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Autore: Lory221B    20/11/2016    6 recensioni
C'era un tempo in cui draghi e stregoni abitavano le terre del Nord. In quell'epoca di magia, ogni cosa era in perfetto equilibrio, grazie al bilanciamento dei quattro elementi. Gli stregoni erano divisi in quattro ordini, ognuno corrispondente all'elemento che controllavano.
Ma un giorno qualcosa si ruppe e i quattro ordini, non furono più in grado di controllare i loro poteri; dissidi interni e lotte per il dominio finirono per distruggere il concetto stesso di ordine e il Re decise di mettere al bando ogni tipo di magia, relegando le pratiche della stregoneria ai peggiori crimini contro lo stato.
In quell'epoca incerta, nuovi stregoni e nuove streghe avevano rinunciato a tutto per vivere in mezzo al resto del popolo, nascondendo i loro straordinari poteri.
Qui inizia la nostra storia.
(Johnlock!AU)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes, Victor Trevor
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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SCELTE



Le scelte determinano il futuro, quale bivio della vita prendere: scegliere di perdonare invece che coltivare il rancore, scegliere di combattere invece di fuggire o nascondersi. Non ci sono scelte per forza giuste o sbagliate, e nessuno potrà dirti la strada da seguire”. Queste parole, pronunciate dolcemente, ritornavano nella testa di Mycroft Holmes, come un consiglio e un supporto. La madre dei due Holmes era sempre stata da esempio e da incoraggiamento, sapeva che un giorno i suoi figli sarebbero stati determinanti nella lotta tra bene e male, lo sentiva, come sapeva che non sarebbe più stata in vita per vedere il loro destino compiersi.

Mycroft si sentiva come l’anziana strega della profezia, che aveva messo da parte ogni ambizione personale e facendo leva soltanto sul proprio coraggio e sprazzi di visioni del futuro, aveva corso il rischio di privare il mondo della magia, relegandola a un eco lontano, per evitare che tutti piombassero nell’oscurità che la guerra magica stava provocando. Lui stava per fare l'esatto opposto: aveva sacrificato tutto per poter donare al mondo, nuovamente, la magia. I tempi erano maturi e gli Ordini avrebbero ristabilito la naturale armonia che mancava da troppo tempo.

Il maggiore degli Holmes aveva fatto tante scelte discutibili, guardando indietro non riusciva ad assolversi per molti degli avvenimenti che non era riuscito ad impedire, nella convinzione che ristabiliti gli Ordini ogni cosa sarebbe andata al proprio posto.  

Luci ed ombre, bianco e nero, la partita non era così netta, ma sentiva che ogni cosa sarebbe stata superata, una volta compiuto il suo percorso.

Mycroft e John apparvero dalla nicchia nascosta nelle segrete, dove Anthea e Molly attendevano istruzioni dallo stregone su come comportarsi. Era evidente che i nemici li avevano lasciati entrare senza opporsi e speravano che lo stregone del fuoco avesse già in mente un ulteriore piano per far fronte all’imprevisto.

« Temevo ci stessero aspettando » commentò, una volta che le due donne ebbero spiegato l’accaduto « O meglio, sapevo che Moriarty ci avrebbe fatto passare, non temete » commentò senza dare la possibilità che il panico si impadronisse dei presenti.

« Quando pensavi di dircelo? » sbottò John, non rivelando però ansia o preoccupazione, ma solo determinazione.

John Watson per trentaquattro anni della propria vita, aveva scelto di essere quello che gli altri si aspettavano: un bravo figlio, un fratello coscienzioso, un instancabile lavoratore. Aveva messo da parte i primi timidi sprazzi di magia per non spaventare la madre, non si era arruolato nell’esercito per non abbandonare la sorella e non aveva mai lasciato il villaggio. Fortunatamente, un giorno come tanti, aveva scelto di aiutare Sherlock Holmes; avrebbe potuto tirare dritto o rifiutarsi di accompagnarlo al Borgo. Avrebbe potuto lasciare che si arrangiasse da solo, invece lo aveva aiutato in tutti i modi possibili.

