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Autore: WibblyVale    29/10/2016    3 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Kakashi entrò nella stanza degli interrogatori, Ayano gli sorrise.
“Ciao, dolcezza! Come va?”
L’uomo cercava di mantenere la calma, in fondo dietro a quel vetro c’erano due ragazzini che lo stavano guardando, ma il suo desiderio era quello di fare del male a quella donna.
“Ibiki ha detto che parlerai solo con me.” Si sedette di fronte a lei con espressione seria. “Parla.”
“Non mi offri nemmeno qualcosa da bere in onore dei vecchi tempi?” chiese lei maliziosa, sporgendosi un po’ verso di lui.
Kakashi strinse i pugni. “Dove sei riuscita a recuperare il veleno?”
“Oh Kakashi, fammi un sorriso!” Il jonin scattò e le puntò un kunai alla gola, Ayano rise. “Sappiamo entrambi che non lo farai.”
“Sicura? Hai fatto del male ad una brava persona. E a quanto pare, hai detto al tuo amico che stavamo arrivando…”
“Ti ho fatto perdere il tuo incontro con la tua amata. Mi dispiace” disse evidentemente poco dispiaciuta.
Kakashi ringhiò e qualcuno sbatté forte sul vetro. Il jonin cercò di calmarsi e tornò a sedersi.
“Dimmi dove si trovano ora.”
“Posso rispondere ad una sola domanda. Vuoi sapere chi mi ha dato il veleno o dove si trova la tua ragazza?”
“Che ne dici di rispondere ad entrambe?”
“E cosa ci guadagno?”
“Niente.”
“Un appuntamento?”
“Scordatelo.”
“Oh come sei freddo. E dire che ti ricordavo più passionale.” Si mordicchiò le labbra.
Il Copia-ninja si alzò in piedi e guardò verso il vetro e annuì. “A quanto pare è una perdita di tempo.” Si diresse verso la porta.
“Non parlerò con Ibiki, anche se cercherà di spezzarmi ogni osso del corpo.”
Kakashi si girò verso di lei e sorrise sadico. “Oh, ma là fuori non c’è Ibiki.” Si chiuse la porta alle spalle e guardò Inoichi, Choza e i loro figli.
“Non l’avresti colpita davvero?” chiese il capoclan Akimichi.
Kakashi ignorò la domanda. “Perché devono farlo loro due?” chiese indicando i due chunin.
“Perché devono imparare, e perché vedendo due ragazzini lei abbasserà la guardia” spiegò Inoichi. “La Kumori allenava bene i suoi scagnozzi a schermare la propria mente.”
“Ragazzi ve la sentite?” chiese Choza.
I due giovani annuirono, mentre si preparavano ad entrare Kakashi chiese: “Perché anche Choji? Non basta Ino?”
“Choji eviterà che durante la ricerca Ayano non si faccia del male da sola. Ino sarà abbastanza invasiva” spiegò il padre del ragazzo.
“Inoltre, Choji la calmerà se si farà prendere troppo la mano. Noi tendiamo a farlo, quando siamo arrabbiati”, aggiunse Inoichi.
I due giovani entrarono e Ayano scoppiò a ridere.
“Dei bambini, che teneri.” Guardò verso il vetro, sapendo che lì c’era Kakashi. “Credi che possano farmi parlare?”
Ino strinse i pugni. “Io credo di sì.”
“Oh ragazzina… cosa ti ho fatto di male per guardarmi con quella faccia arcigna.”
“Shizune è mia amica.”
“Oh… Se solo lo avessi saputo!”
“Choji tienila ferma.” Il castano ubbidì e fermò le braccia lungo il corpo. Ino si avvicinò e le pose le mani sulla testa. “Spero che questo ti faccia male” disse, prima di cominciare a frugare nella sua mente.
Dopo qualche secondo, Ayano Sato cominciò a gridare.
Tsunade e Sakura erano impegnate a tenere stabile Shizune, sdraiata su di un lettino operatorio, mentre i due Nara continuavano a lavorare sulla formula. Tenzo camminava in su e in giù per il laboratorio, provando a mantenere la calma, ma non riusciva a vederla così.
