Il ghiaccio è freddo, duro e compatto sotto i loro piedi. La lama dei pattini lo scalfisce a ogni passo, spettacolare piroetta o complicato quadruplo. Si creano scie bianchissime a ogni movimento, curve candide e irregolari che stanziano per tutta la pista. Quest’ultima brilla, illuminata debolmente da quel po’ di sole che penetra dalle finestre del palaghiaccio.
Una goccia di sudore cade sulla distesa gelida. Yuuri è stanco, ha le gote arrossate e il respiro pesante. Vuole fermarsi, interrompere l’esercizio, abbandonare malamente i pattini sulla pista e lasciarsi sfuggire dalla bocca le parole “No, non ce la faccio”. Desidera tornare a casa, rifugiarsi nella sua stanza e stare lì, incollato alla finestra, a guardare i fiocchi di neve scendere copiosamente e mischiarsi con i petali di fiori di ciliegio.
Ma poi ripensa alla sconfitta dell’anno precedente. Il nitido ricordo del suo fallimento gli balena in testa prepotentemente e gli contorce lo stomaco. Non dimenticherà mai il suo nome all’ultimo posto della classifica del Grand Prix, impresso e ben visibile sul megaschermo elettronico. Brucia ancora, quel senso snervante di delusione: ha deluso il suo precedente allenatore, la sua famiglia, la sua città, perfino l’intero Giappone, ma prima di tutto ha deluso se stesso. Per un attimo lui è ancora lì, all’interno di quel bagno a Detroit, e riesce a sentire le lacrime solcargli le guance e bagnargli gli occhiali. Percepisce ancora la sensazione di paura e ansia prima della gara, inutile ansia da prestazione che ha vanificato tutti i suoi sacrifici, mandando all’aria un’intera stagione sin dall’inizio. Lo coglie un brivido lungo la schiena quando la voce cantilenante di Plisetsky gli rimbomba nelle orecchie.
Un pensiero va al suo nuovo coach e Yuuri sorride: non si sarebbe mai immaginato di ritrovarsi in quella bizzarra situazione con il suo idolo, con una figura così importante nel mondo del pattinaggio. Durante un Lutz, scorge Viktor con la coda dell’occhio ed è in quel momento che la voglia di rivincita inizia ad ardere dentro il suo corpo con l’intensità di migliaia di soli.
Yuuri porta a termine il suo esercizio con ampi e leggiadri movimenti, graffia il ghiaccio freddo, duro e compatto sotto i loro piedi.
Victor sorride soddisfatto e si scosta una ciocca di capelli argentei dal viso. Yuuri è in piedi davanti a lui, ansimante, la testa che non smette di girare neanche quando il suo sguardo si focalizza sulle iridi azzurre e vitree del suo allenatore.
Victor ricambia lo sguardo, e vede il fuoco nei suoi occhi.

Note dell'autrice
Scritta di getto dopo aver visto il primo episodio, spero vi piaccia :D