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Autore: pandafiore    31/10/2016    2 recensioni
{Everlark}
{ModernAU}
{OneShot}
Può una notte di Halloween cambiare le vite di due persone per sempre? Un incontro avvenuto quasi per caso, un Halloween come il nostro, tra una Katniss ed un Peeta moderni, nel 2016.
Buona lettura, e buon Halloween!
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Primrose Everdeen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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OneShot

 
Halloween!



Il dolce profumo di zucca nell'aria, lo scricchiolare delle caramelle sotto i denti, le castagne che cuociono, fondendo il loro aroma al sentore autunnale della notte di Halloween; le risate dei bambini del paese, i dolcetti e gli scherzetti, i costumi cuciti con amore dalla nonna all'ombra della stufa, la stessa che ora abbrustolisce i marroni. L'ultima foglia arancione che entra dalla finestra, passa attraverso uno spiraglio minimo, aleggia come avesse le ali, per poi scivolare sul pavimento giusto poco prima che qualcuno chiuda vetri e porte.

I miei piedi ben fasciati nei lanosi calzettoni natalizi - bianchi, con ricamato sopra Babbo Natale col suo bel nasone rosso in sporgenza -, perfettamente fuori tema con la festività che tutti festeggiano oggi.
Il pigiama di pile troppo grande, ma scelto apposta per stare più comoda, spaparanzata sulla poltrona trasportata dal salotto alla cucina; tiro su i piedi vicino alla stufa - ah, che bel calduccio - e mi sistemo il pc portatile sulle cosce, pronta a godermi una bella serie tv, assieme alla mia tazzona ripiena di popcorn ancora caldi.

Decido di proseguire con la quarta stagione di Teen Wolf, che adoro.
Infilo le cuffie, parte a malapena l'inizio e... -KATNISS!!- Mia sorella che strilla dal piano di sopra. Ma un attimo di tregua posso avercelo, nella vita? Non chiedo mica la Luna..!
-DIMMI!-
Dei passi affrettati, il rumore d'un fiatone provenire dalle mie spalle; -Secondo te è meglio questa gonna o questa?- Mi giro e osservo l'adorabile dodicenne dai lunghi capelli biondi che tiene in mano due indumenti - entrambi miei.
-Dove devi andare?- Le domando.
-A casa di Rue, poi là ci travestiamo e andiamo a fare dolcetto o scherzetto. Quindi? Questa o questa?- Muove spasmodica le due gonne, facendo ballonzolare pizzi e orletti; -Proprio non lo so.- Sussurro con un mezzo sorriso, e la vedo sbuffare, lamentandosi rumorosamente con frasi come "A che diavolo serve una sorella così amorfa?" o "Giuro che prima o poi la butto giù da quella poltrona!" e altre cose che non sento perché ha ripercorso le scale.
Mi rimetto su le cuffie, e faccio ripartire la puntata. Dopo cinque minuti, -KATNISS!- mia mamma, dall'altra parte della casa. Ma cosa ho fatto di male, io?
-CHE C'È?!-
-Perché non esci come fanno tutti i tuoi amici?!- Me la ritrovo di fronte all'improvviso, con tre dita appoggiate sul tavolo, e un cipiglio imperioso sul viso.
-Perché voglio guardarmi un film, e non mi va di uscire. È semplice.- La verità è che io di amici non ne ho. O meglio, conosco tante persone, sono legata in modo particolare a Gale, a Madge, e ad altri miei compagni di scuola, ma... ma io non sono come loro. Loro ad Halloween vanno in discoteca, e bevono come non ci fosse un domani. Io, ad Halloween, mi stringo al petto la mia copertina con le renne e cerco un bel film da godermi con la tazzona di popcorn e quella di thè caldo. Poi, quando Prim torna a casa col bottino, mi faccio una bella scorta anche di caramelle e cioccolatini, ovvio. Questo è il mio Halloween. Nient'altro. Solo questo, nella sua forma più innocua.
Ad ogni modo, non ci vedo il problema.
-Tutti i tuoi compagni di classe escono, mentre tu stai sempre a leggere, a guardare film o serie tv! Esci un po', Katniss! Sennò poi tra qualche anno te ne pentirai.- I suoi occhioni blu che mi guardano con la bellezza d'un fiore, e mi fanno quasi sentire in colpa per non essere come gli altri. -Mamma, io sono così. Punto e basta.- Sospiro, e questa donna sembra averci rinunciato, fino a quando Primrose non torna giù per uscire come una normalissima ragazza nella notte di Halloween. -Vedi, Katniss? Persino tua sorella è più normale di te!-
-Io sono normale!- Quasi strillo, mentre sento vagamente mia madre dire a mia sorella di andare a chiamare il nostro vicino di casa - che nemmeno so chi sia -, per tenermi un po' di compagnia. Sbuffo, e spero solo che lui - da persona normale quale immagino sia - non sia a casa, o non si faccia trovare.
Ma è troppo voler stare da soli a guardarsi un film? Diamine!