“Papà, se non ce la facessimo?” sussurrò il giovane chunin al padre.
“Faremo il possibile, figliolo. Il possibile.”
“Ten… Tenzo.” Shizune aveva ripreso conoscenza. Il jonin le si avvicinò e le prese la mano.
“Sono qui, tesoro.”
Lei gli sorrise. “Non fare quella faccia.”
Tsunade cercava di rimanere fredda, mentre cercava di prelevarle il sangue, ma stava tremando. Sakura le posò una mano sulla spalla e le sussurrò. “Faccio io.”
“Che faccia starei facendo?” chiese Tenzo.
“La… faccia… da ‘ho paura che non ci… sia speranza.’”
Lui le passò una mano tra i corti capelli neri e cercò di sorriderle. “Non dire sciocchezze, so che sei forte. Ce la farai.”
“Bugiardo.”
“Devi farcela” le disse, quasi pregandola. Gli avevano insegnato a cancellare le emozioni, ora faticava a mettere in pratica quell’insegnamento. “Ti sei resa indispensabile per me, ora non mi puoi lasciare. Sarebbe… sarebbe davvero irresponsabile da parte tua.”
“Ti amo.”
“Anche io ti amo.”
“Se non ce la…”
“Shhhhh.” Le posò un delicato bacio sulle labbra. “Non dirlo nemmeno.”
Lei gli sorrise, poi allungò l’altra mano a Tsunade. “Signorina, venga qui.” La bionda prese la mano della sua segretaria e la strinse forte. “Lei… è un buon Hokage.”
“Non senza di te, mia cara” disse la donna con le lacrime che le scendevano lungo le guance.
“Sia forte, signorina. È stato un piacere salvarle la vita come lei ha fatto con me. Questo è il mio modo per dirle… grazie.” Shizune chiuse gli occhi e il suo respiro si fece più lento.
“SHIZUNE!” gridò Tenzo.
“Va tutto bene. Ha solo perso i sensi” spiegò Tsunade tirando su con il naso.  “Ditemi che avete qualcosa” pregò rivolta ai Nara.
“Sakura ci ha appena dato il sangue di Shizune, forse…” cominciò Shikamaru.
“Potremmo vedere come reagisce” continuò il padre. “Sakura, potresti dare un’occhiata alle analisi?”
La rosa annuì.
“Voi state vicini a Shizune” disse Shikamaru. “Zia Shiori direbbe che avere le persone che le vogliono bene intorno potrebbe tenerla qui.”
 
“Aaaaaaaaah” Ino vagava per la mente della donna, ma non trovava quello che cercava. L’unica cosa che riusciva a vedere erano continue immagini di Kakashi. Ayano aveva usato la sua fissazione per schermarsi la mente.
“Stronza!” Si staccò da lei, mentre l’infiltrata si afflosciava nella stretta di Choji.
“Che succede?” chiese l’Akimichi.
“È una pazza psicopatica, ecco cos’è!”
Ayano rise. “Non riuscirai a penetrare la mia mente.”
Ino fu colpita da qualcosa: era suo padre che comunicava attraverso il vetro, però la voce era quella di Kakashi.
Usami!” disse il Copia-ninja. “Usami per entrare in lei.”
Ma come faccio?”
“Piccola, tu puoi farcela. Sii delicata” le spiegò il padre.
“Facciamolo di nuovo” ordinò a Choji, che annuì.
Ino pose le mani sulle tempie della donna e ricominciò a frugare, ma stavolta prese le sembianze di Kakashi.
Incontrò la rappresentazione del subconscio di Ayano che le sorrise. Ino-Kakashi le si avvicinò e le accarezzò il volto, poi si abbassò la maschera e le posò un bacio sulle labbra. Le immagini attorno a loro cominciarono a svanire e loro entrarono più in profondità. Quando sentì di essere dove voleva, Ino-Kakashi si separò dalla traditrice e riprese le proprie sembianze. “Idiota!” esclamò la ragazza prima di darle un pugno e farle perdere i sensi.
