Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: Thiare    12/11/2016    1 recensioni
"Perché sei qui?" chiese lei al vento mentre la sagoma usciva dalle tenebre e si avvicinava.
"Perché sapevo che ti avrei trovata." rispose con semplicità il ragazzo.
Quel ragazzo era Frederick Wilson e centinaia di migliaia di idioti avrebbe preferito lei, avrebbe preferito migliaia di altre persone anziché dover fissare gli occhi nei suoi, la sera del suo compleanno, e dovergli mentire.
"Non dire buffonate, Wilson."
Il biondo si abbracciò le gambe con le braccia portandole contro il petto, poi rise di una risata che risuonò nel vento come il rumore che fanno le rondini quando ritornano a primavera.
"Completamente serio."
Lei lo guardò di sbieco, poi si sfregò le mani e continuò a fissare le luci che costellavano Boston.
Fred scrollò la testa con un mezzo sorriso - quella ragazza non sarebbe cambiata mai -, poi prese una scatolina incartata in modo molto pacchiano dalla tasca interna della giacca e gliela porse senza neanche guardarla.
"Sai, ho sentito che era il tuo compleanno."

[Buon compleanno, Becca]
Genere: Guerra, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
La ninfea


Era stata una giornata lunga, persino quella. Aveva passato il pomeriggio a scappare da parenti e compagni di scuola, perché, andiamo, era troppo vecchia e cinica per festeggiare.
Erano le otto e sua madre l'aveva già chiamata una trentacinquina di volte nonostante lei le avesse detto che sarebbe tornata dopo cena.
Sospirò.
Si sentiva in qualche modo malinconica, non riusciva a capire perché, solo aveva bisogno di pensare un po'. Era accoccolata contro un albero, il suo albero, quello con la corteccia scorticata vicino al ramo più basso e davanti a lei si estendeva, ai piedi di quella collina, una straordinaria vista di Boston. Era il suo piccolo angolo nascosto, in quel pezzetto di bosco.
Qualcosa frusciò alle sue spalle e lei si mosse, faceva veramente freddissimo, ma non per quello rabbrividì. Rimase a guardare ma non accadde niente, quindi riposò lo sguardo sulle luci di Boston, che brillavano come occhi sempre pronti a vegliarla.
Sospirò di nuovo.
Era il suo compleanno, maledizione, diciassette anni! Ma nessuno capiva che cosa significava?
Un anno in più, preoccupazioni che nascevano come nuvole, ma che restavano lì come quei mostri di cemento che occupavano le strade della Manhattan che tanto sognava. I pensieri, appesi uno dopo l'altro nella sua mente, neanche fosse quella un appendiabiti in una casa troppo affollata; finivano però col divenire meri insetti catturati dalla ragnatela della sua mente, che poi non poteva fare a meno di imprigionarli e farli suoi.
Diventava bambina, ad un certo punto, nella culla del mondo, perché solo in quel modo le sarebbe dato di capirlo, e si chiedeva se sarebbe davvero riuscita a diventar grande e a portarsi addosso tutti quei problemi come cappotti pesanti. Lei, piccola e fragile, sarebbe riuscita a portarsi dietro quei pesi?
Era il terzo sospiro che esalava da quando era arrivata.
Diciassette anni... voleva davvero trasformarsi in una di quegli adulti tutti sveglie suonate troppo presto e impegni improrogabili prima del tempo?
Il fruscìo che aveva sentito si ripeté nuovamente, ma stavolta in modo molto più chiaro. Becca si girò e vide ora distintamente una figura.
"Perché sei qui?" chiese lei al vento mentre la sagoma usciva dalle tenebre e si avvicinava. La ragazza riportò gli occhi sul paesaggio mentre il nuovo arrivato si sedeva accanto a lei.
"Perché sapevo che ti avrei trovata." rispose con semplicità il ragazzo.
Quel ragazzo era Frederick Wilson e centinaia di migliaia di idioti avrebbe preferito lei, avrebbe preferito migliaia di altre persone anziché dover fissare gli occhi nei suoi, la sera del suo compleanno, e dovergli mentire.
Centinaia di altre cose avrebbe preferito fare, la sera del suo compleanno, invece che mentire a lui. Non perché lui le avrebbe chiesto qualcosa in particolare, solo perché quando c'era lui, lei finiva sempre col mentire.
"Non dire buffonate, Wilson."
Il biondo si abbracciò le gambe con le braccia portandole contro il petto, poi rise di una risata che risuonò nel vento come il rumore che fanno le rondini quando ritornano a primavera.
"Completamente serio."
Lei lo guardò di sbieco, poi si sfregò le mani e continuò a fissare le luci che costellavano Boston.
Fred scrollò la testa con un mezzo sorriso - quella ragazza non sarebbe cambiata mai -, poi prese una scatolina incartata in modo molto pacchiano dalla tasca interna della giacca e gliela porse senza neanche guardarla.
"Sai, ho sentito che era il tuo compleanno."
Rebecca si girò e gli fece una smorfia, poi prese il pacchetto e lo aprì.
Dentro c'era una specie di moneta di forma ottogonale, argentata e dall'aspetto molto antico.
Fece un fischio. "Bella, ti ringrazio."
Fred alzò le spalle e poggiò il peso sulle braccia tese verso la terra. "Capirai la sua funzione a tempo debito."
Rebecca non disse niente. Ma perché era venuto anche lui? Come sapeva che l'avrebbe trovata lì? Com'era possibile che solo una persona potesse farla ardere così?
Sospirò per la quarta volta.
"Potresti andartene ora?, i tuoi pensieri danno fastidio ai miei."
"Come vuoi, volevo solo farti gli auguri e darti il mio regalo. Non mi aspettavo che mi trattassi meglio, ci avresti perso in cinismo e non te lo puoi permettere."
Si alzò.
"Buon compleanno, Rebecca Heatley."
"Ti ringrazio, Wilson."

