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Autore: emptyhanded_    04/12/2016    0 recensioni
Cassidy Diggory è come tutte le comuni sedicenni: ama il Quidditch, è in una perenne fase pre-mestruale, ha due migliori amiche, un fratello perfetto e un nemico giurato che risponde al nome di Fred Weasley ( o era Fred Wosbly? O Fred Whiskey?). Dopo l’estate peggiore della sua vita, Cassidy non può credere che l'opportunità di far vedere a tutti che vale molto più di quanto credano, le arrivi proprio da Hogwarts. Tra pozioni Invecchianti, lezioni di Astronomia, giocatori di Quidditch, liti famigliari e amici impiccioni, riuscirà Cassidy a partecipare al Torneo Tremaghi? O il suo piano verrà sventato a causa di una dipendenza da Whiskey (o era Weasley?)
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Ambientata nel Calice di Fuoco
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cedric Diggory, Fred Weasley, George Weasley, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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Il piano di Gwen

Le sagome scure di Kate e Aaron mi stavano guardando minacciose; rigide e austere, l’ombra del castello le avvolgeva rendendole imponenti e inquietanti. Stavano tenendo entrambi le braccia incrociate contro il petto, i capelli scossi dalle raffiche di vento - ciuffi neri che incorniciavano i loro visi come criniere- e il corpo avvolto da mantelli scuri.
Ero quasi certa che quella fosse l’immagine del Tristo Mietitore; se Kate mi avesse indicato il Lago con un dito, sottile e leggermente incurvato, per esortarmi a tuffarmici dentro, ne avrei avuto la conferma.
Io, senza alcuna ombra di dubbio, stavo già andando incontro alla mia morte.
Non potevo credere di essermi davvero cacciata in quella situazione. Da quando in qua Gwen si era proclamata Cupido? Quando era impazzita totalmente? E cosa le era passato per la testa quando aveva pensato di farmi compiere quel gesto funesto? Beh, io mi ero affidata al suo piano senza sapere di cosa si trattasse, ma non era questo il punto. Il punto era che due miei amici mi stavano controllando perché sapevano cosa ero obbligata a fare e non avevano la minima intenzione di risparmiarmi da quel suicidio.
Sospirai. L’Universo doveva starsi sbellicando dalle risate vedendomi in piedi davanti al Lago Nero, impalata come uno stoccafisso. Sapevo che mi trovavo lì per colpa sua: quale modo migliore per farmi capire cosa avevano provato i miei amici quando li avevo coinvolti contro la loro volontà in piani assurdi mirati al mio puro piacere personale?
Merlino, nessuno mi aveva costretta a fare niente, lo avevo voluto io. Era proprio vero che siamo noi i nemici di noi stessi.
I miei occhi si spostarono sul Lago; la sua superficie nera cozzava contro il candore della neve che copriva l’erba e i rami degli alberi. A qualche metro da me, la mia preda stava passeggiando intorno alla riva; noncurante di quello che stava per accadere, camminava lenta e pensierosa, le mani congiunte dietro la schiena e lo sguardo basso.
Aaron tossicchiò per richiamare la mia attenzione, il suo braccio proteso verso il ragazzo. Non riuscendo a vederlo in volto, capii che quello era il modo per sollecitarmi ad agire. Alzai gli occhi al cielo. Se non avessi affrontato in fretta quello che mi aspettava, sarei rimasta lì per tutto il giorno.
Presi un respiro e mi sistemai i capelli. Avevo affrontato cose ben più terribili che chiedere a un ragazzo di accompagnarmi a un ballo. E non importava che quella fosse stata una mia idea o che Gwen avesse scelto l’unica persona che mi metteva in soggezione. Dovevo smetterla di rimuginare e passare all’azione; d’altronde cosa sarebbe potuto succedere di male?