All’esterno Choji trattenne Ayano dal cadere. Era svenuta. Ora Ino poteva vagare in profondità, ma non doveva esagerare. Non doveva mandare quella donna in coma o peggio. Vide la sua amica continuare a vagare. Sapeva che sarebbe andata sempre più in profondità, sapeva che voleva farla soffrire per quello che aveva fatto.
“Ino hai già le informazioni che ti servono?” chiese.
“No” mentì, lo sapeva che mentiva.
“Ino, ora basta.”
“Sai potrei impiantarle qualche incubo.”
“Ino, no.” Poteva spingerla via da quella donna, ma sapeva che doveva essere Ino a decidere che era la cosa giusta da fare.
“Che c’è di male?”
“Ino, non è così che Asuma-sensei ci ha insegnato.”
La ragazza tremò e sbarrò gli occhi, lasciando andare la testa della donna. Si portò le mani al volto e Choji le corse incontro, incurante del corpo di Ayano che cadeva dalla sedia. La strinse tra le braccia e le accarezzò la coda.
“Va tutto bene. Sei stata grande.”
 
Dall’altra parte del vetro Inoichi e Choza sorridevano.
“Vi sembrava il momento adotto per testarli?” chiese Kakashi.
“Sta per iniziare una guerra, Kakashi. Devono imparare a cavarsela” disse Inoichi.
“Saranno persino meglio di noi, un giorno” concluse Choza orgoglioso.
I due ragazzi uscirono e Ino si fiondò tra le braccia del padre. “La mia bambina. Sei stata fantastica.” Poi, il biondo alzò lo sguardo verso il giovane Akimichi. “Grazie.”
Choji annuì.
“Cos’hai scoperto, Ino?” chiese Kakashi.
La ragazza si separò dal padre e guardò il Copia-ninja. “Non sa dove si sono nascosti.”
Il jonin strinse i pugni. “E… e il veleno invece?” Doveva restare professionale. Non poteva pensare solo a Shiori, doveva risolvere anche il problema di chi le aveva passato il veleno.
“Un uomo con la maschera. Non ne sa l’identità, ma sembra che sia di Konoha.”
“Devo parlare con Tenzo.” Cercò di mantenere la calma. “Grazie, ragazzi. Ve la lascio. Rinchiudetela da qualche parte. Non la voglio più vedere.”
 
Quando raggiunse il laboratorio dei Nara, Kakashi rimase atterrito alla vista di Shizune pallida in volto. Lo sconvolse ancora di più vedere Tenzo e l’Hokage, di solito così forti, in quello stato di dolore.
“Cos’hai scoperto?” chiese il castano.
“Non si sa chi l’ha aiutata ad avere il veleno, ma è di sicuro qualcuno di Konoha.” Il ninja dell’Arte del Legno tremò impercettibilmente, solo Kakashi se ne accorse.
“Ten…”
“Ho capito, Kakashi. Ora devo pensare a Shizune. E comunque non abbiamo prove, giusto?”
Il Copia-ninja annuì e si avvicinò ai Nara.
“Posso esservi utile?”
“Conosci la struttura delle molecole?” chiese Shikaku sarcastico.
“Papà!”
“No, ha ragione,” disse Kakashi, interrompendo il giovane Nara. “Posso fare qualche lavoro di fatica, se è necessario. Voglio aiutarla.” Si voltò per guardare Tenzo, non voleva che il suo amico soffrisse, ma lui era sparito. “Dov’è?”
Tsunade guardò Kakashi spaesata. “Non… Era qui fino a due secondi fa.”
“Merda!”
Il Copia-ninja corse. Doveva raggiungerlo prima che facesse qualcosa di veramente stupido.
 
Tenzo conosceva la sede della Radice come le sue tasche. Nessuno l’avrebbe mai visto entrare o uscire. Percorse gli stretti e bui corridoi, senza che neanche uno di quegli idioti lo vedesse, poi si avvicinò all’ufficio di Danzo. Si assicurò che lui fosse solo ed entrò.
Il vecchio consigliere guardò il jonin sorpreso.
