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Autore: gattina04    11/12/2016    5 recensioni
Tanti personaggi nuovi, le cui storie non sono mai state raccontate, sono arrivati a Storybrooke. E se tra questi si celasse qualcuno legato al passato di Hook? Come potrebbe reagire se una persona che credeva ormai perduta per sempre si aggirasse tra le vie di Storybrooke? E oltre a tutto questo cosa faranno Hyde e la Regina Cattiva?
Storia ambientata tra la quinta e la sesta stagione, cercando di immaginare ciò che sarebbe potuto accadere all'inizio di questa nuova stagione di OUAT.
Dal testo: "Non sapevo più chi guardare, non ci stavo capendo più nulla. Avrei voluto rassicurare Killian ma non sapevo neanche da cosa fosse turbato. Chi diavolo era quella donna?"
"Non era il solito bacio; sapevamo entrambi che aveva un significato diverso. Era un gesto disperato di due amanti costretti a lasciarsi troppo presto, era una atto di due innamorati separati dal destino"
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio, Regina Mills, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Epilogo
 
In un posto migliore
Mi lisciai nervosamente il vestito con le mani; avevo indossato il mio abito migliore ed avevo passato ore a sistemarmi. Ero talmente nervosa che avevo dovuto rifare il mio chignon tre volte prima che ne uscisse qualcosa di decente.
Avevo atteso quel momento fin da quando ero arrivata in quello strano luogo. Da una parte lo temevo e dall’altra lo desideravo con tutta me stessa. Fin da quando avevo saputo che la Real Jewel avrebbe fatto finalmente ritorno a casa, dopo un lungo viaggio e tante avventure, avevo sognato di poter sentire il tanto sperato annuncio. E finalmente era arrivata: la nave stava attraccando e non avevo dubbi sul fatto che Liam fosse lì sopra.
Mi avvicinai di più al molo facendomi strada fra la ressa di gente e riuscire così ad osservare i marinai che si affaccendavano nella nave, tirando ormeggi e gridando ordini. Non avevo più visto Liam da quando era un bambino, eppure ero sicura che l’avrei riconosciuto subito, non avevo alcun subbio su questo. Stavolta ero preparata, non sarebbe successo come con Killian. Tuttavia, come con lui, non sapevo come avrebbe reagito vedendomi. Conoscere la verità, dopo tanti anni e tanta sofferenza, l’avrebbe ferito ma entrambi adesso eravamo in un posto migliore e potevamo finalmente stare insieme, recuperando tutto ciò che avevamo perso.
Allungai il collo cercando di individuarlo tra i vari uomini di bordo. Non era facile, ma il mio cuore mi avrebbe indicato la persona giusta. Anche se non avevo nessuna certezza che si trovasse lì sopra, dentro di me sapevo che non poteva essere altrimenti. Dove altro sarebbe potuto andare il mio forte Liam?
Mi torturai le dita rigirandole tra di loro, in un gesto che doveva in teoria servirmi a smorzare la tensione. Se avessi avuto qualcosa tra le mani probabilmente l’avrei stritolato; non mi ero mai sentita così nervosa ed emozionata allo stesso tempo.
E poi all’improvviso accadde quello che tanto avevo sognato: finalmente lo vidi. Un uomo alto uscì sul ponte della nave, con l’atteggiamento fiero, impartendo ordini ai suoi sottoposti con estrema precisione, come solo un marinaio esperto può fare. Ero certa che si trattasse di lui, il mio cuore era partito in quarta vedendolo e non avevo bisogno di nessun’altra conferma.
Liam guardò verso la banchina, ma c’erano davvero troppe persone e troppa confusione perché lui riuscisse a scorgermi. Il suo sguardo volò su di me senza vedermi realmente. Non sapevo neanche se mi avrebbe riconosciuto, erano passati tanti secoli; eppure Killian era rimasto fulminato dalla mia presenza fin dal primo istante. Avevo il presentimento che anche per Liam sarebbe stato lo stesso.
Dopo aver guardato la folla sulla banchina, Liam si girò per dare un ordine ad un mozzo, per poi dirigersi verso la prua, dove molti uomini stavano lavorando all’attracco della nave e all’allestimento della passerella. Si unì a loro prendendo una fune ed inizando ad armeggiare con quella con estrema maestria.
Io ero paralizzata, nel vero senso della parola. Non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso, gioendo anche solo di poter osservare la sua figura da lontano. Più lo guardavo e più mi accorgevo di quanto fosse bello e forte, esattamente come l’uomo che speravo fosse diventato. Ero così fiera dei miei figli che erano riusciti a crescere nonostante quello che li avevo fatto e questo sentimento mi faceva esplodere il cuore nel petto.
