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Autore: WibblyVale    19/11/2016    3 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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La tenda in cui Kakashi e la sua famiglia si trovavano era abbastanza distante dal resto del villaggio, completamente distrutto. Hikaru non era uscito bene da tutto quello. Aveva pianto per ore tra le sue braccia. Amaya era altrettanto disperata, ma almeno non aveva sentito il dolore che il bambino aveva fatto suo. Dopo aver messo a letto i propri figli seppur con una certa fatica, il Copia-ninja uscì alla fresca aria notturna e vide Shikaku che lo stava aspettando.
“Ha ricominciato a parlare?” chiese il Nara.
L’Hatake si passò una mano tra i capelli e scosse la testa. “È sotto choc. Ha sentito tutte le persone attorno a sé morire, non deve essere stato per niente facile per lui. Non so… Non so cosa fare. Shiori lo saprebbe.”
Il capoclan posò una mano sulla spalla del ninja più giovane.
“Anche a Shiori accadde una cosa del genere una volta. Lei… aveva sentito un uomo morire. Smise di parlare. Rimase mesi in silenzio. Noi… non sapevamo che fare. Eravamo disperati. All’epoca passava molto tempo con Kushina, e lei era l’unica che riusciva a farla sorridere. Lei le diceva ‘be’ se tu non vuoi parlare, parlerò io’, e la sommergeva di parole e informazioni. In quel turbinio Shiori ebbe il coraggio di sussurrare, di dire quanto fosse spaventata. Kushina la sentì e lei ricominciò a parlare. Tornò in sé.” Shikaku sospirò, ripensando a quei tempi. “Anche tuo figlio tornerà a parlare, Kakashi.”
Il giovane padre annuì. “Grazie, Shikaku.”
Il Nara si schiarì la gola. Anche lui era preoccupato per suo nipote, ma doveva restare forte.
“Abbiamo quasi finito di ricostruire la casa nella riserva, ci trasferiremo tutti lì domani.”
“Ma è minuscola!”
“Ho fatto costruire una stanza in più” rispose Shikaku sorridendo. “Domani Shikamaru e i ragazzi staranno con i bambini. Shisui ha dato disponibilità per controllare i confini con Tenzo, che è tornato stamattina. Tu devi occuparti di Naruto e dell’Hokage.”
“E tu?”
“È stato indetto un consiglio per nominare un Hokage per sostituire Tsunade.”
Il Copia-ninja strinse i pugni. “Lei si riprenderà.” Non voleva che qualcuno la sostituisse, era un ottimo Hokage. Inoltre, lui non se la sentiva di perdere un’altra persona cara.
“Lo so, ma abbiamo bisogno di qualcuno al comando. Sappi che ho intenzione di fare il tuo nome.”
Kakashi sbarrò gli occhi. “Sei impazzito?”
Shikaku si lasciò andare ad un sorriso. “Forse. Abbiamo bisogno di qualcuno di forte e sveglio. Io mi fido di te.”
Kakashi si passò una mano tra i capelli, poi scoppiò a ridere.
“Che ti prende ora?”
“Niente… è solo che… Mi è venuto in mente che un tempo non mi avresti nemmeno affidato tua sorella, ora vuoi affidarmi un villaggio.”
Il moro ridacchiò. “Dopotutto, non sei così pessimo.”
“Lo prendo come un complimento.”
“Non farci l’abitudine!” gli disse il capoclan, entrando nella tenda accanto alla sua.
In quel momento arrivò Gai, che salutò Kakashi con entusiasmo.
“Come stanno i bambini?”
“Amaya sta sopportando, vuole essere forte per Hikaru. Lui, invece… Non parla.”
“Parlerà.”
“Gai, ti giuro non è il momento per il tuo ottimismo cieco. Devo fare qualcosa.”
Il verde gli diede un pugno sulla spalla. “Se ti agiti, se la vedi come una cosa sbagliata, come un problema, tuo figlio lo sentirà. Devi dimostrargli che capisci perché è in quello stato. È più sensibile degli altri bambini, ma vedrai che migliorerà.”
Kakashi sorrise, Gai aveva la capacità di fargli vedere il lato migliore delle cose.
“Ho visto Shiori, mentre ero di là. Era stupenda, ma… Non sta bene. Dice che ha un piano.”
“Credi che lo dicesse per farti stare meglio?”
“No, ce l’ha davvero, ma… Non l’ha detto, ma io lo so. L’ho visto nei suoi occhi: l’hanno distrutta.”
Gai sospirò. “Come siamo arrivati a questo schifo?”
Kakashi sgranò gli occhi. “Gai, se ti deprimi anche tu è la fine.”
“Scusa! È che… Doveva esserci la pace. Quella guerra terribile, doveva essere l’ultima. Se ti dicessi che sono stanco?”
“Ti direi che è normale, ma… Gai… Non è colpa tua se sta succedendo di nuovo. Non è per qualcosa che tu hai sbagliato. È il mondo che è contorto. Se ci fossero più persone come te, le cose andrebbero meglio.”
Il ninja verde sorrise. “Gr… Grazie.”
“Certo, io impazzirei, e dovrei essere internato, ma…” disse scoppiando a ridere.
