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Autore: Helena Hufflepuff    13/11/2016    2 recensioni
Victoire Weasley ha preso molto da sua madre: la bellezza, certo, ma anche una certa avversione per Hogwarts... e per un suo studente in particolare.
Ma forse una bigia giornata novembrina potrebbe cambiare le cose.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuova generazione di streghe e maghi, Teddy Lupin, Victorie Weasley | Coppie: Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Novembre


Il cielo di quel novembre era plumbeo e buio, e minacciava Hogwarts come un macigno. Il malumore serpeggiava tra gli studenti e il corpo docente come un virus, e il castello non era mai parso così opprimente dalla cacciata di Voldemort.

Victoire Weasley si strinse di più nel mantello e accelerò il passo mentre passava davanti ad una finestra che lasciava passare un sibilo di aria gelida. Stava andando in biblioteca, dove avrebbe aiutato una sua amica con i compiti di Aritmanzia.

“Certo che però mia mamma aveva ragione, a Beauxbatons non faceva così freddo l’anno scorso…” pensò la ragazzina, ripensando a quando, in quanto strega più brillante del suo corso, venne invitata ad un periodo di studi all’accademia che aveva frequentato sua madre, riportando tra l’altro ottimi voti e valutazioni eccelse in ogni campo.

Non stava male ad Hogwarts in realtà: lì aveva tanti cugini, gli amici, i compagni della Casa Corvonero, e anche tanti altri compagni di scuola. Andava d’accordo con tutti, insomma. Con tutti, tranne che con lui.

“Ehi, dove corri?” Manco a farlo apposta, Teddy Lupin le si affiancò manco avesse sentito i suoi pensieri, anche lui con in mano alcuni pesanti volumi della biblioteca. Magnifico, doveva sorbirselo fino a là.

“Spero lontano da te!” sbottò lei, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.

“Cosa avrò mai fatto di così terribile per offendere sua maestà?” domandò lui, con un sorriso.

“Il mio vestito. Hai massacrato il mio abito da sera di haute couture, ecco cosa” disse lei, fulminandolo.

“Oh, quello… Non è colpa mia: mi è scivolata la borsa piena di boccette di inchiostro… non l’ho fatto apposta!” disse lui assumendo una faccetta da cagnolino che commuoveva tutti. Tutti… tranne lei, che con una voce gelida commentò con un: “Ceeerto, come no. E adesso scusami, ma avrei da fare”

Scosse la lunga chioma biondo rossiccia e fece per andarsene, ma qualcosa la trattenne. Si guardò indietro… ma era solo un lembo del mantello che si era impigliato in un chiodo. Lo liberò scocciata e si guardò attorno, ma Ted era sparito. Cretino. Con un fruscio di capelli si diresse in biblioteca, pensosa.

Lei e Teddy si conoscevano, bene o male, da sempre. Anche se non si frequentavano tantissimo personalmente, i suoi andavano spesso a trovare il padrino di lui, Harry, e molte volte c’era anche lui. Quando erano piccoli andavano anche d’accordo, e lui si divertiva a farla rincorrere dalle margherite, ma poi era tutto cambiato.

Quando c’era lui vicino, lei si sentiva tutta scombussolata, come se non riuscisse a controllarsi, e lei odiava essere colta alla sprovvista così, non riuscire a disciplinare le proprie azioni. E poi sembrava che Ted lo facesse apposta a comportarsi da imbranato con lei nei paraggi: i suoi compagni di Casa dicevano che era uno dei ragazzi più dolci e disciplinati che si potessero ricordare.

“Ehi Vicky, ci sei? Terra chiama Weasley!” Lei trasalì solo quando la sua amica, Dora Wood, cominciò a schioccare le dita a pochi centimetri dal suo naso. “Cosa c’è che non va? No, aspetta, non dirmelo… hai incontrato Ted Lupin mentre venivi qua”.

“Mm-mh” mugolò lei in tutta risposta.

“Oh, che bello!” commentò l’amica estasiata, battendo le mani e saltellando sulla sedia tutta giuliva come una bimba. “Sai che ho sempre pensato che voi due sareste perfetti insieme?”

“Ma che dici?” disse Victoire con un movimento dello mano come per scacciare un insetto molesto.

“Dico la verità. Voi due vi rincorrete come due cagnolini innamorati: lui ti piace – non negarlo, te lo si legge in faccia –, tu piaci a lui – altrettanto lampante –, ma nessuno vuole fare il primo passo. Bene, sai che ti dico? Dato che è un bel ragazzo, quasi quasi ci provo io, tié!”

“Non ci provare nemmeno! Lui è…” l’ammonì rapida Victoire prima di riuscire a controllarsi.

“Lui è… cosa?” chiese Dora con aria innocente.

“È… un pasticcione, se tu stessi con lui non riuscirei a stare con voi… e poi…” lasciò in sospeso la giovane, riducendo la voce fino ad un mugolio.

“Vedi? Vedi che ho ragione?” esclamò la sua amica, il trionfo sul viso. “Adesso quindi rimane solo una cosa per aiutare ‘sti due piccioncini…”

“E cosa?” domandò Victoire guardando Dora negli occhi, scettica, mentre depositava un libro sullo scaffale.

“Terapia d’urto!” ululò lei in tutta risposta, e le diede uno spintone, spedendola dritta dritta contro un assorto Ted Lupin, troppo impegnato a consultare un dizionario di Rune per accorgersi di lei.

Si girò all’urlo di Dora, appena in tempo per trovarsi a due centimetri dalla faccia porpora di Victoire. La cinse alla vita prima che perdesse l’equilibrio, e si guardarono per alcuni lunghissimi momenti negli occhi.

“Scusami, io non…” balbettò lei imbarazzata, cercando con lo sguardo Dora che, però, era sparita nel nulla.

“Non… non importa, ma io, insomma… è che è da un po’ che vorrei, che cerco di… insomma, è che tu sei… e poi… e non volevo, con quel vestito, ma non capivo più nulla, e così… se solo avessi saputo… ma cercherò di rimediare, te lo prometto, e non appena…”

“Zitto tu” lo bloccò lei. E prima di dargli il tempo per replicare o ricominciare con quel suo parlare a vanvera, lo baciò, e lui non solo rispose con evidente piacere, ma addirittura la cinse più stretta, come se temesse che potesse ripensarci e se ne andasse magari con un bel ceffone… che però stavolta non arrivò.

“Ehi, nevica!” esclamò un primino indicando con un dito fuori dalla finestra. Tutti corsero alla finestra a guardare lo spettacolo della prima neve della stagione.

Tutti meno Victoire e Ted, immersi in tutt’altro genere di spettacolo: quello unico e speciale del primo amore.

Chi l’aveva mai detto che novembre era un mese buio?

   
 
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