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Autore: Walpurgisnacht    11/12/2016    0 recensioni
Dunque, come riassumere questa storia?
Proviamo così: la Kibougamine, Junko che ha preoccupazioni molto meno folli del sommergere il mondo nella disperazione, un'antipatia fra protagonisti e un chilo di idiozia sparsa sulla testa di un po' tutti.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Togami-kun, questa galanteria non s’ha da fare né ora né mai”.

Lo sguardo truce di Makoto Naegi faceva sinceramente impressione. Ma d’altronde la situazione lo esigeva.

Gli ultimi exploit dello Scion, difatti, avevano creato un orrido effetto cascata: da quando aveva fatto trovare a Touko quella montagna di rose rosse sul tavolo della caffetteria c’era stata un’esplosione ormonale a dir poco anomala nei componenti femminili della classe 78. Si erano moltiplicate le richieste di cene romantiche, passeggiate al chiaro di luna, pause pranzo a lume di candela e tutto quell’ambaradan lì.

Cioè, per farvi rendere conto della situazione: Junko Fucking Enoshima aveva preteso da Oowada l’ein plein di sessione a base di effusioni tenere, cinema con la più melensa delle commedie sentimentali a disposizione… e, giusto per non smentirsi, un’intera notte di sesso selvaggio. Ma va beh, l’ultima era la norma nel suo caso. Naturalmente il suo ometto aveva dovuto chinare il capo e sottostare alle richieste, altrimenti sarebbe andato in bianco per chissà quanto tempo.

Leon si ritrovò a sospirare. Persino Sayaka, con la quale le cose si erano mantenute su un certo binario di normalità da ormai parecchi mesi, aveva alzato il tiro negli ultimi giorni e cominciato a farsi più asfissiante. Continuava a chiedere il bacino, la carezzina, le mani nelle mani quando camminavano, il massaggino alle spalle per aiutarla a sciogliere la tensione. Tutte cose che prima di quello show esagerato non era abituata a esigere.

Insomma, la situazione degli accoppiati si era fatta abbastanza insostenibile. E tutto, guarda un po’ il caso, era scaturito dalla testa bionda che non conosceva il significato della parola moderatezza. O niente o tutto con le donne, eh?

“Come mi comporto con la mia… kerumph, ragazza non è affar vostro” rispose l’accusato, tranquillo mentre sorseggiava il suo caffè. Aveva un nome strano con cappa e affini e ciò gli dava un'aria terribilmente snob, ma si era di recente scoperto che in realtà era ricavato da merda di pipistrello. La cosa, sebbene ristretta a un selezionato circolo, era fonte di grande ilarità ogniqualvolta ce n’era l’occasione.

“Sì che è affar nostro!” si intromise Oowada Rombo di Tuono, almeno a giudicare dalla voce “Lo sai, vero, a cosa mi ha sottoposto Junko ieri?”.

“Se per una volta in vita tua dai a una signora quello che chiede non vedo il dramma, scimmione”.

“Ma se fino all’altro ieri sembravi il cugino sporco del Grinch e ora ti atteggi al Gomez Addams dei poveracci, ma per piacere!”.

“Ehi! Gomez Addams è un signore e sa come comportarsi!”.

“...Togami, ci stai lasciando intendere che conosci gli Addams? Ma è un telefilm da plebei”.

“Chissenefrega degli Addams! La questione è seria! Rendetevi conto che ieri ho dovuto passare l’intero pomeriggio a coccolare Kyouko-san! E sia chiaro, non è che non mi sia piaciuto… ma voi conoscete Kyouko-san e il suo grado di apprezzamento per le smancerie, no?”.

I presenti si azzittirono.

“Oh! My! God!” commentò Mondo per tutti.

Aveva infettato anche Kyouko Kirigiri, l’iceberg, la donna che se ti azzardavi a sfiorarla ti mangiava la mano, colei che non doveva chiedere mai e in condizioni normali non lo faceva.

L’orrore sul viso di Leon doveva essere spettacolare.

No, va bene. Questa storia finisce oggi, se serve con la spina dorsale di Togami che funge da mazza da baseball.

Stava per aggiungersi al coro delle lamentele, solo momentaneamente sopito, quando…

“TOGAMI! Hai veramente pisciato fuori dalla tazza stavolta, pure peggio di quando hai quasi ucciso il vice-preside!”.

Tutti si voltarono verso la nuova voce.

Era Kuzuryuu, a capo di un piccolo ma combattivo drappello di membri della 77.

Tutti maschi.

Pure… pure loro? Che cos’è, un’epidemia di ebola?

“Toh, un Kuzuryuu che spunta dall’erba alta insieme agli altri Pokémon. E di’ un po’, cosa ti porta da queste parti?”.

“Fai meno lo spiritoso, Oowada. Io e questi altri scarti di galera vi abbiamo sentito parlare e mi tocca ammettere che il vostro problema è anche il nostro problema. Quindi, esattamente come voi, siamo venuti a pretendere una soluzione”.

“Beh Hinata, già finita la luna di miele con Nanami?”.

Cristo Naegi, taci. Almeno fai finta di nulla se proprio.

“Fatti una scarica di cazzi tuoi, mini-me”.

“Silenzio, voi due! Qua noi non respiriamo più e la colpa, indovina indovinello, è del vostro maledetto Erede supericco e superstronzo!”.

Leon e il resto della classe si ritrovarono ad osservare parte della quota maschile della 77 intenta a lanciare sguardi d’odio verso il loro Scion di ‘Staceppa preferito, il quale continuava a sorseggiare imperterrito la sua cacca di pipistrello. Il Super Giocatore di Baseball dovette sforzarsi non poco per non scoppiare a ridere.