“Davvero molto divertente. E pensare che credevo fossi diventato gentile all’improvviso” ribatté lui scoppiando a ridere.
 
La mattina successiva, dopo aver salutato i propri figli con un bacio sulla fronte, Kakashi raggiunse la tenda dove veniva curata Tsunade. Il corpo immobile della donna era totalmente raggrinzito, sembrava davvero la fine per lei. Sakura ragguagliò Kakashi su come stava, ma sembrava preoccupata.
“Non so sensei… È una donna forte, ma… Ho paura per lei.”
Il Copia-ninja le posò una mano sulla spalla. “Sakura, non ti arrendere. Lei non lo farebbe.”
In quel momento, furono raggiunti da uno zoppicante Naruto. Il ragazzo era quasi guarito, così lui e Kakashi presero a passeggiare insieme, e lasciarono Sakura alle sue mansioni.
Entrambi erano persi nei loro pensieri. Kakashi pensava a com’era stato morire, com’era stato incontrare suo padre. Quel momento aveva messo molte cose in prospettiva. Lui voleva essere un uomo migliore, un padre migliore, e perché no, anche un buon Hokage, se quelli del consiglio fossero stati abbastanza pazzi da sostenere l’idea di Shikaku.
Naruto, dal canto suo, pensava a quella battaglia che l’aveva portato al limite, quella battaglia in cui per la prima volta aveva davvero desiderato uccidere qualcuno, fargli davvero del male. Pensava a come Hinata l’avesse salvato, alle sue parole, a come l’avessero toccato nel profondo e gli avessero dato la forza. Pensò a come si era sentito quando lei, insieme a molte altre persone che amava, era stata colpita a morte, a come avesse deciso, in quel momento, che lasciare spazio alla Volpe sarebbe stato meglio. Infine, pensava a come Minato fosse arrivato a salvarlo.
“Ho visto il Quarto Hokage” disse in modo quasi incolore a Kakashi.
Il Copia-ninja sorrise. “Mi dispiace non averti potuto dire la verità prima” gli disse, sapendo che Minato doveva avergliela sicuramente detta.
“Capisco le tue motivazioni, sensei” rispose il ragazzo, sorridendogli.
“Com’è andata?”
“Gli ho mollato un pugno nello stomaco.”
Kakashi si passò una mano tra i capelli. “Ovviamente.”
“La prima sensazione che ho provato era di rabbia. Poi… ero felice. Sono orgoglioso che sia mio padre.”
“E lui?” chiese il suo sensei sorridendo, sapeva che Minato sarebbe stato fiero di suo figlio.
“Ha detto che è orgoglioso di me!” esultò il ragazzo, il suo volto era illuminato da uno dei suoi sorrisi.
“Minato ti amava tantissimo. Quando tua madre rimase incita era al settimo cielo.”
“Conoscevi anche mia madre?” chiese il biondo.
Il Copia-ninja annuì. “A volte passavo del tempo da loro. La casa del sensei era il mio rifugio. Lei era una donna forte e meravigliosa.”
“Papà dice che la incontrerò.”
“È chiaro.” fece Kakashi comprensivo. “Posso dirti una cosa?” Naruto annuì. “È una cosa che abbiamo scoperto relativamente di recente. Tua madre era imparentata con Shiori, era la nipote della sua vera madre.”
Il biondo sbarrò gli occhi sorpreso. “Quindi io e Shiori siamo…” fece un paio di collegamenti nella sua mente. “Cugini?”
“Esattamente. E così tu e Hikaru!”
“Ma è fantastico!” esultò Naruto. “Ho pensato per così tanto tempo di essere solo…” disse facendosi più serio. “Però mi ricordo ancora le tue parole, sensei… Quelle che mi dicesti quando ancora non sapevo chi fossi.”
Kakashi sorrise ricordando.
“Ti dissi che la gente un giorno avrebbe capito che persona fantastica fossi. Avevo ragione. Naruto sono molto orgoglioso di te.”
Il giovane sorrise, quasi con le lacrime agli occhi, e i due ninja camminarono per qualche minuto in silenzio, poi Kakashi lo ruppe nuovamente: “Sei stato davvero coraggioso, Naruto, lo sai questo? Tenzo mi ha detto che la tua trasformazione era quasi completa, ma…”
“Papà mi ha aiutato” disse lui rattristandosi. “Se non ci fosse stato lui, io… Ero furioso. Jiraiya-sensei, tu e tanti altri non c’eravate più, poi lui ha… Hinata si è fatta avanti per proteggermi e lui le ha… Se non ci fosse stata lei, nessuno di noi sarebbe qui.”
“È una ragazza coraggiosa.”
“Mi ha salvato la vita.”
“E per questo le sono grato.”
“Sai quando dai per scontata una persona, ma poi ad un certo punto capisci quanto sia importante nella tua vita. Hinata è davvero una cara amica, non sono sicuro di essermene mai accorto veramente.”
“Se lei ti ha protetto vuol dire che anche tu per lei sei un buon amico” rispose Kakashi sorridendo al suo allievo, che cercava di raccapezzarsi su qualunque sensazione quelle azioni gli avessero suscitato. “Sei già stato a trovarla?”
Naruto scosse la testa. “Ho paura” commentò sincero.