Non era più John Watson, villico tuttofare, era John Watson stregone dell’acqua che combatteva per la parte chiara della magia e, naturalmente, per l’unica persona che lo aveva completamente travolto senza dargli il tempo di pensare a quello che stava accadendo.

Mycroft esibì un mezzo sorriso, che voleva essere una sorta di approvazione per John e quello che rappresentava, la salvezza del fratello, ma non esternò nessun sentimento a voce alta « E’ tempo che affrontiamo i tre stregoni » esclamò soltanto, lasciando la domanda dello stregone dell’acqua sospesa in aria.

« Se posso » intervenne Anthea « Hanno già depositato le sacche magiche sopra le torri, dobbiamo sbrigarci »

« Quindi cosa stiamo aspettando? » chiese John.

« Un diversivo » rispose Mycroft, come se fosse la cosa più ovvia.


***** *****


Lestrade era stato, per tanto tempo, un uomo lontano dalle vicende politiche e sociali. Aveva vissuto la sua vita in maniera ordinaria. Si era arruolato, aveva sposato una delle ragazze più belle del Borgo e avevano avuto due splendidi figli. Non aveva mai dato importanza alle leggende, né al pericolo che gli stregoni potevano causare. Non gli importava perché non erano cose che lo riguardavano. Era un uomo pratico, pragmatico, finché un giorno capì che aveva non aveva mai vissuto davvero la sua vita e che c’era qualcosa di più importante che condurre pigramente la propria esistenza, passando da casa alle taverne e di nuovo a casa.

In quel preciso momento, lo sceriffo Lestrade era in piedi su un tavolo della Locanda di via dei Panettieri, con estremo disappunto della signora Hudson che avrebbe dovuto pulire tutta la confusione che le persone che si erano radunate stava provocando.

« E’ tempo che il Borgo reagisca, è tempo che combattiamo per il nostro futuro, i nostri figli o semplicemente perché le cose come sono non ci vanno più bene » gridò Greg, alla fine di un lungo discorso.

Non erano soltanto onesti lavoratori, erano persone che negli anni si erano fidati e affidati allo sceriffo, erano persone di valore che lo avrebbero seguito in battaglia, perché sapevano che era giusto, che non bastavano i Giochi per distrarli dalle tasse, dai loro figli mandati in guerra senza più fare ritorno, dalla minaccia sempre più tangibile dei briganti che si stavano radunando a sud.

Mezz’ora dopo erano sotto le mura del Palazzo Reale, tremanti ma risoluti. Spade, lance, fiaccole, ogni arma che erano riusciti a recuperare era nelle loro mani. Persino un ariete per buttare giù le porte, o più che altro per distrarre il grosso delle guardie reali, mentre gli altri entravano per i passaggi segreti o scalavano le alte mura.

Il diversivo di cui Mycroft aveva bisogno era in atto e le guardie erano distratte, raggiungere le torri senza grossi spargimenti di sangue ora sarebbe stato possibile.


***** *****


Mary fece leva sui gomiti per alzarsi, prima che la persona che aveva gettato l’incantesimo che aveva sbattuto sul pavimento Victor, con poca grazia, le riservasse lo stesso trattamento.

« Non temete principessa, sono qui per rimediare » Le parole uscirono al contempo fredde e cariche di emozione dalla bocca di Irene Adler, come se volesse mantenere la sua altezzosa superiorità ma non riuscisse più a celare quello che stava provando.

Irene Adler aveva fatto tante scelte sbagliate, aveva determinato in minima parte gli eventi sfavorevoli che avevano portato al confronto tra la magia chiara e la magia oscura, ma adesso poteva fare la differenza, poteva scegliere da sola la strada giusta, senza aspettarsi niente in cambio; alla fine, aveva trovato il coraggio di seguire quelle che sembravano essere le scelte giuste.

