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Autore: arangirl    27/10/2016    2 recensioni
Jaime è un ex atleta che dopo la perdita della mano destra ha perso anche se stesso. Brienne è una soldatessa al fronte, senza nessuno ad aspettarla a casa.
Un programma di scambio lettere farà incontrare (o forse scontrare) le loro vite, ma forse non tutto il male viene per nuocere...
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Jaime Lannister, Loras Tyrell, Renly Baratheon, Tyrion Lannister
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Cersei… ho bisogno del tuo aiuto.”
                          
 

L’espressione sarcastica di Cersei le morì in viso quando vide il volto del fratello. Dovevano essere le occhiaie, pensò lui distrattamente, o la disperazione. Lei gli fece cenno di entrare e sedersi, e lui lo fece senza fiatare.
 
 

“Che cosa succede Jaime? Se hai bisogno di soldi lo sai che papà…” “Non è per quello.” Le disse lui alzando lo sguardo e guardandola bene per la prima volta da quando era arrivato, o forse da anni.
 
 

Cersei aveva l’aria stanca, la luce che le aveva pervaso il viso quando entrambi erano più giovani sembrava scomparsa, dissipata dal lavoro che come un parassita le succhiava ogni linfa vitale; si domandò quando fosse stata l’ultima volta che le aveva chiesto come stava. Ma non era quello il momento.
 
 

“Si tratta di Brienne.” La scintilla di preoccupazione che aveva visto per un attimo negli occhi di lei sparì del tutto nel sentire quel nome “La tua… amica.” Jaime non abbassò lo sguardo “E’ più di un’amica per me.”
 
 

Cersei alzò gli occhi al cielo “Una volta avevi più gusto Jaime.” “Una volta ero uno stupido. Non ho bisogno dei tuoi giudizi Cersei, se vuoi aiutarmi bene, altrimenti posso anche andarmene.”
 
 

Fece per alzarsi ma la voce della sorella lo fermò “Aspetta. Dimmi di cosa si tratta.” Jaime si sedette di nuovo, inspirando profondamente “Brienne era tornata da poco in servizio quando è stata mandata in missione. L’elicottero su cui era è precipitato, e lei è scomparsa insieme ad un altro ragazzo.”
 
 

Cersei strinse le labbra per un attimo “Non vedo come potrei aiutarti. Non so nulla di soldati ed esercito.” Jaime scosse la testa “Il ragazzo che era con lei, non era un soldato qualsiasi. Conosceva delle informazioni riservate sulle armi, o qualcosa del genere.”
 
 

Jaime non si era mai sentito così inutile come in quel momento “C’è qualcuno dietro tutto quello che è successo, non è stato un caso. Qualcuno che si era messo in contatto prima con il ragazzo per cercare di farlo parlare, ma loro non riescono a capire chi.”
 
 

Cersei rise “E dovrei farlo io? Perché credi che avrei più successo?” “Perché tu sei brava in queste cose Cersei, lo sei sempre stata. Non ti sto chiedendo niente di che, solo di indagare sul ragazzo, per vedere se riesci a trovare qualcosa. Solo questo.”
 
 

Jaime rimase in silenzio per un attimo, fissando negli occhi la sorella, sperando che qualche parte di lei ci tenesse ancora a lui. “Lo so che ultimamente il nostro rapporto non è stato dei migliori. Io stavo soffrendo, ero… ero in un posto molto, molto oscuro. Ma tu Cersei, tu non hai fatto niente per aiutarmi, se non guardarmi con disprezzo ogni volta che il tuo sguardo cadeva sulla mia mano. Non posso più essere l’uomo che ero, il ragazzo che finiva sui giornali e in televisione, quello che ti regalava fama e successo; quella parte di me è perduta per sempre. E tu dovresti accettarlo, come l’ho fatto io.”
 
