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Autore: crazy lion    16/12/2016    5 recensioni
Attenzione! Spoiler per la presenza nella storia di fatti raccontati nel libro di Dianna De La Garza "Falling With Wings: A Mother's Story", non ancora tradotto in italiano.
Mancano diversi mesi alla pubblicazione dell’album “Confident” e Demi dovrebbe concentrarsi per dare il meglio di sé, ma sono altri i pensieri che le riempiono la mente: vuole avere un bambino. Scopre, però, di non poter avere figli. Disperata, sgomenta, prende tempo per accettare la sua infertilità e decidere cosa fare. Mesi dopo, l'amica Selena Gomez le ricorda che ci sono altri modi per avere un figlio. Demi intraprenderà così la difficile e lunga strada dell'adozione, supportata dalla famiglia e in particolare da Andrew, amico d'infanzia. Dopo molto tempo, le cose per lei sembrano andare per il verso giusto. Riuscirà a fare la mamma? Che succederà quando le cose si complicheranno e la vita sarà crudele con lei e con coloro che ama? Demi lotterà o si arrenderà?
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo. Saranno presenti familiari e amici di Demi. Anche per loro vale questo avviso.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demi Lovato, Joe Jonas, Nuovo personaggio, Selena Gomez
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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Con un giorno di anticipo, eccomi con un altro aggiornamento.
Su questi capitoli non ho molto da dire. Sono tristi e, quando si parla di argomenti del genere, nnnon si sa mai bene come poter commentare. Trattano il lutto e le sue conseguenze, che a volte possono essere molto gravi e portare certe persone, quelle che soffrono di più, a fare cose che normalmente non farebbero. C'è molto di me in questi capitoli, tanto del dolore che provo e che, soprattutto qualche anno fa, ho provato.
Ci vediamo la settimana prossima con l'ultimo aggiornamento prima della pausa per gli esami. Oddio, non ci voglio pensare!
Mi raccomando, recensiteeeeee! Buona lettura!
I love you all <3
 
 
 
 
 
 
And I want to believe you,
When you tell me that it'll be ok,
Yeah I try to believe you,
But I don't
When you say that it's gonna be,
It always turns out to be a different way,
I try to believe you,
Not today, today, today, today, today
(Avril Lavigne, Tomorrow)
 
 
 
 
 
 
63. FUNERALE
 
Il funerale di Carlie venne celebrato tre giorni dopo. Il cielo era terso e il sole splendeva talmente tanto da fare rabbia ad Andrew. Era come se il tempo atmosferico si stesse prendendo gioco del suo dolore, facendo quasi sfoggio di tutta la sua bellezza proprio in un giorno così triste.
I due giorni precedenti non erano stati facili per lui. Aveva dovuto organizzare il funerale e quindi decidere un sacco di cose. Non era stata una passeggiata, soprattutto perché organizzaarlo gli aveva ricordato ogni secondo che sua sorella non c'era più; poi era anche andato a parlare con il sacerdote della parrocchia del quartiere in cui abitava, raccontandogli della sorella. Il prete aveva voluto sapere molte cose sulla vita della ragazza, sul suo carattere e sul rapporto con il fratello. Andrew aveva chiesto a Demi di stargli vicino in quell'occasione; e aveva fatto bene, perché più di una volta era scoppiato a piangere, soprattutto quando il prete gli aveva chiesto:
"Com'era Carlie come sorella?"
Demi allora gli aveva preso una mano, stringendogliela piano e accarezzandolo con l'altra, finché si era calmato. Il prete era stato paziente. Avendo celebrato molti altri funerali, sapeva quanto dolore ci fosse dietro la morte di una persona. Lui non aveva ancora perso nessuno della sua famiglia, ma vedere così tanto dolore in tali occasioni lo rendeva sempre pensieroso e lo colpiva nel profondo. Comunque, era stato gentilissimo sia con Demi che con Andrew, dando ad entrambi il loro tempo in cui piangere e quello nel quale se la sentivano di parlare. Mentre loro raccontavano di Carlie, l'uomo prendeva appunti e, alla fine dell'incontro, aveva riempito tre pagine. Prima che i due se ne andassero, aveva guardato Andrew e gli aveva detto:
"Lei è fortunato ad avere accanto una ragazza così. Demi sembra una persona molto speciale."
"Mi creda, lo è" gli aveva risposto, sincero, con voce vibrante e piena d'amore per
lei.
