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Autore: WibblyVale    26/11/2016    3 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Shikamaru si risvegliò la mattina successiva sentendo un respiro caldo sul suo volto. Aprì gli occhi e vide la giovane ragazza di Suna davanti a sé. A sua volta Temari aprì gli occhi e si ritrovò faccia a faccia con lui.
“Buongiorno” la salutò Shikamaru.
“Buongiorno” rispose lei sbadigliando e stiracchiandosi leggermente.
Il giovane chunin rimase incantato a guardare quel corpo che si tendeva, sentendo un leggero calore diffondersi dal suo stomaco.
“Ehi ragazzi, la colazione!” gridò Yoshino dalla cucina.
“Arriviamo!” rispose Temari, ma tornò ad appoggiare la testa sul cuscino e a guardare Shikamaru. “Oggi, devo proprio tornare a Suna. Gaara mi vorrà lì, dobbiamo partire per l’incontro dei cinque Kage. Tutto bene, Nara?” chiese ad un tratto, vedendo la strana espressione sul suo volto.
“S… sì…”
“Allora andiamo, tua madre ci aspetta!”
Shikamaru si infossò nelle coperte. “Per quanto mi riguarda aspetterà ancora un po’!”
“Sei veramente l’essere più pigro che abbia mai incontrato!” esclamò la ragazza alzandosi dal letto e lasciandolo da solo.
“Pare che questo mi salvi da molte cose imbarazzanti” borbottò il ragazzo, sospirando.
 
Hinata, Neji, Aya, Takeo e Hisoka, raggiunsero la casetta dei Nara guidati da Tenzo. Quando i bambini videro i loro tre vecchi amici, saltarono loro in braccio e fecero una gran festa. Erano così felici di rivederli.
Naruto dal canto suo non riusciva a distogliere lo sguardo da Hinata e durante la colazione si sedette accanto a lei.
“S… Sono contento che tu stia bene” le disse.
“E io che tu stia bene” rispose lei.
“Hinata… io…”
“Altra torta Naruto?” chiese Yoshino.
“Sì, certo!” esclamò, poi più a bassa voce disse: “Magari dopo ne parliamo.”
Quando la colazione terminò, i due Hyuga, la squadra di Shiori, Kakashi, Tenzo, Shisui e i due uomini Nara si ritirarono in una stanza da soli.
“Era questo che mi tenevi nascosto?” chiese Kakashi a Shisui.
“Non volevo portare ulteriori preoccupazioni, non finché non avessero parlato con gli Hyuga,” spiegò Shisui.
“E quindi?” chiese il Copia-ninja.
“Vedi… Le cose stanno così: Itachi ci ha dato una missione da compiere. Voleva che trovassimo qualcosa per… be’ lui disse…” balbettò Hisoka.
“Lui disse per proteggere il mondo” concluse Takeo. “E così abbiamo scoperto che gli Hyuga potevano aiutarci.”
“È una leggenda che appartiene alla nostra famiglia” spiegò Hinata. “Sai… Hamura era un nostro antenato.”
“Ma la soluzione che ci hanno portato è molto rischiosa. Io personalmente… Non so… Kakashi-san, forse dovremmo attenerci al piano iniziale e non portare avanti questa parte” spiegò Neji. “Primo, perché potrebbero non esserci le condizioni per portarlo avanti. Secondo, perché potrebbe andare per il peggio.”
Kakashi guardò Shikamaru e il ragazzo annuì.
“Diteci tutto.”
 
Quando i ragazzi ebbero finito di raccontare, Shikaku si passò una mano sul pizzetto.
“Potrebbe funzionare.”
“Certo è complicato” sottolineò Kakashi.
“Tanto non dovremo metterlo in atto, perché zia Shiori non userà quel potere!” esclamò Shikamaru, era stanco che tutti loro avessero così poca fiducia.
“Inoltre, Shiori non vorrebbe” disse Shisui.
“Cosa?” Il volto del Copia-ninja si fece rosso.
“Ho detto che non vorrebbe. È rischioso e stupido! Quello che il Tricoda ti ha insegnato è sufficiente.”
“Tu sapresti dirmi cosa vorrebbe? Con quale autorità?”
