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Autore: Akicchi    02/11/2016    1 recensioni
«Volevo fare una canzone per una persona speciale, ma a quanto pare qualcosa non va.»
«È per Tessa?»
«Tessa?»
«Sì, lei. Non volevi forse sposarla?»

{ In questa fiction sono presente SOLO degli accenni del triangolo tra Will, Jem e Tessa; è più una Heron(gay)stairs che Wessa o Jessa. }
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James Carstairs, William Herondale
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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La mina della matita sfiorava il pezzo di carta rigorosamente poggiato sopra un libro, come appoggio per non imbrattare le lenzuola, con qualche nota inscritta sul foglio, rivoltato sulla parte pulita. A capo chino e schiena piegata in avanti, il ragazzo dai capelli argentei stava facendo ruotare la matita tra le dita, riflettendo mentre canticchiava alla ricerca della melodia. Nulla, non gli veniva in mente niente; il vuoto.
Grazie al bussare alla porta riuscì a deconcentrarsi, mormorando un avanti che veniva accompagnato dall’aprirsi della porta. Un cacciatore dai capelli neri, con in mano un libro, andò a sedersi accanto all’altro intanto che uggiolava come un cane bastonato.
«Che cos’è successo, Will? Uno dei tuoi personaggi preferiti è nei guai, o morto?»
«È in un triangolo amoroso: questo ama una ragazza, anche se la conosce da poco tempo, ma al tempo stesso ama anche il suo migliore amico con cui è cresciuto.» Gli spiegò il ragazzo, andando a distendersi vicino a lui. «Tu invece mi sembri critico con te stesso, Jem.»
I due osservarono il foglio, abbandonato nel suo bianco sconfinato, andando poco dopo a concentrarsi l’uno sull’altro. Era vero, era arrabbiato con sé stesso perché non era da lui essere a carenza di ispirazione, normalmente scriveva di getto e veniva qualcosa di eccezionale, ma ora...
«Volevo fare una canzone per una persona speciale, ma a quanto pare qualcosa non va.»
«È per Tessa?»
«Tessa?»
«Sì, lei. Non volevi forse sposarla?»
Le labbra del ragazzo si schiusero, dalle quali non uscì alcun suono se non quello di Sophie, la quale lo avvertiva della cena, portandolo a richiuderle e a incamminarsi verso la sala pranzo.
Era davvero per Tessa, come credeva il parabatai e – in fondo – lui stesso? Sentiva qualcosa dentro di sé in conflitto, eppure decise di non pensarci e godersi la cena, regalando un saluto accompagnato da un sorriso ai presenti.
Andava tutto bene e non doveva pensarci, aveva una nuova famiglia e due persone che lo amavano, non aveva senso dannarsi così tanto, era sempre stato bravo a tenere tutto per sé e a fingere di stare bene. Il solo che non sempre ci abboccava era il suo compagno che amava sopra ogni altra cosa e essere vivente, senza sapere se più di Tessa o no.

Amava Tessa, era una ragazza dall’animo nobile ed era graziosa, si trovava bene con lei. Lo faceva sentire vivo, non gli faceva neanche pesare più di tanto il fardello della propria malattia, la sua dipendenza dello yin fen.
Amava Will, era molto più di un fratello e un migliore amico, era disposto a tutto per lui ma puntualmente dovevano salvarsi di continuo le rispettive vite e strigliare il capo dello sconsiderato, perché aveva fatto preoccupare l’altro.
Era sicuro di tutto ciò, eppure non capiva il perché stesse esitando così tanto. Chissà che cosa provava Will a proposito di tutto questo?

 

 

Il giovane Herondale si era rintanato in biblioteca, dove aveva ripreso la lettura del libro che aveva iniziato quel giorno, intento ad arrivare al termine dell'opera per la curiosità. Quando era andato a sfogarsi con l’amico aveva omesso il suo vero problema: si rivedeva nel protagonista perché era nella sua stessa situazione, anche lui era in quel triangolo di cui non trovava una soluzione – neanche se si impegnava, o si immedesimava in altri personaggi letterari, riusciva a uscirne.
Da quando aveva iniziato a sentirsi così confuso, riguardo la sua interiorità? Non ne aveva idea, ma una vocina gli suggeriva dall’arrivo di Tessa Grey, in quanto prima di lei c'era solo il suo parabatai al primo posto sulle persone che avevano la prevalenza, seguito da sua sorella Cecily e la sua famiglia.

Amava Tessa, era come un angelo sceso in Terra e, finalmente, aveva qualcuno con cui avere dei dibattiti letterari. Finalmente qualcuno che riusciva a tenergli testa, riguardo la letteratura, era arrivato e gli aveva rubato una parte del proprio cuore.
Amava Jem, era stato per tutti quegli anni la ragione per cui aveva continuato a vivere ed era stato il solo a farsi strada tra le sue barriere, non lo amava solo perché erano vincolati da quel legame eterno e quasi impossibile da sciogliere, lo amava perché era il suo peccato e la parte migliore di sé.
La sua lettura venne interrotta dall’entrata di quell’odioso gatto, Church, il quale odiava tutto e tutti tranne che James, che miagolò in modo così lamentoso a tal punto da far alzare ed andar via il ragazzo. Dannato gattaccio, lo deconcentrava ogni volta.


