nero che si dissolse all’istante, e la testa ricadde ciondolando.

Sotto i piedi della ragazza, una polla di luce si allargava sempre di più, velocissima, purgando la Luna dall’Oscurità. 

I tentacoli neri che avevano imprigionato i suoi compagni di dissolsero sfrigolando, evaporando nel nulla insieme agli Hanwi-Hen. 

Jack trovò finalmente la forza di alzarsi e corse dagli altri Guardiani. Il suo sguardo interrogativo non ebbe risposta. 

Hanwi lanciò un altro orribile urlo di dolore. Solstyce gli si avvicinava inesorabile, gli occhi e i tatuaggi completamente illuminati da una luce bianca, i capelli mossi da un vento inesistente . Quando arrivò all’altezza di Tsar Lunar, in ginocchio, gli tese una mano e lo aiutò ad alzarsi. L’uomo nella Luna piangeva e nei suoi occhi Jack lesse un dolore inconsolabile. 

Hanwi cadde a terra urlando e strisciando all’indietro, terrorizzato. 

Solstyce, imperturbabile, lo raggiunse e lo toccò. In un ultimo grido, lo spirito Oscuro scomparve, lasciando come segno della sua presenza un globo nero ribollente nella mano della ragazza. 

Questa, ancora in piena trance, si rivolse nuovamente verso Tsar Lunar, che annuì alla sua muta richiesta; prese il globo nero nelle sue mani e lo avvicinò al petto, assorbendolo. 

Parve soffrire per qualche attimo, ma poi si rasserenò. Alzò lo sguardo sulla ragazza e le accarezzò il viso. Lei parve sorridere. 

Poi lo spirito si mosse verso Pitch, inerme e tenuto in posizione eretta solo dai tralci di luce e di ombra in cui la ragazza lo aveva precedentemente imprigionato. 

Quando lo raggiunse, gli posò una mano sulla fronte e parlò. La sua voce rimbombò nelle menti di tutti i presenti come moltiplicata dall’eco. 

“Ricordati la tua natura, spirito. Ricorda la tua natura di Guardiano.” 

Le cinque Leggende sobbalzarono, increduli. 

“Ricordati della tua vita terrena. Del tuo amore perduto. Ricorda…” disse, e avvenne un miracolo. 

Pitch respirò. La sua pelle si fece colorita, sana, i lineamenti si addolcirono e lo spirito spalancò gli occhi gialli. 

“Guardiano della Paura. Tu sei nato per ricordare alle anime umane che hanno la forza di fare qualunque cosa pur di non perdere chi amano. Non perdere più il tuo cammino…” disse Solstyce, e con un gesto lo liberò. Lo spirito crollò a terra, ansimante. Si mise in ginocchio e prese a guardarsi le mani come se fosse convinto di essere in un sogno. 

Infine, Solstyce si voltò verso i Guardiani. Li raggiunse fluttuando, lentamente col sorriso sulle labbra, ma Dentolina, Aster, Nord e Sandman piangevano. La abbracciarono uno per uno. 

Jack non capiva, o si rifiutò di farlo. 

Quando la ragazza fu davanti a lui, era così maestosa da guardare che gli venne da chinare lo sguardo. 

Solstyce gli prese il mento fra le dita, spingendolo a guardarla. 

Addio” pronunciò. Allora, Jack si riscosse:

“No! Cosa stai dicendo Sol?! Perché addio, cosa…” 

Si interruppe quando Calmoniglio gli mise una zampa sulla spalla. 

“Jack, lei non…”

“Io non posso restare. Ci può essere un solo Uno.” Concluse Solstyce, guardando Tsar Lunar, che singhiozzò. 

E allora Jack, che era uno spirito e aveva giurato di aiutare l’uomo della Luna a governare le correnti del mondo, capì: Luce e Oscurità devono rimanere in equilibrio, ma separati. Solo Manny aveva il potere di riunirli in sé senza soccombere. 

Solstyce gli prese il volto fra le mani. Nonostante ora fosse in quello stato assoluto, erano calde come sempre. 

Jack d’istinto chiuse gli occhi e si abbandonò a quel contatto. Solstyce poggiò la fronte sulla sua. 

Non disse di nuovo addio. A Jack sembrò che le sue labbra avessero sfiorato le proprie. 


Quando riaprì gli occhi, la prima cosa che riuscì a mettere a fuoco furono le fiamme scoppiettanti nel camino del castello di Nord.

  
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