A quella domanda, il mio cervello cominciò a stilare una lista di possibili catastrofi dovute al fallimento della mia impresa; con i denti stretti, serrai le mani in due pugni e camminai spedita verso il ragazzo. Ignorai il battito cardiaco che aumentava a ogni passo, il mio stomaco che cadeva nel vuoto a mano a mano che la distanza tra noi due diminuiva; cancellai i pensieri negativi e mi focalizzai sul mio scopo: come potevo risultare desiderabile e accattivante? Non ero un esperta in questo campo, ma potevo imitare Halinor e Kadma quando parlavano con i ragazzi. Non sarebbe stato un problema sbattere le ciglia e toccarmi i capelli in modo civettuolo; quello che mi risultava difficile era ridacchiare per qualsiasi cosa mi venisse detta.
E poi dovevo calmarmi: Viktor Krum sarà stato un giocatore di Quidditch in gamba e famoso, ma rimaneva pur sempre un ragazzo come me e questo lo avevo appurato durante le interviste ai Campioni del Torneo, quando Cedric mi aveva obbligata ad accompagnarlo.
Arrivata alla meta, mi schiarii la voce: era ora di entrare in scena.
<< Ehilà! >> esclamai con un sorriso; il ragazzo spostò il suo sguardo verso di me, ma quando mi vide, le sue folte sopracciglia si incurvarono verso il basso. Era un buon segno? Non lo so, non lo conoscevo; non sapevo come reagisse quando il gentil sesso lo approcciava.
<< Cos’è quella fronte corrucciata? Sei diventato un gufo o sei solo felice di vedermi? >> continuai dandogli un pugno amichevole sulla spalla. Krum si spostò indietro sorpreso dal mio tocco; la sua faccia si contorse in una smorfia confusa.
<< Tu stare bene? >> si sforzò a rispondere; i suoi occhi scuri erano fissi nei miei nella speranza di capire cosa stesse succedendo. Oh, Viktor: anche io volevo sapere che cosa stessi facendo. Cercando di mostrarmi disinvolta, annuii posando una mano sul fianco; un battito di ciglia e un sorriso.
<< Sto come il Cacciatore di una squadra che ha appena preso il boccino vincendo la finale di un mondiale >> dissi con una risata. Solo quando il volto di Krum si rabbuiò, mi ricordai come erano andati a finire i mondiali di quell’estate; il mio cuore fece un tuffo, le guance cominciarono a bruciare dalla vergogna. Perché avevo detto quella cosa? Potevo usare un numero infinito di similitudini e, invece, avevo beccato l’unica inappropriata. Ero un disastro! Sapevo che chiedere a Viktor Krum di venire al ballo con me avrebbe causato solo dolore e sofferenza. Strinsi una mano in un pugno; le unghie premute con forza sul palmo per evitare di gemere dallo sconforto. Dovevo recuperare.
Viktor aprì la bocca; non gli diedi il tempo di replicare che continuai a parlare, cercando di salvarmi dalla situazione spinosa in cui mi ero cacciata. << Non sto dicendo che prendere il boccino a fine mondiale e perdere lo stesso sia una cosa che faccia stare male, anche se non credo nemmeno che renda felici, ma quello che voglio dire è che tu sei stato bravo! Non mi stavo riferendo in nessun modo a quello che hai fatto durante la finale – se vuoi saperlo io non ci sono andata nemmeno, ma questa è un’altra storia- volevo solo trovare qualcosa che ci accomunasse per fare conversazione! Oltre al Quidditch non so cosa ti piace e io… >>
La risata di Krum fece morire le mie parole in gola. Il ragazzo aveva buttato la testa all’indietro e continuava a ridere di puro gusto, mentre allibita lo guardavo con gli occhi strabuzzati. Il pizzicorio che mi attraversò il viso mi fece intuire che con ottime probabilità, avevo assunto lo stesso colorito scarlatto della divisa di Durmstrang. La professoressa Sprite ci aveva insegnato qualche incantesimo in grado di creare voragini nel terreno? Non mi sarebbe dispiaciuto sprofondare fino al centro della terra. Tutto era meglio che rendermi ridicola in quel modo.
<< Tu essere buffa! Diggory ha ragione >> Krum mi sorrise << è divertente sentirti parlare. Tu sembrare un lemming rabbioso >>
Aggrottai la fronte. Non capivo se quello che mi avesse appena detto fosse un complimento o un insulto, ma di sicuro, non avevo la minima idea di cosa fosse un lemming. I suoi occhi mi stavano guardando divertiti; il sorriso sulle sue labbra non era ancora scomparso. Era il momento.