«Ah, Will!» Lo richiamò una voce graziosa, femminile. «Io e Sophie stiamo per uscire stasera, vuoi unirti a noi con Jem? Lui ha risposto solo se venivi pure te.»
Il ragazzo dai capelli corvini lanciò un’occhiata alle stanze, infine a Tessa che gli stava sorridendo, ma per quanto avesse voluto accettare si sorprese dal suo scuotere il capo con fare dispiaciuto.
«Scusami, Tessa, sono troppo stanco.»
«Fa nulla, sarà per la prossima volta.»
L'osservò scomparire nel corridoio dopo quelle parole, lasciandolo lì, immobile, per attimi che sembravano eterni, fino a quando non bussò alla porta, dalla quale non udì nessuna voce ma entrò comunque. Il ragazzo dai capelli argentei era nella stessa posizione di qualche ora fa, concentrato nella scrittura della misteriosa canzone come lui, la luna inoltre favoriva a renderlo più pallido del solito, era inevitabilmente attraente se osservato da quest’ottica, e la confusione che provava non aiutava.
«Will? Sei tu, Will?»
«Sì, Jem.»
Lo sguardo argenteo di Carstairs si alzò ed incrociò quello azzurro altrui, assumendo un’espressione di stupore mista curiosità, incantato dal contrasto chiaroscuro e nero/bianco che ruotava attorno a lui per la luna. Un silenzio abituale avvolse la stanza, come se si ritrovassero dentro una campana di vetro, venendo spezzato dopo qualche attimo dal compositore.
«Hai rifiutato l’invito di Tessa, vero?» Lo vide annuire. «Cosa le hai detto?»
«Che ero stanco» L’altro scoppiò in un risolino, come se non ci credesse a quella scusa. «In realtà questo libro mi sta confondendo sempre di più, e avrei bisogno del tuo aiuto per uscirne.»
Nessuno dei due si meravigliò di quella richiesta, proprio a causa del loro conoscersi meglio di loro stessi, e perciò l'Herondale si accomodò sul letto – a fianco dell’altro. I due iniziarono la lettura dall’inizio, spalla contro spalla e i respiri di entrambi riscaldavano, facendoli sussultare per la sorpresa, i rispettivi colli scoperti.


I minuti trascorsero e i due avevano avuto deciso di smettere, dopo quelle confutazioni riguardo il protagonista, in quanto erano a conoscenza che potrebbero starci fino all’alba per finirlo e confidarsi, ragion per cui appoggiarono il libro vicino al contenitore dello yin fen.
Il volto del ragazzo dai capelli argentei si alzò di poco, intento ad osservare quello del ragazzo dai capelli corvini, ritrovandosi ad un soffio di distanza con una sfida tra sguardi in corso. Come se fosse vietato lo sbatterli. La sconfitta andò a James, occasione colta per essere baciato da William, che schiudeva le labbra per far entrare la lingua altrui e ricambiarla con foga e nei brevi istanti di pausa, dove lottavano per prendere fiato, il moro sfiorava la sua pelle con le labbra senza marchiarla.
Dovevano fermarsi, stavano per impazzire, e ciò lo impedì Jem con le gote arrossate e le labbra piene e lucide; pure Will era nelle sue stesse condizioni, seppur le guance arrossate fossero meno visibili a causa del contrasto di carnagione presente tra i due.
«Che cosa abbiamo fatto? Will, che cosa...»
«Non lo so, Jem. Non lo so.» Lo strinse contro il proprio corpo, facendosi accecare nuovamente dall’impulso insieme all’altro, staccandosi qualche attimo dopo. «Mi dispiace, forse… forse non sarei dovuto venire qui, dovrei andarmene o non saprei come controllarmi.»
James annuì mentre lo osservava alzarsi per poter uscire dalla camera, augurandosi rispettivamente la buonanotte, andando subito dopo a controllare in che tipo di guaio si fosse cacciato e si ritrovò a schiacciare la testa contro il cuscino. Perché con Tessa non era successo ma con Will sì?
Le pallide mani del ragazzo andarono a coprirsi la faccia, come se avesse commesso qualcosa di vergognoso e disgustoso, tirando un sospiro pesante pieno di rimorso e un accenno di rancore verso il proprio corpo domato dagli impulsi.
Lentamente allontanò una mano, iniziò ad osservarla con rimprovero e a passarsi un dito sulle labbra con fare assorto, andando infine a recuperare la matita e il foglio per vedere se avesse un briciolo d'ispirazione e rimase colpito di come la sentiva nascere dal cuore, non dalla mente.

 

 

 

 

Angolo autrice:

Dopo la bellezza di quasi un anno l'ho fatta, questa benedetta Heronstairs, e tanto non mi soddisfa molto. Mi dispiace per l'attesa, davvero, però eccola qui. ;v; Forse potrei farci un seguito, così da dare un finale che mi soddisfi, ma non contateci troppo. E niente, grazie a chi l'ha letta! uvu

   
 
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