Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: LadyBlack3    06/11/2016    1 recensioni
***STORIA REVISIONATA E CORRETTA***
Due fratelli molto diversi e dai caratteri opposti.
Due fratelli che dopo anni finalmente si rincontrano.
la loro vita cambierà per sempre... o quasi.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merope Gaunt, Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Riddle past...

13 Maggio 1934 – cittadina adiacente a Little Hangleton
 
<< IO MI SENTO IN TRAPPOLA, HAI CAPITO?? >>
<< Tom, per favore, ragiona… >> lo scongiurò la donna, in preda alle lacrime.
<< No! Sono anni che mi trovo in questa situazione, sono costretto a stare con voi, per colpa tua! >> sbraitò il marito Tom Riddle.
Dalla sua stanza, il loro unico figlio ascoltava la litigata dei suoi. Lui odiava il padre, non c’era mai per sua moglie e se ne fregava di ogni problema presente in famiglia. Per giunta odiava quando il bambino usava la magia, secondo l’uomo, ogni manifestazione magica era un abominio.
Merope gli aveva spiegato che col papà non doveva usare la magia, ma lui non ne trovava il motivo poiché la magia faceva parte del suo modo d’essere, della sua “essenza”, si riteneva più importante rispetto a tutti quei ragazzini Babbani che girovagavano per il quartiere, ogni giorno. Perché avrebbe dovuto atrofizzare questa sua “specialità”? Sapeva anche che la madre era una strega, e quindi lui avrebbe preso da lei, anche se non condivideva il fatto che si sottometteva al marito Babbano.
<< Io me ne vado >> disse Tom Riddle senior andando in camera da letto a preparare la valigia. Due ore dopo, l’uomo era già pronto e neanche le continue suppliche di Merope per farlo restare riuscirono a smuoverlo, ormai aveva deciso. Da quando Merope gli rivelò il suo segreto, il suo desiderio era solo quella di scappare il più lontano possibile da quella casa, cosa che non fece per “l’incidente” che lo teneva inchiodato.
Ma ora ne aveva abbastanza , da quasi 9 anni non faceva altro che sentirsi un intruso lì dentro con loro… anche per la loro “particolarità”. Sarebbe tornato dai suoi genitori e non avrebbe messo più piede in quella casa, la gente strana non faceva per lui… e suo figlio… non lo riteneva suo figlio, era solo un frutto di un falso amore coltivato dall’inganno. Il piccolo Tom non era suo figlio, questo era poco ma sicuro, con lui condivideva soltanto le caratteristiche fisiche e basta, non gli assomigliava per niente, e questo per l’uomo bastava dal disconoscerlo come figlio suo.
Un attimo prima che varcasse la soglia per non tornare mai più, si voltò per l’ultimo saluto alla sua “famiglia” e il piccolo di casa scese le scale con sguardo corrucciato, evidentemente a lui non dispiaceva che se ne andasse, al contrario della sua mamma che continuava a piangere disperata.
<< Addio >> e si incamminò lungo la strada buia che portava alla casa dei genitori.
Il piccolo Tom rimase impassibile ma dentro era felicissimo: l’idea di non dover stare nella stessa casa insieme a quel Babbano lo riempiva di gioia.
Merope, invece, guardava la porta d’ingresso, in lacrime, come se volesse far ricomparire il suo bellissimo marito, poi lentamente si abbandonò sulla sedia della tavola da pranzo dove continuò il suo pianto frenetico.
<< Mamma, perché piangi? >> disse il bambino mentre chiudeva la porta << fidati, non è una grande perdita, lui non è come noi >> asserì Tom, che non capiva da dove veniva la tristezza della madre.
Merope si asciugò gli occhi per rispondere: << Non è solo perché tuo padre se ne è andato… non puoi capire >> disse, tirando su col naso.
Il figlio infatti non comprese. La raggiunse e si sedette sulla sedia accanto alla mamma per farsi spiegare la situazione.
