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Autore: Neko    13/05/2009    7 recensioni
Voglio raccontarvi una storia. La mia e quella di una persona a me cara. voglio parlarvi delle ingiustizie che i capi di un villaggio commettono su esseri senza difese. della lotta di una persona che per 15 anni non ha conosciuto altro che dolore e che era all'oscuro di cosa volesse dire vivere una vita normale. Voglio dirvi come è riuscito, con grande capacità, a lasciarsi il passato alle spalle e a diventare la persona che ora è apprezzata da tutta Konoha
Genere: Generale, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Capitolo 2: non rinuncio a lui

 

Pensavo di essere brava a nascondermi e a intrufolarmi nella prigione, ma come tutti gli esseri umani, non sono infallibile. Commisi un errore.

Era pomeriggio, quella mattina ero già andata dal mio nuovo “amico” e ora ero tranquilla a fare qualche medicazione a un genin che aveva esagerato con gli allenamenti. Non potei finire di medicarlo, che Shizune prese il mio posto e mi ordinò di recarmi immediatamente nell’ufficio dell’hokage.

Obbedii.

Temetti subito di essere stata scoperta e le mie paure crebbero quando vidi lo sguardo infuriato di Tsunade.

Entrai nell’ufficio e chiusi piano la porta.

“Siediti!” disse con voce grave.

Era un segnale preoccupante. L’hokage non invitava mai nessuno a sedere. Vuol dire che mi avrebbe trattenuto a lungo.

Si sedette anche lei e tirando fuori dal cassetto una busta, ne estrasse il contenuto e me lo lanciò. Riuscii a prenderlo al volo e subito riconobbi l’oggetto. Era il coperchio del mio cestino da pranzo, lo stesso che avevo portato quella mattina al ragazzo della prigione.

Sbiancai di colpo e a fatica alzai la testa per guardare l’hokage negli occhi.

Non potei nemmeno smentire che quell’oggetto appartenesse a me, dato la presenza di una targhetta con sopra scritto il mio nome.

“che cosa ti è saltato in mente?” mi urlò.

Probabilmente anche dall’altra parte del villaggio l’avevano sentita.

“Sei forse impazzita? Quel luogo è severamente vietato a tutti gli abitanti di Konoha. Cosa ti fa credere di essere speciale! Che cosa diavolo ci facevi questa mattina in quella prigione?” mi chiese

“i-io ecco…veramente…!” cominciai a balbettare e Tsunade mi riprese nuovamente.

“Sakura non fartelo chiede un’altra volta!” disse sbattendo i pugni sulla scrivania.

Mi…mi dispiace è solo che…non lo so, qualcosa mi diceva di entrare in quel luogo e nonostante sappia che è pericoloso, non sono riuscita a non entrare!” le spiegai, poi arrivò la fatidica domanda.

“Quante volte sei già andata li?” mi chiese

“ solo questa mattina!” mentii

Tsunade mi guardò storto. Non mi credette.

“D’accordo! Tutti i giorni da un mese!” dissi non riuscendo a nascondere la verità e da li cominciarono nuove grida e insulti nei miei confronti.

“Cosa ti spinge ad andare li?” mi chiese calmandosi

Yaku!” dissi

Tsunade non capì. Ovviamente il ragazzo non si chiamava così.

“è il ragazzo che si trova al terzo piano, alla cella numero 119, quella che viene chiusa con una sorte di sigillo!” dissi cercando di far capire a Tsunade a chi mi riferissi.

“Ti riferisci a Naruto?” mi disse svelandomi il nome del ragazzo misterioso.

Sorrisi “è quello il suo nome? Non me lo ha saputo dire e allora gli ho dato un nome io!”

Tsunade si sorprese

“Cosa ti spinge ad andare da lui?” mi chiese

“I suoi occhi. Si legge tutto la sofferenza che deve provare li dentro! Non aveva detto che i ragazzi della sua età non vengono rinchiusi li dentro? E poi cosa ha fatto di così grave? non mi sembra cattivo!” dissi in sua difesa.

“la gente non si giudica solo dall’esterno…comunque non ha commesso nessun reato. L’unico sbaglio che ha fatto è stato nascere il giorno peggiore!” mi rispose l’hokage.

Non capii, ma lasciai stare.

“Ma se non ha fatto niente, perché è li dentro?” insistetti. Dovevo assolutamente saperlo.

