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Autore: reila_guren    06/12/2016    5 recensioni
-Alexander.-
Alec si voltò mugugnando con voce impastata dal sonno.
-Magnus, che succede?-
-Credo di stare per morire.-
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Magnus Bane non era mai importato molto eseguire lavori disgustosi per i suoi clienti, a patto che lo pagassero bene. Era sempre stato un uomo amante del lusso, gli piaceva avere ogni comodità che i vari secoli avevano da offrire, gli piaceva avere i vestiti più alla moda e le case più lussuose, e gli piaceva concedersi lunghe vacanze in posti esotici. Per questo esigeva lauti compensi per i suoi servizi e non era troppo schizzinoso nei lavori che accettava, ed era per questo che ora si stava accingendo a portare a termine un compito che non lo entusiasmava per niente. Quella mattina si era svegliato tardi come al solito e, dopo aver constatato che Alec era già uscito per andare all'istituto, aveva dato da mangiare a Chairman Meow. Il gatto aveva da poco deciso che il suo palato era troppo raffinato per le crocchette, a cui ora rivolgeva sguardi di schizzinosa superiorità da critico gastronomico, e mangiava solo salmone fresco appena scottato in padella dallo stregone in persona. Dopo aver preparato la colazione al Presidente, che per tutto il tempo lo aveva osservato con sguardo critico, si era dedicato alla sua persona. 
I suoi rituali di bellezza mattutina seguivano una precisa routine: per prima cosa esercizi facciali davanti allo specchio per prevenire le rughe. È vero che lui non invecchiava, ma era sempre meglio essere previdenti. Agli esercizi facciali seguiva un lungo bagno rilassante con i sali, il bagnoschiuma al sandalo e le bombe da bagno di cui si riforniva settimanalmente da Lush, in modi più o meno legali. Fatto ciò proseguiva la sua routine di bellezza applicando della crema idratante sul viso. Come ripeteva a chiunque fosse disposto ad ascoltarlo, il segreto per apparire sempre al meglio era avere una pelle ben idratata. In realtà lo ripeteva quotidianamente anche ad Alec che non era minimamente interessato. Per ultima cosa si truccava e si sistemava i capelli ed era finalmente pronto ad affrontare la giornata con dignità. Fatte tutte queste cose, Magnus aveva consultato la sua agenda trovando come primo punto: "Evocare demone per Riccioli d'oro".
Una settimana prima aveva incontrato un cliente, un ricco mondano la cui circonferenza di girovita ricordava in modo allarmante quella della mongolfiera con la quale aveva fatto scappare la regina Maria Antonietta. Insieme a lui c'era la figlioletta di circa sette anni, una graziosa bambina con boccoli dorati e un vestitino rosa tutto balze. A Magnus bastò rivolgerle appena uno sguardo per capire che era viziata fino alla nausea. La richiesta del suo cliente era stata la seguente: "Vede, signor Bane, la mia piccola Baubette compie gli anni la settimana prossima e vorrebbe un demone alla sua festa. Per sorprendere gli amichetti, sa."
Magnus fissò Riccioli d'oro confuso. Non era certo ciò che si sarebbe aspettato da una bambina.
-Non preferiresti un unicorno? Potrei procurarti un bell'unicorno per la tua festa di compleanno.- Provò a proporre titubante.
-Gli unicorni sono stupidi!- Ribatté acida Riccioli d'oro e Magnus si ritrasse appena, preoccupato che decidesse di tirargli un calcio nelle ginocchia con le sue costose scarpette di vernice. 
La regola numero uno negli affari era soddisfare sempre il cliente, per quanto strana potesse sembrare una richiesta, poi gli unicorni tendevano a guardarlo con un vago disgusto, forse a causa di tutta quella faccenda della purezza, quindi la bambina avrebbe avuto il suo demone da sfoggiare durante il taglio della torta. Questo e il fatto che il padre gli avrebbe dato una cifra che sarebbe stata sufficiente per comprarsi la riammissione in Perù, se avesse voluto. 