Mi portai una mano agli occhi, asciugandomi una lacrima che mi era sfuggita. Se iniziavo a piangere già in quel momento, cosa avrei fatto quando finalmente gli avrei parlato e l’avrei abbracciato?
Come percependo il mio sguardo su di sé Liam tornò a guardare la gente che affollava la banchina, cercando qualcuno senza neanche sapere chi. Poi finalmente il suo sguardo si posò su di me, riuscendo a scorgermi in mezzo alla folla. Lo vidi sussultare e notai la sorpresa dipingersi sul suo volto, mentre sul mio si disegnò un enorme sorriso. Vidi le sue labbra muoversi, ma ero troppo lontana per riuscire a distinguere le sue parole. Qualunque cosa stesse dicendo non aveva importanza perché il suo sguardo era più che significativo.
Liam lasciò perdere la cima che aveva in mano e si affrettò ad aiutare gli uomini che si occupavano della passerella. Quando la nave fu ferma, senza neanche aspettare che la pedana fosse completamente stabile, saltò giù dirigendosi verso la mia direzione. Avanzai anch’io, sorpassando donne e bambini, cercando in qualche modo di farmi posto per poter finalmente andare a riabbracciare mio figlio.
«Madre…», sussurrò quando fu a meno di un metro da me. «Mamma sei proprio tu?».
«Sì Liam, sono io». Ed un attimo dopo ero tra le sue braccia, piangendo come una bambina. Liam mi sollevò in aria, con estrema facilità mentre io mi sorreggevo alle sue forti e larghe spalle. Quando mi rimise a terra gli accarezzai una guancia, studiando il suo viso con estrema precisione. Aveva un filo di barba, la stessa mascella di Killian, lo sguardo di suo padre; i suoi occhi erano emozionati, brillavano, come se avesse tra le mani il tesoro più prezioso sulla faccia della terra.
«Oh il mio bambino», mormorai facendogli scorrere il pollice sullo zigomo.
«Mamma». Pronunciò il mio nome come se ancora non riuscisse a crederci, nonostante mi trovassi stretta nel suo forte abbraccio. «Dio non è… ti ho cercata nell’Oltretomba, speravo tanto che tu fossi qui, che non fossi stata destinata a trascorrere del tempo in quel luogo orribile».
«È una storia lunga Liam, e sono certa che non ti piacerà».
«Non importa mamma, adesso ti ho ritrovata finalmente».
«Non sai da quanto volevo riabbracciarti mio piccolo Liam». Le lacrime tornarono a rigarmi le guance, offuscandomi la vista e impedendomi di godere a pieno del volto di mio figlio.
Liam mi baciò una guancia e avvicinò la bocca al mio orecchio. «Non piangere mamma, adesso va tutto bene». Sorrisi contro il suo collo, riconoscendo il Liam che avevo crudelmente abbandonato: il difensore di tutti, il mio paladino forte e leale.
«Devo raccontarti tante cose Liam», dissi scostandomi dalla sua spalla. Dovevo confessargli tutto al più presto, solo così potevo sperare di ottenere il suo perdono.
«Lasciami prendere la mia roba e poi sarò tutto tuo, te lo garantisco».
«D’accordo», risposi sciogliendomi controvoglia dal suo abbraccio. «Ho una casa qui…».
«Allora che ne dici se dopo andiamo a casa mamma?». Gli sorrisi annuendo e sperai che potesse ancora considerarla casa anche dopo aver saputo la verità.
 
Liam guardava fuori dalla finestra senza dire una parola, la mascella tesa, il mento appoggiato sulla mano. Avevo appena ammesso tutti i miei peccati, non avevo tralasciato nulla, né Zoso, né la Terra delle storie mai raccontate, né l’incontro con Killian, né il mio sacrificio per Emma.
«Dimmi qualcosa Liam ti prego». Allungai il braccio afferrandogli la gamba. La mano che era appoggiata sul tavolo si strinse a pugno, ma non respinse il mio contatto.
«È per questo che sembri invecchiata, non sei più giovane come ti ricordavo».
«Già, è dovuto al fatto che la mia vita è stata legata a quella di Killian fino a poco tempo fa». Non era proprio ciò di cui mi interessava discutere, ma era sempre un passo in avanti. Almeno mi rivolgeva ancora la parola. Killian era stato molto più drastico nel suo iniziale rifiuto
«Capisco». Dal suo tono sembrava dire tutto il contrario.
«Liam mi dispiace terribilmente per ciò che ho fatto, non avrei mai dovuto…».
«Saresti morta comunque mamma», mi interruppe. «Capisco le tue motivazioni, non sono arrabbiato con te per questo».