Il Copia-ninja annuì. “Ha agito di sua spontanea volontà per proteggerti, Naruto. Non ti biasimerà per questo.”
“Lo so, ma… se… Non è che capisco molto quello che mi blocca.” Si portò una mano alla nuca in imbarazzo.
“Vederla ferita ti farebbe troppo male. Hai paura di sentire ancora quel dolore.” Naruto sbarrò gli occhi, sentendo il suo sensei spiegargli quello che esattamente lui sentiva. “Prenditi il tempo che ti serve, ma poi affronta le tue paure. Si merita di essere ringraziata da te.”
Naruto rimase in silenzio per qualche minuto, poi fece di sì con la testa. “Grazie, sensei.”
 
Tenzo e Shisui percorrevano i confini del Villaggio assicurandosi che nessuna persona sospetta passasse. Entrambi portavano una maschera Anbu che nascondeva i loro volti. Il castano aveva avuto paura di non arrivare in tempo, quando il sigillo l’aveva avvertito che Naruto si stava trasformando. Fortunatamente, le cose si erano risolte per il meglio.
L’Uchiha, dal canto suo, faticava ancora a credere di essere tornato. Si stava bene in quel luogo, ma allo stesso tempo era contento di essere a casa. Doveva ancora proteggere la sua famiglia.
“Tutto bene?” gli chiese Tenzo.
“Sì, scusa. Non sono molto di compagnia.”
Il castano scosse la mano davanti al suo viso. “Non ti preoccupare. È comprensibile.” Rimase in silenzio per qualche secondo, poi riprese: “Com’era? Insomma…”
Shisui capì a cosa si riferiva. “Pace assoluta. Ho visto i miei cari, ma… i ricordi stanno svanendo. Mi restano le sensazioni.”
“Non dev’essere stato facile tornare qui.”
L’Uchiha sorrise. “Shiori lo diceva, che tu riuscivi a capire le persone bene quanto lei.”
Tenzo arrossì sotto la maschera. “Shiori non sa quando tacere.”
Shisui sentì un velo di preoccupazione in quel rimprovero. “Tornerà. Me l’ha promesso.”
“L’ha promesso anche a me quando è partita cinque anni fa, ma non è qui” rispose il ninja dell’Arte del Legno secco.
“Ha fatto quello che ha potuto, ma…” L’Uchiha si bloccò, da lontano vide avvicinarsi tre figure. Più si avvicinavano e più i contorni sfocati si facevano delineati. Non li aveva mai visti veramente, ma sapeva che avrebbe potuto riconoscerli. “Ragazzi!” gridò, correndo loro incontro.
Aya, Takeo e Hisoka si guardarono tra loro confusi, mentre anche Tenzo li salutava allegramente togliendosi la maschera e avvicinandosi.
“Sh… Shisui?” chiese la ragazza, avendo riconosciuto la voce dell’uomo.
“Sì, scusate ma non posso togliermi la maschera. Che ci fate qui?”
Takeo si fece avanti. “Abbiamo finito la missione che ci ha dato Itachi. A proposito… Ci dispiace tanto.”
Il moro scosse la testa. “Va tutto bene. Cos’avete trovato?” chiese, cambiando argomento.
“Non ne siamo sicuri. Abbiamo bisogno di parlare con gli Hyuga” spiegò Hisoka.
“Io, invece, vorrei raggiungere Kenta” spiegò Aya, ignorando lo sguardo inceneritore di Takeo.
“Io porto Aya da Kenta” cominciò Tenzo. “Shizune si sta occupando dei feriti. Per quanto riguarda gli Hyuga… Forse avreste bisogno di Kakashi.”
“NO!” esclamarono in coro i due fratelli. “Vogliamo prima essere sicuri di quello che hanno da dirci. Non vorremmo preoccuparlo per niente” continuò con più calma Hisoka.
“Vi porto io. Sono un Anbu della Foglia dopotutto” fece Shisui in tono scherzoso.
 
Qualche minuto dopo, all’ingresso del villaggio fece capolino una giovane kunoichi dai ricci capelli biondi. Temari si guardò intorno e cercò di riprendere fiato. Ora che si trovava a Konoha non sapeva dove andare. Aveva disobbedito agli ordini decidendo di spostarsi in quel momento, ma doveva farlo.
Camminò per il villaggio per un po’ senza meta, fino a che non incontrò Naruto e Kakashi che passeggiavano fianco a fianco.
“Temari!” esclamò il biondo.
“C… Ciao!” balbettò presa alla sprovvista.
“Che ci fai qui?” chiese il Copia-ninja. “Gaara non aveva detto che avrebbe mandato qualcuno nel suo ultimo messaggio.”
La ragazza arrossì. “Io… è… è stata una scelta improvvisa.”
Naruto guardò il suo sensei confuso, mentre il jonin sorrideva leggermente.
“L’Hokage è ancora in coma, ma se ci accompagni dai Nara potresti avere maggiori inf…”
“Seccatura!” La voce di Shikamaru risuonò nelle orecchie della ragazza, che si voltò di scatto.
“Shikamaru…” disse in un sussurro, sentendosi sollevata nel vederlo vivo e vegeto.
“Che ci fai qui?” chiese.