-Va bene, zuccherino, tra una settimana l'illustre e magnifico sottoscritto ti farà avere un demone pronto da scartare.-
Ecco perché ora si trovava al centro del suo salotto, davanti ad un pentacolo che aveva tracciato sul pavimento, pronto ad evocare una sua vecchia conoscenza.
-Iamtibi impero et praecipio, maligne spiritus!- Esclamò con voce forte e decisa -Io ti invoco, per il potere della campana, del libro e della candela. Io ti invoco dal vuoto etereo, dalle profondità più cupe. Io invoco te, Elyaas che nuoti nei mari di mezzanotte delle anime che eternamente affogano, Elyaas che stai in agguato nelle ombre attorno a Pandemonium, Elyaas che si bagna nelle lacrime e gioca con le ossa dei marinai perduti.-
Dal centro del pentacolo iniziò a salire del fumo. Sembrava il vapore delle saune ma puzzava di uovo marcio. In mezzo a tutto quel fumo maleodorante riuscì a scorgere la sagoma tentacolosa del demone. Sguazzava già nella sua bava verdastra.
-Ciao- Disse allegramente il demone. 
-Sbavi più dell'altra volta.- Commentò Magnus guardando con disgusto il suo pavimento coperto di bava infernale.
-È perché ho un po' di influenza.- Si lamentò il demone. 
Magnus non aveva mai sentito di demoni con l'influenza, ma in effetti Elyaas sembrava avere il naso un po' chiuso. Ma dopotutto nemmeno lo aveva il naso, quindi era difficile da capire.
-Sei invitato ad una festa di compleanno, per questo ti ho invocato.- Gli spiegò. 
Elyaas grondava bava e muco, ormai aveva creato un piccolo lago artificiale sotto i suoi tentacoli, ma lui sembrava trovarcisi perfettamente a suo agio.
-Che figo! Non vado ad una festa di compleanno da secoli. Devo portare un regalo? Potrei comprare la videocassetta di Grease, so che va di moda ultimamente.-
-Quella era la fine degli anni settanta.- 
-Oh... Sono un po' confuso, sai, l'influenza...- e come a voler ribadire il concetto fece quello che doveva essere uno starnuto: si contorse e schizzò bava dal buco che aveva al centro della faccia, dritto dritto in faccia a Magnus. 
Magnus si impietrì. La bava gli colava come melma maleodorante dalla faccia sporcandogli la maglia e cadendo in grosse gocce a terra. Credeva di non essersi mai sentito tanto disgustato in vita sua come in quel momento, nemmeno quella volta in Perù che... no, non era questo il momento di rivangare i ricordi. 
-Oh scusa, amico, dimentico sempre di mettere il tentacolo davanti alla bocca.-
Magnus si tolse la bava dagli occhi con una mano e pensò ai soldi che aveva guadagnato per farsi coraggio. 
-Vattene subito da casa mia.- Disse agitando la mano per togliere la bava e finendo per schizzare il divano.
-Ma non mi hai ancora...-
-Via!- Magnus schioccò le dita e mandò il demone a casa della festeggiata. Si augurò che Baubette apprezzasse il suo demone di compleanno e si infilò sotto la doccia con l'intenzione di restarci per le prossime sei ore.

Si svegliò che era notte fonda. La stanza era completamente buia ma avvertiva Alec che dormiva accanto a lui e il Presidente acciambellato sul suo cuscino. Si sentiva la gola così secca che al confronto il Sahara soffriva solo di una leggera siccità, e gli sembrava che qualcuno avesse scambiato la sua testa per un puntaspilli. Era avvolto nelle coperte come un burrito umano, ma nonostante questo tremava di freddo. Si avvicinò ad Alec sperando di scaldarsi un po', ma fu inutile. Si sentiva male e debole quasi quanto quella volta che era stato tenuto prigioniero nella dimensione demoniaca di suo padre. 
-Alexander- mormorò con un filo di voce. La gola gli faceva male come se il Presidente l'avesse usata per farsi le unghie. -Alexander-
Alec si voltò mugugnando con voce impastata dal sonno. 