«Ah no?». Lo guardai perplessa stupendomi della sua reazione così diversa da quella del fratello.
«No, ma avresti potuto dircelo, dirci che stavi per morire. Capisco Killian, ma a me o almeno a papà. È stato il non saperlo a distruggerci».
«Lo so, l’ho capito. Mi dispiace solo di averlo compreso troppo tardi». Non aggiunse altro e io ne approfittai per continuare. «Sei stato così bravo Liam, hai cresciuto tuo fratello praticamente da solo e l’hai reso in parte l’uomo che è adesso».
«Non sono stato sempre così bravo».
«Lo so», lo fermai. «Quando ero a Storybrooke ho letto la tua storia. Tutti commettiamo degli errori Liam, l’importante è capire i propri sbagli».
«Già». Finalmente voltò la testa per potermi guardare negli occhi. «Non avrei voluto scoprire ciò che hai fatto, ma sono contento che così tu abbia avuto la possibilità di vivere la tua vita e di rincontrare anche Killian. Io e soprattutto lui… insomma noi abbiamo sofferto moltissimo per la tua morte, sono felice che tu sia riuscita ad ottenere il suo perdono. Il gesto che hai fatto per Emma, per lui, ti ha sicuramente assolto ai suoi occhi».
«E tu Liam? Riuscirai mai a perdonarmi?».
Sospirò e il suo sguardo si fece più dolce mentre mi prendeva la mano nella sua. «Non c’è bisogno che tu me lo chieda. Dopo tutto ciò che mi hai raccontato, da quello che riesco a vedere in te adesso, non ho dubbi. So che non sarà facile ricostruire quello che c’era ma voglio provarci. Come hai detto tu, tutti commettono degli errori e non saresti qua adesso se non avessi ampiamente espiato i tuoi peccati. Io ti perdono mamma».
Gli lanciai le braccia al collo, travolgendolo con il mio abbraccio. Il mio cuore partì a mille sentendomi stringere dai suoi possenti muscoli.
Ormai ne ero sicura: quello dove ero arrivata dopo la mia morte era davvero un posto migliore. Era un luogo dove avrei potuto finalmente vivere con mio figlio recuperando il tempo perduto.
 
In un posto migliore molto tempo dopo
Stavo stendendo la pasta sul tavolo della cucina quando dei colpi alla porta mi fecero sussultare. Non mi aspettavo nessuna visita, dato che Liam era ancora in mare e sarebbe rientrato solo giorni dopo. Mi fermai per un secondo pensando forse di essermi immaginata tutto, ma i colpi ripresero facendosi più insistenti.
Che Liam fosse tornato prima e volesse farmi una sorpresa?
Mi sciacquai le mani, asciugandole al grembiule che avevo indosso. Ero completamente sporca di farina e anche la cucina non era messa meglio; non ero mai stata una cuoca precisa e ordinata.
«Arrivo», gridai quando ripresero a bussare. Chiunque fosse non voleva assolutamente demordere.
Mentre mi dirigevo verso la porta di ingresso cercai di rendermi più presentabile. Avevo i capelli legati in maniera disordinata, gli abiti oltre ad essere sporchi di farina non erano dei migliori;  non ero proprio nelle condizioni di ricevere ospiti. Dovetti sospirare e lasciar perdere almeno su quel punto: chiunque fosse venuto a trovarmi mi avrebbe preso così, non avevo né il tempo né la voglia di rimediare. Almeno se fosse stato Liam sapevo che a lui non sarebbe importato affatto.
Aprii la porta, assumendo un’aria scocciata per quella intromissione, ma colui che mi si parò davanti riuscì a farmi dimenticare ogni cosa. Il mio cuore si fermò vedendo l’uomo che sostava sulla soglia, per poi ripartire a mille. Di tutte le persone che mi sarei aspettata di vedere lui era sicuramente l’ultima.
Appena mi vide sul suo volto si disegnò un meraviglioso sorriso, un sorriso che un tempo avevo imparato a conoscere ed amare. Dalle sue labbra sfuggì una sola parola: «Sylvia».
In un attimo mi ritrovai completamente paralizzata: soltanto la sua presenza era riuscita a pietrificarmi esternamente ed infiammarmi invece internamente. Non avevo la minima idea di cosa fare: avrei potuto gettargli le braccia al collo di slancio oppure farlo entrare educatamente, ma nessuna delle due ipotesi mi sembrava la più appropriata.
«Jekyll…», mormorai con il cuore che sembrava volermi uscire dal petto.