Dopo un abbondante minuto fatto di singhiozzi strozzati, Merope parlò: << Beh… lui non sa che io so-sono… >>
<< Sei cosa? >> chiese Tom, impaziente e curioso allo stesso tempo.
<< Sono incinta, Thomas… avrai un fratellino o una sorellina >> disse accennando un mezzo sorriso alla lieta notizia.
Tom rimase spiazzato, non era certo il momento giusto per annunciare l’arrivo di una nuova vita e nelle loro condizioni non si sapeva se il nascituro avrebbe avuto una decente esistenza.
Però Tom pensava ad altro, lui era abituato a stare da solo e amava il silenzio, con un pargolo in giro per casa il silenzio non era per niente garantito… d’altra parte voleva provare come ci si sentiva a essere fratelli maggiori.
<< Ah… Beh, congratulazioni >> disse Tom, non trovando altro da dire.
<< Non so come faremo… e poi tuo padre non lo sa, dovevo dirglielo a breve ma hai visto anche tu cosa è successo >> e ripresero a scenderle sul suo viso lacrime amare.
<< Non preoccuparti, ce la faremo >> la tranquillizzò lui, sempre con espressione seria.
 
11 Aprile 1935 – nove mesi dopo
 
<< Tom, ti presento la tua sorellina >> Merope diede la sua bambina a Tom, il quale la prese delicatamente visto che dormiva. Era una bimba bellissima, sicuramente anche lei aveva preso dal padre, si intravedevano ciocche di capelli biondi e la pelle rosea risaltava con essi.
La osservò attentamente  per qualche secondo, sperava infatti che fosse stata una femmina, perché un maschietto lo avrebbe visto come un rivale per lui, invece con una bambina le cose sarebbero state diverse, almeno sperava.
<< Come la chiamiamo? >> domandò improvvisamente il bambino, guardando il faccino rotondo della sorella.
<< Sinceramente non saprei… tu hai qualche suggerimento? >>
<< A dire la verità sì, tu hai chiamato me come papà >> e lo disse con un misto di disgusto e disapprovazione << quindi mi sembra giusto che la chiamiamo come te >>
Merope ci pensò su: << Tu dici? Mmh… non è una cattiva idea, approvo >>.
Tom ridiede il fagotto alla madre, la quale iniziò a cullarla e riscaldarla. Quanto avrebbe voluto che il marito fosse lì ad ammirare la loro creatura! Il neo fratello andò in camera a riposare, consapevole che fare da babysitter non sarebbe stato affatto facile.
 
 
31 Dicembre 1941 – cittadina adiacente a Little Hangleton
 
<< Buon compleanno, fratellone! >> Merope svegliò di soprassalto Tom, che alle 10 di mattina stava ancora beatamente dormendo. Quando sentì la sorellina intonare la canzoncina di “tanti auguri”, il ragazzo dovette fermarla e soltanto dopo averla implorata tre volte di smettere, Merope si zittì.
<< Dai, fratellone, posso farti la festa almeno? >> chiese sincera la bambina di 6 anni.
<< Oh, te lo scordi >> disse Tom Riddle, ridendo sotto i baffi.
<< Uffa e va bene… però ti ho fatto un regalo! >> annunciò gioiosa, Merope.
Alla notizia, Tom si mise seduto sul letto guardandola con tono di rimprovero, lui non era tipo da regali di compleanno.
<< Merope, quante volte ti… vi ho detto che non voglio nessun regalo? >> disse, ricordandosi della madre che insisteva ogni anno a chiedergli se volesse qualcosa il giorno che compiva gli anni. Lei e la sorella erano uguali, anche nel modo di pensare, totalmente l’opposto dei valori in cui credeva lui.
<< Invece questo ti piacerà >> sorrise la sorellina, mettendo in mostra il suo bellissimo sorriso e gli occhi verde spento che in quel momento, insieme ai suoi boccoli d’oro, brillavano alla luce del sole invernale che filtrava attraverso la finestra della camera.
Così, Merope prese un pacco da sotto il letto e glielo porse sul grembo, presentava dei piccoli fori su tutte le facce della scatola.