-Magnus, che succede?-
-Credo di stare per morire.- 
Il tono tragico dello stregone allarmò Alec, che si tirò su velocemente e accese la luce. L'improvviso movimento fece entrare dell'aria fredda nel nido di coperte che Magnus si era creato. Lo stregone rabbrividì e si rannicchiò su se stesso.
-Ti senti male?- Chiese Alec guardando preoccupato ciò che del suo ragazzo spuntava dalle coperte. 
-Mi sento morire- Rispose tragicamente lui -Non sono mai morto, ma sento che è così, è giunta la mia ora.-
-Tu non hai un'ora che deve giungere, Magnus, sei immortale. Spiegami cosa ti senti.-
Magnus tirò fuori la testa da sotto le coperte e tirò su col naso. Chairman Meow guardava incuriosito il bizzarro comportamento del suo padrone.
-Mi fa male tutto. E ho freddo e la gola secca.- 
-Non credo che morirai per questo.- Commentò Alec, ma era preoccupato. Non aveva mai visto il suo ragazzo in quello stato e poteva essere qualcosa di serio.
-Invece sì, Alexander. Mi dispiace tanto che sia finita così, promettimi che sarai forte.- Le parole di Magnus sarebbero potute essere toccanti se non fossero state pronunciate con voce nasale.
Alec alzò gli occhi al cielo e gli toccò la fronte. Scottava come lava ed era appiccicosa di sudore.
-Magnus, credo che tu abbia la febbre, e anche molto alta.- Disse preoccupato. Non credeva possibile che gli stregoni potessero ammalarsi, ma a quanto pare si sbagliava. 
Magnus rabbrividì sotto la mano fredda di Alec. Sembrava che gli avessero messo un pezzo di ghiaccio sulla fronte. 
-Non posso avere la febbre, sono uno stregone, a noi non viene la febbre. Sto morendo, Alexander. Vedo la luce, è così brillante.- Magnus si coprì gli occhi con la mano.
-È il lampadario, Magnus.-
Magnus aprì un occhio e vide che sì, la luce che aveva scambiato per le porte del paradiso era in realtà il suo lampadario settecentesco. 
-Vedi? Sto talmente male che non riconosco più nemmeno l'arredamento di casa mia.- Schioccò le dita e fece comparire un pacchetto di fazzoletti con cui si soffiò rumorosamente il naso. Anche solo compiere quella piccola magia l'aveva lasciato esausto. 
Magnus odiava che Alec lo vedesse così, non si era visto allo specchio ma era sicuro di avere un aspetto orribile. Aveva il naso chiuso, quindi faceva fatica a respirare, inoltre gli bruciavano gli occhi e aveva sempre più freddo. Si raggomitolò ancora di più in se stesso e pregò che la fine arrivasse presto.
-Alexander, promettimi che quando non ci sarò più ti prenderai cura del Presidente. Te lo affido, lo amo come un figlio e mi fido solo di te. Ricordati che mangia solo salmone appena pescato, adesso.- Gli si spezzava il cuore al pensiero di lasciare Alec e il Presidente, ma evidentemente la sua ora era arrivata e poteva solo rassegnarsi. 
-Non stai morendo, Magnus.- Rispose esasperato lo shadowhunter. Magnus lo ignorò. 
-Alexander, tesoro, mi passi il telefono? Devo chiamare Catarina e Ragnor e informarli che sto per esalare l'ultimo respiro. Sono i miei migliori amici, glielo devo.- Il suo tono di voce aveva ormai raggiunto una tale tragicità da rasentare il ridicolo. 
-Non stai morendo, Magnus- Ripeté Alec per l'ennesima volta, -ma in effetti chiamare Catarina mi sembra una buona idea, lei potrà sicuramente aiutarti.- Gli passò il telefono e rimase a guardare lo stregone che chiamava i suoi amici. 
Magnus li chiamò entrambi contemporaneamente. Poteva non avere il tempo necessario a fare due chiamate separate, sentiva già le forze venirgli meno. 