«Sono così felice di vederti», sussurrò e sul suo volto il sorriso si allargò ancora di più. Delle piccole rughe gli si andarono a disegnare intorno agli occhi, dietro le lenti degli occhiali, un segno evidente che, nonostante io fossi rimasta la stessa, per lui gli anni erano passati. Non era più lo stesso uomo che avevo lasciato; era leggermente invecchiato, i suoi capelli erano più radi, la sua postura era diversa, sintomo di eventi e avventure che avevano influito su di lui, sul suo carattere oltre che sul suo aspetto. Ciò significava che la sua vita doveva essere andata avanti dopo la mia morte, esattamente come mi aveva promesso, rendendolo l’uomo che adesso avevo di fronte.
«Oh Henry». Il mio corpo si decise finalmente a reagire e in un istante gli lanciai le braccia al collo, affondando la testa sulla sua spalla e scoppiando inevitabilmente a piangere.
«Shh tranquilla», mi consolò stringendomi forte a lui e cullandomi tra le sue braccia.
«Non posso credere che tu sia qui», piagnucolai contro la sua giacca.
«Invece devi crederci». Mi scostò dalla sua spalla in modo tale da riuscire a guardami negli occhi, così che anch’io potessi fare altrettanto. «Sono qui adesso. Devo ammetterlo, senza di te è stata dura Sylvia, ma ho fatto ciò che mi hai chiesto: sono andato avanti. Ma ciò non significa che ti abbia mai dimenticata». Solo con quella dichiarazione era riuscito a farmi cadere nuovamente ai suoi piedi come era già successo nella Terra delle storie mai raccontate ed anche a Storybrooke.
«Poi», continuò approfittando del mio silenzio, «quando anche la mia vita è giunta al termine sono finito qua. Ho capito subito che ti avrei trovata, che dovevi esserci tu in questo strano posto; se questo è il Paradiso non poteva essere altrimenti». Mi asciugò le lacrime con il pollice, rivolgendomi lo stesso sguardo di un tempo. L’amore che avevamo provato in passato si riaccese come se non fosse passato neanche un giorno; lui aveva vissuto la sua vita, aveva fatto nuove esperienze, forse aveva amato di nuovo, eppure eccolo lì davanti a me pronto ad amarmi come il primo giorno.
In quel momento non mi importò più di niente, né del mio aspetto, né di cosa avesse fatto lui, di come avesse fatto a trovarmi. Lui era lì ed era tutto perfetto.
«Lo so che non vale quanto le tue parole, ma neanche io ti ho mai dimenticato Jekyll». L’attimo dopo mi attirò a sé baciandomi dolcemente. Le mie labbra si adattarono alla perfezione alle sue, rammentandomi i meravigliosi momenti che avevamo trascorso insieme. Ci lasciammo andare ad un bacio lento ed appassionato, riscoprendoci e ritrovandoci dopo un’intera vita, inteso in senso letterale almeno per lui.
Quando eravamo entrambi in vita non c’era stata possibilità per noi. Il nostro amore non era bastato a superare le difficoltà, prima con Hyde e poi con il mio sacrificio per Emma. Anche se il nostro amore non era stato capace di vincere le avversità, aveva però fatto un’altra cosa: era sopravvissuto nonostante il tempo. Era paradossale: eravamo entrambi morti, in una specie di Paradiso, eppure i nostri sentimenti erano rimasti vivi ed intatti come il primo giorno.
«Ti amo», sussurrai staccandomi dalle sue labbra.
«Ti amo anch’io», rispose. Studiai la sua espressione con estrema attenzione: nonostante fosse leggermente invecchiato era sempre lo stesso; sapevo che ci sarebbero stati lati del suo carattere che avrei dovuto scoprire, ma alla fine, sotto quella massa di esperienze che aveva fatto senza di me, c’era sempre il dottorino di cui mi ero innamorata. Lo scienziato insicuro, impacciato, dolce, forte, a momenti intrepido e con un desiderio enorme di essere libero: quell’uomo era sempre là.  
«Ho così tante cose da chiederti», sussurrai, accarezzandogli una guancia.
«Beh c’è tempo, adesso c’è tempo», replicò. «Nel frattempo potresti iniziare con il farmi entrare in casa tua». Scoppiai a ridere e prendendolo a braccetto lo feci accomodare in quella piccola casetta che condividevo con Liam.
Aveva ragione, avremo avuto tempo per raccontarci tutto, per le mille domande che mi frullavano in testa e non solo su di lui ma anche su gli altri abitanti di Storybrooke. Avrebbe potuto raccontarmi forse di Killian ed Emma, dirmi se erano felici. Avrei voluto sapere se anche lui lo era stato, se ciò che mi era accaduto aveva cambiato in maniera irreparabile la sua vita. Ma per quello avremo avuto ore, giorni, settimane; avremo avuto finalmente degli anni da poter passare insieme. Dopo tutto quello che ci era successo ci attendeva l’eternità.