Dopo mezz'ora - alleluia, alleluia - mia madre mi annuncia che va fuori a cena con le sue amiche, ed esce di casa assieme a Prim.
Finalmente, riesco a dedicarmi a questa benedetta puntata di Teen Wolf.

Ed ecco che il campanello d'ingresso suona un'ennesima volta, facendomi innervosire. Sbatto il computer sul tavolo della cucina, lancio un'occhiata all'orologio - un quarto d'ora! Solo un quarto d'ora è passato dall'ultimo momento in cui mi hanno interrotto! - e cammino con i miei calzettoni fino alla porta d'ingresso, schiacciando la foglia arancione che prima è entrata dalla finestra, che scricchiola con un rumorino autunnale, ma non si spezza.
-Che volet...- La voce mi si ferma, perché non mi ritrovo davanti Prim e mamma, come mi aspettavo. O meglio, mia mamma c'è, ma è con uno sconosciuto, molto più giovane di lei. -Ti presento Peeta, il nostro vicino di casa!- Esclama, e per poco non collasso. Ma lo ha fatto per davvero? Vi prego, svegliatemi da questo incubo.
-Ehm... Piacere.- Le guance arrossate - non so se per il freddo che c'è fuori, o per il mio stesso imbarazzo -, i capelli biondi che gli ricadono ad onde sulla fronte, lo sguardo gentile, azzurro. -Katniss.- Mormoro diffidente, stringendogli la mano.
-Dai, Katniss, sii gentile, fallo entrare che qui fuori si gela!- Oddio, quanto poco posso sopportare mia madre?
-Ma certo.- Dico a denti stretti. -Vieni pure.- Mia madre se ne va richiudendogli la porta d'ingresso alle spalle, ed io rimango sola con un perfetto sconosciuto. Ma quanta irresponsabilità ci vuole a lasciare una sedicenne in casa da sola con un vicino di casa del quale si sa solo il nome?
Potrebbe essere un maniaco, un assassino, un folle, e mia madre mi ci ha lasciato tranquillamente da sola la notte di Halloween.
Che gioia.

-Ehm...- Cerco parole, ma non ne trovo; cosa dovrei dirgli?
-Avete una casa bellissima.- Sorride mostrando i suoi denti bianchi, e le guance sempre più scarlatte, un po' come le mie.
Avanza lentamente, quasi col timore di infrangere qualcosa, ed arriva in cucina, dove il portatile proietta l'immagine in stop del film. -Teen Wolf! A che stagione sei?-
-Quarta.- Rispondo schietta. Mi sorride, mentre le sue dita accarezzano le cuffie attaccate al pc.
-Ti ha detto mia madre di venire qui?- Chiedo, con una briciola di speranza che non siano andate veramente così le cose, perché sarebbe addirittura oltre la soglia dell'imbarazzante.
-Già...- Sorride, e per sbaglio calpesta la foglia che prima ho schiacciato anch'io. Si china, ne raccoglie lo stelo, e la osserva con lo sguardo attento d'un ritrattista; -È il mio colore preferito.- Commenta solare, dedicando l'attenzione alle tonalità aranciate, così lievi in confronto al rossore che si inerpica sulle sue guance.
Tossicchio, e distolgo lo sguardo; -Ehm... senti... vuoi guardare un film? Ho fatto anche i popcorn se ti va...- Annuisce sorridente, e si accomoda sul divano, mentre io infilo il primo dvd che trovo, per poi sedermi sulla poltrona.