Mary prese la mano che la strega le stava porgendo per aiutare ad alzarsi; si trovarono faccia a faccia e le due donne si fissarono a lungo negli occhi, finché Mary ruppe il silenzio « Perché lo fai? Prima hai mentito per aiutarmi e ora questo » fece indicando il corpo svenuto del fratello « Perché? »

« Perché non avevo mai incontrato qualcuno che riponesse una vera fiducia in me » rispose, tradendo quell’emozione che cercava di nascondere. Mary sorrise leggermente « Sarà meglio legare Victor allora, con qualche magia, vorrei evitare di ritrovarmelo tra i piedi ».


***** *****


Jim Moriarty e Sherlock Holmes erano due uomini che si erano trovati ad affrontare un destino avverso e per qualche tempo avevano anche condiviso delle scelte simili. Entrambi avevano passato una vita solitaria, incompresi, diversi, a volte derisi. Entrambi si erano trovati a vivere alla giornata, girando nei boschi, con il rancore a fargli da compagnia.

Jim Moriarty aveva fatto soltanto scelte sbagliate, perché non era stato capace di vedere quello che di buono la vita poteva offrire. Sherlock Holmes aveva solo sbagliato un bivio nel percorso della propria esistenza ma era prontamente rientrato in careggiata quando il primo raggio di sole, nelle vesti del buon John Watson, avevano aperto uno spiraglio di luce nell’altrimenti grigia vita che stava conducendo.

I venti del Nord non erano mai riusciti a dominarlo del tutto.

« Cosa credi di fare, adesso? » fece Sherlock.

« Questo » disse pigramente Jim Moriarty, lanciando un incantesimo che lo fece evaporare in una nuvola di fumo.

Sherlock tossì ripetutamente, fissando il punto in cui lo stregone era sparito. Non aveva tempo per imprecare contro Mycroft che gli aveva tenuta segreta l’ennesima informazione, poteva però usare la logica ed evitare le conseguenze negative del piano che Moriarty aveva messo in atto,  in modo da fare in tempo per l’equinozio.

Chiuse gli occhi, svuotò la mente e si concentrò soltanto sulle sensazioni. La sua magia non derivava soltanto dall’intelletto, c’erano le emozioni che gli permettevano di andare oltre all’ordinario. Non aveva mai conosciuto uno stregone dell’aria al di fuori di se stesso e non sapeva tutto quello che avrebbe potuto fare, ma sentiva che se si fosse lasciato andare, se fosse stato in grado liberare la propria energia mantenendo il controllo, allora sarebbe stato finalmente uno stregone completo.

Pensò a John, pensò a tutto quello che di buono c’era stato nella propria vita, pensò a Barbarossa che gli correva incontro, pensò a tutto quello che di buona avrebbe potuto fare se fosse rimasto vivo. E la magia accadde: lo stregone dell’aria riuscì a percepire dove si era materializzato Jim. Era nella sala principale e stava recuperando un antico manufatto che aveva nascosto sotto il trono del Re. Sherlock si librò in aria sicuro e volò per i corridoi, liberi dalle guardie troppo occupate a far fronte alla rivoluzione popolare. Sentiva la magia scorrere fluente e armoniosa in lui. Avrebbe bloccato Moriarty e avrebbe realizzato la profezia, sentiva che poteva farlo, i venti del Sud erano di nuovo suoi amici.

Spalancò le porte della sala del Trono con un gesto dalla mano e planò dolcemente, con le vesti che ancora ondeggiavano in aria.

« Scusa, non so resistere a un tocco di teatralità » fece il moro.

« Non ho tempo per queste sciocchezze » commentò Moriarty, brandendo qualcosa che sembrava una spada con impresso il marchio della terra « Devo recuperare una formula magica dal cadavere di tuo fratello » concluse.

