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Autore: ImperioMagicum    08/12/2016    1 recensioni
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Appunto: Vi ringrazio per l'attenzione , sono appena arrivato su EFP e questa è la mia prima storia. Vi ringrazio del tempo che avete dedicato a leggere la trama , spero vogliate continuare leggendo il prologo.
Genere: Avventura, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Cap 16:

La notte del matrimonio

Cavalcavano ormai da molte ore tutti e tre su un solo destriero, quando scorsero delle ombre di alberi. La città di Spem e Beata confinava a sud-est con una grande distesa di rocce e sabbie, un deserto aspro ed inospitale per uomini ed animali, ma intervallato da piccole oasi e risorgive di acque fresche e potabili. Come un fiore è in grado di crescere sulla spaccatura di una pietra e dimostrare la presenza di vita, quelle piccole zone dove il Creato resisteva alla Distruzione, dove la Morte non riusciva ad inaridire il terreno, dove vi era speranza. In questi luoghi, avvolti da una strana magia, non vi erano solo fiori o ciuffi d'erba, ma anche alberi e arbusti che difendevano dal sole cocente del giorno. Tuttavia quella notte non vi sarebbe stato bisogno del loro servizio, perché era appunto notte. 

Il discepolo li porto fino a quel piccolo paradiso, li fece scendere e gli disse di nascondersi in quel luogo finché non li avrebbero riportati indietro. Vi era acqua potabile, come già detto, frutti, ombra ed avrebbero potuto attendere molte settimane che la città si tranquillizzasse, sperando in una caduta del re ed un avvento dei Discepoli. L'uomo li salutò e galoppò via, sparendo nella notte.

Spem accese un fuoco e Beata raccolse delle foglie per fare dei giacigli. Erano molto stanchi: la paura di non rivedersi, il matrimonio, la rivolta, la fuga... Tutte quelle cose erano accadute in poche ore. Si sedettero vicino alle fiamme per scaldarsi. La luce della luna e del fuoco illuminavano i visi di Spem e Beata con una strana mescolanza di tonalità fredde e calde. Le loro palpebre erano pesanti e lasciavano trasparire la sonnolenza comune. Si guardarono negli occhi dopo tanto tempo. Il viaggio al galoppo era stato pesante ed era durato almeno quattro ore. Sul cavallo vi era poco spazio, sopratutto a causa degli abiti da cerimonia che indossavano. Spem, che si era seduto in fondo, vicino alle gambe posteriori del cavallo, aveva rischiato di cadere quando erano partiti, ma Beata lo aveva preso per il braccio in tempo, lo aveva riportato in groppa e gli aveva detto di aggrapparsi a lei. Beata era al centro e si era tenuta ben salda alla sella per non far cadere se stessa ed il suo amico.

Era tanto che si volevano parlare, ma ora non sapevano cosa dire esattamente. Entrambi avevano sofferto la lontananza dell'altro per tutti quei giorni. < Eri bella su quell'altare... > disse all'improvviso Spem < ...Ma mi facevi paura. > La prese per un braccio e la avvicinò a se. Lei non fece resistenza e finì sulle sue gambe. < Noi siamo sempre stati uniti in tutto: non abbiamo genitori, non abbiamo famiglia, abbiamo avuto solo padroni che, per quanto con noi siano stati gentili e generosi, non possono essere più che padroni. > continuò lei < Sei sempre stato l'unico bambino con cui volessi giocare da piccola, l'unico a cui dire come stavo, l'unico da cui mi facevo consolare... > < ...e te l'unica bambina che vedessi veramente bella, che capisse le mie parole sulla libertà, sulle mie speranze in un mondo migliore anche per noi servi. > 