“L’ha mandata Gaara. Una decisione improvvisa” commentò Kakashi con un sorriso di chi la sapeva lunga.
Shikamaru si chiedeva che diavolo avesse da ridere sotto i baffi, ma si trattenne.
“Io e Naruto stavamo andando alla riserva, che ne dici di ragguagliarla tu?” aggiunse poi il jonin e senza aspettare una risposta prese Naruto per la collottola e si allontanarono insieme.
Il giovane Nara si voltò verso la ragazza e vide che il suo volto era rosso come il fuoco.
“Tutto bene, Seccatura?” chiese preoccupato.
Lei si voltò verso di lui e fece un sorriso forzato. “Sì, certo!”
Shikamaru alzò le spalle e si mise a camminare. Ragguagliò la ragazza sui vari avvenimenti e sul fatto che quel giorno ci sarebbero state le elezioni del futuro Hokage. Temari ascoltava e non ascoltava. Era partita come una pazza da casa, quando aveva scoperto che Konoha era saltata in aria. Vedere il Nara vivo e vegeto le aveva dato un sollievo che non si sarebbe mai aspettata. Non sapeva che diavolo le stava prendendo.
“Ehi mi senti?”
Temari si risvegliò dai suoi pensieri. “Cosa?”
“Dicevo che ti abbiamo visto meno in questo periodo…”
“Lascia perdere! Il Consiglio di Suna mi ha fatto fare da ambasciatrice alla Cascata, volevano che passassi più tempo con il capo di villaggio per farci stringere un’alleanza.”
Shikamaru si bloccò e si voltò a guardarla. “Parli di matrimonio.”
La bionda annuì. “Ma è un’idea del consiglio, niente che metteremo in pratica. Ho deciso di accettare solo per farli tacere” si giustificò.
Il giovane sentì qualcosa di fastidioso allo stomaco, forse gli stava venendo fame. “E avete fatto delle cenette romantiche o cosa?” chiese, notando quanto gli risultasse difficile suonare indifferente.
“Qualcosa del genere. È un bravo ragazzo, ma…”
“Io ho baciato Ino” disse Shikamaru interrompendola.
Temari percepì quelle parole come uno schiaffo. “Buon per voi” rispose fredda.
“Eravamo ubriachi. Non era una cosa seria. Io e Ino siamo solo amici.” Perché ora si stava giustificando? Fortunatamente in quel momento raggiunsero la riserva e Yoshino corse loro incontro.
“Temari! Che bello averti qui!” esclamò, abbracciandola calorosamente.
“Salve, signora Nara” rispose un po’ in imbarazzo la ragazza.
“Siamo in tantissimi in questa casetta, ma vorrei che restassi qui con noi.”
“Non… Non voglio disturbare.”
“Assolutamente no! Non posso permetterti di dormire in una tenda, o in uno di quegli alberghetti di fortuna che hanno tirato su in questi giorni. Se mi dici di no, mi offendo.”
“Allora accetto” rispose con un sorriso.
 
Shikaku sapeva che era uno dei suoi più grandi difetti quello di credere di essere circondato da un branco di idioti, ma in quel momento mentre guardava le persone sedute accanto a lui nella grande sala del consiglio pensava che in fondo non aveva tutti i torti a pensarlo.
“Kakashi sarebbe stata la scelta di Tsunade-sama” disse, cercando di mantenere un certo livello di calma.
“Si è visto a cosa hanno portato le scelte di quella donna” ribatté Danzo con ostilità.
“Hanno portato a tre anni di pace assoluta!” sbottò il Nara.
“Pace? Questa incertezza la chiami pace?” chiese il capo della Radice retorico.
Shikaku lo ignorò e si rivolse ai consiglieri anziani.
“Volete davvero che il potere di tutto il villaggio vada nelle sue mani? Già detiene il potere alla Radice, questa sta diventando una dittatura!”
“Hiruzen e i suoi allievi si sono passati le cariche come se avessero un diritto di nascita.” Ora anche Danzo si era alzato in piedi. “Poi, sappiamo tutti che la tua è una scelta personale.”
Shikaku sentì il proprio volto andare a fuoco. Si poteva dire qualunque cosa di lui, che era pigro, che a volte era saccente, ma che avrebbe messo a rischio il villaggio mettendo al potere un incapace solo perché faceva parte della sua famiglia, quello no.
“Io sono intellettualmente onesto, Danzo. Non nominerei Kakashi se non fosse l’uomo giusto. Il fatto che sia il padre di mio nipote è irrilevante, anzi… Se dovessi basarmi su quello non lo nominerei affatto.” Era riuscito a non dargli dell’idiota, ma c’era mancato veramente poco.
Utatane si alzò, intimando ai due uomini che si guardavano in cagnesco di sedersi.
“Bene. Avete dato le vostre opinioni. Che si voti. Chi vuole che Kakashi Hatake diventi il prossimo Hokage?”
La mano di Shikaku scattò in aria, seguita da solo un altro paio di mani, tra cui quella di Hiashi Hyuga. Il Nara sperava che l’influenza di quest’ultimo avrebbe fatto cambiare idea agli incerti, ma così non fu.
“Chi vota per…” cominciò Utatane, ma fu interrotta: Shikaku si era alzato in piedi.