Il film è appena iniziato, che il telefono mi vibra nella tasca dei miei larghissimi pantaloni di pigiama.
Lo tiro fuori, e vedo che mi ha scritto Prim:"C'è Peeta lì?"
Spollicio la risposta:"Sì, mamma mi ci ha costretta. Ma tu lo conosci, scusa?"
L'immediata risposta di mia sorella:"L'ho visto qualche volta tornando da scuola. Già vi shippo. *^*" Lancio uno sguardo al ragazzo biondo stravaccato sul divano in modo informe, l'ombra d'un sorriso sulle labbra - forse per il film? - e il viso gentile appoggiato con fare distratto sulla mano. Mia sorella è pazza, io non sarei mai all'altezza di... come si chiama? Oddio, già non me lo ricordo.
I suoi occhi turchini si spostano dallo schermo ed incrociano i miei, troppo insistenti; fingo di guardare il telefono e rispondo subito a mia sorella:"COSA?! Non puoi shippare le persone reali, Prim!"
Neanche un secondo, ed arriva una nuova risposta: "Sì, invece, soprattutto te e lui. Ci vediamo più tardi, buona serata con Peetaaa... ;)" Peeta! Ecco come si chiama! Mamma mia, che memoria che ho..!
-Tutto bene?- La voce calda, e di soprassalto alzo lo sguardo.
-Eh? Sì! Sì certo, perché non dovrebbe?- Semplicemente mia sorella ci shippa, ma è tutto a posto. Questa è una famiglia normalissima. Normalissima.
-Sei tutta rossa...- Sorride di gusto, ed io mi alzo, scappando in cucina. Faccio dei respiri profondi, preparo due tazze di thè e torno in salotto, porgendogliene una in silenzio, più imbarazzata che mai.

-Che scuola fai?- Mi domanda osservando il televisore, non appena mi sono riaccomodata.
-L'Academic High School...-
-Seriamente? Anch'io! A che anno sei?-
-Quarto.-
-Oh... anche io.- Ridacchia. -Possibile che non ci siamo mai incontrati?- Scrollo le spalle, e fisso la tv, in imbarazzo. A malapena so il suo nome, figuriamoci se mi ricordo di averlo visto da qualche parte. Sospiro, tirando gli occhi al cielo.
-Questo film non mi piace, cambiamo?- Propongo, prendendo in mano il telecomando.
-Ti va di parlare un po'?- Sgrano gli occhi, e annuisco appena, spegnendo la televisione.
-Okay.- Esalo con poca voce. -Innanzitutto vieni qua sul divano che sei a tre metri di distanza!- Ridacchia, e con i muscoli tutti irrigiditi vado a sedermi di fronte a lui. -Be'... che ne so... come mai tua mamma mi ha chiesto di venire qui?- Perché continua a sorridere? Tutto ciò non è divertente.
-Non te l'ha detto?- Scuote la testa. -Beh, lei dice che dovrei uscire con i miei amici, e non starmene in casa a guardare la tv.- Sbuffo rumorosamente, e mi appoggio al divano, fissando i miei occhi nei suoi.
-Oh... Beh, forse sperava che io ti portassi fuori? Se vuoi usciamo, se vuoi possia...-
-Ma per carità! Io sto bene qui!- Esclamo, facendolo ridere.

E così, non so bene come, passiamo la serata, mangiando qualche noce, qualche dattero, cioccolatino o popcorn che sia, con la stufa che, dalla cucina, ci scalda con amore; e mi ritrovo addirittura a ridere, a scherzare, a chiacchierare come non facevo da tempo, o forse non ho mai fatto, non da quando è morto papà.
Il mio cuore si incupisce, così come la mia espressione, sento il pallore invadermi le guance, e fortunatamente qualcuno suona alla porta prima che il ragazzo biondo mi chieda cosa stia succedendo in me.
Vado ad aprire, ritrovo mamma e Prim, ma la mia mente è altrove, più precisamente all'Halloween di sei anni fa, quando papà c'era ancora. La camicia scozzese, l'immensa zucca sul tavolo, e le sue abili mani che la intagliavano con amore, incidendo una faccia ridente, che poi avremmo illuminato grazie ad una candelina interna. Oh, era così ingegnoso papà! Ricordo le sue grandissime mani callose, la ruvidità, ma soprattutto il calore che trasmettevano ai miei piccoli palmi fanciulleschi; ricordo il suo profumo di bosco, soprattutto di quando andava a procurarsi la legna per l'inverno; quel sentore di libertà.

