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Autore: crazy lion    06/12/2016    6 recensioni
Attenzione! Spoiler per la presenza nella storia di fatti raccontati nel libro di Dianna De La Garza "Falling With Wings: A Mother's Story", non ancora tradotto in italiano.
Mancano diversi mesi alla pubblicazione dell’album “Confident” e Demi dovrebbe concentrarsi per dare il meglio di sé, ma sono altri i pensieri che le riempiono la mente: vuole avere un bambino. Scopre, però, di non poter avere figli. Disperata, sgomenta, prende tempo per accettare la sua infertilità e decidere cosa fare. Mesi dopo, l'amica Selena Gomez le ricorda che ci sono altri modi per avere un figlio. Demi intraprenderà così la difficile e lunga strada dell'adozione, supportata dalla famiglia e in particolare da Andrew, amico d'infanzia. Dopo molto tempo, le cose per lei sembrano andare per il verso giusto. Riuscirà a fare la mamma? Che succederà quando le cose si complicheranno e la vita sarà crudele con lei e con coloro che ama? Demi lotterà o si arrenderà?
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo. Saranno presenti familiari e amici di Demi. Anche per loro vale questo avviso.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demi Lovato, Joe Jonas, Nuovo personaggio, Selena Gomez
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Ehi, ciao.
Posto prima perché, a causa di alcuni eventi che non sto qui a raccontare (ieri sono finita in pronto soccorso, ma ora va meglio, sono a casa) non andrò all'università in questi giorni,per cui ho deciso di mettere qualche capitolo. Se avessi continuato, come avevo previsto, a pubblicare un capitolo a settimana, sarei arrivata al 62 (e vi assicuro che sarà un capitolo duro, molto duro) e non volevo postarlo proprio il giorno di Natale, così ho pensato che proverò ad arrivare magari al 64 per quella domenica, per poi riprendere la pubblicazione bisettimanale a marzo, finiti gli esami della sessione invernale.
Questo è un capitolo lungo, ma d'altra parte è importante quindi era giusto dargli il suo spazio. Non ho approfondito molto la questione della festa dell'adozione perché sinceramente non avevo molte idee a riguardo (nonostante ci abbia pensato mille volte), però ho cercato di rendere comunque il capitolo intenso.
Leggete la nota in fondo, se potete; è importante.
 
 
 
 
 
 
60. UNA VERA FAMIGLIA
 
Fu così che arrivò il 21 febbraio. Per Mackenzie, quello era il giorno più triste della sua vita e, probabilmente, lo sarebbe stato per sempre. La bambina si alzò di malumore e chiese alla mamma di non fare niente di particolare. Non voleva uscire, né per andare al parco, né in qualsiasi altro posto. Il sole splendeva nel cielo, ma lei sembrava non voler proprio vedere la bellezza del mondo là fuori. Demi aveva chiamato l'assistente sociale il giorno precedente, per farsi dire il nome del quartiere nel quale le bambine avevano vissuto. Skid qualcosa, ora non ricordava bene ma iniziava così. Si dette dell'idiota perché avrebbe dovuto scriverselo, invece come al solito era sbadata.
"Potremmo andare al cimitero dai tuoi genitori, Mackenzie. Ci sei mai stata?"
Lei fece cenno di sì e scrisse che aveva chiesto all'assistente sociale che la seguiva di portarcela, quando stava ancora in casa famiglia, ma che era rimasta lì poco perché, alla sola vista delle tombe, era scoppiata a piangere.
"Magari ritornarci ora, dopo tempo, potrebbe farti stare meglio" provò a dirle Demi, per farla ragionare. "Insomma, è passato un anno e, dato che tu stai un po' meglio, sicuramente questa volta potrebbe essere un po' meno traumatica. Non ricordo bene dove vivevano i tuoi, ma posso cercare il posto con il navigatore, oppure se tu te lo ricordi..."
Mackenzie le mise un dito sulla bocca. Non avrebbe voluto zittirla in quel modo. Sapeva che era un gesto di maleducazione e di mancanza di rispetto comportarsi così, soprattutto nei confronti dei propri genitori, ma sul momento non aveva trovato altro modo.
Mamma, non sono pronta. Non ce la faccio, è ancora troppo presto. Al solo pensiero di andare là, mi vengono le lacrime agli occhi. Penso che starei ancora più male; e non voglio.
Dopo averglielo spiegato la bambina tremò, ma al contempo si sentì più sollevata e stette un po' meglio.
"Va bene, amore. Non ti voglio costringere, né insistere. Sei tu che ti devi sentire pronta. Quando lo sarai me lo dirai?"
Non so quanto tempo ci vorrà, mamma, ma sì, lo farò. Ora possiamo non parlarne più, per favore?
