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Autore: bimbettainna    18/11/2016    0 recensioni
Lei: una ragazza dolce,pronta ad aiutare tutti pur di farli contenti.
Lui: un ragazzo, chiuso , scontroso,ma che nasconde un segreto.
Due nemici, ma anche migliori amici. Pronti a sfidare tutto e tutti pur di aiutarsi. Ragazzi forti, decisi, ma deboli quando in mezzo c'è l'amore.
La storia di un amore vero, di un amore che ti travolge, ma che allo stesso tempo ti uccide.
La storia di un amore che durerà per sempre.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Le lenzuola erano incastrate fra la mia gamba destra ma in quel momento non mi importava, avevo ben altro a cui pensare, tipo i baci di Richard che percorrevano il percorso della mia mandibola fino ad arrivare alle labbra, una volta arrivate li, le sue modellarono le mie, delicatamente infilò la lingua nella mia bocca e insieme alla mia cominciarono una danza armoniosa e appassionata , quasi da farmi perdere il fiato. Qualcosa suonò ininterrottamente e senza pensarci, Richard allungò la mano verso la sveglia e la gettò per terra, accennando un piccolo sorriso mentre mi divorava con quei baci.

“Dobbiamo andare” dissi cercando di parlare con le labbra ancora incollate alle sue.

“Lo so” disse staccandosi con fatica da me e si poggiò accanto a me, stringendomi ancora tra le sue braccia. La sveglia suonò ancora una volta, lui sospirò coprendosi il volto con le mani, era una cosa che adoravo, lui che non voleva lasciare il letto, voleva stare sotto le coperte,stringendomi e anche me non dispiaceva affatto.

“Ti amo” dissi lasciando un leggero bacio sulle sue labbra prima di alzarmi e mi diressi in bagno per una doccia. Dopo venti minuti eravamo pronti e salimmo in macchina per andare in ospedale.

“A che ora vengono Kate e Eric questa sera?” disse mentre si fermava ad un semaforo.

“Hanno detto verso l'ora di cena” risposi sistemandomi meglio i capelli allo specchietto.

Arrivammo in ospedale e come sempre ognuno andò per la sua strada e io mi avviai nel mio reparto, dove trovai ad aspettarmi Colton.

“Buongiorno” disse sorridendo.

“Buongiorno” risposi non capendo il suo comportamento. “Che succede?” dissi alzando il sopracciglio.

“Poco fa è arrivata una ragazza. Chiedeva di te” disse mentre divorava una ciambella.

“Una ragazza? Chi era?” dissi mentre preparavo il caffè.

“Una ragazza molto bella. Questo è sicuro.” disse facendo ancora quel sorrisetto.

“Oltre ad essere bella sai qualcos'altro?” dissi alzando gli occhi al cielo.

“Mmmh... si! Aveva i capelli biondi, era alta , un viso stupendo e un corpo.... ehm stava bene” disse continuando a ridere

“Kate! È venuta qui? Che ci fa qui ? Soprattutto che ci fa qui a quest'ora? Aveva detto che sarebbero arrivati questa sera” dissi versando il caffè nella tazza.

“Oh allora ha un nome questa ragazza!” disse curioso.

“Si, ma scordatela. Si è appena sposata. Con mio fratello!” dissi imitando il suo sorriso che aveva fatto sino ad allora. Lui non disse niente, accennò un sorriso di sconfitta e tornò a mangiare la sua ciambella.

“Ah il paziente che sei andata a trovare qualche giorno fa, è uscito.” disse senza pensare troppo a quello che stava dicendo. Io sobbalzai, e alzai subito gli occhi verso di lui, per vedere se avesse capito qualcosa, ma notai che lo aveva detto senza interesse.

“Lo hanno dimesso?” chiesi facendo finta di niente.

“No. È voluto andare via di sua spontanea volontà” disse.