<< Non mi dire che avete preso un cane! >> disse, quasi disgustato il moro.
<< Non è un cane… dai aprilo! >> dall’emozione Merope saltellava sul posto per vedere la reazione di suo fratello, infatti, quando a malincuore lo aprì, lo stupore invase ogni angolo del suo viso.
<< Ti piace? >> chiese timidamente ma ancora eccitata, Merope.
<< Un… un serpente? >> Tom era stupito più che mai, non voleva ammetterlo, ma quel dono gli piaceva un sacco, anche troppo.
<< L’ho scelto io, sai? So che ti piacciono e ho detto a mamma di comprartelo >> rivelò la piccola. Tom non ne fu sorpreso: da quando era piccolissima la portava in campagna e molte volte si imbattevano nei serpenti, i quali si avvicinavano da soli come sudditi al loro re, e parlavano con loro. Merope non aveva paura di tali animali ma non la facevano impazzire come al fratello, che a suo dire, erano ottime spalle su cui piangere o semplicemente ottimi consiglieri.
<< Beh… è bello >> riuscì a dire solo questo, ma era chiaro che per lui era molto più di un semplice “bello”.
<< Detto da te vuol dire che è stupendo quindi mi fa piacere >> e rise.
<< Tom, è pronta la colazione! >> urlò una donna dal piano inferiore, meglio conosciuta come Merope Gaunt.
<< …Hai sentito, Tom? Forza scendiamo, ho fame >> lo implorò tirandogli il braccio per farlo alzare. Tom riprese uno sguardo inespressivo, come al suo solito, e cedette alla sorella per andare a mangiare, ma neanche il tempo che Merope lo spintonò di nuovo sul letto, ricordandosi una questione importante.
<< Ma che fai, Merope?? >> si indignò Tom << già passato l’appetito? >>
<< No, fratellone, mi sono ricordata che dobbiamo dare un nome al serpente >> gli disse la bambina.
<< Ci penseremo dopo >> soggiunse il moro, voltandosi verso la scatola ben chiusa che conteneva il rettile.
<< No, decidiamolo adesso… io ho già in mente un nome! >> partì in quarta lei, nonostante sapesse che il fratello odiava quando faceva così.
<< Allora sbrigati! >> la intimò il ragazzo, intento a contemplare la colazione un piano sotto di loro. A lui non interessava dare un nome al serpente, in tutta onestà.
<< Si chiamerà Nagini >> disse tutto d’un fiato, Merope, mentre osservava lo scarso strusciare dell’animale.
Tom rimase interdetto: << Nagini? Perché, è femmina? >> Merope annuì e chiese se gli piaceva, il fratello fece sorrisetto pensando che forse quello era il nome più stupido che avesse sentito, ma le disse una bugia altrimenti si sarebbe sorbito una delle solite finte frignate della sorella.
<< Perfetto, è deciso! >> esclamò felice, la biondina.
<< Ma da dove lo hai preso questo nome? >> domandò Tom, incuriosito.
<< L’ho letto in un libricino di favole della maestra >> rispose Merope, e quando Tom Riddle storse il naso all’idea della scuola Babbana, tutti e due si precipitarono per le scale per fare colazione con la madre, lasciando “Nagini” incustodita nella sua dimora.
 
<< Ehi, Tom >> Merope entrò nella stanza del fratello, intento a leggere un libro scolastico dal titolo “L’arte della magia Oscura”. Quando entrava nella sua camera senza un apparente motivo, Tom non la sopportava proprio, per non parlare se iniziava a saltellare sul letto appena fatto.
<< Che cosa c’è? >> disse Tom senza distogliere lo sguardo dal libro, con voce molto scocciata. Se c’era un momento in cui poteva fare domande quello era il momento sbagliato. Lui amava la solitudine, perfino l’intero quartiere lo sapeva, tutti tranne la sua sorellina, la quale, nonostante le continue raccomandazioni, continuava a fare di testa sua e a disturbarlo nei momenti meno opportuni << Merope, te l’ho detto mille volte di non disturbarmi mentre leggo >> le ricordò Tom, con sguardo di rimprovero.