“Senti, Kakashi, capisco che sei arrabbiato, ma… io l’ho vista affrontare questa cosa. Sia l’idea di non essere abbastanza forte per resistere, sia l’idea che se non ce l’avesse fatta tu avresti dovuto ucciderla. Non vorrebbe mandare all’aria tutto per una cosa del genere. Senza contare che questo limiterebbe la…”
“Quindi tu sei l’esperto di Shiori ora? Tu sai tutto non è vero?” sbottò il Copia-ninja. “Sai come crescere i suoi figli, sai cos’è meglio per lei, metti bocca nelle mie scelte…”
“Non è così… Io…”
“Sono io che devo agire e io deciderò!”
“Kakashi, calmati…” si intromise Tenzo.
“Non c’è alcun dubbio su questo, ma tu… Itachi è stato così stupido.” Shisui si stava infuriando.
“Ma Shisui… Questo se funzionasse sarebbe davvero efficace” tentò Hisoka.
“Lei non vorrebbe ed è troppo rischioso.”
“LEI NON HA VOCE IN CAPITOLO!” gridò Kakashi. “E tantomeno tu!” Così il Copia-ninja uscì dalla stanza, sbattendo la porta.
“Kakashi!” Tenzo urlò all’amico. “Provo a farlo ragionare!” gridò agli altri uscendo.
Shikaku si passò una mano tra i capelli. “Perdonatelo. Per lui è un argomento delicato e… Grazie per le informazioni.”
Shikamaru si fece avanti. “Neji, Hinata, dovrete insegnarci quella tecnica.” Shisui si fece avanti per ribattere. “Giusto per saperla, Shisui. Valuteremo più avanti se usarla o meno, d’accordo?”
“Certo, Shikamaru” disse Neji.
“Ti aiuteremo con piacere” gli sorrise Hinata.
“Grazie. Grazie a tutti.” Il giovane Nara sospirò. “Ora, scusate, ma devo accompagnare una Seccatura alle porte del villaggio” spiegò, uscendo dalla stanza.
Shisui abbassò la testa. “Mi dispiace per la scenata.”
“Doveva succedere prima o poi” disse Shikaku. “Quell’uomo si tiene dentro troppe cose. Vedrai che presto tornerà a chiederti scusa.”
“Ragazzi se non vi dispiace… Ho bisogno di un po’ di tempo” disse l’Uchiha, che si odiava per aver consigliato di non seguire il piano di Itachi, ma... Stavolta il nukenin non aveva ragionato lucidamente.
“Anche io devo andare. Mia moglie deve sapere” aggiunse il Nara, accompagnandolo fuori.
Neji sospirò. “È molto pericoloso, ma capisco che sarebbe giusto implementare questo piano.”
“Noi vorremmo che si facesse.”
“Itachi voleva che si facesse” dissero i due fratelli.
Neji annuì. “Io ora devo andare. Hinata, tu vieni?”
“In realtà, devo parlare con Naruto-kun.”
“Ciao, ragazzi, a presto!” dissero i due Hyuga in coro, uscendo.
“Grazie di tutto!” li salutarono i fratelli.
“Non mi avete detto nulla!” gridò Aya quando rimasero soli.
“Mi dispiace, ma…” cominciò Takeo.
“Ti dispiace! Non ci crede nessuno! Tu non mi hai voluto dire nulla perché non ti fidi!”
Takeo fece per aprire bocca, ma fu bloccato da suo fratello. “Ora dovete dirmi che diavolo sta succedendo!” ordinò.
“Ci siamo lasciati” sussurrò il gemello.
“Cosa? Perché? Quando?”
“Prima di raggiungere lo scavo” spiegò il fratello.
“Perché?” ripeté Hisoka. “Voi vi amate!”
Takeo abbassò la testa, non voleva mettere Aya in difficoltà.
“Io sapevo di Kenta” rivelò la ragazza. “Cioè… sapevo che aveva qualche problema di dipendenza e che una volta lavorava per Orochimaru. Lui mi ha chiesto di non dire nulla, che se la sarebbe cavata. Io mi sono fidata.”
“E ci ha messo nei guai! Ha messo Shiori nei guai!” esclamò pieno di rabbia Takeo.