“Onestamente, non è un mio problema se non siete capaci di rendere felici le vostre donne” replicò Togami. “Non nego che mi trovavo nella vostra stessa situazione fino ad una settimana fa, se non peggio, ma… al contrario di voi, ho imparato” concluse con quel sorrisetto beffardo che avrebbe fatto venir voglia di picchiarlo pure a Buddha. Tuttavia, per il sommo godimento di Leon e del resto della 78, quel ghigno sparì dalla sua faccia in un secondo grazie all’Impostore.
“Tu. Che diamine hai da ridere? La tua Super Musicista ha torchiato anche te e sei qui per dire la tua?” ringhiò Togami, mentre la sua copia più in carne si limitava a ridacchiare e smangiucchiare un cupcake: “Au contraire. Io so essere un gentleman, e poi adoro viziare Ibuki. Volevo solo assistere al tuo linciaggio.”

Dovette scomodarsi Mondo per tenere fermo un inviperito Super Erede, che aveva ingenuamente cercato di avventarsi sul Super Impostore. “Ma fai sul serio? Quello è il doppio di te, una sola pacca sulla spalla e ti mette al tappeto” borbotto il Biker, tenendo Togami per il colletto della camicia come fosse un cagnolino troppo esagitato. L’Impostore si limitò a ridere: “Mi sarebbe bastato sedermi su di lui per eliminare il problema alla radice.”

Leon si chiese brevemente perché diamine Oowada non lo avesse lasciato fare.

“Qui si sta perdendo di vista il nocciolo della questione” si fece largo Hinata, “e cioè che tu, Erede di ‘stocavolo, la devi piantare con le tue rose, i regali e ogni gesto di galanteria fatto in maniera plateale! Sommergi Fukawa di fiori in camera sua, non davanti alle altre ragazze! Pure Chiaki mi ha lasciato intendere che vorrebbe qualche regalo” ringhiò “e visto che lei è la Super Gamer non me la caverei nemmeno a buon mercato, sai quanto costa un gioco per la Playstashun 4?”

Tutti gli altri annuirono, ma non bastò a far cedere Togami. Si liberò dalla presa di Oowada, si sistemò la cravatta e poi assunse la sua solita posa a braccia conserte da Gente di un Certo Livello. “Credo che a voi sfugga un piccolo dettaglio” disse, sistemandosi gli occhiali sul naso, “ovvero che non devo essere io a porre un freno alla mia galanteria, ma voi che dovreste imparare ad essere dei gentiluomini con le vostre signore.”

Leon inarcò un sopracciglio, seguito a ruota dal resto dei presenti.

“Perché dovrei privare Touko delle mie attenzioni se voi non siete capaci di darne alle vostre dolci metà? Piuttosto che prendervela con me dovreste farvi un esame di coscienza e chiedervi se non siete voi quelli che mancano di romanticismo.”

...dovranno togliermi i denti a forza con le tenaglie piuttosto che farmelo ammettere ad alta voce, ma lo Scion di ‘Staceppa potrebbe avere ragione.

A giudicare dalle facce perplesse degli altri non era l’unico a pensarlo. Vide Naegi aprire bocca e cercare di dire qualcosa, ma venne interrotto dalla porta della biblioteca che venne aperta con violenza.

“Bene, mi avete risparmiato mezz’ora di caccia per i corridoi.”

Perché, perché, PERCHÉ?

Juzo Sakakura li osservava divertito dalla soglia.

“Che carini, tutti nel panico perché non sapete come comportarvi con le vostre fidanzatine” proseguì l’ex Super Pugile, “sarete quindi contenti di sapere che vi aspettano in aula per la consueta punizione, insieme al resto delle vostre classi. E ora, MARSCH!”

Seguirono obbedienti il loro carceriere, non prima di aver lanciato occhiate colme d’odio a Togami, che lui ignorò bellamente. A quanto pare l’aver cominciato a funzionare come una persona normale lo aveva fatto tornare immune alle minacce di morte che ancora riceveva dopo aver quasi mandato Hongou all’altro mondo.

Ma ti venisse un colpo Togami, maledizione a te.

Si obbligarono a seguire Sakakura di malavoglia, borbottando insulti o altro ai danno del biondo erede. Leon, tuttavia, preferì seguire il suggerimento di quest’ultimo e compilò un elenco mentale delle cose che Sayaka poteva desiderare o di dove portarla a cena alla prima occasione utile.

Il conto lo intesterò a te, Togami del menga.


*


L’idea di andare a disturbare Sakakura durante le ore di detenzione delle classi 77 e 78 si era rivelata ancora una volta geniale.

E la cosa più bella era che Kizakura non aveva dovuto neanche metterci del suo per incasinare la situazione ancora di più. Gli era semplicemente bastato spalancare la porta per ritrovarsi a guardare, nell’ordine: quindici studenti (della 78) che ridevano, altri sedici (tutta la 77) impietrita, Munakata con la katana sguainata (ma dove diamine la tieni nascosta, eh?) e Sakakura per terra. Seduta su quest’ultimo, Genocider Syo.

“Oh, ma che sorpresa! La mia alunna preferita!”

Syo si voltò verso di lui e lo salutò agitando lingua e forbici: “Kizakura! Vecchio ubriacone! Quanto tempo che non ci si vede!”

“Vero, vero, troppo tempo dalla nostra ultima bevuta insieme” disse, dandole una bonaria pacca sulla testa a cui la Serial Killer rispose sghignazzando. “Ma posso sapere cosa succede? A meno che tu non abbia cambiato gusti nel frattempo, il nostro Juzo qui non rientra decisamente nella tua tipologia di vittime.”