Mackenzie non era arrabbiata, solo molto triste. Il dolore le si leggeva negli occhi e nei muscoli contratti del volto. Demi, come ogni mamma, capiva quanto la sua piccola stesse soffrendo, ma sapeva di non poterla aiutare più di quanto già stava facendo; e questo la faceva soffrire terribilmente. In parte avrebbe voluto spronarla a parlarne, ad andare al cimitero, usando magari parole un po' dure, ma lei non era quel tipo di persona. Credeva che il dolore andasse affrontato, vissuto fino in fondo, con tutte le lacrime e le urla che ci si sentiva di fare. Andava, insomma, trattato come qualcosa da poter combattere e vincere, ma d'altro canto sapeva che ognuno reagisce in modo diverso alla sofferenza e con i propri tempi. Secondo lei ciò andava rispettato, a meno che la persona in questione non si mettesse in qualche modo in pericolo, ma Mackenzie era una bambina, non le sarebbe successo niente. Era troppo piccola per poter pensare di farsi male, o di uccidersi. Al solo pensiero le vennero i brividi, ma poi la guardò, la vide più tranquilla e le sorrise, mentre sia i suoi muscoli che il suo animo si rilassavano. In fondo, la piccola forse non sapeva nemmeno cosa significavano le aprole "autolesionismo" e "suicidio"; ed era meglio così. Demi di certo non gliene avrebbe parlato, almeno non ancora. C'è un'età per ogni cosa, in fondo e lei non voleva spaventarla.
Quella sera, quando le bambine furono a letto, chiamò Andrew e gli parlò di quanto successo in quegli ultimi giorni, da quando Holly e Lisa erano venute a fare i consueti controlli.
"Ognuno ha il proprio modo e i suoi tempi per metabolizzare la sofferenza e anche per riuscire a parlarne" le disse l'uomo, dopo averci riflettuto un po'. "Inoltre, credo che per i bambini sia più difficile farlo, perché loro non sanno come esprimere bene ciò che provano ed è per questo che tendono a tenersi più le cose dentro, o a sfogarle con il pianto."
"Sì, forse è così. Cosa posso fare per lei?" gli chiese la ragazza, in lacrime.
Odiava sentirsi così impotente.
"Continua a starle vicina; e in ogni caso, vedrai che quando riceverete quella telefonata dal Tribunale dei Minori, anche lei si rasserenerà un po'. Sta attraversando un momento molto difficile, ma è sempre così quando si vivono dei lutti, soprattutto nel primo anniversario della morte di qualcuno che abbiamo amato. Io l'ho provato, con la scomparsa dei miei genitori, ma vivere certe perdite da bambino è peggio. Ti segnano ancora di più, per tutta la vita."
"Parli come se fossi uno psicologo!" esclamò Demi sorridendo.
"Andare in analisi mi sta aiutando a capire un po' di cose e a fare ragionamenti più profondi, tutto qui. Ora ti devo lasciare, amore, ho molto da fare."
"D'accordo. Ti amo" gli disse, con dolcezza.
"Anch'io ti amo, da morire."
Dopo giorni d'attesa che le parvero lunghissimi, Demi ricevette la tanto agognata telefonata dal Tribunale dei Minori: l'udienza per finalizzare l'adozione era stata fissata per il 10 marzo. Mancavano due settimane.
Quando la ragazza lo disse a Mackenzie, la bambina si emozionò.
Diventeremo una famiglia vera, mamma? Staremo davvero insieme per sempre?
"Sì tesoro!" esclamò Demi stringendo le sue figlie al cuore. "Mi è stato detto che potrete venire anche voi con me quel giorno. Chiederò anche ai nonni e alle vostre zie se vorranno accompagnarci, sempre se tu sei d'accordo, Mackenzie."
Sì! Verrà anche Andrew?
"Sì, lui mi farà delle domande quando saremo là. Fa l'avvocato, come sai e aiuta le persone. Mi ha chiesto se avrebbe potuto darci una mano a diventare una famiglia e io gli ho detto di sì. Sei contenta?"
Sì, sì, sì!
Quando Demi aveva ricevuto la telefonata, quella mattina, la prima cosa che aveva fatto era stata avvertire Andrew. Gli aveva poi mandato via mail una copia dei documenti dell'adozione, quindi sia quelli che aveva firmato durante l'iter, sia quelli riguardanti il riassunto del suo percorso adottivo con i rapporti di Holly e Lisa. Lui le aveva assicurato che li avrebbe letti con attenzione. Avrebbe presentato il caso al Giudice. Quest'ultimo, comunque, avrebbe già letto prima dell'udienza tutto ciò che riguardava l'adozione. Andrew aveva anche aggiunto che di solito le domande del Giudice non erano mai molto difficili e che, se questi sarebbe stato bravo, l'avrebbe messa a suo agio e che, di solito, quelle udienze non duravano più di trenta minuti.
Dianna, Eddie, Dallas e Madison furono molto felici di sapere che Demi li avrebbe voluti in tribunale con loro. La ragazza chiamò anche Selena per darle la buona notizia. L'amica si mise ad urlare come se non ci fosse stato un domani:
"Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!"