« Non puoi realizzare la profezia. Non hai uno stregone dell’aria, Moriarty. E credo tu abbia perso altri pezzi per strada »

« Tra sei mesi ci sarà un altro equinozio, piccolo Holmes »

Sherlock lanciò una serie di sfere d’aria che Jim evitò, lanciando a sua volta sfere di roccia. Lo stregone dell’aria lanciò un incantesimo per immobilizzare il suo nemico, ma la magia venne bloccata dalla spada che Moriarty brandiva con fare compiaciuto.

« Spada magica, degli antichi maestri dell’Ordine della terra. Arrenditi, non sei in grado di uccidermi. Credevo avessi qualcosa di oscuro, invece sei solo un altro burattino della magia chiara » affermò sprigionando dalla spada una stregoneria che avrebbe investito Sherlock senza dargli la possibilità di salvarsi.

Ma una voce gridò e qualcuno si gettò a fare da scudo tra la maledizione e lo stregone dell’aria.

Il corpo di Irene Adler volò all’indietro, finendo tra le braccia di uno sconvolto Sherlock.

« Che noia » commentò Moriarty alzando gli occhi al cielo « Ma ora so cosa fare » fece, sparendo in uno dei corridoi dietro al trono.

Mary era rimasta in piedi, con una mano a coprire la bocca e gli occhi verso il corpo senza vita di Irene, finché non li alzò per incontrare quelli di Sherlock.

« Ha scelto di aiutarci » fece la bionda, ammirata dal gesto estremo della strega. Sherlock annuì, ma lo sguardo era fisso verso il corridoio dove era scomparso Moriarty.


***** *****


Come in una lunga ed estenuante partita a scacchi, i pezzi si stavano sistemando sulla scacchiera per la mossa finale.

Jim Moriarty aveva calcolato tutto, ogni mossa, ogni magia, ogni reazione. Solo il comportamento di Sherlock era sfuggito alle sue previsioni. Sarebbe stato più facile se il minore degli Holmes fosse stato dalla sua parte, ma era fin troppo imprevedibile lo stregone dell’aria, mutevole com’erano i venti che comandava. Ora aveva capito cosa fare, non poteva ancora eliminarlo, aveva bisogno di lui, era l’unico stregone dell’aria presente, non aveva delle riserve per realizzare l’incantesimo.

Lo stregone della terra sapeva quale sarebbe stato il teatro dello scontro finale, non poteva essere altro luogo che le torri del Palazzo. Gli altri sarebbero andati lì, nella speranza di compiere il rituale prima del suo arrivo. Erano fin troppo prevedibili e con le guardie distratte dal fragore al di là delle mura del Palazzo, non c’era altra ragione per non cercare di compiere il rituale.

L’aria era elettrica, gli eventi che avevano condotto a quel preciso momento si erano mossi perché le figure in gioco realizzassero quello che era stato predetto tanto tempo prima, ma nemmeno la vecchia strega sapeva quale previsione si sarebbe realizzata.

Molly, John e Mycroft avevano salito ogni singolo gradino con trepidante attesa, senza sapere quello che sarebbe accaduto. A disposizione avevano soltanto la loro magia, ancora rudimentale per John, pietre e piante magiche e delle misteriose sacche.

Arrivati in cima alle torri sentivano che l’aria stava cambiando, l’umidità della sera era appena percepibile. John si voltò verso la torre est, nella speranza di vedere due occhi chiari e una chioma corvina ma restò deluso, Sherlock non era ancora arrivato. Nemmeno per un secondo la sua preoccupazione si rivolse verso l’impossibilità di realizzare la profezia senza uno stregone dell’aria, pensò soltanto che ogni secondo di ritardo poteva voler dire che gli era successo qualcosa.

Si voltò allora verso Mcycroft, che sembrava condividere la stessa preoccupazione e poi verso Molly, che era appena giunta in cima alla propria torre. Anche lei sembrò smarrita, quando notò l’assenza dello stregone dell’aria.