<< Posso farti una domanda? >> la bambina si sistemò dietro le orecchie i suoi boccoli d’oro, aveva un’espressione cupa, cosa molto insolita.
<< Non puoi chiedermelo dopo? Sto studian-… >>
<< Io ce l’ho un papà? >>
Tom non fece in tempo a sorprendersi per la domanda che la bambina riattaccò: << tutte i miei amici lo hanno un papà… perché io no? >> chiese innocente, Merope.
Il moro chiuse il libro e si decise a dare attenzione alla sorella, prima o poi doveva aspettarsi quella domanda, ma sperava con tutto il cuore che sarebbe arrivata più tardi, inoltre cosa poteva dirle? Che il suo papà li ha abbandonati senza sapere che aspettava una figlia? Oppure che lui non amava veramente la sua famiglia e per questo se ne è andato?
Fece un respiro profondo, attento a non incrociare lo sguardo di Merope che ora sembrava si fosse intristita. Forse aveva colto, in un modo o nell’altro, il motivo dell’esitazione di Tom.
Egli, non sapendo cosa fare, si limitò ad alzarsi lanciandole uno sguardo serio, poi andò da lei: << per favore, non chiedermi questo! >> sembrava arrabbiato ma Merope non ne capiva il perché.
<< Quindi non ce l’ho? >> domandò la piccola, confusa.
<< Al contrario, certo che ce l’hai… ma lui il padre non lo sapeva fare… comunque tu sei troppo piccola per queste cose, esci fuori! >> sbraitò d’un tratto il fratello, indicando con l’indice la porta. Era deciso a fare qualunque cosa per non affrontare l’argomento.
<< Cosa? Io voglio sapere dov’è! Voglio conoscerlo! >> frignò la sorella. Ma come mai Tom assumeva tale atteggiamento nei confronti del padre? A quanto pareva tra loro non scorreva buon sangue, pensò.
<< Ora è troppo prest-… ehi, aspetta un momento… >> e tirò a sé Merope.
<< Che c’è? >> gli chiese lei, osservando il fratello che sembrava stesse contemplando qualcosa.
In quel preciso istante aveva capito cosa agire per il suo piano. Da molti mesi pensava come fare a produrre un Horcrux… il suo primo Horcrux… e ora l’occasione gli si presentava su un piatto d’argento.
Sì, sarebbe andato da lui, dal suo padre Babbano, e lo avrebbe ucciso. Il suo primo omicidio, di colui che non lo aveva mai amato e che, viceversa, non amava con tutto il cuore.
<< Puoi dirmi che ti prende? >> insistette la bambina vedendolo in fibrillazione.
<< Va bene Merope, andremo a trovare nostro padre >> concluse Tom, nascondendo la sua felicità per l’omicidio che sarebbe avvenuto di lì a poco.
<< Sul serio? Sì! >> esclamò Merope correndo per tutta la stanza e, come era solita fare, saltò sul letto del fratello per la contentezza.
 
La notte seguente, i due uscirono di nascosto di casa, senza farsi sentire dalla madre, e silenziosamente percorsero il vialetto che li portava in strada. L’aria era fresca e leggera, le stelle ben visibili nel cielo erano l’unica fonte di luce che illuminava la via e Merope sbadigliava pesantemente per via dell’ora tarda.
<< Ma perché andiamo di notte? Io ho sonno >>
<< Non possiamo dire alla mamma che andiamo a far visita a papà, ce lo negherebbe >> spiegò Tom alla sorella.
<< E perché? >> chiese ancora Merope, non curandosi del fratello che perdeva la pazienza.
<< Lo sai? Ti voglio bene, ma fai troppe domande! Magari te lo spiegherà lui appena arriviamo >>
La piccola smise di proferire parola fino alla destinazione.
Quando arrivarono, Merope non toglieva gli occhi di dosso all’edificio davanti a lei. Era vasto e spazioso, molto più grande delle abitazioni vicine. Da fuori si vedeva già che era una casa lussuosa e ricca.