E il ragazzo biondo che mi sta salutando con la mano ed un sorriso così confortevole mi riporta a galla, destandomi da una specie di flashback mentale che mi costringe a sbattere più volte le palpebre prima di tornare totalmente alla realtà. Un relitto che riemerge, torna all'aria, ma il suo legno è ormai marcio e il suo contenuto sparito; questo è la mia anima.
-Io vado, ciao Kat.-
-Eh? Oh, ciao... ciao... ehm...-
-...Peeta.- Mi rimarca lui.
-Oh sì, certo. Ma me lo ricordavo, eh! Ciao.- Chiudo la porta, e con essa gli occhi, ricordandomi solo di papà. Non ho nemmeno voglia di badare a Prim e ai suoi fronzoli discorsivi.

Quanto dolore provo nel cuore...


***


È finalmente estate, grazie al cielo! Il profumo di fiori, il calore del sole, le canottiere, le gonne senza calze, gli alberi in frutto, le scampagnate e le ciliegie rubate!

Giugno... Finalmente!
E anche l'anno scolastico è finito, per grazia divina. O meglio, quasi finito. Oggi è l'ultimo giorno, e domani c'è il ballo studentesco.
Sinceramente, non credo che ci andrò. Non avrei nessuno con cui andarci, a meno che Gale, come l'anno scorso, non mi inviti, ma ne dubito, dato che sta già uscendo con un'altra ragazza. E poi io non vorrei andarci con lui.
A me, nel più profondo del cuore, nel mio desiderio più recondito, piacerebbe andarci con Peeta, e ovviamente nessuno lo sa.
È forse un'utopia irraggiungibile, lo so, ma da quella notte di Halloween siamo diventati così tanto amici! Dai picnic sulla riva del lago, alle arrampicate sugli alberi di fichi o di mele dei vecchi contadini, per rubare qualche frutto maturo, tra una risata e l'altra. Oppure tutti i pomeriggi passati a studiare assieme al parco, sul prato di candide margherite, a cercare la concentrazione per capire Socrate, Platone, o semplicemente non insultare la matematica! Per non parlare delle fotografie che mi ha fatto di nascosto, in mille posti diversi, senza che io me ne accorgessi. Ha detto anche che dipinge, ma non mi ha mai dipinta. Non che io sappia, almeno. Forse a casa, in camera sua c'è un mio ritratto che... ma no! Ma quanto illusa sono? Siamo dei semplici amici. Punto e basta.
Eppure... eppure perché arrossisco quando mi viene vicino, anche solo per dirmi qualcosa di divertente all'orecchio? Perché il cuore mi batte forte, perché ho paura che lui un giorno possa abbandonarmi, preferire un'altra "amica", al mio posto? Perché quando rigira tra le dita una margherita, io percepisco sulla pelle del mio viso quelle carezze delicate, quello sguardo perso nei ricordi, così azzurro, così sognante?

Non vorrei, io non vorrei amare, ma alla fine credo sia naturale. Soprattutto passando ogni singolo pomeriggio con una persona del genere, che è impossibile odiare. Soprattutto dopo essermi aperta con lui come con nessuno; gli ho raccontato di papà, di come se n'è andato, di quell'incidente al lavoro, in stazione, in cui è rimasto schiacciato sotto un treno.
A Peeta ho raccontato cose di cui non ho mai parlato con nessuno, nemmeno con Gale, e lui mi ascoltava rapito, capiva, gli divenivano lucidi gli occhi prima che a me, percepivo il suo cuore battere forte, il suo respiro mozzarsi ad ogni mia parola, ad ogni sillaba.

Eppure, dopo quasi un anno passato assieme, sembriamo così tanto amici e nient'altro, nei nostri pomeriggi trascorsi assieme.