“Non ce n’è bisogno.” Scostò la sedia e si diresse verso la porta. “Spero che Tsunade si risvegli presto” affermò prima di uscire.
 
Gli Hyuga avevano cominciato i lavori di costruzione, l’ala est della casa era stata tirata su. Hinata stava seduta su di un cornicione diroccato e dondolava le gambe, mentre Neji era seduto al suo fianco.
“Quando papà tornerà, sapremo chi è il nuovo Hokage” disse la ragazza con un certo timore.
“Speriamo che sia una persona adatta a prendere il posto del Quinto” commento Neji.
“A proposito di persone adatte…” Hinata guardò il cugino con intenzione. “Sappiamo che tu sei il migliore tra noi. Il clan seguirebbe una persona forte come te.”
Neji le sorrise. “Non tutti, qualcuno è ancora legato alle vecchie tradizioni e… Comunque ti sottovaluti, Hina. Quello che hai fatto per Naruto, il modo in cui hai affrontato Pain. Io sarei ben felice di essere guidato da una persona così.”
La giovane kunoichi arrossì. Stava per ribattere quando furono raggiunti da tre ragazzi e un Anbu.
Quest’ultimo fece un passo avanti e chinò la testa in segno di rispetto.
“Buongiorno, sono qui per conto del Capitano Yamato, questi sono Takeo e Hisoka, amici del capitano e di Kakashi. Avremmo bisogno del vostro aiuto.”
Neji studiò i nuovi arrivati con attenzione. Non attivò il Byakugan per rispetto, ma era molto curioso.
“Sicuramente le notizie sulla Ninja Solitaria del clan Nara hanno raggiunto anche voi” continuò Shisui. “Quello che stiamo per chiedervi riguarda proprio lei.”
“Di che si tratta?” chiese Neji.
 “Siamo qui per chiedervi informazioni e per farvi leggere un paio di documenti” spiegò Hisoka.
“Perché proprio a noi? Di cosa parlano?” domandò il genio degli Hyuga, leggermente dubbioso.
“Si tratta di documenti che riguardano Hamura e la sua morte” spiegò Takeo facendosi avanti.
Hinata osservò il cugino preoccupata: di certe cose non si poteva parlare con leggerezza.
“Perché volete sapere?” chiese.
Hisoka sospirò e ripensò alle parole di Itachi. “Perché questo è l’unico modo per tenere questo mondo al sicuro.”
Neji sospirò. “Mi dispiace ma…”
Hinata lo fermò. “No… Se siete amici di Kakashi mi fido. Neji possiamo aiutarli?”
Il jonin guardò sua cugina e sospirò. “D’accordo, ma poi andremo a parlarne immediatamente con Kakashi.”
I due gemelli annuirono. “Assolutamente!” risposero in coro.
 
Kakashi guardava suo figlio lanciare kunai insieme a Naruto. Il biondo continuava a chiacchierare, mentre il bambino rimaneva nel suo silenzio, ma almeno si era messo a sorridere, cosa non da poco vista la situazione.
Shisui era tornato per la cena e sembrava piuttosto stanco, Kakashi gli si avvicinò.
“Che succede?”
L’Uchiha sospirò. “Te ne parlerò appena posso. Si tratta di una cosa che Itachi ha fatto prima di morire…”
Aveva deciso di non portare i ragazzi lì, ma di lasciarli dagli Hyuga. Voleva che tutti stessero tranquilli almeno per un’altra notte.
Il Copia-ninja si passò una mano tra i capelli e sospirò.
“Va bene, mi fido.”
“Sei preoccupato per Hikaru?”
“Tu no?”
Il moro sorrise. “Shiori mi ha raccontato che aveva passato una cosa del genere. Mi ha detto che si può superare. Lei l’ha fatto. Sai ha cercato di darmi tutte le informazioni possibili, nel caso lei fosse…”
Il Copia-ninja ringhiò. “Nel caso lei non ci fosse stata e qualcuno avesse dovuto crescere suo figlio!” sbottò. “Non ha mai pensato che quella persona potessi essere io!”
“Kaka…”
“Non provare a giustificarla! L’ho vista… prima di tornare indietro. Oh era dispiaciuta e…” Kakashi era molto preoccupato per la sua condizione. “Ma cazzo! Non ha mai pensato di aver sbagliato del tutto, vero? Ha davvero creduto che chiunque altro fosse più adatto di me per proteggere mio figlio!”
Shisui gli posò una mano sulla spalla cercando di calmarlo.
“Non credo sia così…”
“Io credo di…” Fu interrotto dall’arrivo di Shikaku, il suo volto era nero di rabbia. “Immagino che non diventerò Hokage” fece il Copia-ninja.
“Danzo!” ringhiò il Nara. “Tra tutti quanti! Che diavolo hanno in testa quei maledetti idioti. Non lo vedono il lungo periodo! Non hanno un minimo di buon senso! Siamo rovinati! Rovinati!”
“ORA BASTA!” urlò Yoshino. “La cena è pronta e abbiamo ospiti. Cerchiamo di goderci un po’ di pace tutti quanti.”
