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Autore: Walpurgisnacht    11/12/2016    0 recensioni
Dunque, come riassumere questa storia?
Proviamo così: la Kibougamine, Junko che ha preoccupazioni molto meno folli del sommergere il mondo nella disperazione, un'antipatia fra protagonisti e un chilo di idiozia sparsa sulla testa di un po' tutti.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sonia Nevermind percepiva un’aria strana, quel giorno. Normalmente si trovavano nella sala ricreativa alla fine delle lezioni per passare del tempo in compagnia, ma qualcosa stonava. E non perché avessero avuto la giornata libera. Troppo facile.

Si guardò attorno dalla sua poltroncina e vide i suoi compagni in preda come ad una sorta di euforia: continuavano a parlottare e persino i più insospettabili parevano assorbiti da bisbigli e mormorii di natura a lei misteriosa.

Non era mai stata una particolarmente attenta a quel tipo di accadimenti, in parte anche per la sua estraneità ai modi di fare tipicamente giapponesi (e quando non capiva qualcosa tendeva a pensare che fosse una cosa tipica del Sol Levante). Ma era talmente palese nei modi che non poteva proprio ignorarlo.

“Nanami-san” disse voltandosi alla sua sinistra, dove Chiaki Nanami stava a sua volta guardando gli altri membri della classe.

“Sì, Sonia-san?”.

“Sbaglio io o qualcosa bolle nel tegame?”.

Un piccolo sospiro prima di risponderle: “Si dice bolle in pentola… ma sì, lo penso anch’io. Credo”.

“Posso chiederti se sai a cosa si riferisce?”.

“Non lo so. Ho provato a chiedere spiegazioni a Hinata-san, prima in corridoio, ma non ha voluto dirmi nulla. Si è limitato a sorridere come una iena affamata”.

“D-Dici… dici sul serio? Hinata-san?”.

“So che suona assurdo, ma è proprio la sensazione che ho ricevuto. Aveva la faccia di chi sta tramando un piano machiavellico per la distruzione dei suoi nemici, o qualcosa del genere”.

“Pensi che dovremmo preoccuparci?”.

“Onestamente? Non ne ho idea. Magari sta per vincere una scommessa di lunga data con qualcuno di antipatico e si pregusta il momento… o forse la scuola sta per esploderci sotto ai piedi”.

Come quel serial killer che usava la dinamite, Exploder Jack. Jack, che nome stupido per un assassino...

Sonia si portò una mano alla bocca, spaventata. Sentir parlare Chiaki in questi termini la inquietava parecchio e non fece niente per nasconderlo.

Cercò di districarsi in quel labirinto a lei ignoto. Purtroppo i suoi tentativi di sciogliere la matassa fecero tutti cilecca: le sue domande venivano evitate e tutti sembravano vincolati da una consegna del silenzio che non doveva essere rotta per nessun motivo.

Che cavolo stava succedendo? Perché si comportavano come spie senza talento (vedere Souda che tentava con tutte le proprie forze di non cedere alla sua storica cotta per lei aveva un che di patetico) pur di non spiegarle nulla?

Stava ancora arrovellandosi alla ricerca di una spiegazione plausibile quando…

STOCK.

Il forte rumore li scosse tutti. Era provenuto dall’esterno della stanza.

Kuzuryuu si alzò dal proprio posto e andò a controllare. Rientrò con gli occhi iniettati di sangue, nella destra un foglio di carta e una freccia: “Ok gente, abbiamo la guerra che desideravamo. Affilate le spade”. Ovviamente Pekoyama non si fece pregare ed estrasse lo shinai.

Fece in modo che tutti potessero leggere cosa vi era scritto.


Preparatevi, classe 77.

La punizione divina che vi meritate sta per arrivare.


Uh oh.

Che cos’era quella, una maledizione dei kami?

INSOMMA, COSA STAVA SUCCEDENDO?

Hinata prese di polso la situazione e dichiarò, fiero: “Vi voglio tutti in camera mia. Adesso. Nessuna assenza verrà condonata”.

