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Autore: Ely_fly    13/12/2016    1 recensioni
Dunque, salve a tutti :)
Sono tornata, stavolta con una song-fic ambientata al liceo.
Garfield e Rachel fanno parte del club di canto e il ragazzo cerca di sfruttare l'occasione per esprimere i suoi sentimenti, con una canzone, appunto. Anzi, più di una. Ma saranno sufficienti ad aprire gli occhi alla ragazza?
Genere: Commedia, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beast Boy, Raven
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dieci anni dopo

 

«Garfield! Ancora non sei pronto?»

«Rach, lo sai che sono nato per essere in ritardo!»

«Lo so, lo so… Ancora non so perché continuo a sperarci. Sei un caso clinico!»

«Ehi! Potrei offendermi!»

«Potresti, ma non ne hai il tempo. Ci stanno aspettand…»

La donna venne interrotta dal campanello. Abbandonando il suo fidanzato all’ardua impresa di annodare la cravatta, aprì la porta, interrompendo il frenetico scampanellare.

«Paura che non ti sentissimo, Rich, tesoro?» domandò sarcastica, trovandosi davanti il sorriso a trentadue denti che caratterizzava suo cugino.

«Melius abundare quam deficere» sghignazzò l’uomo.

«Meno arie, avvocato dei miei stivali. Non hai studiato latino al college per questo» lo zittì Rachel, passando poi a salutare calorosamente la moglie di suo cugino, che era in piedi dietro di lui con un’espressione rassegnata. «Clara! Mi sei mancata così tanto!» Le due donne iniziarono a parlare italiano alla velocità della luce, lasciando Richard a fissarle come un ebete. Non aveva mai imparato più dello stretto necessario in italiano, nonostante le ripetute vacanze in Italia con la moglie negli ultimi sei anni della sua vita e si era perso dopo “come stai?”

Per sua fortuna Garfield, finalmente pronto, arrivò a salvarlo: «Richard! Clara! Benvenuti! Entrate, entrate!»

Tanto bastò a distrarre Rachel, che esplose: «Ma che entrate! Dobbiamo andare! Ti ricordo che siamo in un ritardo che definire stratosferico è riduttivo. Ci aspettavano…» Si interruppe per controllare l’orologio e misurare l’entità del danno, ma Garfield la dirottò abilmente verso l’auto, acchiappando al volo le chiavi e una giacca: «Caspita, hai ragione! Meglio muoversi, eh?»

La donna alzò gli occhi al cielo, suscitando le risate dei due spettatori.

 

In un qualche modo, riuscirono a limitare il ritardo a soli venti minuti. 

Comunque venti minuti di troppo per i gusti di Rachel, ma ormai era venuta a patti con il ritardo patologico del suo fidanzato.

Entrarono nella sala gremita di gente e parecchie teste si voltarono nella loro direzione, seguendo i quattro nel loro percorso fino ai posti loro riservati, dove i loro amici e i Wayne già li aspettavano.

«Ragazzi, finalmente! Ci stavamo chiedendo che fine aveste fatto…» esclamò Selina, alzandosi per abbracciare nipote e nuora.

«Non lo vuoi sapere, zia. Credimi.» Rachel lanciò un’occhiata furente a Garfield, facendolo sussultare colpevole.

«L’importante è che siate qua. Sedetevi, stavamo aspettando solo voi» ristabilì l’ordine Bruce, riportando a sedere la moglie e dando l’esempio. I quattro ritardatari si sedettero in fretta, facendo rapidi cenni di saluto agli amici intorno a loro.

 

Qualche secondo dopo, un figuro che indossava un completo di un arancione talmente carico da dare l’emicrania se lo si fissava troppo a lungo salì un paio di gradini e si avvicinò al microfono posto al centro del palco. Picchiettò sul microfono, si schiarì la voce e finalmente iniziò il discorso: «Gentili ospiti, sono lieto che ci abbiate raggiunti per la consueta cerimonia di consegna dei diplomi. Alla Juilliard siamo molto fieri dei risultati di ogni singolo allievo, ma quest’anno una persona si è distinta in maniera particolare e vorrei richiamare la vostra attenzione su di lei. Un applauso per la signorina Rachel Roth, per favore!» E il signor Dickinson diede l’esempio, iniziando lo scroscio di applausi che accompagnò Rachel nel breve tragitto dalla sua poltroncina al palco.