“T-toglietemela di dosso!” ringhiò quest’ultimo, venendo bellamente ignorato. “Per carità, troppi muscoli e poco cervello” sbuffò Syo, “ha solo fatto la stupidaggine di far starnutire Lagna… ED ECCOMI QUI! GYHAHAHAHAHAHAHAHAH!”

“Kizakura, tu… tu sapevi di lei?” chiese Munakata, che si era avvicinato alle sue spalle senza che Koichi se ne accorgesse.

Cosa sei, un maledetto ninja?

“Certo che lo sapevo, modestamente è una delle scoperte di cui vado più fiero” sorrise beffardo, “insieme alla sua controparte dedita alla scrittura ovviamente. Ora, Munakata, che ne diresti di mettere via quella katana? Syo in fondo è inoffensiva. Quasi.”

“Non sembrerebbe” rispose guardingo l’ex Presidente del Consiglio Studentesco (e comunque ricordo che ai miei tempi non si insegnava ai Presidenti del Consiglio Studentesco l’arte della spada, l’hai imparata nel tuo tempo libero?).

“Oh, non ne sarei così sicura” trillò Syo, dimenticandosi di Sakakura e avvicinandosi a Munakata. “Sai che sei proprio il mio tipo? Alto, bello, magari un po’ musone ma compensi con un bel culo” disse, afferrandogli una chiappa, “Munakyutie!

Kizakura sghignazzò. La tua faccia terrorizzata è la mia ricompensa per quelle due ore passate a sentire le lagne del Pirata Hongou.

“Hey, ma quello è il mio soprannome!” pigolò una voce dal fondo dell’aula, che ricollegò al Super Fortunello Naegi. Syo però lo tranquillizzò: “Non preoccuparti, lo sai che sei il mio unico Makyutie, gnometto! Gyahahahahah!”

Nel frattempo un’incazzatissimo Sakakura si era finalmente rimesso in piedi: “Sono distrutto all’idea di dover interrompere questo delizioso quadretto, ma qualcuno potrebbe PER FAVORE RISPEDIRE LA FOTTUTA SERIAL KILLER DA DOV’È VENUTA?”

Altra risata. Dal tono saccente, apparteneva a Togami.

“Oh, io potrei anche fermarla” disse, osservando la scena divertito, “ma… non vedo perché dovrei. Insomma, Syo non è sempre presente in classe, è giusto lasciarla divertire un po’.”

“Byakuya-samaaaaaa!” miagolò lei, roteando la lingua.

Munakata e Sakakura erano al limite della sopportazione.

Oh sì, questa giornata non poteva andare meglio.

“Si può sapere cosa sta succedendo qui? Che diamine ci fa la mia classe ancora in punizione?”

Si corresse. Ora non poteva andar meglio di così.

“Chisa, qual buon vento!”

“Non hai risposto alla mia domanda, Kizakura-san!”.

“Ehi, non è mica colpa mia se questi teppistelli si trovano qui adesso. È tutta farina del loro sacco”.

“Veramente è solo colpa di Togami e dei suoi piedi da muratore…” intervenne Junko.

“Cioè?”.

“Vede, è andata così…”. E si provvide a spiegare alla signorina Yukizome la dinamica dei fatti che aveva portato la 77 e la 78 a condividere quei piacevoli pomeriggi da reclusi.

“Capisco. Beh Togami-san, lo sai che Hongou è un vecchio signore… irascibile, per non dire altro. Potevi immaginarti un risultato del genere”.

L’interpellato si prese la libertà di alzarsi, facendo orecchie da mercante ai rimproveri di Sakakura (sembra che tu stia perdendo il tuo irresistibile charme, Juzo caro. Magari una lucidatina ai pugni, non credi?) e si portò vicino a insegnanti e ospiti vari: “Yukizome-san, non posso negare di conoscere fin troppo bene i lati meno compiacenti del nostro caro vice-preside. Ma le posso assicurare che non è stato affatto volontario. D’altronde, avendo io i piedi da muratore” disse, lanciando un’occhiataccia ad Enoshima “una simile impresa di accuratezza sarebbe stata al di là di ogni mia possibilità. Si è trattata di pura sfortuna, nient’altro”.

“Sarà stata sfiga finchè vuoi” protestò Leon alle sue spalle “ma noi siamo qui comunque perché sei un insaccato!”.

“Kuwata ha ragione!”.

“Abbasso Togami!”.

“Datti all’ippica invece che alla nobile arte del pallone da calcio!”.

“Posso salutare a casa?”.

“Per questo Oscar vorrei ringraziare i miei genitori, la mia truccatrice, la mia parrucchiera e soprattutto me stessa perché sono fighissima e bellissima”.

“Ah, neanche un ringraziamento in mondovisione per la povera sorella sfigata. Sei un bijou, Junko-chan”.

“Don’t cry for meeeeeeeee Novoseliiiic…”.

“Signor Sakakura, io avrei da cagare. E sapete cosa succede se la trattengo troppo…”.

Siamo diventati un programma d’intrattenimento e nessuno mi ha detto nulla? Avrei messo la camicia hawaiana da Magnum PI per fare più bella figura e far risaltare il pelo ribelle.

“Sapete, avrei un’idea per porre rimedio a questa spiacevole situazione” disse Togami strofinandosi una mano sulla bocca e sulle guance.

Oh. La cosa si scalda e il suo sorrisino da iena ridens è un buon viatico.

“E sarebbe, questa mirabolante idea?”.