Imbarazzata, mi sistemai i capelli da un lato e sbattei di nuovo le ciglia nell’intento di risultare carina.
<< Ehm… Viktor, senti, voglio chiederti una cosa >> dissi dopo essermi schiarita la gola. Lui incrociò le braccia al petto curioso, con un cenno del capo mi intimò a proseguire. Presi un respiro. << Vorresti venire al ballo con me? >>
Krum si sciolse in sorriso, la sua mano si posò sulla mia spalla. << Io essere impegnato ma felice di tua proposta >>
Contro ogni previsione, mi sentii sollevata. Dovevo ammettere che mi sarebbe piaciuto andare al ballo con un Campione e un giocatore di Quidditch professionista, ma tenendo conto di quanta fatica avessi fatto a parlargli, non c’erano possibilità che sarei riuscita a sopravvivere a un’intera serata passata in sua compagnia. Gwen voleva che Fred si ingelosisse nel vedermi radiosa tra le braccia di Krum; ma così mi sarei allontanata dal mio scopo principale: come avrei potuto divertirmi, se avessi passato tutto il tempo ad aver paura di dire la cosa sbagliata per evitare di mettermi in ridicolo?
Nonostante mi sentissi ancora in imbarazzo, il mio cuore si rilassò e le guance tornarono al loro colore naturale.
<< Va benissimo lo stesso. Scusa se ti ho disturbato >> dissi.
Krum mi salutò con un cenno della testa. << Grazie di afermi fato ridere >>
Ricambiai il saluto e scappai nella direzione di Kate e Aaron. La tortura era finita.
Non appena mi videro, i miei amici si avventarono su di me; mi riempirono di domande, impazienti di sapere il risultato.
<< Ha detto di no >> risposi eloquente entrando nel castello.
Kate e Aaron si lanciarono un’occhiata preoccupata.
<< Ha detto proprio ‘no’? >> mi domandò Kate; i suoi occhi mi guardavano allarmati.
Alzai le spalle. << Ha detto proprio no, ma va bene così >>
Per niente convinta delle mie parole, Kate inarcò un sopracciglio; aprì la bocca per parlare, ma Aaron fu più veloce e la interruppe.
<< Lo immaginavo, i miei compagni credono si sia innamorato di una ragazza di Hogwarts >> disse cingendomi le spalle con un braccio << sono convinti che passi tutto il suo tempo libero in biblioteca per questo >> mi toccò una guancia con un dito per farmi sorridere e grata che non avesse avuto la stessa reazione di Kate, mi strinsi a lui.
<< Cioè… tu lo sapevi ma non ce lo hai detto? >> sbottò quest’ultima; una luce omicida le attraversò le pupille degli occhi, le sue mani stringevano con forza la cinghia della borsa a tracolla. Aaron non sembrò scomporsi.
<< Non ero certo che avessero ragione >> rispose stringendosi nelle spalle << e poi tentar non nuoce, no? >>
<< Potevamo passare direttamente al Candidato Numero Due, invece ci hai fatto perdere tempo! >> il viso di Kate era paonazzo, le guance gonfie sul punto di esplodere. Corrugai la fronte; non mi sembrava una questione così importante per arrabbiarsi in quel modo. Mancavano ancora quindici giorni al Ballo del Ceppo, avevo tutto il tempo necessario per trovare un Cavaliere. Kate, però, non sembrava voler sentire ragioni: camminava stizzita verso l’aula di Trasfigurazione, i suoi insulti acidi accompagnavano il nostro passaggio, facendo voltare il resto degli studenti verso di noi.
<< Sei un incompetente! >> continuò girandosi nella direzione di Aaron, ritta in piedi sul primo gradino della scalinata che portava al primo piano << solo perché non ti piacciono i tuoi compagni di scuola, non significa che quello che dicono non sia vero! Una cosa dovevi fare: assicurarci che Krum fosse un possibile cavaliere! Sei uno scimmione senza cervello! >>
Solo in quel momento, con la voce di Kate incrinata in un grido furioso che riecheggiava per tutto il piano, mi resi conto di cosa potesse averla irritata così tanto. Da quando la Sprite ci aveva annunciato il ballo, Kate non aveva fatto altro che passare ogni singolo momento insieme ad Aaron, nella speranza che lui le chiedesse di diventare la sua damigella. A quanto pareva, lui non aveva ancora colto tutte le allusioni che Kate aveva fatto a proposito e la speranza di lei si stava affievolendo.