"Sel, ti dirò due cose. La prima è che vorrei che non mi spaccassi i timpani, grazie!" esclamò e le due amiche risero allegramente. "La seconda è che sembri tu quella che sta facendo una delle cose più belle ed importanti della sua intera vita!"
"Beh, non la sto facendo io, però sono davvero felice per te, anzi, per voi!"
"Grazie; volevo chiederti se ti farebbe piacere essere in aula con me, quel giorno. Ci saranno anche la mia famiglia ed Andrew ovviamente, perché mi farà da avvocato."
Selena ci pensò un momento. Stava per rispondere di sì, ma si ricredette.
"La vedo come una cosa da vivere in famiglia, Demi, per cui grazie davvero per l'invito, mi lusinga sapere che mi vorresti lì con te, ma penso sia più giusto che siate solo voi là, quel giorno. Io però verrò a festeggiare con voi, dopo, contaci! Vi  aspetterò vicino al tribunale e mi sentirò in ansia tutto il tempo, per cui sarà come se fossi lì."
"Sei sicura? Guarda che per me non sei un peso, se è questo che ti preoccupa. Fai parte della mia famiglia da tempo immemore, lo sai."
"No, non mi sento un peso, te l'assicuro, è solo che la considero una cosa, come dire… molto privata, ecco."
"Va bene, come vuoi!"
Nei giorni seguenti Demi non cambiò la propria routine di una virgola: giocò con le sue bambine e si occupò di loro con amore. Fu sollevata nel constatare che Mackenzie si sentiva molto meglio. Era più serena, giocava con la sorellina, aveva voglia di uscire, insomma, era tornata ad essere la bambina di sempre.
Quando arrivò il grande giorno, Demi si svegliò alle cinque di mattina. Non aveva dormito tutta la notte e, continuando a stare a letto, si sarebbe solo innervosita. L'appuntamento era fissato per le 9:00. La ragazza passò le tre ore successive a pulire la casa fino a renderla splendente. Era un modo per tenersi occupata e non pensare. Quando ebbe finito, fece colazione e poi andò a svegliare le bambine. Hope fece fatica ad alzarsi. Demi la vedeva un po' stanca e la piccola si lamentò quando la ragazza la cambiò e la vestì elegantemente. Sinceramente avrebbe preferito rimanere nel lettino al calduccio. Non sapeva che quello sarebbe stato un giorno importantissimo per tutte loro. Demi fece indossare a Mackenzie dei jeans, una maglietta e una camicia, poi la pettinò e, quando guardò le sue bambine, le sembrarono ancora più belle del solito.
Dopo aver fatto colazione, Mackenzie scrisse che era agitata.
Cosa succederà se non diventeremo una famiglia, mamma? chiese poi.
"Non succederà niente, perché noi saremo una famiglia, fra non molto. Vedrai, tesoro, andrà tutto bene. Andremo là e un Giudice mi porrà qualche domanda, mi farà firmare un documento e tutto sarà a posto" disse Demi sorridendo.
Nel suo cuore sapeva che, quel giorno, nulla sarebbe andato storto.
Mackenzie ricambiò il sorriso, ma Demi poteva ancora vedere l'insicurezza e la paura dipinte nei suoi occhi. Anche lei era agitata, sebbene non lo desse a vedere. Sapeva di doversi sforzare per guardare la situazione in positivo. Non voleva trasmettere la propria ansia alle
figlie.
"Coraggio, andiamo" disse, cominciando a marciare con Hope in braccio per far divertire lei e Mackenzie.
Le bambine risero e Demi fu felicissima di sentire di nuovo la risata della figlia più grande. Dopo la finalizzazione dell'adozione, avrebbe contattato una logopedista per aiutare la piccola a trovare dentro di lei la forza di ricominciare a parlare e una psicologa che le desse una mano a superare il trauma della perdita dei genitori e a riacquistare i ricordi. Sperava con tutto il cuore che prima o poi Mac sarebbe riuscita a fare entrambe le cose, ma era consapevole del fatto che ci sarebbe voluto molto tempo.
Demi fece salire le bambine in macchina e poi si mise al posto di guida. Erano le 8:20. Si disse che, forse, era partita troppo tardi e sperava davvero che per strada non ci sarebbe stato troppo traffico. Odiava arrivare in ritardo in qualsiasi occasione, ma se fosse successo quel giorno sarebbe stato un completo disastro. La sua ansia si placò un po' quando vide che la strada era abbastanza libera. Durante il tragitto non fece altro che pensare a quello che sarebbe successo dopo. Cercava di dirsi che tutto sarebbe andato per il meglio, ma una parte di se stessa aveva paura che qualcosa avrebbe potuto distruggere la meravigliosa vita che lei, Mackenzie e Hope stavano, pian piano, costruendo insieme. Sbuffò. Come al solito pensava troppo. Guardò le bambine e le vide assorte a osservare le macchine che passavano. Hope le salutava con la manina, come faceva sempre e qualche conducente le sorrideva. Le sue figlie sembravano più tranquille di lei. Arrivarono al tribunale con dieci minuti di anticipo.