-Catarina, Ragnor...- Il suo tono era quello di un condannato alla pena capitale. Perfino Chairman Meow era preoccupato e ora toccava la guancia del suo padrone con la zampetta. -Sto morendo.-
Alec scosse la testa e sospirò, Catarina e Ragnor si allarmarono e iniziarono a parlare contemporaneamente. 
-Sei ferito, Magnus?-
-Sei stato aggredito da un demone?-
-Resisti, veniamo a salvarti!-
-Non sono stato aggredito- Rispose Magnus, tirando drammaticamente su col naso. -In effetti non so di che morte sto morendo, ma ormai manca poco. Tra l'altro, morire è disgustoso, sapete? Mi sento tutto appiccicoso.-
Catarina e Ragnor ammutolirono.
-Magnus, Alec è lì con te?- Chiese Catarina.
-Sì, Alexander è al mio capezzale. È un fidanzato così premuroso anche nei miei ultimi istanti di vita, prendetevi cura di lui, per favore.- 
-Passamelo.- Tagliò corto lei.
Magnus diede il telefono ad Alec e si voltò dall'altra parte, prendendosi la testa tra le mani. Il dolore era aumentato. 
-Pronto?-
-Alec, sono Catarina. Spiegami cos'ha Magnus.-
-Probabilmente si è rotto un'unghia.- Disse Ragnor piuttosto seccato.
-Ehm non ne sono sicuro, ma credo che abbia la febbre. È bollente, trema, ha il naso chiuso...-
-Si sente morire...- Aggiunse il moribondo stringendo il gatto in cerca di conforto.
Alec lo ignorò, -Sembrerebbe quasi influenza, ma non ho mai sentito di stregoni che abbiano preso una malattia mondana.-
-Nemmeno io, in effetti- rispose Catarina pensierosa, -tienilo al caldo, io e Ragnor arriviamo subito.-
-Perché devo venire anche io?- Chiese lo stregone senza nemmeno cercare di nascondere il suo disappunto -Al momento sono in Cina a guardare una fantastica parata.-
-Nel caso stesse davvero morendo.- Rispose Catarina e Magnus pigolò disperato. Non voleva morire, voleva passare ancora molti anni con Alec e il Presidente. 
-Scherzavo, scherzavo!- Esclamò lei ridacchiando prima di chiudere la chiamata. 
-Vengono a darmi l'ultimo saluto?- Chiese Magnus.
Alec sorrise e gli rimboccò le coperte prima di avvolgerlo con le braccia. -Vengono a vedere come stai.-
Magnus si girò tra le braccia del ragazzo e nascose il viso nel suo petto.
-Hai il naso congelato.- Disse Alec accarezzandogli i capelli. Non era abituato a vedere lo stregone così vulnerabile, gli faceva tenerezza, e il suo atteggiamento melodrammatico era quasi adorabile. 
-Sono tutto congelato. Almeno il mio cadavere si manterrà bello e intatto grazie al congelamento e magari sarò esposto in un museo. Passami carta e penna, per favore, voglio scrivere le mie ultime volontà.-
-Mi occuperò personalmente di spedire la tua salma in Perù.- La voce profonda di Ragnor annunciò l'arrivo dei due stregoni. Dietro di loro brillavano ancora due portali. -Potranno usarla come meglio credono e così avrai in parte ripagato tutti i danni che hai fatto al loro paese.-
Alec non aveva mai conosciuto Ragnor. Aveva avuto modo di incontrare Catarina diverse volte, ma lo stregone l'aveva sempre solo sentito nominare da Magnus. Era... verde. 
-Alexander, Catarina, non lasciate che questo qui si avvicini alle mie spoglie.- Borbottò implorante, cercando di affondare ancora di più nel petto di Alec.
-Quindi tu sei il famoso ragazzo Shadowhunter.- Commentò Ragnor -Raphael mi ha parlato di te.-
Alec preferì non indagare sui motivi che aveva Raphael di parlare in giro di lui, quindi si limitò ad allungare la mano verso lo stregone, che gliela strinse. 