 

Cersei non replicò, e Jaime sentì la sua forza crescere con ogni parola che pronunciava; non sarebbe più rimasto in silenzio. “Se c’è ancora qualcosa che ti lega a me Cersei, se mi vuoi ancora un po’ di bene, dovrai volerlo all’uomo che sono adesso, che Brienne mi ha aiutato a diventare. Lei c’era quando tu mi hai voltato le spalle, e ora voglio fare lo stesso con lei, ma non posso farlo da solo.  Se ancora mi vuoi bene sorella, anche tu sei in debito con lei. Per favore, aiutami.”
 
 
La sorella non rispose per qualche minuto, tanto che Jaime si preoccupò di aver esagerato; sapeva che sua sorella non era una donna sentimentale, ma non si ricordava di averla mai vista così in difficoltà; forse la verità l’aveva colpita più forte di quanto potesse immaginarsi.
 
 

“Io… io devo pensarci Jaime. Ho una reputazione da difendere, il nome della nostra famiglia che tu non hai voluto portare avanti. Non posso rischiare tutto lo studio per te. Non ci sono solo io in gioco. Questa è la mia assicurazione per i miei figli, è per loro che sto creando un impero.” Cersei lo guardò negli occhi per la prima volta veramente da quando era entrato nel suo ufficio “Non posso rischiare tutto. Nemmeno per te.”
 
 

E Jaime riuscì a vedere il sincero dispiacere nei suoi occhi. Avrebbe voluto arrabbiarsi, ma in fondo capiva la sorella; Cersei era come una leonessa, avrebbe fatto di tutto per proteggere i suoi piccoli. Abbassò il capo e strinse le labbra in un finto sorriso.
 
 

“Capisco Cersei. Grazie del tuo tempo.”
 
 

Riuscì a malapena a sentirla quando lei lo richiamò, mentre teneva stretta nell’unica mano la maniglia della porta “Jaime.”
 
 

Lui si girò a guardarla, stupito di sentire tanta emozione nella sua voce “Spero davvero che lei stia bene.”
 


Jaime non le rispose, la gola bloccata al solo pensiero che potesse essere altrimenti.

 
*
 

Brienne riprese conoscenza lentamente, la testa pesante come un macigno, il corpo dolorante e inerte a terra.  La prima cosa che notò quando aprì gli occhi fu la stretta fasciatura bianca che portava al piede, là dove l’uomo di Baelish l’aveva colpita. Si sentiva il piede in fiamme, ma il dolore alle costole era diminuito; qualcuno doveva averla pesantemente sedata.
 


“Brienne, grazie al cielo ti sei svegliata.” Cercò di girare la testa verso la voce, ma il movimento fu troppo brusco e la sua visuale si riempì di tanti piccoli puntini bianchi.
 


“Piano, piano.” Sentì le mani di Pod aiutarla gentilmente ad appoggiarsi alla roccia, mentre la sua vista tornava normale. Il volto serio del ragazzo entrò nella sua visuale, lo sguardo pieno di preoccupazione.
 


“Ho del cibo.” Brienne sentì lo stomaco contorcersi al solo pensiero “Meglio di no, forse dopo. Acqua?”
 


Si sentiva la gola secca come il deserto intorno a loro, la voce roca e spezzata; Pod si affrettò a porgerle una bottiglia mezza piena, e Brienne bevve lentamente tutto il contenuto, stando attenta a non soffocarsi.
 


“Mi dispiace per prima.” Pod chinò il capo, incapace di guardarla negli occhi “Non riuscivo a restare a guardare mentre ti torturavano. Vorrei essere più coraggioso.”
 


Brienne alzò il braccio e gli sollevò il volto con la punta delle dita “Penso che tu sia coraggioso Pod. Un bravo soldato. Nemmeno io riuscirei a guardare i miei amici soffrire… Grazie per avermi salvata. Ma dobbiamo trovare una soluzione; non possiamo permettere che quell’uomo ottenga quello che vuole.”
 