“Prima una conferma. Genocider, delizia dei miei occhi multimilionari: io e te come siamo messi adesso? Hai ancora voglia di tagliarmi la gola?”.

Tutti gli occhi si concentrarono su di lei, che si prese qualche secondo per riflettere sulla risposta più appropriata: “Mah, direi di no. Lagna mi sta trasmettendo solo un sacco di voglia di buttarti per terra, strapparti i vestiti con i denti e mostrare che non ha nulla da invidiare ai John Holmes e Traci Lords della nostra classe”. Con tanto di occhiata malevola in direzione di Junko e Mondo, che non si scomposero minimamente. Al contrario dei membri della 77, che sgranarono gli occhi inorriditi.

“C’è chi può e chi non può. Noi può perché noi siamo Enoshima”.

“...grazie per l’inclusione, ci tenevo”.

Cavalli imbizzarriti, eh? Accidenti, come sono precoci ‘sti ragazzi. Mi sento pronto per lo sfasciacarrozze, visto che ormai vado solo ad alcool e Viagra.

“Ok, buono a sapersi. Bene, allora senti la mia proposta: ti offro la possibilità di perseguitare questo omaccione di Sakakura come ti pare. Mandargli lettere minatorie, fargli trovare teste di cavallo nel letto, quello che preferisci”.

“Cosa? Ma neanche mi piace. L’hai visto? È una montagna di muscoli affascinante quanto un cesso multifunzione”.

“No, ma fate pure come se io non ci fossi. Mi devo anche scusare di esistere?” commentò il suddetto Sakakura. Kizakura lo conosceva abbastanza da sapere che si stava trattenendo per puro miracolo e che moriva dalla voglia di sfoderare l’Uppercut di Ciclone, la sua mossa definitiva.

Sigh. Mi sento l’allenatore ubriacone in uno spokon sul pugilato.

“In effetti non ha un grammo di fascino, ti capisco. Ma sappi che se mi dovessi dire di no… beh, la trippa per gatti a casa Fukawa finisce”.

“S-Scusa?”.

“La mollo, qui e ora”.

Quell’aula prese ad assomigliare a uno di quei terrificanti talk show americani pieni di gente rissosa che non vede l’ora di tirarsi le sedie addosso.

“TOGAMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!” ruggì un indiavolato Tanaka “Per questa mostruosità ti getterò nelle fauci del Terrore Cosmico Tentacoluto che Suona al Centro dell’Universo!”.

“Tu! Tu sei un riccone morto se solo ti ci azzardi! Hai infestato la scuola di rose come neanche in The Happening e adesso minacci di lasciarla?”.

“E fate un po’ di silenzio, branco di babbei! So cosa sto facendo!”.

“Nell’ultimo mese hai fatto più danni di Godzilla, ti prego!”.

Il battibecco si spense quando una voce non ben identificata puntò il dito su Genocider. L’attenzione comune si focalizzò nuovamente su di lei, la quale aveva preso a tremare in modo visibile: “Oddio… oddio oddio oddio…”.

“Che ti succede, Syo-san?”.

“Il mio corpo… non lo controllo più… Lagna sta urlando a tutto volume, implorandolo di non farle questo perché è la volta che va davvero a impiccarsi e non ci sarebbero corpulenti angeli a salvarla stavolta…”.

“Come volevasi dimostrare” ghignò lo Scion “Se non vuoi che questo succeda acconsenti alla mia offerta, prenditi in consegna Sakakura e rendigli la vita un inferno”.

Aspetta, fammi capire cosa sta architettando. Se vuole che Syo si comporti così è per fare in modo che Sakakura faccia di tutto per evitarlo. Il che vuol dire… ooooooooh. Sei diabolico se ti ci metti, Togami. È un piano che approvo, bravo.

L’ex Pugile non pareva proprio estasiato alla prospettiva. Una serial killer con la lingua di quelle proporzioni poteva solo significare guai.

“Sakakura, guardami bene negli occhi” gli intimò Byakuya “Per evitarti dita tagliate e tutto quello che può venirle in mente hai un solo modo: vai da Hongou a dirgli che non sei più disposto a farci da carceriere”.

Un coretto di “Ooooooooooooooooooooh!” si alzò.

“Togami-san” fu la timida protesta di Naegi, che si alzò e gli si avvicinò “non che non apprezzi quanto stai facendo, ma… solo a me questo sembra un piano inutilmente, pomposamente arzigogolato? Non facevi prima ad allungargli un assegno?”.

“Naegi Naegi Naegi, si vede che ne hai di cose da imparare. Guardalo. Ti dà l’impressione di chi si fa comprare dal vile denaro?”.

Juzo cominciò a far roteare un pugno chiuso: “Feh. Mi sarei intascato l’assegno e avrei proseguito. A parte le ultime novità con la pazza psicopatica, siete una fonte di divertimento troppo grasso per mollarvi senza un buon motivo”.

“Chi hai chiamato «pazza psicopatica»? Devo cominciare sin da ora?”.

“Ma cosa vuoi fare, che sei alta quanto un mio ginocchio? Scommetto che al primo gancio finisci lunga e distesa come una pelle di daino”.

“Mettimi alla prova, allora”.

Un lampo.

Un tuono.

Un attimo. La terra che tremò.

La guancia di Sakakura prese a sanguinare dal taglio provocatogli dalle Genoscissors.

“N-N-N-Non l’ho… neanche vista… muoversi…” disse l’ex Pugile, preso talmente in contropiede da dover ancora assumere la postura corretta.

Dietro di lui Genocider si mise a ridere come solo lei sapeva fare: “Gyahahahahahahahahahahahahah! E dire che oggi mi sento un po’ incriccata. Lagna, attività fisica per piacere! Anche sotto le coperte con Byakuya-sama, mica mi offendo all’idea!”.

