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Autore: NekaJanekaRector    22/08/2003    2 recensioni
Altra storia, altra traduzione, questa volta della bravissima Neka-Janeka Rector. Kaoru è costretta a trovarsi un lavoro all'insaputa di Kenshin e per poter salvare il suo dojo finisce a cantare in una taverna malfamata. Ma la faccenda si complica quando Kenshin - indagando su degli omicidi - finirà per invaghirsi della misteriosa cantante...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una canzone per te epilogo
Epilogo



Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per divertimento e per combattere la noia.



Yahiko dormì quella mattina. Quando si svegliò, capì che aveva dormito più a lungo di quanto Kaoru gli avrebbe mai concesso di fare. Sedendosi, sbadigliò ed osservò la stanza intorno a lui.
Fu così che realizzò che non era a casa, al dojo.
In preda alla confusione, Yahiko studiò la stanza in cui aveva dormito. Era una stanza piccola e il sole splendeva attraverso le pareti di carta, che ne smorzavano i raggi luminosi. Alzandosi, Yahiko andò alla porta e la aprì. Il sole di metà mattina brillò davanti a lui, accecandolo con la sua luce fino a che gli occhi di Yahiko non si abituarono. La clinica, pensò Yahiko e ricordò immediatamente gli eventi del giorno prima. Qunado Kaoru era sparita, quando lui era andato in cerca di aiuto alla polizia e quando qualcuno lo aveva colpito da dietro…Yahiko si toccò leggermente il piccolo bernoccolo sulla testa e fece una smorfia. Girando verso la direzione della stanza principale per cercare Megumi, Yahiko trovò il Dottor Genzai che stava visitando un paziente. Quando chiese dove fosse Megumi, il dottore spiegò che era dovuta uscire per una visita a domicilio e che se si sentiva meglio, poteva tornare a casa di propria volontà.
Sospirando e salutando, Yahiko uscì dal portico e iniziò a tornare a casa…solo per imbattersi in Sanosuke davanti al cancello del dojo.
“Hey, Sano…che succede ?” Sanosuke fece un salto, stupito e si girò a guardare il ragazzino che stava in piedi con curiosità dietro di lui.
“Oh, sei tu, Yahiko. Mi stavo solo chiedendo dove fosse Kaoru”.
Le sopracciglia di Yahiko si abbassarono “Stai cercando Kaoru? Voglio dire, vuoi veramente VEDERE Racchia?”
Sanosuke deglutì nervosamente e scosse la testa con un ansioso dinego “Oh no, non volevo affatto dire questo. Volevo solo vedere se stava bene”. L’imbarazzo gli fece aggiungere di getto “Voglio anche vedere Kenshin! Non è da loro non essere ancora in giro, no?”
Yahiko scrollò le spalle e sorpassò Sanosuke, dirigendosi verso il cortile principale. “Non li troverai mai se continui a girare intorno al cancello, Sano, Testa-di-gallo”.
Detto questo Yahiko iniziò a correre attraverso la casa, su per le scale, ed intorno al lato di essa, mentre Sanosuke lo inseguiva rabbiosamente da dietro.
Andò per prima alla porta di Kenshin, solo per trovare la camera perfettamente in ordine, come al solito. Non avendo neanche il tempo di chiudere la porta dietro di sé, corse intorno alla casa fino a che non raggiunse la porta di Kaoru. Lì, notò una grossa figura giacere sotto le coperte. Sogghignando, Yahiko fece un passo avanti con anticipazione, quando qualcosa lo colpì. C’erano due figure sotto le coperte? E se la sua stima era corretta, a giudicare da tutti i vestiti che giacevano sparsi per la stanza, le figure sotto le coperte erano nude. Sbattendo gli occhi dalla sorpresa, alzò l’indumento più vicino. Il gi di Kenshin?
“Non è possibile”. Il ragazzo rimase impietrito dallo shock mentre il significato di quello che stava vedendo lo investì. Scosse la testa e stava per rimettere il gi dove lo aveva trovato, quando avvertì la torreggiante presenza di Sanosuke dietro di lui. Girandosi rapidamente, con il gi ancora in mano, Yahiko fu sorpreso di vedere l’espressione del viso di Sanosuke. Sembrava come se fosse…irritato per qualcosa? Ma forse dovette essere stata la sua immaginazione, perché adesso la faccia di Sano sfoggiava un largo sorriso.