Pod scosse la testa “Mi ha fatto vedere quello che ha qui sotto Brienne… E’ una vera e propria armeria. Gli serve solo qualcuno che programmi le armi ed è pronto a sganciare missili su ogni base da qui a casa nostra. E’ un folle… Vuole bruciare il mondo ed essere il re delle ceneri. Non c’è nulla che possiamo fare.”
 


Brienne rimase in silenzio a lungo, cercando di pensare a una possibile soluzione, ma la sua mente continuava a riportarla nello stesso punto, alla tragica, terribile verità: sarebbe morta in quella cella. Non avrebbe mai rivisto Jaime, Renly e Loras… Loras, che per poco non l’aveva sostituita in quell’inferno; ringraziò il cielo per averlo tenuto al sicuro.
 


Cercò di pensare al padre, a cosa avrebbe fatto lui al suo posto, ma non sembrava esserci nessuna possibilità. Guardò Pod, lo sguardo perso in chissà quali pensieri, le mani intrecciate per stringersi le ginocchia al petto. Era solo un ragazzino; un ragazzino geniale, ma poco più di un bambino. Aveva ancora tutta una vita davanti. E lei… lei aveva finalmente qualcuno ad aspettarla a casa.
 


Avrebbe voluto avere le lettere di Jaime con sé, per leggerle e rileggerle, per trarne quel coraggio che le serviva per fare quello che doveva essere fatto. Ma aveva solo i suoi ricordi, l’ombra delle sue carezze sul viso, l’immagine di lui accanto a lei quando si era svegliata dopo l’ultima notte che avevano passato insieme.
 


Fece un respiro profondo, cercando di sommergere il dolore che le attanagliava il cuore. “Pod, hai accesso a degli strumenti mentre sei nel laboratorio?” Pod la guardò confuso “Strumenti?”
 


“Attrezzi, qualsiasi cosa che possa vagamente assomigliare a un’arma.” “C’è una cassetta degli attrezzi. Penso la usino per riparare i computer… Potrebbero esserci dei cacciavite.”
 


Brienne annuì “Ottimo. Pensi di poterne portare uno qua dentro?” Pod la guardò negli occhi cercando di capire che piano potesse avere in mente “Mi sorvegliano tutto il tempo.”
 


Brienne lo afferrò per il polso, avvicinandolo a sé “Non ti ho chiesto questo Pod.” Il ragazzo abbassò lo sguardo “Penso di poterci riuscire.” Brienne lo lasciò andare, appoggiando la schiena bagnata di sudore alla parete dietro di lei.
 


“Ma ci sono troppi uomini Brienne. Questo posto è una fortezza, e tu vuoi cercare di evadere con un... un cacciavite?”
 


Brienne si rese conto che doveva suonare ridicolo. Quello che Pod non aveva capito era il vero obiettivo del suo piano: era lui a dover evadere. “Lo so Pod. Ma dobbiamo tentare. Non posso rimanere immobile mentre Baelish ottiene quello che vuole.”
 


“Sei ferita.” Pod indicò vagamente tutto il suo corpo; Brienne era consapevole di essere debole come non mai “Non importa. Posso soffocare il dolore. Ma tu Pod, devi soffocare la tua paura. Se davvero vuoi farci uscire da qui, devi fare come ti dico. Altrimenti siamo morti, e con noi tutti i nostri amici, le nostre famiglie. C’è in ballo molto di più della nostra vita.”
 


Pod annuì “Sono pronto a tutto.” Brienne sperò che fosse vero. “Domani quando ti riporteranno al laboratorio cerca di guardarti intorno. Trova una via d’uscita, memorizza la strada. E trova un’arma. Qualsiasi cosa Pod, ne abbiamo bisogno.”
 


“E poi?” La voce di Pod era carica d’ansia “Poi vedremo. Possiamo farcela Pod.” Tu puoi farcela Pod, pensò Brienne; l’avrebbe mandato fuori da quel posto a qualsiasi costo. Il ragazzo tentò un mezzo sorriso e Brienne annuì.
 


Adesso non restava che aspettare.
 