« Arriverà » gridò Mycroft « Ama essere teatrale »

John alzò un sopracciglio di preoccupato assenso, finché sentì un urlo provenire dalla torre Nord, a presidio dell’elemento terra. Qualcuno era in cima alla torre con Molly e dopo pochi scambi di incantesimi, la ragazza aveva avuto la peggio ed era stata scaraventata giù dalla torre. Iniziava ad essere buio, erano troppo vicini al crepuscolo e lo stregone dell’acqua non riuscì a scorgere dove fosse caduto il corpo della strega della terra.

« Allora, Mycroft » gridò la voce dell’uomo che aveva gettato Molly dalla torre, la voce di Jim Moriarty « Adesso cosa farai? Ti sono rimasto solo io come stregone della terra. Farai risorgere la magia o lascerai che il tuo mondo crolli in rovina? »

« Progettavi questo fin dall’inizio? » chiese John, tremante di rabbia.

« Non ho mai riposto fiducia in Irene e Victor e avevo bisogno degli Holmes, a quanto pare. Senza la parte segreta dell’incantesimo, niente era realizzabile. Speravo che Sherlock sarebbe stato dalla mia parte, ma quando ho capito che non sarei riuscito a piegarlo ho capito anche che non sarei riuscito a entrare in possesso dell' incantesimo degli Holmes. Tu, Mycroft, non me lo daresti mai spontaneamente. Immagino tu abbia già distrutto la formula e senza la possibilità di fare leva sul tuo rapporto fraterno non mi resta altro che cambiare la squadra.

Mycroft non disse una parola e non mosse un muscolo, per cui John si sentì in obbligo di rispondere « Penso di poter parlare anche a nome di Sherlock affermando che non parteciperemo mai a qualcosa che coinvolga te »

« Davvero piccolo John? Il mondo come noi lo conosciamo sta collassando: guerre, lotte, briganti. I raminghi del Sud invadono quotidianamente nuovi villaggi. Come sta tua sorella? »

« Questo non c’entra » urlò, mentre una piccola brezza gli scompigliava i capelli. 

« Tre quarti di magia bianca è meglio di niente, non vuoi mettere le cose a posto? Lo sa anche Mycroft che questo è il luogo e il momento, non ci sarà una seconda opportunità per far risorgere la magia. E’ per questo che l’ex Consigliere Reale non apre bocca, sa che è così »

John si voltò, orripilato. Moriarty non poteva parlare sul serio e di certo non vi avrebbe preso parte, anche se il pensiero di sua sorella al villaggio e di quello che era accaduto ai genitori d Sherlock e tutti gli episodi di brigantaggio e violenza a cui aveva accennato Jim, causarono in lui una crisi di coscienza. Qual era la scelta giusta?  Lasciare le cose come stavano, con un Regno indebolito dalla morte del Re e dalle ribellioni interne o portare a compimento la profezia con Moriarty, preoccupandosi in futuro del ruolo che uno stregone oscuro poteva avere? Non poteva contare su Mycroft, lo riteneva troppo fissato sulla profezia per fare la scelta giusta; forse avrebbe preso la decisione più logica, portando a termine il loro destino e confidando che sarebbero riusciti ad arginare in futuro Jim Moriarty. Ma se poi non fosse stato così?

Una figura volò attorno alla torre est, portando qualcosa in braccio. John non fece fatica a riconoscere Sherlock e la dolce Molly aggrappata a lui, ancora viva.

« Uuuuh, hai imparato a volare molto bene, piccolo stregone » gridò Moriarty.

« Molly è viva e tu sei inutile, arrenditi Moriarty » ribatté lo stregone dell’aria dall'alto della propria torre.

Jim non si sarebbe mai arreso così; con un rapido gesto di entrambe le mani, si preparò a scatenare un terremoto che avrebbe distrutto il Palazzo. Se non poteva far parte della profezia, allora nessuno l’avrebbe realizzata e sarebbe morto anche lui tra le macerie del Palazzo e del sogno degli Holmes.