La donna posò una teglia sul tavolo, mentre tutti si sedevano attorno ad esso. Shikaku, Inoichi, Choza, Shisui e Kakashi stavano ad un estremo del tavolo, mentre i loro figli si trovavano nel mezzo insieme a Naruto, accanto al quale si trovavano Hikaru e Amaya. Temari sedeva accanto a Ino e di fronte a Shikamaru. Infine, all’ultima estremità del tavolo c’erano le mogli dei membri della formazione e Kurenai, che era stata invitata a dormire nella piccola baita insieme ai Nara. In fondo, Shikamaru aveva promesso di proteggerla.
La cena fu piuttosto tranquilla, le tensioni di quella giornata sparirono in un attimo e tutti cenarono in grande armonia e tranquillità.
“Allora, come ci sistemiamo per dormire?” chiese Kakashi ad un certo punto.
“Be’ gli Yamanaka e gli Akimichi hanno le loro case, Kurenai avrà una camera tutta per sé, tu Shisui e i bambini dormirete nell’altra, mentre io e Shikaku dormiremo nella terza. Temari, Shikamaru e Naruto dormiranno nel salone.”
Hikaru si concentrò e spinse i suoi sentimenti verso la zia, faceva fatica ma era l’unico modo che gli era rimasto per comunicare. Non riusciva a parlare, era ancora troppo sconvolto. Aveva sentito tutti morire, certo poi li aveva sentiti anche ritornare, ma per la prima volta nella sua vita si era sentito totalmente perso.
Yoshino lo guardò e cercò di capire. Il bambino le stava mandando alcune sensazioni sue e le collegava con quelle di Naruto. La donna cercava di capire, ma era impressionata: Shiori alla sua età non aveva quei poteri. Probabilmente a causa di Orochimaru, che glieli aveva bloccati e li aveva fatti tornare gradualmente, ma era comunque impressionante.
“Ah… Hikaru vuole che Naruto dorma con voi. Be’ allora Shikamaru e Temari in salotto. Così avrete maggiore spazio sul divano letto.”
Temari si chinò verso Ino.
“Se ti dà fastidio io…” sussurrò.
“E perché dovrebbe darmi fastidio?” chiese Ino interrompendola.
Temari guardò Shikamaru, poi di nuovo lei.
“Insomma…”
“Idiota!” esclamò la bionda, muovendo il pungo verso il Nara. “Tra me e lui non c’è nulla.”
Temari sentì un peso alzarsi dal suo stomaco, non riusciva a capire come e perché. Non sapeva perché quelle sensazioni erano nate in lei. Ricordava solo che durante i suoi soggiorni a Konoha, Shikamaru era in grado di farla infuriare più di ogni altra persona, ma poi quando se ne doveva andare lui era sempre presente. Ricordava come le aveva salvato la vita, facendosi congelare al posto suo, e come si era sentita persa a pensare che non avrebbe più potuto litigare con lui. Allo stesso tempo sapeva, che qualunque cosa stesse cominciando a provare, non doveva avere seguito. Il suo più grande obiettivo era proteggere Gaara e fare in modo che lui potesse finalmente, dopo anni di infinite sofferenze, essere felice.
 
Nella residenza Hyuga, Hisoka e Takeo sedavano ad un tavolo con la famiglia del capoclan. Hiashi era sorpreso da come quei ragazzi avessero appreso così tante cose. Era anche sorpreso da come Hinata e Neji si fossero impuntati e offerti di aiutarli, mettendosi contro di lui, ma in fondo aveva deciso di aiutarli.
“Qui… qui c’è scritto… esilio…” sussurrò Hinata, poi passandosi una mano tra i capelli. Avevano scoperto un bel po’ di cose quel giorno.
“Ma tutto questo… è molto rischioso, ragazzi” fece notare loro Neji.
“Esatto, il mio consiglio è restare sulla tecnica che è già stata insegnata” lo sostenne il capoclan. “Purtroppo domani non potrò venire con voi, ma Neji e Hinata vi accompagneranno.”
“Hiashi-sama, la ringraziamo” disse Hisoka. “E ascolteremo le sue raccomandazioni, ma…”
“Abbiamo promesso di fare tutto il possibile” terminò Takeo.
“E vi ammiro per questa integrità. Ora… vi faccio accompagnare nella vostra stanza. Hinata… la ragazza…”
“È già nella mia camera, padre.”
Così dopo essersi dati la buonanotte, gli shinobi si separarono. Hinata proseguì per la propria stanza e quando fu vicina sentì qualcuno piangere. Entrò sommessamente.
“S… Scusa… Io…”
Aya si passò una manica sugli occhi e tirò su con il naso. “Entra pure. Io… sono una sciocca…”
La giovane Hyuga le si sedette accanto.
“Posso aiutarti?”
La ninja-medico scosse la testa. “Ho fatto uno sbaglio… Io… Takeo non si fida più di me, invece io…”
Hinata cinse le spalle della ragazza che appoggiò la testa sulla sua spalla.
“A tutti capita di sbagliare, ma le persone che ci vogliono bene finiscono per perdonarci. Io… io ho perdonato Neji e… be’ mi ha quasi uccisa una volta.”
Aya alzò la testa sconcertata. “Oh non preoccuparti… lui… era molto confuso. E io… be’ diciamo che sono diventata resistente negli anni.” Le sorrise.