“Non è così!” gridò lei. “Io… Io ho fatto quello che ritenevo giusto! Kenta ci ha sempre protetti! Mi fidavo di lui. È stato come un padre per tutti noi. E volete sapere una cosa? Non poteva controllare quella cosa, lo stava distruggendo! Volevo aiutarlo, ma non è bastato! Potete odiarmi per il resto della vostra vita se volete, ma ho fatto ciò che ritenevo giusto! Non ho collaborato con Orochimaru, ho cercato di aiutare Kenta!”
“Che lavorava con Orochimaru! Non capisci il problema!?” insistette Takeo.
“Ha fatto degli sbagli!”
“Ha venduto Hikaru!”
“Stava cercando di redimersi per tutto quello!”
“Tu ti sei fidata più di lui che di noi!”
“Tu non sei in grado di capire quanto sia difficile!”
“Io?” Takeo ora era una furia. “Abbiamo perso tutti la nostra famiglia per mano di qualcuno, Aya! Tutti abbiamo desiderato vendetta! Ma arrivare a tanto!”
“Tu non sei mai stato solo! Tu hai lui! Io… io ho usato l’organizzazione per uccidere gli uomini che mi hanno portato via la mia famiglia. Ho fatto cose orribili, forse peggiori di quelle che ha fatto Kenta. Shiori mi ha perdonato, Shiori mi ha detto che c’era un’altra via! Solo dopo l’ho capito, solo dopo ho appreso il mio sbaglio. Kenta non aveva Shiori, non subito almeno, Kenta non aveva un fratello! Quando sei completamente solo al mondo, l’unica cosa che ti rimane è la vendetta. Tu non sei mai stato veramente solo, per questo ti viene così facile abbandonare lui, abbandonare ME! Be’ io non gli farò passare di nuovo quella solitudine. Non auguro quella cosa a nessuno.”
Aya scappò dalla stanza con le lacrime agli occhi, mentre Takeo si sedette cercando di riprendere fiato.
“Non me l’hai detto…” cominciò Hisoka.
“Ti prego… Non farmi la ramanzina.”
“So che volevi proteggermi, ma ti avrei detto quanto stessi agendo in modo stupido, fratello.”
Takeo alzò la testa.
“Facciamo tutti degli errori. Ma dobbiamo perdonarci a vicenda. Aya aveva buone intenzioni e in un certo senso Ken non era in grado di controllarsi. Lei ha ragione… Noi abbiamo sempre avuto l’altro. Non sappiamo cosa vuol dire essere totalmente abbandonati. Tu sei la mia forza, io la tua. Per noi è difficile capirli, ma dovremmo. In fondo… sono la nostra famiglia no?”
“Mi sento un idiota.!” Esclamò il ragazzo nascondendo il volto tra le mani.
“Perché lo sei,” gli disse il fratello, ridendo.
“Vorrei che Shiori fosse qui.”
“Anche io.” Hisoka passò un braccio attorno alle spalle del fratello. “Io vado da Aya. Tu, invece, va da Kenta. Cerchiamo di rimettere a posto le cose, ti va?”
Takeo alzò la testa e guardò il fratello.
“Quand’è che sei diventato così saggio?”
“Non lo so. Sono sorpreso di me stesso anche io” rispose Hisoka facendo scoppiare a ridere il gemello.
 
Tenzo aveva cercato Kakashi ovunque, ma l’aveva perso. Sapeva che se il Copia-ninja non voleva essere trovato, nessuno l’avrebbe fatto. Così aveva raggiunto Shizune, che ora poggiava la testa contro la sua spalla.
“Andrà tutto bene, tesoro. Si riprenderà.”
“Credi?” La mora scosse la testa. “Mi sento così inutile.”
Tenzo le accarezzò il braccio.
“Le stai vicino e ti occupi di lei. Non sei affatto inutile.” Le posò un bacio sulla guancia.
“Devi ripartire per raggiungere Anko?”
Tenzo scosse la testa. “Ha mandato un messaggio: se ne occupano lei e la squadra. Posso stare con te ora.”
Lei gli gettò le braccia al collo e gli posò un leggero bacio sulle labbra.