“Che ci fai qui?” chiese.
Il ninja dell’Arte del Legno si fiondò su di lui e gli puntò un kunai alla gola. “Hai dato il veleno ad Ayano Sato. Hai dato l’ordine di uccidere l’Hokage.”
“Tenzo, so che sei sconvolto...”
“Zitto! So che sei stato tu! Sei sempre tu!” Premette l’arma contro la gola dell’uomo. “Ci sta rimettendo una persona innocente.”
“Io… non ho fatto nulla” rispose l’uomo con voce strozzata.
“Balle! Devo solo dimostrarlo.”
“Non la passerai liscia per questo.”
“Non mi importa! Non meriti di vivere!” Premette un po’ più forte il kunai sulla gola del capo della Radice.
“TENZO!” L’Hatake entrò nella stanza.
“Kakashi, è stato lui! Lo sappiamo che è stato lui!”
“Sì, lo sappiamo, ma tu sei migliore di così.”
“Lo credi? In fondo è lui che mi ha addestrato. Ti ricordi l’addestramento, Danzo-sama? Nessuna pietà, diceva.”
L’uomo gemette sotto il peso del jonin che premeva sulla sua gola.
“Ten, Shizune non vorrebbe. Troveremo le prove.”
“Se… se fosse Shiori… Kakashi, se ci fosse lei su quel lettino, cosa faresti?” Il castano si girò verso di lui con le lacrime agli occhi.
“Io distruggerei il mondo intero” rispose sincero. “Ma non sarebbe la cosa giusta e tu mi diresti che devo ragionare. Tu mi fermeresti. Capisci che io devo fare lo stesso.”
Tenzo tremante abbassò il kunai e si allontanò dalla sua vittima. Danzo fece per urlare, ma Kakashi lo fulminò.
“Non dire una parola. Mi devi la vita” Liberò lo Sharingan e lo puntò dritto verso di lui. “Fai un’altra mossa sbagliata, e per te è la fine. Me ne occuperò personalmente e sarà un immenso piacere.”
Kakashi prese Tenzo per le spalle e lo portò fuori.
“Me la pagherete!” urlò il capo della Radice, ma i due jonin lo ignorarono.
 
Nel frattempo i due Nara continuavano ad analizzare i campioni di sangue e a cercare una formula per contrastare il veleno. Ogni tentativo sembrava portarli ad un insuccesso. Shikamaru stava perdendo la pazienza, mentre Shikaku cercava di mantenere un certo livello di professionalità.
“Pa’, dobbiamo tentare!” esclamò il giovane Nara, quando Shizune cominciò ad avere una nuova serie di convulsioni.
“Il suo sangue ha reagito bene, ma è solo un prototipo. Niente di definitivo.”
Tsunade e Sakura stavano cercando di calmare la paziente, ma niente sembrava fermarla. Fu in quel momento che Kakashi e Tenzo rientrarono. Il castano sbiancò alla vista della donna che amava in quello stato.
“Tenzo, la formula sembra funzionare, ma servono più test per essere sicuri, però abbiamo poco tempo”, spiegò Shikaku. “So che lei vorrebbe che fossi tu a scegliere.”
Il ninja dell’Arte del Legno guardò il Copia-ninja con uno sguardo atterrito. “Io… non…”
Kakashi gli pose una mano sulla spalla. “Sta a te. Lei si fida.”
“Fatelo” disse, prima di poterci ripensare.
Shikamaru corse a prendere la fiala dal piano di lavoro e la consegnò a Tsunade, che la prese con mano tremante. Sakura si fece avanti.
“Sensei, posso fare io?” chiese. Sapeva che se non avesse funzionato l’Hokage avrebbe avuto la propria amica sulla coscienza. Sakura voleva evitarle questa sofferenza.
La bionda annuì e le consegnò la siringa. La giovane ninja medico, infilò l’ago nel braccio e iniettò il contenuto.