Non era mai stato il nostro momento, ma quella realtà stava per cambiare: alla fine non ci sarebbe più stato niente ad impedire la nostra storia. Era straordinariamente giunto il momento per noi, avremo avuto finalmente la priorità. Jekyll l’avrebbe avuta e stavolta non sarei stata io a togliergliela.
Sapevo fin da quando ero arrivata lì di essere, nonostante i miei mille sbagli, finita in una specie di Paradiso. Il fatto di aver ritrovato Liam era stato sicuramente una prova a favore. Fino ad allora, però, non avevo capito quanto il Paradiso potesse essere veramente tale.
 
Storybrooke, decisamente non così tanto tempo dopo
Mi stiracchiai, iniziando ad aprire gli occhi. Ancora immersa nel sonno mi allungai cercando Killian nel letto. Ciò che trovai fu solo la sua parte del materasso vuota e fredda.
Sbattei le palpebre cercando di mettere a fuoco il mondo circostante. Mi ci volle un po’ per capire di essere nella cabina della Jolly Roger. Ero distesa sul letto nella stanza del capitano, ma ciò non spiegava ancora perché lui non fosse lì. Anzi quando eravamo sulla Jolly dovevamo dormire quasi sempre abbracciati per via delle dimensioni della branda.
Mi misi a sedere sul letto, cercando di svegliarmi del tutto e di riuscire a capire almeno che ore fossero. Quando i miei occhi si abituarono all’oscurità, riuscii a scorgere qualcosa sul cuscino accanto a me. Era un cioccolatino, con accanto un biglietto ripiegato.
Lo presi e lessi ciò che Killian vi aveva scritto con la sua bella grafia ordinata.
Un cioccolatino fondente ma dal cuore dolce, proprio come il mio bellissimo cigno.
Mangialo, vestiti e raggiungimi sul ponte della nave. Killian.
Sorrisi come una stupida leggendo le sue parole e mi affrettai a fare come mi aveva chiesto. Mangiai il suo dono, gustando il sapore unico della cioccolata: Killian aveva scelto proprio il mio cioccolatino preferito. Dopo quel momento di golosità, mi alzai e mi vestii infilandomi i pantaloni e una camicetta che avevo appoggiato al lato della cabina. Afferrai le scarpe e me le misi mentre iniziavo a salire verso il ponte. Sull’ultimo gradino mi passai le dita tra i capelli risistemandoli. Mi sentivo come un’adolescente che sta per incontrare il ragazzo che le piace, ma non potevo farci assolutamente niente, non quando Killian si comportava così con me.
Una volta arrivata sul ponte, l’aria pungente mi fece rabbrividire. La prima cosa che notai fu che non ci trovavamo più al porto ma in mezzo all’oceano. Hook non mi aveva detto di voler salpare, sicuramente doveva essere un’altra della sue sorprese. Mi sentivo come una principessa quando lui mi trattava così: mi riempiva di attenzioni a cui io non ero abituata.
Quando poi mi girai per dirigermi verso il timone, dove probabilmente si trovava lui, rimasi completamente senza fiato. Altro che principessa, mi stava trattando da vera e propria regina!
Centinaia di fiori cospargevano il pavimento della Jolly Roger; erano sistemati in decine di vasi in modo tale da formare una sorta di sentiero in mezzo ad essi. Non erano fiori qualunque: erano delle rose rosse e delle margherite, i miei fiori preferiti, mescolati insieme per formare un tappeto bianco e rosso, una distesa bianca punteggiata di rosso. Il profumo che emanavano si mescolava all’odore di salsedine dell’oceano, creando una fragranza fantastica. Era uno spettacolo meraviglioso e anche totalmente inaspettato.
Dopo che ebbi assimilato la sua straordinaria bellezza, almeno quel tanto da riprendermi un po’, fui in grado di notare anche altri piccoli particolari, che in precedenza mi erano sfuggiti. C’era una musica in sottofondo, una dolce musica classica, un assolo di violino; mi sembrava di averlo già sentito anche se non ricordavo dove. Inoltre era l’alba, il sole stava sorgendo striando il cielo di rosa ed arancio, rendendo lo spettacolo ancora più suggestivo. Era tutto assolutamente perfetto.
Fu in quel momento che le parole di Killian mi tornarono alla mente, come se le avesse pronunciate proprio in quell’istante. “No Emma. Tu meriti la migliore delle proposte; devono esserci fiori, deve esserci il tramonto, la musica giusta, l’atmosfera…”.