“Grazie.”
 
Kakashi camminava furioso per il villaggio aveva abbandonato la residenza per non far soffrire suo figlio con le sue sensazioni. Forse sperava solo di trovare Gai, o forse voleva solo starsene in santa pace. Aveva dato di matto. Sapeva di essere furioso con Shiori, di provare un certo risentimento per Shisui, che aveva fatto egregiamente le sue veci, ma non sapeva che così tanta rabbia ribollisse in lui, non credeva di aver nascosto così tanto.
Riconosceva di essere stato ingiusto, ma era così stanco, così arrabbiato. Gli era stato tolto molto. Shiori e le sue decisioni gliel’avevano tolto. E Shisui… Era un brav’uomo e gli era grato per tutto quello che aveva fatto, ma gli ricordava sistematicamente la scelta che la kunoichi aveva preso. Gli ricordava che lui c’era stato per lei e per i suoi figli, mentre Kakashi era stato escluso.
Ad un tratto il Copia-ninja vide una donna tirare un carretto carico di provviste alimentari. Gli ci volle un attimo per riconoscerla, ma poi le corse affianco.
“Yuri!”
“Kakashi! Stai bene!” Gli gettò le braccia al collo.
“Sì, vedo che anche tu stai bene.”
Lei sorrise. “Mi sono messa subito al lavoro. Ho adibito una tenda a mia cucina. Sai, i dolci rallegrano le persone.”
Il Copia-ninja le sorrise di rimando. “Lascia che ti dia una mano.”
“No, non ce n’è…”
“Insisto.”
“D’accordo.”
Così il jonin si mise a tirare il carretto, mentre la donna camminava al suo fianco. Durante il tragitto lei gli raccontò di come si era ingegnata e di come aveva già deciso di aprire una nuova pasticceria, un po’ più grande della precedente.
Quando raggiunsero la tenda, il Copia-ninja la aiutò a risistemare le cose.
“Cosa ti turba, Kakashi?”
“Niente, solo… è solo una pessima giornata” spiegò lui.
“Spero che tu abbia qualcuno con cui confidarti, perché prima o poi scoppierai!” lo avvertì lei, posandosi le mani sui fianchi.
“Credo di aver fatto una piccola scenata drammatica qualche minuto fa” rivelò.
“Sempre a tenerti tutto dentro, eh? Se hai bisogno di aiuto io ci sono.”
Il jonin fece qualche passo verso di lei. “Sono stato uno stronzo con te, vero?”
“Un po’, sì… Ma per certe persone ne vale la pena.”
“Non credo di meritarlo…”
“Lascia deciderlo a me” gli sorrise.
Seguendo lo spirito del momento, le prese il volto tra le mani e la baciò. Le si strinse al suo collo, mentre lui la prese in braccio. Sapeva che probabilmente stava agendo a causa delle varie sensazioni che aveva provato quel giorno. Sapeva che forse l’avrebbe fatta soffrire, ma in quel momento le labbra di lei sulle sue insieme al suo corpo caldo contro al proprio, sembravano alleviare quel dolore che sentiva.
Si sedette sopra di una sedia posta al centro della tenda e lasciò che lei stesse seduta sopra di lui. Le passò le mani sulle gambe alzando sempre di più la gonna, mentre le baciava e mordicchiava il collo. Lei le portò le mani sotto la maglietta, tastando i suoi muscoli scolpiti, poi scese a slacciare i bottoni dei pantaloni.
“Mi stai usando per dimenticare?” chiese, mentre lui la liberava dagli slip.
“Forse. Ma sono contento che sia tu.” La baciò di nuovo, prima di fondersi con lei.
Lei gettò la testa all’indietro e lanciò un caldo gemito. Poi, tornò a guardarlo negli occhi. “Per ora mi basta” gli disse, cominciando a muoversi con lui.
 
“Nara! Sembri più sulle nuvole del solito!” esclamò Temari, ad un tratto.
Shikamaru si riscosse dai suoi pensieri. “Scusa… È solo che… ho ricevuto nuove informazioni.”
“Belle o brutte?” chiese la ragazza.