Non fecero quasi in tempo a scendere dall'auto, che una moltitudine di fan le accolse con grida e applausi.
"Siete pronte" chiedevano alcuni.
"Buona fortuna!" gridavano altri
Tutti applaudivano e scattavano foto, oppure le filmavano. Demi firmò qualche autografo, poi si scusò tantissimo dicendo che aveva fretta. In quel momento uscì un uomo in divisa, forse una guardia o un giudice, a dire ai fan che avrebbero dovuto andare via, perché l'udienza sarebbe cominciata a breve. La folla iniziò quindi a diradarsi, ma Demi ringraziò tutti i fan, dal profondo del cuore, per essere venuti e averla sostenuta in quel momento. Era commossa dal loro
gesto. Nei giorni passati, comunque, si era parlato di questa notizia anche ai telegiornali e negli articoli di giornale, ma Demi aveva rifiutato di dare interviste, almeno fino a che l'adozione non sarebbe stata finalizzata.
Quando lei e le figlie entrarono, trovarono Dianna, Eddie, Dallas, Madison ed Andrew ad aspettarle.
"Siete arrivati da molto?" chiese a tutti Demi.
"No, da pochi minuti" la rassicurò la mamma, sorridendole.
"Sei emozionata?" le domandò Andrew.
"Sì, moltissimo!"
Mackenzie fece segno di sì con la testa per far capire che lo era anche lei.
"Una segretaria ci ha detto che oggi ci sono altri genitori venuti a finalizzare l'adozione dei loro figli" le spiegò Eddie.
Demi si guardò intorno. Vide quattro coppie di genitori e una donna single. Le donne tenevano in braccio un bambino o una bambina. Quella sola si avvicinò a Demi.
"Salve!" esclamò.
"Buongiorno!"
"Lui è suo marito?" chiese la donna indicando Andrew.
"No, è il mio avvocato."
"Oh, quindi anche lei ha adottato da single, come me."
"Sì."
La donna teneva in braccio un bambino di pochi mesi.
"Come si chiama?" le chiese Demi sorridendogli.
"Yuri" rispose. "L'ho adottato otto mesi fa."
Le altre coppie le guardavano e parlavano tra loro. Due di esse sembravano conoscersi molto bene, dato che discorrevano da quando Demi era entrata e che si scambiavano grandi sorrisi; inoltre le due donne si tenevano per mano. Demi pensò che i quattro dovevano essere vecchi amici.
"Lei, invece?" chiese la donna a Demi.
"Sono entrata in un programma che dava in adozione bambini con esigenze speciali. Loro due erano in affidamento. Ci sono voluti due anni e mezzo prima di portarle a casa."
"Capisco. A me ci sono voluti quattro anni per avere un bambino e non è stato affatto semplice" spiegò. "All'inizio avevo optato per la fecondazione in vitro, ma dopo aver fatto due inseminazioni non sono rimasta incinta, così quattro anni fa ho deciso di adottare un bambino. Tutti mi hanno detto che sono stata molto coraggiosa, ma secondo me non è questione di coraggio."
"Sono d'accordo con lei; è il desiderio di diventare madri, di mettere dei bambini al centro della nostra vita e di dare amore che ci spinge a farlo anche se siamo single."
"Infatti; vedo che mi capisce bene."
Sì, Demi la comprendeva perfettamente. Il suo percorso era durato due anni e mezzo, ma sapeva bene quali erano le difficoltà che una donna single doveva affrontare per adottare un bambino e il desiderio di maternità che la spingeva ad andare avanti nonostante tutto."
"Mi scusi," disse la donna dopo un po',"non mi sono nemmeno presentata: mi chiamo Catherine Chambers, molto piacere."
"Io sono Demi Lovato; il piacere è tutto mio" disse, sorridendole e stringendole la mano.
Catherine aveva una voce profonda, un po' grave forse, ma dolcissima. Prima d'allora Demi non aveva mai parlato con una persona che aveva adottato un bambino. Certo, era stata a quei quindici incontri, ma allora nessuna delle persone che aveva incontrato aveva già un bambino con sé. In seguito aveva letto su Twitter l'esperienza di una donna che aveva adottato un bambino in Cina e le sue parole le avevano dato conforto, ma Demi sapeva bene che leggere ciò che qualcuno scrive e parlare con quella persona è ben diverso.
"Come ti chiami?" chiese Catherine a Mackenzie.
La piccola scrisse il suo nome.
"Non sa parlare?" chiese, sussurrando, a Demi.
"I suoi genitori sono stati uccisi e da allora lei non ha più parlato."
