Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: TotalEclipseOfTheHeart    02/12/2016    1 recensioni
Spin-off legato alla mia tutt'ora in corso longfiction "The Wathcers Chrnicles", che tratta della vita di uno dei sette protagonisti prima di unirsi nella lotta contro il male.
Qui potremo leggere del passato di Castiel Velharion, Terzogenito della Casata Reale di Draconia, e ogni capitolo sarà dedicato a un argomento particolare e a uno specifico periodo della sua vita.
Vedremo da vicino il suo rapporto con il padre e con i fratelli, e potremo anche reicontrare personaggi finora poco approfonditi, come la sua stessa madre.
Se avete e state amando la serie principale, questo piccolo squarcio nel tempo e nello spazio fa per voi.
Come promesso, ecco a voi la mini-serie interamente dedicata al Guardiano più Fosoco di tutti!!!
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'The Watchers Chronicles'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il figlio che non vedeva mai il padre
 

Differentemente dalla maggior parte delle persone, io possiedo dei chiarissimi ricordi risalenti al periodo inerente alla mia infanzia, quando ancora il mondo mi pareva troppo grande e complesso per essere compreso, e la sola cosa che desideravo era poter passare del tempo con quell’uomo che, negli anni successivi, fece di me ciò che sono ora. Astor l’Imperatore Supremo di Draconia, mio padre.
So che, dopo la narrazione degli eventi che mi condussero a unirmi ai Guardiani, potrà apparire persino strano, ma io l’ho amato veramente, quell’uomo.
Quando non ero che un bambino, lo vedevo come un idolo, un eroe, una leggenda vivente e irraggiungibile. Era l’uomo che, col solo impegno e la dedizione, aveva contribuito a espandere il nostro regno fin quasi ai confini di Flogon, facendo rifiorire il commercio e la cultura, che con le generazioni precedenti si erano quasi persi nelle guerre e nelle disgrazie continue con i regni limitrofi.
Le sue gesta erano miti, ogni sua parola rappresentava la legge, e nessuno osava opporglisi. Come potevo non ammirarlo??? Come era possibile non desiderare d’eguagliare tanta magnificenza? Non essere fiero del mio grado di sangue, in quanto suo figlio?
Lo amavo, con tutto me stesso, e sarei morto per lui.
Purtroppo però, più il tempo trascorreva, inesorabile, e più mi pareva che per lui non valesse lo stesso.
Lo rincorrevo per i corridoi, seguendolo ovunque e partecipando persino ai più segreti consigli di guerra (per me incomprensibili) pur di stargli accanto. Mi vantavo dei miei successi presso i mentori, dei traguardi raggiunti nell’equitazione o nell’arte della spada, facevo qualsiasi cosa pur di ottenere, anche se solo per un pallido istante, la sua preziosissima attenzione.
Nonostante tutto, il muro che pareva separarci pareva sempre insuperabile.
Avvolto nel suo fascio di luce meravigliosa, mio padre mi appariva sempre più lontano e remoto, e vi erano momenti, come quando i dignitari mi intimavano di andarmene per i fatti miei, di non stargli tra i piedi, perché aveva faccende importanti da sbrigare, in cui sentivo la solitudine avvolgermi, soffocante.
Allora, correvo a nascondermi, nelle stanze vuote, dentro le armature o dietro agli immensi vasi di fiori che costeggiavano i corridoi di quella reggia che per me era una casa. E piangevo, singhiozzavo disperatamente, fino a quando le lacrime non uscivano più, e iniziavo a sentirmi vuoto e infinitamente, dannatamente triste.
Era mio padre, no?
Quindi perché non c’era mai?
Perché era sempre assente, anche durante le occasioni più importanti, come il mio compleanno, o come quando, per la prima volta, avevo manifestato il mio Dono del Fuoco? Non poteva proprio prendersi del tempo, per me, che ero suo figlio???
I dubbi mi soffocavano l’anima, e presto smisi di parlare e divenni sempre più cupo. Terminai di seguire le lezioni dei maestri, perché se poi non potevo vantarmi dei successi ottenuti con lui, a che serviva studiare ed esercitarsi?
Perché impegnarsi tanto, se poi lui non riconosceva nemmeno la mia bravura?
Tetro e privo di amici, come si confaceva al mio grado e alle aspettative dietro a esso, la mia unica consolazione era il mio Legame, che mi accompagnava ovunque e mi consolava sempre, quando mi sentivo triste o solo.
E poi, c’erano anche le mie sorelline.
Quando avevo cinque anni, Arianne aveva circa qualche un anno in meno di me, e Ariyme invece a quel tempo era ancora un fagottino urlante e pieno di vita, visto che la malattia doveva ancora stravolgere la sua debole vita.
Quindi, quando mi sentivo triste passavo spesso a trovarle, e per un istante i miei problemi parevano come svanire.
Tuttavia, loro erano comunque delle future lady, e quindi la loro formazione doveva avvenire separatamente dalla mia, e non potevo vederle spesso.
Quindi, che mi piacesse o meno, ero solo. E non potevo farci niente.
Eppure vi fu, sebbene per un brevissimo tempo, un periodo in cui, anche se per pochi mesi, mio padre fu veramente presente.
Ricordo perfettamente quel tempo, un tempo che avrei preferito non vivere, perché standomi accanto, e dando a me bambino modo di affezionarmi ancora di più a lui e di conoscerlo meglio, rese persino più dolorosa, poi, la nostra definitiva separazione. Ripercorro quindi quel periodo con nostalgia, ma anche con un profondo, insuperabile vuoto dentro.
Perché si, mio padre sarebbe potuto essere un buon padre.
 