Garfield sorrise teneramente, le parole di una canzone che affioravano nella mente mentre guardava la sua fidanzata avvicinarsi al microfono che il rettore le tendeva con un sorriso.

 

 

Follow through

Make your dreams come true

Don't give up the fight

You will be alright

'Cause there's no one like you in the universe

 

Rachel era decisamente unica: dopo essere tornata alla Juilliard per il semestre che ad entrambi era stato accordato in via eccezionale, si era diplomata al liceo e aveva poi seguito sia i corsi del college specializzandosi in pedagogia sia i corsi della Julliard, arrivando ad ottenere il master a soli venticinque anni. Adesso poteva dedicarsi con tutta se stessa al suo più grande sogno: la musica. E l’avrebbe fatto diventando insegnante di musica alla stessa Juilliard, nei corsi dedicati ai piccoli prodigi, come venivano affettuosamente chiamati i bambini che venivano ammessi alla scuola.

 

Don't be afraid

What your mind conceives

You should make a stand

Stand up for what you believe

And tonight

We can truly say

Together we're invincible

 

«Ma la signorina Roth non è l’unica persona che voglio presentarvi stasera. Prego, signor Logan, ci raggiunga!» Mentre Garfield si avvicinava al palco, il rettore continuò: «Un ragazzo molto promettente, signore e signori, proprio come la signorina Roth. Al contrario di Rachel, però, Garfield non rimarrà nella grande famiglia della Juilliard. Permettetemi dunque di presentarvi il nuovo Fantôme de l'Opéra di Broadway!» 

Un nuovo scroscio di applausi riempì la sala. Garfield si inchinò goffamente, rischiando di abbattere il microfono. Con una risatina quasi isterica si scusò e ringraziò il professore. Rachel soffocò una risata e gli prese la mano. L’uomo la strinse dolcemente e mentre il rettore Dickinson procedeva alla presentazione degli altri diplomati, non poté impedirsi di continuare a pensare alle parole della canzone che gli si era insinuata nel cervello.

Era il caso di dirlo: insieme, lui e Rachel potevano arrivare dappertutto. Erano invincibili. Se non ne era una prova il momento che stavano vivendo!

 

During the struggle

They will pull us down

But please, please

Let's use this chance

To turn things around

And tonight

We can truly say

Together we're invincible

 

Non era stato facile arrivare a quel punto. Dopo la morte di Arella, Rachel aveva attraversato un periodo di depressione che l’aveva portato a temere di doverla ricoverare in ospedale. I tre mesi in Florida erano stati duri per entrambi: Rachel cercava di convincerlo di stare bene e lui di convincerla a non mentirgli. Rita e Mento erano stati di aiuto, aiutando i ragazzi a superare gli screzi tra loro, ma naturalmente era stato il ritorno alla Juilliard a cambiare tutto. La musica, come sempre, era stata la cura. Grazie ad essa, Rachel era tornata ad essere se stessa e aveva capito cosa voleva dal suo futuro. E lui era contento di essere contemplato in quel futuro.

 

Do it on your own

It makes no difference to me

What you leave behind

What you choose to be

And whatever they say

Your soul's unbreakable

 

Sorrise, notando il luccichio sulla mano sinistra di Rachel. 

In un certo senso si trattava dell’unica condizione che lui aveva posto ai piani della ragazza per il suo futuro: dovevano essere insieme. Non prima di aver raggiunto una stabilità economica ed emotiva, ovviamente. Quando le aveva fatto la proposta non avevano che diciotto anni, ma il momento in cui lei sarebbe stata sua per sempre si stava avvicinando sempre di più.

Solo questo voleva da lei. 

E lei era stata più che felice di concederglielo, a patto che lui non le impedisse di realizzare i suoi sogni da sola.

Per quanto strano, avevano raggiunto un compromesso che non aveva lasciato nessuna delle due parti delusa, ma solo felice.

 

During the struggle

They will pull us down

But please, please

Let's use this chance

To turn things around

And tonight

We can truly say

Together we're invincible

Together we're invincible

 

Finalmente il tempo dei discorsi finì e i diplomati furono liberi di tornare dai loro cari per il saluto finale del rettore, prima di essere lasciati ai festeggiamenti.

Una volta fuori dalla sala, la coppia venne assalita da amici e parenti. Quando tutti ebbero abbracciato tutti, la comitiva si mosse verso il ristorante prescelto per ospitare la festa per Rachel e Garfield.