I due non si videro più fino al giorno del funerale. Andrew aveva voluto stare un po' da
solo.
Demi si presentò al funerale in perfetto orario, dopo aver portato le bambine da sua madre. C'era molta gente in chiesa, soprattutto ragazze giovani, sicuramente amiche di Carlie, che piangevano disperate. C'erano anche Eddie, Dallas e Madison, ma erano lontani da lei, così Demi li salutò con la mano.
Il funerale era stato celebrato in chiesa per volere di Andrew, anche se spesso le cerimonie funebri negli USA vengono fatte in una funeral home, cioè in una sede dell'impresa che fa capo a tale funzione.
Demi si sedette su un banco più o meno in centro alla chiesa e, dopo averlo cercato con gli occhi, vide Andrew. Era seduto davanti, da solo, a poca distanza dall'altare. Vicino a lui c'era la bara di Carlie, che sopra aveva dei fiorni ricaamai. La ragazza non capì se fosse stato Andrew a voler isolarsi o se gli altri non si volessero sedere vicini a lui, come spaventati da tutto il suo dolore o impotenti di fronte ad esso, non sapendo né cosa dire, né che fare. Alzò una mano, facendogli segno di avvicinarsi. Andrew si alzò lentamente dal suo banco e andò verso di lei. Le si sedette accanto.
"Ciao" gli disse Demi piano.
"Ciao" rispose l'uomo, in un sussurro quasi impercettibile.
L'organo cominciò a suonare e, dopo lo spargimento dell'incenso, tutti si alzarono in piedi.
"Cari fratelli e sorelle," iniziò il prete, siamo qui riuniti oggi per salutare la nostra amata sorella Carlie."
I fedeli dissero molte preghiere, vennero letti i Vangeli e poi il sacerdote iniziò la sua predica. La sua voce era tetra, ma parlò della ragazza dicendo che era una brava persona, molto forte e che aveva combattuto fino alla fine.
Poco dopo un coro intonò alcune canzoni e c'erano anche delle voci soliste. Le ragazze che cantavano da sole erano veramente brave. Mentre le canzoni continuavano, su un proiettore posto in fondo alla chiesa comparivano filmati della ragazza, da quando era bambina fino a pochi anni prima. La si sentiva cantare, parlare, si vedevano anche i genitori di Andrew e, in ogni filmato, Carlie era felice e rideva o sorrideva. Anche questi elementi, il coro con le voci soliste e i filmati del defunto, sono tipici dei funerali americani, molto diversi, anche in questo, da quelli europei.
"Signore," continuò poi il sacerdote, "aiutaci a superare questo gran dolore, sostenuti dalla fede. Aiuta soprattutto Andrew, il fratello di Carlie, l'unico familiare che le era rimasto e colui che le è stato vicino fino alla fine e che non ha mai perso la speranza. Accogli questa nostra sorella nel Regno dei Cieli e uniscila alla schiera dei tuoi angeli. Fa' che questo sia di consolazione al fratello che ora soffre per lei. Se qualcuno vuole dire qualcosa, può farlo" disse poi, sorridendo appena.
Una ragazza si alzò e parlò al microfono. Demi vide che aveva gli occhi lucidi e il volto tremendamente pallido. Si capiva che stava soffrendo molto.
"Ciao Carlie" cominciò questa, riuscendo a malapena a parlare. "Tu sei stata la mia migliore amica fin dalle elementari. Non potrò mai perdonarmi di averti fatta venire a quella festa. Ero stata io ad invitarti, ma se non l'avessi fatto tu non saresti finita in coma e nemmeno morta. Saresti ancora qui, ad illuminare, con il tuo sorriso, la vita di tutti coloro che ti amavano. Ti ammiro per la forza con la quale hai lottato finché sei stata strappata, troppo giovane, a questa vita. Aiuta me e tutti coloro che sono qui a stare meglio, a cercare di andare avanti, a rivedere la luce dopo questo profondo buio, sempre se questo è possibile, perché non sono sicura che lo sia. Ti voglio bene! Resterai sempre la mia migliore amica! Ciao Carlie" concluse e poi tornò al suo posto piangendo.
Si alzò un'altra ragazza.