“Allora, Sakakura. Ci stai?”

Il sorriso beffardo sulla faccia di Togami confermava che era convintissimo della buona riuscita di quel piano. Kizakura si limitò a un ghigno compiaciuto. Dietro di loro Munakata si massaggiava le tempie e premeva per chiudere quella storia al più presto; Chisa, invece, se la rideva sotto i baffi.

Ah, Yukizome cara. Sembri con la testa tra le nuvole ma in realtà sei una vera serpe, se lo vuoi.

L’ex Pugile sollevò il mento: “Tu tienimi lontana quella… cosa” gesticolò verso Syo, che ricambiò con delle sonore pernacchie, “e io vado a parlare col preside seduta stante. Ma non mi prendo responsabilità per le sue decisioni, o per quelle di quel vecchio rincoglionito di Hongou.”

Togami annuì: “Mi sta benissimo.”

“Bene, visto che l’accordo è stato fatto direi che possiamo andarcene” trillò Chisa, prendendo a braccetto sia Munakata sia Sakakura. “Consideratevi liberi, giovincelli! Io e questi due bei signori abbiamo da fare! Mi raccomando, classe 77, fate i bravi bambini! Ci vediamo domattina!”

Detto questo se ne andò con i due uomini sottobraccio, fischiettando.

“Ah, ‘ste relazioni moderne” cantilenò Kizakura, osservando lo sgomento sui volti degli alunni.

“Ma… noi credevamo che Yukizome-san fosse fidanzata con Munakata-san” mormorò Sonia, dando voce al pensiero di tutti i suoi compagni.

“...noi eravamo convinti che Noia Infinita facesse coppia con Sakakura” commento Junko, altrettanto perplessa così come il resto della sua classe.

Kizakura si voltò a guardarli e sorrise bonariamente: “Siete ancora così giovani e innocenti… godetevi i primi amori e la monogamia, avete tempo per sperimentare le alternative.”

“Alternative…?”

“Vuole dire che… OH.”

“OOOOOOOOOH!”

“MA NO!”

In quel coro sconvolto l’unico che non era sorpreso era Oowada: “Rispetto, Sakakura. Rispetto” annuì con fare solenne.

Kizakura continuò ad osservarli e rise tra sé e sé.

Se Hongou dovesse rifiutarsi di liberarli mi prendo la briga di occuparmene. Ha ragione il vecchio Juzo a dire che sono fonte infinita di divertimento, e d’altronde non posso sempre sfogarmi su quella pigna in culo del vice-preside…

Annuì e brindò a quell’idea con un sorso di whiskey dalla sua fidata fiaschetta.


*


“SEI! UN! CRETINO!”

“Ma ma ma TOUKO! TOUKO ASPETTA!”

“Sai ti credevo più intelligente quando ti ammiravo da lontano!”

“Ma Touko asp-AHIA! Quel cuscino fa male!”

La Super Scrittrice si placò, ma solo perché doveva riprendere fiato. Ovviamente Syo le aveva lasciato una decina di bigliettini in cui le spiegava la sgangherata idea che il suo… fidanzato aveva avuto durante le ore in punizione, e altrettanto ovviamente Touko non l’aveva presa bene.
“Ma come ti viene in mente di dire che mi pianti se Syo non perseguita quell’energumeno di Sakakura? Ma sei fuori?!”

“Ti giuro che era PER DIRE, non l’avrei mai fatto, e diamine da dove la tiri fuori tutta quella rabbia…” pigolò Byakuya, nascosto dietro al letto della ragazza.
“L’ho accumulata negli anni, a cui anche tu hai contribuito!” ringhiò, lanciando via il cuscino e prendendo posto alla sua scrivania. La voglia che aveva di mettere i Dimmu Borgir a tutto volume solo per infastidire Byakuya (che, aveva scoperto, era terrorizzato dalla musica metal).
“T-Touko?”
“Cosa.”
“Posso avvicinarmi o cerchi di nuovo di uccidermi?”

Lei non rispose, non a parole almeno. Si limitò a grugnire e lui apparentemente lo interpretò come un sì, perché se lo ritrovò in ginocchio accanto alla sedia.

“Touko…”

“Che c’è?”

“...mi dispiace. Mi perdoni?”

L’ira funesta della Super Scrittrice vacillò.

Ma Dio Brando, quando ha imparato a fare la faccia da cucciolo?

“...non lo so.”

“Cosa posso fare per farmi perdonare?” chiese, prendendo le mani della ragazza tra le sue.

“Potresti fare meno stronzate come quella con Sakakura, per esempio.”

“Mi avresti reso le cose più semplici se mi avessi chiesto di comprarti una villa negli Hamptons, lo sai sì?”

“Lo so. Ma preferisco se completi la tua evoluzione in essere umano normale.”

“Non sei spiritosa.”

“E tu sei tanto tanto melodrammatico” sorrise lei, concedendogli un bacino.

“Non ci posso far nulla! È il modo in cui mi riesce meglio”.

“La vecchia scusa del «mi disegnano così»? In bocca a Jessica Rabbit funziona, in bocca a te un po’ meno”.

“...credo di essermi perso”.

“Uh, dimenticavo che sei a digiuno quasi totale di cultura popolare”. Cercò di premere con più forza sulla parola quasi e ottenne il risultato sperato, dato che lui inarcò un sopracciglio incuriosito: “...quasi?”.

“Tu mi credi disinformata, Byakuya-kun, ma non è così. So per certo che conosci La Famiglia Addams…”.