"Mi dispiace tantissimo! Quanto tempo fa è successo?"
"Poco più di un anno fa. Io le ho adottate ad agosto. Le ho portate a casa il 20, il giorno del mio compleanno. Ho provato ad aiutare Mackenzie a parlare, ma non voglio forzarla troppo, mi sembrerebbe di torturarla continuando ad insistere. Lei riesce a ridere,si sforza di parlare ma purtroppo, nonostante io la inciti, non ce la fa."
"Non l'hai mai portata da una logopedista, o da una psicologa? Sono sicura che potrebbero aiutarla!"
Catherine e Demi guardarono Mackenzie per capire se le stava ascoltando, ma la piccola era intenta a giocare con Andrew che le stava insegnando un gioco da fare con le mani.
"La mia assistente sociale mi ha detto di aspettare che l'adozione fosse finalizzata per farlo. Diceva che, in quel modo, sarei stata sicura al cento per cento che le bambine sarebbero rimaste con me. Comunque sì, lo farò. Come hai detto tu, potrebbero darle una mano e insegnarle cose che io non so."
In quel momento una porta si aprì e ne uscì un uomo che disse:
"La Corte chiama Catherine Chambers."
"Il gran momento è arrivato" disse Catherine, sorridendo a Demi.
La ragazza vide l'emozione nel suo volto, la felicità e la paura in quegli occhi azzurri.
"Andrà benissimo, vedrai. Buona fortuna!"
"Ti ringrazio" sussurrò la ragazza e si avviò, seguendo colui che l'aveva chiamata.
Quando Catherine fu entrata, Andrew si rivolse a Demi e le disse:
"Vedo che ti trovi molto bene a parlare con quella donna."
"Sì, è simpatica e, come me, sta adottando da single, perciò ci capiamo perfettamente."
"Sembravate vecchie amiche" osservò Dianna, che le aveva ascoltate tutto il tempo.
Demi non disse nulla. In fondo, con Catherine aveva avuto una semplice conversazione, non le sembrava niente di che. Chiese a Madison di raccontarle un po' come stava andando a scuola.
"Bene, continuo a prendere bei voti anche in matematica" le disse la ragazzina sorridendo.
Aveva sedici anni ormai e due anni dopo avrebbe cominciato il college.
Demi sfregò le mani l'una contro l'altra e lo fece spesso, nei minuti che seguirono. Il tempo sembrava non passare mai. Per cercare di distrarsi, chiacchierò un po' con la sua famiglia del più e del meno.
Mamma, quando diventeremo una vera famiglia? scrisse Mackenzie.
"Presto, tesoro, te lo prometto. Ti ricordi quella ragazza che è entrata da poco? Quando uscirà, entreremo noi e poi diventeremo una famiglia."
Io voglio che lo diventiamo subito!
Demi sorrise. Mackenzie era una bambina dolcissima!
"Lo so, anch'io, ma ci sono altre persone che sono venute qui con i loro bambini per diventare delle famiglie e dobbiamo lasciare il tempo anche a loro. Abbi ancora un po' di pazienza, d'accordo?"
Va bene.
Hope rimaneva tranquilla tra le braccia di Demi. Ogni tanto faceva qualche gorgoglio o rideva, ma era calma come al solito.
Dopo un po' la stessa porta di prima si aprì e Catherine uscì. Demi fu felice di vedere che un sorriso enorme le illuminava il volto.
"Ho qui il certificato di adozione che il Giudice ha appena firmato! Ora siamo veramente madre e figlio anche di fronte alla legge!" esclamò, raggiante. "Sono così felice che mi metterei a saltare!"
"Congratulazioni, Catherine!" esultò Demi, alzandosi.
Le due donne, non potendo abbracciarsi dato che tenevano in braccio ognuna il proprio bambino, si diedero un bacio sulla guancia.
"Cosa farai per festeggiare?" le chiese Demi e subito dopo si scusò per averle dato del tu.
"Non ti preoccupare, possiamo darcelo dato che abbiamo avuto più o meno la stessa esperienza. Inoltre ce lo siamo dato anche prima, ma forse non ce ne siamo nemmeno accorte. Ora andrò a casa e festeggerò con i miei genitori. Tu, invece?"
"In realtà non ho ancora deciso. Probabilmente andrò con i miei genitori, le mie sorelle ed Andrew a mangiare una pizza. Andrew è il mio avvocato, ma è anche il mio migliore amico. Ci conosciamo da quando eravamo bambini."
Andrew e Catherine si presentarono, anche se Demi ebbe l'impressione che i due si conoscessero già, dagli sguardi d'intesa che si lanciarono. La ragazza salutò Demi e le disse che sperava di rivederla presto.
"Io abito qui a Los Angeles, magari ci rivedremo in giro" le disse Demi.
"Sì, sarebbe molto bello" concluse la ragazza.
