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Autore: gabryweasley    04/11/2016    3 recensioni
"Daniel si era accovacciato e seduto accanto a lui. Le sue mani avevano strinto forte quelle di suo figlio"
[Ispirata a Until the day I die di Deb]
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mr. Mellark, Peeta Mellark
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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A Deb,
che, con la sua storia, ha fatto nascere anche questa.
Che mi ha portato allo zoo e mi ha offerto la pizza.
E perchè le voglio un bene dell'anima.

 


Guardami dentro

 

Erano settimane che si trovavano nel 13. Le giornate scorrevano sempre uguali.
Ore 5.30 – In cucina
Ore 7.00 - Colazione
Niente di nuovo per Daniel, anche a casa sua la routine era sempre la stessa: sveglia presto, andare in panetteria per preparare tutto prima dell'apertura, rimanerci fino a sera quando l'imposizione dell'ora lavorativa finiva.
Fare il suo mestiere nel suo distretto, però, aveva qualcosa di diverso. Era il contatto con la gente, la stima che nutrivano per lui quando poteva permettersi di mettere in vendita un nuovo prodotto, le chiacchere scambiate fra un sacchetto di pane e un altro. Il cortile sul retro. Il profumo di buono delle focacce nel forno. Suo figlio che insisteva per imparare una nuova ricetta. Suo figlio.
Tutto ciò che gli era rimasto. Non sua moglie, non i suoi primi due figli.
Ma Peeta.
Era tornato anche dalla seconda arena, salvato dai ribelli. Il simbolo della rivolta.
Peeta gli era stato restituito vivo, ma niente di più. Daniel li vedeva quegli occhi, i suoi occhi, spenti come mai li aveva visti. Li vedeva lucidi il più delle volte, arrossati, stanchi. Vedeva le spalle di suo figlio sostenere con dignità un peso che non avevano chiesto. Perfino i suoi sorrisi erano diversi. Dietro ogni espressione serena era celata rabbia, disprezzo, rancore, amarezza. In ogni momento.
Quando Daniel era tornato nel loro alloggio, quella sera, l’accoglienza di Peeta fu la stessa delle ultime settimane. Un sorriso rassicurante accompagnato da occhi gonfi.
- Com’è andata oggi, papà?
- Alla grande. Cominciano ad accettare qualche consiglio, nelle cucine.
Alla grande. Bene. Tutto ok. Rassicurazioni di rito che ogni giorno gli avrebbe dato anche se la giornata fosse stata pessima, anche se lo avessero ripreso per aver usato un ingrediente piuttosto di un altro per migliorare la ricetta. Lo avrebbe rassicurato anche se lo avessero cacciato dalle cucine per la sua mania di strafare, quando si ostinava a impastare con le mani dolenti a causa delle ustioni non ancora guarite del tutto. Non sarebbe stato lui ad aggiungere altre preoccupazioni a quelle che suo figlio già aveva.
Peeta si era alzato dalla branda e si era diretto nel bagno con un sospiro.
Un uomo logorato. Daniel aveva sperato che Katniss, ora che era tornata, lo avrebbe aiutato con la sua presenza. Ma era stata prigioniera per troppo tempo... depistata, avevano detto. Odiava Peeta, odiava ciò che avevano condiviso, odiava ogni cosa glielo ricordasse.
E come poteva aiutarlo lui? Che ogni notte riviveva l’orrore dei bombardamenti sul loro distretto? Sentiva le urla di sua moglie, avvolta dalle fiamme, mentre gli chiedeva di fare il possibile per i loro figli. E si ritrovava improvvisamente debole come quel giorno, quando combatteva per raggiungerli ma braccia più forti di lui lo avevano trascinato fuori dalla panetteria. Non puoi fare niente Mellark, sono spacciati!
Quando si era reso conto che il rubinetto in bagno era aperto da troppo tempo, Daniel si era deciso ad andare a controllare.
Peeta era seduto per terra, le braccia intorno alle ginocchia e la testa contro il muro. Lacrime, sempre le stesse, gli rigavano il volto. Si era portato una mano ad asciugarle quando Daniel aveva chiuso l’acqua corrente.
- Peeta... non nasconderti da me...
- Non lo sto facendo! Sarei in un posto sperduto in questo cazzo di distretto se volessi farlo...