<< Ora Cassidy non ha nessuno con cui andare, e tutto a causa tua! Spero tu ti senta in colpa >>
Quello che successe dopo, mi lasciò spiazzata: Aaron afferrò il viso di Kate tra le mani e la zittì con un bacio; gli occhi della mia amica strabuzzarono scioccati.
<< Kate Macavoy, vorresti venire al ballo con me ed essere la mia principessa danzante? >> disse Aaron dopo essersi staccato dolcemente da lei. L’espressione allibita di Kate si sciolse in un sorriso, le sue labbra si avventarono di nuovo su quelle del ragazzo.
Nel vederli felici, sorrisi anch’io, ignorando il disagio che stava crescendo dentro di me. Riuscii a non correggere Aaron – nessuno usava dire ‘principessa danzante’-  e a ricordare loro che l’aula di Trasfigurazione era al piano terra.
Sospirai soddisfatta e li abbandonai, lasciandoli soli con tutto quello che avevano da dirsi.
Kate non fu l’unica ad aver trovato un accompagnatore: due giorni dopo, in vista dell’ultima settimana del trimestre, Lee aveva organizzato un piccolo spettacolo di fuochi d’artificio Filibuster in giardino per fare la stessa proposta a Gwen, che aveva accettato contenta sotto lo sguardo invidioso delle sue compagne di stanza. Anche Malcolm, dopo essersi sorbito un lungo discorso di incitamento che io, Kate, Halinor e Kadma gli avevamo fatto, aveva trovato il coraggio necessario per chiedere a Jerome di essere il suo cavaliere. Come da copione, il bellissimo studente di Beauxbatons – senza macchia e senza paura- si era rivelato essere davvero dell’altro manico di scopa.
I giorni passavano e dappertutto non si faceva altro che parlare del Ballo: voci di corridoio incredibili ed eccezionali non facevano altro che fomentare l’entusiasmo dei ragazzi; tutta l’euforia che mi circondava, dagli studenti che si nascondevano nelle stanze vuote del castello per provare i passi di danza, alle ragazzine dei primi anni che cercavano di farsi invitare dai ragazzi più grandi per poter partecipare, mi aveva coinvolta e non riuscivo a pensare ad altro. Chissà se Silente avesse davvero acquistato ottocento barili di idromele aromatico da Madama Rosmerta o se avesse ingaggiato le Sorelle Stravagarie. Anche l’entusiasmo di Ariel non era da meno: la scusa del ballo, le aveva dato il pretesto di riesumare la sua passione per il cucito e dopo averci preso le misure in lungo e in largo, si era gettata a capofitto nei progetti dei nostri abiti.
Era una nuova sensazione per Hogwarts; dopo tutti gli avvenimenti degli anni prima che avevano disturbato la quiete del castello, una festa era quello che serviva per risollevare il morale della scuola.
L’unica cosa che sembrava non avere speranze, era la ricerca del mio cavaliere. Con il passare del tempo, la lista che Gwen, Ariel, Kate e Malcolm avevano preparato inserendo i nomi dei miei candidati perfetti, era diminuita fino a finire del tutto. Uno a uno, i ragazzi che avevo invitato, si erano trovati costretti a dirmi di no. Alcuni di loro, come Roger Davies, il capitano carino della squadra di Quidditch di Corvonero, erano già impegnati, mentre altri non volevano avere niente a che fare con me. Non era colpa mia se non erano ancora riusciti a dimenticare le vendette che avevo escogitato contro di loro durante la Coppa delle Case. Prendendo atto delle mie azioni passate, mi ero messa il cuore in pace: con o senza cavaliere, sarei riuscita a divertirmi lo stesso. D’altronde, era meglio essere sole che accompagnate da persone che non ti trovavano simpatica. E io mi ero stufata di rincorrere ragazzi a cui non piacevo. D’altronde nemmeno Ariel aveva un cavaliere; io e lei saremmo potute stare insieme e avremmo passato ugualmente una bellissima serata.