Rimasero tutti con il fiato sospeso per quelle che parvero ore, poi Shizune si stabilizzò, facendo tirare a tutti un sospiro di sollievo. Quella pace durò per poco però. Il livello delle pulsazioni della donna scese fino a non esserci più. Tenzo si sentì mancare, ma Tsunade non si lasciò prendere dal panico. A vedere la mora in quello stato, prese forza. Cominciò a farle il massaggio cardiaco.
“Non ci provare nemmeno, ragazzina!” Continuava a premere contro il suo sterno, con sempre più forza, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime. “Non... puoi… lasciarmi!”
Ad un tratto, il leggero bip della macchina, rivelò loro che il cuore aveva ripreso a battere. Shizune riaprì gli occhi lentamente.
“Signorina… Non pianga” disse. Tsunade le gettò le braccia al collo.
“Sciocca. Sei una sciocca” gridò tra le lacrime.
“Sapevo che mi avrebbe salvato. Grazie” sussurrò. “Grazie a tutti” disse poi a voce più alta.
Quando Tsunade la liberò, voltò leggermente la testa verso il suo ragazzo, che in quei pochi minuti aveva perso molti anni di vita.
“Ehi…” disse lui tendendole la mano e stringendogliela.
“Ehi.” Lui le passò una mano tra i capelli.
Kakashi fece segno agli altri di uscire e li lasciarono soli.
“Ho quasi ucciso Danzo.”
“Non l’avresti mai fatto” rispose lei sicura.
“Invece, sì. Pensare di averti perso... Non ho mai desiderato così tanto fare del male a qualcuno.”
“Ten…”
“Io… non voglio perderti.”
Lei gli sorrise e si tirò su con le braccia, poi gli posò un leggero bacio sulle labbra.
“Ora sono qui.”
“Ti amo.” La sorresse posandole una mano sulla schiena.
Shizune gli asciugò una lacrima con il pollice. “Ti amo.”
Tenzo la baciò lentamente e con trasporto, poi la aiutò a sdraiarsi.
“Ora riposa.”
“Tu stai qui?”
“Certo. Non ti perderò di vista.”
“Bene” sospirò lei chiudendo gli occhi.
 
Kakashi tornò nella piccola casetta all’interno della riserva a pomeriggio inoltrato. I bambini gli corsero incontro urlando.
“Sta bene, vero?” chiese Hikaru sondando il padre.
“Si, per fortuna sta bene.”
“Visto? Ha funzionato!” esultò Amaya.
Kakashi li guardò confuso. “Cosa?”
“Abbiamo acceso un paio di candeline per gli Ame Seishin” spiegò la bambina.
“È una tradizione del paese della pioggia” continuò Hikaru.
“Capisco. Allora grazie anche a voi bambini. Ora Shizune sta meglio.”
“Le possiamo accendere anche per la mamma?” chiese Hikaru.
Kakashi sorrise loro. “Ma certo.”
I bambini corsero via e Kakashi raggiunse Shisui in cucina.
“Sono felice si sia conclusa per il meglio” disse l’Uchiha.
“Gli Ame Seishin?” chiese Kakashi.
Shisui ridacchiò. “Shiori ha raccontato questa leggenda ai bambini. Sai Amaya voleva sentirsi legata alle sue origini, voleva qualcosa che le dicesse che i suoi genitori le erano vicino. Così, Shiori raccontò loro che ogni famiglia della pioggia ha due spiriti che la protegge. Questi spiriti della pioggia, gli Ame Seishin, hanno aspetto umano e portano tanta fortuna alla famiglia che devono proteggere. Se si ha bisogno di loro basta accendere una candela e loro lo sapranno. Sono anche degli imbroglioni e dei giocherelloni, ma sono molto fedeli.”
“Si è inventata tutto questo?”
Shisui appoggiò due tazze di tè sul tavolo e si sedette di fronte a Kakashi. “Sinceramente non le ho mai chiesto se aveva letto di questa leggenda o se l’avesse inventata. Credo che io stesso non volessi rovinarmi la favola.”
Kakashi sospirò. “Le è sempre piaciuto raccontare storie per far star meglio le persone. Ora vorrei che fosse qui per raccontarmi una storia, per dirmi che ce la faremo a superare questa battaglia.”