“Come? Lo hanno fatto andare via? Insomma era ovvio che non poteva andare via, aveva ancora bisogno di restare in ospedale” dissi forse facendomi prendere troppo dall'ansia.

“Per questo te l'ho detto. Pensavo ti interessasse.” continuò alzando finalmente gli occhi verso di me.

“No! Coè non lo conosco... volevo solo vedere come stava l'altro giorno e sapere se avessero scoperto il nome” risposi abbassando lo sguardo, facendo finta che non mi interessasse per niente, ma nella mente mille idee giravano e andavano da una parte all'altra. Che cosa aveva avuto in mente? Perchè andare via proprio quando doveva stare sotto controllo.

“Siamo pronti?” disse il primario entrando nella stanza. Entrambi ci alzammo e ci avviammo verso la corsia.

 

La giornata era passata in fretta e alle 19:00 avevo finito il mio turno,andai a cambarmi e aspettai Richard fuori, che non mi fece aspettare molto. Quando arrivammo in casa io corsi subito in cucina per cominciare a cucinare, mentre Richard metteva a posto il salone, quando qualcuno suonò alla porta. Entrambi c avvicinammo e aprì la porta.

“Ciao” dissi esultando e buttandomi tra le braccia di Kate. Restammo abbracciate per qualche secondo, stringendoci forti, mentre di sottecchi vidi Richard e Eric salutarsi calorosamente anche loro, mi staccai da Kate e mi buttai tra le braccia di Eric e lui mi sollevò da terra, come faceva sempre, sin da quando ero bambina.

“Entrate, su!” disse Richard facendo gli onori di casa.

“Il matrimonio vi fa bene” dissi ad entrambi. Loro si guardarono come se fosse la prima volta e Eric prese tra le sue braccia Kate e le posò un dolce bacio sulle labbra.

“Dai, ti aiuto a cucinare” disse Kate, sempre con quel sorriso che aveva un tempo. “Voi uomini, fate un po come vi pare” disse spingendomi verso la cucina.

“Allora? Com'è andato il viaggio di notte?” dissi mentre continuanvo a tagliare le patate.

“Oh benissimo. Eric riesce a stupirmi sempre, ogni volta.” rispose con occhi sognanti. “E voi due piccioncini?” disse spingendomi leggermente con la sua spalla.

“Beh... noi.. Richard è Richard.” dissi sorridendo.

“Che significa?” disse lei sorridendo

“Lui mi ama, mi rispetta e anche io. Siamo felici” dissi sorridendo, senza guardarla in viso.

“Claire? Che succede?” capendo subito che ci fosse qualcosa che non andava.

“Niente” dissi cercando di non far trapelare nulla. Quello che avevo detto era vero. Lui mi amava e io lo amavo, lui era felice e anche io. Però evidentemente l'arrivo di Jake in città sicuramente, non mi era stato indifferente, in fin dei conti era stata la persona più importante della mia vita o ancora lo era? Questo non lo avevo ancora capito, ed era proprio questo che forse trapelava sul mio viso.

“Claire, su dai. Ti conosco da quando? Non so, forse da tutta la vita e so quanso c'è qualcosa che non va. Qualcosa non va con Richard? “

“Oh no. Lui è perfetto.” dissi continuando a guardare in basso.

“Mi vuoi guardare?” disse facendomi girare verso di lei. Io alzai gli occhi verso di lei ma non dissi nulla, restai a fissarla, ma lei riuscì a capirmi. “Oddio. Jake. Centra lui?” disse posando il coltello sul ripiano della cucina e alzando gli occhi al cielo. “Cosa ha fatto? Cosa hai fatto tu? È successo qualcosa tra di voi?” disse incrociando le braccia al petto.

“No!” mi precipitai a dire. “E' arrivato in ospedale, vittima di una sparatoria” dissi abbassando ancora gli occhi.

“Guarda non avevo dubbi. Non è cambiato per niente.” disse riprendendo il coltello che aveva posato e riprese a tagliare la verdura.