Accadde in occasione del mio quinto compleanno, che non ebbi nemmeno l’occasione di festeggiare a dovere visto che, proprio in quel periodo, la nostra nazione entrò ufficialmente in guerra con alcune delle popolazioni a noi limitrofe.
Prima che me ne rendessi conto, la reggia si svuotò della gran parte delle sue personalità più importanti perché, chiamati alle armi, molti degli uomini più dotati furono costretti a spostarsi sul fronte per partecipare alla guerra.
Ammetto che, per me ragazzino, quella situazione pareva quasi soprannaturale, estranea. Mi sembrava quasi impossibile che così, da un giorno all’altro, il nostro impero fosse stato travolto dai conflitti, e che ora molti dei nostri guerrieri migliori fossero costretti a sacrificare le proprie vite per proteggere la mia che, invece, proseguiva, priva di reali svolte, nella reggia.
Fu tutto troppo veloce, troppo rapido.
Presto, la corte parve come accelerare la propria vita. Tutti erano sempre ansiosi, tesi, e indaffarati per questo o quest’altro motivo.
Poi, un giorno, mio padre rientrò dal fronte sud.
Quando gli corsi incontro mi bloccai, osservando sconvolto il suo braccio sinistro che, avvolto da una medicazione bianca, pendeva quasi inerte lungo il fianco, imbrattato a tratti da scure macchie purpuree.
Lui, il mio magnifico, invincibile, leggendario padre, era stato ferito.
Per me, che avevo trascorso la maggior parte dell’esistenza a venerarlo quasi come un dio, fu un shock non indifferente. Eppure, presto imparai a essere grato di quella sua condizione che, per almeno sei mesi, lo avrebbe costretto a palazzo e a un duro periodo di riposo e ripresa.
Ero piccolo, egoista, e la continua assenza negli anni precedenti mi spinse presto a essere persino felice di quella nuova situazione. Ora, so bene quanto fosse crudele come cosa, ma io non potevo che ringraziare gli dei che, con quella ferita, mi avevano finalmente concesso un modo per passare del tempo col mio adoratissimo padre.
Impossibilitato dalle ammonizioni dei medici a immergersi nuovamente nei ritmi spossanti dei suoi doveri come regnante, presto lui prese l’abitudine di passare quelle ore libere in mia compagnia, dedicandomi quelle attenzioni che prima non ero mai riuscito a ottenere e mettendomi sempre al primo posto.
Diede ordine a tutti i miei maestri di prendersi un periodo di riposo, perché da allora in poi avrebbe voluto occuparsi personalmente della mia formazione, assicurandosi che ricevessi solo il meglio e tutto ciò che meritavo.
Mio padre era un insegnante severo, certo, ma anche incredibilmente rassicurante, come dire, quasi caloroso. Certo, la sua fermezza era indiscussa, ma nonostante tutto il modo in cui mi istruiva faceva trasparire un profondissimo affetto nei miei confronti, che emergeva sia nel modo in cui mi guardava sia nel suo tono dolce e bonario, rassicurante oltre ogni immaginazione.
Mi seguiva con calma e pazienza, e spesso anche con un notevole entusiasmo, portandomi anche fuori per lunghissime cavalcate, noi due soli, o facendomi montare sul suo drago, che solitamente non si faceva mai nemmeno vedere in pubblico. Spesso rimanevamo fuori per intere giornate, e tornavamo a sera tarda, incuranti delle proteste degli inservienti e delle governanti. Oppure,  in alternativa, mi portava con sé quando doveva fare un importante viaggio, e faceva in modo che fossi sempre presente, istruendomi sulle tecniche di commercio o sulle popolazioni con cui avevamo a che fare, insegnandomi le lingue o ancora facendomi visitare monumenti dalla bellezza mozzafiato.
E poi c’erano le lezioni, mai noiose e sempre gradevoli, in cui lui mi accompagnava passo per passo. Con una gentilezza tale da sorprendere chiunque, per un uomo come lui, solitamente sempre irremovibile.
Fu così che ebbi modo di conoscerlo, meglio di come abbiano fatto molti altri. Anzi, forse, tra tutti, solo mia madre riuscì a vedere questo lato del suo carattere.
Vidi quella parte di sé che non mostrava mai in giro, quella parte che lo rendeva più umano ma, allo stesso tempo, più fragile e ancora, quella parte che mai sarei riuscito a scordare. Anche dopo anni di rapporti quasi inesistenti, il ricordo di lui non mi avrebbe mai abbandonato, impedendomi di odiarlo realmente, come invece avrei forse dovuto.
Quei mesi furono i migliori, ma, dopo un po’, arrivarono anch’essi alla loro fine.
Presto la ferita che tanto aveva debilitato mio padre guarì, permettendogli di tornare a prendere in mano i suoi doveri e costringendolo quindi a tornare sul fronte, perché nel frattempo la situazione bellica era andata nuovamente a peggiorarsi.
Perdevamo terreno su terreno, e le nostre truppe erano sempre più in difficoltà, specialmente in assenza di una figura che le guidasse e le incoraggiasse. Quindi ormai non si poteva più posticipare, e la sua presenza era necessaria.
Se ne andò, tornò al fronte, da un giorno all’altro.
Improvvisamente, senza dirmi niente, senza alcun preavviso. Scomparve, semplicemente. E io ne rimasi distrutto.
Erano passati solo sei mesi, eppure avevo veramente creduto che tra me e lui fosse nato un legame, qualcosa, qualsiasi cosa, che gli avrebbe impedito di andarsene di nuovo. Ma mi ero sbagliato, ancora una volta.
Fu un trauma troppo grande.
Eppure, col tempo, il dolore del suo abbandono, non so come, iniziò a scemare.
Per essere sincero, non è che diminuisse. Semplicemente, avevo iniziato a farci l’abitudine, e prima che me ne rendessi conto non ci facevo nemmeno più caso.
Mi rassegnai, all’idea che tra me e lui ci sarebbe stato sempre un enorme baratro a separarci.
 