"Ciao Carlie, sono Alice. Io ho avuto l'immensa fortuna di conoscerti quando sei arrivata alla missione in Madagascar, anzi, ancor prima visto che siamo partite insieme. Sei stata un'amica e una ragazza meravigliosa. Hai dato amore a tutti coloro che ti volevano bene: tuo fratello, i tuoi amici, ma anche ai numerosi pazienti che hai curato e salvato esoprattutto ai bambini. Non dimenticherò mai la passione e la dedizione che mettevi nel fare quel lavoro di volontariato e, nonostante senza di te sia dura, continuerò a lavorare in Madagascar pe portare avanti l'opera che io e te, assieme ad altri volontari, abbiamo iniziato. Lo faremo anche per te, sicuri che dal cielo ci proteggerai. Come ho detto a tuo fratello molto tempo fa, ti porto i saluti di tutti i volontari del campo profughi, che soffrono moltissimo nel sapere che non ci sei più. Resterai sempre nel cuore di tutti noi. Non ti dimenticheremo mai. Ti voglio bene.
Alice."
Andrew pensò a quella ragazza e al suo discorso. Conosceva poco Alice, ma abbastanza per sapere che era molto ottimista. In un certo senso, però, doveva esserlo visto il lavoro di volontariato che faceva. Sicuramente aveva dovutocrearsi, per quanto possibile, una corazza per proteggersi da tutto il dolore che vedeva ogni giorno intorno a se. L'aveva fatto di certo, altrimenti sarebbe scoppiata; è la stessa cosa che fanno i medici o gli infermieri che lavorano in ospedale, soprattutto in certi reparti come quello di rianimazione. Comunque, era innegabile che quell'ottimismo facesse anche parte del suo carattere, ma ora la ragazza stava vivendo il suo dolore, cercando di affrontarlo e non nascondendolo. Era una cosa buona; e poi piangeva, come tanti altri lì dentro. Lui li invidiava tutti, dal primo all'ultimo,  perché non era ancora riuscito a
farlo.
Era il suo turno, ora. Trasse un profondo respiro, si alzò e si diresse a passo lento verso l'altare. Salì lentamente i tre scalini e, con mani tremanti, prese il microfono:
"Ciao Carlie" disse e subito dopo iniziò a piangere disperatamente. Cercò di calmarsi, ma non ci riuscì. Continuava a respirare affannosamente e a sudare sempre più, mentre i singhiozzi lo scuotevano. Stava piangendo, finalmente!
D'improvviso, il microfono gli cadde dalle mani e lui finì per terra. Era svenuto. Demi corse sull'altare e fu l'unjica che si avvicinò a lui. Tutti gli altri guardavano, ma non facevano nulla. C'era tantissima gente in chiesa, alcune persone erano rimaste fuori. Demi non riusciva a contare tutte le persone, ma auspicava che fossero circa 700. La maggior parte erano giovani, sicuramente amici o conoscenti della ragazza. Si avvicinò ad Andrew e chiese al Parroco di portare un po' d'acqua fresca. L'uomo si allontanò in fretta. Demi toccò Andrew più volte, lo scosse, ma lui continuava a non aprire gli occhi. Quando il prete tornò con un bicchiere pieno d'acqua, Demi ne usò un po' per bagnare la fronte di Andrew che, grazie al contatto con quel liquido fresco, si svegliò.
"Sono svenuto, vero?" sussurrò.
"Sì" gli disse Demi, dolcemente. "Bevi un po' d'acqua ora, forza."
Lui la mandò giù a piccoli sorsi e, aiutato dalla sua fidanzata, si rimise in piedi.
"Voglio continuare" disse, con voce ferma.
"Sei sicuro? Sei pallido e debole" sussurrò lei.
"Sì, se non se la sente…" iniziò il Parroco, ma Andrew non gli diede il tempo di finire, raccolse il microfono da terra e continuò:
"Scusate… troppo dolore. Ciao Carlie; il dolore per la tua mancanza è così forte che mi sono appena sentito male. Non so come farò senza di te. Tu eri una sorella fantastica, una ragazza dolcissima, sempre pronta ad aiutare gli altri e sorridevi anche quando le cose non andavano bene. non so come ci riuscissi. Io avrei voluto essere come te sotto questo punto di vista, ma non ce l'ho mai fatta e non so se ne sarò in grado in futuro. Ho sempre invidiato tale lato del tuo carattere. Senza di te non trovo più un senso alla mia vita. Sarà mai possibile ritrovarlo? Aiutami a capirlo, Carlie. Dammi la forza per continuare. Io sono tuo fratello e ti vorrò bene per sempre. Ti mando un bacio" concluse, poi prese la mano di Demi e, insieme, tornarono al posto.