Così sospiro, in questo ultimo giorno di scuola, mentre mi alzo e mi incammino verso il cestino della spazzatura a buttare il volantino che annuncia il ballo di fine anno. Tanto, è inutile per me.

Torno a sedermi sempre più confusa, con la mia compagna di banco asiatica che non la smette di parlare - non so nemmeno con chi, dato che qui non l'ascolta proprio nessuno.
Ed ecco che la campanella così agognata da tutti suona, greggi di studenti esultano, euforici, l'inizio dell'estate, e anch'io, nel mio piccolo, accenno un sorriso, che però presto si spegne. Cosa farò io in queste vacanze?
Probabilmente mi cercherò un lavoretto stagionale, così da avere la scusa buona per non vedere Peeta ogni santo giorno, e prendere un po' le distanze, perché questo batticuore in sua presenza mi preoccupa parecchio. Soprattutto se lui non ricambia, come immagino; insomma: come si fa ad amare una come me? È praticamente impossibile.

Sospiro, faccio per l'ultima volta la cartella, e, una volta lasciata passare la mandria di ragazzi, me la carico in spalla, avviandomi con passo lento e tranquillo verso la porta.

Sono appena uscita dall'edificio, quando dei passi abbastanza affrettati mi raggiungono, ed una mano mi fa voltare, circondando placida la mia vita. Ma cos... -Ei.- Le tonalità calde come i colori dell'autunno in cui ci siamo conosciuti, il sorriso che illumina come il sole estivo che risplende oggi alto nel cielo, e gli occhi che brillano di una luce propria, così vera.
-Ei...- Sorrido come un'ebete. Perché è così maledettamente vicino? che si stacchi, diamine!

Una ragazza tutta tirata a lustro ci passa accanto, squadrandoci da sopra gli occhiali da sole, ed entrambi scoppiamo a ridere; le gote arrossate.
-Chi era quella?- Domando con il sorriso.
-Boh! Senti... volevo chiederti una cosa...- La sua mano mi accarezza appena il fianco da sopra il cardigan ora, e sento un brivido percorrermi da quel punto fino ai piedi. Sto in silenzio aspettando che parli.
-Beh... non so come dirtelo, forse hai già altri impegni, tipo iniziare la nuova stagione di Teen Wolf, ma... domani ci verresti al ballo con me?-
Sgrano gli occhi.
-È USCITA LA NUOVA STAGIONE DI TEEN WOLF?!- Una risata gli riempe il viso a queste mie parole, e sorrido anch'io. I suoi occhi mi chiedono un E quindi? carico di così tanta tensione che si potrebbe tagliare con un coltello.
Che faccio? Serie tv o Peeta?
-Peeta.- Sussurro tra me e me. Peeta, Peeta, Peeta. Cento volte Peeta.
-Mh?- Alza lo sguardo, i suoi occhi sorridono, ma sono in ansia.
-Ci vengo.- Mormoro, e i nostri nasi si sfiorano per un attimo, poi mi ritraggo e fuggo, per fare da sola la strada fino a casa, lontana da lui, ma in realtà vicina, in quanto ci abiti accanto.

Con Peeta. Andrò al ballo con Peeta. Peeta Mellark.

***

L'abito dorato, che svolazza leggero mentre cammino. I tacchi che fanno sembrare le mie gambe più belle di quanto non siano realmente. Le dita strette fino ai lividi attorno alla pochette mentre allaccio l'altra mano al braccio di Peeta, così solido e sicuro, sembra proteggermi da tutto e tutti.
Il ballo è in una specie di salone immenso, gremito di gente. Intravedo anche Gale e Madge assieme, ad un certo punto, e sono felice di essere qui con Peeta.
Ci fermiamo un po' a parlare con un ragazzo biondo che mi viene presentato come suo fratello, e poi con altre persone, delle quali figuriamoci se mi ricordo il nome! Forse un certo Finnick, una certa Annie...