Daniel si era accovacciato e seduto accanto a lui. Le sue mani avevano strinto forte quelle di suo figlio che non smetteva di piangere. Eppure era sempre un uomo che lui vedeva davanti a sé. Non un bambino, non l’adolescente che avrebbe dovuto essere. Era maturato e lo aveva fatto con Katniss. Ovvio che, senza di lei, affrontare tutto ciò che gli veniva proposto fosse ancora più difficile.
- Sono ancora nell’arena papà! Sento di non esserne mai uscito! Sono lì, che tento di proteggerla... e fallisco. Sempre!
- Hai capito che era sotto torture, Peeta. L’hai salvata tu da Capitol City...
- Ma troppo tardi! Non è bastato! Mi odia, adesso...
- Di questi tempi niente sembra bastare... – Daniel capiva ciò che Peeta volesse dire eppure continuava a sentirsi inutile, ancora una volta. Continuava a non sapere cosa fare né cosa dire davanti a quei problemi. Tutto quello che Peeta passava, tutto ciò a cui sopravviveva giorno dopo giorno, era molto al di sopra delle sue capacità di padre. Poteva solo sperare che sarebbe bastato esserci, restargli vicino. E lo fissava, nella speranza di ricordargli che anche lui si era sentito allo stesso modo solo poche settimane prima.
E Peeta aveva capito. I suoi occhi si erano spostati impercettibilmente dalle iridi di suo padre alle ustioni che gli ricoprivano il volto per poi scendere fino alle mani che tenevano le sue. Quelle mani avevano allentato la presa, adesso. Colpa delle bruciature. Capitava ancora che si infettassero, ogni tanto, o che le contratture gli impedissero di stringere e di lavorare bene.
E pareva vederle, le fiamme. Peeta vedeva i vani tentativi di suo padre di proteggere la loro famiglia, percepiva il senso di colpa che lo torturava per non esserci riuscito.
- Ascolta Peeta... – Daniel era riuscito ad avere di nuovo lo sguardo di suo figlio nel suo – Se ti senti ancora nell’arena, continua a combattere, ok? Lei è viva... è qui adesso.
- Non so più che fare papà...
Non lo so. Un miracolo. Peeta avrebbe dovuto fare un miracolo.
- Niente, solo... provaci finché puoi. Finché non hai perso la speranza.
Daniel si era rimesso in piedi lasciando una pacca sulla spalla di Peeta.
- Papà...
Era quasi uscito dal bagno quando la voce di Peeta lo aveva fermato.
- Mi dispiace... per le cucine, per tutto questo. Immagino che non possano ancora capire quanto tu sia in gamba.
Forse, pensava Daniel, dopo tutto quello che avevano passato e quello che ancora li univa, ora avevano una complicità tale da potersi leggere nel pensiero. Era stato un stupido a credere che un paio di frasi ottimiste avrebbero convinto Peeta che il suo nuovo stile di vita procedesse bene.
Non era un caso il fatto che suo figlio fosse il volto della ribellione. Sapeva guardare oltre, leggere fra le righe.
- Si. Beh... non preoccuparti di questo. Me la caverò.
Esattamente come avrebbe fatto Peeta stesso. Daniel aveva fiducia in lui, era certo che avrebbe recuperato la fiducia di Katniss e spronato i ribelli. Se c’era una persona in quel mondo folle che meritava un po’ di serenità, doveva essere lui.
Continuava a fissarlo in quegli occhi azzurri come il mare, incapace di dirgli qualcos’altro. Consumato dal quel giovane dolore e angosciato dalla sua impotenza in quella situazione.
Guardami dentro, Peeta. Ti voglio bene.

 
**************

 

Per la serie "a volte ritornano", rieccomi qui!
Questa fic è la più lunga che io abbia mai scritto (e già qui dovrebbero suonare le trombe e uscire gli sbandieratori, ma va bene uguale) ed è nata molto tempo fa, mentre
Deb mi dava il privilegio di leggere in anteprima Until. Non l'avete letta? Ci dovete andare subito, su! Tanto c'è il fine settimana, avete tempo!
Per il nome Daniel sia lodata sempre la testolina della mia duci
_eco, tutta farina del suo sacco! <3

Grazie in anticipo a tutti voi che passerete da queste parti!
Gabry

   
 
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