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Autore: MissKenobi    04/11/2016    4 recensioni
“Non ricordi?”
Scuoto la testa, intontita.
Come diavolo è potuto succedere tutto questo?
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7
 
 
 




“Se sapessi che oggi è l'ultima volta che ti vedo uscire dalla porta, ti abbraccerei,
 ti darei un bacio e ti chiamerei di nuovo per dartene altri.
Se sapessi che oggi è l'ultima volta che sento la tua voce,
registrerei ogni tua parola per poterle ascoltare una e più volte ancora.
 Se sapessi che questi sono gli ultimi minuti che ti vedo,
direi "ti amo" e non darei scioccamente per scontato che già lo sai.”

- Gabriel García Márquez
 
 
 
 
 
I baci non si chiedono.

I baci non si pretendono.

I baci si danno e basta.

Ricordo di averlo letto da qualche parte; in un’altra vita molto probabilmente, e forse, anche in un altro universo.

Non so come descrivere la sensazione che avevo provato mentre baciavo Regina.

Perché sì, mi aveva baciata.

“Che cosa si prova?” chiedo.

“A fare cosa?”

“A baciarti…cosa si prova, Regina?”

Non mi aveva risposto.

Come avrebbe potuto?

Come si può spiegare a qualcuno cosa si prova a baciare la persona che ami?

I libri sono pieni di descrizioni accurate; sono pieni di spiegazioni, di dettagli…

I grandi scrittori saprebbero descrivervi esattamente ogni particolare di una bacio.

Saprebbero scrivere pagine e pagine delle sensazioni provate, e molto probabilmente voi sareste lì a leggerle rapiti dall’inizio alla fine.

Perché?

Perché un bacio è tutto o niente e spesso nei libri è tutto.

Più del sesso, più di tutti i battibecchi, più di tutte le parole, più di tutti i tira e molla e di tutti i forse che hanno portato a quel momento.

Per me era stato tutto questo.

Sarebbe facile dire che era stato uno di quei baci che si vedono nei film; uno di quei baci che le  ragazzine, o chiunque, in fondo, creda anche solo un po’ nell’amore, si aspetti di ricevere almeno una volta nella vita.

Quel bacio che nelle favole sveglia la principessa da uno strano sortilegio scagliato da una qualche regina cattiva.

Non era stato niente del genere.

Quando le sue labbra avevano toccato le mie, per un momento ero rimasta terrorizzata; non perché avessi paura di baciarla, ma perché avevo paura che non avrei provato nulla, mentre una parte di me, voleva disperatamente provare qualcosa.

Cosa sarebbe successo se l’avessi baciata senza provare nulla?

Sarebbe stato possibile fingere un’intera vita, solo perché con lei mi sentivo al sicuro?

Avrei potuto andare avanti ogni giorno con la consapevolezza che avrei dovuto baciare una persona per tutta la vita senza provare niente?

Forse avrei potuto.

In fondo, avevo già finto in passato.

Ma più la baciavo, più sentivo il suo sapore, più sentivo la sua disperazione; la sua foga, le sue lacrime…più capivo che non avrei dovuto farlo.

Non avrei dovuto fingere tutta la vita.

Ripensando a quel bacio mentre camminavano verso casa dei miei genitori, pensavo che quel bacio non era stato come quelli che si vedono nei film o come quelli che si leggono nei libri.

Non era stato un bacio che mi aveva portato a ricordare la mia vita o quello che avevo provato per lei.

Era stato un bacio dell’inizio.

Un bacio frettoloso.

Un bacio pieno di insicurezze.

Un bacio pieno di paure di fare la cosa sbagliata.

Un bacio perfetto.
 
 
“Mi hai detto che Henry ha sei anni, giusto?”

“Esatto”

“Quindi…”

“Quindi… sì, Emma. L’ho avuto prima di conoscerti. E’ un problema?”

Prima o poi questa conversazione sarebbe arrivata.

Avevi evitato l’ argomento “Henry” da quando ti eri  svegliata ed eri stata catapultata in una vita che non ricordavi, ma ora, dopo essere tornate a casa dei tuoi genitori, avevi deciso di volerne parlare.

Non sapevo esattamente come sentirmi a riguardo.

Se non l’avessi accettato?

Molto probabilmente una parte di me l’avrebbe capito; avevi già dovuto accettare la realtà di essere sposata con me, e sinceramente, non riuscivo neanche lontanamente ad immaginare come ti sentissi.

Ma un figlio?

Come avresti potuto accettare un bambino?

“No…Regina, non è un problema. Vorrei solo capire…dov’è il padre? Eri sposata con qualcuno? E se sì, che ruolo ha nella nostra vita e nella vita di Henry? Io…ho bisogno di capire. Ci sto provando, Regina. Ci sto provando davvero ad essere una brava moglie, una brava madre…ma ho bisogno di capire.”

Capire; certo che devi capire, Emma.

Ma se poi non volessi accettarlo?

Ti guardo seduta sul questo divano che ora sembra così scomodo, e non riesco a stare ferma.

“Non c’è nessun padre.” rispondo velocemente.

Troppo velocemente.