Quella era sicuramente una risposta complicata da dare. “Dipende dal punto di vista direi. Credo di dover partecipare alla decisione riguardo a ciò che si dovrà fare, ma… Non credo di esserne davvero in grado.”
La kunoichi incrociò le braccia al petto. “Non credi di esserne in grado o hai solo paura di prendere una decisione difficile?”
Il moro sbuffò e incrociò le braccia dietro la testa. “Sei una totale seccatura!”
“Questo vuol dire che ho ragione. Sai Nara, credo che tu possa prendere decisioni difficili, devi solo avere più fiducia nel tuo giudizio.”
Shikamaru si bloccò sul posto e si mise a guardare la ragazza con più attenzione. Lei lo osservò di rimando, ma poi distolse lo sguardo.
“Che c’è?” sbottò.
“Niente… solo… Non credevo ti fidassi del mio giudizio.”
“Pare ci sia un cervello in quella zucca e pare funzionare, certo che mi fido.” Gli sorrise e riprese a camminare, mentre il Nara cercava di ignorare il balzo che il suo stomaco aveva fatto a quel sorriso. Che cosa gli stava prendendo in quei giorni? Si stava forse ammalando? Accidenti non poteva ammalarsi! Sarebbe stata una gran seccatura!
Quando raggiunsero il limitare del villaggio, entrambi si fermarono, incerti sul da farsi.
“Be’… Grazie per avermi accompagnata…”
“Figurati.”
La ragazza sospirò e gli voltò la schiena. “Ciao, Nara.”
“Ciao” sussurrò il moro, che la guardava allontanarsi, desiderando che si fermasse. Cavolo doveva aver sviluppato delle attitudini masochiste, o cosa? “Seccatura!” si sentì gridare all’improvviso.
La ragazza si voltò e lo scrutò curiosa con i suoi con i suoi occhi blu. E ora che dico?, si chiese Shikamaru.
“Ehm… Grazie… Grazie per essere passata, Temari” suonava decisamente molto stupido, ma nonostante ciò il viso di lei si illuminò in un sorriso.
“È stato un piacere, Shikamaru” rispose, allontanandosi definitivamente.
 
Shikaku si trovava nell’ufficio dei due consiglieri anziani e si grattava il pizzetto con le mani. I due consiglieri di fronte a lui, aspettavano che parlasse.
“Quindi, mi state dicendo che Danzo ha chiesto che fossi rimosso dal consiglio?”
Mitokado annuì. “Ci siamo opposti perché la tua è una delle famiglie più importanti del villaggio, ma metterà la cosa a votazione quando tornerà.”
Un leggero sorriso ironico apparve sul volto del capoclan. “Vi avevo detto che avrebbe fatto una cosa del genere. Capite per chi avete votato?” Alzò gli occhi al cielo. “E quest’uomo è partito per rappresentare il nostro villaggio e i nostri bisogni? È una cosa così ridicola, ve ne rendete conto?”
“Danzo ha esperienza e vuole il bene del villaggio” insistette Utatane, sostenuta dal suo collega.
“Il nostro consiglio è che tu tenga la testa bassa e faccia ciò che ti viene detto. Se ti espellesse sul serio sarebbero guai.”
Shikaku scosse la testa. “E Hiashi Hyuga?”
“Non ha problemi con lui.”
Il Nara scoppiò a ridere. “Certo, lui mette più paura di me.” Tornò a farsi serio. “Me ne starò al mio posto, signori, ma non ho intenzione di vedere il villaggio bruciare.”
Detto ciò uscì dalla piccola saletta adibita alle riunioni e si diresse verso casa sua. Nel tragitto di ritorno incontrò Shikamaru, e insieme decisero di prendere una piccola deviazione. Andarono nella riserva, ma si fermarono vicino alla riva di un piccolo ruscello, nascosto nel verde. Entrambi si sedettero e alzarono la testa verso il cielo.
“Papà, che facciamo?” chiese ad un tratto il giovane chunin.
“Non lo so, Shika. Tu cosa pensi sia meglio fare? In fondo sei tu quello che deve prendere quella decisione.”