Yuri dormiva tranquillo tra le sue braccia.
"Catherine, auguro il meglio a tutti e due!" esclamò Demi sorridendo.
"Grazie. Io auguro tanta felicità a tutte e tre."
"Grazie."
Catherine uscì.
"Andrew, sbaglio o tu e quella ragazza vi conoscete?" chiese Demi, curiosa.
"Siamo stati insieme per un po', anni fa. Ora siamo solo amici. Lei fa la psicologa, o la psicoterapeuta, ora non ricordo. Non la vedevo da un po'."
"Perché non me l'hai mai presentata?"
"Eravamo ancora al liceo quando siamo stati insieme, Demi. Tu eri piccola, avevi solo nove anni quando questo è successo. Siamo stati fidanzati per circa un mese, poi l'ho persa di vista per molto tempo."
"Ah! E come mai non l'hai abbracciata oggi?"
"Boh, non mi è venuto spontaneo farlo. In fondo siamo stati lontani per così tanti anni! L'ho rivista oggi per la prima volta. Inoltre, non volevo che ti ingelosissi."
Demi sorrise: non lo era affatto. Gli credeva e si fidava ciecamente di
lui.
In quel momento, la porta si aprì ancora e si sentì la stessa voce di prima dire:!
"La Corte chiama Demetria Devonne Lovato."
Quando la porta si richiuse, Demi si incamminò con Hope in braccio, Mackenzie al fianco ed Andrew e la sua famiglia dietro di lei. Si domandò come mai con Catherine il Giudice fosse rimasto fuori, ma fu un pensiero che durò solo un attimo. Entrarono tutti nell'aula del tribunale e il Giudice, un uomo sulla cinquantina, disse loro di accomodarsi.
"Io sono il Giudice James Bell" iniziò l'uomo. Il suo sguardo era serio, il tono grave. "Signorina Lovato, si alzi, prego."
La ragazza ubbidì. Lo sguardo e la voce di quel giudice le incutevano un certo timore, così Andrew, che lo notò, le mise una mano sulla spalla per farle coraggio.
"Ho letto tutto ciò che riguarda l'adozione di Mackenzie e Hope. So che oggi lei è qui per finalizzarla."
"Sì, esatto, Signor Giudice."
Demi continuava a guardarlo negli occhi. Era decisa a non abbassare lo sguardo temendo che, se l'avesse fatto, sarebbe potuto succedere qualcosa di brutto.
"Avvocato Marwell, mi presenti il caso, prego."
"Sì, Signor Giudice" disse questi, che era rimasto in piedi fin da quando era entrato. "La mia cliente ha iniziato l'iter adottivo nel dicembre 2015 affidandosi ad una public agency. L'assistente sociale dalla quale era stata seguita nei primi mesi non l'aveva approvata perché single, così lei ha parlato con il Direttore dell'agenzia che gliene ha assegnata un'altra. L'assistente sociale che l'aveva seguita precedentemente è stata licenziata in quanto non era la prima volta che discriminava qualcuno in quel modo."
"Come si chiamava?"
"Gladis Richardson, Signore."
"Ah sì, l'ho letto, mentre quella che l'ha presa in carico poi si chiama Holly Joyce, giusto?"
"E' esatto."
"Continui" gli ordinò, con il solito tono.
"Demi, cioè Demetria… mi scusi, io la chiamo così perché ci sono abituato."
Andrew stava per riprendere la parola, pensando che avrebbe dovuto usare il nome completo della fidanzata in un contesto formale come quello, ma il Giudice lo interruppe.
"Non si preoccupi." Si rivolse poi a Demi e le disse: "Se lei acconsente, posso farlo anch'io."
"Acconsento" replicò quest'ultima.
"Va bene, Demi. Prosegua, avvocato."
"Sì. Stavo dicendo che, in principio, la mia cliente aveva pensato di adottare un neonato, ma dopo il primo colloquio con l'agenzia ha capito di voler entrare in un programma che dava in adozione bambini con bisogni speciali."
"Cosa le ha fatto cambiare idea, signorina Lovato?"
"Il fatto che i neonati hanno molte più possibilità di essere adottati rispetto ai bambini che hanno delle difficoltà."
"Capisco; e come mai ha deciso di adottare pur essendo single?"
"Ho scoperto di non poter avere figli molto tempo fa. Sono sterile e mi è stato detto che, anche se avessi fatto la fecondazione in vitro, le possibilità che avrei avuto di portare a termine una gravidanza sarebbero state pochissime. Io desideravo mettere un bambino o più bimbi al centro della mia vita e dare loro moltissimo amore per cui, anche se è stato un percorso difficile, ho optato per l'adozione e non mi pentirò mai di questa scelta."
"Vada pure avanti, avvocato Marwell" disse il Giudice Bell.