Nella sicurezza della loro macchina, Garfield allentò finalmente la cravatta e sospirò profondamente.

«Non ne potevi più, vero?» domandò Rachel, divertita.

«Sembrava che qualcuno mi stesse strangolando!» ribatté lui.

«Dovrai abituartici… Le star di Broadway devono presenziare a molti eventi eleganti, sai?»

«E le mogli delle star di Broadway?»

Rachel si irrigidì per un momento, poi sorrise dolcemente, il suo sorriso speciale solo per lui. «Le mogli delle star di Broadway devono assicurarsi che le star di Broadway non combinino guai. Per questo devono presenziare.»

Anche Garfield sorrise e i due rimasero in silenzio fino al ristorante.

 

Dopo un pasto che parve interminabile, a tutti meno che a Victor, che ebbe il coraggio di chiedere un altro piatto di costine (dopo il dolce e il caffè), Garfield si alzò in piedi e tentò di battere delicatamente la forchetta contro il bicchiere di cristallo. Inutile dire che il cristallo non fece una bella fine. Con un sorriso imbarazzato, l’uomo si schiarì la voce e alzò il bicchiere che Rachel gli aveva repentinamente passato mentre gli amici erano ancora distratti dalle risate per il piccolo incidente: «Amici! Parenti! Tutti! Io e Rachel siamo molto felici che siate qui. Tutti voi siete stati molto importanti per la nostra crescita…»

«Tutti tranne te, Carotina, beninteso» intervenne Rachel, lanciando una frecciatina a Roy, che mise il broncio. Antonia mascherò in fretta la risata che le era sorta spontanea e accarezzò dolcemente il braccio del suo ragazzo per calmarlo. Il resto della sala ridacchiò brevemente, prima di rivolgere nuovamente l’attenzione a Garfield.

«Sì, ecco, dunque… Dicevo… Tutti voi siete stati molto importanti per la nostra crescita e anche se la vita ci ha portato a New York, la California sarà sempre casa nostra. Voi sarete sempre casa nostra. A voi!» I calici si alzarono e un brusio di “a voi”, “alla nostra” si diffuse nell’aria. Rachel sorrise e scambiò un breve bacio e un sorriso con Garfield, prima di alzarsi in piedi a sua volta.

L’attenzione di tutti si focalizzò su di lei, senza bisogno di sacrificare un altro cristallo. 

«Abbiamo anche un’altra notizia per voi.»

«Lo sapevo! Sei incinta, vero? Oh, ma è bellissimo!! Già mi vedo un esercito di bambini con i capelli neri e gli occhi verdi e…»

«Sei cosa? Garfield, che cosa hai fatto a Rachel??»

«Victor, calmati! Nemmeno Richard sta reagendo così!»

«Questo perché è svenuto, Karen…»

«Ragazzi! Ragazzi! No! Non sono incinta! Kori, ti ammazzerò per questo, stanne certa!» esclamò Rachel, cercando di riportare la calma tra i suoi amici. Kori si risedette abbastanza delusa, mentre Clara riusciva a rianimare Richard e Karen a far sedere Victor, che era a tanto così dal sollevare Garfield dal pavimento. «Okay, allora. Non sono incinta,» occhiataccia a Kori, «ma quella che sto per darvi è una notizia altrettanto bella. Almeno, così speriamo.» Si interruppe per guardare il fidanzato che annuì gentilmente. La donna inspirò profondamente, poi eruppe: «Ci sposiamo. Il mese prossimo.»

Sulla sala calò un silenzio quasi imbarazzante, poi tutti quanti cominciarono a sbraitare le congratulazioni alla coppia, ad alzarsi per abbracciare i due ragazzi o a fare progetti per il grande giorno.

Rachel sorrise. Prevedeva guai, ma con Garfield al suo fianco sarebbe andato tutto bene.

Insieme, erano invincibili.

 

During the struggle

They will pull us down

Please, please

Let's use this chance

To turn things around

And tonight

We can truly say

Together we're invincible

Together we're invincible

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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E con questo ultimo, sudato capitolo, siamo alla fine di questa lunghissima saga. Grazie mille a tutti quelli che hanno letto, commentato, aspettato spasmodicamente per gli aggiornamenti e sopportato i miei ritardi. Grazie davvero!

  
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