“C’è la questione del rischio di perdere molte più persone del necessario. Inoltre… Le circostanze sono molto diverse: Hamura e Hagoromo erano praticamente dei, noi siamo…”
“Umani.”
“Già.”
Shikaku sospirò e si voltò verso il figlio. “Quando sarà il momento, tu e Kakashi saprete cosa fare.”
“Io spero che il momento non arrivi.”
“Anche io, Shikamaru. Anche io.”
I due uomini rimasero in silenzio ancora, poi fu Shikaku a romperlo:
“Temari se n’è andata?”
Shikamaru annuì e si ricordò delle strane sensazioni che aveva provato.
“È una brava ragazza” continuò il padre.
“Una seccatura” ribatte il chunin.
Shikaku rise. “Sì, tutte le donne lo sono. Ma sai certe volte vale la pena.”
“Parli della mamma?”
Shikaku annuì. “Io e lei litigavamo spesso. Non ci sopportavamo molto. Ci sono state un po’ di incomprensioni tra noi. Poi, un giorno capì quanto ero stato stupido. In fondo, lei me lo aveva sempre detto che ero un idiota.” Scoppiò a ridere. “Tua madre può sembrare severa e dura, ma in realtà è una delle persone con il cuore più grande che conosca. E… Sai… Quando lei sorride il mondo si illumina. Oh ti prego non dire che te l’ho detto! Non mi lascerebbe più in pace!”
Shikamaru rise. “Prometto.”
“Quelli come noi hanno bisogno di qualcuno che ci dia la forza di alzarsi la mattina, ricordatelo sempre.”
“Me ne ricorderò, papà.”
 
Hinata e Naruto passeggiavano per la riserva dei Nara. Avevano lasciato i bambini un po’ più indietro assieme a Shisui e sentivano ancora le loro grida gioiose. La ragazza guardò il biondo un po’ preoccupata: era strano che il ragazzo fosse così silenzioso.
“N… Naruto-kun, tutto bene?”
Il ragazzo sorrise. Hinata adorava il suo sorriso. “Sì, sì… io…” Si grattò la testa titubante. “Io volevo ringraziarti per quello che hai fatto per me.”
La mora arrossì. “Non… non è stato niente…”
Naruto si fermò sul posto. “Scherzi?!?!? Non puoi sminuire quello che hai fatto. È stato… è stato tutto!” esclamò con il suo solito entusiasmo, prendendo le sue mani tra le proprie.
“N… Naruto…”
I due giovani ninja si guardarono negli occhi per qualche secondo poi si separarono, leggermente in imbarazzo e ripresero a camminare.
“Lo dicevi davvero?” chiese ad un tratto il genin, portandosi una mano a grattarsi la nuca leggermente in imbarazzo.
Hinata, capendo a cosa si riferiva, arrossì.
“Io… io… insomma… io…” Aveva perso il dono della parola, com’è che era così facile perdere il controllo quando c’era lui? Era così diretto da essere disarmante.
“Anche io ci tengo molto a te, Hinata” disse lui con un caldo sorriso, che le scaldò il cuore.
 
Aya e i gemelli stavano parlando con Shisui quando Kakashi tornò a casa. I tre ragazzi avevano deciso di smetterla di litigare per ora, non c’era tempo per chiarire i malintesi, ma dovevano mettersi a lavorare per rispettare le ultime volontà di Itachi.
Shisui dal canto suo alzò lo sguardo sul Copia-ninja, ma chinò immediatamente la testa. Kakashi sospirò, sapeva di essere stato troppo duro, ma c’era così tanto risentimento in lui. L’incontro con Yuri l’aveva leggermente rilassato e gli aveva permesso di mettere quelle cose in prospettiva.
“Ragazzi vi devo ringraziare per la fatica che avete fatto. Credo di essermene dimenticato nella foga della mattinata.”
“Figurati, Kakashi” disse Hisoka per tutti.
“Ora… Vi dispiacerebbe lasciarmi solo con Shisui per un secondo?”
I tre giovani sorrisero e li lasciarono soli.
Il ninja dai capelli argentati fece qualche passo avanti e si mise accanto all’Uchiha.