“Io ne racconto ai bambini, ma non credo che tu abbia bisogno delle mie storie. Diciamo che non hai proprio bisogno di storie se dobbiamo essere sinceri.”
“Tu credi che io abbia bisogno di lei.”
“L’hai detto tu non io.”
“Shisui!”
“Che c’è? È la verità.”
“Se anche fosse…” Kakashi si rigirò la tazza tra le mani. “Oggi Tenzo stava per perdere Shizune. Sai cos’ho pensato? Che morirei se scoprissi che loro l’hanno…” Si passò una mano tra i capelli, non ci voleva nemmeno pensare. “Sai però cos’altro ho pensato? Non so nemmeno se riuscirò a guardarla negli occhi senza provare dolore. Poi… In ogni caso, lei non mi vorrà più.”
“Ma cosa dici? Vuoi che te lo dica qualcuno che ci ha vissuto per anni, che ha sentito le storie che raccontava ai bambini? Che raccontava a me? Kakashi lei ti ama.”
“Non è questione d’amore. Anche io la… Lascia stare. So che ci hai vissuto a lungo, ma io la conosco bene, meglio di quanto conosca me stesso.”
“Be’ allora io accenderò una candela per gli Ame Seishin perché voi non siate così idioti” disse l’Uchiha sorridendo.
“Non credo che funzioni se non sei del Paese della Pioggia.”
“Invece sì! È questo il bello. Gli Ame Seishin proteggono le famiglie, e noi siamo la famiglia di Amaya.”
Kakashi scoppiò a ridere. “Tu sei pazzo.”
“E tu hai riso. È già un passo avanti.”
“Grazie, Shisui.”
“Figurati.”
“Tu, invece? Mi sembra stupido chiederti come stai, ma… come stai?”
“Me la cavo. Cerco di non… cerco di pensare ai bambini, alla battaglia imminente, a ciò che posso fare per vincere questa guerra. Non voglio che tutto quello che lui voleva costruire venga distrutto.”
Il Copia-ninja si alzò in piedi e raccolse le tazze. “Dobbiamo farcela. Per loro” affermò con sicurezza.
 
Kakashi rimboccò le coperte ai bambini.
“Allora avete acceso una candela per la mamma?”
I bambini annuirono. “Sì, anche lo zio Shisui ne ha accesa una” raccontò Amaya.
“Sì, lo immaginavo” disse Kakashi ridendo.
I due bambini si guardarono confusi, ma sorrisero. Era bello vedere il padre sorridere.
“Papà, la mamma è forte. Lei ce la farà” disse Hikaru per consolarlo, perché sentiva che comunque era preoccupato.
“Sì, bambini. Di questo ne sono certo.” I due bambini però erano spaventati, lo sapeva. “Sapete la storia del primo bacio tra la Principessa Solitaria e il Principe Argentato?” chiese, sapendo che quella era una delle storie che mostrava la grande forza e il coraggio di Shiori. All’epoca gli aveva salvato la vita.
I bambini si guardarono e sorrisero. “Sì, la conosciamo. Però vogliamo che ce la racconti” disse Amaya.
Kakashi sorrise e cominciò a raccontare di quella missione. “E alla fine lui la strinse tra le sue braccia e la baciò.”
“Ed è stato bello?” chiese la bambina trasognata.
“Era stato come svegliarsi da un incubo” rispose il Copia-ninja a voce così bassa che quasi fu impossibile sentirlo. Ad un tratto si schiarì la gola e si alzò. “Ora dormite!” ordinò un po’ burbero. Si avvicinò alla porta e spense la luce della camera. “Buonanotte, piccoli.”
“Buonanotte, papà” dissero in coro. Kakashi sorrise, era la prima volta che anche Amaya lo chiamava così, non pensava che la cosa l’avrebbe reso così felice come sentirselo dire da Hikaru, invece... Sapeva che sarebbe stato difficile togliersi quello stupido sorriso soddisfatto dalla faccia. Si voltò e tornò da loro, posò un bacio sulla fronte di entrambi. “Vi voglio bene” sussurrò.


 
  
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