Il mio cuore partì all’impazzata realizzando ciò che stava accadendo: i fiori, la musica, l’atmosfera, c’era l’alba invece del tramonto. Era tutto estremamente chiaro.
“Tu meriti la perfezione”. Avevo pensato che esagerasse quando l’aveva detto, invece c’era riuscito davvero; lo spettacolo che avevo davanti mi sembrava impossibile. Adesso capivo perché non aveva voluto accettare di sposarmi quando glielo avevo chiesto sul quel letto d’ospedale; non sarebbe stato lo stesso, io non mi sarei sentita in quel modo. Era assolutamente la cosa più romantica che qualcuno avesse fatto per me.
Il mio cuore sembrò volermi uscire fuori dal petto mentre con gambe tremanti mossi i primi passi lungo il sentiero tra i fiori. Cosa avrebbe fatto quando finalmente me lo sarei ritrovata davanti? Mi sarebbe venuto un infarto? Sentivo le farfalle nello stomaco volteggiare come mai prima di allora e con molta probabilità avevo anche un sorriso ebete disegnato in faccia.
Quando infine lo vidi, fermo davanti al timone, fu tutto ancora più perfetto. Era lì, bello come sempre, che mi aspettava; alzò lo sguardo quando sentì i miei passi e i suoi occhi si incatenarono subito ai miei. Il sorriso meraviglioso che mi rivolse sarebbe valso a farmi cadere completamente ai suoi piedi se non fossi già stata interamente e irrimediabilmente in suo potere.
Si fece avanti superando il timone per venirmi incontro, mentre anch’io continuavo ad avvicinarmi con gambe tremanti. Non sapevo cosa dire, ero completamente senza parole. Ero così commossa, emozionata, sorpresa ed innamorata da aver perso completamente la capacità di esprimere una frase di senso compiuto.
«Wow, io…», balbettai in un vano tentativo di esprimere il tumulto di emozioni che sentivo.
«Shh Swan», mi fermò. «Non dire niente». Mosse l’ultimo passo che ci separava e si inginocchiò di fronte a me.
Ancora una volta le sue parole mi risuonarono nelle orecchie come se le avesse pronunciate in quello stesso istante. “Io che mi inginocchio davanti a te e tu che mi guardi come se fossi la cosa più preziosa che tu abbia mai avuto, io che ti infilo l’anello al dito…”.
Tirò fuori dalla tasca una piccola scatolina di velluto e se l’appoggiò sul palmo della mano. Quando tornò a guardarmi, i suoi occhi erano così intensi da farmi mancare l’aria. Se fossi svenuta da un momento all’altro l’unico colpevole sarebbe stato lui che, con quel suo sguardo, mi faceva dimenticare anche come si facesse a respirare.
«Dio Emma!», proruppe. «Quando mi guardi in questo modo mi fai completamente perdere la testa. Avevo preparato un discorso, ma adesso non mi ricordo più niente». Sorrisi ancora di più rendendomi conto che l’effetto che avevamo l’uno sull’altra era reciproco. Non ero solo io quella in preda all’emozioni, lui provava le stesse identiche cose.
«È tutto perfetto», mormorai, afferrandogli l’uncino con la mano.
«Volevo che lo fosse; volevo che fosse speciale». Tentò di riorganizzare le idee in modo tale da dare voce a ciò che gli frullava in testa. «Volevo la perfezione per te perché io non sono perfetto, e lo so, volevo che almeno questo momento lo fosse». Prese un profondo respiro e continuò. «Da quando ti ho incontrata tu mi hai reso un uomo migliore, hai dissipato la mia oscurità, mi hai spinto ad essere ciò che non ero da molto tempo. Ed io d’altra parte sono riuscito ad abbattere tutte le tue difese; ti sei aperta con me e mi hai concesso l’onore di conoscere la donna di cui sono perdutamente innamorato. Una volta ti ho detto che credevo che fossi il mio lieto fine, beh mi sbagliavo: tu non sarai mai una fine per me, semmai tu sei l’inizio di tutto. Ti amo Emma e penso che non riuscirei mai a vivere lontano da te. Per questo, e per mille altre ragioni, Emma Swan vuoi concedermi l’onore di diventare mia moglie?». Con l’uncino aprì la scatolina che teneva nella mano, rivelando uno splendido solitario; era così brillante da accecarmi, peccato che fossi già completamente abbagliata da Killian.
«Sì», risposi sorridendo. «Sì lo voglio». Non ricordavo un momento così felice da molto tempo.