<< Papà vive qui? >> chiese, non riuscendo a sopprimere lo stupore della voce << ma è bellissimo! >> disse, a bocca aperta.
Tom, però, aveva la testa da tutt’altra parte. Guardava l’enorme portone della villa di suo padre, preparandosi psicologicamente a quello che avrebbe fatto tra pochi minuti.
La porta era semiaperta, forse si preparava per uscire lui con i suoi nonni?
Entrarono e la prima cosa che gli saltò all’occhio fu la vasta gamma di quadri in mostra sul lungo corridoio d’ingresso. Raffiguravano tutti gli antenati Riddle sia uomini che donne, e sui mobili ai lati c’erano fotografie incorniciate.
<< Fratellone, guarda! >> ruppe il silenzio improvvisamente, la piccola, mettendo in allarme l’adolescente per il tono alto della voce: <<  dannazione, ma sei impazzita? Abbassa la voce! >>
<< Lì ci sono io! >> disse sconvolta, Merope.
Tom, incuriosito, si avvicinò a verificare: << quella non sei tu… sarà qualche parente a cui assomigli >>.
La foto in bianco e nero raffigurava una coppia di genitori con una bambina di circa la stessa età di Merope, in effetti si assomigliavano parecchio.
<< Forse quella è nostra nonna da piccola e tu assomigli a lei >> ragionò il ragazzo, indifferente.
Di lì sbucò una cameriera bionda, sorpresa dei due ospiti << scusate, avete bisogno di qualcosa? >> chiese timidamente, e solo allora si accorse che si trovava davanti alla fotocopia del figlio dei padroni di casa. Ma come era possibile?
I fratelli si voltarono verso di lei: << Dobbiamo vedere Tom Riddle. Può portarci da lui, per cortesia? >> disse il moro, in tono pacato.
<< C-certo… da questa parte >> riferì la donna, indicando la sala interessata con un espressione ancor più sconcertata.
La cameriera raggiunse i padroni, visibilmente scioccata in volto, e informò loro della visita inattesa. I tre Riddle erano seduti in salotto, vestiti eleganti e di tutto punto. Non attendevano nessuno, solo quando i fratelli entrarono nella stanza rimasero a bocca aperta.
<< Salve, padre >> lo salutò malignamente il giovane. Merope era nascosta dietro di lui perché si vergognava, ma anche lei si sorprese per la somiglianza di padre e figlio.
<< Siete proprio uguali! >> sgranò gli occhi la bambina.
Gli anziani si alzarono di scatto dalla sedia avvertendo il pericolo.
<< Chi sei tu? Tom, che succede?? >> strillò l’anziana signora, spaventata.
L’uomo non diceva niente, era paralizzato dalla paura, suo figlio era un mostro, e sapeva il perché.
<< Non glielo hai detto, padre? Non gli hai detto che hai avuto un figlio? Anzi, due figli? >> chiese Tom, indicando al padre la sorella più piccola.
<< Come, due figli? >> a Tom diede molto fastidio la sua successiva espressione che andava dal confuso all’orripilato.
<< Sì, ti presento tua figlia, padre… si chiama Merope >>
<< Ma io non ho una figlia! >> cercò di obbiettare, Tom Riddle sr.
<< Invece sì, mamma ha scoperto di essere incinta poco prima che te ne andassi… che ci abbandonassi vigliaccamente! >> spiegò il figlio.
<< Tom, cos’è questa storia? >> chiese spiegazione il nonno << voi due, andatevene prima che spari! >> e prese il suo fucile carico.
Merope si spaventò non poco, e si nascose ancor di più dietro al fratello.
<< Quella non è mia figlia! >> gridò l’uomo.
<< P-Papà… >> disse in un fil di voce, la bambina. Così, Tom si inginocchiò per parlarle: << Visto, Merope? Questo è tuo padre. Non sei contenta di averlo conosciuto? >> le chiese, sarcastico.