Quel giorno, in cui morì, io mi diressi verso la sua tomba.
Il suo corpo era lì, immobile, perfetto nel gelo eterno della morte.
Composto e fermo, esattamente come era sempre stato in vita, i suoi occhi vuoti osservavano il soffitto, seguendo orizzonti che nessun altro poteva vedere. Anche da vivo, aveva sempre guardato più lontano di tutti gli altri, oltre i canoni e le norme comuni. E ora, non avrebbe più potuto fare nulla.
Alla fine, anche il mio mito era tramontato.
Lo osservavo, vuoto e nostalgico, pensando a tutto quello che mi ero perso, che ci eravamo persi.
Non sapevo cosa pensare, cosa dire. La parole mi morivano in gola.
Dopotutto, tenevo veramente a lui e avrei voluto sul serio essere amato a mia volta.
Sorrisi, pensando a tutte le volte in cui io a lui eravamo riusciti a capirci, come per magia, senza nemmeno ricorrere alle parole. Funzionavamo così, noi due, prima che tutto finisse, che quei mesi giungessero al termine.
E così me ne andai, perché, in fondo al cuore sapevo che un legame c’era stato veramente. Seppur incomprensibile, seppure seppellito tra le regole di corte e i doveri che lo tenevano occupato notte a giorno.
Quando rientrai nelle mie stanze, la prima cosa che feci fu prendere quel pacchetto, il regalo per il mio quinto compleanno, che non avevo mai aperto perché quello era stato anche il giorno in cui era partito per il fronte.
Lo aprii, e sorrisi.
Aestiir, il Sigillo della Casata.
Il simbolo del nostro legame, lo aveva dato a me, tra tutti.
Forse, dopotutto, lui era stato veramente un buon padre. Solo, non avevo mai avuto modo di capirlo …


Note dell'Autrice:
Come preventivamente promesso, ecco a voi l'attesissimo spin-off interamente dedicato al nostro amato Castiel!!!
Eheheh ... *Balla sulla sedia tutta soddisfatta di sè*
Per festeggiare il raggiungimento dei 500 visitatori nel primo capitolo della serie, ho deciso di pubblicare finalmente questa mini-serie, composta da sette oneshoot che, a partire da oggi, posterò ogni tre giorni su questa pagina.
Per quel che riguarda invece la storia principale, attualmente sto lavorando in collaborazione con eleCorti, o Elettra.C, quindi penso che mentre attendo il suo betaggio e mi dedico a una revisione completa della storia, che essendo a metà ne avrebbe anche bisogno, mi prenderò una brevissima pausa. 
Tranquilli, non ci metterò moltissimo.
Le feste sono alle porte, e piuttosto che pubblicare saltuariamente e senza ordine preferisco prendermi una breve, e a mio parere anche meritata ;), pausa, che mi terrà occupata fino a Capodanno. Comunque, visto che vi voglio un mondo di bene, vi prometto che alle 24.00 esatte del 31 Dicembre 2016, o 00.00 esatte del 1 Gennaio 2017 (punti di vista), farò un botto e come regalo inserirò almeno almeno tre capitoli in una volta sola! Finora ho sempre mantenuto le mie promesse, quindi state tranquilli!
La pausa ovviamente riguardarà solo la serie principale, per questo breve spin-off ho già tutto il materiale pronto quindi potrete vederla completa in non molto tempo.
Ringrazio quindi tutti i miei carissimi lettori e recensori, e che dire, vi aspetto all'anno prossimo!
Teoth

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: TotalEclipseOfTheHeart