Ci fu poi la raccolta delle offerte, in seguito quella di altre some di denaro per beneficenza, anche questo per volere di Andrew e, comunque, una cosa che ai funerali negli Stati Uniti si fa molto spesso. Seguirono altre preghiere e poi la Comunione.
"Io non conoscevo personalmente Carlie," continuò subito dopo il Parroco, "ma in questi giorni molte persone mi hanno parlato di lei. Era una ragazza incredibile, che mancherà moltissimo a tutti." Raccontò poi la sua vita, l'altruismo che la caratterizzava, la sua allegria e la decisione di partire per il Madagascar, soffermandosi sul fatto che era una ragazza che aveva deciso di aiutare il prossimo e di amarlo come se stessa, come Gesù insegnava. "Signore," continuò poi, "dacci la forza di attraversare queste oscure tenebre, per rivedere, un giorno, la luce e per tornare a sorridere. Carlie, proteggici da lassù. Un giorno ti raggiungeremo e contempleremo con te la gloria di
Dio."
Finita la messa, cantata l'ultima canzone, tutti andarono al cimitero vicino. Durante il tragitto pregarono e cantarono. Andrew teneva la mano di Demi e aveva lo sguardo basso. Pregava, ma sembrava che avesse la testa da un'altra parte. Intorno a loro, ragazzi e ragazze piangevano disperati.
L'uomo si avvicinò alla bara della sorella e, rivolgendosi a Demi che gli stava accanto, le chiese di tenergli la mano.
"Ho bisogno di te" le sussurrò.
Lei sorrise appena, sollevata nel constatare che, almeno in quel momento, il fidanzato non volesse rimanere a solo e che, al contrario, desiderasse il suo sostegno, il proprio appoggio. Il fatto che Demi fosse lì con lui era, per Andrew, una cosa che lo confortava, anche se poco.
Prima che la bara venisse calata nella fossa, la accarezzò e le diede un bacio, sperando che fsarebbe arivato fino a Carlie. Il materiale con il quale era fatta la bara era freddo. Gli fece venire i brividi. Si trattava di un freddo che, però, non era per nulla comparabile al gelo che lui sentiva nel cuore.
"Prega per me, Carlie" sussurrò.
Quando la infine venne calata, ci furono grida e pianti ancora più forti. Andrew non pianse. L'avrebbe desiderato moltissimo, ma non ci riuscì e non ne capì il motivo. Divenne, però, molto più triste e rimase immobile come una statua.
In certi Stati e in alcune culture, come in America per esempio, il funerale viene considerato una festa e, subito dopo esso, si fa un rinfresco; ma quel giorno, nonostante tutti fossero americani e sapessero come sarebbero dovute andare le cose, nessuno aveva voglia di festeggiare. Tutti avevano solo bisogno di lasciarsi andare, di soffrire, di buttare fuori tutto quel dolore. Soprattutto Andrew non aveva voglia di dare una festa perché non c'era proprio niente da festeggiare. Non ne vedeva il motivo. Anni prima l'aveva fatto dopo la morte dei suoi genitori, per rendere l'atmosfera un po' meno pesante, ma ora non aveva voglia di compagnia, né di feste o di rinfreschi. Non aveva organizzato niente. Come avrebbe anche solo potuto pensare di stare in compagnia e di ridere, quando il suo dolore era così grande? Aveva sofferto anche quando erano morti i suoi genitori, era stato malissimo e, anche dopo la festa, aveva pianto per giorni e giorni; ma ora che aveva perso sua sorella, che non aveva più nessuno della sua famiglia, si sentiva terribilmente solo e non trovava più un motivo per vivere.
Poco distante dalla bara c'era un grande stereo. Andrew volle far sentire a tutti la canzone preferita della sorella, "My heart will go on" di Céline Dion. L'aveva scelta anche per facilitare a Carlie il passaggio dalla Terra al Paradiso, pensando che, ascoltandola, sarebbe stata ancora più felice di quanto era già. Quella canzone parlava del fatto che si doveva andare avanti, appunto; ma come avrebbe fatto a continuare la sua vita, lui, ora che aveva perso una persona tanto
importante?
