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Autore: Little_Lotte    10/12/2016    4 recensioni
E' Natale, in casa Wayne, e nell'aria si respira l'odore delle feste e dello zabaione preparato da Alfred, secondo la ricetta segreta di una vecchia zia inglese.
Ma la mente di Bruce è turbata da ben altri pensieri... E da un certo sorriso, che non riesce proprio a dimenticare.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alfred Pennyworth, Batman, Sorpresa
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Prompt:  Sorriso
Genere: Generale, Introspettivo
Numero Parole: 927



 

SORRIDI, BRUCE: E' NATALE


 


Vuoi sapere come mi sono fatto queste cicatrici?

Era indubbiamente quella la sua frase preferita.

La ripeteva di continuo ed ogni volta raccontava una storia diversa, sempre più lontana da quella narrata la volta precedente, forse persino inventata sul momento.

Sarebbe stato sufficiente ascoltare quelle parole, per formulare una diagnosi ben precisa: Paziente affetto da evidente disturbo antisociale di personalità, personalità istrionica con evidenti tratti di narcisismo e atteggiamento manipolatorio.

“Un pazzo”, banalizzavano in molti.

Eppure, Il Joker era molto di più che un semplice malato di mente da rinchiudere in una camicia di forza e far marcire in un ospedale psichiatrico, magari persino gettando via la chiave; lui non era come tutti gli altri, dentro ai suoi occhi brillava una vivace pazzia che raramente era solita affiorare negli sguardi di chi aveva fatto di Arkham la propria casa.

Era quasi lucido, nella sua follia, e sapeva perfettamente tutto ciò che voleva.

Aveva un certo stile, impossibile negarlo: Entrava sempre in scena con charme ed eleganza ed era impossibile non soffermarsi a guardare la sua immagine con occhi pieni di curiosità e meraviglia, un bizzarro misto fra orrore ed ammirazione che solo una figura tanto grottesca e teatrale come la sua era in grado di suscitare.

A molti faceva paura, ma per alcuni era diventato un mito da seguire, un eroe da dover emulare, e per altri, semplicemente, un interessante e bizzarra creatura da conoscere e studiare.

Per tutti, in ogni caso, diveniva semplicemente un'ossessione.

Perché, in fin dei conti, è davvero impossibile lasciar entrare il Joker nella propria vita e permettergli di andare via velocemente, di sottecchi e senza lasciare alcuna traccia.

“Padron Bruce? Padron Bruce, va tutto bene?”

Bruce si ridestò bruscamente dai propri pensieri, sussultando sulla poltrona.

“Alfred, mi hai spaventato.” mormorò il rampollo di casa Wayne, guardando di traverso il proprio maggiordomo “Stai diventando sempre più silenzioso, questo non va bene.”

Alfred sogghignò.

“Mi sto semplicemente adeguando alle sue esigenze.” spiegò “Devo imparare a muovermi con cautela, la mattina, se non voglio rischiare di svegliarla.”

Bruce sorrise sotto i baffi.

“Che cosa c'è, Alfred?” domandò ancora, in tono vagamente distratto.

“Le ho portato dello zabaione appena fatto.” rilanciò il maggiordomo, porgendo lui un bicchiere ricolmo di crema profumata “Ricordo che durante le feste di Natale lo gradiva moltissimo per merenda.”

Bruce soffocò una risata: “Avevo dieci anni, Alfred!”

“Sì, lo so bene.” rilanciò l'altro, evidentemente risentito da quella reazione di sberleffo “Ma certe abitudini, si sa, sono particolarmente dure a morire.”

Bruce sospirò profondamente, con fare malinconico.

“Già... E anche certe persone.” pensò fra sé e sé, afferrando senza troppo entusiasmo il bicchiere di zabaione e dandovi una prima sorsata.

