MAIA e IL LUPO
Era bello, era sexy, era forte.
Vidi i muscoli delle sue braccia guizzare sotto la maglia scura stinta, il suo petto alzarsi e abbassarsi, il suo respiro assomigliava al vento. Mi accorsi con piacevole imbarazzo di essere intrappolata tra il suo corpo e il divano.
Il calore sprigionato dalla sua pelle mi calmava, mi faceva quasi venire sonno, nonostante sapessi fin troppo bene quello che sarebbe successo da lì a pochi minuti. I suoi lunghi capelli scuri mi solleticavano il viso; risi, attirandolo di più verso di me.
Sentii le sue labbra sulla mia pelle, vicino all’orecchio: erano calde, morbide, sembravano fuoco liquido. Gli accarezzai i capelli, socchiudendo gli occhi.
-Sai di miele, dolce Maia… -
Piegai la gamba sotto di lui, indecisa se tirargli un calcio o meno; mi arrestai quando scoprii che non potevo muovermi, che quel gesto era stato interpretato da lui come un invito. Mi fece scivolare la mano sul fianco, coprendomi, prendendomi in mano.
-Non mi chiamare dolce… - sussurrai con leggero fastidio.
Ma lui mi ignorò, continuando a tuffarsi sul mio collo, sul mio corpo. Mi piaceva il suo movimento.
Sentii il battito del suo cuore, forte, forse un po’ accelerato. Sussultai quando sentii la sua mano sui miei jeans; si alzò leggermente, giusto in tempo per farsi guardare negli occhi, quegli occhi caldi, marroni e rassicuranti.
Ebbi paura: paura che prima o poi finisse, paura di farmi male, paura di staccarmi dal suo corpo, paura di essere abbandonata. Ebbi paura di volerlo troppo. Mi sorrise beffardo, il naso leggermente arrossato:
-Ora sei mia. E non ti lascio più-
In quel momento ignorai quanto quelle parole fossero vere.