Peccato che Ariel non fosse della stessa opinione.
Pochi giorni prima del Ballo del Ceppo, quando la tortura delle lezioni era finita, lei e Malcolm mi trascinarono davanti la serra di Erbologia decisi a portare avanti il famelico piano di Gwen.
<< Ripetetemi chi volete propinarmi questa volta >> sbuffai continuando a sbattere nervosa un piede a terra. La sola idea che quel qualcuno potesse trovarsi dentro la serra, mi pizzicava il palato dal disgusto.
Ariel alzò gli occhi al cielo, mentre Malcolm – paziente e gentile- posò le sue manone sulle mie spalle e mi guardò negli occhi.
<< E’ Finnegan Smith, il mio amico Finn, quello che ha portato nella nostra Sala Comune la pianta per Cedric prima che cominciasse la Prima Prova >> rispose lentamente, le parole scandite una a una per aiutarmi a capire.
Si, Finnegan Smith. Lo stupido che aveva fatto la ancora più stupida battuta sulla bocca del drago. Il Corvonero che non giocava a Quidditch e che dava ripetizioni di Erbologia.
Ovvio, perché non ci avevo pensato prima io?
<< Volete davvero che io vada al Ballo con un amante delle piante? >>
Alla mia domanda retorica, Malcolm si ritrasse esasperato.
<< Basta con queste battute sul fatto che gli piaccia Erbologia! >> esclamò allargando le braccia in segno di resa.
<< Cassidy, rispondimi: vuoi o non vuoi avere un cavaliere per il ballo? >> mi chiese Ariel, la sua voce ridotta a un sibilo stridente e velenoso. Irritata, la fulminai con lo sguardo.
<< Sinceramente? No. Pensate davvero che far vedere a Fred che io riesca a divertimi con un ragazzo al mio fianco, sia la mossa giusta? Per me è stupido. Significherebbe che per stare bene, ho bisogno di avere per forza qualcuno al mio fianco, quando non è così >>
Malcolm serrò la mascella imbarazzato; gli occhi fissi sulle sue scarpe.
Sapevo di avere ragione.
La ‘Caccia Al Cavaliere’ mi aveva solamente mostrato quanto fossi una causa persa. Se ero rimasta sola, doveva esserci un motivo: avevo passato tutta la mia carriera scolastica a prendere in giro qualsiasi studente di Hogwarts e non potevo pretendere che ora tutti fossero ai miei piedi. Non quando i miei atteggiamenti erano stati motivati da argomenti stupidi e infantili. Non era giusto.
Senza contare che i miei amici e mio fratello mi stavano già dando l’amore di cui avevo bisogno; ero sempre nei loro pensieri e nonostante fossi una persona difficile, non mi avevano mai smesso di aiutare.
Con il senno di poi, ero anche giunta alla conclusione che l’atteggiamento di Fred – per quanto infido e orribile potesse essere stato- era il modo in cui l’Universo aveva deciso di ripagarmi per tutto quello che avevo combinato. Le vendette che avevo progettato contro i giocatori delle altre case di Quidditch, gli scherzi che avevo fatto a Piton dopo le insufficienze che mi aveva dato e tutte le volte che avevo trattato male Rickett quando la sua unica colpa era quella di essersi preso una cotta per me…
Ariel corrugò la fronte. << Ricordati che mi hai tenuto segreto quello che hai combinato negli ultimi tre mesi e che sono venuta a sapere la verità solo perché George Weasley mi ha chiesto di te e di come stessi >>
Beh, anche lei non aveva del tutto torto. Due giorni dopo la Prima Prova, Ariel aveva fatto irruzione nella Sala Comune dei Tassorosso per insultarmi. Con gli occhi iniettati di sangue e le vene pulsanti sul collo, mi aveva urlato contro quanto fossi stata stupida e idiota. Non si era arrabbiata per il Torneo e non si era arrabbiata neanche per i metodi che avevo adottato per riuscire a partecipare; le cose che l’avevano fatta davvero infuriare erano state le mie bugie. Si era sentita tradita e offesa; l’unica persona ignara di quello che aveva fatto la sua migliore amica. Mi aveva perdonata solo perché Fred mi aveva già fatta soffrire abbastanza.