-Magnus, capisco che tu voglia... fonderti con Alexander,- Disse Catarina guardando Magnus che era avvinghiato con decisione al ragazzo come una piovra -ma se fossi così gentile da lasciarlo andare potrei visitarti.-
Alec la ringraziò mentalmente. Iniziava a mancargli l'aria e si sentiva un tantino in imbarazzo. Magnus sciolse le braccia e le gambe dal corpo di Alec e si spostò un po' e il ragazzo scese dal letto, ringraziando il fatto di indossare i pantaloni del pigiama. 
Catarina appoggiò la mano sulla fronte di Magnus e sentenziò -Hai la febbre.- 
-Forse è peste- si lamentò lui -Io c'ero durante quell'epidemia di peste, riconosco i sintomi. Dio, mi riempirò di pustole e sarò disgustoso, nessun museo vorrà mai espormi.-
-Non è peste, Magnus, la peste è stata debellata.- Rispose Catarina e tirò indietro le coperte. Magnus rabbrividì violentemente. 
-Catarina, non voglio morire di freddo!- 
-Dio, quanto sei noioso.- Commentò Ragnor che aveva iniziato a girare per la stanza curiosando in giro. Osservava con aria disgustata la vestaglia con i pappagalli che Magnus aveva abbandonato sulla sedia.
-Fate silenzio per favore, devo concentrarmi.- 
Alec provò pena per Catarina, che da secoli sopportava i battibecchi dei due stregoni. 
La donna mise le mani sul petto di Magnus, dalla punta delle dita si sprigionava una luce azzurrina. Le fece scorrere lungo tutto il corpo annuendo di tanto in tanto. 
-Magnus, che cosa hai fatto ieri?- Chiese una volta finita la sua ispezione.
Magnus si tirò di nuovo le coperte fino al mento e rifletté. -Le solite cose, ho fatto shopping, sono andato a mangiare da Taki, ho evocato un demone per un cliente, ho preparato una pozione...-
-Hai evocato un demone?- Lo interruppe Catarina -È successo qualcosa durante l'evocazione?-
Magnus ci pensò su poi scosse la testa. -No, sbavava come al solito, anzi un po' di più perché aveva l'influenza... ah e mi ha starnutito in faccia! È stato terribile, ci ho messo ore a togliere tutta quella bava dai capelli.-
-Ecco spiegato tutto. Si tratta di influenza demoniaca e il demone te l'ha attaccata.- 
Tutti i presenti nella stanza, Chairman Meow compreso, si fissarono. Magnus per un momento dimenticò addirittura di essere in punto di morte e Ragnor smise di curiosare.
-Il demone mi ha...-
-Attaccato l'influenza, sì.- Annuì Catarina -In realtà è piuttosto insolito, ma tu sei per metà demone, Magnus, quindi non è impossibile. E proprio perché sei solo in parte demone il tuo sistema immunitario è solo in parte in grado di respingere questo virus, per questo stai così male. Hai una brutta, brutta influenza demoniaca.- 
-Sono sopravvissuto all'Inquisizione, alla peste, al regno di mio padre, alla moda degli anni ottanta... e verrò ucciso dall'influenza.- Magnus tirò su col naso e rimase immobile a fissare il soffitto, in attesa della morte. 
-L'influenza demoniaca non è letale, Magnus.- Gli rassicurò Catarina -Ti preparo un po' di pozioni che dovrai prendere e in un paio di giorni sarai di nuovo in forma.- Andò in cucina e venne subito seguita da Ragnor che voleva "evitare di continuare a respirare aria infetta".
Una volta rimasti soli Alec tornò accanto a Magnus, che gli si avvinghiò di nuovo addosso e Chairman Meow si acciambellò dietro alla schiena del suo padrone.
-Sei più tranquillo adesso?- Chiese Alec e prese ad accarezzargli la schiena. Magnus annuì e chiuse gli occhi. -Ho ancora freddo e mi fa male tutto, però. Non mi piace essere malato.-
Alec sorrise intenerito. Il Sommo Stregone di Brooklyn che non aveva paura di affrontare demoni, mostri e la ressa dei saldi, stava soccombendo a causa dell'influenza. 