L’arrivo contemporaneo di sfere di fuoco, acqua, aria e roccia nella direzione dello stregone, posero definitivamente fine ad ogni suo tentativo. Il corpo di Moriarty volò all’indietro e questa volta nessuno stregone dell’aria avrebbe frenato la sua caduta.

« Molly, ti porto sulla tua torre » fece Sherlock sbrigativo, prendendola con poca grazia per un fianco, spiccando il volo e lasciandola cadere sulla cima della torre Nord.

Il momento  che sembrava non arrivare mai, finalmente era giunto. I quattro stregoni presero un profondo respiro e  rivolsero i palmi delle mani verso la torre corrispondente al punto cardinale opposto al proprio; Sherlock non poté evitare un mezzo sorrisetto nel rivolgerle verso John.

Ancora un respiro e poi ognuno di loro iniziò a recitare la formula magica impressa sulle sacche magiche lasciate tanto tempo prima dall’anziana strega. Quando finirono di ripeterla tre volte, lo stregone del fuoco sussurrò alcune parole apparentemente prive di significato ma che erano state per secoli custodite nelle segrete di quel Castello.

Quando finì, dalle sacche si sprigionò una luce talmente forte da costringere gli stregoni a guardare da un’altra parte o coprirsi gli occhi, tranne Mycroft, che non si sarebbe perso quello spettacolo per nessun motivo al mondo.

Il cielo assunse tutte le tonalità dell’arcobaleno. Lestrade che era uscito dal Palazzo, richiamato dai rumori provenienti dalla cima delle Torri, ebbe un sussulto nel vedere che erano riusciti nella loro impresa. Non sapeva dire se fosse solo suggestione, ma sentì come se la magia fosse nell’aria e tutta attorno a lui. Poi, da uno squarcio delle nuvole, vide correre al galoppo, se così si poteva dire, un branco di splendidi unicorni bianchi.

Sorrise, con gli occhi leggermente velati di lacrime di felicità. Gli anni bui erano finalmente finiti.

Quando le sacche smisero di produrre energia, il ritorno della magia poteva finalmente considerarsi concluso. Molly scoppiò in un applauso spontaneo, saltellando sul posto con fare allegro. Mycroft si sedette sul freddo pavimento della Torre Sud a gambe incrociate, non smettendo un attimo di fissare il cielo, ancora cangiante di colori mai visti.

John sentiva il cuore batter forte come non capitava da quando aveva avuto Sherlock vicino. Continuava a fissarlo, così lontano per poterlo toccare ma così vicino per ammirarlo di nuovo, dopo tanto tempo che erano rimasti separati. La lontananza, anche se di metri, pesava enormemente anche a Sherlock, che infischiandosene della stanchezza spiccò il volo dalla propria Torre fino a planare dolcemente su quella opposta.

John osservò tutto il volo trattenendo il fiato, non era ancora abituato a simili prodezze, e non poté fare a meno di saltargli al collo ed abbracciarlo, tenendolo stretto come mai aveva fatto prima.

« Ritardatario » commentò John, prima di baciarlo finalmente nella realtà, circondati dai meravigliosi colori di quel cielo magico.

« E’ proprio come nei nostri sogni » fece alla fine Sherlock, ispirando il profumo di John, come per imprimerlo per sempre nella memoria.

« Io direi che è anche meglio » rispose lo stregone dell’acqua.





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Angolo autrice
Eccomi, spero che questo capitolo più corposo faccia perdonare il ritardo. Siamo praticamente alla fine (lo so che sembra stia per finire da almeno tre capitoli, stile Signore degli Anelli, ma stavolta davvero, il prossimo capitolo sarà l’epilogo).
Grazie a chi è arrivato fino a qui, le vostre recensioni sono state preziose ;)
Il disegno qui sopra è mio, non ho ancora raggiunto il livello che vorrei ma vi dedico lo stesso questi Sherlock e John fantasyAu . Non so come vi eravate immaginati i vestiti ma io mi sono divertita molto a disegnarli.
Alla prossima, ultima, volta.
   
 
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