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Autore: CioCioSan    27/10/2016    1 recensioni
One Shot | Lucy (figlia del Joker e Harley Quinn)| Hurt/Confort
“Correva. Correva e, in quel momento, il suo unico pensiero era quello di raggiungerla, sperando di salvarla. ”
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Harley Quinn, Joker
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lucy's Nightmare


                      Akumu


Una piccola bambina sui dieci anni stava giocando con il suo adorato orsacchiotto di peluche, Psycho; lo abbracciava, muoveva i suoi arti inferiori e anteriori, facendo finta che ballasse, e canticchiando una canzoncina.

All’improvviso, però, sentì un urlo straziante di dolore, sicuramente appartenente ad una donna.

«Mamma!» esclamò in preda al panico. Si alzò dal pavimento, su cui era seduta a gambe incrociate, e si diresse verso la stanza da dove proveniva il grido, correndo più veloce che poteva.

Correva. Correva e, in quel momento, il suo unico pensiero era quello di raggiungere la madre, sperando di salvarla. Ogni suo sforzo, però, sarebbe stato invano. Era solo una bambina e non riuscirebbe a fermare quel pazzo, psicopatico, sadico assassino di suo padre.

Appena arrivata davanti alla porta della stanza avvertì una sensazione strana, come se il suo cuore si stesse fermando e aveva un peso allo stomaco.

Aprì la porta, agitata come non mai, e lo spettacolo che vide fu orribile: la giovane donna era distesa a terra, ormai priva di vita; il corpo era ricoperto di ferite da cui usciva ancora sangue, le orbite, i cui bulbi oculari erano stati estirpati, erano vuote, le braccia e le gambe sembrava che fossero state strappate in modo brutale e un pugnale era infilzato nel petto.

«Oh, Lucy, ti va di giocare con il tuo adorato paparino?» domandò sarcastico il Joker, che aveva i guanti completamente ricoperti di sangue e in mano impugnava un machete, avvicinandosi minacciosamente a lei.

«N-no.» balbettò, indietreggiando, impaurita e facendo cadere il suo pupazzo.

«Dai, non mordo mica!» sogghignò, avvicinandosi ancora di più a lei.

Sfortunatamente, dopo aver messo male un piede, Lucy inciampò. «Aiuto.» disse con voce strozzata mentre delle lacrime incominciarono a scendere, copiose, lungo le guance.

«Cos’è quell’espressione triste? Mettiamo un bel sorriso su quel faccino!» iniziò a puntare il suo machete sulla piccola.

Ormai era spacciata.



«NO!» esclamò, affannata, mentre si guardava intorno per paura che suo padre fosse lì, ma riuscì
solo a scorgere le mura color rosa antico che si stagliavano intorno a lei e quella durissima incudine che sua zia osava chiamare letto. Vicino a lei, sul suo comodino, c'era la sua macchinina preferita.*

Era stato solo un sogno, un orribile sogno. Sospirò, sollevata.

All’improvviso, però, si accese la luce della sua cameretta e sulla soglia della porta c’era sua zia, vestita solamente con un accappatoio, e aveva dipinta sul visto un’espressione non poco preoccupata.

Lei odiava quando Lucy,la sua adorata nipotina, era triste, annoiata o ferita, per questo, quando la sentiva piangere o urlare, non esitava a venire da lei per consolarla.

La giovane donna si sedette sul letto e si accostò vicino alla piccina. «Perché hai urlato?» domandò con tono calmo mentre la bambina si levò di dosso le pesanti coperte invernali e si appressò accanto alla zia.

«Ho fatto un incubo.» le mormorò Lucy, abbracciandola alla ricerca di conforto. «Ho paura.» mugugnò, annusando il dolce profumo alla pesca dei morbidi capelli della sorella di Harley.

La piccola adorava ricevere coccole da sua zia. Fin da quando era più piccola aveva sempre creduto che fosse solo lei a volerle bene. Infondo, sua madre andava a trovarla raramente e suo padre non veniva mai.

Marlene iniziò ad accarezzarle dolcemente la chioma bionda come un campo di grano. «Di cosa, principessa?»

«Che papà u-u…» si bloccò, timorosa. Non riusciva a continuare. Il solo pensiero di vedere sua madre morta le faceva mancare il respiro. Deglutì, poi cercò d riprendere il discorso. «Uccida la mamma. »

La donna non sapeva che cosa rispondere. Varie volte il Joker aveva tentato di ucciderla, ma, nell’animo suo, credeva che non l’avrebbe mai fatto veramente e, a dire la verità, anche sua sorella aveva provato ad ammazzarlo, ma non era mai riuscita nel suo intento.

«Tranquilla, piccola mia, non lo farà.» provò a consolarla, smettendo di accarezzarle la capigliatura, per poi sospirare.

«Me lo prometti?» domandò ingenuamente la nipote, guardandola con i suo grandi occhi azzurri come il cielo, e staccandosi dal suo abbraccio.

Si guardarono per un attimo. Gli occhi della piccola si riflettevano in quelli di un'angelo che l'ha salvata dal buio. 

Marlene le rivolse un sorriso materno. «Promesso.» baciò la fronte della bionda. «Ora va a dormire.» le ordinò, rimboccandola con le coperte.

«Buona notte, zia.» la piccola Lucy sbadigliò, poi si raggomitolo nella trapunta.

«Sogni d’oro.» 




















   
 
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