“è stata una decisione del consiglio degli anziani e a quanto pare il terzo non è riuscito ad opporsi!”

“E lei?” le chiesi…possibile che non potesse fare niente?

“Io sto provando a cercare di liberarlo, ma ora come è ora…potrebbe essere pericoloso per il villaggio!”

Mi alzai “No, non lo è! Io…ne sono sicura! bisogna dargli fiducia! Ci parlerò io!” dissi con uno sguardo determinato.

“Tu non metterai mai più piede li dentro, sono stata chiara?” mi ordinò tassativamente Tsunade.

“Ma perché? Naruto ha bisogno di qualcuno che gli stia vicino. Non ha idea di come lo trattino li dentro!” le dissi.

“Lo so invece! Perché pensi che stia cercando di trovare un modo per cambiare la sua situazione!”

“Mi faccia parlare con lui, magari le dirà anche lui che non è pericoloso e che non ha intenzione di…” cominciai col dire, ma Tsunade mi fermo, rivelandomi un’altra shoccante verità.

“Sakura, è probabile che non sappia nemmeno parlare!” mi disse.

“Non mi ha dato l’impressione di essere muto!” dissi sincera, ma non centrava il fatto che avesse qualche problema.

“Non è muto infatti!” mi fissò e abbassò la testa, come se si vergognasse “Naruto è sempre vissuto in quella cella. Praticamente da quando ha un anno. Avrà sentito poche volte gli umani parlare!”

Rimasi shoccata. Come potevano aver rinchiuso un bambino di un solo anno in un luogo del genere? E i suoi genitori? Lo permettevano?

“Non ha i genitori, è orfano dalla nascita praticamente. Il padre e la madre hanno dato la vita per lui e per il villaggio, il giorno in cui il demone della volpe a nove code ha attaccato Konoha!”

Avevo sentito, parlare di quella storia. Non sapevo il perché, ma era vietato fare riferimento a quel giorno, eppure doveva essere un fatto che presto sarebbe finito sui libri di storia.

Abbassai la testa “Capisco! Ma ancora non riesco a capacitarmi del perché è stato rinchiuso all’età di un anno! Si divertiva ad uccidere con il cuccio o con il sonaglino?” chiesi

Tsunade alzò un sopracciglio, ma non mi rispose.

Mi rassegnai, non avrei ottenuto risposta da lei.

Finalmente l’hokage mi lasciò andare, ma ora non avrei più potuto vedere Naruto. Mi dispiaceva dover rinunciare a lui.  Era orribile la solitudine che doveva provare li dentro.

Passarono due settimane e non andai più da lui. L’avevo promesso a Tsunade, ma non potevo fare a meno di sentirmi in colpa. Mi sentivo sporca, perché io ero li tranquilla a vivere la mia vita e lui invece…come era ingiusto il mondo.

Comunque non dovetti aspettare molto, Tsunade mi fece nuovamente chiamare. Sta volta non avevo la più pallida idea del perché. Non avevo fatto nulla.

Lo scoprii presto.

Tsunade era nel suo ufficio con un espressione preoccupata e fissava insistentemente Konoha, come se sperava di trovare la soluzione a un problema tra un abitazione e l’altra.

Mi avvicinai “Maestra, mi avete fatto chiamare?”

Si girò lentamente verso di me e annuì.

“Volevo parlarti di Naruto!”

Niente poteva attirare la mia attenzione più del suo nome.

“è successo qualcosa? Sta bene?” chiesi ansiosa.

“Si sta bene…cioè quanto possa esserlo in quella prigione e che…è diventato molto aggressivo.”

Sussultai. Cosa significava?

“Alcuni anbu sono stati feriti seriamente e se continua così…potrebbe diventare inarrestabile!”

Non capivo come potesse succedere. Che ci fosse qualche relazione con quegli occhi rossi? Glielo chiesi.

Tsunade mi sembrò parecchio sorpresa del fatto che fossi a conoscenza di quella sua caratteristica, ma si accertò che non conoscessi la vera ragione di quel particolare colore di occhi.

“Cosa posso fare io?” le chiesi cercando una spiegazione per la mia convocazione.

Naruto è sempre stato un po’ violento, ma da quello che mi dicono gli anbu, il ragazzo durante il periodo in cui tu sei andata a trovarlo, era più mite e raramente perdeva il controllo.”

“tranne quando lo picchiavano e insultavano!” affermai.

Tsunade abbassò la testa.