“Quei chiacchieroni! Imparassero a farsi una manica di fatti propri!”.

“Ragazzo mio, ti stalkero da quando hai messo piede qui dentro. Pensi davvero che avessi bisogno di farmelo dire?”.

“Touchè. Ebbene? Hai tirato fuori questa cosa perché?”.

“Perché stavo pensando a come potresti farti perdonare”.

“E come?”.

Touko si sentì accaldata tutto ad un tratto. Quanto stava per proporgli non era sconcio, ma ciononostante le faceva provare un po’ di imbarazzo.

Forse perché è la prima volta che accampo delle pretese con lui e mi aspetto di vederle esaudite.

“Fammi vedere quanto sei bravo a imitare Gomez. Parlami in spagnolo”.

Le guance imporporate di Togami la presero di sorpresa. Non si aspettava una reazione tanto manifesta da parte sua, ma dovette ammettere che le faceva piacere accorgersi di come fosse più aperto nei suoi sentimenti e nel suo modo di comportarsi quando erano soli soletti.

“Che c’è?” proseguì, stavolta con l’intento di prenderlo in giro “Non mi dirai che non conosci la lingua”.

Lui si rizzò in piedi, punto sul vivo: “Sono un Togami! Per tua informazione ho chiuso il mio primo contratto a Caracas, Venezuela, alla tenera età di quattordici anni e mezzo. Ed ero da solo!”.

“Avrai visto un sacco di pessimi bar, allora. Quindi lo spagnolo lo sai. Dimostramelo”.

“Che… che cosa vuoi che ti dica?”.

“Puoi anche dirmi che sulle Asturie sono previste piogge pesanti per tutto il fine settimana, mentre alle Baleari urca urca tirulero oggi splende il sol. Mica mi importa del contenuto. Voglio solo vederti lanciato come lo era Raul Julia nei film”.

“O-Oh. Va bene”.

Le afferrò le mani con le sue e le strinse, persino sin troppo forte. Poi si schiarì un attimo la voce prima di dire: “Te amo con todo mi corrrrrrazón”.

FIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII. Tutti in carrozza, in partenza! La sanità mentale di Touko Fukawa sta partendo dal binario 9 e 3/4! Avanti lavativi, sbrigatevi!


*


“Io continuo a dire che l’idea di trasmettere in diretta nazionale gli esami degli studenti è una buffonata.”

“È sempre stato così e non c’è ragione di cambiare le cose. Una scuola prestigiosa come la nostra può e deve mostrare al resto della nazione di cosa sono capaci i suoi studenti.”

“Come l’anno scorso, quando è saltata in aria la palestra mentre TV Tokyo riprendeva l’esame di Ruruka Andou?”

“È stato solo un incidente. Un banale incidente e nient’altro.”

Jin Kirigiri non replicò, ma il tremolio nervoso all’occhio buono di Hongou bastava e avanzava come risposta. Sospirò e si guardò attorno, mentre l’altro si scusava per allontanarsi un attimo: gli alunni del primo anno stavano per concludere il loro esame e a momenti sarebbe stato il turno della classe 78; non aveva particolari dubbi sugli esiti delle loro prove (nonostante ritenesse quella di Naegi una stupidaggine pari alla diretta televisiva, ma d’altronde valutare un talento come la fortuna richiedeva mezzi poco ortodossi), a preoccuparlo era ben altro.

L’infame faida tra la classe 77 e la classe 78, ad esempio.

Nonostante avessero sotterrato l’ascia di guerra mesi addietro, consentendo a tutto l’istituto di trascorrere il resto dell’anno scolastico più o meno tranquillamente, l’antipatia tra Naegi e Hinata era ancora viva e vegeta e restia a placarsi. Per fortuna il peggio a cui Jin aveva assistito da dopo la loro punizione con Sakakura erano state pernacchie e prese in giro, nulla che richiedesse un intervento disciplinare. Al massimo una retrocessione all’asilo nido.

In teoria quindi non aveva nulla di cui preoccuparsi.

Ma anni passati a gestire questa scuola mi hanno insegnato che la pratica è ben diversa.

E in effetti l’incidente dello scorso anno era quasi un avvertimento: tre espulsioni, per altro di tre ottimi studenti, erano una brutta situazione che Jin non voleva ripetere, soprattutto se poteva evitarlo. Più fonti gli avevano riferito che Nagito Komaeda della 77 era il vero artefice dell’esplosione, ma non aveva mai avuto prove a sostegno di quella tesi.

Anche se quel suo sguardo folle per me basterebbe.

Si guardò attorno alla ricerca di Komaeda, e non si stupì nel vederlo incollato alla figura (scocciata) di Hajime Hinata, a sua volta fedele segugio di Chiaki Nanami.

Se avessi saputo prima che trovare la ragazza a lui e Naegi sarebbe bastato a calmare la loro sete di scherzi idioti, avrei messo su un servizio d’incontri scolastico.

In tutta onestà per un po’ le scelte amorose di sua figlia non lo avevano entusiasmato. La faida non era di certo un punto a favore di Naegi, ma in fondo era un bravo ragazzo che non aveva mai dato problemi prima di allora, e doveva ammettere che Kyouko era molto più rilassata da quando stava con lui.

Tranne quando deve punzecchiare me, Hongou e Kizakura. Ma va beh, la lascio divertirsi volentieri alle spalle mie e dei miei due mariti.