-Sai, quando vivevo ancora all'istituto e Izzy o Max stavano male, io preparavo loro la cioccolata calda. Era una specie di rito tra noi. A volte la facevo anche per Jace, ma raramente lui si ammalava. Direi che è ora che anche tu diventi parte di questo rito.-
-Sono davvero così importante per te da meritare di essere incluso nel rito della cioccolata della malattia?- Magnus era commosso e forse iniziava a delirare a causa della febbre. 
-Sei così importante che ti farò una cioccolata doppia.- Rispose Alec. Gli sfiorò la fronte con le labbra e lo attirò maggiormente a sé. 
Magnus si era ormai addormentato quando Catarina entrò in camera annunciando di aver finito.
-Ti ho lasciato tutto in cucina.- Disse a voce bassa per non svegliare il malato -Ti ho scritto le indicazioni su un foglio, quindi non dovresti avere problemi, ma se hai bisogno chiamami pure. Assicurati che beva molto.-
Alec la ringraziò più volte e quando se ne fu andata sentì le palpebre farsi pesanti. Senza nemmeno accorgersene scivolò nel sonno.

Le pozioni che Catarina aveva lasciato erano disgustose. Alec non voleva sapere cosa avesse usato per farle, ma puzzavano di uovo marcio e cipolla con un vago retrogusto di cavoletti di Bruxelles ed era certo che farle prendere a Magnus sarebbe stato più difficile di quanto fosse stato sconfiggere Valentine. Se c'era una cosa che Alec aveva imparato da questa esperienza era che, per certi versi, Magnus era molto simile ad un bambino di circa cinque anni. Versò il maleodorante contenuto della prima provetta nel bicchiere e andò in salotto. 
Magnus era sul divano in quella che lui aveva denominato "la tenuta del malato negli ultimi istanti di vita". Anche se Catarina gli aveva assicurato che non era un malato terminale, lui continuava a comportarsi come se lo fosse. Indossava un pesante pigiama di flanella viola con su un unicorno che attraversava un arcobaleno. I pantaloni erano infilati dentro a spesse calze antiscivolo ricoperte di lustrini e per concludere lo stregone si era drappeggiato addosso una coperta di pile leopardata che si era tirato sopra alla testa. Era intento a sorseggiare del tè bollente accanto a Chairman Meow mentre guardava Project Runway quando Alec gli portò la medicina. 
-Cos'è questa puzza?- Chise Magnus storcendo il naso -La sento anche con il naso chiuso. C'è una fuga di gas?-
-No, è la pozione che ha lasciato Catarina, devi berla.- Rispose Alec porgendogli il bicchiere. 
Magnus si ritrasse con una smorfia disgustata. -Non ci penso nemmeno a bere quella cosa.-
-Devi farlo, Magnus.- Sospirò lo Shadowhunter.
-Non lo farò, piuttosto la morte.-
-Vuoi davvero morire e lasciare me e il Presidente tutti soli? Credevo che il tuo amore nei nostri confronti fosse più forte.- Disse Alec con finta indignazione e Chairman Meow si voltò dando le spalle a Magnus. Alec non sapeva dire se anche la sua indignazione fosse una recita.
Magnus prese titubante il bicchiere e annusò il contenuto facendo una smorfia. -Puzza come i calzini di Ragnor dopo quella mattinata passata a camminare nella foresta del Perù nel 1698-
-Tappati il naso e bevi. Se lo fai, dopo ti renderò parte del rito della cioccolata calda come promesso.- Con Magnus bisognava usare il ricatto, come con i bambini. 
-E mi farai le coccole?- Chiese lo stregone speranzoso. 
-Tutte quelle che vuoi.- 
Magnus sorrise soddisfatto, si tappò il naso con le dita e bevve. Venne scosso da un brivido e strizzò gli occhi quasi sul punto di vomitare. 
-Il sapore è addirittura peggio dell'odore. È peggio della cucina di Isabelle.- Commentò Magnus lacrimando.
-Addirittura?- Chiese Alec incredulo. La cucina di Isabelle sarebbe dovuta essere dichiarata arma di distruzione di massa.