“Sakura, sono venuta a chiamarti perché voglio provare una cosa. Non mi importa se infrangeremo le leggi. Sono l’hokage e posso fare qualche strappo alla regola!”

Non capii

“Tu ora vieni con me da quel ragazzo.” Mi disse, fissandomi negli occhi.

Rimasi un attimo ammutolita cercando di capire bene cosa mi aveva chiesto.

Sorrisi.

Non poteva farmi più felice.

Scattai in piedi e determinata dissi “si…andiamo!”

Non potevo crederci, finalmente rimettevo piede in quel luogo tanto temuto da tutti e per di più con il permesso di poterlo fare.

Giungemmo davanti alla cella di Naruto. tre anbu erano di guardia, ma Tsunade diede loro il permesso di allontanarsi. Nessuno di loro sembrava molto volenteroso a rimanere a guardia di quella cella.

Il mistero si infittiva. Chi era quel ragazzo?

Me lo sono chiesto centinaia di volte prima di giungere finalmente alla verità.

Quando rividi Naruto ci rimasi male. Era legato con delle grosse catene, oltre che hai polsi e alle caviglie, anche al collo, così ché non si sarebbe mosso per paura di rompersi l’osso del collo.

“Perché gli hanno fatto questo?” chiesi guardando l’hokage.

“Era pericoloso in questi ultimi tempi” mi ripeté per l’ennesima volta

“Cosa dovrei fare io?” chiesi perplessa continuando a guardare Naruto che aveva la testa china.

“voglio vedere se tu sei colei che riesce a renderlo mansueto!”

Vidi Tsunade togliere il sigillo dalla porta e aprirla. Cominciò ad entrare e mi fece segno di seguirla, anche se mi disse di rimanere a distanza di sicurezza.

In mano aveva delle chiavi. Erano quelle delle catene. Voleva liberarlo almeno da quella morsa crudele.

Quando l’hokage fu abbastanza vicino, Naruto alzò di scatto la testa, mostrando nuovamente quegli occhi rossi che tanto temevo e cominciò ad agitarsi.

Tsunade fece qualche passo indietro. Era troppo pericoloso per lei provare a liberarlo.

Mi avvicinai a lei. Avrei provato io a liberare Naruto. Sentivo di poterlo fare.

Presi le chiavi di mano a Tsunade e mi avvicinai.

Godaime sembrava essersi pentita della scelta di portarmi li, ma allo stesso tempo curiosa.

Naruto sembrava essersi fermato, ma appena senti il rumore metallico delle chiavi che giravano nella serratura, si agitò di nuovo.

La catena del braccio destro era aperta e con esso mi colpì, ferendomi una spalla.

Era come se avesse degli artigli al posto delle unghie.

Tsunade cercò di avvicinarsi a me per vedere le mie condizionI, ma le feci segno di fermarsi.

Non volevo arrendermi.

Rimasi ferma per un po’ a guardare Naruto negli occhi e lo stesso fece lui con me.

In quel momento mi considerava una minaccia, ma lentamente potei notare un cambiamento nelle sue iridi.

Il suo magnifico colore blu, era riapparso.

Tirai un sospiro di sollievo. Interpretai quel cambiamento di colore come un segno di riconoscimento nei miei confronti.

Continuai a liberarlo dalle catene, finchè non fu nuovamente libero. Naruto rimase calmo per tutto il tempo dei mio trafficare con quelle serrature arrugginite.

Una volta finito, esso si sdraiò a terra.

Sembrava esausto.

Gli accarezzai il volto come a volerlo tranquillizzare.

Tsunade rimase molto sorpresa. Nessuno mai era riuscito ad avere un rapporto con lui. eppure era stato così semplice. Bastava mostrarsi amico nei suoi confronti. Fargli capire che non lo odiavi e che non lo consideravi una minaccia.

Godaime mi chiese di andare. Eravamo li da troppo tempo.

Triste, feci per alzarmi, ma sentii qualcosa trattenermi.

Naruto mi aveva afferrato l’abito come a non volermi lasciare andare.

Sorrisi.

Era dolcissimo. Possibile che nessuno riusciva a capirlo?

Alla fine però dovetti andarmene, anche se a malincuore.

 

 

 

Fine capitolo.

Ringrazio chi ha recensito e chi ha messo la ff fra preferite e seguite. Continuate a seguirmi

Ciaooooooo

Neko=^.^=

 

  
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