E a proposito della vita sentimentale di quella classe, pareva proprio che lo spirito guerriero tirato fuori per la faida con la 77 fosse venuto utile anche in altri campi, dato il proliferare di coppiette che erano spuntate. Poi ovviamente, Kyouko a parte, non erano cose che lo riguardassero ma era comunque incuriosito dall’atmosfera love is in the air che quei ragazzi avevano preso a respirare da un po’ di tempo a quella parte. Con combinazioni che non avrebbe mai detto prima, soprattutto Ikusaba e Ishimaru.

E Togami. Persino Togami si era trovato la ragazza.

Pensava sarebbe morto di vecchiaia prima di assistere a un simile spettacolo.

Gli mancava giusto Hongou sorridente e poi le aveva davvero viste tutte.

Il suo sguardo cadde involontariamente sulle gradinate, dove fiorivano esemplari di ogni forma e dimensioni fra il pubblico: riconosceva fra gli altri l’intera gang di Oowada (il cui leader, suo fratello Daiya, indossava una cravatta fosforescente coi teschi che definire obbrobriosa era un complimento davvero generoso), la sorella di Naegi con un ragazzo a cui stava avvinghiata tipo sanguisuga con l’ospite, il tifone di follia che rispondeva al nome di Shinobu Togami accompagnata dal maggiordomo del fratello Aloysius e quella montagna umana del fidanzato di Oogami.

Studenti fuori dal comune, parentado fuori dal comune. Anzi, rispetto alla media io devo passare come banale.

Erano parecchio chiassosi, soprattutto la loro ex alunna che continuava a sbraitare per vedere Byakuya in azione con l’esame. E, sebbene non la sentisse con tutto quel frastuono, ci avrebbe scommesso la sua poltrona di preside che stava tifando affinché lo fallisse rimediando una figura barbina di fronte all’intera nazione.

Non che lo giustifichi, ma vedendola così penso di poter capire un po’ meglio le sue razzie notturne alle riserve di Lucky Gastro della scuola. Anche se pure lui, da quando si è impegnato, pare essersi dato una calmata. Ora è solo il mio vice a passare ogni due per tre con il carrello a farne man bassa. Spendiamo più in medicinali che in cancelleria.

“Insomma Komaeda-kun, puoi anche staccarti mezzo secondo da Hajime-kun! Non è mica una bombola dell’ossigeno!”.

La voce a dir poco scocciata di Nanami giunse indistinta all’orecchio di Jin, che si voltò per guardare. La Gamer stava davanti alla sua dolce metà con le braccia aperte, quasi volesse fargli da scudo umano per respingere le apparentemente invadenti avances del Maledettamente Fortunato.

“Chiaki-san, non sto facendo nulla di male. Voglio solo attaccare un po’ della mia fortuna a Hinata per il suo esame!”.

“Ok, ma puoi farlo anche senza cercare di infilargli la mano nelle mutande!”.

“Chiaki, per favore… siamo in diretta tv…”.

“Mi ferisci dicendo così, Chiaki-san. Stavo imitando un rito propiziatorio di una tribù centrafricana…”.

“Poteva essere anche una tribù che viene da Marte, tu le mani nelle mutande non gliele metti! Mi sono spiegata?”.

“E va bene, ho capito. Non sono il benvenuto. Normale per immondizia come me”.

“Ecco, allora perché non vai a far compagnia al pranzo di ieri nel bidone del vicolo?”.

“Chi la dura la vince, anche per un uomo senza talento e senza valore come me” fu la chiusura di Komaeda mentre si allontanava con le pive nel sacco.

Uh oh. Non mi piace per nulla quanto ho sentito. Sarà meglio stargli addosso per assicurarsi che…

“Kirigiri-san! Venga qui, per piacere! Devo parlare di un fatto di una gravità inaudita!” sentì alle sue spalle.

Era Hongou con la voce che non avrebbe mai voluto sentirgli avere.

La voce di chi non lo avrebbe lasciato in pace finché non fosse stato a sentirlo.

Conoscendo la notoria insistenza del suo vice, Jin si rassegnò e sperò solo che il ragazzo dai capelli bianchi non stesse andando a recuperare una tonnellata di C4. Una palestra distrutta gli era bastata e avanzata.


*


Komaeda si sarebbe detto di essere un genio, se non avesse avuto un’autostima nulla e non fosse abituato a paragonarsi ai ratti di fogna.

Però giusto in quell’unica occasione si era trovato degno dell’aria che consumava a discapito dei Super, ben più meritevoli di lui.

Perché per una volta in vita sua Nagito Komaeda stava facendo una cosa giusta. Anzi, l’avrebbe definita doverosa.

Si stava adoperando, da buon scalino per la speranza dei suoi compagni di classe, per far sì che l’esame di Hinata andasse alla perfezione. Perché lui conosceva bene Hinata, nonostante le sciocche rimostranze della sua… pffff, ragazza, e sapeva cosa avrebbe desiderato se solo avesse avuto la libertà e il coraggio di chiederglielo.

Voleva che Makoto Naegi soffocasse nel suo stesso vomito, ecco cosa voleva.

Da parte sua non c’era nessun motivo d’astio nei confronti del kohai. Non lo odiava, né gli stava simpatico. Indifferente, come chiunque non fosse Hinata.

Andava solo sacrificato. Sacrificato sull’altare di un ideale più alto.

Ma sacrificato in senso figurato, perché nonostante tutto ucciderlo sarebbe stato troppo. Gli avrebbe solo mandato in malora la prova.

E quindi quale migliore modo che ritentare l’uscita dell’anno precedente con il lassativo? Solo che, invece di propinarlo all’intera commissione, si sarebbe limitato al candidato dall’ahoge pericolosamente uguale al suo.

Pertanto era con minuzia certosina che in quel momento stava calibrando le gocce della purga da mischiare con il succo di frutta che avrebbe portato a lui e ai docenti.