<< O vai a chiedere a Finn di essere il tuo cavaliere o ti crucio seduta stante >> continuò, gli occhi ridotti a due fessure nere e glaciali.
Vorrei poter dire che opposi resistenza, ma dopo aver visto l’abisso profondo e mortale nel suo sguardo, corsi dentro la serra di Erbologia.
Il calore che alleggiava nella stanza spazzò via tutto il freddo che avevo sentito stando in giardino; la natura mi diede il benvenuto con i petali colorati dei fiori giganti.
Dietro un lungo tavolo di legno coperto di terriccio e vasi rossastri, un ragazzo allampanato dalla folta chioma riccia e scura stava tagliando delle radici bitorzolute di qualche pianta.
<< Uhm, ciao >> dissi in imbarazzo.
Finn alzò di scatto lo sguardo verso di me; il volto si contorse dallo stupore.
<< Stai cercando qualcosa? >> rispose lui. << O ti sei persa? >>
Con un panno che aveva attaccato alla cinta dei pantaloni si pulì le mani dalla terra; la fronte aggrottata e gli occhi azzurri confusi.
Ignorai il tono ironico delle sue parole e mi avvicinai a lui.
<< Cosa stai facendo? >>
Finn socchiuse le labbra per rispondermi, ma la mia domanda lo aveva preso in contro piede. O Malcolm gli aveva raccontato della mia avversione nei confronti di Erbologia o era in grado di leggere nella mente. In entrambi casi, era meglio procedere con cautela.
<< Cosa vuoi? >> disse una volta che gli tornarono le parole.
Mi sforzai di non alzare gli occhi al cielo. Perché doveva essere così scontroso?
<< I miei amici mi hanno obbligata a chiederti se vuoi essere il mio cavaliere >>
Finn si concesse un sorriso; il suo sguardo si abbassò sulla pianta che stava potando.
<< Sono lusingato, ma no, grazie >> rispose riprendendo le forbici in mano e tornando a tagliare i rami.
<< Okay, perfetto >>
Irritata, mi voltai per uscire dalla serra. Sapevo che non sarebbe voluto venire al ballo con me, avrei potuto benissimo risparmiarmi l’ennesima umiliazione.
<< Non è che non voglia venire con te, ma la mia migliore amica ha finalmente accettato di accompagnarmi >> le sue parole ruppero il silenzio che si era creato. Mi voltai verso di lui.
<< Se mi avesse detto di no, mi sarebbe piaciuto essere il tuo cavaliere. Magari ti avrei mostrato che io e il mio club di giardinieri non siamo così male come credi >>
Per quanto volessi rimanere impassibile, un piccolo sorriso mi scappò dalle labbra.
Almeno sapevo che era in grado di leggermi nella mente.
<< Spero che ti diverta con la tua migliore amica >> risposi. Finn ricambiò il mio sorriso e si congedò alzando una mano in segno di saluto.
Una volta fuori, il gelo invernale mi avvolse tra le sue braccia ghiacciate. Liquidai i miei amici riportandogli in fretta la risposta di Finn e mi avviai verso la Sala Comune. Per quanto fossi impaziente, il Ballo del Ceppo mi aveva stremata ancor prima di cominciare; forse era stato a causa di tutte le figure imbarazzanti che avevo fatto e tutti i rifiuti che avevo preso, ma ero stanca come se avessi già ballato per ore senza mai fermarmi. E quella giornata non aveva fatto altro che mettermi il mal umore.
Inutile dire quale fosse la causa.
Con il passare del tempo, non solo mi ero resa conto di quanto fossi stata incapace a relazionarmi con le persone (ancora non avevo compreso perché i miei amici avessero messo nella lista solo ragazzi che avevo trattato male), ma avevo capito che non avevo mai smesso di provare qualcosa per quel dannato Weasley. Vedere Finn arrossire mentre parlava della sua migliore amica, mi aveva fatto aprire gli occhi.