"Demi è stata successivamente approvata e, dopo poco, abbinata con un bambino di due mesi, sano, che si trovava in affidamento e i cui genitori affidatari non stavano considerando l'adozione. L'ha incontrato e sembrava andasse tutto bene, ma qualche giorno dopo la coppia ha ha contattato l'assistente sociale che seguiva il caso del piccolo e hanno detto di aver capito di non potersi separare da lui. A Demi era stato anticipato che, generalmente, i bambini così piccoli vengono adottati dai genitori affidatari se non ci sono parenti in vita. A coloro che avevano in affidamento Jonathan sono stati fatti dei controlli per capire se avevano veramente intenzione di adottarlo e sono stati ritenuti idonei."
Il Giudice annuì e chiese:
"Signorina Lovato, come ha reagito alla notizia?"
"Sono stata malissimo, ma dopo un po' di tempo ho trovato dentro di me la forza di continuare."
"Va bene. Prosegua, avvocato."
"Demi ha dovuto aspettare molto tempo ma, alla fine del giugno 2018, la sua assistente sociale le ha parlato di Mackenzie e Hope. Vuole che le racconti la loro storia, Signor Giudice?"
"No, avvocato; dato che le bambine sono qui presenti, non è il caso. L'ho letta e posso solo immaginare quanto, per Mackenzie, dev'essere stata dura. So anche che lei non parla."
"Per ora no" disse Demi. "Riesce a ridere, ma a parte questo non ce la fa. Io, però, spero che presto ci riuscirà. Ho intenzione di portarla da una logopedista e da una psicologa, due figure professionali che, sicuramente, saranno in grado di aiutarla molto più di quanto io riesca a fare sotto questo punto di vista."
"Capisco. Secondo me è la cosa giusta" disse il giudice e, per la prima volta, sorrise. "Demi, ha cominciato a ridere da quando sta con lei, o lo faceva già prima?"
"No, da quando sta con me."
"Beh, direi che è una buonissima notizia!"
"Già. Io sono molto felice per questo, come del resto lo sono anche i miei familiari."
"Come ha intenzione di prendersi cura delle bambine, in futuro, signorina? Intendo dire, come si occuperà della loro educazione?"
"Conosco un buonissimo asilo e una scuola elementare qui a Los Angeles. Sono scuole miste, nelle quali ci sono bambini non solo americani, ma anche di altri Paesi. A quanto so sono istituti molto buoni. Pensavo di tenere a casa con me Hope per un altro po', fino a quando avrà due anni."
Spiegò al Giudice che aveva pensato di prendersi una pausa di sei mesi, dopo averle adottate, ma che ora era intenzionata a prolungarla, almeno fino a quando Mackenzie non avesse cominciato la scuola.
"Compirà sei anni a maggio e mandarla all'asilo solo per pochi mesi mi sembra brutto, in quanto lei si affezionerebbe ai suoi compagni di classe, che poi, forse, non rivedrebbe più."
Quelle erano idee che si erano formate nella sua mente dal momento nel quale aveva ricevuto la telefonata dal Tribunale dei Minori, che le aveva fatto capire di dover cominciare a pensare seriamente al futuro delle piccole.
"Anche questa mi sembra una saggia decisione" disse il giudice sorridendo ancora. "Dal punto di vista economico immagino lei se lo possa permettere."
"Sì, altrimenti non avrei fatto questa scelta."
Lui sapeva che Demi era una cantante, quindi non le fece ulteriori domande a riguardo.
"Come sono i rapporti tra le sue figlie e la sua famiglia?" chiese invece.
"La mia famiglia adora Mackenzie e Hope!"
Il Giudice fece qualche domanda anche a Eddie, Dianna, Dallas e Madison in proposito e tutti dissero di volere alle bambine un bene immenso. Madison raccontò che adorava giocare con loro e farle divertire. Dallas disse che le piaceva molto fare la zia e Eddie e Dianna affermarono che erano felicissimi di essere nonni.
"Signorina Lovato, glielo chiedo anche se lo vedo già dai suoi occhi e da ciò che mi ha raccontato: è felice di aver adottato?"
"Sì, è la cosa più bella che io abbia fatto nella mia vita!" esclamò la ragazza, parlando sinceramente.
La carriera, i concerti, la sua passione per il canto non erano niente in confronto alla felicità di essere mamma.
"Ora le farò due domande che pongo sempre agli adottanti" riprese il Giudice. "Lei è consapevole che, come madre, ha l'obbligo di far crescere le sue bambine in un ambiente sicuro, di amarle, di dare loro cibo, vestiti e un'istruzione?"
"Sì, lo sono."
"Conoscendo i suoi doveri, vuole adottare Mackenzie e Hope?"
"Sì, lo voglio!"
Il Giudice le mostrò un foglio.