Ti farò felice, Hinata. Mi guarderai con occhi colmi di speranza dopo questa mia impresa.

“Ok, direi che ci siamo. Con questa quantità” stimò facendo due rapidi calcoli mentali “il cesso dovrebbe diventare il miglior amico di Naegi per i prossimi tre o quattro giorni. Mi assicurerò che qualcuno gli porti da mangiare”.

Yuck. Pranzare e cenare seduto sulla tazza del water… era una cosa che riusciva a disgustare persino lui.

Fece bene attenzione, mentre posizionava le bevande sul vassoio, a ricordare con esattezza qual era il bicchiere che avrebbe dovuto dargli. L’anno precedente era stato più semplice ma oh, per la speranza questo ed altro.

Si avviò fischiettando.

Quando ormai stava per appropinquarsi al palco si sentì chiamare alle spalle.

Voltandosi un’onda di emozione e gioia lo travolse: era Hinata, lo sguardo basso.

Che… che evoluzione inaspettata.

“Komaeda, aspetta un secondo. Prima di andare…”.

“Dimmi Hinata-kun, dimmi pure” cinguettò come una zoccola d’alto bordo.

“Volevo… volevo solo scusarmi per l’irruenza di Chiaki-san. Ammetto che, anche non ci fosse stata lei, le mani nelle mutande non me le avresti messe lo stesso. Però…”.

“Però?”.

In modo inconsapevole riprese a camminare, con l’altro che si affannò per affiancarlo.

“Però non posso negare che ci sia andata giù pesante con gli insulti, e nonostante tutto penso abbia esagerato. Pertanto volevo fare ammenda a nome suo, perché chiaramente non ne ha voluto sapere”.

“Donne. Razza di gente testarda”.

“Me ne sto rendendo conto meglio ogni giorno che passa” ridacchiò, sollevando lo spirito di Nagito a vette mai toccate prima. Poi aggiunse: “Per farmi perdonare ti accompagno”.

“Chi sono io per dire di no? La tua compagnia mi onora oltremodo”.

Giunsero.

L’esame di Naegi era qualcosa che Komaeda trovava di una banalità imbarazzante: di fronte a sé aveva un contenitore cilindrico trasparente alto circa un metro e colmo di francobolli facenti parte della collezione privata di Hongou. Il loro valore monetario era relativo, salvo per un unico pezzo con cui ci si sarebbe potuto comprare un atollo nell’oceano Pacifico. La difficoltà stava appunto nel fare in modo di tirare fuori quel singolo pezzo costoso, una volta appurata la totale ignoranza del candidato in tema di filatelia.

Fosse riuscito nell’impresa sarebbe stata una botta di fortuna. Corroborando quindi il proprio talento.

Ma la fortuna, i Kami, o chi per loro non la pensavano allo stesso modo.

“Avviciniamoci, voglio vedere da vicino l’esame del mini-me” propose Hinata, e Komaeda acconsentì da buon fanboy quale era.

Difficile dire cosa successe esattamente, Komaeda capì solo che era inciampato su qualcosa e stava crollando addosso ad Hajime - cosa che non gli sarebbe dispiaciuta per nulla, se non fosse che oltre a lui erano volati via i bicchieri di succo e lassativo e l’opportunità di mandare a monte l’esame di Naegi.

“Ouch! Che botta…”
“Dillo a me” borbottò Hinata, colpito in testa dal vassoio. “Komaeda, TOGLITI. Sei fin troppo felice di vedermi.”
“Scusa” fischiettò, e fece appena in tempo ad alzarsi che sentì un urlo disumano provenire dal tavolo della commissione.
“I MIEI FRANCOBOLLI!!! I MIEI PREZIOSISSIMI FRANCOBOLLIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!”

Hongou era in piedi, inzuppato di succo di frutta così come il resto della commissione e del Super Fortunello… e soprattutto come i suoi francobolli.

“Uh oh” sussurrò Komaeda tra sé e sé, quando vide il vice preside voltarsi verso di loro con gli occhi iniettati di sangue.
“TU!” puntò il dito verso di lui, e Nagito non si scompose. Sapeva a cosa andava incontro, ma per Hinata questo ed altro.
“Mi spiace Hongou-san, è stato-”
“Non tu, LUI.”

Indicò in basso, verso Hinata, che casualmente aveva in mano il vassoio.

...ops.

“HAJIME HINATA.”
“V-v-vice preside l-le giuro che-”
“COME HAI OSATO ROVINARE LA MIA COLLEZIONE DI FRANCOBOLLI” ringhiò Hongou, avvicinandosi sempre di più.

“M-ma le g-giuro che n-n-non c’entro niente, era Komaeda che-”
“Hinata sei un Super Boh morto!” si intromise Naegi, altrettanto inzuppato e altrettanto furioso. “Sapevo di starti sulle scatole, ma sabotarmi l’esame è troppo persino per te!”

“Ma cosa me ne frega del tuo esame!”

“SILENZIO. HAJIME HINATA, GIURO CHE TI BOCCIO!”
“C-C-COSA? Ma non sono stato io! E poi non ci voglio stare in classe con Naegi!”
“Non me ne frega niente, DEVI PAGARE PER QUELLO CHE HAI FATTO!”

Poco lontano, nascosto dalla calca di curiosi che si era avvicinata per assistere, Komaeda guardava preoccupato la scena.

Intervenire o non intervenire?

Con la sua fortuna, il rischio di fare danni peggiori era altissimo.

E poi, tutto sommato, non è che Hinata gli piacesse poi tanto.

   
 
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