Presero fiato dopo tutte quelle parole in cui avevano sfogato i loro sentimenti. < Ora tutti combattono e si stanno ferendo nella nostra città. Spero che i Discepoli ed Alexis stiano bene. > disse Spem < Non dimenticarti dei cittadini e sopratutto... dei più sfortunati... > rispose Beata < ...La famiglia reale... > < Faccio fatica a non odiarli dopo quello che volevano fare a noi > disse Spem alterato < Dopo averci usati, rapiti, dopo averci voluto dividere... non glielo avrei perdonato se loro avessero completato la cerimonia. > < Ora calmati... ricorda cosa ci ha detto l'Anziano prima di morire “ …Vi sfrutteranno, ma non capiranno cosa fanno...” Loro pensano che noi mentiamo e che lui fosse un pazzo. Vivono della malvagità delle loro azioni, ma Alexis è diverso, lui è la prova che i dominatori possono cambiare... > Spem pensò a tutto il tempo che Alexis e Beata avevano trascorso da soli e provò un misto di paura, rabbia ed odio nei loro confronti. Beata se ne accorse: < Anche noi siamo umani, lo puoi capire da quello che provi ora. Anche noi in un'altra vita avremmo potuto commettere atti malvagi quanto i loro, nessuno è buono o cattivo è un misto. > < “Chi crede che l'uomo sia buono è un illuso, ma chi crede che l'uomo sia malvagio ha smesso di sognare. Nessun dio crea il Male per poterlo processare e schiacciare con punizioni eterne, quello è un dio malvagio, crudele e sadico ; nessun dio crea il Bene per avere un mondo piatto e fine a se stesso, sarebbe solo un riempire il nulla di nulla. Male e Bene sono inutili l'uno senza l'altro.” > recitò Spem ricordando l'Anziano. < Ricordi cosa disse alla fine? > si illuminò Beata < “Esiste la speranza che ti fa continuare a percorrere i sentieri più aspri, esiste la beatitudine per dar conforto a chi ha combattuto ed esisterà un giorno la felicità per chi l'ha voluta raggiungere.”

Vi era un motivo se quelle parole erano state dette, se loro erano stati scelti, se tutto ciò accadeva. < Non possiamo nasconderci, non è il nostro compito. > disse Beata alzandosi in piedi < Dobbiamo tornare in città e fermare le battaglie, è questo il nostro compito. > era ancora vestita da cerimonia ed i bordi dorati dello strascico scintillavano davanti al falò. < Aspetta! > disse Spem < Non sappiamo cosa fare, sarebbe pericoloso, non abbiamo armi... > < Non ci servono armi, solo coraggio. > < Non ho il coraggio di farti correre pericoli... potremmo vivere bene qui ed aspettare con calm.. > < Spem ti prego... > disse lei < Io non voglio rischiare di perderti lo capisci? Non posso rischiare che tu ti faccia male.. oppure che tu muoia... oppure.. e se Alexis si dimostrasse meglio di me?! Io ti... > < Tu cosa..? > chiese lei sorridente. Il sole cominciava a sorgere. < Io non vorrei mai separami da te. > disse lei < Se lo desideri... c'è un modo per legarci insieme in modo indissolubile... > la luce del sole cresceva ma esso non era ancora completamente sorto < “Il bacio sarà, se scambiato prima dell'alba, la prova dell'amore tra le due persone segnate dalla cera.” lo ha detto il sacerdote... il sole non è ancora sorto e la cera che ho sulle mie mani... è abbastanza per entrambi. > 

Entrambi in piedi, l'uno di fronte all'altro, appoggiarono le rispettive fronti l'una all'altra. Si tenevano per le mani ed il calore dei loro corpi era tale da far sciogliere la cera. Il sole sorgeva sorgeva lento ma inesorabile, mancavano pochi secondi perché la sua luce più completa si spargesse sul mondo. Le loro labbra si avvicinarono e si baciarono un attimo prima che il sole sorgesse. < Ti amo > si dissero. Avevano trovato il coraggio di confessare tutto il loro rispettivo affetto.

   
 
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