“Ecco. Ecco qual'è stato sempre il vostro problema. Giudicate sempre prima di sapere, prima di conoscere. Lui era una vittima di una sparatoria, perchè era di guardia li. Lui è un militare, un medico militare. Si è precipitato ad aiutare le persone coinvolte, ma qualcosa è andato storto e gli hanno sparato, lo hanno picchiato, lui era uno e loro sei.” dissi prendendo a mia volta il coltello e continuando a tagliare anche io. Lei non rispose subito, rimase in silenzio poi si bloccò e si girò verso di me.

“Mi dispiace” disse senza aggiungere altro.

“Vorrei che non dicessi niente a Eric. Questo è il nostro segreto. Anzi, non volevo nemmeno dirtelo, però lo hai scoperto da sola, quindi... Giura!” dissi.

“Allora che stanno preparando queste due ragazze?” disse Eric entrando in cucina.

Io e Kate, cambiammo espressione e prima di girarci verso di loro ci scambiammo uno sguardo di scuse per come avevamo reagito entrambe sull'argomento.

La serata continuò senza pause imbarazzanti e senza sguardi indiscreti tra me e Kate, raccontarono del loro vaggio di nozze e una volta finito, li accompagnammo alla porta.

“Grazie della serata” disse Eric a Richard e si salutarono, poi passò a me e mi strinse forte. “Ti voglio bene” disse posando le labbra sulla mia fronte.

“Anche io” dissi stringendolo ancora di più. Mi staccai da lui e mi avvicinai a Kate, restammo un po' così a fissarci, poi lei si precipitò da me e mi abbracciò.

“Pensa bene e metti ordine nella tua testa. Non farti influenzare dal passato. Adesso è questa la tua vita” disse sussurrando. Io non risposi, mi staccai da lei e accennai un sorriso.

Una volta a letto, mi misi a fissare il soffitto mentre Richard era ancora in bagno, pensando al perchè di questa avversità cronica verso Jake, non lo conoscevano all'ora e nemmeno adesso lo conoscevano eppure si ostinavano a mettere bocca su di lui. Richard saltò sul letto e si avvinghiò a me e mi fece sorridere, a volte aveva dei comportamenti da bambino che mi piacevano tanto.

“Ho dimenticato di dirti, anche perchè io stesso lo avevo dimenticato, che domani devo andare in università per un convegno”

“Ma l'università... alla sede centrale? È distante due, tre ore di auto” dissi preoccupata.

“Si, infatti domani mattina penso proprio di andare via presto, molto presto.”

“Ma no. Domani ho il mio giorno libero, potevamo stare insieme” dissi mettendo il broncio.

“Lo so. Però non fare così, lo sai che mi fai impazzire quando metti il broncio” disse afferrandomi e cominciando a farmi il solletico e continuammo a farci queste coccole che ci piacevano finchè non ci addormentammo.

 

 

 

Una leggera brezza mi accarezzava le gambe e dei brividi mi riempirono il corpo, così tirai su le coperte, non mi andava di uscire dal letto. Mi allungai sulla destra per cercare il suo corpo, ma quando non lo trovai, mi ricordai che era andato via presto quella mattina, così decisi di alzarmi e andai a fare colazione. Mi misi seduta sul divano e accesi la tv per vedere magari qualche film invece mi ero soffermata su un programma di tatuaggi. Una coppia di fidanzati, avevano deciso di tatuarsi qualcosa che li tenesse uniti per sempre. Automaticamente la mia mano andò sul mio tatuaggio e un lampo mi passo nella mente, volevo andare a vedere Jake, vedere cosa facesse, perchè fosse andato via dall'ospedale. Infilai le scarpe , afferrai le chiavi dell'auto e mi incamminai verso casa sua. Parcheggiai l'auto e aspettai un po' prima di scendere, ero ansiosa, cosa potevo dirgli? Mi mi coraggio e andai a suonare alla porta, si aprì subito e da dietro comparse suo padre.