“Andiamo, Yahiko-chan, lasciamo soli questi piccioncini” Sano afferrò Yahiko per il collo della camicia, strappando il gi dalla sua stretta e lanciandolo sul pavimento, prima di trascinare Yahiko fuori dalla stanza, chiudendo la porta dietro di sé.
Il sospiro di sollievo di Kenshin riempì la stanza mentre osservava il soffitto. Si era svegliato nel momento in cui il ragazzo si era fermato davanti alla porta, ma non aveva voluto fare nessun movimento improvviso per non svegliare Kaoru. Se si fosse svegliata, si sarebbe sentita probabilmente in colpa, o almeno imbarazzata di essere stata colta in quella posizione compromettente .
Bè, non c’è nient’altro che posso fare per sistemare la cosa, eccetto sposarla. Kenshin sorrise, compiaciuto dall’idea.
La sommessa risata di Kenshin svegliò Kaoru. Diventare conscia delle cose intorno a lei fu piacevole, quella mattina, dato che inalò l’aroma muschiato del suo amato. Sbadigliando e stirandosi, si sollevò sul gomito destro e guardò Kenshin, quasi timidamente.
“Buongiorno”. Kaoru vide il sorriso che si aprì sul volto di Kenshin e ricambiò il sorriso.
“Buongiorno, Kaoru”. Kaoru chiuse gli occhi mentre realizzava che la notte scorsa non era stata solo un sogno. Che Kenshin aveva veramente pronunciato il suo nome senza la fredda formalità dietro la quale si nascondeva sempre. Che Kenshin pensava veramente che lei fosse bellissima, e che la desiderava. Arrossì a quel pensiero e realizzò che erano ancora nudi sotto le coperte. Arcuando la punta dei piedi dalla felicità, si ricordò di Kenshin che le diceva di amarla ed improvvisamente lo baciò sulle labbra.
La risposta di Kenshin fu immediata, e la baciò fino a che non furono entrambi eccitati e senza fiato. Sospirando dal piacere, Kaoru appoggiò la testa sul petto di Kenshin, godendo della sensazione delle dita di lui che scorrevano tra i suoi capelli. Baciò teneramente la pelle vicino alla sua guancia e chiuse gli occhi per apprezzare il calore e la sicurezza che rappresentava Himura Kenshin.
“Yahiko e Sanosuke ci hanno visto”. Sussultando dalla sorpresa, Kaoru si sedette, allarmata.
“C…cosa? Quando?”. Kenshin non sembrava irritato come lei, così si rilassò un po’ e attese che continuasse.
“Erano qui circa cinque minuti fa. Penso che dovremmo alzarci e parlare con loro di questo”. Kenshin si sedette, ed i muscoli del suo petto furono esposti all’apprezzante vista di Kaoru. Mordicchiandosi un labbro, Kaoru si strinse le coperte al petto e distolse lo sguardo quando Kenshin si alzò, combattendo la tentazione di osservarlo mentre si vestiva.
“Ma cos’è questo? ‘questo’? Voglio dire, cosa faremo ora?”. Kaoru udì una pausa sull’altro lato della stanza e fu sorpresa quando sentì le calde dita di Kenshin prenderle il viso. Girandosi verso di lui, lo vide vestito con i suoi hakama, ma ancora a petto nudo.
Kenshin guardò fieramente nei suoi occhi “Kaoru, ‘questo’ è noi” Portò le labbra di lei alle sue e teneramente le sfiorò.
“Questo, siamo noi che ci amiamo l’un l’altro”. Gentilmente la circondò con le braccia ed ancora una volta le sfiorò le labbra per un bacio più lungo e più dolce.
“Questo, sono io che ti sto chiedendo di sposarmi”. Le catturò le labbra con un profondo bacio che li lasciò entrambi scossi per la sua intensità. Kenshin pressò dolcemente la bocca sulla sua per un ultimo bacio, poi andò dall’altra parte della stanza ad infilarsi il gi. Quando ebbe finito sorrise a Kaoru, spostandosi una ciocca di capelli della frangetta dietro l’orecchio. Prese la spada sakaba e aprì la porta sul mondo esterno. Il sole luminoso lo fece sembrare una sagoma ombreggiata sulla soglia della porta. Si girò verso Kaoru, con il volto ancora nascosto. “E questo, sono io che aspetto impazientemente la tua risposta. Questo sono io che faccio il totale imbecille, lasciandoti in questa stanza quando sei così…”. La sua voce si abbassò “Così bella, come se volessi farmi tornare indietro lì con te…”. Udì la sconvolta comprensione di Kaoru e decise che era meglio andarsene ora prima che facesse qualcosa di assurdo, tipo costringere Kaoru a sposarlo invece di farla rispondere di propria volontà.