Lo stregone annuì e gli si rannicchiò contro. -Adesso fammi la cioccolata che mi hai promesso, me la merito.- Si staccò e si trascinò barcollante in cucina. Le calze antiscivolo avevano iniziato a scendere e con la coperta leopardata attorno alle spalle, Magnus sembrava un novello Dioniso un po' sciupato. Si sedette al tavolo e rimase a guardare Alec che preparava la cioccolata, soffiandosi il naso rumorosamente ad intervalli regolari. 
-Quindi tu prepari la cioccolata calda a tutti quelli che stanno male?- Chiese lo stregone giocherellando con l'orlo della sua coperta di pile. Chairman Meow era saltato sulle sue ginocchia e faceva le fusa beato.
-Solo alle persone a cui tengo.- Rispose Alec sorridendo e mettendo sul fuoco il pentolino. 
-E a te chi la fa la cioccolata?-
Alec smise di mescolare e aggrottò le sopracciglia. -Nessuno. Izzy è meglio che stia lontana dai fornelli, Jace te lo immagini a fare la cioccolata? E Max... beh lui era troppo piccolo per...- Il suo sguardo si incupì come ogni volta che ripensava al fratellino. Non aveva mai davvero superato la sua morte e ancora non riusciva a liberarsi del tutto del senso di colpa per non essere stato presente durante l'aggressione di Sebastian. Magnus ricordava bene quel periodo. Alec aveva cercato di essere forte per tutti, per i suoi genitori, per la sorella, addirittura per Jace che era stato molto legato al bambino. Aveva soffocato il suo dolore durante il giorno, dando modo agli altri di esternare il proprio, poi di notte, quando nessuno lo vedeva, si concedeva di piangere il fratellino morto. Era stato in quel periodo che aveva iniziato a dormire tutte le notti con Magnus, in cerca di conforto. 
Magnus si alzò e strisciando i piedi si avvicinò a lui e gli sfiorò la guancia con le labbra. -Vorrà dire che te la preparerò io d'ora in poi.-

Il pomeriggio trascorse in modo molto tranquillo. Magnus aveva preso la sua seconda dose di medicina senza fare troppi capricci e aveva sonnecchiato sul divano guardando repliche di Desperate Housewives tra un riposino e l'altro. Ora si sentiva meglio ed era impegnato a controllare il suo cellulare. -Riccioli d'oro dice che la sua festa di compleanno è stata un successo. Lei e Elyaas hanno fatto amicizia e si sono anche scambiati i contatti Facebook. Che poi mi domando perché una mocciosa di sette anni abbia Facebook. Voglio dire, cosa posta, foto dei my little pony?-
-Chi è Elyaas?- Domandò Alec sporgendosi per guardare il cellulare al di sopra della spalla dell'altro.
-Il demone che mi ha attaccato l'influenza.-
-I demoni hanno Facebook?-
-Sei solo tu a non averlo, Alexander.- 
Alec borbottò qualcosa sui danni causati dall'essere schiavi della tecnologia. 
-Pensavo di creare una fan page, sai?- Disse Magnus pensieroso -Una pagina dedicata a te in cui postare tutte le tue foto sexy, così la gente avrà ancora più motivo di invidiarmi.-
Alec farfugliò qualcosa di incomprensibile e il suo viso si tinse di color ciliegia.
Magnus ridacchiò e posò il cellulare, poi strinse la vita di Alec con le braccia. -Grazie per come ti prendi cura di me. Non riesco nemmeno a ricordare quando è stata l'ultima volta che qualcuno si è occupato di me in questo modo.- C'era stata Catarina, certo, ma le cure e le premure di un amante erano diverse da quelle di un amico.
Alec gli diede un leggero bacio sulle labbra e gli strinse le spalle con il braccio. Non aveva bisogno di aggiungere altro. C'erano così tanti modi di dire ti amo anche senza dire niente. Preparare una cioccolata calda, costringere qualcuno a prendere una medicina disgustosa... bastava prestare attenzione per cogliere quel ti amo silenzioso celato tra i gesti dell'altro.
  
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