“Sei strana…” commentò Aya ridendo. “Troppo buona per essere vera.”
Hinata arrossì. “Non così buona. Ultimamente ho scoperto una nuova parte di me. Ho visto una persona a cui tengo molto venire quasi sopraffatta dal nemico… Ho combattuto per lui, era un onore per me, ma… Se fosse morto, se me l’avessero portato via… Credo che non sarei mai riuscita a perdonare il suo assassino. Mi sono posta questa domanda più e più volte in questi giorni e la risposta non mi è mai piaciuta. Credo che lui… Oddio non so nemmeno perché ti dico queste cose!” esclamò, infine, arrossendo ancora di più.
“Perché non mi conosci. A volte è più facile parlare con gli estranei. Sai spero che il mio amore sia forte come il tuo, perché ho davvero paura di averlo perso per sempre.”
Hinata cominciò a mettersi in pigiama. “Ho visto come ti guarda. Non credo tu l’abbia perso” le disse infilandosi sotto le coperte. “Si preoccupa per te.”
Aya sorrise. “Grazie, Hinata” le disse, spegnendo la luce.
 
Ino e Choji se ne stavano per andare, ma non prima di raggiungere il loro amico in cortile. Shikamaru si era allontanato da tutti, subito dopo cena e si era messo a pensare.
“Che ti prende?” chiese l’Akimichi.
“Niente, sono felice che siamo vivi” rispose il Nara.
“Si può sapere perché a cena Temari mi ha fatto quella domanda?” sbottò la Yamanaka.
“Forse perché le ho detto che ci siamo baciati.”
Ino e Choji si guardarono tra loro. Quando facevano quello sguardo voleva dire che o ritenevano il più grande imbecille del pianeta terra.
“Che ho detto?” chiese, quando li vide addirittura alzare gli occhi al cielo.
“Quella ragazza si è fatta due giorni di cammino per vederti, e tu le dici una cosa del genere?” domandò Choji sconcertato.
“Non si è fatta due giorni di cammino per vedermi. Gaara l’ha mandata. Poi, perché si sarebbe fatta tutta quella strada per vedere me?”
“Idiota!” esclamò Ino. “Gaara ha mandato un messaggio non era necessario mandare anche sua sorella. E sul perché voleva vederti, be’ mi pare abbastanza ovvio…” La ragazza alzò le sopracciglia.
Shikamaru la guardò senza capire, poi si voltò verso il castano che stava facendo lo stesso. Ad un certo punto, ciò che stavano insinuando lo colpì in pieno.
“Oh, oh, uhhh. No, no, no, no… bleah. Ma siete impazziti? La Seccatura? Non… Noi litighiamo continuamente… Lei non pens… No. Ma che sciocchezza!” Sentì la sua faccia farsi sempre più calda.
Ino scoppiò a ridere e gli posò un bacio sulla guancia. “Un giorno, sarai abbastanza intelligente da capire anche queste cose, Shika” disse, poi andandosene ridacchiando.
“Sai, amico. Non c’è niente di male… Anzi…” Choji gli batté una mano sulla spalla poi seguì l’amica, lasciando Shikamaru solo con i suoi pensieri.
 
“Dai! Raccontaci come hai fatto!” esclamò Amaya saltando sul letto, seguita immediatamente dal battito delle mani di Hikaru.
Shisui stava nascosto nel suo sacco a pelo, con un leggero sorriso divertito, mentre Tora stava acciambellata sul suo stomaco.
“Kakashi-sensei, mi daresti una mano?” chiese Naruto.
L’uomo alzò gli occhi al cielo, ma annuì: avrebbe fatto qualunque cosa per divertire i bambini.
“Allora, quel gigantesco orso mi ha attaccato” Kakashi alzò le braccia sopra la testa e ringhiò. “Mi aveva spinto a terra e io vidi le stelle per il dolore.” Il jonin eseguì alla lettera quello che Naruto diceva. “Poi, però mi rialzai e attivai il Rasengan e lo colpì dritto allo stomaco.” Il biondo fece il gesto contro il suo sensei, che cadde di schiena e roteò gli occhi.
I bambini sgranarono gli occhi basiti.
“Naruto, sei fortissimo!” esclamò Amaya, mentre Hikaru gli inviava le sue sensazioni di stupore.
“Ma l’orso si rialzò!” esclamò Kakashi, facendo la voce grossa. “E corse sul letto dei due bambini a far loro il solletico!” Saltò sul letto, facendo gridare i bambini.
La stanza si riempì di risate. Kakashi adorava quel suono. Quando tutti furono troppo stanchi per continuare a giocare Amaya e Hikaru abbracciarono il padre.
“Ti voglio bene, Kakashi” disse Amaya.
Poi, il Copia-ninja sentì qualcosa di esterno scaldargli il cuore. Era Hikaru che gli diceva quanto gli voleva bene. Il padre baciò la fronte ad entrambi e li strinse a sé.
“Anche io vi voglio bene.” Alzò lo sguardò verso Naruto. “A tutti voi.”
 
“Credi che Danzo cercherà di distruggerci?” domandò Yoshino al marito, mentre si infilava nel letto.