Killian sorrise ancora di più sentendo la mia risposta; il suo sguardo era euforico e anche io mi sentivo così. Euforica ed emozionata, oltre ad avere una tremenda voglia di baciarlo. Senza indugiare oltre Killian tolse l’anello dalla scatolina e aiutandosi con l’uncino me lo mise al dito.
Un attimo dopo era di nuovo in piedi ed io ero stretta tra le sue braccia, il suo viso ad un centimetro dal mio.
«Dio quanto ti amo!», sussurrai, buttandogli le braccia al collo e arruffandogli i capelli con le dita.
«Non sai quanto speravo di sentirtelo dire». Il secondo dopo ci stavamo baciando con passione; le mie labbra trovarono le sue, la sua lingua incontrò la mia e il resto del mondo sarebbe anche potuto esplodere senza che noi ce ne accorgessimo.
Lasciai la sua bocca per baciargli una guancia, poi il naso, le palpebre, ogni centimetro del suo viso. Con la mano accarezzai il suo zigomo, i suoi capelli, il suo orecchio, il suo collo. Killian sorrideva mentre la sua mano si muoveva su e giù lungo il mio fianco, sulla mia schiena, l’uncino che mi spingeva sempre di più contro di lui.
«Killian…». Pronunciai il suo nome come se fosse la cosa più preziosa sulla faccia della terra, ed in effetti per me era proprio così.
«Oh Emma». La sua mano si spostò dal mio fianco, al mio viso, scostandomi una ciocca di capelli dalla guancia. «Vedere la tua espressione in questo momento mi ripaga di tutto».
«Come ci sei riuscito?», domandai naufragando nei suoi occhi. «È tutto così…wow». Non c’erano parole per descriverlo.
«Henry e Regina mi hanno dato una mano», rispose cullandomi tra le sue braccia.
«Henry?».
«Beh devi sapere Swan che prima di farti la proposta, ho chiesto la tua mano a tuo figlio».
«Non avresti dovuto chiederla a mio padre?», replicai ridacchiando. «Una persona all’antica come te dovrebbe rispettare le tradizioni».
«Beh si dà il caso che me ne infischi del permesso di tuo padre, soprattutto sapendo che ho la completa approvazione della figlia. Non dirmi che non mi sposeresti più se lui non approvasse? Non ti facevo una figlia tanto rispettosa».
«Ti sposerei anche se il mondo intero disapprovasse». Ed era la verità; non sapevo come ci ero arrivata, come dalla donna chiusa e riservata fossi diventata una romantica sognatrice, ma era così. Se prima sarei scappata di fronte ad una proposta del genere, mettendo centinaia di chilometri di distanza tra me e lui, adesso non avevo più paura. Con Killian non ne avrei mai più avuta.
«Ed io continuerei a lottare per averti anche contro tutta l’umanità», replicò a sua volta. Mi baciò dolcemente, facendomi perdere il filo del discorso.
Quando le sue labbra si staccarono dalle mie ed io fui abbastanza lucida da ricordare ciò che stavamo dicendo, ripresi la conversazione da dove ci eravamo interrotti. «Insomma dicevi che hai chiesto il permesso a mio figlio…».
«Sì, beh a quanto pare ho ottenuto la sua approvazione. Non volevo che lui fosse contrario, invece è stato felice quando glielo ho detto». Avere l’approvazione di Henry rese quel momento ancora più idilliaco di quanto già non fosse. In fondo mi importava solo di quello: che Henry accettasse Killian come parte integrante delle nostre vite, che capisse che Hook non voleva sostituire suo padre, e che io non sarei più stata la stessa senza di lui.
«Regina ed Henry», continuò, «mi hanno aiutato a portare i fiori sulla Jolly ieri sera quando ti sei addormentata. Il ragazzino ha anche messo una di quelle strane scatole per fare uscire la musica che avevo scelto. Oh Dio Swan ero così nervoso! Avevo paura che ti svegliassi mentre stavamo ancora sistemando tutto, o che ti svegliassi troppo tardi in modo tale da perderti l’alba…».
«Invece è stato tutto perfetto, proprio come me lo avevi descritto».
«Beh anche meglio direi, il modo in cui mi hai guardato, in cui continui a guardarmi, non sarei riuscito ad immaginarlo nemmeno nei miei sogni più idilliaci». Aveva ragione e lo stesso valeva per lo sguardo che lui stava rivolgendo a me.
Continuai ad accarezzargli la guancia, perdendomi nei suoi occhi, fino a che la mia attenzione non fu attratta dall’anello luccicante che adesso spiccava dal mio dito. Era una vera, di oro bianco probabilmente, con incastonato un piccolo diamante. Era semplice e bellissimo, sembrava essere nato apposta per stare sul mio dito; era adatto a me in tutto e per tutto.