“Mi disp…”
“Senti, non è colpa mia se Shiori ha scelto quello che ha scelto” cominciò Shisui, alzando la testa per fronteggiarlo. “Non posso subirmi le tue sfuriate per questo. Ho fatto di tutto per proteggere quei bambini e ne vado fiero, quindi smettila di gettare le tue frustrazioni su di me!”
“Shis…”
“Questo era solo il primo punto!” lo interruppe di nuovo. “Per quanto riguarda ciò che loro hanno scoperto… Credi che per me sia facile dirti di non provare ad usarlo? Dopo tutto quello che ha fatto Itachi… Credi che per me sia facile dirti di smettere? Di non provare tutto quello che puoi? Io voglio che questa nuova scoperta funzioni tanto quanto lo vuoi tu, ma…” Alzò la testa verso il cielo. “C’è sempre così tanto da perdere, non è vero?”
“Mi dispiace, Shisui. Per il mio comportamento di oggi e per… per tutto. Non sei colpevole di nulla. Credo di star riversando su di te la frustrazione che vorrei riversare su di lei.”
“Ho notato” commentò lui sarcastico.
“Ti sono grato per tutto quello che hai fatto per loro. Vorrei che questo fosse chiaro.”
Shisui sorrise. “Sì, lo so. Cos’hai in quella busta?” chiese infine cambiando argomento.
Notò che il volto di Kakashi si fece sempre più rosso. “Dolci” rispose.
“Che ti prende?”
Ora il suo volto risultava colpevole. “Niente.”
“Kakashi…”
“Ho fatto…”
I bambini li raggiunsero, richiedendo la loro attenzione. Con il perfetto fiuto da cane ricercatore, Hikaru si fiondò sulla busta piena di dolci.
“Sembri proprio tua madre!” esclamò il Copia-ninja ridendo.
Suo figlio gli sorrise di rimando e fece scordare a suo padre tutti i suoi problemi.
 
Più tardi quella sera, Naruto e il capitano Yamato raggiunsero la casetta dei Nara. Kakashi vide il suo allievo pieno di lividi sul volto.
“Che succede?”
Naruto si sedette sul divano. “Sasuke… Ha ucciso un Jinchuriki.”
“Chi?” chiese Kakashi sconvolto.
“Killer Bee” spiegò Tenzo.
Kakashi si passò una mano tra i capelli. “Bee… Non è possibile. Sasuke non può essere stato in grado… Yamato, cosa vuole fare il Raikage?” chiese all’Anbu.
“Ucciderlo.”
“Non possiamo permetterlo, sensei!” esclamò Naruto preoccupato.
“Sasuke sarà all’incontro dei cinque Kage, questo è sicuro.”
Kakashi guardò sopra le scale. Non era il momento per abbandonare i bambini, ma questa situazione richiedeva il suo aiuto. Sospirò.
“Datemi questa notte di tempo. Domani mattina, noi tre, nessuno di più, partiamo. Vediamo di mettere a posto questo casino.”
Naruto annuì. “Grazie, sensei!”
 
Shiori stava nascosta tra le coperte della propria camera, dopo il flash che aveva avuto di Kakashi era stata male come non mai. Sapeva che ora stava bene, ma si chiedeva quali sarebbero state le conseguenze di quell’attacco. Aveva avuto davvero paura di non avere più l’occasione di rivederlo e di chiedergli scusa di persona. Inoltre, sperava che anche tutti gli altri stessero bene. Nessuno le diceva niente.
Ad un tratto uno dei cloni entrò e le si inginocchiò accanto, interrompendo i suoi pensieri. Lasciò che lui la scoprisse e che le punzecchiasse il braccio con l’ago di una siringa. Poi, dopo che le ebbe lasciato il piatto con il cibo accanto, se ne uscì.
La kunoichi rimase ferma sotto le coperte ancora un po’, finché non sentì qualcosa di umidiccio toccarle il naso. Aprì gli occhi e sorrise.
“Bentornato, Squitty!” esclamò, mettendosi a sedere e prendendo il topolino tra le mani. “Hai qualcosa per me?”
Per tutta risposta il topolino aprì la bocca e depositò un pezzetto di pergamena tra le sue mani.