La musica è così alta da assordare, e mentre Peeta mi porge un drink mi chiede se vado a ballare un po' con lui. Bevo un sorso e appoggio il bicchiere su un tavolino, seguendo il mio migliore amico.
All'improvviso, mentre sta cercando di passare tra la folla, mi prende la mano, e per poco non ho un infarto. Poi mi volta tra le sue braccia, e ci ritroviamo petto contro petto, iniziando a ballare. Sono in imbarazzo, io non sono fatta per queste cose. Ma proprio per niente!
Però Peeta è così abile da non farmi sfigurare neanche un po'; in più questo vestito corto aiuta tantissimo, nella sua meravigliosa lucentezza.

Cambia la canzone, ma il volume rimane a mille.
I suoi palmi percorrono il mio profilo, si appoggiano sui miei fianchi, che fra le sue mani sembrano di una misura perfetta, e si muovono ancheggianti, forse aiutati dal sorso alcolico di prima. Gli occhi di Peeta brucianti sul mio corpo scoperto, l'imbarazzo sulle mie guance - ma un imbarazzo diverso da quello della notte di Halloween in cui ci siamo conosciuti. Quella volta era più vergogna per una madre che mi porta a casa uno sconosciuto. Ora invece è più un qualcosa di pudico, come se una minuscola parte del mio essere avesse realizzato che Peeta effettivamente è un po' attratto da me.
Ma sembra tutto così impossibile, così improvviso...

Poi, il ritmo cambia; non dico si faccia lento, ma sicuramente più tranquillo, una musica più calma. Peeta mi sorride, abbozzo un sorriso anch'io, gli zigomi che bruciano.
Le mie dita che si intrecciano ai capelli dorati della sua nuca, il mio mento che si appoggia sulla sua spalla, i miei sensi offuscati dal suo profumo, mentre le sue mani rimangono lì, sui miei fianchi, in modo così possessivo, così diverso dal solito.

Poi un sussurrio all'orecchio, che mi fa tremare le gambe:-Sei bellissima, stasera.- Le sue labbra contro il mio udito per permettermi di sentirlo, i brividi che mi risvegliano, che mi percorrono la spina dorsale. -Grazie.- Mormoro contro il suo orecchio, e lo intravedo sorridere.
-Vieni.- Sibila, prima di intrecciare le nostre dita e trascinarmi via, fino ad uscire dall'edificio. I miei tacchi affondano nel terreno del giardino, così mi fermo un attimo a togliermeli, e proseguo scalza, con i fili d'erba che mi solleticano la pelle, e Peeta che ride. Le nostre mani si stringono, non so dove mi stia portando ma non mi interessa neanche tanto. Siamo io e lui, ed io mi fido.
All'improvviso, vedo uno specchio d'acqua, nero come la pece, e con la sola luce della luna riflessa, bellissimo. Il profumo lacustre ci solletica il naso, mentre ci sediamo sull'erba a pochi metri dalla sponda del lago.
Io osservo la vastità della natura di fronte a noi, lui la mia mano, che solletica silenziosamente tra le dita; mi distraggo, mi volto verso di lui, verso le sue carezze sul mio palmo, ed è un attimo, il tempo d'un sorriso - l'ennesimo, dolce, sorriso - prima che le sue labbra siano sulle mie. Morbide, calde, vive. Baci soffici, da desiderarne ancora, carezze sul viso vellutate, da voler vivere solo di quelle.
Chiudo gli occhi, dischiudo la bocca, il mondo si illumina, si accende; la sua lingua con la mia, un bacio umido, profumato, bello. Magico, alle porte della notte.

Sono io la prima a spostarmi, facendo scontrare delicatamente le punte dei nostri nasi; apro gli occhi, e ritrovo il suo sguardo gentile, così genuino, così azzurro. Vorrei chiedergli mille cose, ma la mente è svuotata. Vorrei alzarmi e scappare, o mettere le fondamenta e rimanere qui per sempre, non lo so nemmeno.
-Volevo farlo dalla notte di Halloween.- Sussurra, con gli angoli della bocca rialzati.
-Ma scherzi?-
-Ti sembra che stia scherzando?- Ridacchia, e torna sul nostro bacio, sempre leggero e delicato, con una mano a contorno del mio viso sottile.
Mi sfugge un sorriso, e sono felice.


***


I piedi nei calzettoni di lana, come sempre appoggiati sulla stufa. Solo che questa volta i calzettoni li ho fatti io. Ah, avere settant'anni e non sentirli!