<< Beh… >> Merope era triste, voleva conoscere meglio il suo papà, pensava fosse diverso, che fosse felice di vederla. Ma evidentemente si sbagliava.
<< Ho detto di andarvene subito! >> ripeté il nonno brandendo il fucile.
A quel punto Tom sapeva benissimo cosa doveva fare, con un rapito gesto prese la sua bacchetta e gli occhi dei tre di fronte si spalancarono, impauriti più che mai.
<< Merope, vai fuori >> disse, riferendosi alla sorella.
<< Di già? >> si lamentò Merope.
<< Sì, di già… vai, niente storie, devo risolvere una faccenda >> tagliò corto, lui.
Dopo un attimo di esitazione, Merope uscì dalla stanza, delusa.
<< Ma come sei bravo a farti apprezzare eh, padre? >> continuò il giovane, in cagnesco. Verificò se effettivamente la sorella era uscita dalla stanza e attuò il suo piano, iniziò a sollevare la bacchetta verso i parenti, con un’espressione indecifrabile. La donna era terrorizzata, fece un passo indietro, vicino al figlio.
<< Tom, f-fa’ qualcosa… >> riuscì a dire prima che il nipote parlasse: << la pagherai per aver abbandonato mia madre… mia sorella… e me, solo perché siamo maghi! >>
<< No, non farlo, ti prego! Farò tutto quello che vuoi, lo giuro! >> lo supplicò quasi gridando.
Il moro si limitò a ridacchiare malignamente: << ormai è tardi… addio, padre >>
I tre malcapitati riuscirono a sentire solo un potente “Avada kedavra” e poi una luce verde e il buio.
Merope, che nel frattempo era in corridoio ad ammirare le varie fotografie, sentì dei tonfi provenire dal salotto. Si girò e vide il fratello uscire frenetico dalla sala, che sudava freddo.
<< Ehi Tom, cosa è successo? >>
<< Niente, sorellina, dobbiamo andarcene subito >> la prese per mano e percorse veloce il corridoio senza che Merope potesse aprire bocca.
Una volta fuori, corsero lungo il sentiero fino ad arrivare a una zona isolata. Solo quando si fermarono per riprendere fiato, la bambina si decise a parlare: << perché ce ne siamo andati? >> chiese Merope, in cerca di spiegazione. Tom doveva inventarsi una scusa e subito, come poteva dirle che aveva ucciso il padre e i nonni? Di certo l’avrebbe visto come un mostro e lui non voleva.
<< Non vuole che veniamo più a casa sua… >> s’inventò di sana pianta, il maggiore, trovando le parole giuste << per lui non siamo niente… >>.
<< Cosa?? >> si stupì la piccola Merope, stranita e sconcertata.
<< Hai capito bene, non vuole più vederci. Ti avevo detto che non era granché, no? Ora torniamo a casa, è tardi >> finì di dire, Tom, che desiderava soltanto tornare a letto senza destare sospetti.
La sorella, però, non era convinta. Infatti aveva colto qualcosa di strano in Tom, come se le stesse nascondendo qualcosa. Ma scacciò il pensiero… lei si fidava di lui, perché avrebbe detto una bugia? Anche se il suo sesto senso non sbagliava mai, la bambina lasciò perdere e se ne andò col fratello, in piena notte, alla sua abitazione.
<< Però è un peccato, pensavo fosse gentile come te, Tom… >> gli sorrise lei, per poi sbadigliare dal sonno.
Tom si limitò a non rispondere e a non guardarla negli occhi.
 
 
ANGOLO AUTRICE: Ma salve lettori/trici, ecco un nuovo capitolo sfornato per voi! Questi sono spezzoni del passato di Tom e di Merope, beh avete scoperto un bel po’ di roba xD cosa ve ne pare?
Innanzitutto ringrazio infinitamente Bella Riddle51 e Maya_Potter per le loro bellissime recensioni. Grazie ragazze, davvero <3 ma ringrazio anche tutti quei lettori silenziosi che sono troppo pigri per recensire :) ahahah scherzo!
Alla prossima, baci :*
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: LadyBlack3