...ok,  a quanto pare siamo appena stati coscritti nell’esercito. Ma a Novoselic le donne non hanno la leva obbligatoria!


*


“M-ma questa roba devo tenerla in faccia ancora per molto?”

“Altri cinque minuti, Fukawa-chan.”
“P-però prude...!”
“Se bella vuoi apparire un poco devi soffrire, mia cara!”

Touko decise di non insistere oltre, rassegnandosi a sopportare quella pappetta sul viso ancora un po’. D’altronde Enoshima era la Super Modella, chi meglio di lei poteva intendersi di make-up e cura del corpo?

In realtà ho anche paura a contraddirla, ma non diciamolo ad alta voce…

L’idea di Asahina di rinnovarle il look (ribattezzata Operazione Rendiamo Touko Fukawa la più Figa di tutta la Kibougamine), saltata fuori la sera prima tra una tazza di tè e l’altra, era stata messa in pratica con successo la mattina seguente: approfittando del giorno libero le ragazze l’avevano trascinata in giro per negozi a fare acquisti di ogni tipo, da abiti nuovi a shampoo adatti ai suoi capelli lunghissimi e persino qualche prodotto per il trucco (come se fossi capace a mettere l’eyeliner senza cavarmi gli occhi, poi). La notizia che le royalties dei suoi libri le consentivano un margine di spesa piuttosto abbondante aveva mandato in brodo di giuggiole Enoshima e Maizono, che si erano auto-elette sue fashion stylists.

“Ok, è il momento della verità!”

Finalmente sentì che la robaccia le veniva scollata dal viso, con sua somma gioia (e la sensazione che le avessero staccato pezzi di pelle).

“Ah lo dicevo io, le creme coreane per il peeling funzionano sempre!” sghignazzò Junko, mostrando a Touko quella specie di pellicola nera: quando finalmente mise a fuoco (era senza occhiali) notò un sacco di schifezze concentrate nella zona naso.
“Eeeew!”

“Esattamente, esattamente. Ma ora il tuo bel faccino è più liscio del culetto di un bimbo!” chiosò la modella, pizzicandole una guancia. “Allora, maschera per il viso: fatta. Spiegazione sull’uso di scrub e creme per il corpo: fatta. Vestiti?”

“Già sistemati” annuì Sayaka, “e ho persino adocchiato qualcosa per la festa di domani sera! È tutto appeso lì” disse, indicando un attaccapanni accanto all’armadio. Touko allungò il collo per vedere il suo outfit: un vestitino nero semplice, con maniche a tre quarti e un colletto bianco. La gonna non era troppo corta (come quelle di qualcuno qui disse, guardando di sbieco la gonnellina inesistente di Enoshima) ma nemmeno esageratamente lunga come quelle che usava abitualmente. In effetti le ragazze erano state irremovibili e le avevano fatto togliere di mezzo tutti i gonnelloni che era solita usare, in favore di qualcosa di più carino ma che allo stesso tempo non fosse troppo “rivelatore”.
Doveva essere onesta: era molto soddisfatta dei suoi acquisti. Quando aveva provato tutti quei capi d’abbigliamento nel camerino in negozio si era sentita carina. Per la prima volta nella sua vita non si era guardata allo specchio con l’esigenza di distogliere lo sguardo dopo venti secondi.

“Oooh, mi piace! Approvo la tua scelta, Sayaka-chan!” trillò Junko, e il resto delle ragazze (e Fujisaki, che aveva chiesto di poter presenziare) annuì. “Certo, se la gonna fosse stata più corta…”
“I-io non porto gonne come… come le tue” replicò Touko, d’istinto. “S-sono così… così…!”
“Così COME?” tuonò la Modella, con uno sguardo che non avrebbe fatto invidia a Oowada nei suoi momenti peggiori.

Mukuro sospirò: “Junko…”
“No no, ora voglio sentire cosa ha da dire! Ti ho rimessa a nuovo e tu mi ringrazi insultandomi?”
“S-Scusa! Scusa non volevo!” pigolò Touko, abbassando la testa e appallottolandosi su se stessa nella speranza di sparire.