Peeta - con le sue rughette, i suoi capelli bianchi, e tutte le espressioni marcate dal tempo - mi si siede accanto, prendendomi la mano e dandomi un buffetto sulla guancia.

I nostri nipotini - i figli dei nostri figli! Sembra uno scherzo, questa vita che passa così veloce - ci vengono in quattro a salutare (ne manca uno!), per poi scappare dietro a mamme e papà che li vogliono portare a fare dolcetto o scherzetto, in questo ennesimo Halloween. Oh, ed ecco il quinto, il piccolo Eddy, che era sparito! I capelli rossi come una carota e troppe carinissime lentiggini sul viso che si alzano assieme agli zigomi, nel sorrisone sdentato che ci fa, prima di scivolare fuori casa come una trottola dagli occhioni verdi. Nonostante la normale equità dei nonni, lui è il mio nipotino preferito, sempre così timido, e così diverso dagli altri, soprattutto esteticamente. Tutti mori o biondi, occhi grigi o azzurri come me e Peeta, come Daisy e Ryan, i nostri due figli, ormai troppo adulti. Lui invece ha gli occhi più verdi degli smeraldi, ed è così bello!

Ci sono voluti anni di suppliche da parte di Peeta, prima di convincermi ad avere un bambino. Avevo così tanta paura.
Poi gliel'ho concesso, e qualche anno dopo anche un altro, pregando ogni santo che andasse tutto per il meglio.
E vederli ora, più alti di noi, sposati, con dei figli, fa sempre una certa impressione.
-Mi raccomando, Eddy, porta tanti cioccolatini alla nonna che sennò sai che si arrabbia!- Scherza Peeta, meritandosi una mia pacca sul braccio.
-Va bene, ciao!- La porta si richiude e tutto il chiasso generato da quei cinque bambini più i genitori, cessa, e sembra di vivere un mortorio.
Le castagne che schioppettano sulla stufa, la consueta foglia arancione che entra dallo spiffero della finestra, il calore dell'autunno, il profumo di zucca. È Halloween, sì, ma non so cosa fare, mi annoio.

Peeta mette le castagne calde in una scodella con un panno, mi sorride, e se ne esce con l'idea più bella del mondo:-Allora, siamo a casa da soli, non abbiamo niente da fare... che ne dici... maratona dei film di Harry Potter?-
Scatto in piedi.
-Io mi prendo il divano!!- E mi metto a correre verso il salotto, con l'anca che cigola e i capelli grigi sparsi all'aria. Rido come un'ebete, fiondandomi sui cuscini del sofà, soffiando il posto a quel vecchietto che non corre più da una vita. -Ti ho fregato!- Esclamo, crogiolandomi.
-Ah sì? Vedremo...- E mi si butta addosso rischiando di spappolarmi e di distruggere anche se stesso, ma così facendo sono costretta a spostarmi e a fargli spazio.

In due sul divano, come sessant'anni fa, a guardarci un bel po' di film e a ridere, pensando di avere ancora sedici anni.
Perché in fondo noi, sedici anni ce li avremo per sempre.







Buongiorno carissimi, e buon Halloween!
Come state? Io bene, e spero che anche tutti voi passiate questa giornata all'insegna delle castagne abrustolite e dei film sul divano! ;)
Ci tenevo a precisare che in questa ModernAU, ho desiderato rendere Katniss una ragazza di oggi: che sta in casa con il pigiamone di pile tutt'altro che attraente, che mangia popcorn con una puntata di Teen Wolf sul computer, o che va matta per Harry Potter e si fa una serata di maratona su quei film - anche alla tenera età di 70 anni, sì. ;) Insomma, una ragazza vera, di sedici anni, che ha il primo ragazzo, che dà il primo bacio, che si imbarazza per la madre e la sorella troppo invadenti e che, non bisogna dimenticarsene, cade in depressione al ricordo del papà che non c'è più.
Spero che questo intento di "realismo" sia passato, e riconfermo i miei migliori auguri di buon Halloween a tutti voi. Sappiatemi dire cosa ne pensate di questa folle idea.
Un bacio grande e tanti dolcettini a forma di zucca e fantasmini a tutti. :*

   
 
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