«È bellissimo», sussurrai stendendo la mano per osservarlo meglio.
«Era di mia madre». Quella rivelazione mi lasciò senza fiato. Era di Sylvia? Poteva essere davvero così? Se avevo adorato quell’anello fin da subito, adesso non me lo sarei più tolto dal dito per nessuna ragione al mondo.
«Come è possibile?», balbettai incredula.
«Già, non ci credevo neanche io all’inizio. Mia madre lo ha dato a Gold, prima di morire, probabilmente quando ancora non sapevo la verità. Quando il coccodrillo me lo ha portato non potevo credere ai miei occhi: ricordavo benissimo l’anello, l’avevo visto al dito di mia madre un milione di volte».
«Era la vera nuziale di Sylvia?», domandai intuendo la risposta.
«Sì, era l’unica cosa preziosa che possedesse e che le avessero lasciato i miei nonni. Era una specie di dote; mio padre non avrebbe avuto la possibilità di comprarle un anello altrimenti».
«E lo vuoi dare a me?». Il suo gesto mi commuoveva: era uno dei pochi ricordi di sua madre e lui me lo stava donando.
«Lei voleva che lo avessi tu. C’era un biglietto nella scatolina, diceva: “dallo ad Emma quando sarà il momento”, immagino che volesse darlo a te più che a me».
«Credo che volesse darci la sua approvazione», sussurrai.
«O forse voleva semplicemente che lo donassi alla donna a cui appartiene il mio cuore».
«Mi chiedo quanti altri debiti avrò con lei…».
«Beh amore», disse sollevandomi il mento con la mano, «credo che il solo fatto di sapermi felice con te l’abbia ripagata di tutti i suoi sacrifici».
«Lo so». Il più grande desiderio di Sylvia era sapere suo figlio felice, nonostante tutto quello che aveva sofferto in passato. Ed anche io non volevo altro e lei lo sapeva, l’aveva sempre saputo. Sperai che ovunque si trovasse potesse aver trovato la felicità anche lei.
«Allora», sussurrai ad un centimetro dalle sue labbra, «facciamo che tutto questo duri per sempre».
«Penso che il “vissero per sempre felici e contenti” sia un po’ sottovalutato qua a Storybrooke».
«Allora dovremo dimostrare a tutti che si sbagliano».
Il suo sorriso si allargò e di riflesso anche il mio. «Per sempre».
«Per sempre», ripetei. Ed ero certa che sarebbe stato così.


 
Angolo dell’autrice:
Oddio, non posso credere di essere arrivata alla fine. Questa storia è cominciata a giugno e adesso siamo quasi a Natale! Sono felice e triste allo stesso tempo.
Ma andiamo per gradi: avrete sicuramente capito che amo il lieto fine in tutte le sue sfaccettature. Non volevo lasciare che la storia di Sylvia si concludesse in quel modo; il semplice fatto che lei avesse trovato una sorta di pace non mi bastava, volevo darle di più. E con questo epilogo penso di esserci riuscita. Ritrova Liam, poi Jekyll… volevo che tutto fosse perfetto sia per lei che per Emma.
Veniamo quindi all’ultima parte, alla proposta. Forse non vi ricordavate ciò che Killian le aveva detto in tal proposito parecchi capitoli fa, ma ho progettato questo epilogo fin da allora. Killian è sempre stato un uomo di parola ed io ho fatto in modo che lo fosse anche stavolta. Vorrei che una proposta, anche se non così idilliaca come la mia, ci fosse anche nella serie, ma mi sa che dovrò aspettare marzo per saperlo.
E infine arriviamo ai ringraziamenti. Un GRAZIE enorme a tutti quelli che sono arrivati fino a questo punto, che hanno letto silenziosamente, che hanno inserito la mia storia nelle varie raccolte. Grazie davvero a tutti quanti.
Un GRAZIE ancora più enorme va a coloro che hanno recensito, e che con i loro commenti mi hanno dato molti spunti e mi hanno spronato ad andare avanti. Il fatto che alcune di esse siano autrici che adoro, mi ha reso mille volte più euforica. Per questo grazie di cuore Lady Lara, smemorina89, Molly Grey, Chipped Cup, Persefone3, r5silvia, yurohookemma e GiulssD. Spero di non aver dimenticato nessuno.
Quindi siamo giunti ai saluti finali. Spero di riuscire a mettere ordine nella mia testa e nelle mie idee per poter buttar giù una nuova storia al più presto. Nel frattempo vi saluto e spero che questo finale vi abbia soddisfatto.
Un abbraccio enorme ed un bacione
Sara
 
  
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