Ecco, l’ho fatto di nuovo. Per questo è meglio se sto lontana dalle persone, sono un’idiota!
“Avanti sorellina, abbi pazienza” proseguì Mukuro, “lo sai com’è fatta Fukawa.”

“Sono sicura che non avesse intenzione di offenderti, Enoshima-san” si intromise Oogami. “Devi solo darle tempo, non è abituata ad avere attorno persone che la trattano con gentilezza.”
“E dopo ieri… con quella vipera di Saionji” aggiunse Fujisaki.

Anche Kyouko parlò: “Ma sì, è solo ricaduta nelle vecchie abitudini. Deve ricordarsi che di noi si può fidare, vero Fukawa?”

Alzò lo sguardo e annuì, per poi voltarsi di nuovo verso la Super Modella con occhi supplichevoli. Quest’ultima sbuffò e arricciò una ciocca di capelli attorno a un dito: “...ok, ok. Ma adesso non fate passare me per quella cattiva!”

Il tutto si risolse con una risata, e Touko tirò un sospiro di sollievo. Mukuro le fece addirittura l’occhiolino, sussurrandole: “Perdonala, è quasi ora delle sue medicine. Non ho ancora fatto in tempo a dargliele”

Promemoria per me: mai fare arrabbiare Enoshima.

“A questo punto” disse Sayaka, riportando l’attenzione sull’Operazione Touko La Strafiga “dovremmo occuparci dei capelli. Fukawa-chan, con tutto il rispetto ma quelle trecce sono proprio fuori moda.”
“M-ma sono comode…”

“Esistono tanti altri tipi di trecce!” replicò ancora Junko, che si era evidentemente dimenticata del piccolo alterco di poco prima. “Su su, fammi lavorare!” ordinò, e si piazzò dietro di lei con un pettine e una spazzola.

Ci vollero pochi secondi per mettere in atto una trasformazione che avrebbe fatto sfigurare persino il Brutto Anatroccolo.

“F-Fukawa-chan…”
“Wow.”
“Non ho parole.”
Touko venne assalita dal panico: “C-che c’è? Che hanno i miei capelli che non va? Sono brutti? Sporchi?!”

“Io direi l’esatto opposto” rispose Junko, che la afferrò per le spalle e la fece voltare verso lo specchio. E la Super Scrittrice scoprì di aver commesso per anni un grosso, grossissimo errore.

“Fukawa-chan, stai benissimo con i capelli sciolti! Perché diamine non li porti sempre così?” chiese Asahina, alla quale Touko rispose con un flebile: “N-non lo so…?”

“Ok, da ora in poi GUAI A TE se ti fai vedere ancora in giro con le trecce” la ammonì Junko, “intesi?”

“P-però per dormire sono comode…”
“...ok, per dormire vanno bene. Se sei sola” aggiunse con un occhiolino, facendo avvampare la Scrittrice. “Ma da domani sera in poi capelli sciolti, intesi? E ora ti faccio vedere qualche acconciatura che puoi sfoggiare quando hai voglia di cambiare…” disse Junko, riprendendo i suoi lavori di restauro.

Per la prima volta nella sua vita, Touko Fukawa si sentì carina e coccolata.

E benvoluta.


*

Kyouko Kirigiri era nervosa.

Non sapeva bene il motivo per cui stesse così. La riunione per pianificare la nuclearizzazione della 77 era tutto sommato andata bene, se si escludeva lo spiacevole episodio della fronda dei contrari che aveva platealmente abbandonato il consesso. Coloro rimasti si erano mostrati al meglio dedicati alla missione, al peggio disponibili a parteciparvi. Ad esempio Yamada non aveva fatto le capriole da fermo (col signor peso che si portava appresso era anche difficile pretenderlo) all’idea di radere al suolo quei mucchietti di muschio avariato di Hinata e soci, ma se non altro non si era speso attivamente nel tentare di contrastarli. Si era limitato a un fiacco assenso, che dati i precedenti poteva andare ancora bene.