“Signor Smith, salve” dissi veramente felice di vederlo. Lui sembrò sorpreso, restò senza parole. “Sono Claire” disse pensando che non mi avesse riconosciuto.

“Si, so chi sei. Mi fa solo piacere vederti, non pensavo ti avrei mai più rivista” disse

“Papà? Chi è?” disse una voce alle sue spalle.

“Penso sia per te” disse girandosi verso il figlio. Non appena si spostò riuscii a vedere Jake, impiedi davanti la porta con due stampelle sotto le braccia che si avvicinava a me. Quando fu abbastanza vicino notai che il gonfiore del viso era guarito quasi del tutto, avevo solo del sangue nell'occhio e restai a guardarlo per capire il perchè della decisione di andare via dall'ospedale.

“Vi lascio soli, io vado a fare due passi” disse suo padre e ci lasciò da soli. Io stavo ancora sull'uscio della porta,immobile.

“Che stai aspettando? Entra.” disse avviandosi verso la cucina. Mi chiusi la porta alle spalle e mi avviai anche io in cucina. “Allora? Cosa vuoi?” disse mettendosi a fatica seduto sul divano. Lo fissai per qualche secondo e notai che la dolcezza di quel ragazzo che avevo visto fino a pochi giorni prima in ospedale era sparito.

“Perchè sei andato via dall'ospedale? Hai ancora bisogno di controlli, non puoi andare...”

“Io posso fare quello che voglio. Se voglio andare via posso. Sono un medico, so di cosa ho bisogno” disse sorridendo, come se adesso dentro lui fosse tornaro ancora quel ragazzo dolce.

“Proprio perchè sei un medico dovresti sapere che non era il caso di andare via” risposi mettendomi dritta con la schiena.

“E tu invece? Che ne è stata della carriera di avvocato?” disse cambiando completamente discorso. Io restai immobile, scocciata di quel cambiamento d'argomento ma non volevo complicare le cose.

“Ho capito che se volevo aiutare veramente le persone, l'unico modo era diventare un medico e dopo l'esperienza di mia madre...” dissi soffermandomi, senza saper più andare avanti.

“Mi dispiace” disse abbassando lo sguardo. “Mi dispiace non esser stato li con te” continuò questa volta alzando gli occhi e piantandoli dritti nei miei. Quelle parole scatenarono qualcosa in me, fu come se ci fosse stato un fiammifero che era in attesa di essere acceso per dar via ad un incendio.

“Esatto. Non c'eri. Tu non c'eri. Mi avevi promesso che non mi avresti mai lasciata da sola in quel momento, ma non è stato così!” dissi alzando la voce.

Lui se ne stava in silenzio senza dire niente, perchè? Perchè non parlava?

“So che sei stata male e mi dispiace, ma adesso siamo altre persone , no? Adesso abbiamo delle nostre vite, tu hai una nuova vita, non potremmo semplicemente ricominciare da capo? Sono passati sette anni, eravamo dei ragazzi. Adesso siamo adulti, possiamo andare avanti e superare tutto questo? Possiamo essere amici.” disse non facendo trapelare nessuna emozione dal suo volto.

“Noi non siamo mai stati amici” risposi di getto. Lui sorrise, capendo cosa volessi dire. Noi eravamo stati nemici, conoscenti e amanti... o forse siamo stati sempre amanti ma non ce ne eravamo mai accorti, ma comunque non eravamo mai stati amici.

“Lo so, ma potremmo esserlo adesso” disse senza guardarmi negli occhi. Io scossì la testa sospirando e mordendomi il labbro.

“Certo” dissi alzandomi e veloce arrivai all'entrata, aprii la porta e sbattendomi la porta alle spalle scappai via da quella casa, scappai via da lui e da quella proposta che in quel momento mi sembrò una follia assurda. 

  
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