“E' buono.” affermò, per poi rivolgere ad Alfred un ampio sorriso soddisfatto, come quelli che da piccolo seguivano sempre la prima sorsata del primo bicchiere di zabaione della stagione natalizia “E' come quello che bevevo quando ero piccolo.”

“La ricetta è sempre quella di famiglia, non è cambiata di una virgola.” Alfred gongolò compiaciuto “La vecchia zia Ingrid ci sapeva davvero fare in cucina!”

Bruce sorrise nuovamente e poi si voltò a guardare fuori dalla finestra, sospirando profondamente mentre osservava la neve cadere leggera e costante sulle strade di Gotham City.

“A volte fa bene ripensare al passato.” mormorò mesto “Alcune cose rimangono impresse nella nostra mente e nella nostra anima, anche se oramai non ci sono più.”

Alfred fissò confusamente il suo padrone, inarcando un sopracciglio in segno di perplessità.

“Stiamo parlando di persone, Padron Bruce, oppure di criminali?”

“I criminali sono delle persone.” rilanciò prontamente Bruce, senza neppure voltarsi.

“Sa bene a cosa mi riferisco.” la voce di Alfred risuonò bassa e roca, come una nota di biasimo “Non starà mica ripensando a quel folle, non è vero? Adesso che finalmente ci siamo liberati di lui, Gotham City sarà sicuramente un posto più sicuro. Non posso credere che non vi sentiate sollevato dalla cosa!”

“Non sono del tutto certo che sia realmente sparito dalla circolazione.” sbuffò Bruce, mostrandosi quasi irritato dalle parole del suo maggiordomo “E in ogni caso, non sono neanche del tutto sicuro di volerlo.”

Si voltò rapidamente in direzione di Alfred, in cerca di una risposta ad una simile ed inaspettata rivelazione; l'uomo, tuttavia, si limitò a fissarlo in silenzio e con aria enigmatica, un'espressione indecifrabile dalla quale difficilmente sarebbe stato possibile ricavare alcun genere di conforto o spiegazione.

Un ennesimo sospirò si levò dalla gola del giovane Wayne.

“Non so che pensare, Alfred.” bisbigliò cupamente “Forse sto solamente impazzendo.”

“O forse ha solamente bisogno di mangiare qualcosa.” gli rispose Alfred, in tono paterno e garbato “Vado a preparare il menù per questa sera; preferisce carne o pesce?”

Bruce non rispose.

“Benissimo, ci penserò io.”

Si allontanò senza aggiungere altro e lasciò che il giovane Wayne facesse ritorno, suo malgrado, ai propri pensieri. Bruce emise un ennesimo sospirò e si perse nuovamente a fissare la neve all'orizzonte, le labbra appena appena poggiate all'orlo del bicchiere, così da riuscire a malapena a percepire il sapore dello zabaione ancora rimasto.

Era un sapore amaro e dolciastro, che mal si accordava ai suoi pensieri.

Era Natale e le convenzioni volevano che ogni sua intenzione o riflessione fosse incentrata su momenti felici, ricordi piacevoli o aspettative di gioia e di serenità; Bruce Wayne, tuttavia, non era mai stato quel tipo di persona che ama piegarsi alle convenzioni.

E in quel momento, tutto ciò a cui riusciva a pensare, era un enorme sorriso sfumato di rosso ed una risata agghiacciante che risuonava beffarda nella sua testa, come un incessante, irresistibile cantilena.


 





N.d.A: Questa storia partecipa alla Challenge Natalizia indetta dalla pagina Facebook "Il Giardino di Efp". 
Sto già scrivendo una raccolta di flashfic al riguardo, ma questa storia era troppo lunga e particolare per rientrare fra i capitoli della suddetta e così ho pensato che meritasse di essere pubblicata a parte.
Grazie a tutti per essere passati di qui. :D

Ps: Come avrete capito la storia fa riferimento al "Cavaliere Oscuro" di Nolan, per tale motivo è stato messo l'avviso "movieverse".
  
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