Terminata la canzone, moltissime persone si avvicinarono ad Andrew per baciarlo, abbracciarlo, fargli le condoglianze e dirgli di essere coraggioso. Poco a poco, però, tutti cominciarono ad andarsene e, nonostante all'uomo facesse piacere che ci fossero tutte quelle persone a salutare sua sorella, il vederle andar via gli diede un certo sollievo. Aveva voglia di stare da solo, di non avere nessuno intorno, di non sentire rumori o voci. L'unica che avrebbe voluto ascoltare era quella di Carlie, che ora gli mancava più che mai, ma sapeva che questo non sarebbe stato possibile.
Quando solo lui e Demi rimasero al cimitero, Andrew le chiese di lasciarlo solo.
"Tornerò a casa in macchina, non preoccuparti."
"Se vuoi ti posso accompagnare, non c'è nessun problema" disse la ragazza sorridendogli.
Non voleva insistere o dargli fastidio, ma solo essere gentile.
"No Demi, preferisco andarci da solo" rispose, in tono grave.
"D'accordo."
La ragazza stava per salutarlo e andare, ma entrambi sentirono dei passi avvicinarsi.
"Signor Marwell, è oggi che si è celebrato il funerale di sua sorella? Come si sente?"
Andrew era un avvocato famoso, amico di Demi Lovato e i giornalisti, sapendolo, erano lì con le loro dannate macchine fotografiche a scattare delle foto. Demetria era indignata. Come si permettevano di fare delle domande ad Andrew in un momento tanto terribile?
"Scusate" disse, "ma non mi sembra né il luogo, né il momento per chiedere cose del genere. Inoltre: "Come si sente?", che razza di domanda è questa? Non vi vergognate nemmeno un po', vero?"
La giornalista che l'aveva posta guardò i suoi due colleghi, poi Demi.
"Come mai risponde lei e non il suo amico, signorina? Il gatto gli ha mangiato la lingua?" domandò, sottolineando la parola "amico" come se credesse poco alla loro amicizia, o se pensasse chissà cosa. Forse aveva anche scoperto che i due stavano insieme, nonostante l'avessero detto solo alla famiglia e agli amici di Demi e non avessero rilasciato nessuna dichiarazione alla stampa, almeno per il momento.
"Posso farlo anch'io" si intromise l'uomo, cercando di mantenere un tono fermo e di non scoppiare a piangere. "Siete stati irrispettosi a venire qui, oggi, a farmi domande del genere. Non so nemmeno dove abbiate trovato il coraggio. Sarà meglio che ve ne andiate prima che faccia una scenata. Sparite."
I tre non dissero una parola e si incamminarono verso l'uscita.
"Mi dispiace, Andrew" gli disse Demi, abbracciandolo.
"Sono amareggiato. In tutti questi mesi i giornalisti con i quali avevamo parlato erano sempre stati molto gentili con noi; ed ora questi vengono qui e che fanno? Non ho parole!"
"Non ci pensare più, se non lo capiscono è un problema loro, non tuo."
Andrew respirava affannosamente. La "visita" dei giornalisti proprio non ci voleva. Demi rimase con lui altri cinque minuti, poi, quando l'uomo si fu calmato, gli disse:
"Io torno a casa, ma se hai bisogno di me chiamami. Ci sentiremo tra qualche giorno, se vorrai."
"Vedremo. Ora tutto quello che voglio è stare solo."
"Andrew… ricorda che ti amo, ti amo tantissimo! So che in questo momento ciò non è abbastanza per placare il tuo dolore, né per ridare un senso alla tua vita, ma tienilo a mente, okay?"
Lui si commosse e si emozionò. La prese fra le braccia e la baciò sulle labbra.
"Demi, anch'io ti amo, davvero! Mi fa piacere che tu mi sia stata accanto, oggi. Non sai quanto mi sento in colpa nel dire che la mia vita non ha più un senso. Dovrebbe averlo, dato che ci sei tu, no? La risposta sarebbe sì, ma per il momento il mio cuore la vede in un altro modo. So che ti fa soffrire sentire queste cose."
"Ovviamente mi sento male nel vederti stare così. Se non ci stessi male, non ti amerei, non ti pare? Sto cercando, però, di comprendere e stai tranquillo: io non ti abbandonerò mai. Ti starò sempre accanto, anche se dovessi metterci mesi o anni per riprenderti. Non ti lascio solo perché stai male, Andrew, non temere."
"Grazie! Non sai quanto è importante, per me, sentirti dire queste parole adesso."
Demi non aggiunse altro. Gli accarezzò un braccio e poi se ne andò, lentamente, pregando.
   
 
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