In realtà una causa poteva esserci, per questo suo malumore. E lei la conosceva. Ma non le faceva per nulla piacere considerarne l’esistenza.

Si trattava del suo peggior nemico: una sensazione senza fondamento.

Annusava qualcosa di strano nell’aria, qualcosa che la portava a sentirsi più agitata del lecito e a presagire brutti eventi all’orizzonte.

Piccolo problema: Kyouko Kirigiri odiava avere sensazioni a pelle. Erano quel tipo di cosa che cozzavano contro le sue più radicate credenze, contro le prove concrete, contro la fredda logica.

Aveva sentito in giro che Akane Oowari, una dei loro bersagli mobili, si vantava a più non posso del proprio intuito e basava la sua vita su di esso. Chiaro esempio di uomo insignificante, donna nel caso specifico, che giustificava il proprio piccolo cervello e la propria inesistente capacità di farlo funzionare scaricando tutta la responsabilità sulla pancia.

Puah. Gente indegna di esistere.

Per quello si sentiva molto infastidita, quel pomeriggio. La sensazione di rovina sembrava intenzionata a pedinarla per tutto il giorno senza lasciarle un attimo di respiro, e quando le capitava il nervoso le montava lento ma inesorabile, fino a portarla a scoppi d’ira così poco caratteristici per lei che per fortuna era sempre riuscita a sfogare in privato.

Qualcuno doveva averle appioppato una maledizione, però. Perché non fu così fortunata in quella circostanza.

Stava passeggiando distrattamente per i corridoi, tentando vanamente di recuperare l’equilibrio perduto che sembrava volerle sfuggire come un leprotto pestifero. Stava per voltare l’angolo quando…

“Naegi-san”.

Uh? Naegi?

Si sporse dal muro cercando di non farsi notare. Colpa della sensazione a pelle. Maledetta sensazione a pelle.

Vide il suddetto Naegi di spalle conversare con una ragazza bionda.

L’aveva riconosciuta. Si trattava di Sonia Nevermind, principessa dello stato mitteleuropeo di Novoselic… e membro della classe 77.

Fece una fatica del diavolo a trattenere l’impulso di coprire il corridoio in quattro falcate, scostare Naegi con uno spintone e strozzarla lì.

Magari è venuta a consegnare la resa sua e del branco di babbuini di cui fa parte.

“Nevermind-san! È sempre un piacere!” disse Naegi, mimando un inchino come se avesse avuto il vestito da ballo da gran dama.

CRICK.

Non fu il rumore di un ramo che si spezza. Fu il rumore di una vena che si gonfiò nella testa di Kyouko.

Ma era ancora abbastanza in controllo di sé da non andarsene dopo averli fatti a pezzi con un’accetta e averne divorato i cuori.

Li lascerò parlare ancora per un po’. Voglio proprio vedere cosa si dicono.

“Oh Naegi-san, sei sempre così cavalleresco. Sono fin troppo rare le occasioni in cui tu e io riusciamo a scambiare quattro chiacchiere, e un po’ me ne rammarico. Sei una compagnia così piacevole!”.

CRICK.

“Gentilissima come sempre. Posso azzardarmi a chiedere per quale motivo sei qui?”.

“Ma certo. Ecco, vedi… qualche ora fa abbiamo rinvenuto questo fuori dalla sala ricreativa”. Tirò fuori dalla tasca della sua divisa scolastica un foglio di carta.

“Ci è stato recapitato tramite freccia infissa nella porta”.

Makoto lo lesse, ma dalla sua posizione svantaggiata Kyouko non seppe dire che tipo di reazione ebbe a livello somatico.

“Volevo…” riprese la Principessa “volevo chiederti… se questa è una dichiarazione di guerra ufficiale nei nostri confronti”.

Kyouko tese le orecchie. Vide Makoto sospirare: “Mi dispiace doverlo ammettere, Nevermind-san, ma è la verità. Dobbiamo lavare l’onta che abbiamo subito dalla tua classe.”
Almeno non aveva perso di vista l'obiettivo, pensò.