Loro erano così. E, bisogna dirlo, nessuno avrebbe voluto vederli diversi da così, diversi da questo specie di completamento che si donavano l'un l'altro, da quel modo che avevano di capirsi al volo e di accettarsi senza chiedere, senza dire.
Nessuno dei due avrebbe mai potuto prevedere quello che sarebbe successo, quel futuro che nessuno dei due voleva fino in fondo.





["Tu non hai mai capito!"
"Che cosa dovevo capire? Non ho neanche avuto il tempo di pensare che tu ti sbattevi quella barbie!"
"Io sono andato in guerra, Rebecca, sono andato in guerra e non sapevo se sarei tornato. In che cosa potevo sperare? Che cosa mi era rimasto che mi facesse sempre tornare a casa? Tu non c'eri!"
"Tu sei scappato! Io non pensavo che provassi questo, sei scappato con Letitia senza lasciarmi il tempo di pensare!"]





Fred l'aveva lasciata da sola finalmente e ora stava ritornando a casa a piedi. Erano le undici e non si sentiva più le dita delle mani, tra poco non sarebbe neanche più stato il suo compleanno.



 
[Le persone si arruolano per due motivi: o perché provano un forte senso di devozione o un forte senso di smarrimento. Se provi smarrimento significa che vuoi scappare da qualcosa che non ti ha dato niente per invogliarti a rimanere, quindi speri di ritrovarlo nell'esercito. Qui però, ragazzo, non è così diverso, un giorno ti sveglierai e capirai che neanche in questo posto troverai quello che cerchi.]





Avevano cantato la canzoncina dei Tanti Auguri e tagliato la torta e ora era davvero stanca, voleva solo entrare nel suo pigiama e filare sotto le coperte.
Si sedette sul proprio letto e si lasciò cadere sul cuscino, ma gridò un acuto "Ahia!" quando cozzò contro qualcosa nascosta sotto. Alzò il guanciale massaggiandosi la guancia lesa e trovò un'altra scatolina incartata frettolosamente e male, con nessun biglietto e un fiocco sbilenco. La scartò di corsa con un sorriso, trovandosi davanti a una piccola scatola di un blu notte.
La aprì piano trattenendo il respiro, ma quello che scoprì le fece storcere il naso: un cubo del tutto liscio e blu, con alcun segno di apertura in nessuna delle sue parti. Oh, ora che guardava bene... sulla facciata superiore c'era una piccola singatura che doveva palesemente essere attraversata da qualcosa che-oh...
La moneta.





 
["Che ci fai qui?"
"Se fossi venuta in chiesa sapresti che sono il testimone dello sposo."
"Ci sono venuta in chiesa, solo che non guardavo te."]