Sto scambiando le fiale di calmante con delle vitamine. Resisti qualche giorno e potremmo cavarcela ed uscire di qui sani e salvi”, c’era scritto nel biglietto.
“Bravo Juu! Vedo che hai capito il messaggio.”
Lasciò che il topolino vagasse per la sua cella e cominciò a mangiare. Doveva essere in forze per la fuga. Sapeva che non poteva riguadagnarle tutte nel poco tempo che le restava, ma le sarebbe stato sufficiente per scappare.
Per fortuna aveva letto il libro di Jiraiya!

 
Anni prima nel salotto di casa Nara…
“Non puoi credere che sia davvero possibile!” esclamò Shiori, riferendosi al trucchetto usato nel libro dell’Eremita.
“E perché no?” domandò retorico Kakashi.
“Tu stai dicendo che è possibile uno scambio di medicinali del genere! Eddai e le cure per la paziente? Nella realtà non può accadere!”
Il Copia-ninja, che aveva la testa sulle sue ginocchia, allungò la mano verso la sua guancia e la accarezzò.
“Primo, lui è un medico, sa quello che fa. Secondo, la desiderava così tanto da usare il suo genio per tutto questo! Insomma nell’economia della storia ha un senso.”
“Nell’economia della storia!” ribadì la Nara. “Non nella realtà.”
Kakashi si mise a sedere. “Tu sottovaluti quello che un uomo può essere capace di fare per avere ciò che desidera” affermò con voce bassa e avvolgente.
“Ah sì?” chiese Shiori, mordicchiandosi le labbra. “Tu l’avresti fatto per conquistarmi?”
“Assolutamente sì” rispose lui, posandole un bacio sulla guancia. “Qualunque cosa.”
La ragazza sorrise. “Non sarebbe stato così facile ingannare me però.”
Il Copia-ninja si portò una mano al mento e fece finta di mettersi a rimuginare. “Non credo che avresti avuto tanta scelta. Comunque, io ho armi ben più efficaci nel mio arsenale.”
“Tipo?” chiese lei maliziosa.
Lo Shinobi prese il volto della sua compagna tra le mani e cominciò a baciarla. Poi, la guidò piano piano a sdraiarsi sotto di lui, senza mai interrompere il contatto. Infine, scese lungo il suo collo, mentre le sue mani si infilavano sotto la maglietta.
“Che dici funziona?” Lei gemette e Kakashi sorrise. “Lo prendo come un sì” disse tornando a baciarla.
“Che diavolo sta succedendo qui?” chiese Shikaku con voce minacciosa.
I due ragazzi si separarono il più velocemente possibile, ma ormai erano stati beccati.
L’uomo tremò impercettibilmente. Shiori sentì il suo istinto omicida dirigersi verso il Copia-ninja.
“Vado in un’altra stanza sennò lo prendo a pugni!” esclamò. I due ragazzi rimasero in silenzio, finché non sentirono la porta dello studio sbattere.
“Mi odia!” esclamò Kakashi.
“No, che non ti odia.” Il Copia-ninja la guardò storto. “È vero!” insistette lei. “Certo, non puoi pretendere che venga qui a stringerti la mano, se ci trova così” spiegò lei arrossendo.
Il giovane jonin sorrise. “Così, come?” chiese, posandole un leggero bacio sull’orecchio e andando a mordicchiarlo.
“Lo sai come.”
“Mi piace vederti in imbarazzo, lo sai?”
“Sta zitto.”
Kakashi scoppiò a ridere. “Hai voglia di andare a leggere sui tuoi libri di medicina se quello che ha scritto Jiraiya è possibile?” domandò con un sorriso sghembo.
“So già che non lo è.”
“Be’ se non lo è…” Kakashi si alzò e l’aiutò ad alzarsi dal divano, portandola a pochi centimetri dal suo volto. “Possiamo continuare il discorso che tuo fratello ha interrotto.”
Lei gli posò un bacio sulle labbra e gli prese la mano, conducendolo verso la propria stanza.
“Comunque, Shiori… Non dubitare mai dei libri di Jiraiya” fece il Copia-ninja in tono scherzoso. “Un giorno potrebbero salvarti la vita.” E non sapeva quanto aveva ragione.
 

 
  
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