“Che significa che non c’è nessun padre, Regina?” mi chiedi confusa.

“C’è un padre ovviamente…ma non importa. Henry è mio figlio, nostro figlio.”

“Non importa?”

“Sì.”

“Potresti spiegarti meglio?”

“Si chiamava Daniel.”

“Ok…e questo Daniel, che fine ha fatto esattamente? Eravate sposati, stavate insieme?”

“Dovevamo sposarci, sì.”

“Che cosa è successo, Regina?”

“E’ morto.”

“Dio…Regina, mi dispiace. Non volevo…”

“Non potevi saperlo, Emma. Non ti devi scusare…è che non mi piace parlarne.”

“Non sei costretta a raccontarmelo ora, Regina.” dice mettendomi una mano sulla spalla, quasi per rassicurarmi.
E’ strano come due ore prima fossimo una tra le braccia dell’altra su una panchina di quel giardino e ora, sedute su questo divano, in questo salotto che mi ricorda i natali passati, sembriamo essere tornate due sconosciute.

“Non vedeva l’ora che nascesse, sai? Daniel…era così felice. Sarebbe stato un papà fantastico. Non faceva altro che parlare del bambino, di quello che avrebbe fatto una volta che fosse nato…di come gli avrebbe insegnato a giocare a baseball…”

“Regina…”

“Gli avevo detto di non venire in ospedale……”

“In ospedale?”

“Ero stata male…niente di grave. Ma lui non voleva sentire ragioni.”

“Che cosa è successo?”

“Ha avuto un incidente; le strade erano ghiacciate. Era stato un inverno tremendo…è morto sul colpo, o almeno è quello che mi hanno detto. In ogni caso quando sono arrivati i soccorsi, lui era già morto.”

“Regina…mi dispiace tanto.”

“Quando…quando ti ho vista in quel letto di ospedale, Emma…ho pensato che avrei perso anche te. Ho pensato che mi avresti abbandonata come aveva fatto lui…Non ho pensato ad altro per giorni. Poi ti sei svegliata…e non ti ricordavi  più me…”

“Regina…”

“Non mi interessa se non sarai mai in grado di ricordarti di me, Emma. Non mi interessa se non sarai mai in grado di amarmi ancora…ma promettimi che proverai ad amare Henry” dico guardandola negli occhi “lui ha bisogno di te. Ha bisogno di te, più di quanto ne abbia bisogno io.”

“Regina…”
“E promettimi che starai al sicuro, Emma. Non mi importa se con me o con qualcun altro…purché tu stia al sicuro. Voglio poter andare a dormire, sapendo che da qualche parte, sei al sicuro. Non potrei sopportare di perdere anche te. Non potrei.”

“Regina, per favore, ascoltami…” dici prendendomi il viso fra le mani “non vado da nessuna parte, ok?”

“Sei quasi morta, Emma… ti ho vista in quel letto di ospedale…eri così bianca…”

“Non vado da nessuna parte, Regina.”

“Promettilo.”

“Non posso prometterti che tornerò ad amarti come prima, Regina. Non so se sarò mai in grado di tornare ad essere la Emma di cui ti sei innamorata…io non so chi sia quella donna… e mi dispiace non saperlo, Regina, perché per aver fatto innamorare una donna come te, doveva essere parecchio in gamba…Non posso prometterti questo, ma posso prometterti che ci proverò… ci proverò con tutta me stessa…e se non dovessi riuscirci, se non dovessi amarti…prometto che sarò sempre la mamma di Henry, sempre. Lo porterò ad ogni partita, ad ogni recita scolastica…ci sarò sempre per lui…e ci sarò sempre anche per te, Regina.”
 
 
 
 
Da: Dottor Hopper
A: Cora Mills
Oggetto: Paziente E.S.

Quello che mi sta chiedendo di fare, va contro l’etica professionale del mio lavoro, se ne rende conto, vero? Quella donna ha dimenticato quattro anni della sua vita e lei mi sta chiedendo di dire a sua moglie che sta mentendo? Che razza di persona è?
Non ho intenzione di fare quello che mi sta chiedendo, non ho intenzione di abbassarmi al suo livello.

 
 
Da: Cora Mills
A: Dottor Hopper
Oggetto: Paziente E.S.

Caro Dottor Hopper, quello che non le è chiaro, è che io non le sto “chiedendo” proprio niente.
Sua moglie è decisa a chiedere l’affidamento esclusivo di vostro figlio, e chi sono io, per dirle che non dovrebbe farlo?
In quanto a suo avvocato, come lei ben sa, potrei facilmente persuaderla a ripensarci. Ma questo, Dottor Hopper dipende da lei, ovviamente. La saluto con una frase che ho letto di recente e che trovo molto appropriata alla sua situazione “Non ci è dato di scegliere la cornice del nostro destino, ma ciò che vi mettiamo dentro è nostro.”
Cordialmente,
Cora Mills.

 

Eccoci qui, vi ringrazio come sempre e ringrazio la mia beta.
La citazione che fa Cora nella mail è di Dag Hammarskjold. 

Detto questo alla prossima, fatemi sapere cosa nel pensate. Ciao :)
 

 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
   
 
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