Il vero motivo per cui mi ero sentita sollevata a ogni respinta, era il fatto che non sarei mai andata al ballo con qualcuno che non fosse stato Fred.
In cuor mio, speravo che durante la sera del Ballo, sarebbe venuto da me e mi avrebbe rivelato il suo amore, come se fossimo stati un film. Per quanto potesse essere stato infido come una serpe, cattivo ed egoista, tutti i momenti belli passati insieme - i suoi baci, le sue battute divertenti e le sue parole di conforto- non potevano essere stati solo finzione. Nessuno era così bravo a recitare. O almeno, questa era la convinzione a cui mi ero aggrappata.
Peccato che niente sarebbe tornato come prima.
La Sala Comune era vuota. Mi sedetti su uno dei divanetti gialli, un cuscino stretto al petto e lo sguardo perso fuori dalla finestra.
Da quando avevo saputo che Fred aveva chiesto ad Angelina di essere la sua Dama, non avevo fatto altro che immaginarmi sullo sfondo, mentre li guardavo danzare al centro della Sala Grande.
Il mio stomaco ruggì dalla nausea, la voglia di andare al ballo si stava affievolendo.
<< Bambolina cos’è quel muso lungo? Se è a causa del ballo, stai tranquilla: anche l’uomo dei tuoi sogni è solo >>
La voce di Anthony Rickett mi portò al presente, dove Fred e Angelina erano solo un pensiero spinoso e doloroso. Che cosa avevo fatto di male per trovarmi sola con lui? Questa tortura non aveva fine.
<< L’uomo dei miei sogni si chiama Timothy Dalton ed è un attore inglese babbano >>
Lui strinse le labbra; le mie parole erano uscite più cattive e taglienti del previsto.
<< Scusami, non volevo essere scontrosa >>
Anthony inclinò il viso da un lato e si sedette dall’altro capo del divano; i suoi occhi azzurri mi stavano guardando preoccupati.
<< Che cosa succede? >>
In un primo momento, pensai di cedere e di raccontargli tutto. Avevo bisogno di confidarmi con qualcuno che non fosse coinvolto in quello che era successo; forse, una volta esternati tutti i miei problemi, sarei riuscita a sentirmi meglio. Magari avevo solo bisogno di sentire ad alta voce quello che, provavo per capire quale poteva essere la mia prossima mossa. Forse ricevere consiglio da qualcuno che sentiva quella storia per la prima volta mi avrebbe fatto venire in mente un’idea.
Era anche vero che il ‘qualcuno’ a cui mi stavo riferendo era Anthony Rickett e in sei anni non mi era mai sembrato un esperto di sentimenti, specialmente di quelli amorosi. Non dopo tutti i tentativi disastrosi che aveva fatto con me.
Era davvero il caso di rivelargli tutti i miei dubbi?
Anthony fece un mezzo sorriso e ammiccò << tra noi battitori non ci devono essere segreti >>
In quel momento mi resi conto che non lo conoscevo affatto. Lo avevo sempre giudicato un energumeno con il cervello di un uccello, ma non gli avevo mai parlato davvero. Mi ero limitata a giudicarlo dalla prima impressione che mi aveva suscitato, negandogli la possibilità di essermi amico.
Corrugai la fronte: forse avevo trovato quale sarebbe stato il mio nuovo piano.
<< Rickett >> risposi. Anthony annuì curioso, la voglia di sapere quello che mi passava per la testa si rifletteva sul suo volto << vorresti venire al ballo con me? >>


Spazio autrice:
Okay, ho aggiornato più in fretta che potevo, infatti credo si veda dal risultato. Comunque è inutile dire quanto io non sia soddisfatta del capitolo, forse con il tempo lo rivedrò e lo cambierò, ma ora ....ta ta ta taaaaaan.
FINALMENTE IL PROSSIMO E' L'ULTIMO!
E non vedo l'ora perchè ho voglia di scrivere qualcosa di tutto mio.
Spero che a voi non faccia così schifo,
Baci,
Becky
  
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