*
 

Loras si lasciò cadere a terra, il volto coperto da piccole gocce di sudore. Era appena uscito dalla tenda dove, per ore, avevano cercato invano di far parlare i soldati che avevano catturato. Nessuno di loro sembrava avere una vaga idea di dove potevano trovarsi Brienne e Payne, e Loras era abbastanza incline a credere che non stessero mentendo; i metodi di Seaworth non erano stati esattamente gentili.
 


Il caporale uscì dalla tenda, asciugandosi il volto con un fazzoletto di tela; Loras riuscì a notare le iniziali del capitano ricamate con mano abile nella stoffa, e abbozzò un sorriso al pensiero di come un dettaglio del genere stonasse con l’ambiente circostante.
 


Seaworth intercettò il suo sguardo e sorrise a sua volta “L’ha fatto mia moglie, Marya. A dirla tutta me ne ha fatti una dozzina, insiste sempre che me ne porti almeno uno con me, secondo lei mi portano fortuna.”
 


Loras alzò lo sguardo “Ed è vero?” “L’unica vera fortuna che ho avuto è stata sposare lei, è una donna meravigliosa. Mi ha dato sette figli.” L’uomo sorrise con dolcezza e Loras rimase interdetto per un attimo; faceva fatica a conciliare l’uomo duro e severo con cui aveva collaborato negli ultimi giorni all’uomo davanti a lui in quel momento.
 


“Ne ho persi quattro in missione. Volevano sempre andare in pattuglia insieme… e un giorno una mina…” L’uomo abbassò lo sguardo, evidentemente capace di proseguire.
 


Loras abbassò lo sguardo, incapace di fissare negli occhi l’uomo che parlava con voce spezzata “Mi dispiace molto signore.” Il caporale scosse la testa, quasi a riprendersi “Sono morti facendo il loro dovere, sono molto fiero di loro.”
 


Seaworth gli appoggiò una mano sulla spalla “So cosa vuol dire Tyrell, perdere qualcuno che ami.”
 


Loras alzò la testa, guardando il caporale negli occhi forse per la prima volta da quando si erano conosciuti “Brienne non è morta.”
 


L’uomo annuì “Nessuno lo spera più di me figliolo. Ma lei sapeva cosa stava facendo. Smettila di dannarti l’anima, non aiuta né te né lei, te lo dice uno che si è tormentato per anni.”  
 


Loras si alzò in piedi, cercando di racimolare quel poco di dignità che sentiva ancora di possedere; i suoi occhi erano di nuovo lucidi “Grazie signore.”
 


“E adesso vai  a dormire Tyrell, questi poveracci non hanno idea di chi ci sia dietro ai loro ordini, se va bene sono dei pecorai reclutati dalle montagne a cui hanno dato in mano un mitra. Domani dovremmo setacciare questo dannato deserto, e ci servi in forma.”
 


Loras annuì e salutò il superiore, domandandosi se davvero sarebbe riuscito a dormire con tutti i pensieri che aveva in mente; un dubbio inutile visto che crollò non appena la sua testa toccò il cuscino.
 
*
 

“Non ci sono novità?”
 


Jaime strinse in mano il telefono, cercando di trovare un tono di voce che fosse meno disperato di come si sentiva in quel momento, non era il caso di allarmare Tyrion.
 


“Nessuna. Renly mi tiene aggiornato, ma ormai non rispondono nemmeno più alle sue chiamate.”
 


“Jaime… Mi dispiace tanto. Se hai bisogno di qualcosa, di qualunque cosa, io e Tysha siamo qui per te.”
 


Jaime cercò di ignorare il nodo che sentiva in gola, che gli opprimeva il respiro da quando era iniziato quell’incubo, ma era troppo stanco, troppo disperato.
 


“Tyrion, non so se posso affrontarlo.” Il silenzio dall’altra parte della linea durò solo qualche secondo più del solito “Jaime, lo so che è dura, ma…”
 


“Non è dura Tyrion, è inconcepibile. Il pensiero che lei non possa esserci più… Mi sta consumando. Prima che lei arrivasse nella mia vita… non valevo niente. E adesso… è esattamente così che mi sento.”
 