“Non so, cara. Di certo prenderà le cose con calma. Non vuole una rivolta, ma quando meno ce lo aspetteremo, in gran segreto, farà in modo di toglierci dai piedi.”
“Allora dobbiamo pensarci prima noi.” Shikaku sbarrò gli occhi. “Oh non guardarmi così. Farei di tutto per proteggere la mia famiglia.”
“Magari prima proviamo per vie legali, cara” le fece notare il marito.
“Ma certo!” esclamò lei incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio. “Quando fai così, sei talmente saccente da essere fastidioso!”
La mano di lui risalì le gambe della moglie, mentre cominciava a torturare il suo collo con piccoli baci.
“Sai di essere tremendamente attraente quando sei vendicativa?”
La donna esalò un profondo respiro e si morse le labbra. “Shi… C’è gente in casa.”
“Ci… sarà… sempre… gente… in casa…” Risalì fino alle sue labbra e la baciò con passione, facendola sdraiare sotto di sé. “Faremo molto piano” le sussurrò a fior di labbra.
“Hikaru…”
“Non ti sei mai fatta tutti questi problemi con Shiori” le fece notare lui, cominciando a slacciare la camicia da notte e baciando ogni lembo di pelle che veniva scoperto.
“Lei si… sapeva controllare.” Ma ormai non lottava più.
Shikaku tornò sulle sue labbra. “Allora niente.” Un sorriso birichino apparve su di lui, mentre fece per tornare a sdraiarsi accanto alla moglie. Lei gli cinse la vita e lo fece restare sopra di sé.
 “In fondo c’è Kakashi a proteggerlo” cominciò a passare le sue mani sul petto del marito, fino a scendere verso l’elastico dei boxer.
“Ora sì che ti riconosco” fece con un sorrisetto malizioso Shikaku, liberando la moglie dell’ingombrante camicia da notte.
 
Quando Shikamaru si infilò sotto le coperte del divano letto, Temari era già lì. Entrambi si misero sul lato opposto, esattamente all’estremità, e si tirarono le coperte fin sotto il mento.
“Se ti dà fastidio… posso dormire a terra” propose Shikamaru.
“No, non sarebbe giusto.”
“Ok.”
Un silenzio imbarazzato cadde tra loro. Il Nara aveva pensato a ciò che Ino gli aveva detto, e dopo il primo momento di confusione aveva provato un certo piacere nel pensare che potesse essere vero. Non che ciò significasse che quella strega a lui piacesse, ma… Insomma, era una cosa che appagava direttamente il suo orgoglio maschile, giusto?
“Io e Ino non stiamo insieme. Non ci piacciamo in quel senso.”
Temari rise. “L’avevo capito dalla sua reazione. Era piuttosto schifata.”
“Ehi!” esclamò il chunin scattando a sedere. “Cosa vorresti insinuare?”
“Eddai ti stavo prendendo in giro, permaloso!”
Shikamaru tornò a sdraiarsi. “Io non sono permaloso” borbottò. “A te… insomma… piace il capo villaggio della Cascata?”
“È gentile, pieno di vita, ha sempre voglia di fare cose nuove, è propositivo. Troppo allegro per i miei gusti. Ma è una brava persona.”
“Non hai risposto alla mia domanda, Seccatura.”
“Non credo che sia ciò che voglio e comunque…”
“Cosa?”
Temari si mise su un fianco e lo guardò dritto negli occhi. “Ti ho raccontato di come da piccoli, io e Kankuro fossimo stati separati da Gaara? Come noi avremmo voluto stare con nostro fratello, ma avessimo imparato a stargli lontano? Come avessimo accettato gli ordini di nostro padre?” Shikamaru annuì. “Penso che se gli fossimo stati vicino le cose sarebbero andate diversamente. Quindi ho deciso che non lo abbandonerò mai più, non sarebbe giusto. Devo ripagarlo di quegli anni.”
“Che cazzata, Seccatura!”
“Come ti permetti!” Temari scattò a sedere pronta a prenderlo a pugni.
“Credo che tuo fratello vorrebbe che tu fossi felice, e non credo che annullarti per stare al suo fianco ti renderebbe tale. Magari non sarà con quell’idiota della Cascata o con nessun altro uomo. Ma dovrai trovare la tua strada e questa potrebbe portarti lontano da lui. Da entrambi i tuoi fratelli. E loro lo accetterebbero sapendo che ciò ti rende felice.”
Temari rimase in silenzio per qualche minuto, nel quale Shikamaru si chiese perché aveva detto quelle cose. Avrebbe dovuto farsi i fatti suoi.
“Dovresti farti i fatti tuoi” disse appunto la ragazza. “Ma grazie, Nara.”
“Ma figurati!”
“Comunque Shibuki non è un idiota.”
“Mmmm… Se ti lascia scappare lo è.” Il giovane chunin arrossì. Che cosa gli era appena uscito dalla bocca? “Buonanotte, Seccatura” disse in fretta, nascondendosi sotto le coperte.
“Buonanotte, Nara” rispose lei, cercando di nascondere sia a lui che a sé stessa il sorriso che le si era appena dipinto sulle labbra.
Non appena anche i due ragazzi si furono addormentati, la piccola casetta nella riserva dei Nara riposò nel silenzio della notte.
  
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