Prese di corsa la moneta ottogonale dalla propria tasca e trattenendo il fiato la infilò nella fessura con cautela, dove entrò perfettamente con un piccolo scatto. Fece un piccolo sobbalzo a quel rumore gratificante e poi prese a girare la moneta in senso orario, man mano che la moneta girava, il cubo variava la forma delle sue facce in una bellissima ninfea di varie sfumature di blu. Il fiore assomigliava moltissimo ad uno vero e profumava intensamente, ma oltre che ad un'immensa gioia provocata dall'avere un dono sì delicato, non ne vedeva altra utilità.
Sorrise.
Brutto scemo.


 



[Un suo compagno di accampamento le aveva portato una sua lettera e lei si era sciolta in lacrime. Frederick non era tornato dall'ultima missione e se non era ancora morto, l'essere disperso l'avrebbe presto ucciso. Ora avrebbe voluto solo che lui tornasse a casa, non perché lo volesse per sé, solo perché lui si meritava molto di più.
Erano passate settimane, ma lei ancora non aveva abbandonato la speranza.
Bello sapere quant'è forte l'istinto di una donna, infatti a molti chilometri più a nord, nelle foreste fredde della Finlandia, due ragazzi, soldati semplici sfuggiti alla furia della guerra che si era abbattuta sul loro squadrone, si trascinavano l'un l'altro.]





L'unica cosa che Rebecca non sapeva, era che quella specie di fiore, quel loro piccolo segreto, sarebbe stato ciò che, a distanza di anni, gli avrebbe salvato la vita, donandogli di nuovo la speranza.



Bombe in lontananza, terrore sulla pelle e nello stomaco, bile tutto intorno, lacrime sul cuore, coraggio sugli occhi. Due ragazzi, solo loro due, sfuggiti all'attacco a sopresa all'accampamento. Erano persi tra le foreste finlandesi e se non si fossero spogliati al più presto sarebbero stati riconosciuti da qualche soldato nemico che si raggirava lì intorno. Dovevano togliersi quei vestiti.
Chiuse gli occhi e si mise una mano in tasca, tirando fuori un piccolo cubo blu. Con l'altra mano si tirò fuori dalla divisa la collanina che aveva attorno al collo, alla quale era appesa una monetiva esagonale. La inserì nella fessura e girò finché non apparve la figura di un piccolo uccellino.
Lo avvicinò alle labbra e, ad occhi chiusi, cominciò a susurrare:
"Io non so se puoi sentirmi, questo era solo uno stupido regalo per il tuo compleanno, due mini ricetrasmittenti, ci parlavamo da casa tua a casa mia ed erano pochi chilometri. Ora ci separa tutta l'Europa.
Forse gli uccelli ti porteranno questo messaggio...
Non ti abbandonare, non ti lasciare andare, Rebe. Tu hai una mente incredibile e non ho mai conosciuto una persona come te, mi piacerebbe essere lì per sapere come va a finire la tua storia, per guardare da terza persona quello che sarà il tuo futuro. Passerei la mia vita a guardare la tua, ormai sappiamo che io sono perso, non tornerò indietro e anche se lo farò non sarò mai intero, ho sentito una parte di me staccarsi e rimanere sul campo di battaglia.
Il generale della mia batteria mi diceva sempre che le persone si arruolano o perché provano un forte senso di devozione o per un forte senso di smarrimento. E se provi smarrimento significa che vuoi scappare da qualcosa che non ti ha dato niente per invogliarti a rimanere, quindi speri di ritrovarlo nell'esercito. L'esercito non mi ha dato mai ragioni per voler abbracciare completamente questa causa, ma mi ha aperto gli occhi su che cosa avevo realmente lasciato a casa e all'improvviso avrei dato tutto per non tornare. Non avrei mai voluto portare con me quello che ho visto, non avrei voluto mai raccontartelo.
Sei una persona brillante, Rebecca Heatley, e voglio il meglio per te e se riesci a sentirmi, beh... ciao, ciao, Rebe."








 
N.d.A.
Per qualche assurda tradizione noi due sappiamo che i migliori auguri sono quelli che sono dati alla fine e io mi sono tenuta questo per la fine.
Non mi uccidere e non mi odiare, sono solo i pensieri di una fangirl innamorata dei suoi personaggi.
Ti voglio un mondo di bene, scricciolo, ti auguro di essere sempre felice e di passare quest'anno da diciassettenne al meglio, come tutti quelli a venire.
Buon compleanno, mia socia.
Remember, remember I love you<3

Just words, fantasies and fortune
Erika
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Thiare