“Jaime, non devi abbandonare le speranze, lo sai meglio di chiunque altro, Brienne è una donna forte.”
 


“Lei sì. Ma non so quanto posso essere forte io senza di lei. Non aveva nemmeno bisogno di essere con me…” Jaime cercò di trattenere un singhiozzo “Mi bastava pensare a lei, per quanto distante, irraggiungibile, per sentirmi meglio, per sentirmi migliore. Non posso perdere anche lei Tyrion. Non posso.”
 


“Non la perderai, Jaime. Vedrai. Devi restare forte, per lei. Perché lei vorrebbe così.”
 


Jaime inspirò a fondo, cercando di calmarsi “Hai ragione. Scusami Tyrion.”
 


“Non c’è niente di cui scusarsi. Se succedesse a Tysha… penso che sarei ridotto peggio di te fratellone. Posso venire a trovarti domani?”
 


Jaime non si sentiva in vena di ricevere visite, ma non voleva nemmeno restare solo “Certo, mi farebbe piacere. A domani Tyrion, dai un bacio alle tue donne da parte mia.”
 


“Sarà fatto. Andrà tutto bene Jaime, vedrai.”
 
 

Jaime chiuse la comunicazione e si accasciò sul divano, dove Onore lo aspettava mezzo addormentato. Nel vederlo, il gatto cominciò a fare le fusa rumorosamente, come a volerlo consolare, e Jaime sorrise leggermente mentre gli grattava la grossa testa.
 


Sarebbe dovuto andare ad allenare la squadra del liceo il giorno dopo, ma aveva chiamato il preside chiedendo dei giorni di malattia; non si sentiva in grado di fare nulla in quel momento, se non aspettare fissando il vuoto. Si sentiva senza speranze.
 


Il telefono squillò sul tavolo davanti a lui, e Jaime pensò che dovesse essere Renly, con un altro inutile aggiornamento della situazione, ma quando guardò il display, si accorse che il numero era sconosciuto.
 


“Pronto?”
 


“Jaime. Non ho molto tempo.”
 


“Cersei?”
 


“Zitto. Ti sto chiamando da un telefono pubblico, ma non si sa mai.”
 


“Che cosa sta succedendo?” Jaime si era alzato in piedi, percependo l’ansia nella voce della sorella.
 


“Questo è l’ultimo favore che ti faccio, non posso spingermi oltre, quindi non cercarmi più finché questa storia non sarà finita.”
 


“Non capisco, io…”
 


“L’amico della tua soldatessa stava agitando le acque, aveva mandato dei file criptati al governo sul traffico illegali di armi di una grossa compagnia americana, ma sono stati intercettati. La compagnia è la Arryn Company, il loro CEO è Petyr Baelish. E’ il tuo uomo.”
 


Una scarica di adrenalina scosse Jaime alla rivelazione.
 


“Non so come ringraziarti…”
 


“Stai attento Jaime, sono persone pericolose...”
 


“Certo io…” La linea si fece muta dall’altra parte; sua sorella aveva riattaccato. Jaime rimase per un attimo immobile prima di comporre il numero di Renly con mano tremante. Finalmente poteva fare qualcosa.
 
 
 




Note: Ciao a tutti! Lo so, è passato più di un anno e molti di voi probabilmente hanno pensato che non avrei più aggiornato; devo ammettere che ci ho pensato anch’io. Ma penso che Jaime e Brienne si meritino una fine, e cercherò di aggiornare quando posso, perché voglio davvero concludere questa storia! Per motivi di tempo l’ho accorciata rispetto alla mia idea iniziale, e penso di finire in tre, massimo quattro capitoli.
Grazie a chi ancora segue la storia e la recensisce, è davvero un grande incentivo a proseguire! Spero che il capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate!
Alla prossima, sperando di farvi aspettare molto meno questa volta!
  
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