Nel lasso di tempo in cui Kaoru ci mise ad assorbire tutto quello che Kenshin aveva detto, cambiarsi e correre davanti alla casa, tutti gli altri stavano facendo colazione.
Yahiko, con la bocca ancora piena, riuscì ad emettere un “Congratulazioni!”
Arrossendo, Kaoru ridacchiò nervosamente e guardò Kenshin timidamente. I caldi occhi di lui incontrarono i suoi e dopo alcuni secondi di scambio di sguardi, Kaoru stava arrossendo per una ragione interamente diversa. In quello sguardo, Kaoru vide passarle davanti agli occhi tutto quello che avevano fatto la notte precedente. Vide tutto l’amore che Kenshin provava per lei fin nei suoi profondi abissi e una luce le scaturì dentro.
Sentendosi rilassata e sicura, si sedette vicino Kenshin e accettò la ciotola di riso che lui le passò. Quando si girò verso Sanosuke, notò che c’era una strana, distante espressione nei suoi occhi, che sparì immediatamente solo per essere rimpiazzata dal suo ghigno più rude. “Bè scusate se vi abbiamo svegliato, dopo una notte così movimentata”. La strizzatina d’occhio smentiva quelle scuse.
Kaoru si strozzò con il riso che stava mangiando. Prima che potesse finire a rimproverare il malvivente dalla testa-di-gallo, Yahiko scoppiò in una risata e disse “Kenshin, ci sono così tante donne qui fuori molto più carine della Racchia qui presente…perché devi sposare proprio lei?”
Il sorriso di Kenshin fu luminoso come il sole mentre posava uno sguardo amorevole su Kaoru.
“Perché la amo, Yahiko. E perché nessun’altro canta al mio cuore come lei”.
Dopo quella sentenza, Kenshin si mosse per sedersi più vicino a Kaoru e mentre Sanosuke e Yahiko combattevano per l’ultima ciotola di riso, le sussurrò nell’orecchio : “Non vedo l’ora che tu canti di nuovo per me”
Kaoru arrossì quando comprese che Kenshin aveva in mente molto più che il canto. Sorridendo, si girò verso Kenshin. “Canterò una canzone per te per tutta l’eternità, se vuoi”
Kenshin rise e le baciò leggermente una guancia, accarezzandole quel punto con dita gentili. “L’eternità potrebbe non essere abbastanza lunga…vedremo”


FINE



Traduzione dei termini giapponesi :

Gi : nome della casacca aperta sul davanti che gli uomini portavano sopra gli hakama (pantaloni)
Sakaba : spada a lama invertita











  
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