“Ciò che mi dici è molto triste, Naegi-san” fu la mogia replica della Super Principessa (che razza di talento è, poi. Fa bella coppia con il Super Erede, ma non diciamolo a Fukawa).
“Me ne rendo conto ma ne va del nostro onore” insistette Makoto, costringendosi a tornare serio (o almeno così sembrò a Kyouko). “Lo scherzo dei dolci è stata una trovata davvero pessima, così come usare il vostro Super Impostore per ingannare Enoshima-san” proseguì, e Kyouko avrebbe potuto giurare di aver visto lo spettro di un “anche se sappiamo bene che non è la stella più brillante del firmamento” sul suo volto (per quei pochi secondi in cui l’aveva intravisto).

Sonia sospirò a sua volta e non sembrò voler negare le colpe dei suoi compagni: “Mi dispiace, quanto accaduto al festival è stato un atto riprovevole e da cui prendo le distanze, così come sono sicura lo faranno anche altri” disse, “è stato davvero imbarazzante. Soprattutto non mi aspettavo nulla del genere da Hinata-san, è sempre così cortese… tra l’altro né lui né gli altri hanno voluto dirmi nulla riguardo le loro prossime mosse, ma è chiaro che non staranno con le mani in mano.”

Kyouko vide chiaramente le mani di Naegi tendersi ad artiglio e poi chiudersi a pugno, così forte che temeva potessero iniziare a sanguinare da un momento all’altro. Ormai il solo nominare il Super Senza Talento gli causava tic nervosi che le ricordavano gli attacchi di gastrite di Togami.

“Quindi dobbiamo considerarci… nemici?” chiese Sonia.

Chiaro che sì, biondina aggiunse Kyouko mentalmente.

“Ma certo che no, Nevermind-san.”
Kyouko, da dietro l’angolo, sgranò gli occhi.
“Hai detto di non essere al corrente dei piani di Hinata, e io ti credo.”

Se avesse avuto la forza di Oowada o di Oogami, Kyouko avrebbe di certo conficcato le dita nel muro fino a spezzarlo. Si accontentò di qualche piccola crepa nell’intonaco.

“Sono lieta di sentirlo, Naegi-san!” sorrise Sonia, e Naegi si prodigò addirittura in un baciamano.

Kyouko soffocò un ringhio, e tornò sui suoi passi.

Non me l’aspettavo da te, Naegi-kun.

Ripensò ai sorrisini della Super Principessa, a come riusciva a farsi benvolere da tutti, e alla quale nessuno faceva l’interrogatorio sul perché ogni tanto spariva, e dove andava e cosa faceva.

Questa è guerra, Nevermind.


*


“Il vento sta cambiando, Kirigiri-san.”
“Hm? Come, Hongou-san?”
“Intendo dire che sta succedendo qualcosa in questa scuola. Gli studenti sono inquieti.”
Jin Kirigiri sorrise: “Sono ragazzi, Hongou-san, a quell’età sono sempre inquieti. Lei non ricorda com’è essere un adolescente?”
Gentarou Hongou cercò di mantenere il contegno: “Mi riferisco ad altri tipi di inquietudine, preside. Tra i corridoi serpeggia ansia, paura per qualcosa. E le classi 77 e 78 non me la contano giusta…”
“Oh, ce l’ha sempre con quelle classi. Davvero, Hongou-san, dovrebbe rilassarsi di più e lasciare che i giovani si comportino da giovani!” concluse il preside Kirigiri, tornando alle sue faccende.
Hongou inspirò, sforzandosi di mantenere la calma.
Se solo avessi accettato il posto in quell’azienda farmaceutica li avrei usati come cavie ‘sti ragazzini indemoniati, altro che “sono ragazzi”!

Obbligandosi a sorridere, fece un breve inchino e uscì dall’ufficio del preside, diretto in infermeria. Sperò che quella spina nel culo di Byakuya Togami non avesse finito di nuovo le scorte di Lucky Gastro.

   
 
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