"Questo è il certificato di adozione, grazie al quale le sue figlie acquisiranno il suo cognome. Ora io lo firmerò. Grazie a questo atto lei avrà la custodia permanente, legale e irrevocabile, di Mackenzie e Hope. Inoltre le farò firmare il loro nuovo certificato di nascita. Firmandolo, lei sarà quindi riconosciuta come la loro madre di fronte alla legge."
Il Giudice firmò il certificato di adozione e poi lo passò alla ragazza, che fece lo stesso. Subito dopo, fece firmare a Demi i certificati di nascita delle bambine.
"Questi li terremo noi in tribunale e gliene  darò subito una copia da portare a casa e conservare assieme agli altri documenti per l'adozione" le spiegò l'uomo, indicando le varie carte.
Le fece una copia dei documenti e poi esclamò sorridendo:
"Congratulazioni!"
"Grazie, Signor Giudice!"
La ragazza era raggiante e anche Mackenzie era felice: da ora in poi Demi sarebbe stata, veramente e per sempre, la sua mamma.
Per tutti quello fu un momento meraviglioso. Si sentivano uniti più che mai ed erano ancora più felici di quanto lo erano stati nei mesi precedenti.
Quando uscirono dal tribunale per un po' nessuno parlò. Tutti erano immersi nei loro pensieri, godendosi quella serenità che riempiva i loro cuori. Dopo un po' si strinsero in un abbraccio e cominciarono a saltare e a ballare, non facendo caso alla gente che li guardava senza capire. Anche Selena li raggiunse, abbracciò Mackenzie, Hope, Demi e Andrew e si unì a quella festa, fatta di gioia e di grida.
"Evvivaaaaaaaaa!" urlavano tutti, mentre Mackenzie alzava le braccia in alto per dimostrare la sua felicità.
Descrivere i sorrisi che spledndevano sui volti diquelle persone, illuminandoli di una luce diversa, è impossibile.
Dopo un po' Eddie chiese:
"Vi va se ci troviamo stasera in un ristorante a mangiare una pizza?"
Tutti accettarono e Demi disse che avrebbe prenotato lei un tavolo e offerto la cena.
La giornata passò tranquillamente per Demetria e le bambine, tra giochi e divertimento, mentre Andrew dovette tornare nello studio legale a lavorare.
La sera si trovarono tutti in un ristorante in centro città, che era sempre pieno di gente. Quando aveva prenotato, però, Demi aveva chiesto che riservassero un tavolo in un luogo tranquillo, così i proprietari del locale trovarono loro una saletta appartata, lontano dalla confusione. Demi invitò anche Joe e nick. In fondo, anche loro le erano stati vicini, sebbene meno di
Selena.
La serata fu divertente: Eddie raccontò alcune barzellette e poi come aveva conosciuto Dianna. Alla fine, Madison disse:
"Questa è una storia che credo di aver già sentito una volta."
Demi, allora, commentò:
"Solo una? Beata te!"
Tutti risero.
Anche Andrew sembrava sereno quella sera. Forse non era allegro e sicuramente non felice, ma sereno sì e Demi ne era contenta. Almeno, per qualche ora, il su douore si
acquietò.
Dopo la cena, Demi invitò Andrew a casa sua e lui accettò, dicendole però di non potersi trattenere molto. Durante il tragitto le bambine si addormentarono, così quando Demi arrivò a casa le mise a letto, aiutata dal fidanzato. I due, poi, tornarono in salotto.
La ragazza gli offrì un caffè e parlarono del più e del meno per un'altra mezzoretta, poi, anche se a malincuore, Andrew si alzò e disse:
"Ora vado, Demi. Sono stanco e domani devo lavorare."
"Sì, certo, immagino."
"Oggi è stato bellissimo, comunque; e la finalizzazione dell'adozione è stata molto toccante."
"Sì, è vero. Non avrei mai pensato che mi sarei sentita così."
"Come?"
"Al settimo cielo; insomma, ho un fidanzato fantastico e ho adottato le mie bambine. Cosa posso volere di più dalla vita?"
"Hai detto che sono fantastico?" le chiese, accarezzandole il collo.
"Sì, lo sei, amore mio!" esclamò la ragazza, con sentimento. "Grazie per esserci stato, oggi. So che era ovvio perché mi hai fatto da avvocato, ma in ogni caso per me è stato importante averti accanto e credo che per le bambine valga lo stesso."
"Anch'io sono stato molto felice, è sempre bello vedere nuove famiglie che finalmente possono stare unite per sempre" disse Andrew sorridendo.
Demi lo accompagnò alla porta, poi i due si salutarono con un bacio e un abbraccio ed Andrew
uscì.
Quella sera, mentre si addormentava, Demi pensò che non avrebbe mai dimenticato quella giornata così piena di emozioni forti e, con le mani giunte, pregò perché quella successiva sarebbe stata altrettanto felice.
 
 
 
NOTA:
non dimenticate il personaggio di Catherine. In futuro tornerà e, anche se non sarà uno dei protagonisti, avrà una sua importanza.
   
 
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